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Che cosa sono le politiche sociali

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Che cosa sono le politiche sociali

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Politiche sociali = politiche pubbliche

Le politiche sociali sono quella parte delle politiche pubbliche volta ad affrontare problemi e raggiungere

obiettivi che riguardano le condizioni di vita e il benessere degli individui

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Benessere, cioè welfare

Il benessere degli individui dipende dalle risorse e dalle opportunità che essi hanno durante le diverse fasi

dell’esistenza (infanzia, adolescenza, vita adulta, vecchiaia: sono i “cicli di

vita”, non scanditi semplicemente dall’età quanto dalla successione dei principali eventi biografici, che dipende dal

contesto sociale).

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Risorse e opportunità = diritti sociali

Risorse e opportunità rappresentano i diritti sociali, che insieme ai diritti civili e

politici (e ai doveri) definiscono il concetto di cittadinanza.

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Cittadinanza e benessere

Ai cittadini sono attribuiti doveri e riconosciuti diritti, tra cui quello di ottenere risorse (per esempio una

pensione) e di accedere a servizi (per esempio l’istruzione) necessari per avere buone condizioni di

vita(cioè benessere = stare bene).

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Politiche sociali (1) = regole

In primo luogo, le politiche sociali definiscono le regole per la distribuzione di risorse e opportunità, cioè fissano le condizioni di accesso, le forme di

erogazione, la durata, l’entità, la cumulabilità, ecc.

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Politiche sociali (2) = organizzazione

In secondo luogo, le politiche sociali definiscono l’organizzazione della produzione e distribuzione di risorse e opportunità, attraverso un sistema di apparati (amministrazioni, uffici, scuole, ospedali, ecc.) che hanno una duplice importanza:- erogano servizi fondamentali- rappresentano milioni di posti di lavoro

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Politiche sociali (3) = attori

La produzione e distribuzione di risorse e opportunità coinvolge una pluralità di attori,

pubblici e privati. In tutta Europa è però lo Stato che svolge un ruolo centrale nella protezione

sociale degli individui.

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La protezione sociale

Le politiche sociali hanno l’obiettivo di proteggere i cittadini dai rischi sociali, cioè dall’esposizione ad eventi che incidono sulle condizioni di vita delle persone (povertà, disoccupazione, analfabetismo o scarsa istruzione, malattia, disabilità, ecc.).

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Le sfere in cui si costruisce la sicurezza sociale

• Il mercato, in primo luogo il mercato del lavoro dal quale si ricavano i redditi (retribuzioni e pensioni), ma anche il mercato assicurativo, immobiliare, ecc.

• La famiglia, in senso allargato fino alle reti parentali e amicali

• Le associazioni intermedie, da quelle più informali come il vicinato a quelle più strutturate del “terzo settore”

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La posizione individuale rispetto alle diverse sfere

Le condizioni di vita degli individui sono in larga parte determinate dalla loro posizione rispetto al mercato del lavoro, alla famiglia e alle altre forme associative.• Il tipo di famiglia cui si appartiene e le proprie relazioni familiari• Il tipo di lavoro che si svolge e le proprie relazioni lavorative• Il tipo di associazione cui si aderisce e le proprie relazioni associative

determinano le condizioni di vita degli individui.

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Le disuguaglianze

Le condizioni di vita degli individui sono molto differenziate proprio in ragione delle diseguali risorse e opportunità che ciascuno ha la possibilità di procurarsi attraverso le tre sfere (famiglia, mercato, associazioni intermedie).Lo Stato svolge dunque un ruolo essenziale (più o meno esteso ed efficace) per la riduzione delle disuguaglianze.

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La gestione pubblica dei rischi sociali

Politica sociale significa dunque gestione pubblica dei rischi sociali.

Il sistema delle politiche sociali e del relativo apparato organizzativo, volto a tutelare i cittadini dai rischi e

garantire loro risorse e opportunità, costituisce il welfare state

cioè l’intervento pubblico (statale) per il benessere dei cittadini.

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Welfare state, regimi di welfare, welfare mix

• Welfare state = intervento dello Stato nella protezione dei cittadini attraverso le politiche sociali. Rappresenta solo la parte pubblica della protezione dai rischi sociali.

• Regimi di welfare o welfare mix = modalità con cui la protezione sociale è distribuita tra lo stato, il mercato, la famiglia e le associazioni intermedie. Comprende dunque l’intervento pubblico ma anche quello privato.

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Gli attori istituzionali del welfare

• Stato

• Mercato

• Famiglia

• Terzo Settore

Il “diamante” del welfare

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Il diverso ruolo degli attori del welfare

I principali attori affrontano i rischi sociali seguendo principi radicalmente diversi:• Famiglia → reciprocità• Stato → redistribuzione• Mercato → rapporti monetari

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La composizione delle politiche sociali

• Politiche pensionistiche

• Politiche sanitarie

• Politiche dell’istruzione

• Politiche abitative

• Politiche del lavoro

• Politiche di assistenza sociale

• Politiche culturali e sportive

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Il diamante del welfare

• Rischio di perdita della capacità di sostentamento autonomo (centralità del lavoro): può essere fronteggiato grazie a mercato, famiglia, associazioni intermedie, Stato diamante del welfare

Stato

Famiglia

Associazioni intermedie

Mercato benessere

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Forme delle politiche sociali

• POLITICHE DI RIPARAZIONE L’intervento è ex post e i benefici vanno solo a chi si trova già in stato di bisogno, dopo che tutti gli altri possibili interventi sono falliti o non si sono verificati (politiche di assistenza)

• POLITICHE DI PREVENZIONE L’intervento è ex ante e si attua attraverso forme assicurative di predisposizione di benefici in caso di impedimenti, realizzazione di rischi, conseguenze negative future (politiche di previdenza)

• POLITICHE DI PROMOZIONE L’intervento è rivolto alla realizzazione dei diritti di cittadinanza, delle pari opportunità, dell’eguaglianza, della realizzazione delle aspirazioni di ciascun cittadino (politiche di cittadinanza)

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Forme della cittadinanza

• Evoluzione del concetto di cittadinanza

• CITTADINANZA CIVILE Affermazione dei diritti civili della persona: eguaglianza di fronte alla legge, diritto di circolazione, diritto alla vita, libertà di associazione, ecc.

• CITTADINANZA POLITICA Affermazione dei diritti politici individuali e collettivi: suffragio universale, diritto di eleggere e di essere eletto nei parlamenti, nei consigli comunali, ecc.

• CITTADINANZA SOCIALE Affermazione dei diritti sociali legati al lavoro, ai servizi sociali, alla salute, all’istruzione, ad una “buona vita”, ecc.

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Forme del Welfare

• WELFARE COMPASSIONEVOLE (modello liberista) Si tratta di un Welfare ispirato unicamente dalla logica delle “politiche riparative”, rivolte solo ai poveri che possano dimostrare di essere tali e concentrato sull’assistenza, attraverso una destinazione di risorse limitate

• WELFARE “OCCUPAZIONALE” (modello conservatore-corporativo) Si tratta di un sistema di Welfare che beneficia con provvedimenti più generosi (legate al reddito) solo alcune categorie di cittadini (lavoratori) e dei loro familiari attraverso meccanismi assicurativi, lasciando all’assistenza tutti gli altri casi di insicurezza, non legati direttamente al lavoro

• WELFARE UNIVERSALISTICO (modello socialdemocratico) Si tratta di un Welfare finanziato anche con la fiscalità generale (e con un meccanismo redistributivo) che beneficia tutti i cittadini e che realizza un piano generale di interventi di natura sociale, volti alla promozione sociale, alla realizzazione del principio di eguaglianza e di pari opportunità

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La Costituzione italiana

• Articolo 1– L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro

• Articolo 36, comma 1– Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla

quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

• Articolo 38, commi 1 e 2– Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari

per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale. – I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi

adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.

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L’intervento dello Stato

• Welfare State: determina quelli che vengono ormai concepiti come “diritti di cittadinanza”

• Aree di intervento:– politiche pensionistiche (rischio: età)– politiche del lavoro (rischio: disoccupazione)– politiche sanitarie (rischio: salute)– politiche di assistenza sociale (rischio vari: povertà, carichi fam.)

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La spesa per protezione sociale

25.2 28.3 27.9 29.8 29.3 28.4 25.2 16.3 26.6 23.2 25.8 19.5 31.7 19.6 20.3 26.2% PIL (2004)

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Il Welfare state è…

un insieme integrato di politiche pubbliche volte alla protezione dai rischi sociali legati al processo di

modernizzazione (quindi in costante evoluzione, nel passaggio tra

industrializzazione terziarizzazione fondato sul riconoscimento di diritti sociali cui

corrispondono doveri di contribuzione finanziaria e di rispetto delle regole per l’accesso alla protezione sociale

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Il Welfare state esprime…

Un “patto sociale”tra lo Stato e i cittadini

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Modalità di protezione sociale

Assistenza Assicurazione Sicurezza Sociale

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Una precisazione semantica…

• Assistenza = cura, aiuto, soccorso prestato a chi ne ha bisogno. Assistenziale = che ha per scopo l’assistenza.

• Assistenzialismo = degenerazione in forme clientelari del sistema di assistenza pubblico

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Assistenza (1)

• Interventi (a carattere condizionale e spesso discrezionale) volti a rispondere in modo mirato (targeted) a specifici bisogni individuali o a categorie circoscritte di bisognosi.

• Questa modalità di protezione sociale rappresenta la prima forma assunta dall’intervento pubblico a partire dal XVII secolo (inizio del ‘600: Poor Laws in Inghilterra workhouses). Natura repressiva e stigmatizzante di queste prime forme assistenziali, che si stempera nel corso del XIX secolo.

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Assistenza (2)

• Le prestazioni assistenziali sono tuttora una componente importante dei welfare state maturi: in media, nei 25 paesi dell’Unione Europea, assorbono circa l’11% del PIL (Prodotto Interno Lordo)

• Le prestazioni assistenziali sono di norma subordinate all’accertamento di due condizioni:

uno specifico bisogno individuale manifesto l’assenza o forte carenza di risorse (reddito) per farvi fronte

autonomamente, verificata attraverso una prova dei mezzi (means-test)

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La “prova dei mezzi” (means-test)

• Consiste in una forma di valutazione da parte di un’autorità pubblica, della situazione economica di chi richiede una prestazione di assistenza o l’accesso agevolato ad un servizio.

• L’assistenza è, con tutta evidenza, una forma di protezione selettiva (rispetto alle condizioni di bisogno e di reddito) e quasi sempre residuale (rispetto alle capacità di risposta individuale o familiare) o sussidiaria.

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Assicurazione sociale (1)

Connota un tipo di intervento pubblico nettamente diverso dall’assistenza:• obbligatorio (assicurazione sociale obbligatoria, in prevalenza basata

sullo status occupazionale)• imperniato sull’erogazione di prestazioni semistandardizzate in forma

tendenzialmente automatica e imparziale, sulla base di precisi diritti/doveri individuali, e secondo modalità istituzionali altamente specializzate e centralizzate.

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Assicurazione sociale (2)

• Costituisce il nucleo centrale dei welfare state maturi: la presenza di almeno uno schema di assicurazione obbligatoria all’interno di un determinato paese è considerato un indicatore importante della presenza di welfare state

• In genere, nei welfare state maturi c’è più di uno schema di assicurazione obbligatoria: lo Stato risponde ad una serie “tipica” di rischi (vecchiaia, invalidità, infortuni, malattia, ecc.).

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Assicurazione sociale (3)

L’assicurazione sociale obbligatoria nasce alla fine dell’800, con una impostazione attuariale ripresa dalle assicurazioni sulla vita già sviluppate nella metà del secolo.Tratti originali:

• obbligatorietà dell’adesione agli schemi assicurativi

• finanziamento attraverso il versamento di contributi

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Assicurazione sociale (4)

• I contributi sociali prescindono dai profili di rischio individuali e consentono di distribuire il costo della protezione dai rischi su un numero ampio di lavoratori

• I contributi sociali sono in genere proporzionali al reddito degli assicurati (ad esempio: il 10% sulla retribuzione lorda, quale che sia il suo ammontare: chi guadagna di più contribuisce di più)

• I contributi sociali garantiscono dunque una redistribuzione di risorse ed opportunità in base a criteri di equità

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Sicurezza sociale (1)

• Il termine nasce negli stati Uniti nel 1935, e ancora oggi in quel Paese indica il sistema di protezione sociale tout court: ciò che in Europa si chiama welfare state, negli USA si chiama Social Security, e sono cose del tutto diverse.

• La Gran Bretagna ridefinisce questo termine con riferimento all’intervento pubblico in favore di una garanzia di reddito e di salute per tutti i cittadini (pensioni e sistema sanitario nazionale)

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Sicurezza sociale (2)

• La Svezia è il primo paese che ha istituito (1946) una “pensione popolare”, non contributiva, a somma fissa, fruibile da tutti i cittadini con più di 65 anni, senza prova dei mezzi e indipendentemente dal loro precedente status occupazionale.

• Oggi l’accezione prevalente del termine è quella di uno schema di protezione sociale obbligatorio caratterizzato da copertura universale ( a tutti i cittadini) e prestazioni uguali per tutti.

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Modalità di intervento - riassunto

ASSISTENZA SOCIALE

ASSICURAZIONE SOCIALE

SICUREZZA SOCIALE

Copertura Universale ma selettiva

Occupazionale Universale

Prestazioni Sottoposte a prova dei mezzi

Contributive / retributive

A somma fissa

Finanziamento Fiscalità generale

Contributivo Fiscalità generale

modello beveridgeano

modello bismarckiano

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L’evoluzione del Welfare state europeo

Si possono distinguere cinque fasi:

• instaurazione

• consolidamento

• espansione

• crisi

• riforma

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I regimi di welfare• Gli attuali sistemi di welfare sono ancora caratterizzati dalla

predominanza di specifiche modalità di intervento (assistenza, assicurazione, sicurezza), anche se i paesi dell’Europa meridionale presentano una situazione ibrida

• Esping-Andersen (1990), tenendo conto non solo del contenuto delle politiche sociali, ma della loro relazione con il mercato del lavoro da un lato e la famiglia dall’altro, identifica i seguenti regimi di welfare:– regime liberale– regime conservatore-corporativo– regime socialdemocratico

• I paesi dell’Europa meridionale possono essere accomunati in un ulteriore– regime delle solidarietà familiari e parentali

• I diversi regimi possono essere valutati in termini di:– demercificazione: diminuzione della necessità di passare

attraverso il mercato per soddisfare i propri bisogni– destratificazione: attenuazione dei differenziali di status

occupazionale e di classe sociale

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Il regime liberale

• Predominanza di misure di assistenza basate sulla prova dei mezzi• Schemi di assicurazione sociale relativamente circoscritti e con

formule di prestazioni poco generose. • Destinatari principali: bisognosi, poveri, lavoratori a basso reddito.• Incoraggiamento del ricorso al mercato: in modo passivo (minima

interferenza e regolazione, soprattutto sul mk del lavoro) o in modo attivo (incentivi per il ricorso a schemi assicurativi non statali)

• Casi emblematici: Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito

Demercificazione bassa: forte dipendenza degli individui/lavoratori dal mercato

Destratificazione (delle classi sociali) bassa: dualismo tra “welfare dei ricchi” e “welfare dei poveri” (però: elevata mobilità tra classi sociali)

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Il regime conservatore-corporativo

• Predominanza di schemi assicurativi pubblici collegati alla posizione occupazionale (modello bismarckiano)

• Formule di computo collegate ai contributi e/o alle retribuzioni• Destinatari principali: i lavoratori adulti maschi capofamiglia (male

breadwinners)• Enfasi sulla sussidiarietà degli interventi pubblici: lo Stato interviene

nella misura in cui i bisogni non trovano risposta a livello individuale, famigliare o di associazioni intermedie

• Casi emblematici: Germania, Austria, Francia, Olanda

Demercificazione media: la dipendenza dal mercato è solo attenuata

Destratificazione medio-bassa: il welfare tende a preservare le differenze di status e classe, nonché la segregazione di genere

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Il regime socialdemocratico

• Predominanza di schemi universalistici di sicurezza sociale (modello beveridgeano)

• Formule di computo generose ma prevalentemente a somma fissa, con finanziamento fiscale

• Destinatari: tutti i cittadini• Casi emblematici: Svezia, Danimarca, Norvegia

Demercificazione alta: il welfare state mira a marginalizzare l’importanza del mercato come fonte di risposta ai bisogni e ai rischi sociali

Destratificazione alta: prestazioni elevate e eguaglianza di trattamento per tutti i cittadini, finanziate tramite il sistema fiscale (progressivo)

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Il regime dell’Europa meridionale

• Welfare inizialmente bismarckiano, con una pluralità di schemi assicurativi occupazionali

• Durante la fase di espansione però vengono introdotte prestazioni molto generose solo per alcune categorie “centrali” (dipendenti pubblici o delle grandi imprese)

• Mancanza (o limitatezza) di una rete di sicurezza di base contro il rischio di povertà

• Servizi sanitari nazionali a vocazione universale• Elevato particolarismo• Casi emblematici: Italia, Spagna, Portogallo, Grecia

Demercificazione sbilanciata: molto elevata per alcune categorie di individui (più che in Svezia), molto bassa per altre (meno che negli Stati Uniti)

Destratificazione bassa: creazione di nuove differenziazioni trasversali rispetto alla struttura di classe: insiders, titolari di spettanze forti, vs. outsiders, titolari di spettanze deboli o privi di spettanze

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UN PO’ DI STORIA PER CAPIRE LE LOGICHE….

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• Fase di instaurazione del welfare state(1880-1920)

L’intervento pubblico nella protezione sociale comincia nel XVII secolo con le leggi sui poveri.

Povertà, indigenza, mendicità, vagabondaggio: sono questi i fenomeni sociali che determinano i primi interventi

assistenziali-repressivi da parte dello Stato.

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I poveri: “meritevoli” e non

L’assistenza ai poveri (numerosi e incombenti) si basava sulla distinzione tra:

•Poveri meritevoli (deserving poor): persone inabili, orfani, vecchi, malati

•Poveri non meritevoli (undeserving poor): i disoccupati (disoccupazione volontaria).

“Chi è povero, ma in condizioni di salute normali, anche se è senza lavoro, lo è per colpa sua.” (E. Pugliese, Sociologia della disoccupazione, Il Mulino, 1993)

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La nascita vera e propria del welfare state: l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria

L’introduzione dell’assicurazione obbligatoria (alla fine del XIX secolo) rappresenta un cambiamento radicale almeno da due punti di vista:• si abbandonano le elargizioni occasionali e discrezionali, di stampo paternalistico e su base strettamente locale, in favore di prestazioni standardizzate fondate su precisi diritti individuali • si introduce una prospettiva temporale nella protezione sociale, non più ripiegata sull’emergenza e il contingente ma proiettata in un futuro di medio e lungo termine

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Dall’assistenza ai poverialla protezione dagli infortuni

Prima fase dello sviluppo industriale: XIX secolo

Problemi diffusi di povertà e indigenza (pauperismo), disoccupazione di massa in aree urbane assistenza ai poveri e ai senza lavoro

Seconda fase dello sviluppo industriale: XX secolo

Accelerazione della produzione accompagnata da estesi fenomeni di incidenti e infortuni sul lavoro il primo (e più diffuso) schema di assicurazione obbligatoria fu proprio quello contro gli infortuni.

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Il ruolo delle organizzazioni operaie

Fu la mobilitazione operaia e la nascita dei primi partiti socialisti a

dare la spinta decisiva per l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria contro i vari rischi

sociali cui i lavoratori delle industrie erano esposti.

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La protezione da malattie e vecchiaiae l’assicurazione contro la disoccupazione

• Tra il 1880 e il 1920 quasi tutti i principali paesi dell’Europa avevano introdotto gli schemi assicurativi rivolti alla protezione dalla povertà, dagli infortuni, dalla malattia, dalla vecchiaia e dalla disoccupazione.

• La forma, l’entità, l’estensione della protezione pubblica da questi rischi sociali varia da Paese a Paese, in base alla diversa incidenza e diffusione dei differenti fenomeni e al loro specifico “radicamento” (embeddedment) nei contesti locali.

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2. Fase di consolidamento del welfare state (1920-1945)

• Nel periodo tra le due guerre venne integrato il catalogo dei rischi coperti dai vari schemi assicurativi, che vennero anche estesi per includere altri segmenti della popolazione oltre ai lavoratori dipendenti (industrie e Stato)

• E’ in questa fase che nascono gli assegni familiari, una forma di assicurazione la cui titolarità spettava al capofamiglia lavoratore ma le cui prestazioni erano definite in base ai familiari a carico

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Dall’assicurazione dei lavoratoriall’assicurazione sociale

• La fase di consolidamento del welfare state segna il passaggio dalla nozione più ristretta di “assicurazione dei lavoratori” a quella più ampia di “assicurazione sociale”, che riconosce una definizione più estesa dei rischi e dei possibili beneficiari della protezione.

• Si fa strada, insieme all’idea tradizionale del risarcimento in base ai contributi versati, anche l’idea di una protezione minima in base ai bisogni, a prescindere dalla contribuzione.

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3. Fase di espansione del welfare state (1945- 1975)

• I trent’anni successivi alla seconda guerra mondiale individuano un periodo di sviluppo talmente intenso ed esteso da giustificare l’immagine di “trentennio glorioso”.

• La spesa sociale crebbe a ritmi sostenuti – così come la ricchezza dei paesi – anche grazie alla razionalizzazione delle modalità di prelievo di imposte e contributi e al miglioramento della capacità di governare i flussi redistributivi dal centro e di erogare le prestazioni alle varie categorie sociali.

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I modelli di protezione sociale

• Il modello universalistico

Si è sviluppato nei paesi anglo-scandinavi, nei quali venne abolita la prova dei mezzi e la copertura del welfare state fu estesa a tutta la popolazione (non più solo ai bisognosi: pensioni solo per gli anziani poveri).

Le prestazioni sono ampie, generose e imperniate su principi egualitari, e finanziate tramite il gettito fiscale.

• Il modello occupazionale

Si è sviluppato nei paesi dell’Europa continentale, in cui il processo di estensione della copertura del welfare state è stato più tortuoso e parziale.

Le prestazioni sono molto differenziate, agganciate ai ruoli professionali (il modello è infatti chiamato anche “corporativo”), prevalentemente finanziate tramite contributi sociali.

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Introduzione del meccanismo della “ripartizione”

L’adozione del meccanismo della “ripartizione” per il finanziamento delle pensioni consentiva di utilizzare

immediatamente i contributi versati dalle generazioni attive (cioè coloro che lavoravano) per finanziare le prestazioni erogate alle

generazioni inattive (le pensioni degli ex lavoratori anziani).

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4. Fase di crisi del welfare state (1975-1990)

• La crisi del welfare state ha origine dalla crescente inadeguatezza delle “vecchie” soluzioni di fronte ai “nuovi” problemi delle società post-industriali.

• Una serie di profondi cambiamenti hanno invalidato le premesse socio-economiche e politico-istituzionali sulle quali poggiavano entrambi i modelli di welfare edificati negli anni di grande sviluppo successivi alla seconda guerra mondiale.

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Il welfare state: vecchie premesse, trasformazioni e sfide

Premesse dei modelli di welfare state (anni’50-’60)

Trasformazioni socio-economiche(anni ’70-’80)

Nuove sfide per i welfare state maturi

Economia in rapida crescita Sviluppo lento o nullo Contenimento dei costi Società industriale Società post-industriale Instabilità del lavoro,

flessibilità forme di impiego, nuovi “ammortizzatori sociali”

Stabilità familiare e divisione di genere del lavoro

Partecipazione femminile al lavoro e ridefinizione dei rapporti di genere; aumento della instabilità familiare

Servizi alla famiglia, conciliazione tra lavoro e riproduzione sociale

Strutture demografiche in relativo equilibrio

Invecchiamento della popolazione (tassi di fecondità bassi e elevate speranze di vita); immigrazione

Contenimento dei costi pensionistici e sanitari; protezione sociale per gli immigrati

Aspettative morigerate e stabili di protezione sociale

“Rivoluzione delle aspettative crescenti” (più istruzione, più salute e prevenzione, ecc.)

Ridefinizione degli standard di prestazione; risposte differenziate a bisogni differenziati

Solidità e centralità dello Stato-nazione

Integrazione europea, globalizzazione dei mercati, internazionalizzazione

Adattamento alle nuove condizioni “aperte” di società ed economie

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5. Fase di riforma del welfare state (1990-2010)

• La molla che ha fatto scattare il processo di riforma del welfare è senza dubbio di tipo finanziario: la compatibilità macroeconomica della spesa sociale è stata al centro di intense riflessioni politiche e tecniche a partire dai primi anni ’90, con una accelerazione prodotta a metà del decennio dal processo di unificazione europea.

• L’incertezza sui termini con i quali definire il travagliato processo di riforma del welfare state riflette, da un lato, la resistenza al cambiamento alimentata dalla crescente pressione sociale a garantire forme di tutela più estese e, dall’altro, l’urgenza di complessivi interventi di contenimento dei costi e di riequilibrio della protezione.

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La “ricalibratura” del welfare state

Individua un processo di cambiamento istituzionale caratterizzato da: la presenza di vincoli (endogeni ed esogeni) che condiziona le scelte dei decisori politici; l’interdipendenza tra scelte espansive o migliorative e scelte restrittive o sottrattive (cambiamenti “a somma zero”: se si aggiunge da una parte, si sottrae da un’altra); spostamento dell’enfasi posta sui diversi strumenti e obiettivi delle politiche sociali (ridefinizione dei rischi, della loro gravità, delle protezioni esigibili; maggiore evidenziazione delle chance si promozione sociale).

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Le dimensioni della “ricalibratura” del welfare state

• Ricalibratura funzionale interventi volti a ribilanciare la funzione di protezione sociale rispetto a diversi rischi (es: minore tutela della vecchiaia e maggiore tutela dell’infanzia)

• Ricalibratura distributiva interventi volti a ribilanciare il grado di protezione sociale tra categorie ipergarantite e ipogarantite (es: dipendenti pubblici e disoccupati)

• Ricalibratura normativa interventi di natura simbolica (es: articoli e discorsi pubblici di esperti, intellettuali, politici) che convincano della necessità di cambiamento del welfare state in ragione della sua inefficienza, inefficacia e iniquità.

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Quarta lezioneLogica politica e welfare state

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Crisi del Welfare State

Entrambi i modelli (universalistico e occupazionale) poggiavano su premesse socio-economiche che vengono meno:

• forte crescita a partire dalla metà degli anni ’70 la crescita si riduce e i dividendi fiscali della crescita si trasformano in deficit e debiti pubblici

• paradigma fordista (produzione e consumo di massa, occupazione nelle grandi fabbriche, ecc.) passaggio ad un’economia e ad una società post-industriale

• ruolo della famiglia (divisione del lavoro tra i generi) ridefinizione dei rapporti di genere, del ruolo e dei diritti della donna, della stabilità dei matrimoni e delle famiglie

• crescita demografica e stabilità dei flussi migratori declino della fertilità, invecchiamento della popolazione, modifica dei flussi migratori

• stabilità delle aspettative dinamica di accelerazione delle aspettative e delle richieste

• centralità dello Stato-nazione crescente integrazione economica e istituzionale (Unione Europea)

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La trasformazione delle aspettative: l’esempio della tutela dei rischi connessi alla

vecchiaia•Alle origini la vecchiaia era considerata un rischio in quanto si trattava di:

–un evento incerto (non molti ci arrivavano, 1900: 20 anni ->62; 40 anni -> 68)–un evento “dannoso” (-> causa di povertà, malattia, invalidità ecc.)

•La definizione originaria del rischio: –età superiore a 65 anni (Francia, Italia) o 70 anni (Gran Bretagna, Germania)–la definizione rifletteva fedelmente le caratteristiche del contesto socio-economico

Il maggior benessere non ha comportato una ridefinizione del rischio La definizione originaria si è “istituzionalizzata”, è diventata cosa scontata e “valore in sé” ed ha portato ad una modificazione su vasta scala dell’ambiente: il ritiro dal lavoro viene sempre più spesso concepito come fase distinta del ciclo di vita

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La struttura di potere del Welfare state

Il processo storico di espansione, crisi e riforma del welfare state è basato su un fitto intreccio di scambi tra: “élite distributrici” in cerca di legittimità e di consenso (governi e parlamenti ma anche partiti e sindacati) “clientele sociali” interessate ad ottenere diritti –spettanze (categorie professionali e altri gruppi sociali organizzati) “burocrazie di servizio” (apparati statti e locali che erogano prestazioni sociali)

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• Alcuni concetti: politiche redistributive, distributive e

Sottrattive

• Politiche redistributive: tolgono ad alcune categorie,

danno ad altre categorie• Politiche distributive: danno ad alcune categorie,

i costi sono diffusi (non è chiaro esattamente chi paghi)• Politiche sottrattive: tolgono ad alcune categorie,

i benefici sono diffusi (non è chiaro né quali siano i vantaggi, né a chi vadano esattamente)

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La sindrome dello “scivolamento distributivo”

In misura diversa, ha caratterizzato i sistemi politici in tutte le democrazie europee durante il “trentennio glorioso” (1945-1975).

La crescita economica ha alimentato una consistente espansione della classe media in tutta l’Europa, modificando la struttura sociale dei paesi e determinando il passaggio dalla logica redistributiva (dai ricchi ai poveri) alla logica distributiva (trasferimenti incrociati da una categoria all’altra

della classe media)

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La logica delle politiche distributive

E’ basata su alcuni elementi fondamentali:• l’asimmetria tra benefici e costi: i benefici sono tangibili e concentrati (es:

pensione), mentre i costi sono scarsamente visibili e molto diffusi (prelievo alla fonte dei contributi sociali su milioni di lavoratori dipendenti);

• l’elevata disaggregabilità dei benefici: si prestano ad essere dispensati in forma selettiva e differenziata;

• l’impatto esterno relativamente contenuto delle singole misure: il miglioramento di trattamento per qualche specifica categoria sociale non ha effetti visibili e dirompenti sulla finanza pubblica.

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Le micro-collusioni delle politiche sociali distributive

Occasioni molto diffuse e poco visibili di scambi tra estensione e/o rafforzamento di forme di protezione sociale in favore di specifiche categorie professionali o gruppi sociali e

consenso politico verso partiti e/o coalizioni di governo.Le micro-distribuzioni di benefici sono visibili solo da chi le offre/riceve e non da tutti i contribuenti/utenti del welfare.

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La logica dello scambio politico

• Dal lato dei cittadini: il sostegno elettorale è sempre meno basato su un’adesione ideale/ideologica e sempre più legato alla quantità di welfare categoriale (al limite, individuale) promessa da questo o quel partito.

• Dal lato dei partiti: l’aggregazione intercategoriale del consenso attraverso microdistribuzioni di benefici pubblici è diventato l’obiettivo primario degli attori politici.

Sono meccanismi che si rafforzano a vicenda

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Le macro-collusioni delle politiche sociali distributive

• Sistema sanitario: nella fase di espansione, gli interessi della vasta categoria dei “pazienti” (per natura mutevole e disorganizzata) non sempre sono stati in primo piano come quelli dei gruppi di interesse specifico del settore (medici, paramedici, case farmaceutiche, industrie di prodotti sanitari, ecc.).

• Sistema previdenziale: la pressione di gruppi di interesse specifico è stata altrettanto intensa, a scapito non solo dei contribuenti ma soprattutto delle generazioni future.

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Che cosa ha reso possibile la sindrome dello “scivolamento distributivo”?

L’occultamento dei costi delle scelte distributive grazie a:

• una crescente disponibilità di risorse finanziarie da parte dello Stato;

• la progressiva conversione al cosiddetto deficit spending (spesa pubblica non coperta da entrate tributarie ma dall’emissione di titoli);

• il meccanismo della ripartizione in campo previdenziale.

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Quali condizioni hanno reso possibile lo scivolamento

distributivo? I fattori di natura politicafrantumazione della domanda politica – pressione pluralistica

gruppi di pressione

• La politica “di classe” ha progressivamente lasciato il posto alla politica delle “categorie”

• Questi aggregati si sono rapidamente trasformati in altrettanti gruppi di

interesse speciale, mobilitati per ottenere i più svariati differenziali di

privilegio dai rispettivi governi.

trasformazione della competizione elettorale (sul lato dell'offerta)

Il declino della politica di classe ha spinto i partiti ad adottare strategie di

competizione espansiva a tutto campo, mentre l’estensione della sfera di

influenza partitica sulle decisioni di politica pubblica ha messo a

disposizione nuove e preziose risorse per questa competizione

• Emergere dei partiti “pigliatutti”

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La riforma redistributiva degli anni ‘90 e la “politica sottrattiva”

L’integrazione europea, le sfide della globalizzazione, pongono in primo piano proprio i costi del welfare state.

Si riavvia quindi un processo redistributivo, a carattere largamente “sottrattivo”, cioè basato sulla cancellazione o riduzione di alcune spettanze considerate ormai diritti acquisiti di una parte di cittadini o di categorie professionali, in favore di un progressivo riequilibrio della protezione sociale.

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Difesa delle posizioni acquisite e blame avoidance

Il processo di riforma avviato negli anni ’90 è condizionato dalla tensione tra:

la vigorosa difesa delle posizioni di vantaggio acquisite da parte di categorie professionali e gruppi sociali organizzati

l’attenta cura ad evitare il biasimo degli elettori da parte dei partiti, per minimizzare le perdite di consenso

L’obiettivo della blame avoidance ha pesantemente condizionato il processo di riforma del welfare state, rallentandone il ritmo e ostacolando l’adozione di misure più incisive.

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• Stretti tra la morsa degli imperativi fiscali e la minaccia di

punizioni elettorali, i leader politici si sono trovati negli anni

novanta ad operare con margini di manovra molto limitati

• Per questo la strategia seguita fino ad ora è stata in genere quella dell’inseguimento adattivo e non di un attacco deciso e

frontale al welfare state

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Obiettivi di tutela edtutela ed equitàequità:

In un mercato del lavoro più dinamico, ma più instabile, gli ammortizzatori sociali assumono un ruolo centrale: va realizzato il passaggio dalla tutela del solo posto di lavoro alla tutela nel mercato del lavoro

Obiettivi di efficienza economicaefficienza economica:

• Attenuazione conflitti sociali• Stabilizzazione del ciclo economico tramite l’attenuazione delle oscillazioni nel livello dei consumi • Miglioramento della selettività nella ricerca di lavoro e conseguente miglioramento del matching domanda/offerta

Obiettivi di un sistema di ammortizzatori socialiObiettivi di un sistema di ammortizzatori socialiObiettivi di un sistema di ammortizzatori socialiObiettivi di un sistema di ammortizzatori sociali

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• Un livello troppo elevato o una durata eccessiva dei sussidi possono ridurre lo sforzo di ricerca di lavoro

• I sussidi possono disincentivare il lavoratore dall’investire per migliorare il proprio capitale umano

• Una concessione “facile” dei sussidi può indurre le imprese a scaricare sulla collettività scelte di scarsa efficienza

Effetti distorsivi di un sistema di ammortizzatori socialiEffetti distorsivi di un sistema di ammortizzatori socialiEffetti distorsivi di un sistema di ammortizzatori socialiEffetti distorsivi di un sistema di ammortizzatori sociali

Il problema a carico della politica economica e sociale è Il problema a carico della politica economica e sociale è trovare il migliore equilibrio possibile tra i benefici e i costi trovare il migliore equilibrio possibile tra i benefici e i costi derivanti dalla protezione del reddito dei cittadiniderivanti dalla protezione del reddito dei cittadini

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Cassa integrazioneguadagni ordinaria

Cassa integrazioneguadagni straordinaria

(solo industria, indotto, grande distribuzione, con più di 15 dip.)

Indennità di mobilità

Indennità ordinariadi disoccupazione

L’attuale sistema di ammortizzatori sociali in ItaliaL’attuale sistema di ammortizzatori sociali in ItaliaL’attuale sistema di ammortizzatori sociali in ItaliaL’attuale sistema di ammortizzatori sociali in Italia

in costanza del rapporto di in costanza del rapporto di lavorolavoro

con interruzione del rapporto con interruzione del rapporto di lavorodi lavoro

Indennità di disoccupazione con requisiti ridotti

Contratti di solidarietà

(solo industria, indotto, grande distribuzione, con più di 15 dip.)

(anche ai lavor. con contratti a tempo determinato)

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Rapporto tra i beneficiari (stock medio annuo 2004) e la platea delle persone in cerca di lavoro

ITALIA 28,5% 775.440 beneficiari

GERMANIA 80% 4.285.500 beneficiari

FRANCIA 71% 2.676.900 beneficiari

 Tasso di copertura strumenti sostegni al reddito

 Tasso di copertura strumenti sostegni al reddito

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I profili finanziariI profili finanziariI profili finanziariI profili finanziari

Gli ammortizzatori sociali sono finanziati in forma assicurativa, con contributi obbligatori dei datori dei lavoro gestiti dall’INPS.

Ciò non vale per gli ammortizzatori c.d. “in deroga” e per i lavori socialmente utili

Gli ammortizzatori sociali sono finanziati in forma assicurativa, con contributi obbligatori dei datori dei lavoro gestiti dall’INPS.

Ciò non vale per gli ammortizzatori c.d. “in deroga” e per i lavori socialmente utili

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I profili finanziariI profili finanziariI profili finanziariI profili finanziari

interventi assistenzialiinterventi assistenziali: risposte a bisogni che i soggetti non sono in grado di soddisfare e che lo stato giudica meritevoli di tutela

Finanziati dalla fiscalità generale

Una delle maggiori carenze della situazione italiana sta nella mancata chiarezza nell’individuare caratteri e finalità di due tipi di interventi:

interventi previdenzialiinterventi previdenziali: schemi a fondamento assicurativo con i quali lavoratori e imprese si proteggono da determinati rischi

interventi previdenzialiinterventi previdenziali: schemi a fondamento assicurativo con i quali lavoratori e imprese si proteggono da determinati rischi

Finanziati dal sistema di lavoratori e imprese

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Limiti strutturali di inclusività del sistema (settori, dimensioni aziendali, tipologie

contrattuali)

Basso livello di copertura rispetto alla platea delle persone in cerca di occupazione

Indennità di disoccupazione inferiore ai livelli europei

Lavoratore e impresa non responsabilizzati

Mancanza di collegamento con le politiche attive

Ricorso nel tempo a varie forme di deroga ai principi generali (con gli

ammortizzatori in deroga che non sono finanziati in forma assicurativa ma a

carico della fiscalità generale)

Assenza di una rete assistenziale di contrasto alla povertà

Mancata chiarezza nel distinguere tra interventi assistenziali e previdenziali

Criticità del sistema di ammortizzatori sociali in Italia

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• La situazione italiana sconta inoltre una storica 'contaminazione' tra comparti e funzioni del welfare, che hanno visto segmenti sociali molto deboli non lavoratori beneficiare di prestazioni di tipo previdenziale

• L'uso vasto e improprio del sistema di previdenza è una forzatura del carattere lavorista del regime di welfare italiano

• Questa impostazione ha sancito la distanza dai modelli di stampo sia universalistico che residuale e l'elargizione di sussidi o pensioni di invalidità e sussidi e indennità di malattia al posto di assistenza agli indigenti e l'accesso a pensioni di anzianità per lavoratori con esigui contributi versati. Altri schemi, come le indennità a requisiti ridotti e quelli specifici per edilizia e agricoltura hanno perso la loro originaria funzione assicurativa e assunto nel tempo il ruolo improprio di integrazione al reddito di lavoratori stagionali.

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• Questa stortura del sistema di welfare italiano ha contribuito, soprattutto nelle aree maggiormente depresse sia per struttura produttiva che per dotazione istituzionale, a promuovere la cultura dei trasferimenti monetari e a deprimere la capacità delle istituzioni di leggere e rispondere alla domanda sociale del territorio, nonché a inibire pratiche di coordinamento, comunicazione e integrazione istituzionale. Inoltre il ricorso alle pensioni di invalidità come forma di sussidio era in gran parte concentrato al Sud del paese, a beneficio dei maschi adulti che non emigravano e che erano di fatto inoccupabili perché residenti in aree depresse.

Vicecersa nelle aree del Nord si è assistito alla proliferazione dei prepensionamenti e delle pensioni di anzianità come surrogato di ammortizzatori sociali

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LE PRESTAZIONI ASSISTENZIALI

• i servizi sono definiti dall’art. 128, d.lgs. 31.3.98 n. 112• «servizi sociali» si intendono tutte le attività relative alla predisposizione ed

erogazione di servizi, gratuiti ed a pagamento, o di prestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di difficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltanto quelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello sanitario, nonché quelle assicurate in sede di amministrazione della giustizia

• sono regolati dalla l.n. 328/2000 – legge quadro per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali

• sono di competenza di enti locali, regioni e stato sulla base del principio di sussidiarietà secondo la l.n. 328/00 ma il riparto di competenze muta sulla base dell’art. 117 Cost.

• è previsto il concorso del c.d. privato sociale (enti non lucrativi, organismi di cooperazione, volontariato)

• si basa sul principio di universalità della tutela: spetta a tutti i cittadini, cittadini comunitari e stranieri secondo particolari requisiti

• finanziamento plurimo• a carico dei comuni, delle regioni, del Fondo nazionale per le politiche sociali

istituito nel 1997 presso la Presidenza del Consiglio

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La nuova politica del welfare state

• Interesse crescente per la dimensione spaziale del welfare state• Welfare state come organizzazione politica dotata di confini• geografici• Welfare state come insieme di spazi di appartenenza caratterizzati• da norme proprie e delineati da confini di appartenenza codificati• La dimensione spaziale del welfare state è condizionata dalle• dinamiche dell’internazionalizzazione e soprattutto dell’integrazione• europea:• Ridisegno dei confini territoriali• Nuovi vincoli rispetto ai confini di appartenenza interni• Spatial politics: a politics which revolves about new locality and

vocality• options (Hirschman)