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Una vita per la libertà Don Roberto Angeli a 100 anni dalla nascita Centro Studi Roberto Angeli Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea Provincia di Livorno Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione

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Una vita per la libertàDon Roberto Angeli

a 100 anni dalla nascita

Centro Studi

Roberto Angeli

Istituto Storico

della Resistenza

e della Società

Contemporanea

Provincia

di Livorno

Ministro per la

Cooperazione

Internazionale

e l’Integrazione

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Monsignor Roberto Angeli èindiscutibilmente untestimone della Chiesa

italiana ed in particolare lo è perla Chiesa livornese. La sua forteesperienza di fede parimenti alcoinvolgimento nelle problema-tiche del tempo in cui visse, locolloca accanto alle più notefigure significative delNovecento toscano: La Pira,padre Balducci, don Milani, donFacibeni, don Bensi.Egli fa parte di quella schiera dipersone che captando i segnali

della storia ne hanno compresoin anticipo la direzione prenden-dovi parte come se un imperati-vo morale ne guidasse i passi, lescelte, le parole. La sua figura ela sua opera sono preziosi tas-selli su cui ricalibrare la storia diLivorno all’indomani dell’8 set-tembre, il valore storico (regio-nale, nazionale ed europeo) delcoinvolgimento dei sacerdotinella Resistenza e nel periododella Ricostruzione.Don Angeli nacque il 9 luglio1913, non in terra toscana, stu-diò nel Seminario Minore diLivorno, venne ordinato sacer-dote nel 1936 e nel 1942 divie-

Don Roberto Angeli Una vita per la libertà

Un testimone della Chiesa italiana e tra le figure più significative del Novecento toscano, accanto a La Pira, padre Balducci, don Milani, don Facibeni, don Bensi

ne, su nomina dal VescovoGiovanni Piccioni, parroco dellaPieve di S. Iacopo. È proprio inquesta sede che, attorniato dafolti gruppi di giovani provenien-ti da realtà culturali e socialidiverse, palesò l’opposizione alregime dapprima con la ricercadella verità, la critica delle ideo-logie e lo studio appassionatodella dottrina sociale cristiana.Prese contatti con Giorgio LaPira e Gerardo Bruni per costi-tuire in città il Movimento deiCristiano Sociali; il programmada seguire, allo stesso temposommario ma innovativo,appassionò i giovani a lui affida-ti: instaurazione e difesa di tuttele libertà politiche, limitazionedella proprietà privata, socializ-zazione dei complessi economi-ci, federazione europea.Opuscoli divulgativi, programmie lettere circolari ebbero vastadiffusione. Creò anche un perio-dico: “Rinascita- Foglio toscanodel movimento cristiano-socia-

Introduzione

di Enrica Talà*

17 giugno

1972, don

Angeli ritratto

con Paolo VI in

occasione dello

storica udienza

concessa dal

pontefice ai

sacerdoti italiani

deportati a

Dachau.

(Archivio Centro

Studi Roberto

Angeli)

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le” che uscì coi primi quattronumeri dattiloscritti e col quintostampato alla macchia presso laLibreria Fiorentina, a Firenze.Con gli universitari cattolicicominciò un serrato e affasci-nante dialogo a partire dalleencicliche e dai discorsi di PioXII, incitando alla resistenza spi-rituale e al coinvolgimento per-sonale.Poi, dopo l’incerta speranza del25 luglio, con il tragico crollodell’8 settem-bre 1943 aldire si unì ilfare: azionidi sabo-taggio, di salvataggio e di assistenza a

favore di militari in fuga; nonsolo i giovani di leva che nonavevano risposto ai bandidi arruolamento maanche un gran numero di“sbandati” dell’esercitoregio appena disciolto.Le azioni più pericolo-se furono riservate atanti ebrei livornesi eprofughi soprattuttofrancesi. Nonostantela vasta area di“zona nera” prati-camente invalicabi-le, vennero loro

garantiti asilo, medi-cinali, vestiti e identi-tà nuove.

Don Angeli si pose dinan-zi al nazismo in un con-trasto assoluto, teoricoed operativo. Per questo,su delazione, fu cattura-to dalla Gestapo e subìtigli interrogatori prelimi-nari e le torture a VillaTriste (Firenze), vennepoi deportato a Fossoli,Gusen, Mauthausen eDachau. Scriverà poi che ildovere della ribellione

era un imperativo di coscienzadal quale non era possibileprescindere: la dignità e lasacralità della persona creatada Dio a sua immagine esomiglianza, non si prestava acompromessi. La fraternità ela solidarietà non erano sven-dibili, specie per un sacerdote.La Statolatria, con l’idolatriadella razza superiore, come ilpeggiore dei paganesimi nonera affatto accettabile e la“ribellione per amore” fu sem-plicemente quanto era neces-sario fare.Per tutto questo, il 22 gennaio1956, nei locali delle ScuoleIsraelitiche in Via Fanciulli, allapresenza del Presidente dellaComunità Ebraica il professorRoberto Menasci, del RabbinoCapo Alberto Toaff e dei mem-bri del Consiglio e dellaComunità, fu donato a donAngeli un attestato di ricono-scenza per l’opera svoltadurante l’epoca delle persecu-zioni razziali a nomedell’Unione delle ComunitàIsraelitiche d’Italia.“Una semplice e commoventecerimonia” titolava Il Tirrenodel 24 gennaio 1956, ma fu

Rinascita del 10

marzo 1944,

l’unica copia

conservata tra

quelle

dattiloscritte

in periodo

clandestino.

Sotto,

don Angeli negli

anni ‘50.

(Archivio Centro

Studi Roberto

Angeli)

Don Angeli si

pose dinanzi

al nazismo in

un contrasto

assoluto,

teorico ed

operativo.

Per questo,

su delazione,

fu catturato

dalla Gestapo

e dopo le

torture a

Villa Triste

(Firenze) fu

deportato a

Fossoli,

Gusen,

Mauthausen

e Dachau

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imponente per il numero stra-grande delle persone presenti,la maggior parte ebrei. Sul Fidesdel 29 gennaio 1956 (il settima-nale diocesano di cui don Angelifu direttore dal 1946 al 1959)troviamo riportato l’interodiscorso del Rabbino Capo Toaffche in più di un passaggio conriconoscenza e gratitudine pro-fonda si rivolge a don Angelicome “esempio luminoso di fra-terna solidarietà”, di “bontà infi-nita”, “di abnegazione”.Fu rammentato dall’avvocatoGiuseppe Funaro l’episodio deltrasloco dell’Ospedale Israeliticodi via degli Asili in cui don Angeliintervenne in prima persona e ilprofessor Menasci lesse unalettera dell’allora direttricedell’Ospedale ebraico, la mae-stra Fasano–Procaccia, nellaquale erano riportati numerosialtri episodi dell’operato di donAngeli. Di tempo ne è passato,ma se il ricordare oltre ad esse-re atto doveroso è soprattutto

atto di riconoscenza, è sempretempo per dare ossigeno allamemoria. Soprattutto nei con-fronti di chi, assieme ad altri, harappresentato perla comunità eccle-siale e civile unpunto di non ritor-no.Uomo sensibile eroccioso, sacerdotecarismatico e digrande forza spiri-tuale, don Angeli hacombattuto per leproprie idee e perla libertà con audacia. Per com-battere il fascismo ha rischiatola vita ma si è sempre aperta-mente scontrato contro gliinganni dell’ideologia, della poli-tica fine a se stessa e controqualsiasi programma che limi-tasse la libertà personale nelpensare, nel vivere, nell’operarecon coerenza.L’uomo, il partigiano, lo scritto-re, e soprattutto il sacerdote,

fanno di don Roberto Angeli unapersonalità ricca e geniale: cosìpoliedrica e profetica che a nonricordarlo, a cento anni dalla sua

nascita, a non rievo-care la sua figura, anon accostarci alsue esempio persentirci provocati,sarebbe privare lacomunità ecclesialee civile di una dellesue voci più vibrantied incisive. Nei suoi scritti, mol-teplici, nei suoi arti-

coli lucidi e frizzanti, nella suavasta e tenace azione pastoralee sociale, la sua testimonianzadi fede e di cittadinanza attivache fa del sacrificio di sé e del-l’impegno nella storia un coe-rente, non facile programma divita. Vangelo nei lager, un prete nellaResistenza (rieditato nel 2007con il Patrocinio della Provinciadi Livorno ed ora in via di riedi-

Don Angeli a

fianco del

vescovo

Giovanni

Piccioni accol-

gono l’assisten-

te centrale di

Azione

Cattolica,

monsignor

Giovanni Urbani

in occasione

della visita a

Livorno del

1951.

(Archivio Centro

Studi Roberto

Angeli)

A fianco, la

copertina della

riedizione del

Vangelo nei

lager del 1985

curata dal

Comitato

Livornese

Assitenza.

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zione perché ormai esaurito) èuno dei più commoventi e sug-gestivi racconti sulla partecipa-zione di un prete che, assiemeai suoi compagni, vive laResistenza fino alla estremaconseguenza della deportazio-ne. La stesura del libro ha unainteressante progressione stori-ca che è indicativa di aspettisignificativi della personalità diAngeli. Cedendo alle insistenzedegli amici e dei collaboratori,tra il 1945 e il 1952, “per ricor-dare a chi cercava di far dimen-ticare e per rincuorare chi cre-deva di aver dimenticato”,comincia a scrivere una serie diarticoli sul settimanale diocesa-no labronico Fides dal titoloEroismi e sofferenze dellaResistenza nei ricordi di unsacerdote. Questi articoli scarni,essenziali, toccanti che risento-no ancora della desolazioneinteriore a seguito della depor-tazione e delle brutalità subitenei campi di con-centramento diM a u t a h u s e n ,Gusen, Dachau,nel 1953 vengonoraccolti da uncoraggioso mapoco conosciutoeditore, l’Alzani diPinerolo, che lipubblica in unvolumetto dal tito-lo un po’ retorico:...e poi l’ Italia èrisorta.Con l’introduzionedi monsignorEmilio Guano eduna prefazione diEnzo EnriquesAgnoletti, nel1964, viene riproposta la stam-pa riveduta ed accresciuta dallo

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stesso autore coltitolo più suggestivodi Vangelo neilager1. Nel 1971viene stampata unaedizione specialeadattata a libro dilettura per i ragazzidelle scuole medie;visto il successoeditoriale2, nel1975, in occasionedella celebrazionedel trentennaledella Resistenza,esce la secondaedizione, arricchitada una appendicedocumentaria. Ognivolta, don Angeli, a

lapis, annota a margine dei testi,le correzioni, le precisazioni;

sfuma le parole, i ricordi, talora,invece, li porta in superficiemodificandone la forma espres-siva, adattandola ai lettori. Nel1985 il libro viene ristampato,postumo alla sua morte, a curadi don Renato Roberti e AlfioSartoni, del C.L.A. (ComitatoLivornese Assistenza) e di tutti isuoi amici e collaboratori.3

Il libro è una delle opere piùsignificative della Resistenzaitaliana. Racconta di “luminosiideali e di inenarrabili miserie”edi come l’antifascismo assiemeall’esperienza resistenziale nonfurono frutto solo di un tempera-mento imprudente, estrema-mente insofferente a qualsiasioppressione ma la logica conse-guenza di istanze morali e teolo-giche approfondite e meditatealla luce del Vangelo.Essere antinazisti ed antifascistifu dunque una esigenza cristia-na: questa è la testimonianzache don Angeli ha lasciato allariflessione storica ed ecclesialeper la comprensione della par-tecipazione alla Resistenza4 dellaicato cattolico ma soprattuttodel clero italiano, e livornese inparticolare. Il Vangelo nei lager è un librocaratterizzato da uno stile limpi-do, immediato, appassionato,essenziale, affascinante; non èun diario o un memoriale, ascri-vibile alle elaborazioni letterarieo alle opere sociologiche della esulla deportazione. È una storiavera, personale e collettiva,scritta “per amore”, nelle cuipieghe vi è, in maniera coesa, lospirito e l’intensità delle pagineevangeliche e la drammaticità diuna delle pagine più scure dellastoria.Si può dire sia, questa narrazio-ne, la più bella avventura cri-

“Bisogna

essere

talmente

generosi da

elevare noi

stessi alla

grandezza e

alla purezza

dell’idea e non

costringere a

rimpicciolire

questa alla

nostra

statura”

Don Angeli e il

vescovo di

Livorno Emilio

Guano nei primi

anni ‘60.

(Archivio Centro

Studi Roberto

Angeli)

Sotto,

un numero di

Fides del 1952.

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NOTE

1 Il libro viene stampato da La NuovaItalia per la collana della rivista fonda-ta da Piero Calamandrei, i Quaderni deIl Ponte che ne cura nel 1965 laristampa.2 Oltre 15.000 le copie vendute nelle

varie edizioni.3 Edizione autorizzata da La NuovaItalia, Editrice, Firenze a cura del C.L.A.e della Stella del Mare, Livorno.4 I sacerdoti livornesi impegnati indiversi modi nella Resistenza sonostati: don Renato Roberti, monsignorAmedeo Tintori, monsignor GiuseppeBardi, monsignor Mario Volpe, donAntonio Vellutini, don Giovanni Cardini,don Aldo Biagioni, don Ezio Giovannini,don Mario Udina, padre GiuseppeMaria Spaggiari. Sono deceduti nell’at-tività resistenziale: don Renzo Gori,ucciso dai tedeschi in Lucchesia, donItalo Gambini, già a capo dellaResistenza cattolica nella zona diCastiglioncello, don Carlo Gradi.

l’avvedutezza, la coerenza, lanobiltà interiore. Ci interroga sull’azione e l’ope-ra. L’azione che intraprende, chescopre, conquista, libera, rinno-va. L’opera che ordina, concre-tizza, attualizza i progetti, isogni, i desideri, le impellenzemorali e religiose. Ci interrogaancora sulla Resistenza non

solo come fattostorico ma comeprocesso tuttorain atto (fuori daschemi rigidi em o n o c a u s a l ispesso ideologicio politici o storicoculturali). Ci spinge più chea una “memoriacondivisa” ad una“memoria dacondividere”; anoi adulti ed edu-

catori ricorda, infine, la cura el’attenzione per la storia localenel suo insieme affinché le gio-vani generazioni non abbiano aperdere alcunché di quello che èstato.

* Direttore Centro Studi RobertoAngeli Livorno

stiana del dopoguerra italiano,utile a far luce sulla dimensioneumana e spirituale di chi ha ser-vito un ideale tra azione e con-templazione. “Bisogna - dicevadon Angeli ai giovani che incon-trava per parlare della sua espe-rienza - essere talmente gene-rosi da elevare noi stessi allagrandezza e alla purezza del-l’idea e non costringere e rim-picciolire questa alla nostra sta-tura”. In un tempo di sfide edu-cative, di questioni vitali e dimutamenti culturali, la sua testi-monianza invita ad immergersinella complessità storica, confatica, con pazienza, con pas-sione, anche nuotando in sensoopposto alle correnti. Ricorda lavia dimenticata della consape-volezza, della responsabilità,dell’impegno, dell’appartenenzaalla Chiesa ma anche alla socie-tà civile.La celebrazionedel Centenariodella sua nascitaci interroga. Ciinterroga sulleidee che donAngeli ha servitoe sui valori da cuisi sentiva obbli-gato. Su quale bilanciasi pesa la vita diun uomo? Sucosa “pesa” ilguadagno e laperdita di una vita ed anche ilsuo senso ultimo? Nell’uomo ilfare e l’essere sono affidati allalibertà; quella libertà che faintraprendere strade giuste estrade errate che accendono,volta volta, le luci di quelle virtùpoco appariscenti ma fonda-mentali: l’onestà, la fedeltà,

Don Angeli rela-

tore al convegno

Il clero toscano

nella Resistenza

organizzato a

Lucca nell’aprile

1975.

(Archivio Centro

Studi Roberto

Angeli)

A fianco, don

Italo Gambini,

ucciso da una

mina mentre

tentava di

salvare alcuni

parrocchiani il 9

luglio 1944.

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La figura di don RobertoAngeli (Schio 9 luglio 1913 -Livorno 26 maggio1978) è

nota alla storiografia soprattuttoper la testimonianza resa dellasua esperienza nei lager nazisti1

e per il ruolo avuto nella costitu-zione di quel nucleo cristiano-sociale che rappresentò un’in-dubbia specificità dellaResistenza di ispirazione cattoli-ca nell’area toscana2. Figlio di Emilio, un operaio anti-fascista, Angeli maturò la suavocazione al sacerdozio nel

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seminario di Livorno, dove entrònel 1926. La figura del vescovoGiovanni Piccioni (1876-1959, aLivorno dal 1921 fino alla morte)fu fondamentale nel percorsoformativo del giovane sacerdo-te: esponente del primo movi-mento democratico cristianopistoiese accanto a GiuseppeToniolo, Piccioni indirizzò donAngeli e altri giovani sacerdoti(tra cui don Amedeo Tintori, donGiuseppe Spaggiari e donRenato Roberti) sulla via di unconvinto antifascismo. Ordinato sacerdote nel 1936don Angeli entrò in contatto congli ambienti intellettuali dell’an-tifascismo cattolico nazionale e

internazionale, frequentando laPontificia Università Gregorianaa Roma dove conseguì la licen-za in filosofia nel 1939. Proprioin quell’anno don Angeli comin-ciò la sua attività come assi-stente della Federazione degliuniversitari cattolici (Fuci) livor-nese a fianco di don AmedeoTintori, fornendo ai giovani uni-versitari gli strumenti intellet-tuali per una resistenza cultura-le al fascismo. A partire dal 1940 don Angelicominciò a dedicarsi anche almondo del lavoro coordinandoun’azione di assistenza spiritua-le agli operai. Durante i primimesi del 1943 fu tra i principalianimatori delle più di cento con-ferenze «in preparazione allaPasqua» organizzate in 18 fab-briche cittadine che raggiunserocirca diecimila operai, divenen-do cappellano di fabbrica pressola Motofides, la Metallurgica e laVetreria Italiana.

Biografia1913-1978

Dall’antifascismo alla ricostruzioneil percorso biografico di don Angeli

Dalla giovanile reazione al fascismo, all’impegno diretto nella Resistenzaitaliana. Poi l’arresto, la lunga prigionia nei campi di concentramento inAustria e Germania. Il ritorno e l’impegno per la ricostruzione di Livorno in campo assistenziale, sociale e politico.

La

di Gianluca della Maggiore* 23 luglio 1936,

il convegno a

Montenero degli

ex alunni del

Seminario Gavi

della diocesi di

Livorno e di

quella di Massa

Marittima.

Don Angeli è al

centro della foto,

inginocchiato e

sorridente.

Era stato ordina-

to sacerdote una

decina di giorni

prima, il 12

luglio 1936.

(Archivio

Famiglia Tintori)

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Tra il 1939 al 1943 don Angeli edon Tintori trasformarono la Fuciin una «scuola pubblica di anti-fascismo»; l’attivazione delCenacolo di Studi Socialidell’Arciconfraternita di SantaGiulia portò a Livorno le grandipersonalità della Chiesa italianache si distinguevano per unatteggiamento critico verso ilregime: Paolo Emilio Taviani,don Emilio Guano, don FrancoCosta, don Sergio Pignedoli, donSandro Gottardi, padreReginaldo Santilli.

Anna Maria Enriques Agnoletti

(1907-1944) ha combattuto nella

Resistenza a fianco di don Angeli e

dei cristiano sociali. Per questo fu

fucilata dai nazisti a Cercina

(Firenze) nel 1944. Pubblichiamo un

ricordo della sua figura scritto da

don Angeli nel 1966.

Qggi, se confrontiamo il mondo in

cui viviamo, la nostra società con

quella di allora, penso che dobbiamo

con sereno ottimismo riconoscere

che Anna Maria Enriques Agnoletti e

gli altri, che poi erano i più generosi

e che sono morti, non sono morti

invano. Non sono morti invano, per-

ché ci hanno lasciato tanto; a loro

dobbiamo la libertà, quella di vivere

come quella di pregare e di operare

secondo coscienza, e le speranze di

una società aperta verso il meglio.

Ma se confrontiamo i loro ideali con

la società odierna, balza evidente un

notevole contrasto. Rimane molto

cammino da fare. Essi si impegnaro-

no per qualche cosa di più: per una

libertà radicale, per un riconoscimen-

to più concreto della dignità dell’uo-

mo come figlio di Dio; per una giusti-

zia maggiore, perché al lavoro fosse

finalmente assicurato il “primato” che

gli compete su qualsiasi altro fattore

della produzione; per l’unione fra i

popoli e per una pace effettiva; per il

primato della coscienza sulle struttu-

re e per l’abolizione di ogni discrimi-

nazione nell’applicazione di una vera

fraternità evangelica.

E allora io penso che la cosa miglio-

re per lodare i fratelli e le sorelle che

sono nel nostro cuore, sia quello di

continuare a camminare sulla strada

che ci hanno indicato con la loro vita

e la loro morte.

Anna Maria EnriquesAgnoletti

A FIANCO DI DON ANGELI

Il movimento

cristiano-

sociale fu

fondato a

Livorno nel

1942 dopo

l’incontro di

don Angeli

con Gerardo

Bruni

I cinque preti ita-

liani (da sinistra:

Mauro Bonzi,

Roberto Angeli,

Camillo Valota,

Giovanni

Tavasci,

Costante

Berselli) poco

dopo la

liberazione di

Dachau nel

maggio 1945.

Tutti erano affet-

ti da grave

edema. Bonzi si

spense pochi

mesi dopo.

Angeli e Tavasci

riportarono

un’invalidità

permanente.

(Archivio Centro

Studi Angeli)

Il gruppo di di giovani della Fuci di

don Angeli e don Tintori fuori dalla

canonica di S. Jacopo dove veni-

vano effettuate le riunioni.

Al gruppo partecipavano giovani

universitari, allievi dell’Accademia

Navale e operai.

(Archivio Centro Studi Roberto

Angeli)

Don Angeli, a fianco di questepersonalità, sviluppò una criticaserrata alle teorie nazifascistenelle lezioni sulla dottrina socia-le della Chiesa rivolte a un pub-blico di universitari, giovani lau-reati, allievi dell’AccademiaNavale, operai. La redazione ediffusione di una serie di opu-scoli antifascisti scritti insieme edon Tintori contribuì al risvegliopolitico dei cattolici livornesi;gran parte dei fucini andaronoad animare la Resistenza livor-nese e, in seguito, la vita politi-ca del dopoguerra.Sulla base di questa preparazio-ne intellettuale don Angeli detteuna prima struttura politica edorganizzativa al gruppo di gio-vani che si raccoglieva attornoalla Fuci. Prese contatti primacon l’azionista Guido Calogero,poi, attraverso Giorgio La Pira,entrò in contatto con GerardoBruni, funzionario – insieme adAlcide De Gasperi – dellaBiblioteca Vaticana, che nel1941 aveva fondato ilMovimento cristiano-sociale.Il programma politico di questomovimento, innovatore per lasua proposta di un socialismocristiano radicato nella dottrinasociale della Chiesa, riscossel’adesione entusiastica di donAngeli e dei suoi giovani. Sotto

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la spinta del sacerdote nel 1942nacque il Movimento cristiano-sociale livornese che entrò subi-to nella Concentrazione antifa-scista livornese, che poi diverràComitato di liberazione naziona-le (Cln). Dopo l’8 settembre 1943 donAngeli e i cristiano-sociali deci-sero di passare all’azione. Ilgruppo livornese si prodigò inaiuto agli ebrei perseguitati,facilitò la fuga dei militari alleatie dell’esercito regio allo sbando,recuperò armi, stabilì contatticon il comando clandestino delCln di Roma e con gli ambientidella Santa Sede. Grazie soprat-tutto al lavoro di don Angeli e di

suo padre Emilio il grupposeppe estendere l’attività diResistenza allezone dellaGarfagnana, delMugello, delpistoiese, delleApuane, delgrossetano edel modene-se.Nella suaa t t i v i t àresisten-ziale donAngeli fumembro del Cln livornese,tenente-cappellano dellaDivisione “Giustizia e Libertà” di

Firenze, addetto al serviziosegreto per la Divisione livorne-se “Lanciotto Gherardi”. Queste

attività partigiane nonsfuggirono allaGestapo che operònumerosi arresti,decimando ilMovimento cristia-no-sociale. DonAngeli venne arrestatoil 17 maggio 1944,mentre si trova aMontenero ospite nellavilla del professor MarioTinti, primario degliSpedali Riuniti di Livorno.

Iniziò così la dolorosa esperien-za della prigionia, che lo vedrà a

MONSIGNOR TINTORI

FEDELE AMICO

“La nostra fu un’amicizia irri-

petibile, fatta di ideali comuni,

comprensione, collaborazione,

rispetto, intuizioni consonanti”.

Così don Amedeo Tintori

(1912-1998), scriveva di don

Angeli: insieme furono le

guide che condussero

i giovani cattolici livornesi

dall’antifascismo alla

Resistenza attiva.

TOGNI E GRONCHI

I “LIVORNESI” DI PONTEDERA

Appartenevano a correnti molto distani della DC, ma oltre alla comune origine

pontederese, Gronchi e Togni furono accomunati da un legame stretto con

Livorno. Don Angeli legò soprattutto con Gronchi, condividendone la linea

politica, ma per le sue opere assistenziali seppe interagire anche con Togni.

LA PONTIFICIA

COMMISSIONE

ASSISTENZA

Creata una sezione locale nel

1945, l’opera assistenziale

pontificia si rivelò essenziale

per portare i primi aiuti alla

popolazione livornese messa

in ginocchio dalla guerra.

Per permettere maggiori finan-

ziamenti statali don Angeli

creò nel 1948 il Comitato

Livornese Assistenza a carat-

tere provinciale.

Erminia

Cremoni (1903-

1956), altra

figura chiave

sulla strada di

don Angeli.

Partigiana della

prima ora, nel

dopoguerra fu

una delle

anime del Cla,

fondatrice del

Centro Italiano

Femminile e

esponente di

spicco della

Democrazia

cristiana.

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pagine di numerose testate cat-toliche regionali dalla «VoceCattolica» di Palermo al«Corriere della Valtellina» diSondrio. Questo fu possibileanche grazie alla stima e allaprofonda amicizia che legò ilsacerdote al direttore del Centrostampa dell’Azione cattolica donFausto Vallainc, il futuro diretto-re dell’Ufficio stampa delConcilio Vaticano II e della Salastampa della Santa Sede. Nel dicembre 1959, il nuovovescovo di Livorno monsignorAndrea Pangrazio (arrivato nel1955 come vescovo coadiutoredi Piccioni con diritto di succes-sione e che reggerà la diocesifino al 1962), decise la soppres-sione del «Fides» sostituendolo

Durante il periodo del suo inter-namento il Movimento si eraintanto trasformato in Partitocristiano sociale. Tra l’agosto e ilsettembre 1944 era nata una«disputa» tra il Pcs e la nascen-te Democrazia cristiana. Dopo iltentativo di fusione tra i duepartiti, vissuto come «un tra-bocchetto» dal Pcs, i cristiano-sociali tornano ad essere«intransigentemente cristiano-sociali». Don Angeli, che giàprima del suo arresto stavalavorando perché le due corren-ti politiche potessero «intima-mente collaborare nelle que-stioni di fondo», era convintoche in quel momento fossenecessario alzare un arginecomune contro il comunismo,per cui invitò i cattolici dell’unoe dell’altro partito alla «neces-saria collaborazione». Dal 23 settembre 1945 assunsela direzione del settimanale dio-cesano «Fides» che negli annidella guerra fredda, divenneuna bandiera per i cattolicilivornesi. Dalle colonne del suogiornale difese le masse lavora-trici partecipando anche diretta-mente alla vertenza che interes-sò la fabbrica Motofides nel1949. In breve tempo il «Fides»,che mantenne un filo diretto colCentro Stampa della Direzionegenerale dell’Azione cattolica,divenne il giornale di altre dio-cesi toscane (Massa Marittima-Pitigliano, Montalcino, SanMiniato, Pescia, Massa Carrara)arrivando ad una tiratura di 15mila copie. La fama del giornalista donAngeli varcò i confini locali. Isuoi articoli furono più volteripresi dal Servizio informazionesettimanale del Centro cattolicostampa che li fece arrivare sulle

«Villa Triste» a Firenze, quindinel campo di smistamento diFossoli fino ai campi di concen-tramento di Mauthausen, Gusene Dachau. La prigionia dureràesattamente un anno. Gli alleatiliberarono Dachau il 29 aprile1945, ma imposero una quaran-

tena agli internati, per cui solo il18 maggio don Angeli riuscì conuno stratagemma a lasciare ilcampo di sterminio. Nel dopoguerra il vescovoPiccioni investì il «reduce» donAngeli di numerosi incarichi,mettendolo di fatto alla guidadei settori strategici dell’azionepastorale della diocesi: la stam-pa, l’Azione Cattolica, le opereassistenziali.Venti giorni dopo il suo ritornoda Dachau, il 23 giugno 1945, ilsacerdote scrisse una «Letteraaperta agli amici cristianosociali» con cui prese le distan-ze dal gruppo che con lui avevaanimato la Resistenza cattolica.

Dal 23

settembre

1945 don

Angeli

assunse la

direzione del

settimanale

Fides che

negli anni

della guerra

fredda

divenne una

bandiera

per

i cattolici

livornesi

Emilo Angeli

(1887-1954),

il padre di don

Roberto, fu una

figura di assolu-

to rilievo nella

Resistenza

italiana.

Soprannominato

il “nonnino”,

venne catturato

dalla Gestapo e

torturato dal

comandante

della polizia

segreta nazista

Herbert Kappler

che lo credeva

un generale.

Riuscì a fuggire

fortunosamente

nel giorno della

Liberazione di

Roma.

Nella pagina a

fianco, Le basi

di un nuovo

ordinamento

sociale, uno

degli opuscoli

diffusi da don

Angeli nel 1943.

(Archivio Centro

Studi Roberto

Angeli)

Page 11: Centro Studi Roberto Angeli Una vita - toscananovecento.it · Don Roberto Angeli Una vita per la libertà Un testimone della Chiesa italiana e tra le figure più significative del

col settimanale «La Vita». Era ilsegno della nuova linea pastora-le e politica impressa alla dioce-si dal nuovo vescovo che nonappoggiava gli ideali cristiano-sociali di don Angeli e l’apertoappoggio del settimanale allasinistra democristiana diGiovanni Gronchi: la chiusuradel «Fides» provocò vasta ecosulla stampa cittadina.Dal 1945 al 1957 don Angeli fuanche Delegato vescovile perl’Azione Cattolica. A fianco delpresidente di Ac FrancescoCecioni il sacerdote organizzòcorsi di studio, attività culturali ericreative che polarizzano l’inte-resse cittadino sulla vita cattoli-ca e culminarono con il grandeevento del 30 settembre 1951,in cui trentamila giovani diAzione Cattolica giunsero daogni parte d’Italia sfilando per levie di Livorno a fianco del loropresidente nazionale CarloCarretto. In questi anni donAngeli riprese anche l’insegna-mento della dottrina sociale cri-stiana con una serie di affolla-tissime conversazioni presso ilcinema di Santa Giulia.

12 100 ANNI don ROBERTO ANGELI

Il decennio 1945-1955 è ancheil periodo in cui più aspre furonole battaglie con i comunisti.Oltre che dalle colonne di«Fides» don Angeli ingaggiòconfronti molto tesi con i “rossi”«con scritti, discorsi, contraddit-tori talora dram-matici». Purnella durezzadello scontro furispettato daisuoi avversariche gli ricono-scevano il valoreesemplare dellasua testimonian-za nellaResistenza enell’esperienzadel lager. Nel1953 il sacerdo-te contribuì af o n d a r el’AssociazioneCombattenti Guerra Liberazioneper tentare di spezzare il mono-polio dell’Anpi. Nel 1957 dette lasua adesione al ConsiglioProvinciale della Resistenza. Fu nelle opere assistenziali cat-toliche che don Angeli profuse il

massimo sforzo organizzativo. Il16 giugno 1945, appena unadecina di giorni dopo il suo ritor-no da Dachau, monsignorPiccioni lo nominò presidentedella Sezione diocesana dellaPontificia commissione di assi-stenza (Pca). In questo periododivenne anche consulente delSegretariato diocesano di attivi-tà sociale (Sedas) e dal 30 otto-bre 1945 presiedette l’Istitutoper la educazione religiosa el’assistenza morale alla gioven-tù (Ieramg). La Pca era una commissioneche operava in stretto contattocon la Santa Sede e cercava dirispondere ai problemi socialipiù impellenti dell’immediatodopoguerra. Forniva notizie suprofughi, combattenti, dispersi;sussidi e indicazioni a personedi passaggio e agli internati

usciti dalcampo di con-centramento diColtano; distri-buiva sacchi discarpe, indu-menti, latte inpolvere, quin-tali di pasta em a r g a r i n a .Con la Pca donAngeli portòanche nellaprovincia diLivorno iRefettori delPapa chedistribuivano

ogni giorno pasti caldi agli indi-genti. In questi primi anni deldopoguerra vennero costituiteanche le prime Colonie diurne epermanenti per i bambini adAntignano e al Calambrone. L’8 settembre 1948, con l’ap-

Montenero, 25

aprile 1951.

Sotto il sagrato

del Santuario

posa il gruppo

del Comitato

Civico livorne-

se retto da

Mario Razzauti

(alla sinistra di

don Angeli).

(Archivio

Centro Studi

Roberto

Angeli).

A fianco,

Giovanni

Gronchi (1887-

1978). Amico

personale di

don Angeli, il

Presidente

della

Repubblica fu

fondatore e

alto patrono del

Comitato

Livornese

Assistenza.

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13100 ANNI don ROBERTO ANGELI

beneficiando del lavoro, tra per-sonale dipendente e volontario,

di più di duemilapersone. Nel 1961 il Clavenne eretto inEnte morale ma èproprio nel corsodi questo decennioche vide lenta-mente esaurirsi ilsuo ruolo assisten-ziale col ridursidelle emergenzesociali e soprattuttoa causa della ridu-zione dei fondi ero-gati dal Governo.Dopo la chiusura di«Fides» e diminuendoi suoi impegni dicarattere assistenzia-

le e pastorale (nel 1953 lasciò laparrocchia di S. Jacopo e diven-ne canonico della cattedrale)don Angeli si dedicò più intensa-mente all’attività letteraria.L’opera certamente più cono-sciuta di don Angeli restaVangelo nei Lager uscito per laprima volta nel 1964 con la col-lana “Quaderni del Ponte” fon-data da Piero Calamandrei, illibro ebbe numerose recensionisulla stampa nazionale e fuadottato in molte scuole cometesto didattico. Di notevole inte-resse sono anche i suoi scrittisui pionieri del pensiero socialecristiano (nel 1956 esce La dot-trina sociale di G. Toniolo per leedizioni Alzani di Pinerolo; nel1959 per le edizioni CinqueLune di Roma viene pubblicatoPionieri del movimento demo-cratico cristiano). Don Angelirealizzò anche sei biografie disanti tra cui spicca per la vasti-tà della ricostruzione storica il

all’emergenza dell’immediatodopoguerra, imposeroscelte diverse.L’urgenza era oraquella di togliere iragazzi dalla strada,combattere la denu-trizione e le malattie,porre i germi di unaeducazione cristia-na. Il Cla, ispiratoredon Angeli, si carat-terizzò per una for-mula innovativa piùvolte citata dall’al-lora Ministro degliinterni MarioScelba comemodello di asso-ciazione assisten-ziale provinciale:il comitato si costituìcome «organismo laico e privatodi assistenza pubblica» e riunìdiversi enti e associazioni catto-liche (il Centro italiano femmini-le, le ACLI, l’Azione cattolica, laPca) evitando così doppioni,concorrenze e dispersioni dienergie.A Livorno e provincia, fino allepiù sperdute frazioni dell’Isolad’Elba, nacquero così scuolematerne, doposcuola, colonie,refezioni, laboratori, corsi escuole popolari e anche operepiù impegnative come il«Preventorio per minori» diCastelnuovo della Misericordia(nel 1952), la «Casa deiRagazzi» in Borgo S. Jacopo einiziative di istruzione professio-nale come la «Tipografia Stelladel Mare» (nel 1953). Nel 1951vennero ospitati per 5 mesi piùdi 100 bambini profughi per l’al-luvione del Polesine. In circa 10anni il Cla arrivò ad assistere piùdi 100 mila tra adulti e bambini,

provazione del vescovo Piccioni,don Angeli diede vita alComitato livornese di assistenza(Cla). L’onorevole GiovanniGronchi, allora Presidente dellaCamera dei deputati, legato adon Angeli da sentimenti di ami-cizia, ne assunse la presidenzaonoraria divenendone l’autore-vole portavoce presso gli organigovernativi. L’allontanamentodegli americani da Livorno, l’as-sottigliarsi degli aiuti diretti allaPca, la trasformazione dei pro-blemi sociali non più legati

L’opuscolo del-

l’estate del

1944 che

segnò la breve

stagione della

“fusione” tra

Democrazia

Cristiana e

Cristiano-socia-

li livornesi.

A fianco, don

Angeli in posa

in Valtellina,

dove spesso

trascorreva dei

periodi di sog-

giorno per

curarsi dagli

effetti lasciati

dalla lunga

prigionia nei

lager nazisti.

(Archivio

Centro Studi

Roberto Angeli)

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libro dedicato a Niels Stensenpubblicato dalla Libreria EditriceFiorentina nel 1968.Per un breve periodo sotto l’epi-scopato di monsignor EmiloGuano (eletto vescovo di Livornonel 1962 fino alla morte nel1970) don Angeli tornò anche adirigere il settimanale cattolico.Fu nominato direttore de «LaSettimana», il giornale voluto daGuano in sostituzione de «LaVita», dal 1966 al 1968.Caporedattore fu il suo storicocompagno di lotta e di azionepastorale don Renato Roberti.Nel 1963 Gianfranco Merli,Commissario nazionale dellaGioventù Italiana, nominò donAngeli assistente ecclesiasticonazionale. Incarico che ricopriràfino al 1973.Nel 1966 il vescovo Guano con-ferì a don Angeli anche il titolo diMonsignore e nel 1972 il nuovovescovo monsignor AlbertoAblondi lo nominò Prepostodella Cattedrale. Il 17 giugno del1972, insieme ad altri dodicisacerdoti superstiti di Dachau,fu ricevuto in speciale udienzada Paolo VI. Don Angeli morì il 26 maggio1978 per un male incurabile.

*Ricercatore Istoreco

14 100 ANNI don ROBERTO ANGELI

NOTE

1 R. Angeli, La Resistenza neicampi di deportazione, in Aspettireligiosi della Resistenza, Atti delConvegno Nazionale (Torino 18-19aprile 1970) a cura del Centro Studisulla Resistenza piemontese«Giorgio Catti», Aiace, Torino 1970;V.E. Giuntella, Il Nazismo e i Lager,Studium, Roma 1979, particolar-mente pp. 41-55 e 105-127; A.Cauvin – G. Grasso, Nacht undNebel (notte e nebbia), uomini danon dimenticare 1943-1945,Marietti, Torino 1981, pp. 199-238;R. Angeli, Vangelo nei lager, unprete nella Resistenza, stampa acura del Comitato LivorneseAssistenza e della «Stella delMare», Livorno 1985 (1ª ed. 1964).2 G. Merli, Don Angeli e i cattolicidemocratici in Toscana, CinqueLune, Roma 1978; F. Malgeri, Lasinistra cristiana (1937-1945),Morcelliana, Brescia 1982; A.

Parisella, Il Partito Cristiano Sociale1939-1948, Biblioteca di StudiCristiano Sociali, Roma 1984;Gerardo Bruni e i Cristiano Sociali,a cura di A. Parisella, EdizioniLavoro, Roma 1984; G. dellaMaggiore, Dio ci ha creati liberi.Don Roberto Angeli, interpreteardito del pensiero sociale cristia-no, un sacerdote livornese traResistenza e Ricostruzione,Editasca, Livorno 2008.

La lettera del Vescovo Piccioni, scintilla per l’impegno di don Angeli nel dopoguerra

“E’ stata per teun’esperienzadi dolori...”Livorno, 24 giugno 1945

Caro Angeli,

Grazie degli auguri e delle molte

espressioni affettuose colle quali

mi ti presenti e che mi hanno

commosso. Non temere di avermi

recato dispiacere: questo solo, se

mai, di essere stato in molta pre-

occupazione ed angustia per la

tua sorte, della quale da tanto

tempo non riuscivo a saper

nulla… ma questo non dipendeva

da te. D'altra parte, quanto già più

penosa l'incertezza, sento più viva

ora la consolazione.

È stata per te una esperienza di

dolori, che in anime volgari può

accendere o approfondire odio e

desiderio di vendetta; ad anime

più delicatamente cristiane come

la tua rende più sentita e operosa

la carità, l'unica cosa di cui il

mondo ha bisogno e che si ostina

a respingere.

Dio ti benedica, caro Angeli, come

con un affetto che non può dirsi a

parole io ti benedico e ti auguro

ogni bene.

Ora riposati per rimetterti in salute,

come ti desiderano tutti quelli - e

sono tanti - che ti vogliono bene e

tra i quali, anzi tra i primi, è il

Tuo aff.mo

+ Giovanni Piccioni

Fine anni ‘40,

davanti alla

chiesa del

Soccorso in

piazza della

Vittoria, don

Angeli celebra

la messa in

occasione del

25 aprile.

Sotto, padre

Giuseppe

Spaggiari

(1917) e don

Renato Roberti

(1921-1997),

amici e

collaboratori di

don Angeli.

Entrambi

ebbero un

ruolo

significativo

nella

Resistenza.

Spaggiari

divenne poi

segretario

personale del

vescovo

Piccioni (dal

1945 al 1959).

Don Roberti fu

una delle

penne più

graffianti del

settimanale

diocesano

Fides.

(Archivio

Centro Studi

Roberto Angeli)