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Dipartimento di Impresa e Management
Cattedra di Metodologia delle Scienze Sociali
Alexis de Tocqueville : la democrazia e le sue distorsioni
Relatore: Candidato: Prof. Lorenzo Infantino Luigi Marmo matr. 170851
ANNO ACCADEMICO 2013/2014
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RINGRAZIAMENTI
A mia madre, senza il suo aiuto non avrei un esame
A mio padre che mi permette di stare qui senza alcun problema finanziario
A mia nonna che mi chiama tutti i giorni e mi ha aiutato nei momenti di difficoltà
A mio fratello che mi ha aiutato a scrivere la tesi battendo al computer sotto mia dettatura
Agli amici quelli veri che sono stati con me nei momenti belli e quelli brutti, grazie Emanuele Andrea Domenico Raffaele
A loro vanno i miei più sentiti ringraziamenti
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INDICE
Ringraziamenti
Introduzione
CAPITOLO 1: Le vicende storiche fra la fine del 1700/1800
• Rivoluzione Americana
• Rivoluzione Francese
• Periodo del “Terrore”
• Napoleone
• Restaurazione
CAPITOLO 2: Alexis De Tocqueville: il problema della democrazia
• Tocqueville e la restaurazione
• Gli insegnamenti di Constant e Guizot
• “La Tirannide della maggioranza”
• ” Interesse ben inteso”
• John Stuart Mill
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Introduzione
La democrazia è ormai la forma di governo che tutti noi consideriamo migliore, perché
è quella presente in tutti i paesi sviluppati e civili permettendo stabilità e libertà. Non
sempre però è stato così infatti nei secoli precedenti le forme più comuni di governo
sono state le monarchie assolute e le dittature . Per molteplici motivi sono molti gli
autori che si sono appassionati al tema della politica sia filosofi che scrittori. Uno degli
autori che più si è interessato al tema della democrazia e soprattutto delle distorsioni che
possono nascere da un uso improprio della stessa è stato Alexis de Tocqueville. In
questa tesi ho voluto approfondire proprio questo aspetto per fare ciò è necessario
studiare e approfondire il periodo storico in cui il filosofo nasce e vive,in quanto il
periodo storico ha fortemente influenzato gli studi e i testi dell’autore. La rivoluzione
americana e la dichiarazione d’indipendenza creano una rottura rispetto al passato; nel
nuovo mondo avviene qualcosa che sconvolge la politica europea e mondiale, infatti gli
abitanti delle tredici colonie americane dopo aver combattuto e vinto contro gli inglesi
applicano la prima forma di governo democratica Tocqueville è affascinato dallo stile
di vita e dall’organizzazione americana lì non esistono diritti acquisiti e tutto hanno le
stesse possibilità di affermarsi e di realizzare i loro sogni, inoltre chiunque può
praticare la propria fede liberamente senza alcun ostacolo da parte delle autorità. In
Europa tutto ciò non avviene spesso le libertà individuali sono schiacciate dal peso
eccessivo della legge e del potere, in questi modo è impossibile creare una società che
sia al passo con i tempi. Il punto di rottura in Europa è certamente la Rivoluzione
Francese accolta da tutti come un momento di liberazione dei popoli, purtroppo ciò è
avvenuto solo nella prima parte della rivoluzione che poi si è trasformata in tutto ciò che
cercava di distruggere, infatti il periodo storico del Terrore è sicuramente un periodo
oscuro e violento che nulla ha a che fare con gli ideali rivoluzionari, proprio le
aberrazione raggiunte dalla rivoluzione generano in Tocqueville il desiderio di studiare
e comprendere come sia possibile che dalla democrazia possano nascere tali azioni.
Questi dubbi generano il tema della Tirannide della maggioranza. L’analisi del filosofo
è ad ampio spettro e coinvolge lo studio del sistema americano e di un confronto con
quella che è la condizione europea negli stessi anni, successivamente si interroga su
quali siano i motivi che generano queste differenze fra lo stile di vita americano e
europeo. Certamente ciò che più differenzia il sistema europeo da quello americano è il
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maggior dinamismo della popolazione, gli Stati Uniti sono da sempre un Meltin pot
dove convivono pacificamente tutti i popoli del mondo, questa composizione sociale e
le uguali possibilità fanno sì che tutti si impegnino al meglio per migliorare la propria
condizione economica, questo è riscontrabile ora come nel 1700/1800. La struttura del
potere dell’epoca invece manteneva immobili le posizioni sociali determinando
l’impossibilità da parte di un soggetto di migliorare la propria posizione all’interno della
società. La democrazia come le scienze si basa su idee semplici che possano generare la
crescita nei popoli spesso però ciò non avviene, quando le idee complesse prendono il
sopravvento allora possono nascere distorsioni e comportamenti che inficiano la vita
stessa della democrazia. L’idea che il benessere di tutti possa essere un vincolo al bene
dei singoli fa si che si concedano poteri a soggetti che non lo meritano e rende la
comunità meno capace e più povera. Secondo alcuni filosofi l’unica democrazia
possibile era quella delle polis greche, in quanto essendo queste città di dimensioni
limitate e abitate da un numero piccolissimo di cittadini permetteva a coloro che
avevano diritto al voto di partecipare giornalmente e personalmente alla vita politica
della città, cosa che invece non è possibile fare negli stati moderni a causa della
grandezza e del numero di votanti. La valutazione del problema della democrazia è
fondamentale nell’epoca fra il 1700 e il 1800 in quanto questo è un periodo di fermento
dal punto di vista politico e sociale, è possibile interpretare questa epoca come quella
che ha modificato definitivamente l’occidente, ovviamente le vicissitudini storiche
incidono molto sulle variazioni politiche e sociali. Le caratteristiche della società si
evidenziano nella capacità di comunicare con gli altri e aprire la discussione sugli
aspetti della società al maggior numero di persone possibili. Le società possono
dividersi in società aperte e società chiuse, nelle società aperte tutti i cittadini sono posti
tutti sullo stesso livello, nelle società chiuse uno o più uomini si pongono su un livello
superiore agli altri, un esempio sono i re che sono posti lì da Dio quindi, nessuno può
porsi al suo livello determinando l’impossibilità degli altri di criticare le sue scelte. Al
fine di spiegare meglio la tematica e permettere la comprensione della tematica è
necessario approfondire, come è stato fatto su alcuni aspetti della filosofia di Adam
Smith, infatti il filosofo scozzese ci permette di comprendere al meglio le differenze fra
gli Stati Uniti e la Francia dell’epoca, questo aspetto interessa molto Alexis de
Tocqueville ed è pienamente espresso nel testo la “Democrazia in America” testo
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necessario per approfondire la tematica della “Tirannide della maggioranza” e del tema
della democrazia in generale.
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Vicende Storiche fra il 1700 e il 1800
Per comprendere gli scritti e il pensiero del filosofo Alexis de Tocqueville è necessario
analizzare il periodo culturale e storico in cui è nato e vissuto. Il 1700, chiamato anche il
secolo dei lumi, è stato caratterizzato da un fermento economico filosofico e sociale che
ha modificato l’Europa dal punto di vista politico culturale. Parigi divenne in questo
secolo il centro della vita europeo e riferimento culturale per l’occidente diventando
così la meta preferita di moltissimi studiosi e filosofi contemporanei. Parigi è la culla,
come tutti sappiamo, di un nuovo movimento politico filosofico: L’illuminismo. Lo
stesso Adam Smith il padre dell’economia capitalistica occidentale decide di viaggiare e
visitare l’Europa consapevole della necessità di un suo soggiorno a Parigi per
completare e concludere il percorso culturale necessario per la stesura delle sue opere.
L’illuminismo è un movimento filosofico basato sulla centralità dell’uomo e sulla sua
capacità di dominare gli elementi.” Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di
minorità che egli deve imputare a sé stesso" questa è la definizione che Kant, filosofo
tedesco del 1700, da dell’illuminismo. L’uomo ha un grande dono: l’intelletto, ma
nonostante ciò in passato non ne ha fatto il debito impiego generando epoche Buie per
l’uomo. La visione del filosofo Rousseau è leggermente differente, egli nega la
perfettibilità umana e la potenza della ragione. Per Rousseau la civiltà è ingiustizia
l’unico modo che ha l’uomo per sfuggire a tutto ciò è il ritorno alla natura. Il progresso
ha generato le disuguaglianze fra gli uomini “le nostre anime si sono corrotte nella
misura in cui le nostre scienze,le nostre arti hanno progredito verso la perfezione”questo
concetto è in antitesi con la fiducia illuministica nel progresso. Il progresso ha
trasformato l’uomo in peggio, passando dal felice stato di primitiva ignoranza ad una
civiltà corrotta. Le prime disuguaglianze sono figlie dell’incivilimento con il quale è
nata la proprietà privata sistema che fa nascere le distinzioni fra gli uomini,nasce un
organizzazione coercitiva che si basa sulle distinzioni fra ricchi e poveri,schiavi e
padroni. Rousseau nonostante vedesse il progresso come un peggioramento della
condizione umana, nei suoi scritti non auspica un ritorno al passato, bensì ritiene
necessario definire i fondamenti di questa nuova società cercando di risolvere con il
diritto le disuguaglianze “nel diritto l’uguaglianza naturale fra gli uomini”. La visione
della politica cambiò radicalmente, si abbandonò la visione della politica come ragione
di stato sostituendola con un impegno riformistico. Il modello da seguire fu quello
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anglosassone, infatti in Inghilterra già nel 1689 era stata approvata una costituzione che
definiva i poteri dello stato, generando equilibrio fra i poteri dello Stato e il governo.
Questo processo di riforme rese la Gran Bretagna il paese più avanzato dal punto di
vista economico, favorito dalla stabilità delle istituzioni e dalla eliminazioni delle
tensioni sociali, non è un caso che Adam Smith, il primo economista moderno, sia
Britannico. Queste riforme posero le basi per la successiva Rivoluzione industriale che
si sviluppò nel secolo successivo in Inghilterra. La costituzione inglese è ispirata dalle
idee di Locke considerato il padre del liberalismo. La filosofia di Locke si interroga su
due aspetti fondamentali da un lato comprendere le possibilità dell’intelletto umano e
dall’altro una nuova visione politica. Il filosofo ritiene che lo scopo fondamentale della
sua analisi debba essere l’analisi del intelletto umano per poter capire i limiti e le
possibilità, per evitare di incorrere in verità al di la di ciò che è conoscibile. Dal punto di
vista politico Locke ritiene che lo stato nasce per evitare che i diritti naturali possano
essere sopraffatti, per evitare che chi eserciti il potere lo faccia in modo dispotico,
perciò è necessaria la divisione dei poteri. Lo stato di natura è contraddistinto dalla
presenza di alcuni diritti naturali, fondati sulla ragione i più importanti sono il diritto
alla conservazione di sé,la libertà e la proprietà privata. L’uomo cerca sempre di
sopraffare i suoi simili per questo motivo è necessario un ente superiore che difenda
questa diritti dalla natura dell’uomo. Questa spinta riformista non ebbe gli stessi effetti
in tutti i paesi europei, i paesi con un tessuto socio-economico sviluppato attuarono una
serie di interventi riformisti che cambiarono radicalmente la struttura di queste nazioni.
IL Regno di Napoli ad esempio visse un momento di grande fermento culturale. Questa
crescita promosse una serie di riforme civili, ma non tutte ebbero successo a causa
dell’arretratezza del regno e dei suoi sovrani. Durante l’Illuminismo molti autori hanno
posto al centro delle loro teorie la distruzione del mito del grande legislatore, per
giungere ad una condizione di libertà è necessario eliminare questo mito. Qualora si
vivesse in un mondo in cui esiste ancora il grande legislatore,le azioni compiute
sarebbero di tipo prescrittivo. La legittimazione politica viene posta in essere solamente
grazie al rapporto con la divinità, questo è il motivo per cui tutti i re ritengono di essere
illuminati da Dio, grazie a ciò possono porsi in una posizione di superiorità rispetto ai
loro sudditi. Nel momento in cui questa superiorità viene a mancare la società da chiusa
diviene aperta. L’unico modo per distruggere questo modello è quella di ammettere che
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tutti gli uomini sono ignoranti e fallibili,e che hanno bisogno l’uno dell’altro per poter
vivere. L’uomo è un essere sociale che ha bisogno dell’altro per essere felice.
L’intervento politico nasce dall’azione umana: ogni uomo cerca di raggiungere una
situazione di equilibrio che sia per se stesso. I suoi bisogni devono essere soddisfatti,
quindi nasce l’urgenza e la necessità di esprimere i gradi di libertà. Attraverso questi
(autonomia), infatti, ogni individuo gestisce i suoi rapporti umani, la sua politica
consapevole che maggiore è la competizione, maggiore è il potere che potrà gestire. Per
dirigere i rapporti tra i soggetti è necessario introdurre delle regole che possono quindi
considerarsi un prodotto in intenzionale. Nelle società chiuse l’economia diventa uno
strumento del potere che favorisce alcune fasce della popolazione o classi sociali.
Diviene fondamentale quindi, la posizione all’interno della società,più si è vicini al
potere più benefici si acquisiscono. La proprietà privata è quindi l’unico modo per
difendersi dagli abusi. La proprietà è uno dei diritti fondamentali perché serve a
difendere l’umanità dalla scarsità di risorse, in quanto regola i comportamenti i conflitti
fra gli uomini. Senza la proprietà conflitti non vedrebbero mai una soluzione. Nella
società chiusa, totalitaria, l’unico modo che ha il potere per risolvere i conflitti è l’uso
della forza, attraverso norme prescrittive. La norma generale e astratta è l’unico modo
che si ha per garantire ai cittadini l’uguaglianza dei diritti di fronte alla legge. Nel 1700
assistiamo ad un cambio della società, una nuova classe sociale aspira ad acquisire
potere politico: I Borghesi. La borghesia è una classe sociale formata da coloro che si
sono arricchiti con le loro attività imprenditoriali diventando la spina dorsale dei singoli
paesi dal punto di vista economico e culturale,ma non ancora dal punto di vista politico.
Infatti le cariche politiche sono ancora in possesso della nobiltà e quindi il potere si
acquisisce solo tramite trasmissione ereditaria, questo genera una profonda
incomprensione fra il potere politico ed il potere economico , infatti il potere politico
crea le leggi che governano l’economia senza però possederne meccanismi che
generano ricchezza. La Francia in questo momento è uno dei paesi più arretrati da un
punto di vista economico, mancano riforme strutturali che possano tramutarne e
modernizzarne l’impianto produttivo e politico. Durante il regno di Luigi XIV venne
applicato un sistema protezionistico che ha come obbiettivo quello di massimizzare le
riserve di metalli preziosi, questo tipo di politica economica , intrapresa dal Ministro
dell’economia dell’epoca Jean Baptiste Colbert, sarà chiamato successivamente da
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Smith Mercantilismo. Successivamente e forse comunque troppo tardi il mercantilismo
venne sostituito da una nuova politica economica: la Fisiocrazia. Questa nuova politica
invece considera l’agricoltura il volano di formazione del reddito del paese, questa
nuova visione dell’economia è promossa dall’economista francese Quesnay che ritiene
errata la teoria di Colbert ponendo come fonte di ricchezza per le nazioni non il
commercio ma l’agricoltura. Le prime riforme in materie di liberalizzazione in Francia
vennero attuate da Turgot che acquisì la carica di “Controllore generale” durante il
regno di Luigi XVI queste riforme cercarono di modificare sostanzialmente il sistema
protezionistico precedente senza però riuscirci fino in fondo, probabilmente una delle
cause della rivoluzione che scoppierà pochi anni dopo è figlia dell’incapacità della
politica di modificare la struttura del paese. Marx filosofo del 1800 e padre del pensiero
socialista ha una sua particolare visione della storia vista come lotta di classi: “La storia
di ogni società esistita fino a questo momento, è storia di lotte di classi”1questo è il suo
pensiero. Per permettere una migliore comprensione della sua visione storica prende ad
esempio la situazione della Francia dell’epoca, infatti gli uomini entrano in rapporti
produttivi basilari per l’economia del paese. Su questa struttura si crea una
sovrastruttura giuridica e politica,l’innovazione dei processi economici può portare alla
rottura fra le parti e quindi ad una guerra fra due classi sociali, una in ascesa ed un'altra
in declino,in questo caso è molto facile fare un confronto con la Francia del 1700: da un
lato abbiamo la Borghesia una classe in ascesa che ormai ha preso il controllo
dell’economia del paese con la sua spregiudicatezza imprenditoriale e dall’altra la
Nobiltà una classe in declino, ormai chiusa nei fasti di un passato e di un’epoca lontana
incapace di innovarsi e di ascoltare le istanze della società contemporanea. Ovviamente
la teoria della storia Marxista aveva come obbiettivo quello di spiegare come il
capitalismo non fosse un fine dell’economia e della società , ma un punto di passaggio
verso il Socialismo. Contemporaneamente dall’altra parte del mondo un evento stava
per cambiare completamente la storia della politica e dell’economia mondiale.
L’America del nord è ancora una colonia inglese, ed in quanto tale è costretta a inviare
le imposte nella madre patria; tuttavia non ha alcuna rappresentanza politica nel
parlamento inglese, quindi la richiesta delle colonie è quella di poter avere alcuni
rappresentanti che portassero nelle camere del potere le loro richieste; infatti il motto
1 K. MARX Manifesto del partito comunista pag. 100
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dei rivoluzionari americani è “No taxation without representation” quindi no alla
tassazione senza alcuna rappresentanza parlamentare. Le tredici colonie inglesi, infatti,
dovevano contribuire economicamente , attraverso il pagamento di tributi, alle spese
sostenute dall’impero inglese durante la guerra dei sette anni scontro l’impero
Francese. Il governo inglese impose alle sue colonie l’acquisto del thè inglese a prezzi
più elevati rispetto a quello dei concorrenti con l’emanazione del Tea Act , vietando
così l’acquisto del the olandese meno caro. I politici inglesi non furono in grado di
comprendere le volontà del popolo americano e anzi imposero nuovi dazi su tutti i
prodotti di importazione tramite lo Sugar Act, crearono un dazio su tutti i documenti
ufficiali e i giornali con lo Stamp Act. Ormai questa situazione era insostenibile e
sopprimeva il popolo delle colonie che da subito si era distinto come una società
dinamica e in continuo movimento; era evidente che con queste scelte si stava creando
sempre una maggiore frattura fra le tredici colonie e l’Inghilterra. Adam Smith cercò di
mettere in guardia il governo proponendo una tassazione unica per tutta la Gran
Bretagna e le colonie creando in effetti uno stato federale facendo in modo che
venissero eletti anche dei rappresentanti americani, tutto ciò avrebbe evitato la perdita di
queste colonie. Lo stesso Smith era poco convinto che queste richieste sarebbero state
accettate e prevedeva la perdita di queste colonie e al contempo lo spostamento del
baricentro economico dall’Europa al nuovo mondo. Per questi motivi iniziò una guerra
fra le Tredici Colonie e l’Inghilterra che si protrasse fino al Trattato di Parigi dove
venne suggellata la pace e la nascita di un nuovo stato:Gli Stati Uniti d’America. Nel
1787 la Convenzione di Filadelfia iniziò i lavori per redigere la Costituzione degli Stati
Uniti che entrerà in vigore nel 1789; questo documento , fondamentale per la storia
occidentale moderna, presenta,per la prima volta, alcune norme relative alla struttura
del paese e la divisione dei poteri. Nel 1791 alla costituzione vennero aggiunti dieci
emendamenti che presero il nome di “Bill of Right” la Carta dei diritti. Negli
emendamenti sono contenute le norme che limitano il potere dello stato nei confronti
dei cittadini e dei visitatori, e per la prima volta sono inseriti i diritti dell’uomo e i suoi
doveri. Da questo documento prenderanno spunto i governi successivi per realizzare le
Costituzioni degli stati occidentali alla fine della seconda guerra mondiale e la
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la carta dei diritti emanato dall’ONU. In
Francia come precedente detto la situazione economica politica e sociale era precipitata.
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Il re e il governo non si erano resi conto di come il pensiero illuminista avesse
modificato la visione della politica e dello stato. Il tempo della monarchia assoluta e del
impero su cui non tramontava mai il sole erano passati e la stessa idea di stato di Luigi
XIV “L'état, c'est moi” ormai non era più accettabile. Le cause della crisi francese sono
attribuibili alle ingenti spese sostenute dal re Luigi XIV per costruire la reggia di
Versailles e per finanziare un numero elevatissimo di conflitti spesso dall’esito
disastroso. Queste scelte di politica estera ed economica prosciugarono le finanze dello
stato impoverendo il paese e generando problemi anche di natura sociale. La società
francese di stampo ancora feudatario era composta da tre classi la Nobiltà, il Clero e il
Terzo stato. La Nobiltà possedeva i terreni ma non li sapeva far rendere al meglio infatti
molti dei terreni erano inutilizzati. Facendo una vita di sfarzo era costretta a chiedere
prestiti ai borghesi che ormai vedevano le proprie capacità economiche e reddituali, la
classe sociale dei nobili godeva di benefici dati dalla loro vita di corte e erano i
depositari del potere politico. Il Clero godeva di benefici anche superiori a quelli della
nobiltà e ovviamente questo non valeva per tutti i prelati, ma solo per quelli con le
cariche più alte ed era esonerato dal pagamento delle imposte. Infine il Terzo stato
composto dalla maggioranza dei cittadini. Essa non poteva partecipare alla vita politica
dello stato nonostante costituisse l’asse portante dell’economia del paese, e doveva farsi
carico di tutte le spese essendo l’unica classe sociale dover pagare le tasse . La
situazione era resa ancora più insostenibile dalla condizione di povertà in cui si trovava
la maggior parte del popolo. La situazione si fece (sempre più complessa il re fu
costretto a indurre gli stati generali di Francia.) Nonostante l’impegno del re e del
governo le richieste del terzo stato non vennero accettate dalla Nobiltà e dal Clero
determinando la fine degli Stati Generali e l’inizio della rivolta armata. La rivoluzione
ha inizio con la presa della Bastiglia; il carcere era un simbolo del potere assolutista del
re e della sua oppressione quindi il suo attacco segnò l’inizio della Rivoluzione vera e
propria. Il 26 agosto del 1789, i rivoluzionari emanarono la “Costituzione dei diritti
civili dell’uomo e del cittadino”. Questo documento, ispirato alle tesi filosofiche di
Rousseau, prende spunto dalle dichiarazioni dei diritti inglesi e americane, e rappresenta
indubbiamente uno dei momenti più importanti dell’intero movimento illuminista,
segnando una tappa fondamentale per il raggiungimento della libertà individuale fine
auspicato proprio dai filosofi e dagli scrittori dell’epoca. I principi fondamentali di
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questa dichiarazione sono Il principio di uguaglianza fra tutti i cittadini, la Libertà della
persona,la Proprietà, la Sicurezza e la resistenza all’oppressione. In essi sono individuati
i diritti naturali imprescrittibili dell’uomo che devono essere difesi dalle associazioni
politiche e dallo Stato. Con questo documento, per la prima volta in Francia si parla di
sovranità popolare il potere non è più un diritto divino,ma deve essere acquisito
attraverso il consenso popolare o almeno una legittimazione ottenuta attraverso la
maggioranza dei votanti . Tutto questo è previsto nell’articolo 3 ” Il principio di ogni
sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo, nessun individuo può
esercitare un’autorità che da essa non emani espressamente.” Essendo ispirato da
Rousseau, la Dichiarazione ha un’impronta fortemente individualistica, per questo
motivo non è possibile ritrovare in questo documento norme riguardanti la libertà di
associazione e di riunione e diritto allo sciopero. Nonostante uno dei pilastri di questa
Dichiarazione fosse il principio di uguaglianza non viene mai riconosciuto
esplicitamente la parità dei sessi che secondo logica è implicito nell’articolo 1 che
dice:” Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti. Le distinzioni sociali
non possono essere fondate che sull’utilità comune. ” In effetti non esisteva all’epoca
un concetto di parità dei sessi e l’articolo venne applicato solo agli uomini, infatti le
donne non avevano ancora diritto di voto. La dichiarazione del 1793, venne emanata
nell’Anno I della Repubblica della Convenzione Nazionale con maggioranza giacobina,
sono molte ed evidenti le differenze tra questa e quella del 1789. I principi fondamentali
di questa costituzione sono il suffragio universale, che nella precedente stesura non era
previsto, l’assistenza verso i più deboli, il diritto allo studio, la nascita di una scuola
pubblica e laica, il referendum popolare. La vera innovazione di questa Dichiarazione è
inserita all’interno dell’articolo 1 che recita così: “Lo scopo della società è la felicità
comune. – Il Governo è istituito per garantire all’uomo il godimento dei suoi diritti
naturali e imprescrittibili”. Nella costituzione francese e in quella americana è presente
il concetto della felicità come uno scopo della società, ogni governo deve garantire ai
suoi cittadini il godimento di diritti naturali e imprescrittibili. Le Costituzione dell’89 e
del 93 sono sicuramente i due momenti più importanti e elevati della rivoluzione
francese, ma nonostante questo splendore dal punto di vista legislativo e democratico la
situazione in Francia era molto critica dal punto di vista economico e sociale. Da un lato
la corrente giacobina estremista diventava sempre più numerosa e importante e
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dall’altra i paesi vicini L’Austria, l’Inghilterra la Prussia premevano ai confini dello
stato con l’intento di giungere a Parigi e ripristinare la monarchia . Luigi XVI è ancora
il re anche se con la dichiarazione del 91 si è passati da una monarchia assoluta ad una
costituzionale, la paura e la voglia di riconquistare il potere costringeranno il re a
fuggire in Austria. Il fallimento della fuga e la sua cattura provocherà il terrore tra i
rivoluzionari convinti che il re e stesse preparando un’invasione d’accordo con le
monarchie europee. Il 21 gennaio del 1793 il re fu condannato a morte con l’accusa di
alto tradimento e giustiziato. Questa data segna la fine della monarchia e l’inizio della
Repubblica. La situazione politica del momento era molto difficile: convivevano i
giacobini, di idee più estremiste, i Girondini, di idee più moderate, i Monarchici,
sconvolti dall’uccisione del re e quindi pronti allo scontro. Oltre ad un’instabilità
interna, i rivoluzionari dovettero difendere i confini dall’avanzata della prima coalizione
di stati che avevano come obbiettivo quello di sopprimere la rivolta. A causa di continui
massacri fra le diverse fazioni politiche, che compromettevano la stabilità interna,
Danton, presidente dell’epoca, decise di istituire un “comitato di salute pubblica ” che
aveva come obbiettivo quello di difendere la Repubblica. Il Comitato era composto da
un gruppo di delegati che avevano pieni poteri in materia giuridica e diventò da li a
pochi anni uno spietato strumento di repressione quando si trasformò in “tribunale
rivoluzionario”. I Girondini, partito politico contraddistinto da uno spirito moderato,
avanzarono critiche a questo sistema ritenuto tirannico, proprio per le loro critiche al
Comitato vennero accusati dai loro avversari di essere contro la rivoluzione e furono
fatti giustiziare in gran parte. Inizia così uno dei momenti più bui per la rivoluzione,
infatti tutti coloro che avanzano richieste e opinioni diverse venivano accusati e fatti
giustiziare. La situazione peggiorò ulteriormente con Robespierre, presidente del
secondo comitato di salute pubblica,il quale ritenne la politica di Danton troppo
accomodante verso coloro i quali fossero considerati i nemici della rivoluzione. Con
Robespierre inizia il periodo storico che prese il cupo nome di “Terrore”. In pochi anni
vennero condannate a morte un numero elevatissimo di persone non solo esponenti
politici,ma anche esponenti della cultura parigina tra cui il celebre chimico Antoine-
Laurent Lavoisier . Ormai il comitato si era trasformato in una braccio armato del
potere politico, trasformando Robespierre in un vero e proprio dittatore, fu lui stesso a
far condannare e uccidere i suoi avversari politici. Una vittima illustre di questo periodo
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fu la regina Maria Antonietta d’Austria. Nonostante i suoi metodi sanguinari il regime
del terrore riuscì ad evitare lo scoppio di altre rivolte e soprattutto è in questo periodo
che i francesi riuscirono a difendere i propri confini grazie ad un giovane generale
Napoleone Bonaparte che negli anni successivi guadagnerà sempre più potere e fama.
Una volta assicurati i confini esterni e la stabilità interna, Robespierre fu accusato di
usare metodi eccessivamente crudeli ed eccessivi , cercò di salvarsi fuggendo,ma venne
arrestato, sottoposto a giudizio , condannato e poi ghigliottinato. Alla morte di
Robespierre iniziarono una serie di rivolte interne, e la Francia ricadde in una spirale di
violenza che prese il nome di “Terrore bianco”, perché i sostenitori dei partiti più
moderati tentarono di eliminare tutti i Giacobini. Cercarono inoltre di assalire il
Municipio di Parigi, ma vennero fermati nel loro intento da Napoleone. Superata questa
ennesima crisi ritornò la pace in Francia permettendo alla Convenzione di emanare nel
1795 una nuova Costituzione: “Costituzione dell’anno terzo”o anche detta
“Costituzione del termidoro”. Questa Costituzione si concentrò soprattutto sulla
divisione dei poteri dello Stato, i poteri vennero divisi fra il Direttorio a cui venne
affidato il potere esecutivo, e il Consiglio dei Cinquecento e il Consiglio degli Anziani a
quali fu assegnato quello legislativo. La Costituzione del 1793 aveva concesso il diritto
di voto a tutti i cittadini in quella del 1795 venne abrogato il suffragio universale a
favore di un suffragio censitario , e quindi potevano votare solo coloro che versavano
un certo ammontare di tasse. Con la Costituzione del 1795 si conclude definitivamente
il Terrore, questo periodo è stato certamente il momento più buio della Rivoluzione,
iniziato dopo la morte del re, con le diverse incomprensioni fra il partito giacobino e il
pensiero illuminista . I filosofi illuministi, che credevano fermamente nella ragione
umana,ritenevano necessario operare delle riforme utilizzando i mezzi e le strutture
dello stato. Robespierre invece si scaglia contro gli di essi contrapponendo alla loro
visione della politica quella che viene chiamata dal rivoluzionario il culto del
“Buonsenso senza cultura”. Egli divenuto ormai un tiranno fa chiudere le accademie e
le società finanziate dallo stato, cercando di annientare il dibattito e le idee discordanti
alle sue. Il Terrore è quindi frutto delle scelte di Robespierre di accentrare nelle sue
mani tutto il potere con la scusa di voler arginare le divisione interne e difendere la
Repubblica. Morto Robespierre, la politica estera francese si trasforma ,anche perché
non bisognava più solamente difendersi dagli attacchi delle monarchie straniere . Era
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necessario, secondo il Direttorio sferrare un poderoso attacco attraverso l’Europa
Centrale, perché gli obbiettivi erano molteplici da un lato bisognava divulgare le idee
rivoluzionarie in tutto il continente, dall’altro rinsaldare l’unità nazionale e ricostituire
le casse dello stato. Proprio durante queste campagne, viene alla luce il genio militare
di un giovane generale,che si era reso già protagonista durante la
Rivoluzione,Napoleone Bonaparte. Il futuro imperatore aveva difeso con grande
efficacia la Francia dagli attacchi stranieri e dalle rivolte interne volte a annientare la
Repubblica. Egli fu inviato in Italia con l’obbiettivo di distrarre i nemici da quella che
doveva essere l’azione militare più importante: quella d’Austria. La campagna d’Italia
grazie al genio militare del generale francese fu contrassegnata da un susseguirsi di
vittorie, nonostante le difficoltà create dal inadeguato equipaggiamento delle truppe.
Le vittorie conseguite lo resero popolare in tutto il paese, e per scongiurare il pericolo di
questa eccessiva popolarità, il Direttorio lo inviò in Egitto con l’obbiettivo di ostacolare
militarmente ed economicamente gli Inglesi, rendendogli così complesse le rotte .
L’avanzata francese fu inarrestabile, durante questa campagna venne ritrovata da Pierre-
François Bouchard, capitano nella Campagna d'Egitto , la stele di Rosetta documento
che ha consentito al mondo di comprendere i geroglifici egiziani. Mentre Napoleone
passava di vittoria in vittoria in Egitto, la situazione in Francia era al collasso. L’
esercito, sconfitto sugli altri fronti , era in rotta , e il Direttorio non era più capace di
gestire le difficoltà che si venivano a creare. Scoraggiato dalle notizie provenienti dalla
madrepatria decide di abbandonare l’Egitto e partire alla volta della Francia. Arrivato in
Francia venne accolto con molta speranza dalla popolazione che vedeva in lui l’uomo
giusto per risollevare le sorti del paese, grazie all’aiuto del fratello riuscì a mettere in
atto un colpo di stato che gli permise di eliminare il Direttorio e di assumere il potere
con la formazione di un triunvirato. Nel 1800 venne approvata con un plebiscito la
nuova costituzione, essa conferiva tutti i poteri a Napoleone, segnando la fine della
Repubblica in Francia. Napoleone divenuto capo della nazione emanò una serie di
riforme significative alcune di esse sono tuttora in vigore,come per esempio la riforma
della struttura amministrativa fortemente accentratrice ma così perfetta che è rimasta
tale fino a oggi: la Francia veniva frazionata in dipartimenti, distretti e comuni,
rispettivamente amministrati da prefetti, sottoprefetti e sindaci. Vennero risanate le
finanze dello stato grazie alla fondazione della Banca di Francia e l’introduzione il
16
franco d’argento, tutto ciò permise la fine di un epoca segnata da inflazione e difficoltà
dal punto di vista monetario. Le riforme napoleoniche modificarono il sistema
scolastico, nacque la scuola pubblica sottraendo la formazione al clero ,istituì i licei e i
politecnici,l’obbiettivo era la formazione di una nuova classe dirigente preparata e
acculturata. Venne ricucita la rottura con la Chiesa con un Concordato nel 1801
ratificato da papa Pio VII il cattolicesimo diveniva “religione della maggioranza dei
francesi” ma non venivano restituiti i beni sottratti alla chiesa durante la Rivoluzione.
L’opera magna di Napoleone fu però l’emissione del Codice Napoleonico, in questo
codice trovarono applicazione la maggior parte dei principi della Rivoluzione e
dell’Illuminismo, erano inserite all’interno di questo codice norme che prevedevano
l’eliminazione dei privilegi dell’antico regime e la definitiva abolizione del feudalesimo
e dell’assolutismo monarchico. Le disposizioni inserite erano basate sui principi di
libertà, eguaglianza, sicurezza e proprietà . Il codice sviluppato secondo gli ideali
borghesi era incentrato soprattutto sulla risoluzione delle dispute riguardanti i contratti
di proprietà e la famiglia. Il codice napoleonico venne esportato in tutti i paesi
assoggettati all’impero francese, che ormai si estendeva per tutta Europa, oltre al codice
Napoleone si diffusero anche le idee e i principi della Rivoluzione. Napoleone iniziò, la
sua carriera politica, dichiarando di proseguire le idee della Rivoluzione per poi in un
secondo momento tradire quelle aspettative di libertà, infatti nel 1804 si proclamò
imperatore, tradendo le attese di chi lo considerava un fervente sostenitore delle idee
Repubblicane. Dopo la sconfitta di Waterloo, Napoleone è costretto all’esilio, con
questa sconfitta termina definitivamente la parabola rivoluzionaria francese, essa segna
la fine del sogno rivoluzionario e dell’utopia di portare le idee di libertà fratellanza e
uguaglianza in tutta Europa. Nonostante dei periodi oscuri la Francia visse un momento
di grande rinnovamento trasformando un paese socialmente politicamente ed
economicamente arretrato in un faro di speranza. Grazie soprattutto alle riforme
napoleoniche poi si realizzarono effettivamente i sogni di un paese diverso, che al
contempo fosse anche in grado di guidare l’Europa verso un futuro diverso. Con l’esilio
di Napoleone a Sant’Elena, i re di tutti i paesi europei si incontrarono per ristabilire
l’ordine in Europa, infatti bisognava sopprimere le istanze rivoluzionarie, ridistribuire le
terre appartenenti all’ormai ex impero francese e ridare i privilegi e il potere a chi lo
aveva perduto. Inizia con il congresso di Vienna il periodo storico che prende il nome di
17
Restaurazione, caratterizzato dalla volontà dei regnanti di sopprimere quando era stato
fatto nell’ultima metà del 1700. Gli ambasciatori dei paesi che già avevano combattuto
contro i rivoluzionari e Napoleone decisero di ridare il potere ai sovrani sconfitti,infatti
vennero ricollocati al potere i vecchi regnanti,un esempio è il ritorno al trono dei
Borboni in Francia con il re Luigi XVIII,fratello minore del re Luigi XVI. Il congresso
si basò su tre principi fondamentali: Il principio di equilibrio, il principio di legittimità e
la cintura di stati cuscinetto intorno alla Francia. Il principio di equilibrio: nessuna
nazione doveva rafforzarsi eccessivamente a danno delle altre. Il principio di legittimità
che prevedeva il ritorno al potere le dinastie precedenti al dominio napoleonico. La
cintura di stati cuscinetto intorno alla Francia con l’obbiettivo di frenare le sue possibili
avanzate e impedire la sua egemonia in Europa.Dal punto di vista filosofico l’obbiettivo
della Restaurazione è quello di sopprimere le idee della Rivoluzione che si erano diffuse
in tutta Europa grazie all’avanzata napoleonica. In questo clima politico cresce Alexis
de Tocqueville filosofo, storico e politico francese. Di nobili origini nasce nel 1805, la
sua famiglia favorevole al re durante il periodo del terrore venne condannata alla
ghigliottina,solamente la morte di Robespierre riuscì a salvarla dalla morte. Tocqueville
è considerato il più grande politico francese fa parte della corrente dell’individualismo
metodologico francese che si occupa prevalentemente di politica. Vissuto nel periodo
storico subito successivo alla Rivoluzione francese appartiene alla generazione di
filosofi che si occupa del problema della democrazia. Nei suoi due scritti più noti “La
democrazia in America” e “L’antico Regime e la Rivoluzione”, considerati da alcuni
critici un unico grande studio sulla questione della democrazia . Nel contesto
napoleonico si svolge la carriera filosofica di Tocqueville che assiste quindi al
passaggio da democrazia a impero, in quanto Napoleone si incorona imperatore nella
cattedrale di Notre Damè nel 2 dicembre del 1804. Napoleone ha certamente il merito di
aver esportato in tutta Europa le idee e i principi della rivoluzione ,infatti lo stesso
Tocqueville ammette che la grandezza della rivoluzione francese è proprio quella di
“potè rendersi comprensibile a tutti e farsi imitare in cento luoghi”2, ma la contempo ne
ha reso inefficaci le istanze di libertà e di uguaglianza che hanno spinto i francesi a
ribellarsi alla monarchia. La restaurazione, periodo successivo alla caduta di Napoleone
è di difficile comprensione ed è quanto vuole lasciarsi alle spalle il filosofo andando in
2 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico regime e la Rivoluzione pag.619
18
viaggio negli Stati Uniti. Durante il soggiorno in America Tocqueville comprende come
mai il popolo Americano, seppur composto da una miriade di nazionalità diverse è in
pace, infatti cittadini di nazionalità diversa vivono vicino nonostante spesso quei paesi
siano in guerra fra di loro in Europa. La delusione di Tocqueville verso quello che è poi
divenuta la rivoluzione francese e poi l’Europa tutta è racchiusa in questa frase :” pareva
si amasse la libertà, e si scopre soltanto che si odiava un padrone.”3 Queste valutazioni
storiche sono necessarie per comprendere il motivo dello studio della democrazia e
come mai Tocqueville si sia interessato così tanto e nel modo che vedremo
successivamente al tema.
3 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico regime e la Rivoluzione pag. 757
19
Alexis De Tocqueville: il problema della democrazia
Alexis de Tocqueville appartiene alla prima generazione di autori vissuti dopo la
Rivoluzione francese, dalla quale essi ricevono molti interrogativi e ben poche risposte.
Tocqueville sceglie di affrontare e risolvere alcune questioni , facendole divenire la
vocazione della sua vita. Il problema affrontato da Tocqueville è della democrazia
dopo la rivoluzione francese. Egli, già in una lettera inviata a Henry Reeve, racconta i
suoi dubbi in merito infatti lui stesso scrive ”venuto al mondo alla fine di una lunga
Rivoluzione che dopo aver distruttolo stato antico, non (…aveva) creato nulla di
duraturo.4”. Il problema e il tema esclusivo della trattazione dell’autore è quello della
democrazia, in quanto “l’istituzione e l’organizzazione della democrazia nel mondo
cristiano è il grande problema politico del nostro tempo”5 questo perché la democrazia
può fare da trampolino alla libertà o al dispotismo. Il tema è quindi centrale perché da
qui si può creare un bivio che porta a due direzioni completamente opposte. Il processo
democratico una volta iniziato è inarrestabile perché lo sviluppo dell’uguaglianza è
universale e va al di la dell’uomo, questo processo ha già sconfitto i re e il feudalesimo
non si fermerà certamente davanti ai ricchi e ai borghesi. L’uguaglianza non può essere
vista solamente come un processo inarrestabile, ma anche come un modo per esprimere
e mobilitare le energie dei popoli, in quanto secondo lo stesso autore, i comportamenti
delle nazioni sono le conseguenze del loro passato. A secondo delle azioni messe in
essere dai popoli si può andare incontro ad una democrazia liberale o alla sua variabile
oppressiva, tutto ciò da vita ad una problema di difficile soluzione che va risolto non
solo in Francia, paese nativo del filosofo, ma in tutto il mondo civile. L’attenzione verso
quanto avviene in Francia è figlio delle difficoltà che sta attraversando il paese, infatti
dopo i fasti repubblicani della rivoluzione francese, con la restaurazione il paese è
ritornato ad essere una monarchia. La sfida è imponente bisogna creare una democrazia
liberale che sovrasti la “tirannide della maggioranza”, ” Se ci salviamo ,salveremo
contemporaneamente tutti i popoli che ci circondano. Se ci perdiamo, li porteremo tutti
alla rovina insieme a noi. A seconda che avremo la libertà democratica o la tirannide
democratica, il destino del mondo sarà diverso.”6. Per le sue idee possiamo considerare
4 A. DE TOCQUEVILLE Vita attraverso le opere pag. 173 5 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag. 367 6 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag. 10
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Tocqueville un liberale, certamente il suo comportamento è più razionale e cosciente dei
suoi contemporanei. Il filosofo vede nella storia un fine, secondo la sua opinione questa
meta non può che essere la creazione di istituzioni che possano permettere esistenze
libere. Partendo dalla considerazione di base che il processo democratico è
inarrestabile, è ovvia la critica dell’autore alla Restaurazione,vista dal filosofo come
qualcosa di artificioso,come il tentativo di arginare in modo inappropriato un fiume in
piena. Durante il regno di regno di Carlo X iniziano a manifestarsi i primi problemi e
incomprensioni fra il re e le gli altri organi dello stato. Le difficoltà riscontrate dal
governo nella comunicazione con le Camere, rendono impossibile legiferare, generando
continue crisi di governo che sicuramente influiranno anche sulla durata della
monarchia. Il problema fondamentale è che il re non può agire al di fuori della legge,
perché se lo facesse nessuno rispetterebbe le norme che lui ha emesso, tutto ciò
creerebbe un sistema pronto al collasso e governabile solo attraverso l’utilizzo di
ordinanze. ” Nessuno vuole che in Francia si governi con ordinanze: bisogna ben partire
da questo. Non è nell’interesse di alcuno: i corpi giudiziari perderebbero la loro
importanza, i Pari il loro rango, la maggior parte degli uomini di talento le loro
speranze,le classi inferiori le loro garanzie,il maggior numero di ufficiali le loro
occasioni di promozione.”7 Questo modo di governare non rispettando la legge e
utilizzando solamente queste effrazioni, non può far altro che distruggere
completamente la società francese apportando dei danni inimmaginabili a tutto il
sistema paese. Le analisi di Tocqueville son esatte infatti Carlo X, re di Francia, viene
spodestato del trono nella “monarchia di luglio”, l’autore e molti dei suoi amici e
famigliari giurano fedeltà al nuovo re Luigi Filippo. La scelta di giurare fedeltà al nuovo
re è una scelta difficile e molto combattuta per Tocqueville, il quale in una lettera
all’amico Charles Stoffels spiega i motivi delle sue scelte. Egli è convinto che questo
atteggiamento verso il nuovo re, rientri tra i doveri di ogni francese, infatti se Luigi
Filippo non fosse divenuto re la Francia sarebbe sprofondata nell’anarchia, distruggendo
il suo stesso paese: “Coloro che amano il loro paese devono, dunque, unirsi francamente
al nuovo Re, perché egli solo può salvare la Francia da se stessa.”8. Egli disprezza più di
tutti il nuovo sovrano e pensa che non meriti il trono, ma per un bene superiore: la
7 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 185 8 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 186
21
Francia, la sua patria, sosterrà il re molto di più di quelli che lo hanno sopportato. In
realtà, Tocqueville teme di perdere il suo ruolo di magistrato con il ritorno al potere dei
legittimisti, comunque è contrario a un possibile ritorno indietro del paese, cosa
impossibile perché i cambiamenti verso la democrazia non si possono fermare. Luigi
Filippo, quindi non è la soluzione, ma lo è ancora di meno la restaurazione
legittimistica. L’unico modo che ha l’uomo per migliorarsi è quello di studiare la storia,
bisogna conoscere gli avvenimenti, ma soprattutto ciò che li ha provocati, capire come
le rivoluzioni abbiano modificato i popoli e comprendere alcune caratteristiche come i
loro costumi e i loro istinti. La storia e la geografia devono diventare due strumenti
necessari per comprendere i popoli e gli avvenimenti che li riguardano. La geografia
non deve essere vista solo come la conoscenza delle capitali o dei meridiani, non
solamente una conoscenza nozionistica, ma lo strumento tramite il quale comprendere
l’orizzonte storico che stiamo vivendo. Tocqueville esprime il desiderio di visitare gli
Stati Uniti e l’America del nord. Gli Stati Uniti sono l’unico paese in cui il problema
della democrazia è posto con maggiore convinzione e a cui si cerca di dare delle
risposte adeguate. Da quanto scritto nelle lettere inviate è evidente il giudizio negativo
sulla Restaurazione,soprattutto vi è una critica ostile verso il tentativo di eliminare
quanto avvenuto nel secolo precedente, ripristinando i sovrani al loro posto
sopprimendo quanto fatto in nome della libertà e della democrazia. Nel 1831 viene
inviato negli Stati Uniti d’America, ufficialmente per studiare e osservare il sistema
penitenziario americano, infatti in quel periodo il sistema carcerario francese era del
tutto inadeguato ad affrontare i problemi della detenzione. I motivi che hanno spinto il
filosofo a questo viaggio nel nuovo mondo sono probabilmente due: uno il desiderio di
vedere da vicino la struttura dello stato americano e l’altro la volontà di allontanarsi
dalla Francia che in quel momento è una polveriera dal punto di vista politico.
Ovviamente Tocqueville si reca negli Stati Uniti con un bagaglio culturale notevole.
Quanto avvenuto nel secolo precedente ha profondamente segnato il suo pensiero, per
giungere alla democrazia non basta solamente sostituire la sovranità monarco-
aristocratica con quella popolare, ma è necessario creare dei vincoli alla stessa, infatti
senza limitazione non esiste la libertà. L’unico modo per capire la filosofia politica di
Tocqueville è fare un approfondimento sugli studi di due autori che hanno segnato
profondamente le sue teorie :Constant e Guizot. Entrambi fanno parte della corrente
22
dell’individualismo metodologico e si occupano di temi politici ed è evidente la loro
influenza negli scritti sulla democrazia di Tocqueville. La critica al processo
rivoluzionario francese è uno dei temi trattati dal filosofo Benjamin Constant, il quale
fu anche uno dei più accaniti oppositori di Napoleone. Di stampo liberale, il filosofo
opera nel momento subito successivo alla Rivoluzione francese e durante il periodo
napoleonico, e a causa delle sue idee venne esiliato più volte e costretto a pubblicare i
suoi testi in Inghilterra. Il suo testo “Sulla Germania”, presenta un resoconto della
filosofia tedesca dell’epoca e un’opposizione fra la poesia classica e quella romantica, è
considerato in Francia il manifesto del Romanticismo. Constant nei suoi Principes de
Politique mette in guardia i cittadini dichiarando che una astratta versione della
sovranità popolare può ridurre la libertà dei singoli, perché senza controllo questo tipo
di autorità può essere il tramite alla tirannia.” Se attribuiamo alla sovranità
un’estensione che essa non deve avere, la libertà può essere persa malgrado quel
principio o addirittura per il suo tramite”9. Il problema di fondo è il potere illimitato
infatti questa eccessiva estensione dell’autorità è difficilmente gestibile sia da uno, da
pochi e da tanti uomini. Il problema quindi secondo Constant non è il tipo di governo:
Monarchia, Aristocrazia; il problema non è chi detiene il potere, ma l’estensione del
potere stesso. Spesso in buona fede si concede un potere illimitato a qualcuno per amore
della liberà, ma i risultati ottenuti non sono quelli auspicati; come è avvenuto con la
Rivoluzione francese,dove la collera della popolazione si è scagliata contro i detentori
del potere e non contro il potere stesso. Non è stato cambiato il potere in quanto tale, si
sono solamente sostituiti gli interpreti. Questo potere è stato dato dapprima a tutta la
società poi alla maggioranza e successivamente in un processo di accentramento del
governo di un solo uomo. Constant ritiene che il problema sia quello dell’estensione del
potere, per questo motivo la teoria di Rousseau viene vista come un sostegno ad ogni
tipo “di dispotismo”. La base della teoria contrattualistica di Rousseau è che ciascuno
acquisisce gli stessi diritti che cede in favore degli altri,eguagliando ciò che si cede e ciò
che si acquista, tutti cercano di difendere in maniera più convinta quello che rimane. Il
problema nasce quando è necessario far uso del potere acquisito e gestirlo, infatti
quando si opera in nome della collettività bisogna tener presente che l’azione del
singolo o di pochi è sempre una sopraffazione nel nome di tutti. Rousseau si trova in un
9 B. CONSTANT Principes de politique pag. 8
23
vicolo cieco, in quanto ha creato un contratto che pone nelle mani di pochi un potere
immenso e non ha trovato nessun sistema che possa rendere possibile l’esercizio della
sovranità. Lui stesso si è reso conto di questo problema e scrive che la sovranità non
può essere “alienata,delegata o rappresentata”10,in questo modo però non è possibile
esercitare alcun tipo di superiorità e perciò ha distrutto quanto lui stesso ha elaborato.
La sovranità appartiene alla generalità dei cittadini nessuno può esercitarla senza una
delega. Nessuno può disporre della vita dei cittadini,neanche coloro che sono delegati a
governare,infatti c’è sempre una parte dell’esistenza che rimane individuale ed esclusa
ad ogni estraneo. La sovranità non deve mai entrare in conflitto con il singolo in
quanto, secondo Constant, dove l’autonomia individuale “incomincia,la giurisdizione
di sovranità finisce.”11. Le teoria politiche di Constant si scagliano ferocemente contro
il mito del Grande Legislatore. La visione della libertà come limitazione del potere
politico si oppone fortemente alla figura dell’uomo in grado da solo di governare. Il
potere deve essere limitato come sono limitate le conoscenze dell’uomo, l’essere umano
per sua natura è fallibile,per questo motivo è impensabile concedere ad un essere
parziale un potere illimitato. Constant critica gli scritti di Filangieri , convinto
sostenitore del legislatore perché lo pensa ”come un essere a parte,al di sopra del resto
degli uomini necessariamente migliore e più illuminato degli altri”12. Il principio di base
dell’analisi di Constant è che a governare e ad agire sono sempre gli uomini, la
legittimazione politica non rende loro migliori non riduce la loro fallibilità, è per questo
motivo che è necessario una limitazione al potere stesso per evitare disastrose
conseguenze per la libertà di tutti. Un altro importante contributo alla distruzione del
mito del Grande legislatore è il principio che le buone intenzioni non bastano, bisogna
valutare sempre le conseguenze di ciò che si fa e non fermarsi solamente alle intenzioni.
La stessa sovranità popolare, quindi può divenire il modo attraverso il quale distruggere
la libertà, bisogna quindi controllare che le intenzioni si traducano in realtà. La
limitazione del potere politico ha sostituito precedente interrogativo “chi deve
comandare?” con un nuovo “come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo
da impedire che governanti cattivi o incompetenti facciano troppo danno?” 13con questo
10 B. CONSTANT Principes de politique pag. 11 11 B. CONSTANT Principes de politique vol.1 pag 8 12 B. CONSTANT Commentaire sur l’ouvrage de Filangieri vol. 1 pag.36 13 K. R. POPPER La società aperta e i suoi nemici vol. 1 pag. 174
24
nuovo interrogativo si abbatte definitivamente la figura del Grande Legislatore in
quanto se si configurano sistemi di controllo si ammette la fallibilità di colui che
governa. Guizot , maestro di Tocqueville durante i suoi studi alla Sorbona, appartiene
anche lui alla scuola metodologica e sono molteplici i punti di contatto fra le sue teorie
e quelle di Constant. Guizot non riteneva la civiltà un prodotto delle intenzioni umana e
derivante da una particolare progettazione, ma una singolare serie di eventi. Il filosofo
da anche una sua particolare versione su come si sia giunti alla libertà in Europa: le
diversità hanno generato la libertà in quanto hanno reso impossibile la vittoria di un
principio su un altro, scongiurando lo sterminio di massa si è stati costretti a far
convivere i vari principi. La libertà europea nasce durante lo scontro fra il papato e
l’impero perché non potendo una parte sopraffare l’altra si sono autolimitate,risultato
contrario alle intenzioni degli attori. Guizot vede nell’interazione l’unico modo
attraverso il quale generare la crescita della società, se gli individui agiscono
singolarmente senza entrare in contatto gli uni con gli altri allora “le generazioni
successive lasciano la società allo stesso punto in cui l’hanno ricevuta”14. Lo
sviluppo delle relazioni fra le persone crea un miglioramento della civiltà intesa come
relazione fra gli uomini e crescita delle attività sociali e di quelle individuali, tutto ciò
determina la crescita e il progresso della società e dell’essere umano. L’unico modo che
si ha per raggiungere questi risultati è creare un habitat della libertà, ma per giungere a
questo risultato è necessario una limitazione del potere,se ciò avviene si allargano gli
orizzonti e si nutre la civiltà. Egli ritiene che i molteplici disordini politici sopravvenuti
alla rivoluzione francese, hanno completamente vanificato la positiva emancipazione
sociale nata in seguito a quell’ avvenimento. La politica deve operare nel rispetto del
passato, convinto che dai regimi rivoluzionari non può nascere libertà,proprio per
questo motivo Guizot si schiera a favore delle idee politiche espresse nella rivolta del
1789,ma è assolutamente contrario ai disordini sociali che derivarono da quella
rivolta,per questi motivi il filosofo non fece parte delle rivolte preferendo rimanere in
disparte. La filosofia politica di Guizot influenza fortemente quella di Tocqueville,
facendo parte di quel bagaglio di esperienze che lo hanno accompagnato nel suo
viaggio negli stati Uniti e che gli hanno permesso di comprendere al meglio le
differenze fra il nuovo mondo e l’Europa dal punto di vista politico e democratico.
14 F. GUIZOT Storia della civiltà in Europa pag 135
25
Secondo Ortega y Gasset filosofo spagnolo vissuto a cavallo fra il 1800 e il 1900 si
dedica allo studio della corrente filosofica dei “dottrinari”, che comprendeva Guizot, e
tanto ha influenzato Tocqueville ,sono gli unici filosofi che si sono posti il problema di
come andasse organizzata la politica europea dopo la Rivoluzione. Il loro stile
distaccato si è contraddistinto da quello dei loro contemporanei frivoli e grossolani.
Ortega è affascinato da questi filosofi e li descrive così: ”I dottrinari sono un caso
eccezionale di responsabilità intellettuale:cioè a dire,di ciò che è più mancato agli
intellettuali europei dal 1750”15. Tocqueville si reca in viaggio negli stati uniti
ufficialmente per visionare il sistema carcerario americano, con l’obbiettivo di rendere
migliore quello francese inadeguato per l’epoca. Questo viaggio rappresenta l’occasione
per un viaggio alla ricerca dell’habitat della democrazia liberale, tutto ciò è ricorrente
nei suoi appunti di viaggio e nei suoi scritti. La base filosofica è quella liberale
proveniente da Constant, Guizot e altri autori proprio da Constant Tocqueville riprende
la massima che sarà la base della sua filosofia :”in materia di governo la maggioranza
ha il diritto di fare tutto.”16,questa frase è considerata sia da Tocqueville che da Constant
“empia e detestabile”17. Spesso si ritiene che un popolo nono può andare al di la di
quelle che sono i limiti posti dalla legge e dalla ragione ed è per questo motivo si può
dare senza troppi timori il potere alla maggioranza. Questa considerazione è solamente
“un linguaggio da schiavi”18 e conduce a quella che è descritta dall’autore come la
“tirannide della maggioranza”. Cosa ha fatto si che negli Stati Uniti ciò non avvenga
sono forse uomini diversi da noi? No nella loro società si evincono gli stessi
comportamenti di tutti gli esseri umani come l’arroganza e l’ignoranza. Cosa allora
differenzia la società americana da quella europea? La vera differenza sta nei loro
costumi e nella convinzione che è possibile regolare la democrazia con l’aiuto delle
leggi e dei costumi. Gli anglo-americani sono sempre d’accordo su i principi generali
che reggono la società, differiscono, come è giusto che sia, sui mezzi e sulle forme che
devono essere utilizzati per governare. I principi cardine della società sono la libertà e
l’uguaglianza, questi principi sono comuni a tutti gli abitanti, fanno si che vengano
difesi molteplici diritti: la libertà di stampa, il diritto si associazione e altri ancora.
15 J. ORTEGA Y GASSET La ribellione delle masse pag 789 16 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 297 17 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 297 18 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 297
26
L’unico modo per unire una società composta da cittadini provenienti da tanti paesi
diversi gli abitanti sono “ancora inglesi,francesi, olandesi, tedeschi” 19,è quella di
trovare un accordo sui principi,in quanto il disaccordo per quanto riguarda i mezzi è
molto ricorrente. Tocqueville è profondamente colpito dal dinamismo sociale che
contraddistingue la popolazione, le leggi cambiano continuamente per poter tenere il
passo delle modifiche sociali,questi continui cambiamenti sono il preludio ad una
probabile modifica della forma di governo. Posto dinanzi ad una realtà totalmente
differente da quella europea Tocqueville si sofferma sui motivi di instabilità
politica,esistono due specie di instabilità una figlia delle divergenze sulle leggi
secondarie ed un’altra che scuote le basi della costituzione ed è causata da scontri sui
principi generali delle leggi. Quando lo scontro interessa i principi generali spesso
questo è seguito da disordini e rivoluzioni. I due tipi di instabilità non hanno un legame
particolare, ma possono coesistere in una stessa epoca oppure avvenire in momenti e
luoghi separati. La particolarità del sistema americano è che lì le leggi vengono
cambiate in continuazione, ma al contempo seguono tutte il fondamento della
Costituzione questo è il motivo per il quale è possibile riscontrare solamente un tipo di
instabilità quello relativo al dibattito sulle leggi secondarie e non quello violento
relativo allo scontro sui principi generali. il secondo tipo di instabilità è quello che
coinvolge le “basi stesse della costituzione”20, determinando violenze e convulsioni
sociali perché manca un accordo su quelli che sono i “principi generali” ed è ciò che
avviene in Francia. Tocqueville perviene quindi alla conclusione che per avere una
pacifica convivenza è necessario giungere a questo tipo di accordo. Il filosofo Ortega Y
Gasset è stato fortemente influenzato dal pensiero di Tocqueville, e ciò è evidente
quando parla delle differenze fra gli strati della società, infatti ritiene che le divergenze
fra gli stati superficiali e intermedi generano benefici diffusi in quanto le controversie
alla sommità sono una conferma dell’accordo esistente alla base. La società non può
esistere senza un nucleo di credenze condivise dai cittadini però al contempo queste
norme non devono essere specifiche e stringenti, in quanto se ciò avvenisse verrebbe
meno la libertà individuale. Constant nelle sue valutazione storiche era critico nei
confronti di Sparta, perché li non era possibile agire senza provocare la reazione degli
19 A. DE TOCQUEVILLE Viaggi pag 270 20 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 467
27
efori: li non esisteva la scelta individuale. Le regole basilari di una società libera devono
essere vuote, cioè senza un contenuto esistenziale questo perché li devono convivere
cittadini con concezioni filosofiche e religiose diverse. Le norme devono diventare
quindi solamente dei principi procedurali che hanno come compito quello di porre un
confine alle azioni dell’uomo senza al contempo avere un contenuto obbligatorio, come
avviene negli Stati Uniti. La dimostrazione di quanto detto è l’apertura nei confronti
delle diverse religioni, li infatti convivono pacificamente cittadini aventi diversi credi
religiosi. Qui vi è una netta separazione fra lo stato e la chiesa; questo per far si che
nessun credo occupi una posizione privilegiata, mentre è completamente diversa è la
situazione europea dove il credo religioso si è unito al potere politico, siccome quando
le potenze cadono anche il cristianesimo ne risente “è un vivente che hanno voluto
legare ai morti”21. In America si è avvenuta una radicale separazione fra politica e
religione, nessun credo politico può motivare le proprie azioni tramite la religione; allo
stesso modo nessun dogma può avvalersi del potere politico per imporre la propria fede.
Tocqueville, affascinato dal sistema Americano ritiene che “ la legge permette al popolo
americano di fare tutto, la religione gli impedisce di concepire tutto e gli proibisce di
tutto osare”22 cioè il diritto vieta ciò che genera una riduzione dell’autonomia altrui ma
al contempo lascia piena libertà individuale, proprio per questo motivo possiamo dire
che il diritto americano è composto da un insieme di norme vuote. La separazione fra
politica e religione è fondamentale, quindi la religione non può diventare uno strumento
di costrizione “sebbene gli anglo-americani abbiano parecchie religioni, essi hanno tutti
lo stesso modo di considerare la religione”23, allora nella popolazione americana molte
sette convivono in un clima di tolleranza. La libera scelta fa si che i credenti vivano la
loro fede in modo differente, coloro i quali non condividono ciò non sono visti come
avversari, quindi la società non è più un’arena dove lottare contro nemici per difendere
la propria identità religiosa. Anche i sacerdoti americani sono a favore della libertà
civile, in quanto predicano la libertà ideologica e politica in quanto nessuno è punibile
dinanzi a Dio per le proprie idee come non è peccato sbagliare nella costruzione della
propria casa o nel tracciare il proprio solco. Per raggiungere la separazione fra politica e
religione, tra il costume e il diritto e per creare una società ispirata alla tolleranza è 21 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 355-‐356 22 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 345
23 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag. 348
28
necessario qualcosa che unisca profondamente i cittadini, a tal proposito Tocqueville
ritiene che: “fino a oggi non si è trovato nessuno, negli Stati Uniti, che abbia osato
proporre questa massima: che tutto è permesso nell’interesse della società. Massima
empia, che sembra essere stata inventata in un secolo di libertà per legittimare la venuta
dei tiranni”24, quello che differenzia la società americana è la paura di essere governata
da un tiranno. Constant approfondisce questa massima: le azioni vengono sempre
svolte dai singoli uomini se ad un individuo viene concesso di rappresentare la società
allora lui si pone da un “punto di vista privilegiato sul mondo”25; questa posizione è in
pieno contrasto con quella che è l’idea di uguaglianza. Tocqueville in una lettera a
Henry Reeve parla di come l’inserimento all’interno del mondo politico della dottrina
dei realisti possa generare tutti i comportamenti negativi della democrazia dando vita ad
ogni tipo di abuso. La società non può essere vista come qualcosa di separato dagli
individui se ciò avviene abbiamo una duplicazione della realtà; se quindi introduciamo
il principio di “ punto di vista della società” non facciamo altro che distruggere la libertà
individuale. Gli uomini sono fallibili e nessuno è in grado di essere il conoscitore di
tutto, per questo motivo dobbiamo capire che un “popolo o un individuo, per quanto
illuminato possa essere, non è infallibile”26. Quello che accumuna tutti gli uomini è la
fallibilità, tutti gli uomini sono ignoranti e fallibili, il principio che rende possibile la
democrazia liberale è il fallibilismo metodologico. Una domanda sorge spontanea alla
luce di quanto detto “Dove trovare la verità assoluta?”27. Tocqueville ci viene incontro
nella soluzione di questo importante quesito affermando che l’onnipotenza è qualcosa di
pericoloso in quanto è un concetto al di sopra delle capacità umane, l’unico essere
onnipotente è Dio “perché la sua saggezza e la sua giustizia sono sempre uguali al suo
potere”28. Nessun essere umano è dotato di tali caratteristiche perciò nessuno può agire
senza alcun controllore, ciò avviene qualunque sia il sistema politico in vigore, lì
alberga la tirannia che costringe il filosofo a dire: “cerco di andare a vivere sotto altre
leggi.” 29A questo punto è lecito domandarsi quali siano i principi che sorreggono la
democrazia americana, Tocqueville ritiene che ciò che tiene unita la società americana è
24 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 345 25 B. CONSTANT Principes de politique pag. 8 26 A.DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag. 522 27 A. DE TOCQUEVILLE Viaggi pag 244 28 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 298-‐299 29 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 298-‐299
29
l’interesse. Interesse inteso come la volontà delle parti di respingere l’assolutismo
gnoseologico sottraendosi alla presunzione di “promulgare leggi eterne”30, se avviene
ciò si riconosce la “nature imperfetta” dell’uomo, queste sono le basi per l’esercizio
dell’ “illimitata facoltà di perfezionamento”31 umano,se si realizzano questi presupposti
allora si può vivere nella tolleranza e quindi ingrandire la cooperazione umana. La
collaborazione reciproca è l’unico modo che ha l’uomo per migliorarsi, Tocqueville
riprende questo concetto dal suo maestro Guizot, il quale attribuiva all’ aiuto reciproco
l’unico modo per la crescita della società. Nella società americana è riscontrabile quanto
detto molto di più che in Europa, infatti gli americani dicono di “aver scoperto che
l’uomo, servendo i suoi simili, serve se stesso”32. La teoria “dell’interesse ben inteso”
diventa quindi fondamentale nell’analisi politica di Tocqueville, in quanto ci permette
di comprendere le necessità e i bisogni dei nostri giorni. La teoria “dell’interesse ben
inteso” è stata sviluppata dai moralisti scozzesi e soprattutto da Adam Smith che ne è
divenuto il suo più grande teorico. La nostra vita è una continua “partita doppia”33 dove
tutti vogliono conseguire i propri fini, da qui la celeberrima frase di Smith “Non è dalla
benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro
desinare,ma dalla considerazione del loro interesse personale.”34,per poter raggiungere i
propri obbiettivi è però necessario l’intervento dell’Altro,in questo continuo dare e
avere, per ottenere quello che si desidera è necessario sottostare alle condizioni
dell’Altro. Secondo la teoria “dell’interesse ben inteso” nessuno può fare solamente
quello che lo avvantaggia in quanto è necessario trovare la cooperazione dell’altro e per
fare ciò dobbiamo in un certo senso “servire” 35chi abbiamo di fronte,questo ci consente
di capire che la collaborazione non è retta solamente da accordi che abbiano come
obbiettivo degli scopi,ma si basa sulla negoziazione dei mezzi che ci scambiamo.
Ognuno quindi è libero di perseguire il fine che più ritiene giusto, non esiste quindi una
gerarchia obbligatoria, questo è l’unico modo che si ha per costruire una società fondata
sul principio della libertà. Le idee e i principi di questa teoria erano ancora estranea alla
cultura francese, ma erano state acquisite dalla cultura anglosassone e dalle società che
si inspiravano a tale cultura. Nel momento in cui Tocqueville si occupa nelle sue opere 30 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag. 521 31 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag.521-‐522 32 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag. 612 33 ORTEGA Y GASSET L’uomo e la gente pag. 95 34 A. SMITH La ricchezza delle nazioni pag. 92 35 L. VON MISES Socialismo pag. 439
30
della “società civile”36, è costretto a soffermarsi anche sulla “dottrina dell’interesse ben
inteso”, perché è tramite lo studio di essa che possiamo capire come sia possibile la
collaborazione sociale fra persone aventi idee completamente diverse dal punto di vista
politico e filosofico. La presenza di liberà di espressione e la varietà di idee e opinioni
genera una miriade di libere associazioni, questo fa si che tutte le
iniziative siano discusse in gruppo,cosa che nell’Europa dell’epoca non avviene. Nasce
quindi un problema nei paesi democratici: l’organizzazione delle masse, le quali spesso
non riescono ad associarsi perché sono sperduti fra la folla e non riescono a trovarsi e a
collaborare fra loro. Il problema della “Dispersione della conoscenza” può essere risolto
solo mettendo in contatto persone fra di loro sconosciute, ma al contempo probabili co-
operatori. Un aiuto può essere dato dalla stampa la quale può indirizzare più persone
verso un sentimento comune, secondo Tocqueville lo scopo di un giornale è quello di
comunicare un sentimento comune ad un numero elevato di persone, se ciò non
avvenisse,il giornale non avrebbe senso e non esisterebbe. La stampa negli Stati Uniti
riesce a coniugare la libertà nazionale con quella delle comunità locali, in democrazia
infatti il numero dei giornali è proporzionale al maggiore o minore accentramento
amministrativo e burocratico,ma se in un paese si segue “la dottrina dell’interesse ben
inteso” allora si riconosce anche l’autonomia della società civile e si fa sì che la politica
sia l’ultima risorsa,tutto ciò evita che vi sia un accentramento amministrativo. Con il
termine associazionismo si definisce un enorme insieme di specie differenti,infatti si
parla di associazioni economiche politiche e religiose,tutti hanno interesse a svolgere
un’attività insieme ad altre persone sia essa di un qualunque tipo. In Europa questo
processo non è ancora in atto, infatti quello che in Francia è compito del governo, negli
Stati Uniti è compiuto da un’associazione. Gli stati Uniti per questi motivi non
presentano i problemi comuni ai grandi agglomerati umani,infatti il suo governo si
occupa di poche, ma importantissime materie,è possibile quindi assimilare l’Unione ad
una piccola repubblica nonostante la sua estensione sia vastissima. Gli atti emanati sono
quindi molto rari, la sovranità è limitata e perciò non pericolosa per la libertà in quanto
limita la bramosità di potere e gloria presente nelle grandi Repubbliche. Questa
organizzazione del potere non consente che vi siano improvvise rivoluzioni, i problemi
non giungono ad un unico centro comune, facendo sì che le passioni politiche non
36 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 487
31
divampino in tutto il paese, ma vengano contrastate dall’interesse del singolo e dalle
associazioni. La dottrina “dell’interesse ben inteso” può venire in aiuto nella distruzione
del Mito del Grande Legislatore, infatti dove il potere politico è l’ultima risorsa non può
esistere un grande legislatore, le associazione e l’interesse del singolo sono quindi una
garanzia per l’autonomia della società civile. L’autonomia è una forma di difesa rispetto
alla “tirannide della maggioranza”, perché elimina dal potere della politica un vasto
territorio dove operano quella miriade di “associazioni intermedie”. Le associazioni
sono figlie dell’attività dei cittadini, queste iniziative difendono la nostra libertà da un
altro nemico: l’Individualismo. Con il termine Individualismo Tocqueville si riferisce a
quel fenomeno che spinge l’uomo a disinteressarsi della grande società perché
interessato solo alla piccola società che si è creato ed è formata unicamente da amici e
parenti. Questo comportamento è figlio della volontà del singolo di voler saziare il
proprio animo solamente con dei piccoli e volgari piaceri, l’uomo finisce per
considerare se stesso e pochi altri tutta la società, tutto il resto non gli interessa. Tutti
coloro che intraprendono questo tipo di atteggiamento nei confronti della società non
verranno governati da tiranni,ma da tutori,nel caso specifico le crisi saranno brevi,ma
contraddistinte da comportanti violenti da parte dei governi democratici, generando un
tipo di oppressione nuova che non è riscontrabile con nessun governo nella storia.
Questa innovazione nel comportamento dei governi è difficilmente descrivibile, lo
stesso autore ha difficoltà ad inquadrarla infatti scrive:”cerco inutilmente io stesso
un’espressione che renda esattamente l’idea che me ne faccio e che la contenga;le
vecchie parole “dispotismo” e “tirannide” non sono più adeguate. La cosa è nuova.”37.
Questa nuova forma di governo è caratterizzata dalla presenza di un forte potere che
veglia sugli uomini, il suo obbiettivo è quello di assecondarlo verso la sua ricerca del
godimento dei beni, è l’inverso della figura paterna, mentre il padre educa i figli
affinché crescano,questo tipo di potere fa si che l’uomo rimanga sempre bambino e che
non faccia altro che svagarsi. La ricerca del piacere e la volontà di allontanarsi dalle
vicende politiche può far si che si generi questo innovativo sistema totalitario, che
“prenderebbe una forma nuova e che si dimostrerebbe sotto aspetti sconosciuti ai nostri
padri”38, questo comportamento creerebbe le basi ad un regime innovativo, in quanto
nelle epoche passate i Re hanno avuto a disposizione un potere quasi illimitato, ma non 37 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag. 812 38 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 368
32
ne hanno fatto mai uso. Spesso per pigrizia si rinuncia volontariamente alla libertà
affidandola nelle mani del “potere nazionale”39, in questi casi il potere per
autoalimentarsi crea un infinità di piccole norme complicatissime che si riferiscono ad
ogni aspetto della vita quotidiana. Questi atteggiamenti divengono quindi un modo per
dominare la popolazione, infatti il potere non sopprime con la forza le idee contrarie, le
inebetisce e così le domina, in questo modo si elimina la volontà di agire senza usare la
violenza. Il risultato di questo tipo di comportamento è una “classe oziosa e pigra”40 , la
legge diventa quindi un mezzo tramite il quale costruire una assistenza pubblica
permanente. L’avvento di questi sistemi politici è figlio della mancanza di autonomia
della società, qualora venga meno tutto ciò, allora la politica si sostituisce ai “corpi
intermedi” diventando la variabile fondamentale della vita individuale e collettiva delle
persone. Ora è necessario un approfondimento riguardante il perché Tocqueville
definisce “individualismo” la mancanza delle “associazioni intermedie”. Il testo “La
dèmocratie en Amèrique” è stato tradotto anche in inglese, l’autore della traduzione
Henry Reeve dovendo tradurre il pensiero del filosofo ha avuto difficoltà nel trovare
una parola inglese che potesse rendere perfettamente l’idea e ha usato la parola
“individualismo”, Tocqueville in realtà si riferisce ad una situazione di “isolamento”
dovuta alla mancanza delle libere associazioni sociali. La filosofia di Tocqueville,
quindi non tratta mai il tema dell’individualismo, Albert Schatz autore di un testo su
questo argomento, evidenzia come Tocqueville abbia dato al termina “individualismo”
una “accezione speciale e del tutto arbitraria”41, infatti per questo fraintendimento nella
traduzione, il filosofo Ortega y Gasset parla di liberalismo non individualista. Lo
sviluppo della società è connesso allo sviluppo delle associazioni, infatti il filosofo parla
di una scienza delle associazioni la quale deve diventare la “scienza madre” in quanto il
“progresso di tutte le altre (scienze) dipende dai progressi di questa”42. La presenza delle
libere associazioni è fondamentale per la libertà di un paese, perché qualora si dovesse
sostituire in ogni ambito il governo alle associazioni allora ne risentirebbero non solo
l’economia e il commercio, ma anche la morale e l’intelligenza della popolazione.
Tocqueville intende per individualismo quel processo sociale che mira a eliminare
l’esistenza di qualunque fonte privilegiata della conoscenza, tramite un processo sociale 39 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag 813 40 A. DE TOCQUEVILLE Democrazia e povertà pag. 96 41 A. SCHATZ L’individualisme èconomique et social pag.302 42 A. DE TOCQUEVILLE La democrazia in America pag.601
33
aperto alla collaborazione di tutti per cercare di risolvere gi infiniti problemi della vita.
Partendo dagli insegnamenti di Tocqueville, Friedrich A. von Hayek sostiene che se vi
fossero persone onniscienti e se si avesse la perfetta percezione dei bisogni e delle
aspirazioni allora non ci sarebbe bisogno della libertà, in quanto la libertà serve per far
posto all’imprevedibile, visto che gli uomini hanno solamente una conoscenza parziale
delle cose è necessario affidarsi agli sforzi concorrenti degli altri. Colui che si definisce
individualista è una persona alla continua ricerca della cooperazione, in quanto ha
capito la sua natura parziale infatti lo stesso Tocqueville dice: “Sono indotto a
credere,pensandoci,che l’individualismo sia l’elemento base del carattere inglese.
L’associazione è il mezzo che necessità e cultura hanno suggerito per procurarsi oggetti
fuori dalla portata delle forze individuali.”43. l’individualismo quindi è un concetto
completamente diverso rispetto al razionalismo utilitaristico di Bentham, alcune
indicazioni riguardanti questa materia non provengono esclusivamente dalle opere di
Albert Schatz; già Leslie Stephen e Elie Halèvy hanno fornito informazioni atte a capire
la differenza tra la posizione iperrazionalista degli utilitaristi e quella evoluzionistica di
Mandeville e dei moralisti scozzesi. Friedrich Von Hayek e Karl Popper si sono
occupati delle differenze fra le concezioni sociali di tipo utilitaristico e quelle di tipo
evoluzionistico. La concezione di tipo utilitaristico si basa sul fatto che le regole e le
istituzioni siano determinate intenzionalmente dall’azione umana, invece la concezione
evoluzionistica si caratterizzata dall’origine in inintenzionale delle norme e delle
istituzioni. Tocqueville appartiene alla scuola evoluzionistica, nelle sue opere critica i
fisiocratici in quanto gli utilitaristi cercano di eliminare i propri avversari e per loro
l’unica cosa che conta è l’utilità pubblica, disinteressandosi completamente dei diritti
individuali. Le idee sostenute da Tocqueville in merito fanno ipotizzare una possibile
affinità filosofica con John Stuart Mill. Mill è un forte sostenitore delle idee
democratiche e promotore della generalizzazione del diritto di voto, come Tocqueville è
un sostenitore dell’inarrestabilità del processo democratico. Nonostante queste
molteplici somiglianze, i punti di vista da cui partono sono completamente diversi, vale
anche in questo caso il detto latino “duo, si idem dicunt, non est idem”. Dopo la
pubblicazione della prima parte dell’opera “la democrazia in America”, dopo un viaggio
di Tocqueville in Inghilterra, i due autori si incontrano. Per Mill gli inglesi impostano
43 A. DE TOCQUEVILLE Viaggi pag. 535
34
la loro vita sulla libera iniziativa privata, infatti tutti possono fare ciò che ritengono più
opportuno, la convinzione che si possa obbligare qualcuno a fare qualcosa contrario al
suo modo di vivere e di pensare non fa parte del modo di agire inglese. Le istituzioni
comunali e provinciali, però sono strumenti della democrazia e quindi non sono pronte
ad ereditare il potere centrale, per questo motivo è in atto un attacco a questo tipo di
istituzioni ritenuti incapaci di governare. Al contempo se vi fossero una diversa
organizzazione della democrazia, che permettesse ai comuni e alle contee di governare,
allora questi organi riceverebbero una maggiore autonomia dal potere centrale.
Prendendo spunto dalle idee di Mill e di John Arthur Roebuck Tocqueville arriva a dire
: ”una persona istruita,di buon senso e bene intenzionata possa farsi radicale in
Inghilterra”44 cosa che non avvierei Francia,dove queste tre caratteristiche del radicale
inglese non sono riscontrabili in quello francese. Mill nonostante condivida l’ideale
democratico di Tocqueville nasconde una visione “costruttivista”, infatti Mill e
Roebuck in una conversazione del successivo 29 maggio si mostravano favorevoli alla
cacciata dei Whig dai Tory, in quanto la loro opinione era che le riforme andassero
condotte solamente dai radicali,Tocqueville si dimostra di opinione completamente
diversa,ritenendo invece:”voler fare una rivoluzione totale con il popolo schierato da
solo,contro tutte le classi colte e abbienti riunite,è stata sempre impresa disperata e
dall’esito infausto”45. I Whig e Tory sono due partiti politici inglesi che si sono contesi
il potere politico per oltre due secoli, la corrente Whig rappresentante la middle-class
cittadina, soprattutto londinese, con i loro interessi di natura economico
commerciale,dall’altro lato la corrente Tory difendeva gli interessi dei proprietari
terrieri e del ceto rurale. Nel 1800 con la rivoluzione industriale, sviluppatasi per prima
in Inghilterra, nascono nuove classi sociale e nuovi diritti da difendere,per questo
motivo nuovi partiti contesero la scena ai Tory e ai Whig, nascono i radicali e il
movimento cartista,alla luce delle modifiche sociali ed economiche dell’Inghilterra e
dell’incapacità di comprendere tali cambiamenti nel 1841 il gruppo politico dei Whig
scompare dal parlamento. Nel 1840 viene pubblicato il secondo volume della
“Democrazia in America”che non raccoglie lo stesso successo del primo, Mill si occupa
della recensione sulla “Edimburgh Review”, la recensione del filosofo inglese viene
44 A. DE TOCQUEVILLE Viaggi pag. 534 45 A. DE TOCQUEVILLE Viaggi pag 531
35
molto apprezzata da Tocqueville che lo ringrazia pubblicamente:”tra gli articoli scritti
sul mio libro,il vostro è l’unico nel quale l’autore abbia perfettamente compreso il mio
pensiero e sia riuscito a esporlo al pubblico”46. Mill intravede nelle considerazioni di
Tocqueville sia delle considerazioni che tendono al radicalismo sia delle affermazioni di
tipo conservativo, un esempio può essere proprio l’espressione “tirannide della
maggioranza” utilizzata impropriamente dalla politica inglese e soprattutto dai Tory
specialmente da Sir Robert Peel che ne ha fatto uso in uno dei suoi comizi e dove chiese
ai cittadini di svolgere “una lettura seriamente impegnata” 47del testo. A differenza di
Tocqueville, Mill ritiene che il mal governo moderno sia contraddistinto
dall’emanazione di cattive leggi e di tribunali mal funzionanti,la forma dei sovranità sic
volo appartiene ormai al passato,il pericolo non è più il dispotismo delle masse come
nelle epoche storiche precedenti,ma un nuovo genere di tirannia che danneggia lo spirito
anziché il corpo. Mill si dimostra troppo superficiale nelle sua considerazione, nella sua
valutazione manca di acutezza nel comprendere che le ragioni che spingono Peer a
mettere in guardia i cittadini contro la tirannia della maggioranza,sono gli stessi che
porterebbero alla tirannide che opera “sullo spirito”. Se il filosofo inglese avesse
compreso queste profonde connessioni fra le parti, probabilmente avrebbe compreso i
pericoli posti anche nelle pieghe delle riforme che lui stesso sollecitava, infatti dinanzi
alla possibilità che anche in Inghilterra si attuasse quel principio di centralizzazione,
Mill sostiene che è :”rimasta del tutto estranea alla mentalità inglese.”48. Visto il
comportamento di Mill non sorprende che i rapporti fra i due filosofi si siano incrinati e
poi interrotti per un periodo abbastanza prolungato,infatti nel 1835 Tocqueville
denuncia i pericoli derivanti da una continua opera di persuasione nei confronti del
“potere nazionale”49,le idee del filosofo inglese riguardo la divaricazione fra produzione
e distribuzione,seguono il razionalismo utilitaristico,ma fanno in modo che il potere
politico acquisisca maggiore campi di azioni e rendendo impossibile la proprietà
comune dei mezzi di produzione. Riguardo gli avvenimenti del 1848 in Francia, i due
filosofi hanno idee completamente opposte,infatti Tocqueville critica la costituzione del
“diritto al lavoro” in quanto costringerebbe il governo ad attuare tutta un serie di riforme
46 A. DE TOCQUEVILLE Vita attraverso le lettere pag 210 47 J. S. MILL Essais sur Tocqueville et la societè pag 175 48 A. DE TOCQUEVILLE Viaggi pag. 526 49 A. DE TOCQUEVILLE Democrazia e povertà pag. 96
36
che però distruggerebbero il tessuto economico del paese perché secondo la sua
opinione:”obbligato a fare in modo che non vi sia disoccupazione,cosa che lo porta
forzatamente a distribuire i lavoratori in modo che non si facciano concorrenza,a
regolare i salari,a moderare a volte la produzione,a volte ad accelerarla,in una parola a
farla da grande e unico organizzatore del lavoro.” Leggendo quanto detto dall’autore,
possiamo comprendere il perché sia contrario a questo diritto, esso creerebbe una
maggiore ingerenza dello stato nell’economia, volta a assicurare il maggior numero di
posti di lavoro possibili. Mill è di tutt’altro avviso, scrive la “Vindication of the French
revolution of February 1848” dove sembra gradire gli interventi del governo francese
volti ad assicurare il lavoro ai cittadini francesi tramite un intervento massiccio dello
stato nell’economia. Nonostante i dissapori e le idee divergenti riguardo alcuni
argomenti trattati, i rapporti fra i due filosofi ripresero dopo la pubblicazione del testo di
Tocqueville “L’ancien Règime et la Rèvolution”. Mill dopo la lettura del testo, gli invia
una lettera nella quale afferma che nonostante entrambi sanno come siano lontani i loro
punti di vista sullo stesso argomento non ha nessuna critica da fare. Siccome
Tocqueville è legato alle epoche passate molto di più del suo amico soprattutto per
quanto riguarda i temi religiosi. Mill non riesce ad assimilare il concetto che il passato
e il presente siano collegati,perché il presente è figlio degli avvenimenti e del processo
storico che non può non essere studiato. Il filosofo inglese è vittima del psicologismo
utilitaristico e della sua versione della storia, in quanto le istituzioni sono viste come
mere proiezioni inintenzionali. Shumpeter filosofo dice di MIll: ”J.S.Mill fu
esattamente ciò che si dice un socialista riformista”,quindi il filosofo inglese nonostante
abbia modificato spesso le sue opinioni si è sempre contraddistinto per la sua vena
riformista di colorazione associazionista. Shumpeter difende sia gli economisti classici
che Mill confutando l’accusa che gli “economisti classici” ritenessero il sistema
capitalistico come un ordine saggio e atto a permanere per i “saecula saeculorum”. È,
però, necessario distinguere fra concezione utilitaristica e evoluzionistica, perché la
stessa espressione “economisti classici” che comprende entrambe le concezioni può
creare confusione, stessa cosa avviene con l’espressione “economisti neoclassici”.
Questi tipi di raggruppamento uniscono filosofi diversi fra di loro eliminando in
maniera inaccettabile le loro differenze teoriche, questo è quanto di più fuorviante possa
avvenire perché rende difficile la valutazione e lo studio dei singoli autori. Le idee
37
politiche di Tocqueville sono chiaramente descritte nel noto saggio commissionatogli da
John Stuart Mill “Political And Social Condiscion of France” pubblicato nel 1836 sulla
“London and Westmister Review”. In esso il filosofo francese si sofferma sulle cause
che hanno portato la società alla rivoluzione e allo stesso tempo approfondisce gli eventi
tragici che ne sono scaturiti. Il processo di centralizzazione amministrativa ha inizio
quando il potere esecutivo ha la possibilità di fare tutto quello che è nelle sue
possibilità, perché non esiste niente che lo possa limitare. Questo potere si pone al
centro di un popolo dove tutti hanno gli stessi costumi e le stesse abitudini, allora viene
cancellata la loro capacità di resistere, e allora si piegano senza alcuna opposizione alla
regola comune. Giunti a questo punto la tirannia amministrativa non ha più ostacoli e
passa dai grandi interessi dello stato alla regolamentazione della vita delle famiglie e dei
singoli cittadini nella loro sfera personale. Negli anni successivi alla rivoluzione
francese, assistiamo ad un progressivo processo di centralizzazione amministrativa,
cosa che non avviene invece in Inghilterra dove questa “era poco conosciuta ”e il potere
centrale consentiva alle volontà individuali di avere una grande indipendenza.
Tocqueville, a tal proposito, usa, nella lettera all’amico Gustave , un esempio per
spiegare la differenza tra i due paesi “immagina due uomini che lottino ostinatamente
insieme da tempo, benché uno sia un po’ più debole dell’altro; arriva sul luogo del
combattimento più debole dei due combattenti, ma che, unendosi a uno di loro, farà
necessariamente pendere la bilancia dalla parte di questi;ma chi ha l’idea di chiamarla in
suo aiuto, ma chi la chiama con più forza? È senza dubbio quello dei combattenti che si
trovava già ad essere il più debole; unendo strettamente questi due uomini, la loro
debolezza, l’avversario più terribile viene rovesciato. Ma a quale dei due amici resterà
la supremazia? La lotta ricomincia con una vittoria completa o parziale dei due.” 50La
metafora si riferisce alle differenze tra Francia e Inghilterra, e si spiegano i motivi per i
quali in Francia si è giunti alla rivoluzione e in Inghilterra no. In Francia l’uomo debole
è il re che con l’aiuto dei comuni distrugge il feudalesimo, ma non riesce a frenare il
desiderio di potere che condurrà i comuni alla rivoluzione del 1789. In Inghilterra il
feudalesimo rappresenta l’anello debole che aiutato dal terzo stato difende i suoi
interessi in parlamento, riducendo il potere del re, ma il terzo stato alla fine riesce ad
abolire il feudalesimo, creando quindi dopo questi passaggi intermedi una monarchia
50 Scritti politici vol. 1 pag 162
38
parlamentare. All’interno dell’ ”Ancient Regime Et La Revolucion” Tocqueville
discute della centralizzazione amministrative e del compito della nobiltà nella società
francese. Durante il feudalesimo i nobili godevano di privilegi e di poteri unici, la
nobiltà aveva il compito di garantire l’ordine pubblico, perché rappresentante del potere
politico. Col passare degli anni, i loro compiti si erano ridotti, ma non i loro privilegi,
considerati dai più ingiustificati e incomprensibili. Il feudalesimo di lì si era trasformato
da istituto politico a istituto civile, questo cambiamento rendeva questo ceto ancora più
insopportabile, odioso e detestabile. Inoltre i cittadini francesi avevano poca libertà di
iniziativa, questo aggiunto all’incapacità di una classe sociale, quale la nobiltà, di
adeguarsi ai cambiamenti del tempo, avevano lasciato la Francia in una situazione di
grande arretratezza. Françoise Furet, analizzando il testo sopracitato, giunge alla
conclusione che Toqueville sostiene che la società civile attuale è una conseguenza della
società politica e morale. Quindi per l’autore “l’aspetto essenziale del mutamento
storico è lo sviluppo del potere monarchico e dell’accentramento governativo.”51 Infatti
sia secondo Guizot che Tocqueville le origini delle difficoltà francesi derivano
dall’incapacità della nobiltà di opporsi alla volontà monarchica, e quindi
dall’accontentarsi di un ruolo di “odiosa “comparsa, tutto ciò ha fatto si che venisse a
mancare un autonomia civile, e non ci fosse un organismo di controllo dell’esecutivo.
Per questi motivi la politica ha raggiunto il rango di variabile indipendente che non
avendo nessuno ostacolo, controlla ogni articolazione della società. Il fallimento non è
un evento accidentale, ma è figlio di un processo storico che non solo non ha permesso
alla Francia di non avere un’adeguata autonomia ma ha anche impedito che i filosofi e
la cultura in genere potesse ipotizzare “l’idea delle pubbliche libertà”52. Voltaire, grande
filosofo francese del 1700, nonostante sia vissuto in Inghilterra per tre anni, non parla
mai di quest’argomento, infatti nelle sue lettere che secondo Tocqueville sono uno dei
suoi capolavori, viene poco menzionato il Parlamento. Voltaire, invidia agli Inglesi la
libertà di stampa, non quella politica, non comprendendo che queste due libertà
viaggiano insieme, senza l’una l’altra non può sussistere; senza libertà politica non può
esistere libertà di stampa vera e duratura. Nella cultura francese manca “l’idea delle
51 F. FURET Critica della Rivoluzione Francese pag. 165 52 L’Antico Regime e la Rivoluzione pag. 749
39
pubbliche libertà”53 questo significa che non è presente, quello che Tocqueville
definisce, l’habitat normativo, cioè le condizioni istituzionali che possano rendere
possibile tutto ciò,proprio per questo motivo “gli istituti dell’antico regime (… sono)
passati, molto più numerosi di quanto si creda, nella nuova società” 54durante questa
trasformazione, hanno cambiato il nome, ma non “la sostanza e le forme”. Secondo
Tocqueville, se una porzione dell’antico regime è sopravissuta alla rivoluzione, allora il
centralismo non è morto con essa, ma “ è stato proprio il principio stesso della
rivoluzione”55. La rivoluzione francese “ fu una rivoluzione politica che operò al modo
di una rivoluzione religiosa”56, infatti il centralismo dell’antico regime aveva “ la stessa
natura, gli stessi metodi, gli stessi scopi”57, ma un potere ridotto rispetto a quello
successivo. La fisionomia di rivoluzione religiosa individuabile giacché con le idee
religiose si sono diffuse anche quelle rivoluzionarie in paesi lontani , grazie al lavoro
di soggetti che si sono dedicati alla “ predicazione e alla propaganda”58. Le idee
rivoluzionarie si presentano astratte e non prendono in considerazione la società , i
costumi e gli usi dell’uomo. Durante il processo sovversivo non ci si è soffermati su
quelli che sarebbero dovuti essere i diritti dei cittadini in particolare , ma i diritti e
doveri degli uomini. Questi principi hanno fatto si che gli ideali della Rivoluzione
fossero apprezzati da tutti, infatti non ci si è focalizzati su una riforma del sistema
francese,ma su una rigenerazione del genere umano accendendo passioni finora
soffocate. Finora nessuna ideale era riuscito a dare luogo ad una tale proselitismo e mai
nessuna rivoluzione ha avuto lo stesso successo di quella francese nella storia
dell’umanità. L’epoca rivoluzionaria si è contraddistinta per il trionfo della “politica
letteraria” 59 la politica divenne materia per letterati i quali si occuparono di temi che nei
paesi liberi sono materia dei capi di partito,a causa di questa ingerenza letteraria nella
politica ci si è disinteressati di ciò che esiste realmente e si è andati alla caccia di quello
che sarebbe potuto essere giungendo quindi:”Si finì per vivere con l’immaginazione
53 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico Regime e la Rivoluzione pag.749 54 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico Regime e la Rivoluzione pag. 646 55 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico Regime e la Rivoluzione pag.662 56 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico Regime e la Rivoluzione pag. 618 57 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico Regime e la Rivoluzione pag. 704 58 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico Regime e la Rivoluzione pag. 618 59 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico Regime e la Rivoluzione pag. 734
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nella città ideale fabbricata dagli scrittori”60. I rivoluzionari diedero vita ad una nuova
specie di persone: i “rivoluzionari di professione”61costoro si sono poi sviluppati in tutte
le regioni civilizzate del mondo, si contraddistinguono per la loro mancanza di scrupoli
e per raggiungere l’obbiettivo non hanno alcuna esitazione. Ortega y Gassett ci aiuta a
dare un giudizio complessivo su Tocqueville prendendo spunto dalle sue opere, infatti
gli scritti del filosofo francese”si occupano dello stesso argomento,preso prima da un
lato e poi dal suo contrario” . La Democratie en Amerique si sofferma su quanto sia
fondamentale avere un habitat normativo, senza di questo non è possibile creare la
libertà in un paese,in America esiste sia l’habitat che la libertà in Francia mancano
entrambi. L’Ancien Règime et la Rèvolution ci aiuta a capire come mai in alcuni paesi
non sia possibile vivere in libertà, per dimostrarci ciò fa un passo indietro presentandoci
la società francese precedente alla rivoluzione francese,mettendola a confronto con
quella inglese. L’obbiettivo perseguito da Tocqueville nelle sue opere e nella sua vita è
stato l’individuazione delle condizione che rendono possibile o impossibile la creazione
di una società libera. Il filosofo infatti in una lettera a Jean-Jacques Ampère scrive:
”L’unità della mia vita e del suo pensiero è la cosa che maggiormente desidero
conservare agli occhi del pubblico;l’uomo e lo scrittore sono ugualmente interessati a
tale risultato.”62
60 A. DE TOCQUEVILLE L’Antico Regime e la Rivoluzione pag.738 61 L. PELLICANI I rivoluzionari di professione 62 A. DE TOCQUEVILLE Vita attraverso le lettere pag. 392
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CONCLUSIONE
Con questa conclusione termino il lavoro svolto sull’autore Alexis de Tocqueville e il
problema della democrazia. Il primo capitolo come già detto nell’introduzione serve ad
inquadrare il periodo storico da vari punti di vista nel tentativo di chiarire quanto
necessario per la comprensione dell’autore e del suo pensiero. Il secondo capitolo
esplora la tematica della tirannide della maggioranza e offre spunti di analisi, in quanto
oltre al pensiero del filosofo sono presenti le teorie di Smith per quanto riguarda
l’interesse ben inteso, e dei due autori che più di tutti hanno influenzato
Tocqueville:Constant e Guizot. Spero di aver acceso in voi l’interesse per la tematica,
rendendo la lettura interessante e al contempo non complessa. La risposta al quesito
posto all’interno della introduzione ciò se sia possibile costituire una democrazia negli
stati moderni quanto teorie precedenti non ritenevano possibile questa possibilità, in
quanto eccessivamente complessa la gestione e il controllo di coloro delegati alle
funzioni politiche. Il concetto di Tirannide della maggioranza affonda le sue radici
proprio in questo concetto spesso nel passato e tuttora nei nostri giorni, molti sono
disponibili a cedere su alcuni aspetti che ritengono importanti a favore del bene comune,
quanto detto può sembrare anche giusto ,ma fa sì che si generi un circolo vizioso che
porta la maggioranza della popolazione ad avere un vero e proprio controllo su tutta la
popolazione, la storia ci permette di comprendere come quanto questo sia pericoloso e
in genere distruttivo per una comunità. La Francia del terrore ci permette di capire fino
in fondo questo problema, Robbespierre per difendere la rivoluzione dai suoi nemici
interni ed esterni inizia a uccidere dopo un processo sommario coloro che sono indicati
come nemici della rivoluzione stessa, è evidente come all’epoca fosse necessario
affrontare gli avversari e come ciò fosse complesso, riuscendo anche a migliorare la
condizione delle classi più povere, ma ciò che è avvenuto va contro ogni principio e
ideale espresso dalla rivoluzione e contro ogni principio morale e nazionale. Il testo “La
democrazia in America” del filosofo ci permette di comprendere le differenze
sostanziali fra gli stati uniti e l’Europa dell’epoca. Alcuni di queste differenze sono
ancora presenti e sono divenuti ormai tratti distintivi dei singoli paesi. Gli Stati Uniti
sono contraddistinti dalla capacità di accettare anche chi è diverso, ovviamente tutto ciò
con le dovute parentesi in quanto non sempre ciò è vero, infatti da sempre si parla di
Meltin pot, cioè luogo dove convivono persone di tutte le nazionalità. L’Europa negli
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anni è stata anche lei attraversata da fenomeni immigratori, ma ancora non è presente
questo spirito nelle popolazione. La complessità della società americana ha creato un
paese in continuo divenire dove tutti avendo le stesse opportunità si impegnano per
migliorare se stessi e la propria società,già per Tocqueville l’America è un luogo di
speranza dove poter,nel rispetto delle leggi, compiere quanto più si ritiene giusto
nell’assoluta libertà. Il concetto di democrazia si basa sull’assunto che tutti gli uomini
siano uguali e quindi sul “fallibilismo gnoseologico” questa è la base da cui partire, se
tutti ammettono di essere fallibili allora si pongono sullo stesso piano e può nascere la
democrazia, se questo non avviene ci sarà qualcuno che ritiene di essere depositario di
tutte le conoscenze e si porrà su un livello superiore rispetto agli altri, un esempio di
questo sistema è la monarchia e la convinzione che il re sia deciso da dio e quindi
depositario di conoscenze che vanno al di la degli altri essere umani, quindi le sue
decisioni sono giuste sempre. Da qui possiamo spiegare la differenza fra società chiuse
e società aperte. Una società aperta era Atene dove tutti coloro che avevano diritto al
voto potevano esprimere le loro preferenze e dialogare con gli altri all’interno delle
strutture previste, Sparta invece è una società chiusa che deve seguire dei fondamenti
intoccabili e immutabili, gli stessi regnanti non possono modificare questi assunti, La
società aperta crea cittadini dinamici,quella chiusa non permette una modifica dello
stato sociale rendendo quindi la società statica e poco affine ai cambiamenti, in questo
tipo di realtà non esiste la concorrenza e i depositari delle ricchezze sono un numero
molto limitato di cittadini. Lo stesso autore parla in alcune circostanze delle necessità di
prendere spunto dai paesi anglosassoni dove tutti discutono le loro opinioni all’interno
di associazioni, tutto ciò permette una maggiore circolazione delle idee e delle opinioni.
La presenza di questa moltitudine di associazioni permette la libertà di stampa in quanto
tutti sono aperti alle idee altrui su ogni aspetto del vivere civile e non solo. La visione di
Adam Smith dell’ interesse ben inteso ci permette di osservare le differenze fra la
mentalità anglosassone e quella francese dell’epoca, tenendo sempre presente che il
primo autore che parla di capitalismo e di politica economica secondo i canoni moderni
è proprio Adam Smith che rappresenta appieno il spirito di intraprendenza che
caratterizza il sistema inglese e americano. Per vivere in un paese libero è quindi
necessario permettere la libera iniziativa economica privata, per fare ciò è necessario
che tutti siano tutti uguali dinanzi alle strutture pubbliche e alla legge, per giungere a
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questo risultato tutti devono comprendere come le loro conoscenze siano limitate e
fallibili.
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