CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha...

26
CENNI DI GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda

Transcript of CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha...

Page 1: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

CENNI DIGRAMMATICA

VENETA

Samantha Lenarda

Page 2: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

490

Page 3: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

491

Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto

Questo lavoro si propone di semplificare l’oneroso compito di quei linguisti e/o storici del linguaggio che si sono adoperati con incessan-te ricerca allo studio della modalità costitutiva di una lingua e della sua applicazione metodologica: con il verbo semplificare non inten-diamo però sminuirne i concetti o impoverirne i significati ma avvi-cinare in modo fruibile un argomento ostico come la grammatica ai “detentori del dialetto” rendendoli consapevoli degli strumenti lin-guistici che abitualmente usano parlando (e che diversamente si per-derebbero tra le pieghe del tempo). La motivazione di questa scelta è che noi riteniamo fondamentale il “diritto di appartenenza”: il dialetto appartiene a chi lo parla e deve essere compreso da chi lo usa: l’obiettivo che ci siamo posti è quindi quello di riuscire a rendere comprensibili anche quelle deduzioni che ne spiegano l’imprescindibile storicità linguistica. La cultura ed il dialetto sostengono infatti il concetto di identità re-gionale ed è per questo che consideriamo la divulgazione di una ma-teria così interessante e basilare, che solitamente trova spazio di di-scussione solo nelle aule universitarie, come l’intento di riportare al diretto interessato, al fruitore del dialetto, le origini dell’essenza di un popolo e dell’identità linguistica che gli appartiene e che marchia indelebilmente la sua propria unicità. Detto questo, ci rendiamo perfettamente conto che la percentuale di coloro che oggi usufruisce del dialetto come lingua di base si è di molto ridotta nel corso degli anni, principalmente perché è cambiato il grado di istruzione e di conseguenza si è modificato lo stesso tes-suto sociale che, trasformandosi, ha dato la preferenza alla lingua ita-liana come principale mezzo di comunicazione tra parlanti, relegan-do il dialetto a mera interiezione colloquiale: questa considerazione ci ha portati ad optare per lo sviluppo di una grammatica che partisse proprio dalla lingua più in uso oggi, appunto l’italiano, sebbene fos-simo ben consci del fatto che anche quest’ultimo, come il nostro dia-

Page 4: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

492492

letto, sia il risultato di un’evoluzione linguistica nata anch’essa da un idioma locale. Concludo facendo altresì presente che abbiamo formulato la seguen-te grammatica prendendo in esame solo una porzione temporale re-lativamente breve (di tre o quattro passaggi generazionali): abbiamo voluto fotografare solo un segmento di tempo in cui il nostro dialetto era ancora nell’uso quotidiano, un dialetto che oggi sta quasi ormai per essere sepolto nella memoria dei nostri nonni. Salutiamo dunque questo spaccato di un’epoca, questo fermo imma-gine linguistico e tendiamo l’orecchio alla sua continua evoluzione, augurandoci che mai se ne perda completamente l’uso.

Avvertimento al lettoreCome già detto, una grammatica è un elaborato artificiale che non nasce spontaneamente, ma che viene estrapolata in ogni sua regola da una lingua esistente, da un codice linguistico in uso tra parlanti: le derivazioni da una matrice linguistica comune sono necessarie per comprendere le mutazioni subite nel tempo dalla lingua presa in considerazione e sono altresì doverose per capire le motivazioni di alcuni esiti: mi vedo quindi obbligata a portare alcuni esempi da deri-vazioni latine o da altra matrice per dimostrare i procedimenti logico-deduttivi che hanno com-portato il passaggio ai nessi dialettali ora esistenti.Per quanto riguarda la pronuncia, essa non verrà trascritta secondo le regole dell’alfabeto fone-tico internazionale (IPA), poiché sarebbe un’ulteriore complicazione nella comprensione e nella fruibilità del dialetto; per ottenere un buon risultato, sarà quindi compito del lettore attento farsi parte diligente ed attenersi alle poche norme linguistico-comportamentali qui riportate.

Samantha Lenarda

Page 5: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

493493

Il vocalismo

Il vocalismo latino ha dato in italiano alcu-ni esiti ben noti che non ci dilungheremo a riportare; sia sufficiente rammentare, para-frasando dalla “Propedeutica al Latino” del Traina, che le vocali intemedie e, o, in epoca latina, potevano avere quantità breve o lunga e venivano pronunciate in maniera diversa, rispettivamente aperte o chiuse; a prescinde-re dai risultati e dalle trasformazioni lingui-stiche, anche la nostra pronuncia rispecchia questa distinzione: si è quindi preferito con-trassegnare le vocali con accenti fonici che le differenzino; se dunque si trova annotato l’accento acuto é, ó, le vocali dovranno esse-re pronunciate chiuse: candéla- candéla; botte- bóte;se invece si troveranno annotate con l’accen-to grave è, ò la pronuncia sarà aperta: bambino- putèlo; bicchiere- gòto.Da notare che la pronuncia veneziana della /e/ davanti a -nt-, -ns- ha generalmente timbro chiuso discostandosi così dall’italiano stan-dard che la vuole aperta, abitudine che si ri-flette generalmente anche nell’italiano regio-nale: gènte- zénte; sènso- sénso; vièni- vién; cliènte- cliénte; cènto- sénto; vènto- vénto;con alcune eccezioni soprattutto sugli agget-tivi numerali:viginti- vénti- vinti ma in italiano regionale- vènti;triginta- trénta- trènta. La diversa accentazione, come in italiano, può dare origine a quelle che in fonologia vengono chiamate coppie minime: béco (bécco)- bèco (bècco); vérze (verze)- vèrze (apre); bóte (bótte)- bòte (bòtte).

L’accento tonico Per definizione l’accento tonico indica la sil-laba su cui cade l’accento nella pronuncia: il dialetto segue le stesse regole della lingua italiana tranne quando anticipa la posizione dell’accento in alcune parole parossitone: restìo- rèstio;concìme- còncime; calcàre- càlcare;o quando la posticipa: circùito- circuìto; intùito- intuìto; confondendo in questo caso l’accentazione del sostantivo con quella del verbo..Davanti a /n/ seguita da consonante velare o a –gl, la /i/ e la /u/ toniche tendono a trasfor-marsi in /e/ e in /o/:spingere- spénzer;famiglia- famégia;lungo- lóngo;unghia- óngia;unto- ónto.

____________________________________

Alfabeto e pronuncia

L’alfabeto veneziano è formato da ventun let-tere (cinque vocali e sedici consonanti) come il fondamentale italiano.La pronuncia è la seguente:a, bé, cé, dé, è, èfe, gé, aca, i, èle, ème, ène, o, pi, qu, ère, èsse, té, u, vé, zéta o zita.

Il dittongo ed il trittongoL’unione di due o tre vocali che si pronuncia-no con una sola emissione di fiato prende il nome di dittongo: cuore- cuòr; pietra- pièra; fiore- fiór; o di trittongo: ragazzi- fiói;fagioli- fasiò(l)i.Essendo la i e la u fonemi instabili, oscillanti

Il vocalismo/Alfabeto e pronuncia

Page 6: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

494494

tra il timbro vocalico e quello consonantico, esse sono per tal motivo denominate semivo-cali o semiconsonanti /j/ e /w/ e si distinguo-no a seconda della posizione che occupano all’interno della parola e secondo i fonemi che li seguono o li precedono.Per la formazione di un dittongo si rende ne-cessaria l’unione di una semivocale con a, e, o; oppure l’unione di due semivocali. I dittonghi uo, ie, sono detti dittonghi mobili perché, quando nelle parole derivate l’accen-to non cade più su di essi, perdono la prima vocale: scuò-la, scolàro; cié-lo, celèste.Da segnalare: la pronuncia dell’incontro tra la semivocale /j/ e la vocale /e/ segue gene-ralmente l’italiano standard iè /jε/: gondolière- gondolièr; cavalière- cavalièr (la cosa non avviene ne-gli altri dialetti veneti, ma alcuni nomi, fan-no eccezione: dièci- diése; niènte- niénte- gnénte).L’apertura del dittongo /wò/- uò in dialetto si contrae in una ó chiusa perdendo la semivo-cale:bonum- buòno- bón;locum- luògo- lógo;coquus- cuòco- cógo

Nota sui trittonghi. Nel nostro dialetto la ricorrenza è assai rara perché la successione delle sillabe viene spesso interrotta da un inserimento conso-nantico: ad esempio, aiutare diventa a-giu-tar di evidente derivazione latina adiuvare dove il nesso /dj/ subì la trasformazione nel tempo in /j/ e quindi in -gg- che in dialetto non regge e quindi perde una doppia per il processo detto di “degeminazione”

___________________________________

IatoCondizione necessaria per la formazione del-lo iato è che le due vocali contigue formino

sillabe separate. Costituiscono sempre iato:- le due vocali contigue a, e, o (ma-è-stro, sa-é-ta); - le due vocali contigue semiconsonantiche i, u toniche (cor-te-sì-a, pa-ù-ra).Lo iato si trova anche nelle parole composte in cui i significati dei due termini si percepi-scono ancora indipendenti (ri-aver)..____________________________________

Comportamento ricorrente del dialetto

La degeminazioneE’ il fenomeno per cui il raddoppiamento del-le consonanti di una parola perde efficacia e subisce scempiamento: gatto- gato; mamma- mama.Generalmente ciò accade anche in posizione fonosintattica (trattasi di un raddoppiamento fonetico che avviene spontaneamente in lin-gua italiana tra una parola che termina in vo-cale ed una parola che inizia con consonante: ad esempio la frase “vado a casa” risulterà al-l’orecchio vado “accasa” che foneticamente si scrive /a’kkasa/).Nel dialetto, che non ammette questo raddop-piamento, la frase suonerà “vado casa”.

Perdita della vocale finaleSi verifica nel nostro dialetto quando la paro-la termina in -le, -re, -ne:ospedale- ospeal; andare- andar; cane- can.

La lenizione delle consonantiIl termine stesso ne descrive la fenomeno-logia: si tratta di un rilassamento sonoro, un ammorbidimento della natura velare del-le consonanti che si trovano in posizione in-tervocalica e che, in alcuni casi, si riduce in modo tale da cadere:

Iato/Comportamento ricorrente del dialetto

Page 7: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

495495

marito- marido- marìo; maturo- maduro- maùro.Di seguito riporto qui il comportamento di al-cune consonanti che, di norma, subiscono le-nizione (o addirittura la caduta della conso-nante stessa):

- la consonante C /c/ velare in dialetto sono-rizza in G /g/:dico- digo;amico- amigo;

- la consonante T /t/, assume l’esito della D /d/ e può subire caduta la sola consonante intervo-calica o addirittura l’intera sillaba finale:nepotem- nipote- névodo;catenam- catena- cadena- caéna;flatum- fiato- fiado- fià.Nota: alcuni nomi di derivazione latina con -t- o con il nesso consonantico -tr- in posizio-ne intervocalica, subiscono lenizione in ita-liano con la conseguente caduta dell’intervo-calica in veneziano:hospitalem- ospedale- ospeal;patrem- padre- pare;critare- gridare- criar.In altri casi l’italiano mantiene il nesso inter-vocalico latino mentre nel dialetto veneziano subisce caduta:vitrum- vetro- véro;anitram- anatra- ànara;

- la consonate P /p/ smorza la sua naturale esplosività e si riduce sovente a V /v/ (che in alcune parole addirittura cade):capelli- cavéli;sapere- savér;sapone- saón;sopra- sóra.Ciò non accade mai nelle parole con -pi- in-tervocalica:capito- capìo;capitano- capitano;

- in posizione intervocalica il comportamento della consonante B /b/ è spesso associato alla

consonante V /v/ così che, in dialetto, spesso si scambiano e si confondono tendendo tal-volta alla spirantizzazione:bibere- bibita- bivita;labrum- labbra- lavri o làvari;o, talaltra, al betacismo:avuto- avudo- avuo- abuo;laborare- lavorare- lavorar- laborar.Alcuni nomi subiscono caduta di -b- / -v-:tabulam- tavola- tàola- tòla;

- la consonante V /v/ può subire caduta:uva- ua;rivo- rio, ma riva- riva.

Alcune osservazioni:- La duplice natura della consonante S e della consonante Z.La consonante S in posizione iniziale di pa-rola segue gli stessi esiti dell’italiano cam-biando la sua natura da sibilante sorda /s/ a sonora /z/ a seconda delle consonanti che la seguono:sole- sol;scaldato- scaldà;sdentato- sdentegà;In posizione intervocalica la pronuncia sarà generalmente sonora:casa- casa;viso- visin, viséto;chiesa- ciésa.Si è voluto mantenere lo stesso grafema s in entrambe le accezioni e non differenziarlo tra s sorda e quella sonora /z/ perchè essen-do l’autrice di origine settentrionale, e preci-samente veneziana, non possiede il concetto fonico della s sibilante sorda in posizione in-tervocalica quindi, poiché nella lettura, ove mai si riscontri differenza alcuna nella grafia, la nostra pronuncia predilige per natura e po-sizione geografica sempre la sibilante sonora (la s di sballo): così ho cercato di mantenerla confidando nella buona memoria del lettore, sperando che non me ne voglia.Per rendere ancora più esplicito tale concet-to riporto un aneddoto capitato in una prima

Comportamento ricorrente del dialetto

Page 8: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

496496

elementare di Venezia: la maestra, di origi-ne laziale, diede come compito: “disegnare una casetta”, ma non lo scrisse alla lavagna (i bambini non l’avrebbero saputo leggere) e quindi lo assegnò a voce. Ed ecco subito l’equivoco: mia figlia tornò a casa pensando di dover disegnare una “cassetta”: il messag-gio che aveva recepito era stato confuso dalle sue s intervocaliche che sono generalmente sonore, mentre quelle della maestra, peraltro foneticamente corrette, erano state pronun-ciate con timbro sordo.

- Le consonanti doppie nella grafia dialetta-le.Come si è potuto notare il dialetto venezia-no opera uno scempiamento delle consonan-ti doppie italiane, ma ciò non significa che il dialetto ne sia privo, tant’è che in alcuni casi è utile segnalarne graficamente la presenza:- per esigenze distintive:visino- visin; vicino- vissin; piacere (verbo)- piàser; piacere (sostantivo)- piassér; muso- muso; asino- musso;- per rispettarne la derivazione: hashish- assassino- ‘ssassin;eccum sic- così- cussì;- per non tradirne la derivazione latina in -tj- che si vedrà in seguito.Questo fenomeno riguarda per lo più il fone-ma /s/ la fricativa sibilante sorda.

La X era molto usata nella grafia storica e molto spesso denotava una pronuncia in s so-nora, ma nel nostro caso, ho ritenuto il grafe-ma x desueto quindi ho preferito usare, come ho poc’anzi dimostrato, la doppia s, o nel caso del verbo essere il grafema z /z/ come simbolo per la sibilante sonora nella seconda e terza persona singolare: egli è- lu el zetu sei- ti ti ze

- La consonante Z /ts/, affricata dentale sor-da, essendo dotata di due nature come la pre-

cedente consonante, generalmente rinuncia al timbro occlusivo dando esito in dialetto alla fricativa sibilante sorda /s/:zucchero- sucaro;zucca- suca;zitto- sito;ma se la consonante Z /ts/ si trova davanti a iato oppure davanti alla vocale /e/ dà come risultato una fricativa sibilante sonora /z/ che abbiamo reso con il grafema zzio- zio;zecchino- zéchin;zecca- zéca;

____________________________________

Le palatali

- la consonante C seguita dalle vocali E, I: se posta all’inizio di parola generalmente dà esi-to ad una sibilante sorda /s/:certo- sèrto;cena- séna;cima- sima;tranne le dovute eccezioni: celeste- celèste; cioccolata- cicolata;se in posizione intervocalica dà esito ad una sibilante sonora /z/ indicata con il grafema s:cucina- cusina;lucertola- losèrtola;pace- pase; in alcuni parole si può trovare la doppia gra-fia: cucire- cùser, cùzer; tacere- tàser, tàzer; piacere (verbo)- piàser, piàzer; ma in alcuni casi la s risulta sorda:piacere (sostantivo)- piassér.vicino- vissin;

- la consonante G seguita dalle vocali E,I: l’affricata palatale evolve per la maggior par-te dei casi, in fricativa sibilante sonora che in dialetto abbiamo reso con il grafema z:gente- zénte;

Le palatali

Page 9: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

497497

leggere- lèzer;ungere- ónzer;pungere- pónzer;ma in alcuni casi rimane invariato:giro- giro; gelo- gèlo.La consonante G derivata da parole latine in dj- danno esito dialettale in /z/:diurnum- giorno- zórno;e lo stesso vale per le parole latine che inizia-no per semiconsonante:iam- già- zà;iocare- giocare- zogar.Come si può notare, in questo specifico caso, il dialetto si basa sull’esito dell’italiano il quale, pur derivando da nessi latini diversi, evolve in G seguita da vocale e, i e conse-guentemente il risultato dialettale ripropone la sibilante sonora /z/.

____________________________________

Alcuni esiti particolari di pronuncia

- La consonante L /l/Il suono della occlusiva dentale laterale nel-l’accezione veneziana non è stato riprodotto nell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) ed alcuni linguisti si sono cimentati in una possi-bile descrizione che ne esprimesse la sonorità effettiva: il Lepschy dà come definizione “ar-ticolazione in cui l’aria passa attraverso un av-vallamento nella parte centrale nel dorso della lingua, sollevato verso la volta palatina, men-tre i due lati del dorso della lingua sono a con-tatto con i lati della corona dei denti superio-ri”; il Canepari considera la /l/ come una se-mivocale prevelare arrotondata e ne fornisce l’illustrazione in cui sono messi in evidenza i punti toccati dalla lingua all’interno del cavo orale dopo l’emissione dell’aria. In veneziano la /l/ ha varie modalità di pro-nuncia che riporterò qui di seguito tentando di descriverne la particolarità; premetto, inol-tre, che non sarà usato qui alcun segno di di-stinzione per rendere graficamente il timbro

della laterale dentale: la /l/ seguita dalle vocali o, a si pronuncia se-condo il modo veneziano: si ritira la lingua in modo che, arcuandosi, appoggi lateralmente contro i molari superiori; quindi la si spinge leggermente in avanti lasciandola libera nella pronuncia della vocale successiva alla l:lana- lana; lucertola- losèrtola;-seguita dalla vocale u: si pronuncia come una “elle mouillé” francese: luglio- lùgio; lui- lu; -seguita dalla vocale i può dare esiti foneti-ci diversi: può mantenere il suono delle l italiana: lepre- lièvoro; o può anche cadere completamente nelle par-late di alcuni sestieri: limpido- lìmpio, ìmpio; nebbia- calìgo o anche caìgo: in quest’ulti-mo caso è bene far notare che la l non sempre cade ma spesso viene pronunciata alla vene-ziana cioè arretra la propria posizione da den-tale a palatale ed essendo e, i vocali anterio-ri palatali anch’esse, la l subisce una caduta apparente mentre in realtà la sua pronuncia si fonde assieme alle vocali che la seguono: scale- scale- scae; - se è in posizione finale di una parola ed in-sieme in posizione iniziale della parola che segue, cade incorporandosi alla consonante l della parola precedente, perciò la frase:“scendi dal letto” non risulterà “vien zò dal (l)eto” con la laterale dentale pronunciata alla maniera di Venezia, ma: “vien zò daleto” se-guendo la regola della degeminazione fono-sintattica di cui sopra.- se si trova in finale di parola, generalmen-te a causa della caduta della vocale finale, si pronuncia come l’italiano “qual”: canale- canal.Nota: alcuni vocaboli non seguono la rego-la generale: di conseguenza la consonante /l/ viene pronunciata come in lingua italiana: leone- leon; lido- lido; letame- loame; loffio- lòfio; lupo- lovo ...

Alcuni esiti particolari di pronuncia

Page 10: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

498498

- La consonante R /r/, nella pronuncia dia-lettale, arretra la posizione della lingua sul palato: in questo modo, durante l’emissione dell’aria, la punta della lingua tocca la metà del palato, e leggermente vibrando dà origine alla r veneziana. Sembra quasi essere un difetto di pronuncia, in realtà è la caratteristica che contraddistingue il dialetto veneziano e lo rende riconoscibile: questa particolarità si riscontra anche nell’ita-liano regionale dei veneziani e tra la gente era in uso chiamare questo evidente impigrimento della R “el parlar reroraro” vocabolo intradu-cibile e chiaramente onomatopeico.La R subisce metatesi in alcuni vocaboli:starnutire- stranuar;fabbro- favro- fravo; dentro- drento.

- La dissimilazione delle liquide e delle na-saliLa dissimilazione è un fenomeno che diffe-renzia un segmento fonico identico ad un al-tro in un determinato contesto. Il veneziano tende a confondere ed a scam-biare consonanti fonologicamente affini:cultellum- coltello- cortelo;purtroppo- pultropo;mappamondo- napamondo.

Nessi consonanticiil fenomeno della palatalizzazione:- il nesso di derivazione latina kl- dà come esito in italiano il nesso kj- (chi-) ed evolve in dialetto palatalizzando:clamare- chiamare- ciamar;ecclesiam- chiesa- ciésa;clarum- chiaro- ciaro.

In dialetto esiste il nesso s-c non presente in italiano se non in un caso: scervellato in cui avviene la separazione della s dalla c:schiavo- s-ciavo;scheggia- s-cénza.

- il nesso latino gl- in posizione iniziale di pa-rola, diventa gj- (ghi-) in italiano, in dialetto

palatalizza: glaceum- ghiaccio- giasso;glandulam- ghiandola- giandussa;- lo stesso esito dialettale in g affricata pala-tale si ha dal nesso consonantico latino lj- che evolve in italiano in -gli- ed in dialetto in -gi oppure in -j-: familia- famiglia- famégia o faméja;mulierem- moglie- mugièr o mujèr;allium- aglio- àgio o ajo.La diversa pronuncia per tradizione dipende dai sestieri: generalmente a Cannaregio e a Castello preferiscono l’accezione -j-.Alcuni nomi fanno eccezione; infatti, seppur derivanti dalla stessa desinenza hanno un esi-to diverso:coniglio- conìcio oppure cunicio, differente-mente dagli altri dialetti veneti che riporta-no conejo

- La consonante nasale dentale n + e, i, pala-talizza in gn:neanche- gnanca; niente- gnente;

- il nesso italiano gn mantiene la palatalizza-zione anche in dialetto: gnocco- gnòco.

- Il nesso italiano ng evolve in dialetto in al-cuni casi in palatale gn:mangio- magno; tengo- tègno; in altri casi dà esito in fricativa sibilante so-nora z : ungere- ónzer; pungere- pónzer; in altri ancora mantiene la pronuncia italia-na: ingegnere- ingegner.

-Il nesso italiano sc perde la palatalizzazione e diventa s /s/ sorda:scimmia- simia; scienza- siénsa.

Nessi consonantici

Page 11: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

499499

- La consonante M /m/ che precede le occlu-sive /b/ e /p/ e la nasale dentale /n/ in finale di parola rimasta tronca dalla caduta della vo-cale atona finale vengono pronunciate come una n nasale velare, come nell’italiano “ban-ca”:imbarcarsi- imbarcarse- inbarcarse; imbuto- impiria- inpiria; mano- man; cane- can.

- Il nesso italiano rj, di derivazione latina -arius, in italiano perde la vibrante e diventa -aius, -aio: in alcuni casi il dialetto restituisce la forma originaria in aro, ario, ariòl:januarium- gennaio- zenaro; herbarium- erbaiolo- erbariòl.Ma generalmente il dialetto dà la forma in -erAd esempio i nomi dei mestieri: caligarium- calzolaio- calegher;beccarium- macellaio- becher;librarium- libraio- librer;lo stesso valga per i nomi di alcuni alberi:pomarium- melo- pomer;ficum- fico- figher.

-il nesso intervocalico latino -kj- evolve in italiano in -cci- e in dialetto in -ss-brachium- braccio- brasso; seguendo la regola della lenizione delle pa-latali italiane.

- il nesso italiano gu-, di probabile derivazio-ne germanica w-, in dialetto si mantiene:guadagno- guadagno (tranne nel vocabolo guardare derivato da un’ipotetico germani-smo ward che si trasforma nel dialettale var-dar: si ha testimonianza di questo termine già nel XIV secolo in un documento notari-le redatto a Venezia da tale Pignol Zucchello di origine pisana che appunto riporta varda in luogo di guarda, ma a dimostrazione che all’epoca lo stesso esito era più esteso del-l’odierno unicum guarda- varda). Ne riporto due esempi dalla tenzone tridialet-tale del Canzoniere Colombino di Nicolò De’

Rossi in cui vengono usati Verço al posto di Guercio e vadagnis per guadagni: “ Verço, co’ tu sis struolego che montisurir aqua cum verigola ad olto!Pesse tristo, mo’ co no’ < tu - t’afrontis(e certo cusì fas tu en Riolto)mo’ stas tu coy signori, e sì contische ’l dose col conseio è stado molto,e che tanto vadagnis, se t’apontis,che pos mançar folege e mesolto.Bestia bestia, co’ < tu - sis enganado!Vèstite ad oro e sis conparisente,e và cum gl’oltri a l’oste de Ferera:averàs ficio e seràs meritado.Or oldi: no ti sgumentar nïente,cha, par Dïo, nu averemo la tera.”

- il nesso latino -tj- intervocalico in italiano dà esito ad una z affricata dentale sorda e nel dialetto diventa -ss-. Ho segnato graficamen-te la doppia s sebbene il dialetto non abbia geminazione allo scopo di sottolinearne la pronuncia enfatizzante.Venetiae- Venezia- Venessia;statio- stazione- stassion: ma in alcuni casi pur derivando dallo stesso nesso latino il dia-letto ha un diverso comportamento:rationem- ragione- razon (questo fenome-no accade perchè quando il nesso latino -tj- si trasforma in italiano in G seguito da e, i, il dialetto applica la regola sopra riportata e restituisce una fricativa sibilante sonora che viene qui resa con il grafema z).Vorrei ora soffermare l’attenzione su un voca-bolo usatissimo nel dialetto veneziano: ciò.La sua derivazione è dal latino tollere- tore- tor- tuor- tjor; il Boerio attesta la pronuncia cior, da cui si ha ciò: si usa generalmente come intercalare popolano ed indica un raf-forzamento negativo o positivo nella volon-tà della risposta; quando è negativo è sovente accompagnato da gesti scurrili.Ciò, el me ga dito che vaga da lu (in questo caso è un richiamo all’attenzione).Ti vol che te vaga fora de casa? Ciò! (in que-sto caso trattasi di risposta negativa secca, ar-

Nessi consonantici

Page 12: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

500500

ricchita dal gesto della passera). Ti vien a magnar a casa mia? Ciòòò.. oppure e ciòòò...(il prolungamento della o indica ov-vietà affermativa nella risposta).

ApostrofoIndica in generale la caduta della vocale o della sillaba iniziale o finale di parola e serve ad indicare l’elisione, l’aferesi e l’apocope.

AferesiL’aferesi è la caduta di una vocale o di una sillaba iniziale di parola che viene sostituita con un apostrofo. Da notare che il dialetto veneziano è popola-to da aferesi:questa qua-‘sta qua; è sempre in dubbio- el ze sempre tra ‘l si e ‘l no; andiamo o non andiamo?- ‘ndemo o no ‘nde-mo?In particolare la /a/ quando si trova in posi-zione iniziale atona spesso cade:arrivare- ‘rivar;andare- ‘ndar;aspettare- ‘spetar.

ApocopeL’apocope avviene quando cade la sillaba o la vocale finale (sostituita dall’apostrofo), in-dipendentemente dalla parola che segue: e poi mi ha detto…- e po’ ‘l me ga dito...; e poi siamo andati a casa...- e po’ semo ‘ndai a casa o a ca’.

ProsodiaLa mescolanza di questi comportamenti ri-correnti, il ritmo dell’accentazione ossitona e l’alternanza delle quantità vocaliche regala-no al dialetto quella modulazione cantilenan-te che lo rende subito identificabile: sembra quasi che l’espressione dialettale si compon-ga e si conformi sulla territorialità insulare, sul movimento ritmico delle lunghe onde la-gunari che si susseguono in una lenta e co-stante danza, sul sinuoso andamento caden-zato dei ponti, sul succedersi scansionato del remo che si distende morbido nell’acqua. Il nostro dialetto si compone di questi suoi atavici segmenti dando luogo ad una parlata unica e, tra noi, imprescindibile.

Apostrofo/Aferesi/Apocope/Prosodia

Page 13: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

501501

MORFOLOGIA

Il nome

Il nome nasce dalla necessità di distingue-re gli oggetti, gli esseri, le idee ed i fatti fra loro.Quando il nome determina l’oggetto (omo, dona, can, fior, pianta) è detto sostantivo. Il nome, può essere:- concreto quando indica qualsiasi cosa che si può vedere, toccare, sentire, odorare e gu-stare: bambino- putèlo; tavola- tola; canzone- canson; fiore- fior- astratto: quando è compreso nella sfera emozionale e cioè che non si può né vede-re, né toccare, né sentire se non attraverso i sentimenti: angelo- angelo; bellezza- beles-sa; bontà- bontà;- proprio: quando ci si riferisce ad un solo in-dividuo di una specie: Toni, Bortolo, Bepi...;Da notare che, a differenza dell’italiano, il nome proprio femminile in dialetto è sempre anticipato dall’articolo determinativo con-cordato: la Maria, le Marie;- comune: quando si riferisce nel complesso a intere classi di persone, animali o cose: i cani- i cani, gli uomini- i òmeni, il fiume- el fiume;- collettivo: quando si vuole indicare un in-sieme di individui della stessa specie: flotta- flota, vasellame- vaselame, posate- possàe.I nomi possono essere:- primitivi, quelli formati da radice + desi-nenza: cas (radice) + a (desinenza), casa; - derivati, quelli che derivano dai primitivi: casa-casalinga;- alterati, quelli che sono la risultanza dei nomi primitivi ai quali si aggiunge un suffis-so con il risultato di modificarne il signifi-cato.

L’alterazione può dare origine a:- diminutivi o vezzeggiativi con desinenza in

-éto -usso

viso- viseto péto- petusso

-èla - in, èlo

puta- putèla campana- campanin o campanèlo

Da sottolineare che esistono delle eccezioni: piccolo- picòlo oppure picenin (picinin) con due accezioni diverse: il primo termine indi-ca la statura o l’età, il secondo definisce so-litamente un appellativo dato con affetto ai bambini durante l’infanzia.Un’altra desinenza che designa un’alterazio-ne vezzeggiativa è -esso e viene usata gene-ralmente per indicare parole che riguardano la sfera affettiva / amorosa: coccole- cocole- cocolessiAggiungo un solo caso di vezzeggiativo in -oldo, usato preferibilmente ad alterazione del termine primitivo sémpio il cui significa-to principale è sciocco, ma viene spesso pro-nunciato in maniera bonaria. Il suo alterato sempiòldo ha l’accezione di sciocchino, stu-pidino come intercalare consolatorio.

- accrescitivi con desinenza in

-on -oto

Grasso- grasson Cicio- cicioto

Da notare che maton non è accrescitivo di matto- mato, ma indica il mattone e cava-lon non deriva da cavallo- cavalo ma indica un’onda più grande del normale. - dispregiativi con desinenza in

-uco -asso

Pélo- peluco Capèlo- capelasso

-astro

Zovine- zovinastro

Morfologia

Page 14: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

502502

Talvolta la desinenza in -asso assume il signi-ficato di grande: el ze un siorasso non sem-pre con significato spregiativo ma, a secon-da dell’intenzione, si potrà anche interpretare come: egli è un gran signore. Senza dimenticare che il Canal Grande ha sempre avuto l’appellativo di Canalasso. - composti: sono quei nomi formati dall’unio-ne di due termini: acquasanta- aqua-santa; capolavoro- capo-lavoro; lampionaio- impissa-farai.

Nella lingua italiana di solito, aggiungendo. la desinenza -aio al nome di un oggetto in-dustriale, si forma il nome del mestiere di chi fa o smercia quell’oggetto: così da cap-pello abbiamo cappellaio; da libro, libraio; merce (varia) merciaio; carbone, carbonaio ecc.

Specchietto italiano - dialetto veneziano delle parole che aggiunte alla desinenza formano il nome di un mestiere o altro:

italiano veneziano prestitiDesinenza in -aio Desinenza in -er Francese cappello/cappellaio capelo/capeler Chapelierlibro/libraio libro/librer Livriermerce/merciaio merce/marser Merciercarbone/carbonaio carbon/carboner Charbonierdesinenza in -iolo; -endolo

desinenza in -riol

bosco/boscaiolo bosco/boscariolbarca/barcaiolo barca/barcariolfrutta/fruttivendolo fruti/frutariol

La desinenza italiana in -ugliolo trova uscita nel veneziano -ìgolo.

desinenza in -ugliolo desinenza in -ìgolo

rivendita/rivendugliolo, a revendita/revendìgolo, a (unicum)

desinenza in -tore, -trice desinenza in -dor, -ora

suono/suonatore sóno/sonadorSuonatrice sonadoramisura/misuratore misura/misuradórMisuratrice misuradórafornire/fornitore fornir/fornidorFornitrice fornidóra

In dialetto veneziano non sempre i nomi dei mestieri corrispondono a quelli della lingua italiana; ne elechiamo alcuni:l’arrotino- el gua di probabile derivazione da un tardo latino acutiare- rendere aguzzo, af-filare;il pasticciere- el scaleter, pare che le scaléte fossero una pasta dolce a forma di scala a pioli che veniva esposta nella vetrina del pa-sticciere;il lattaio- el pestrin, dal latino pestrinum che indica il locale in cui si produce il cacio o dove si macina il grano;il fornaio che cuoce il pane- el pistor, dal lati-no pistorem. I pistores publicae annonae era-no gli incaricati alle provviste di grano; il farmacista- el spissier, dal latino species che indica i prodotti che subiscono manipola-zione (ad es: il vino è una species dell’uva), quindi il venditore di “specifici”;il guantaio- el mus-cer. Il Boerio riporta “per l’uso che v’era di vender guanti con l’odore di muschio”;lo stagnino- el piriéta, era colui che aggiusta-va gli imbuti chiamati in dialetto impirie dal greco peirein- infilare con, in - dentro;il lattonaio- el bander, probabile derivazione dal latino medievale banda indicante lamiera di metallo sottile;il materassaio- el stramasser.

A volte il nome del mestiere nasce sia dal verbo dell’azione sia dall’oggetto su cui si opera come, ad esempio, nell’italiano spaz-zacamino,: spassacamin o scoacamin, sia dal soggetto e dall’azione: l’omo del (che porta)

Morfologia

Page 15: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

503503

giasso- l’uomo del ghiaccio, quelo che giusta le gorne- l’uomo delle grondaie

____________________________________

Il genere dei nomi

Sono generalmente maschili:- i nomi terminanti in -o: el libro, el bidelo, el putelo; fanno eccezione: la radio, la moto... - i nomi che terminano per consonante: el sport, el bar, el can, ecc.; fa eccezione: la man;- tutti i nomi di albero terminanti in -er, in -o, in -e (el pomer, el perer, l’arese); - i nomi di frutti: el pomo, el pero, el figo, el limon;Dunque come si può notare, mentre in italiano generalmente i nomi di frutto sono femminili e quelli dell’albero corrispondente sono maschi-li: la mela, il melo. Ciò non accade in dialetto che restituisce ad entrambi il maschile come dagli esempi sopra riportati: el pomo, el po-mer, sebbene in alcuni casi affianchi l’italiano dando il genere femminile al frutto: la bana-na- la banana, la ciliegia- la sarièza ed esplici-tando il genere dell’albero con una locuzione: l’albero delle banane- l’albaro dele banane,l’albero delle ciliegie- l’albaro dele sarièze (o talvolta sariezer);- i nomi dei monti, dei fiumi e dei laghi anche se terminano per -a, -e: el Grappa, el Piave, el Garda perchè si sot-tintende la parola monte, fiume, lago; fanno eccezione: le Alpi, le Dolomiti.- i nomi dei mesi: zénaro, fébraro, marso, avril, màgio, giugno, lùgio, agosto, setèmbre, otobre, novèmbre, desèmbre perchè si sottintende el mese de...Una curiosità: in origine il calendario romano contava dieci mesi. Vennero aggiunti poi Gen-naio e Febbraio; nella riforma giuliana (Giulio Cesare) del calendario il mese quintile prese il nome di Julius (luglio); quando Augusto vol-le cambiare il nome del mese sextilis in Augu-stus (agosto), trovando che il mese di luglio aveva trentun giorni, non volle essere da meno

di Cesare e tolse un giorno a febbraio per ag-giungerlo al suo agosto. L’ultima riforma del calendario avvenne con papa Gregorio Ma-gno, ed è quella adottata ancor oggi;- i nomi dei giorni della settimana: luni, mar-ti, mèrcore, ziòba, vènere, sabo perchè si sot-tintende el zorno de; fa eccezione doméne-ga perchè deriva dal latino pars dominica, la parte della villa di proprietà padronale (do-minus, signore e quindi persona che si occu-pa di far lavorare altri perché mantengano la sua proprietà).

Sono generalmente femminili:- i nomi terminanti in -a: la casa, la maestra... fanno eccezione: el poe-ta, el problema, el giornalista, el clima; - i nomi che terminano in -ù: la zoventù, la virtù; fanno eccezione alcuni nomi di origine straniera: el cauciù, el cara-catù; - i nomi terminanti in -i: la crisi, l’analisi; fa eccezione el brindisi.

Formazione del femminilePer quanto riguarda la formazione del fem-minile l’unica eccezione alla lingua italiana è la desinenza dal maschile -tor, che solitamen-te si risolve al femminile con -trice; mentre in dialetto veneziano risolve, per la maggior parte dei casi, in -tora: attore- attrice- ator - atrice ma tintor - tinto-ra; pastor – pastora.Altra cosa curiosa da sottolineare è che fino agli anni ’50 era invalso l’uso, per indicare la moglie, di formare al femminile il cognome del marito: la Bosèla (la moglie di Bosèlo), la Boschina (la moglie di Boschin).

Alcuni nomi hanno un femminile completa-mente diverso dal maschile:

omo donazenero niora, gnoramissier madonabéco cavramolton piègora

Il genere dei nomi

Page 16: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

504504

Nomi di animaliIl dialetto segue generalmente la lingua ita-liana, ma segnalerei la trasformazione del femminile oca nel maschile dialettale oco, e in ugual modo la lepre diventa el lièvoro. Inoltre i colombi sono designati solo dal ma-schile, perché a noi irriconoscibili nel genere, mentre si usa il femminile quando il colombo è bianco per ovvia iconografia tradizionale.

Esistono alcuni nomi che possiedono sia nel femminile sia nel maschile un’unica forma e si riconosce a quale genere appartengono dal-l’articolo e dall’aggettivo ad essi concordato: cantante, negoziante, ecc., in dialetto alcuni di questi nomi fanno eccezione: nipote- ne-vodo, nevoda; in altri casi come “negoziante” il nome esiste solo con un sinonimo costituito da entrambi i generi: botegher, boteghèra.

- I nomi in -co e -go, in dialetto, fanno ecce-zione al plurale e seguono in alcuni casi:la lenizione: fuochi- fóghi; asparagi- ‘spàrazi; manici- maneghi; in altri casi si adattano al timbro sordo del singolare;pratico- pratico-pratichi; sindaco- sindaco-sindachi; parroco- paroco-parochi;in altri ancora tralasciano la regola dell’assi-bilazione delle palatali ce, ci adattandosi alla forma del singolare dialettalegreco- grego-greghi; manico- manego-mane-ghialcuni nomi invece presentano ambedue le variantiamico- amigo-amighi (amissi); nemico- ne-migo-nemighi (nemissi); I nomi difettivi sono quelli che mancano del singolare o del plurale: in dialetto alcuni nomi, a differenza dell’italiano, conservano ambedue i numeri: i pantaloni- la braga, le braghe; le mutande- la mudanda, le mudande; gli occhiali- l’ocial, i ociali; il nailon- el nailon, i naili.

- I nomi sovrabbondanti hanno diverse desi-nenze sia nel maschile che nel femminile o solo nel singolare o nel plurale.Nella maggior parte dei casi il dialetto segue la stessa regola dell’italiano ma i sovrabbon-danti con plurale maschile in -i e plurale fem-minile in -a con modifica nel significato della parola al singolare, sono assai pochi: il fondamento- el fondaménto, i fondaménti (le regole prime); le fondaménte (della casa); il cervello- el sarvèlo, i sarvèli (le intelligen-ze), le sarvèle (materia cerebrale); il budello- el buèlo, i buèli (i cunicoli), le buèle (le budella).In italiano alcuni sostantivi sono sovrabbon-danti nel plurale mentre nel dialetto fanno il plurale con un’unica desinenza:

braccia - bracci brassiossa - ossi ossilabbra - labbri labri, lavrifrutta - frutti fruti

In italiano alcuni nomi maschili in -o hanno il femminile nel plurale:uovo- uova; paio- paiain dialetto il plurale concorda con le regole del nome maschile ed esce in -i al plurale:vóvo- vóvi; péro- péri.

I nomi in -eLa formazione del plurale segue i nomi ma-schili in -o come in italiano. Fanno eccezione:la chiave, le chiavi- la ciave, le ciaveil bue, i buoi- el bò, i bòil numerale mille- mile nei multipli in dialetto si mantiene mile e quindi domile, tremile.

___________________________________

L’articolo

Gli articolo possono essere determinativi o indeterminativi.

Il genere dei nomi

Page 17: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

505505

Articolo determinativo:

masch.sing. Masch. pluril- el i- i

femm. sing. femm. plur.la- la le- le

Premetto che il dialetto non usa quasi mai l’articolo determinativo lo maschile singola-re, gli maschile plurale e nemmeno l’articolo indeterminativo singolare uno. L’articolo el sing. e i plur. si usano davanti a tutti i sostantivi di genere maschile singola-re e plurale, anche davanti a quelli che ini-ziano per s spuria, o complicata e ai gruppi gn, ps, pn: lo spione, gli spioni- el spion, i spioni; lo sgabello- el scagno, i scagni; lo gnocco- el gnoco, i gnochi;lo psicologo, gli psicologi- el psicologo, i psicologhi. Da notare che spesso questi nessi subiscono metatesi: el spicologo oppure vengono sem-plificati el sicologo.Nota: in alcuni isole di Venezia, tra cui Bura-no, l’articolo determinativo maschile singo-lare el, è spesso sostituito da lo e usato anche davanti ai nomi propri di genere maschile, cosa alquanto inusuale: lo gato, lo AldoInoltre viene omesso davanti agli aggettivi possessivi: mio papà, mia mama, mia sorela, mio fradelo, mia morosa tranne nelle forme af-fettive: la mia soreleta d’oro, caro el mio ben.

Articolo indeterminativo:

masch. sing. femm. sing.un- un, ‘n una- una, ‘na

L’articolo indeterminativo un si usa davanti a tutti i nomi maschili singolari compresi quel-li comincianti per s impura, z, e ai gruppi gn, ps, pn: un can; un spirito; un zoo; un gno-co; un psicologo; un pneumatico. L’uso del-l’indeterminativo uno è raro ma certe volte lo si trova a sostituire il pronome indefinito un tale, un certo:

Ho incontrato un tale- go incontrà uno.Per il plurale, in veneziano, si usano le espres-sioni un fià de; un fiantin de; un pochi de; un poche de: della minestra- un fià de minestra; delle pecore- un poche de pecore

___________________________________

L’aggettivo

Aggettivo qualificativoGeneralmente l’aggettivo concorda con il ge-nere e il numero del sostantivo al quale si ri-ferisce, in dialetto, per metaplasmo, ciò acca-de anche negli aggettivi uscenti in -e. Mio figlio è grande- mio fio ze grando op-pure se si trattasse di una figlia- mia fia ze granda. Come ben si può intuire non riporterò tutti i gradi dell’aggettivo qualificativo per ovvia similitudine all’italiano ma mi preme sotto-lineare alcuni coloriti aspetti del superlati-vo assoluto che si può rendere nei seguenti modi:- preponendo al grado positivo i prefissi: stra-, stradelà-, bis-, sora-: cottissimo- stracoto; bellissimo- stradelà de belo, untissimo- bisonto, sopraffino- sorafin;- rafforzando il grado positivo con un altro aggettivo: stanchissimo- straco morto, nuovissimo- novo novente;- ripetendo il positivo: bianchissimo- bianco bianco;- usando il francesismo très: buonissimo- tre volte bon;- rafforzando il positivo con un avverbio: stai molto attento- sta ben ‘tento.Da notare è la diversa accezione che l’agget-tivo assume a seconda della posizione all’in-terno della frase:- può seguire il sostantivo: quel tipo è bello- chel tipo ze belo oppure: è un uomo buono- el ze un omo bon; in questi casi ricopre la sfera

L’articolo/L’aggettivo

Page 18: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

506506

delle qualità fisiche o morali e dunque è un complimento- può essere anteposto al sostantivo: quello è un bel tipo- el ze proprio un bel tipo oppure è un buon uomo- el ze un bon omo; in questi casi ricopre la sfera dei sottintesi e degli eufe-mismi che nascondono delle qualità caratte-riali, e rafforzano un giudizio; quindi bel tipo è collegato ad un’idea di poca fiducia e bon omo al contrario al concetto di onestà.

Aggettivo possessivo

masch. sing femm. sing. mio miato toso sonostro nostravostro vostrasuo de lori/e sua de lore/imasch. plur. femm. plur.mii mieto, tui to, tueso, sui so, suenostri nostrevostri vostresui de lore/i sue de lore/i

Come si può notare dallo specchietto, l’ag-gettivo possessivo to, so, è unico per tutti i generi e numeri quando è anteposto al nome: la tua roba- la to roba; le tue scarpe- le to scarpe; i tuoi libri- i to libri; le sue gonne- le so còtole; i suoi occhiali- i so ociali.Inoltre l’aggettivo anticipa il sostantivo come in italiano tranne nella forma plurale loro dove viene posticipato e rafforzato dall’ espressione suo de concordata con il sostanti-vo a cui si riferisce es: il loro mantello- el ta-baro suo de lori.

Aggettivo dimostrativo Segue le regole dell’italiano:

masch. sing. femm. Singquesto, sto questa, staquelo, chel quela, chela

masch. plur femm. plurquesti, sti queste, stequeli, cheli, chili quele, chele

Aggettivo numeraleÈ l’aggettivo che determina la quantità in modo esatto e può essere:- cardinale, quando indica semplicemente la quantità in numeri: uno, dó, trè, quatro, sinque, sìe, sète, òto nòve, diéze, ùndeze, dódeze, trèdeze, qua-tòrdeze, quìndeze, sédese, di-issète, disdòto, disnòve, vinti, vintiun; trènta; quaranta; sinquanta; sessanta; setanta; otanta; no-vanta; sénto, sénto e uno; duzénto; trezén-to; quatrosénto; sinquesénto; siesénto; se-tesénto; otosénto; novesénto; mile; domile; un milion; un milion de milioni (un miliar-do) o milanta mile milioni o anche un mi-liardo.Per quanto riguarda la pronuncia vorremmo qui ricordare che le z hanno l’esito della fri-cativa sibilante alveolare sonora dell’italiano sballo ma in questo caso hanno lo stesso esito anche le s davanti a consonante dei numeri: dis-doto, dis-nove; tutte le altre sibilanti pre-sentano timbro sordo.La laterale dentale /l/ mantiene la pronuncia italiana nei termini milion (sia singolare che plurale) e miliardo, negli altri casi scivola nella propria venezianità. - ordinale, quando indica la posizione nell’or-dine di successione: primo, secondo, terso…(sono tutti declinabili). Al posto dell’ordinale si può usare la cifra romana corrispondente (Giovanni ventritreesimo, XXIII, detto a Ve-nezia, confidenzialmente e affettuosamente anche Nane Schedina)- moltiplicativo, quando moltiplica una deter-minata quantità: come in italiano dopio, tri-plo- distributivo, quando distribuisce una quan-tità: per uno- par uno solo, a due a due- a dò a dò, a tre a tre, per due- par do, par tre, par quatro, due alla volta- do a la volta, ecc.- collettivi: ambo- tuti do, tute do;

L’aggettivo

Page 19: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

507507

- frazionari: un terzo- un terso, due quarti- do quarti, tre quinti, ecc.Per indicare l’ora il dialetto non ricorre ai 24 numeri cardinali, quindi se sono le 14.00, come spesso accade anche in italiano, si dirà: sono le due- ze le do. Cambia il modo di dire se invece sono le 13.00 o l’1.00 che si dirà: ze un bòto, lo stes-so si può dire se sono le 2.00, ma solo nell’ac-cezione diurna: ze do bòti, dove chiaramente il termine bòto/i si riferisce ai rintocchi del-le campane (nella accezione notturna: ze un bòto o do bòti de note).

Aggettivo indefinitoDetermina in modo generico il nome: qual-che soldo- qualche scheo, un po’ di libri- un fià de libri, ogni veneziano- ogni venessian, nessun uomo- nissun omo.

____________________________________

Il pronomeI pronomi sostituiscono il nome o ne fanno le veci.

I pronomi personali:

Soggetto nominativoio mitu tiegli elo, lu, elella ela, lanoi nialtri, nualtri, nuvoi vialtri, vualtri, vuessi lori, liesse lore, le

Complemento oggetto accusativome, mi mete telo lo, elola laci ne, sevi ve li lori, lile lore, le

I complementi indiretti si riferiscono al geni-tivo, al dativo e all’ablativo e ne riporterò qui solo il dialetto senza la versione italiana:

de mi a mi, mede ti a ti, tede lu, de elo a lu, a elo, ghede ela a ela, ghede nualtri (nialtri) a nualtri, nialtri, nede vualtri, de vialtri, de vu

a vualtri, a vialtri, a vu, ve

de lori a lori, ghe de lore a lore, ghe

da (co, par) mi da (co, par) <tida (co, par) lu, eloda (co, par) elada (co, par) nualtri, nialtrida (co, par) vualtri, vialtri, vuda (co, par) lorida (co, par) lore

es: Io mangio- Mi (sogg) magno.Tu parlavi di me- Ti ti parlavi de mi (com-pl. specif.)Egli mi ha chiamato- El me (compl. ogg.) ga ciamà.Si osservi che alcuni pronomi subiscono spes-so rafforzamento pleonastico: ti ti; mi meEs: tu mi hai parlato- ti ti me ga parlà; mi sono voltato- mi, me so girà (ma non nelle interogative).

Per quanto riguarda il pronome gli, comple-mento di termine, in alcuni casi nella lingua italiana, si fonde ai pronomi lo, la, li, le, ne del complemento oggetto: glielo porto doma-ni. Il dialetto lo restituisce con la particella pronominale ghe: glielo porto domani- ghe lo porto doman; questa particella viene inoltre usata anche come avverbio di luogo in sosti-tuzione della particella pronominale italiana ci: vacci tu!- vaghe ti!Il pronome si riflessivo, in dialetto si traduce con se quando questo è oggetto della propo-sizione e quando corrisponde a sé.

Il pronome

Page 20: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

508508

es: Maria si pettina- la Maria se pètena, Toni si è fatto male- Toni se ga fato mal.Le espressioni italiane di sé, da sé, per sé si sviluppano in dialetto con: de elo, de ela, da elo, da ela, de lu, da lu; es: Toni ha studiato musica da sé- Toni ga studià musica da elo solo o da lu solo; Piero parla sempre di se stesso- Piero parla sempre de lu .Un’espressione dialettale che vorrei eviden-ziare e che si trova anche in altri dialetti quali ad esempio quello milanese de per lu, è: da par sé o anche da par lu che assume il signi-ficato di tra sé e sé: egli parlava fra sé e sé- el parlava da par sé.

Pronomi Possessivi:Come gli aggettivi possessivi, i pronomi indi-cano l’appartenenza alla persona o alla cosa nominata ma quando gli aggettivi non sono accompagnati dal sostantivo, ma ne fanno le veci, si chiamano pronomi: il mio cane è buo-no e il tuo no- el mio can ze bon, el tuo no.

SingolareMaschile Femm.mio mia,tuo tuasuo (de elo,de lu) sua (de ela)nostro nostravostro vostrasuo (de lori) sua (de lore)

PluraleMaschile Femm mii mietui tuesui (de lori) sue (de lore)nostri nostrevostri vostresui (de lori) sue (de lore)

es: il tuo gatto è bello come il loro- el to gato ze belo come el suo de lore; la mia tavola e la tua- la mia tola e la tua; il suo scialle è lungo come il suo- el so sial ze

longo come el suo de ela.Come si può notare nelle terze persone sin-golari e plurali è necessaria la specificazione della persona a cui ci si riferisce.

Pronomi dimostrativiServono a sostituire:- nomi di persona:maschile singolare:questi- custìo; costui- costù; quegli- culìo; colui- colùmaschile plurale:costoro- costori; coloro- colorifemminile singolare:questa- custìa; costei- custìa; quella- culìa; colei- culìafemminile plurale:costoro- costore; coloro- colore Mentre in italiano questi e quegli si usano soltanto come soggetto, le forme dialetta-li custìo e culìo assumono anche valenza di complemento. Es: Piero e Toni sono due brave persone, que-gli è un lavoratore, questi è un buon padre di famiglia, di questo e di quello ci si può fida-re- Piero e Toni ze do brave persone, culìo ze un gran lavorador, custìo ze un bon pare de famegia; de custìo e de culìo se se pol fidar.Custìo e culìo si usano anche in senso dispre-giativo: non parlatemi di questo!- no stéme a parlar de custìo!- nomi di cosa:In italiano: questo, codesto, quello, declinati a seconda del genere.In dialetto seguono lo schema degli aggetti-vi dimostrativi di cui sopra. Questi pronomi vengono affiancati generalmente da un av-verbio di luogo che ne sottolinea la posizione spazio-temporale rispetto al parlante.Es: questa borsa è più pesante di quella- sta borsa ze più pesante de chela là; quell’uomo è più grande di questo- chel omo ze più grando de sto qua.Il pronome invariabile ciò, che fa le veci sol-tanto di nomi di cose e significa questa o quella cosa, in dialetto non viene usato mai:

Pronomi possessivi/dimostrativi

Page 21: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

509509

lo stesso termine ciò, con valenza completa-mente diversa, si usa generalmente come in-tercalare di cui si è già parlato in altro para-grafo.

Pronomi relativiDetti anche congiuntivi perché oltre a sosti-tuire il nome, servono a mettere in relazio-ne due proposizioni riunendole in un’unica espressione.Per quanto riguarda il pronome relativo che, rispetto alla lingua italiana, il dialetto fa sto-ria a sé in quanto si usa sia per il maschile che per il femminile, sia per il singolare che per il plurale:

Italiano Dialettonominativo che, il quale che

genitivo del quale, di cui che

dativo al quale, a cui, cui che

accusativo che, il quale che

ablativo dal quale, da cui che

es: L’uomo che (il quale) mi ha scritto è gen-tile- l’omo che me ga scrito el ze zentil.L’argomento del quale si trattava ora è inu-tile- la discussion che se parlava no serve più. Quello è il ragazzo a cui ho dato un libro- chel là ze el fio che ghe go dà un libro. Il discorso che ti ho fatto va bene- el discorso che te go fato va ben. L’albergo dal quale siete usciti è famoso- l’al-bergo che se vegnìi fóra el ze conossuo. In dialetto il pronome che, proprio per que-sta sua particolarità, non sempre può soddi-sfare la chiarezza del discorso quindi, quan-do occorre, è necessario aggiungere un altro pronome.Es: Il lavoro per il quale tu ti sacrifichi non sempre dà soddisfazioni- el lavoro che ti te strussi par lu no sempre el te dà sodisfassion.In questo caso il pronome par lu deve esse-

re usato per chiarire meglio il significato del-la frase.Il pronome chi, indeclinabile, in dialetto è usato per tutti i casi (colui il quale, colei la quale, coloro i quali, coloro le quali ecc.) per tutti i generi e per tutti i complementi (come il pronome che), ed è spesso seguito dal raf-forzativo che:es: chi ha padrini, ha favori- chi che ga sàn-toli, ga bussolai; con chi voglio io- co chi che vògio mi.

Pronomi interrogativiLe forme dei pronomi relativi chi ? che + cosa? diventano pronomi interrogativi.Il dialetto omette il che nella seconda forma e mantiene solo il cosa?, quindi si avrà que-sta forma: cossa? Segnalo che i pronomi chi? cossa?, sono, ge-neralmente seguiti dal verbo essere.Es. Chi vuoi? Chi ze che ti vol?; Che cosa vuoi? Cossa ze che ti vol?

L’italiano quale?, in dialetto, a differenza del-l’italiano, ha genere e numero e, come in ita-liano può essere usato come soggetto e come complemento.

masch. sing. masch. plur.qualo? quali?de qualo? de quali?

femm. sing. femm. plur.quala? quale?de quala? de quale?

Es: Qual è il più bravo?- Qualo zelo el più bravo? Di quale bambina state parlando?- De quala putela se drio a parlar?Anche in questo caso come negli aggettivi, il pronome subisce metaplasmo. Quanto, usato per lo più come aggettivo, come pronome interrogativo indica al singo-lare, cosa e, al plurale, persona.Es: Quanto guadagni?- Quanto ze che ti gua-dagni? Quanti erano?- Quanti gerili?

Pronomi relativi/interrogativi

Page 22: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

510510

Pronomi indefinitiHanno molte delle loro forme grammatica-li in comune con gli aggettivi indefiniti, e quando sostituiscono un nome, ne indicano la quantità in modo indeterminato.In dialetto sono:- uno, un, ogniun che hanno il femminile e non il plurale; uno ha parlato- uno ga parlà; ognuno ha avuto la sua parte- ogniun ga vuo la so parte;- qualcuno- qualchidun, nessuno- nissun hanno sia il maschile che il femminile plu-rale: qualchidun/i ga parlà, qualchiduna/e ga parlànessuno ha parlato- nissun/i ga parlà; nissu-na/e ga parlà;- niente- gnente, indeclinabile come in italia-no ed è usato per indicare cose. Non ho visto niente- no gò visto gnente;- poco- póco, troppo- massa, tutto- tuto, tan-to- tanto, altrettanto che- altretanto che, han-no sia il femminile che il plurale, tranne trop-po- massa che è indeclinabile.- Le forme del singolare sèrto, sèrta (certo, certa) sono usate come aggettivo:un certo uomo- un serto omo, una certa don-na- ‘na serta dona o hanno accezione di avverbio: certo che ven-go- serto che vegno; mentre al plurale sono usati come pronomi: sono buoni questi bambini? Certi sì, certi no- ze boni sti puteli? Serti sì, serti no.I pronomi italiani chiunque, nulla, certuno, taluno, alcuno, parecchio, alquanto, in dialet-to non esistono.

____________________________________

Il verbo

I modi e i tempi seguono quelli italiani ecce-zion fatta per il passato remoto e il trapassa-to remoto del modo indicativo che vengono sempre sostituiti dal passato prossimo e dal trapassato prossimo.Es: ieri vidi mia zia e la salutai, geri go visto mia zia e la go saludadaQuando ebbe avuto un figlio, si sposò, co la gaveva vuo un fio la se gaveva sposà ma si può dire anche: co la ga vuo un fio la se ga sposà.In veneziano, come in italiano, abbiamo tre coniugazioni:la prima termina nell’infinito in -ar: magnar, amar ...la seconda termina nell’infinito in -er: ven-der, ...la terza termina nell’infinito in -ir: finir, ...I tempi composti si formano con una voce del verbo esser o del verbo aver e col participio passato del verbo che si vuole coniugare: mi so ‘ndà, ti ti ga magnà.I verbi esser e aver si dicono ausiliari (dal latino auxilium = aiuto) perchè “aiutano” gli altri verbi nella coniugazione.Si deve sottolineare che tanto esser che aver possono essere usati anche come verbi a sé: Dio ze (el esiste); chi ga da dar ga da ‘ver.Il verbo aver fa da ausiliare a se stesso, usan-do nei tempi composti le voci del verbo aver col participio passato di se stesso e cioè avuo, vuo, buo: mi go avuo/ buo;Il verbo esser, nei tempi composti, usa le voci del verbo esser col participio passato del ver-bo star: io sono stato- mi so sta.Di solito si usa l’ausiliare aver nelle forme at-tive e il verbo esser in quelle passive e rifles-sive: tu l’hai sgridato- ti ti lo ga crià, tu sei stato sgridato- ti ti ze sta crià.Da notare che il verbo riflessivo ha come au-siliare, in veneziano, sia esser che aver.Es. mi sono vestito- me so vestìo; me go ve-stìo.

Pronomi indefiniti/Il verbo

Page 23: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

511511

La forma interrogativa, nella parlata più anti-ca, mantiene nella II persona singolare la –s di derivazione del latino e applica l’inversio-ne del soggetto.Es: hai mangiato? Gastu magnà?

Verbo impersonale.Il verbo impersonale indica un’azione di cui non si conosce il soggetto o la persona che la compie.Es: piove a sbregabalon; ga nevegà tuto el zorno; fa bel tempo.Generalmente questi verbi indicano fenome-ni naturali come: piove- pióve, tuona- tonìza, grandina, diluvia- scravassa ecc.Il loro ausiliare, in veneziano è aver (ga pio-vesto; gà tonizà; ga grandinà ecc.).Alcuni verbi impersonali:ocorer; parer; convenir; piazer; rincresser; importar; anche per questi si usa l’ausiliare aver.Locuzioni impersonali: fa caldo, va ben, ze necessario, ze fasile, ecc.

Prima di elencare le coniugazioni dei verbi vo-glio ancora ricordare che il passato remoto e il trapassato remoto in dialetto non esistono. I pronomi personali sono:Mi, ti, lu /elo-ela, nialtri/nialtre, vialtri/vial-tre, lori/lore.I pronomi Nu, Vu sono desueti.Per la terza persona singolare userò in primis quella di uso corrente: lu.

CONIUGAZIONE DEL VERBO ESSER

Tempi semplici: modo Indicativo

PresenteMi soTi ti zeLu, elo/a zeNialtri/e sémoVialtri/e se’Lori/e ze

ImperfettoMi geroTi ti geriLu, elo/a geraNialtri/e gèrimoVialtri/e gèri(vi)Lori/e gera

Passato remotoMi so staTi ti ze staLu, elo/a ze staNialtri/e sémo staiVialtri/e se’ stai/eLori/e ze stai/e

FuturoMi saròTi ti saràLu, elo/a saràNialtri/e saremoVialtri/e saréLori/e sarà

Modo Congiuntivo

PresenteChe mi siaChe ti ti siiChe lu, elo/a siaChe nialtri/e sémoChe vialtri/e se’Che lori/e sia

ImperfettoChe mi fusseChe ti ti fussiChe lu, elo/a fusse Che nialtri/e fùssimoChe vialtri/e fùssi(vi)Che lori/e fusse

Modo Condizionale

PresenteMi sarìa o saraveTi ti saressiLu, elo/a sarìa

Il verbo esser

Page 24: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

512512

Nialtri/e saressimoVialtri/e saressi(vi)Lori/e sarìa

Modo Interrogativo

PresenteSògio mi?Sistu ti?Zelo lu?Sémo nialtri/e?Seu vialtri/e?Zeli/e lori/e?

ImperfettoGero/a mi?Gèristu ti?Gera lu, elo/a?Gèrimo nialtri/e?Gèri(vi) vialtri/e?Gèrili/e lori/e?

FuturoSarògio mi?Sarastu ti?Saralo lu, elo/a?Saremo nialtri/e?Sareu vialtri/e?Sarali/e lori/e?

CondizionaleSarave mi?Saréssistu ti?Saràvelo lu, elo/a?Saréssimo nialtri/e?Saréssi(vi) vialtri/e?Saràveli/e lori/e?

Nota: per i tempi composti sarà sufficiente aggiungere il Participio passato sta/stada al singolare e stai/stae al plurale.

CONIUGAZIONE DEL VERBO AVER O ‘VER

Tempi semplici: modo Indicativo

PresenteMi goTi ti gaLu, elo/a gaNialtri/e gavémoVialtri/e gavéLori/e ga

ImperfettoMi gavevo/aTi ti gaveviLu, elo/a gavevaNialtri/e gavévimoVialtri/e gaveviLori/e gaveva

Passato remotoMi go vuo o buoTi ti ga vuoLu, elo/a ga vuoNialtri/e gavemo vuoVialtri/e gavé vuoLori/e ga vuo

FuturoMi gavaròTi ti gavaràLu, elo/a gavaràNialtri/e gavaremoVialtri/e gavaréLori/e gavarà

Modo Congiuntivo

PresenteChe mi gàbiaChe ti ti gabiChe lu, elo/a gàbiaChe nialtri/e gavemoChe vialtri gavéChe lori/e gàbia

ImperfettoChe mi gavesseChe ti ti gavessi

Il verbo esser/Il verbo aver

Page 25: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

513513

Che lu, elo/a gavesseChe nialtri/e gavéssimoChe vialtri/e gavessi(vi)Che lori/e gavesse

Modo Condizionale

PresenteMi gavarìa o gavaraveTi ti gavaressiLu, elo/a gavarìaNialtri/e gavaréssimoVialtri/e gavaréssi(vi)Lori/e gavarìa

Modo Interrogativo

PresenteGògio mi?Gastu ti?Galo/a lu, elo/a?Gavemo nialtri/e?Gavéu vialtri/e?Gali/e lori/e?

ImperfettoGavevo/a mi?Gavévistu ti?Gavévelo lu, elo/a?Gavévimo nialtri/e?Gavévi(vi) vialtri/e?Gavévili/e lori/e?

FuturoGavarò(gio) mi?Gavarastu ti?Gavaralo lu, elo/a?Gavarémio nialtri/e?Gavareu vialtri/e?Gavarali/e lori/e?

CondizionaleGavaràvio mi?Gavaréssistu ti ?Gavaràvelo lu, elo/a?Gavaréssimo nialtri/e?Gavaréssi(vi) vialtri/e?Gavaràveli/e lori/e?

Nota: per i tempi composti basterà aggiunge-re ai tempi semplici il participio passato ‘vuo o ‘buo al singolare e ‘vui o ‘bui/e al plurale e, per il verbo essere, sta, stai/e.

Le coniugazioni

Per le tre coniugazioni verbali, peraltro simi-li a quelle italiane, si è preferito per brevi-tà trascrivere solo la prima persona dei tempi principali.

Verbi in “are” (Cantar, cantare)

Modo IndicativoPresente - Mi cantoImperfetto - Mi cantavoPassato Remoto - Mi go cantàFuturo - Mi cantarò

Modo CongiuntivoPresente - Che mi cantaImperfetto - Che mi cantasse

Modo CondizionalePresente – Mi cantarìa o cantarave

Verbi in “ere” (Vénder, vendere)

Modo IndicativoPresente - Mi vendoImperfetto - Mi vendevoPassato Prossimo - Mi go venduoFuturo - Mi vendarò

Modo CongiuntivoPresente - Che mi vendaImperfetto - Che mi vendesse

Modo CondizionalePresente - Mi vendarìa o vendarave

Verbi in “ire” (Finir, finire)

Il verbo aver/Le coniugazioni

Page 26: CENNI DI GRAMMATICA VENETA - Samantha Lenarda · 2009. 8. 21. · GRAMMATICA VENETA Samantha Lenarda. 490. 491 Guida alla comprensione grammaticale del nostro dialetto Questo lavoro

514

Modo IndicativoPresente - Mi finisso Imperfetto - Mi finivo Passato Remoto - Mi go finìoFuturo - Mi finirò

Modo CongiuntivoPresente - Che mi finissaImperfetto - Che mi finisse

Modo CondizionalePresente - Mi finirìa o finirave

ULTIME AVVERTENZE:

- il verbo dovér (it. dovere) è usato in dialetto assai raramente (solo in locuzioni proverbiali o in alcuni modi di dire) ed è sempre sosti-tuito dal verbo aver (aver da ...; ad es.: devo andare, mi go da ‘ndar ...);- l’italiano “stare per ...” è sempre reso, in dialetto, con esser drìo par ...- i verbi irregolari veneti star, ‘ndar, dar ( Ind. Pres.: mi stago, mi vago, mi dago ...) seguono in linea di massima la coniugazione italiana ;- i verbi “fare, dire”, rispettivamente della prima e della terza coniugazione, hanno de-rivazione latina: dicere e facere (e quindi, per la sonorizzazione daella palatale c in g, digo e, per il latino fàcere, facio, fasso).- in veneziano, la terza persona plurale di ogni modo verbale assume sempre la stessa forma della terza persona singolare.

Le coniugazioni