Catania, lo smaltimento dei rifiuti con il sigillo di Cappello e Laudani · 2017. 12. 3. · per...

5
MERCOLEDÌ 29 NOVEMBRE 2017 primo piano 2. l’operazione Gorgòni Sedici arrestati. Finiti in manette colletti bianchi, uomini di clan e pure un giornalista Catania, lo smaltimento dei rifiuti con il sigillo di Cappello e Laudani Assunzione per i parenti di dirigenti comunali e mediatori interessati all’appalto CONCETTO MANNISI CATANIA. Non si stupisce nessuno. E questa è la ve- rità più amara. Perché un popolo abituato da anni a farsi calpestare e a ricevere pedate nel sedere non riesce a trovare quello scatto d’orgoglio che serve per denunciare ciò che ai più è evidente e che il personale della Dia di Catania, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia etnea, ha scoperto in un lampo eseguendo una semplice verifica. Chiaro, poi si è dovuto lavorare per appu- rare fatti e circostanze, per dare un volto e un no- me a chi ha permesso ad aziende in odore di mafia di operare nel settore della raccolta dei rifiuti so- lidi urbani in danno di concorrenti certamente più trasparenti, per verificare attraverso quali ap- poggi, quali protezioni o quali intimidazioni que- sta macchina maleodorante si sia messa in modo e abbia funzionato in maniera quasi impeccabile, però è amaro constatare che sarebbe bastato po- co, pochissimo, per evitare che i tentacoli della “piovra” si avvinghiassero a quei furgoni e a que- gli autocompattatori che, secondo gli investiga- tori, hanno assicurato bene o male il servizio ad Aci Catena, Trecastagni e Misterbianco. Il tutto con la complicità di dirigenti comunali, se non ad- dirittura amministratori politici, che si sarebbero messi a disposizione delle imprese targate Cosa nostra o, più in generale, di ditte non esattamente professionali e per questo animate da propositi corruttivi, ricevendo in cambio l’assunzione di parenti, piccole regalie o, in alternativa, contribu- ti da investire in sede di campagna elettorale. L’indagine della Direzione investigativa anti- mafia nasce dopo l’emissione di un provvedi- mento di interditiva antimafia emesso dalla Pre- fettura di Catania nei confronti della “E.F. Servizi Ecologici S.r.l.” di Misterbianco, di cui ammini- stratore unico risultava essere Vincenzo Gugliel- mino, padre di quel Giuseppe considerato uomo di fiducia degli appartenenti al clan Cappello e che, in virtù di queste “amicizie”, era riuscito ad aggiudicarsi degli appalti in questo lucroso setto- re nella poco facile Calabria e che puntava addi- rittura a soffiarne altri ai Casalesi, in Campania. Padre e figlio non sarebbero in buoni rapporti ma ciò non toglie che entrambi coltivassero ana- loghe amicizie, tanto è vero che a Vincenzo, che nelle intercettazioni viene chiamato “zu Nino”, è stata contestata anche l’appartenenza all’asso- ciazione mafiosa, cui avrebbe versato parte dei proventi della sua attività. Orbene, forse in virtù di tali rapporti oppure per spiccate capacità personali, «’u zu Nino» ave- va mantenuto il servizio ad Aci Catena e a Mi- sterbianco, ma quando era stato costretto a farsi da parte per gli effetti dell’interdittiva si era messo a sgomitare per tornare in possesso di quel che aveva perduto. In particolare sarebbe entrato in pressing sul sindaco di Aci Catena, A- scenzio Maesano, che nel frattempo lo aveva so- stituito con la “Senesi” dell’imprenditore di Ve- naria Reale, ma da tempo residente nelle Mar- che, Rodolfo Briganti. E qui sorgono non pochi problemi, perché Gu- glielmino fa scomodare gli amici del clan Cappel- lo, con in testa quel “Massimo ‘u carruzzeri” Salvo considerato il nuovo capo del gruppo e di recente finito agli arresti, mentre il Maesano si sarebbe impegnato con il Briganti, il quale a sua volta, per rendere più sensibili i suoi interlocutori politici, si sarebbe messo a disposizione per l’assunzione di una decina di operatori vicini, secondo quanto avrebbe riferito l’allora sindaco intercettato, chi al vicesindaco, chi all’assessore, chi al consigliere comunale. I figli di Domenico Sgarlato, dirigente dell’Uffi- cio tecnico Lavori pubblici-Servizi ambientali e manutentivi del Comune di Trecastagni, nonché dei piccoli imprenditori Alessandro Mauceri e Angelo Piana sarebbero stati assunti a tempo in- determinato, invece, dal Guglielmino, che attra- verso questo meccanismo e alla dazione di dena- ro al responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Trecastagni, Gabriele Antonio Maria Astuto, si sarebbe garantito lo svolgimento del servizio nel paese pedemontano. Tornando a Maesano e alla Sinesi, il capo della Dia di Ca- tania, Renato Panvino, ha ie- ri voluto sottolineare il ruolo del giornalista Salvo Cutuli, subito sospeso dal gruppo siciliano dell’Unione croni- sti. Cutuli, che secondo gli investigatori avrebbe rice- vuto denaro tanto da Maesa- no quanto da Briganti, si sa- rebbe adoperato per far re- vocare alcune sanzioni alla Sinesi a seguito di alcune mancanze nell’espleta- mento del servizio. Ciò non tanto per l’entità delle stesse quanto per evitare che tali sanzioni potes- sero risultare nel certificato della società marchi- giana, che ne avrebbe ricevuto un danno in sede di ulteriori gare d’appalto. le due società coinvolte SENESI SPA. La società, il cui amministratore dele- gato Rodolfo Briganti è stato arrestato ieri, ha la sede legale nella Marche e gestisce da anni il setto- re rifiuti in diversi comuni italiani. Dal 2015 ha pre- so in appalto la differenziata in alcuni centri della Sicilia orientale sebbene nei suoi confronti fu e- messa interdittiva antimafia dal prefetto di Fermo. EF SERVIZI ECOLOGICI. Anche questa società, con sede legale a Misterbianco e appalti per la raccolta dei rifiuti in diversi Comuni della Sicilia orientale, si è vista emettere una interdittiva antimafia dalla prefettura di Catania ed era stata recentemente commissariata proprio perché potesse proseguire i servizi per gli enti pubblici. Sedici arresti: boss, mafiosi, imprenditori e funzionari Gabriele Astuto Rodolfo Briganti Salvatore Carambia Alfio Salvo Cutuli «OPERAZIONE DA MANUALE» E’ così che si sono espressi gli investiga- tori nel corso della conferenza stampa (nella foto di Davide Anastasi) presie- duta dal procuratore Carmelo Zuccaro e dal generale Giuseppe Governale L’ALLARME LANCIATO DAL M5S «Adrano, depuratore ko acqua e aria inquinate» Ma l’Acoset rassicura «Non ci sono pericoli» La deputata Foti. «In molti punti i liquami si riversano nel Simeto». Indagini dell’Arpa SALVO SIDOTI ADRANO. “Un dramma ambientale, a rischio il territorio e l’incolumi- tà pubblica”. Non utilizza mezzi termini l’on. Angela Foti, del M5S, per segnalare quello che ritiene un rischio ambientale dopo avere effettuato un sopralluogo, con at- tivisti locali, nell’area del depura- tore del Comune di Adrano. In una nota stampa, spiega: “Ol- tre due chilometri di degrado nei pressi dell'isola ecologica, l'aria è irrespirabile, l'acqua che scorre nel territorio adranita è piena di schiuma, e in molti punti i liqua- mi si riversano nel fiume Simeto; per non parlare dei rifiuti che cir- condano la zona. Pare che il depuratore – aggiun- ge - non stia funzionando come dovrebbe. Il danno oltre la beffa, gli adraniti continuano a pagare la tassa di depurazione nonostan- te le condizioni di assoluto deca- dimento”. Alla luce di tutto questo, la de- putata regionale grillina, auspica un intervento immediato e chie- de ai dirigenti dell’Acoset (a cui è affidato il servizio di depurazio- ne), di assumersi la responsabilità di rendere pubblico lo stato del- l’arte, mentre il sindaco Pippo Ferrante viene sollecitato a far lu- ce sulla vicenda. Il caso è stato segnalato all'Arpa

Transcript of Catania, lo smaltimento dei rifiuti con il sigillo di Cappello e Laudani · 2017. 12. 3. · per...

Page 1: Catania, lo smaltimento dei rifiuti con il sigillo di Cappello e Laudani · 2017. 12. 3. · per non parlare dei rifiuti che cir - condano la zona. Pare che il depuratore .a g g i

MERCOLEDÌ 29 NOVEMBRE 2017

primo piano2.

l’operazione GorgòniSedici arrestati. Finiti in manette collettibianchi, uomini di clan e pure un giornalista

Catania, lo smaltimento dei rifiuticon il sigillo di Cappello e LaudaniAssunzione per i parenti di dirigenti comunali e mediatori interessati all’appalto

CONCETTO MANNISI

CATANIA. Non si stupisce nessuno. E questa è la ve-rità più amara. Perché un popolo abituato da annia farsi calpestare e a ricevere pedate nel sederenon riesce a trovare quello scatto d’orgoglio cheserve per denunciare ciò che ai più è evidente eche il personale della Dia di Catania, coordinatodalla Direzione distrettuale antimafia etnea, hascoperto in un lampo eseguendo una sempliceverifica. Chiaro, poi si è dovuto lavorare per appu-rare fatti e circostanze, per dare un volto e un no-me a chi ha permesso ad aziende in odore di mafiadi operare nel settore della raccolta dei rifiuti so-lidi urbani in danno di concorrenti certamentepiù trasparenti, per verificare attraverso quali ap-poggi, quali protezioni o quali intimidazioni que-sta macchina maleodorante si sia messa in modoe abbia funzionato in maniera quasi impeccabile,però è amaro constatare che sarebbe bastato po-co, pochissimo, per evitare che i tentacoli della“piovra” si avvinghiassero a quei furgoni e a que-gli autocompattatori che, secondo gli investiga-tori, hanno assicurato bene o male il servizio adAci Catena, Trecastagni e Misterbianco. Il tuttocon la complicità di dirigenti comunali, se non ad-dirittura amministratori politici, che si sarebberomessi a disposizione delle imprese targate Cosanostra o, più in generale, di ditte non esattamenteprofessionali e per questo animate da propositicorruttivi, ricevendo in cambio l’assunzione diparenti, piccole regalie o, in alternativa, contribu-ti da investire in sede di campagna elettorale.

L’indagine della Direzione investigativa anti-mafia nasce dopo l’emissione di un provvedi-mento di interditiva antimafia emesso dalla Pre-

fettura di Catania nei confronti della “E.F. ServiziEcologici S.r.l.” di Misterbianco, di cui ammini-stratore unico risultava essere Vincenzo Gugliel-mino, padre di quel Giuseppe considerato uomodi fiducia degli appartenenti al clan Cappello eche, in virtù di queste “amicizie”, era riuscito adaggiudicarsi degli appalti in questo lucroso setto-re nella poco facile Calabria e che puntava addi-rittura a soffiarne altri ai Casalesi, in Campania.

Padre e figlio non sarebbero in buoni rapportima ciò non toglie che entrambi coltivassero ana-loghe amicizie, tanto è vero che a Vincenzo, chenelle intercettazioni viene chiamato “zu Nino”, èstata contestata anche l’appartenenza all’asso -ciazione mafiosa, cui avrebbe versato parte deiproventi della sua attività.

Orbene, forse in virtù di tali rapporti oppure

per spiccate capacità personali, «’u zu Nino» ave-va mantenuto il servizio ad Aci Catena e a Mi-sterbianco, ma quando era stato costretto a farsida parte per gli effetti dell’interdittiva si eramesso a sgomitare per tornare in possesso diquel che aveva perduto. In particolare sarebbeentrato in pressing sul sindaco di Aci Catena, A-scenzio Maesano, che nel frattempo lo aveva so-stituito con la “Senesi” dell’imprenditore di Ve-naria Reale, ma da tempo residente nelle Mar-che, Rodolfo Briganti.

E qui sorgono non pochi problemi, perché Gu-glielmino fa scomodare gli amici del clan Cappel-lo, con in testa quel “Massimo ‘u carruzzeri” Salvoconsiderato il nuovo capo del gruppo e di recentefinito agli arresti, mentre il Maesano si sarebbeimpegnato con il Briganti, il quale a sua volta, per

rendere più sensibili i suoi interlocutori politici,si sarebbe messo a disposizione per l’assunzionedi una decina di operatori vicini, secondo quantoavrebbe riferito l’allora sindaco intercettato, chial vicesindaco, chi all’assessore, chi al consiglierecomunale.

I figli di Domenico Sgarlato, dirigente dell’Uffi -cio tecnico Lavori pubblici-Servizi ambientali emanutentivi del Comune di Trecastagni, nonchédei piccoli imprenditori Alessandro Mauceri eAngelo Piana sarebbero stati assunti a tempo in-determinato, invece, dal Guglielmino, che attra-verso questo meccanismo e alla dazione di dena-ro al responsabile dell’Ufficio tecnico del Comunedi Trecastagni, Gabriele Antonio Maria Astuto, sisarebbe garantito lo svolgimento del servizio nelpaese pedemontano.

Tornando a Maesano e allaSinesi, il capo della Dia di Ca-tania, Renato Panvino, ha ie-ri voluto sottolineare il ruolodel giornalista Salvo Cutuli,subito sospeso dal grupposiciliano dell’Unione croni-sti. Cutuli, che secondo gliinvestigatori avrebbe rice-vuto denaro tanto da Maesa-no quanto da Briganti, si sa-rebbe adoperato per far re-vocare alcune sanzioni allaSinesi a seguito di alcune mancanze nell’espleta -mento del servizio. Ciò non tanto per l’entità dellestesse quanto per evitare che tali sanzioni potes-sero risultare nel certificato della società marchi-giana, che ne avrebbe ricevuto un danno in sededi ulteriori gare d’appalto.

le due società coinvolte

SENESI SPA. La società, il cui amministratore dele-gato Rodolfo Briganti è stato arrestato ieri, ha lasede legale nella Marche e gestisce da anni il setto-re rifiuti in diversi comuni italiani. Dal 2015 ha pre-so in appalto la differenziata in alcuni centri dellaSicilia orientale sebbene nei suoi confronti fu e-messa interdittiva antimafia dal prefetto di Fermo.

EF SERVIZI ECOLOGICI. Anche questa società, consede legale a Misterbianco e appalti per la raccoltadei rifiuti in diversi Comuni della Sicilia orientale, siè vista emettere una interdittiva antimafia dallaprefettura di Catania ed era stata recentementecommissariata proprio perché potesse proseguire iservizi per gli enti pubblici.

Sedici arresti:boss, mafiosi,imprenditorie funzionari

GabrieleAstuto

RodolfoBriganti

SalvatoreCarambia

Alfio SalvoCutuli

«OPERAZIONE DA MANUALE»E’ così che si sono espressi gli investiga-tori nel corso della conferenza stampa(nella foto di Davide Anastasi) presie-duta dal procuratore Carmelo Zuccaroe dal generale Giuseppe Governale

L’ALLARME LANCIATO DAL M5S

«Adrano, depuratore koacqua e aria inquinate»Ma l’Acoset rassicura«Non ci sono pericoli»La deputata Foti. «In molti punti i liquamisi riversano nel Simeto». Indagini dell’Arpa

SALVO SIDOTI

ADRANO. “Un dramma ambientale,a rischio il territorio e l’i n c o l u m i-tà pubblica”. Non utilizza mezzitermini l’on. Angela Foti, del M5S,per segnalare quello che ritieneun rischio ambientale dopo avereeffettuato un sopralluogo, con at-tivisti locali, nell’area del depura-tore del Comune di Adrano.

In una nota stampa, spiega: “O l-tre due chilometri di degrado neipressi dell'isola ecologica, l'aria èirrespirabile, l'acqua che scorrenel territorio adranita è piena dischiuma, e in molti punti i liqua-mi si riversano nel fiume Simeto;per non parlare dei rifiuti che cir-condano la zona.

Pare che il depuratore – a g g i u n-ge - non stia funzionando comedovrebbe. Il danno oltre la beffa,gli adraniti continuano a pagarela tassa di depurazione nonostan-te le condizioni di assoluto deca-dimento”.

Alla luce di tutto questo, la de-putata regionale grillina, auspicaun intervento immediato e chie-de ai dirigenti dell’Acoset (a cui èaffidato il servizio di depurazio-ne), di assumersi la responsabilità

di rendere pubblico lo stato del-l’arte, mentre il sindaco PippoFerrante viene sollecitato a far lu-ce sulla vicenda.

Il caso è stato segnalato all'Arpa

Page 2: Catania, lo smaltimento dei rifiuti con il sigillo di Cappello e Laudani · 2017. 12. 3. · per non parlare dei rifiuti che cir - condano la zona. Pare che il depuratore .a g g i

MERCOLEDÌ 29 NOVEMBRE 2017

primo piano .3

PietroGarozzo

GiuseppeGrasso

VincenzoGuglielmino

AlessandroMauceri

VincenzoPapaserio

LucioPappalardo

AngeloPiana

FabioSantoro

LucaSantoro

RaffaeleScalia

Davide AgatinoScuderi

DomenicoSgarlato

L’ALLARME LANCIATO DAL M5S

“affinché vengano prese urgente-mente le misure di sicurezza perl’ambiente e per gli stessi abitantidi Adrano”.

L’Acoset replica che l’impianto

ha avuto delle difficoltà nel fun-zionamento a causa dell’illecitosversamento nelle fognaturepubbliche degli scarti provenientidalla lavorazione di olive.

“Nei giorni scorsi – si legge nel-la nota Acoset - sono state sportenumerose formali denunce, conle quali si segnalava la presenzain ingresso all’impianto di depu-razione di acque di scarto dellalavorazione delle olive e scartiprovenienti dalla stessa lavora-zione”.

Denunce con cui è stato eviden-ziato che tale fenomeno stava mi-nacciando di ridurre l’efficienzadei processi depurativi e pertantosono stati sollecitati controlli de-gli scarichi nelle fognature pub-bliche.

“La polizia giudiziaria – c o n t i-nua l’Acoset - è intervenuta im-mediatamente individuando isoggetti responsabili contro iquali sta procedendo con ulterioriindagini anche con la collabora-zione di Arpa Sicilia ST di Cata-nia”. Tuttavia l’azienda intendetranquillizzare la popolazione esottolinea che “l’impianto di de-purazione è in fase di normalizza-zione”.

IL PRESIDENTE MUSUMECI AL FORUM DI LEGAMBIENTE

«Discariche e differenziata, serve una rivoluzione»PALERMO. «Aldilà delle collocazioni politiche, che servonopoco, quando i problemi diventano ingovernabili credoche sia una miopia non prendere atto del ruolo di Legam-biente in Italia e in Sicilia. Nelle prossime settimane inten-do organizzare un confronto con una delegazione di Le-gambiente perché possiate mettere a disposizione dellaRegione le vostre proposte. Confrontiamoci». Lo ha detto ilpresidente della Regione Nello Musumeci intervenendoall’Eco Forum di Legambiente, in corso a Palermo. Musu-meci ha anche detto di aver incontrato ieri il dirigente delDipartimento rifiuti. «Mi ha detto che il problema non è lamancanza di risorse - ha continuato - E tutto questo mi farabbia. Cosa manca la volontà politica? Si è voluto aiutare

qualcuno?». Il governatore siciliano ha anche annunciatodi aver affidato al professore Aurelio Angelini il compito didefinire «una relazione articolata» sul tema dei rifiuti. «Èmio compito - ha osservato - operare una concreta inver-sione di tendenza. Abbiamo il compito di uscire da questovicolo cieco. L’economia circolare nella sua teoria e praticaè assai affascinante». «Serve una rivoluzione culturale - haosservato - Io ci sto: abbiamo il dovere di fare in modo chela differenziata non sia più un tema da tavola rotonda o dacampagna elettorale». «Siamo al 20% in Sicilia, dobbiamoarrivare a un sistema di raccolta che sia compatibile conl’ambiente dobbiamo accostarci al tema senza integrali-smo per riuscire a trovare idee e proposte» ha concluso.

L’ANALISI. IL GEN. GOVERNALE, CAPO DELLA DIA

«È la mafia 2.0: non sparama ti rende suo complice»«La raccolta rifiuti qui costa di più, ma i risultati sono pessimi»

CONCETTO MANNISI

CATANIA. «E’ la mafia 2.0. Una mafia che sparasoltanto se è costretta e che è pronta a crearelegami pericolosi con imprenditori e ammini-stratori pubblici disposti a eliminare ogni re-mora e a farsi avvicinare. Al Nord come al Sud.Non a caso questa indagine ha toccato un im-prenditore di Venaria Reale, nel Torinese, chenon soltanto non ha subìto l’influenza dei clan,ma si è pure proposto e ha pure scandito i ritmiche altri hanno dovuto seguire. E’ una mafia chenon ammazza le persone ma che, attraverso fe-nomeni devastanti come quello della corruzio-ne, uccide la società».

Misurato ed efficace come sempre, il genera-le Giuseppe Governale, da poche settimanenuovo capo nazionale della Direzione investi-gativa antimafia, realizza un quadro nitido delnuovo volto della “piovra”. E lo fa citando ancheepisodi ben precisi, per quanto apparentemen-te lontani dalla realtà isolana: «Gli uomini deiclan per arrivare là dove vogliono in certi con-testi non hanno bisogno di profondere partico-lari sforzi. Basta la loro presenza, a volte, e per-sino senza la necessità di portare o ostentarearmi per ottenere il risultato. Come ha fatto nonmolto tempo fa un pericoloso ‘ndranghetistacome Antonio Piromalli, apparso serenamente- ma non casualmente - fra gli operatori deimercati di Milano».

«Stavolta - gonfia il petto Governale - sono ioche, amando questa città per i miei trascorsi al-la guida del comando provinciale dei carabinie-

ri, ho voluto essere qui. E l’ho fatto per due mo-tivi: un gesto pubblico, ma pieno di sostanza, atestimoniare l’apporto che la Dia vuole dare inquesta terra allo Stato, attraverso la collabora-zione con la procura e il prefetto; rendere meri-to a coloro i quali hanno operato in questa atti-vità non semplice, in cui si combatte un nemicoinsidioso, attento, predisposto a restare invisi-bile davanti agli accertamenti di chi indaga».

Il capo della Dia ha parlato di una «attività damanuale avviata nel 2015 a seguito di una in-terdittiva antimafia emessa dalla Prefetturanei confronti di una società di questa zona».«Uno strumento importantissimo, quello delleinterdittive - ha proseguito - che vanno peròvalutate nella loro liceità e serietà. Un errorepuò portare a “mascariare” un'azienda e deter-minare discredito nei confronti dello Stato. Pe-rò ci sono e vanno usate, perché ci permettonodi contrastare anche in questo modo il feno-meno mafioso».

Governale è poi entrato nel dettaglio, ricor-dando che «sono stati sequestrati beni per 30milioni di euro a ditte incaricate dello smalti-mento dei rifiuti» e che in occasione di questaindagini è andato a verificare «il rapporto fra letasse pagate dalla popolazione e il servizio dipulizia che in questa terra presenta, purtrop-po, livelli di sporcizia intollerabili». «Rispettoai luoghi più puliti - ha concluso - la situazioneè incredibilmente diversa. Qui si paga di piùma il servizio è sempre peggiore. Ecco, anchequesto è un danno che la mafia arreca ai sicilia-ni onesti».

ORGOGLIOSICILIANOGiuseppe Go-vernale, ex ca-po del Ros, na-to nella provin-cia di Palermo

Complicipolitici e

imprendi-tori si

uccide lasocietàdeglionesti

Page 3: Catania, lo smaltimento dei rifiuti con il sigillo di Cappello e Laudani · 2017. 12. 3. · per non parlare dei rifiuti che cir - condano la zona. Pare che il depuratore .a g g i

Redazione: viale O. da Pordenone, 50 tel. 095 330544 [email protected] provinciaGIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017

«Scrivo che impiego 65 uominima poi i pulizieri sono solo in 8»L’imprenditore: «Quel dirigente di Misterbianco con me ha fatto i soldi»

Nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza del blitz «Gorgoni»,relativa all’indagine condotta dalla Dia e coordinata dalla Direzionedistrettuale antimafia, che ha portato agli arresti di sedici persone, sievince il sistema creato da Guglielmino a Misterbianco con la com-plicità di un dirigente infedele oggi in pensione, nei confronti delquale non è stata emessa misura cautelare poiché non più in grado direiterare il reato né di inquinare le prove. In tali intercettazioni l’im -prenditore spiega di avere fatto «tante porcherie negli anni a Mister-bianco» con la complicità del compare, il quale gli avrebbe garantitodi svolgere servizi ordinari e straordinari per conto dell’Ente mister-bianchese anche in barba all’interdittiva antimafia emessa dalla Pre-fettura. In occasione dei servizi straordinari i due certificavano - efacevano pagare al Comune - un progetto con 65 pulizieri e numerosimezzi, mentre alla fine i dipendenti erano soltanto in 8. «Però puliva-mo il paese e nessuno si lamentava». CONCETTO MANNISI PAG. 39

Il sogno svanitoe la “sucalora”per Maesano

Era in campagna elettorale l’exsindaco di Aci Catena, Maesano,quando dialogava col giornalistaCutuli, sospeso dall’Ordine, per levicende della Senesi. Qualcunosospetta che per favorire la dittagli fu data la “sucalora”. PAG. 39

BRONTE. Aveva posteggiato in sosta vietata

Gli fanno la multae lui insulta su Fble due vigilesseIl caso. Frasi sessiste e offensive scrittesul social da un 22enne che sarà denunciato

Lascia l’auto in divieto di sosta equando torna trova la multa. Invecedi riflettere sull’infrazione al codicedella strada commesso, decide di in-veire su Facebook contro le 2 ausilia-rie del traffico che avevano elevato lasanzione amministrativa, ingiurian-dole con frasi sessiste.

Il post sul social network, tra l’al -tro palesemente carente di regolegrammaticali, non è passato inos-servato e l’uomo sta per essere defe-rito alle autorità giudiziarie dal Co-mando della polizia municipalebrontese. L’accusa ipotizzata è diffa-mazione a mezzo stampa. Rischiauna condanna che può andate dai 6mesi ai 3 anni di reclusione o unasanzione che non può essere inferio-re a 516 euro.

Protagonista, ovviamente in ne-gativo, un brontese di 22 anni. La vi-cenda è accaduta mercoledì 22. Ilgiovane, recandosi in banca, intornoalle 12,30 ha lasciato l’auto in piazzaSpedalieri in divieto di sosta. Al ri-torno la sgradita sorpresa: una mul-ta di 41 euro che, se pagata entro 5giorni, sarebbe stata ridotta a 28,70euro. L’episodio lo ha fatto così tantoinfuriare che ha impugnato il suosmartphone e ha scaricato la suarabbia su facebook, scrivendo un po-

st con frasi incriminate contro le 2ausiliarie del traffico. In poco temposono stati in tanti a vedere il messag-gio, compreso il comandante dellapolizia municipale di Bronte, PieroViola, che ha convocato il giovane e,dopo averlo ascoltato, gli ha comu-nicato che lo avrebbe denunciato al-la magistratura.

«Massima solidarietà alle 2 ausi-liarie del traffico - ha commentato ilsindaco Graziano Calanna - e a tuttoil Corpo della polizia municipale. Of-fenderle perché sono state ligie al lo-ro dovere è un atto grave. È arrivato ilmomento di capire che la Sicilia deifurbissimi, di coloro che posteggia-no in divieto o in doppia fila, di chiscarica rifiuti abusivamente o di chiè protagonista di atti vandalici noncresce e rimarrà sempre ultima nelleclassifiche della qualità della vita».

Del resto anche la Cassazione si èespressa duramente riguardo alleoffese su Facebook o attraverso altrisocial network. Sono, infatti, ormaimoltissimi i casi di persone che, die-tro un monitor o uno smartphone, sisentono libere di dare sfogo a modiincivili e spesso gratuiti. E’ stata laCorte di Cassazione, infatti, a ritene-re applicabile in questi casi l’articolo595 del codice penale.

VALVERDE

Campane a festa e processioneper la riapertura del SantuarioLa “cura” ha avuto effetto e, final-mente, il millenario Santuario è sta-to riaperto ai fedeli. Ieri, alle 18,30, lecampane hanno suonato a festa etutti sono scesi in strada per parteci-pare al corteo, partito dalla chiesadella Misericordia, con in testa il ve-scovo della Diocesi di Acireale,mons. Antonino Raspanti, i sacerdo-ti delle parrocchie vicine e i padri a-gostiniani scalzi guidati dal rettoreNei Simon. E’stato lo stesso presule apresiedere la concelebrazione euca-ristica al termine della processione.

CARMELO DI MAURO PAGINA 44

LA MOBILE ARRESTA UN PREGIUDICATO CATANESE E UN CORRIERE ALBANESE

Catturati durante la consegna del “carico”: 31 kg. di “erba”Il fiuto dei poliziotti della Sezione antidrogadella Squadra Mobile non ha fallito nem-meno questa volta, consentendo di inter-cettare un carico di droga e di assicurare al-la giustizia un pregiudicato catanese, Agati-no Piana, 39 anni, e un cittadino albanese,Vladimir Kapaj, 41, responsabili, a vario ti-tolo, di trasporto, detenzione e cessione dicocaina, marijuana e hashish.

Dalle indagini i poliziotti hanno appresoche la sera di lunedì Piana, domiciliato nellazona di Misterbianco - frazione Poggio delLupo - avrebbe ricevuto un importantequantitativo di sostanza stupefacente da unalbanese che lo trasportava a bordo di u-

n’auto Opel di colore scuro. Così hanno pre-disposto un discreto servizio di osservazio-ne nei pressi dell’abitazione del pregiudica-to e lungo le strade intorno. L’attesa è statapremiata e nel corso della serata gli agentihanno visto giungere una Opel Vectra con-dotta dall’albanese, che si è fermata neipressi dell’abitazione di Piana. Questi si tro-vava già in strada ad attenderlo.

I poliziotti dell’Antidroga hanno deciso dientrare in azione, procedendo al controllodei due uomini e alla perquisizione dell’au-tovettura. Nel cofano posteriore dell’Opelc’erano tre sacchi di marijuana per un pesocomplessivo lordo di 31 chilogrammi, che

sono stati sequestrati. Gli agenti hanno vo-luto perquisire anche l’abitazione di Piana,all’interno della quale hanno trovato e se-questrato 2 involucri contenenti cocaina,per un peso complessivo di 850 grammi cir-ca, e un involucro contenente 25 grammi dihashish.

I due malviventi, espletate le formalità dirito, sono stati rinchiusi nel carcere di Piaz-za Lanza a disposizione dell’autorità giudi-ziaria.

La droga, del valore di circa 75.000 euro,avrebbe fruttato sul mercato etneo circa160.000 euro.

VI. RO.DA SINISTRA, AGATINO PIANA E VLADIMIR KAPAJ

L’APPALTO RIFIUTI

GIUSEPPE BONACCORSI

Nuovo appalto rifiuti per 7 anni da oltre320 milioni di euro. A che punto siamo? Neabbiamo parlato con l’assessore all’Ecolo-gia, Saro D’Agata.

Assessore, dopo il secondo bando andatodeserto, a che punto siete?

«la nuova gara è pronta. Siamo in attesa diinviare le ultime note all’Anac e di trasmet-tere la determina all’Urega (Ufficio esple-tamento gare) perché pubblichi il bando».

Quanto tempo pensa possa passare?«Qualche settimana al massimo. Poi biso-gnerà attendere qualche mese perché ilconcorso va pubblicato sulla gazzetta uffi-ciale...».

Questo sarà il terzo bando che pubblicatedopo i precedenti due andati deserti. Ave-te apportato modifiche sostanziali?

«Abbiamo modificato alcuni passaggi. So-no state recepite alcune osservazioni. Unadelle clausole è quella del requisito dellapartecipazione, per consentire alle ditte dipoter dimostrare una raccolta differenzia-ta pari al 32%, ma ora su una base popolarediversa. In precedenza era su una base dipopolazione di 315 mila abitanti. L’abbia-mo modificata su una base popolare di 80mila residenti per consentire anche a dittedel sud di poter partecipare».

In attesa della conclusione della terza ga-ra dovrete fare una ulteriore proroga?

«Intanto il bando della gara ponte, che asuo tempo fu vinta dall’Ati, formata da Se-nesi ed Ecocar aveva una durata di 106giorni prorogabili. Il primo appalto ebbe i-nizio il 16 maggio 2017 ed è stato rinnova-to i primi di settembre sino al 13 dicembree potrà essere rinnovato per una terza vol-ta. Naturalmente io mi auguro che prima diquesta scadenza ci sia la determina relativaal nuovo bando. Per quanto riguarda la dit-ta Senesi (una delle due ditte coinvolte nel-l’operazione antimafia Gorgoni ndr.), noi asuo tempo avevamo ricevuto la certifica-zione antimafia regolare rilasciata dallaPrefettura...».

Adesso però dopo il recente blitz dellaProcura il discorso cambia...

«Ci sarà un commissario prefettizio. Quindinon ci sarà alcun problema».

Si è fatto una idea del perché le due prece-denti gare sono andate deserte?

«Per quanto riguarda i due precedenti ban-di abbiamo inviato una nota sia all’autoritànazionale anticorruzione sia alla Procuradella Repubblica per eventuali iniziativeche vogliano intraprendere».

SpiraglioPubbliserviziin arrivoun milione

BONACCORSI PAGINA 38

Interventirecordsalve bimbee mamme

BONACCORSI PAGINA 40

FERRAROTTO

PATERNÒ. Ipab, decisolo stato di agitazioneQE’, protesta continua

SPAMPINATO E SOTTILE PAG. 45

ACIREALE. PalaVolcanconclusa la garala gestione va al Gis

ANTONIO CARRECA PAG. 46

RIPOSTO. Lunghe filesin dal primo mattinoall’ufficio vaccinazioni

ANGELA DI FRANCISCA PAG. 48

MONS. RASPANTI NEL SANTUARIO

L’OPERAZIONE GORGONI. Ulteriori retroscena all’indomani del blitz della Dia

LA VERTENZA

D’Agata: «Pronto il 3° bandoSenesi aveva certificazione»

Pietro Garozzoda lavaggistaa responsabile

Dagli atti del processo all’ex di-rettore Ecologia e Ambiente delComune Anna Maria Li Destri e-merge la figura di Pietro Garoz-zo, arrestato martedì, entrato incontrasto con l’ex funzionariocomunale per questioni legatealla manutenzione mezzi di N.U.

ORAZIO PROVINI PAGINA 39

LA STORIA/1

LA STORIA/2

SENTENZA. Il processo sui rapporti tra i Paratore e gli Zuccaro legati al clan Santapaola-Ercolano

“Piramidi”, 4 condanne e 4 assoluzioniORAZIO PROVINI

Emessa ieri la sentenza per otto imputati, giudi-cati con il rito abbreviato, coinvolti nel procedi-mento dell’inchiesta “Piramidi” che fece luce suipresunti rapporti tra l’imprenditoria, attraversoAntonino e Carmelo Paratore, il boss MaurizioZuccaro e il figlio Rosario e il clan Santapaola-Ercolano.

Furono ventisei in totale gli indagati, gli altridiciotto, rinviati a giudizio dal Gip lo scorso set-

tembre, saranno processati con il rito ordinariodavanti ai giudici della prima sezione penale delTribunale, prima udienza il 10 gennaio prossimo.Il Gup Pietro Currò ha disposto quattro condannee altrettante assoluzioni. Le accuse variavanodall’estorsione, all’usura, all’associazione sem-plice, fino al falso. Ad Alberto Luigi Gambino in-flitti 6 anni, due mesi e venti giorni; SalvatoreGrillo, 8 anni e seimila euro di multa; SimonePiazza 5 anni e quattromila euro di multa; a Giu-seppe Verderame 6 anni e ottomila euro di mul-

ta. Assolti invece perché il fatto non sussiste Car-melo Grillo, Salvatore D’Amico, Sergio Faldetta eVincenzo Naso. Nell’inchiesta fatta luce anchesui favori che avrebbe ottenuto Carmelo Parato-re, che in cambio avrebbe versato denaro nel-l’ambito degli interessi della “Cisma” spa, in rela-zione all’accoglimento delle richieste di amplia-mento e di sostegno del sito della discarica dicontrada Bagali a Melilli. nel collegio difensivotra gli altri gli avvocati Salvo Centorbi, Dario Ric-cioli e Francesco Navarria.

Page 4: Catania, lo smaltimento dei rifiuti con il sigillo di Cappello e Laudani · 2017. 12. 3. · per non parlare dei rifiuti che cir - condano la zona. Pare che il depuratore .a g g i

GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017

catania .39

«Ora bruciamo i mezzi alla Dusty»Il “sistema Guglielmino” a Misterbianco. «Con il dirigente infedele parlavamo con il sindacoe io preparavo un programma: dicevo di impiegare 65 uomini, ma in realtà ne uscivano soltanto 8»

Così si pensava di frenarela concorrenza. Il misterodell’indirizzo Pec “sbagliato”:la Prefettura non potèfermare la ditta colpitada interdittiva

CONCETTO MANNISI

I riflettori sono rimasti accesi soprattut-to su Trecastagni e Aci Catena, ma non èche a Misterbianco, altro centro interes-sato dalle indagini della Dia di Catania,gli appalti per la raccolta dei rifiuti solidiurbani siano stati attribuiti all’insegnadella regolarità. La verità è che a Treca-stagni hanno tintinnato le manette, adAci Catena anche, mentre a Misterbian-co il Gip Cristaldi ha optato per una solu-zione diversa: arresti per Vincenzo “zioNino” Guglielmino, l’imprenditore con-siderato organico al clan Cappello e chia-mato a rispondere anche di altre vicendenell’ambito di questa stessa operazione,nessuna misura cautelare per OrazioCondorelli, dirigente del settore “Ecolo-gia” del Comune di Misterbianco fino al31 dicembre 2014 e risparmiato perchéin pensione e quindi non più in grado direiterare il delitto o inquinare prove giàin mano alla Dia di Renato Panvino e allaProcura di Catania.

Eppure il quadro dipinto inconsape-volmente da Guglielmino in merito allafigura di Condorelli, ovvero mentre ve-niva intercettato, appare tutt’altro chelusinghiero. L’ex dirigente avrebbe inta-scato svariate somme di denaro (com-presa, secondo le accuse, 20.000 spesiper l'acquisto di un immobile per unacongiunta a Livorno) che, a detta dell’im-prenditore, non di rado sarebbero in par-te finite anche nelle tasche dell’assesso-re di turno. E ciò per avere agevolato l’af-fidamento del servizio di raccolta dei ri-

fiuti della Meridiana Sas prima e dellaE.F. Servizi Ecologici Srl successivamen-te, sia l’una sia l’altra controllate dal Gu-glielmino e attive nel settore, in quel co-mune, dal 2004 all’ottobre del 2015.

Non solo! Il Condorelli avrebbe prete-stuosamente affidato servizi aggiuntivialla Meridiana stessa, favorendone il pa-gamento extra capitolato e per di piùsulla base di un numero di mezzi e dilavoratori superiore rispetto a quelli a-doperati; nonché nell’avere adottato ladetermina del 26 maggio 2014 con cuiveniva approvata definitivamente l'ag-giudicazione dell'affidamento del servi-zio di raccolta e smaltimento dei rifiutiin favore della “E.F.” in assenza delle in-

formazioni del Prefetto sulla normativaantimafia e per averne rinnovato tale af-fidamento fino al 30 settembre 2015,sempre in assenza di tali informazioni.

In verità un canale con la Prefetturaera stato in qualche modo aperto, sol-tanto che, forse per un clamoroso errore,l’indirizzo Pec fornito per la risposta nonera riferibile al Comune di Misterbianco,cosicché gli elementi forniti e i riferi-menti all’interdittiva antimafia si sareb-bero perduti nei meandri del web. E cosìCondorelli, secondo le accuse, avrebbeavuto campo libero per affidare serviziordinari e straordinari anche d’urgenzae prolungare, come detto, il rapporto conla società di Guglielmino per un periodo

anche successivo al suo pensionamen-to.

E ciò nonostante le legittime interfe-renze della “Dusty”, per fermare la qualeil Guglielmino avrebbe chiesto l’inter-vento del clan: «Bisogna andare a bru-ciargli i mezzi a Pachino, così loro sonocostretti a spostare quelli che voglionoimpiegare a Misterbianco e io resto vin-colato qui».

Nelle intercettazioni della Dia apparechiaro il sistema realizzato dal dirigentee dall’imprenditore: «Situazioni fattecon criterio - spiega Guglielmino a un in-terlocutore - Per esempio veniva il pe-riodo di Carnevale, chiamavamo il sin-daco, ci parlava lui : “Senti, noi dobbia-mo fare la pulizia straordinaria..”, “Gu-glielmino faccia un progetto...” e io glifacevo un progetto. Dobbiamo metterealmeno due persone qua, due personedietro ai carri per i cavalli che defecava-no, poi ci devo mettere le persone nelpaese, la pulizia straordinaria... Ci vo-gliono venti persone, venti persone perdieci giorni venivano». E l’interlocutore:«Magari poi ne lavoravano due». E Gu-glielmino: «Due!». «E poi - continua - c'èla pulizia straordinaria: siccome inizia-no alle due, gli faccio fare il doppio turno.“Va bene” e ci credeva. E, per iscritto, a-vevamo 60, 65 persone che iniziavano amezzanotte e finivano alle undici. Lui misegnava tutte le persone, camion, ape,furgoni, per 65. Alla fine ne uscivano 8,però il paese glielo pulivamo... Poi io fa-cevo la fattura, lui se la guardava, se latratteneva due tre giorni se c'era qualco-sa ... e pagava. E io gli davo ventimila eu-ro al mese e poi lui se li divideva con gliassessori... Il signor Condorelli sai quantisoldi ha guadagnato quando lui era diri-gente? Non ne hai neanche idea... C'èstato un periodo di tempo quando ci so-no stato io, soprattutto quando ci sonostato io, che ne abbiamo fatte porcheriea Misterbianco, ne ha guadagnati soldicon me. Però il servizio funzionava, ilpaese era pulito e, non essendoci lamen-tele, nessuno si accorgeva delle irregola-rità».

BERRETTA: «NON SI ABBASSI MAI LA GUARDIA»«Esprimo le mie congratulazioni alla Dia e alla Procura di Catania per l'indagineche ha messo in luce il sistema criminale con cui è stata gestita la raccolta deirifiuti in molti Comuni etnei». Lo afferma in una nota il parlamentare nazionale delPartito Democratico, Giuseppe Berretta. «Quello dei rifiuti è un settore delicatoattorno al quale ruotano molti interessi illeciti - prosegue Berretta - Interessi chespesso arrivano a influenzare le normali regole del mercato, tanto da pianificareintimidazioni e attentati nei confronti di aziende ritenute concorrenti e noninserite in questo “sistema”, come la Dusty ai cui imprenditori rivolgo pienasolidarietà. E' importante che, soprattutto in settori come quello dei rifiuti, non siabbassi mai la guardia - conclude Berretta - Anche le amministrazioni locali,assieme alla magistratura e alle forze dell'ordine, giocano un ruolo fondamentale».

Cutuli sospesoe la “sucalora”per MaesanoE’ arrivata anche la sospensione da parte dell’Ordine dei gior-nalisti nei confronti di Salvo Cutuli, il cronista di Aci Catenaarrestato dalla Dia per avere fatto da mediatore fra RodolfoBriganti, rappresentante legale della Senesi Spa con il qualeaveva uno stretto legame che si sarebbe snodato anche suquestioni economiche, e il sindaco pro tempore di Aci Cate-na, Ascenzio Maesano, che sarebbe stato interessato dal gior-nalista al fine di cancellare alcune sanzioni che l’amministra -zione catenota aveva irrogato alla stessa società di Porto San-t’Elpidio, nelle Marche, per delle presunte carenze nell’e-spletamento del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani.

Cutuli sarebbe sceso in campo non tanto per la questionedelle sanzioni per 117 mila euro irrogate, bensì, come sotto-lineato dagli investigatori, per «evitare che il reiterato nume-ro di sanzioni potesse pregiudicare la possibilità della Senesidi partecipare ad altre gare». Le aziende, infatti, per parteci-pare alle gare di appalto con gli enti pubblici devono presen-tare, qualora esista il pregresso, un certificato di regolare e-secuzione del servizio presso altri enti pubblici e in assenzadi problemi ciò consente di poter contare su un maggiorepunteggio rispetto alla concorrenza. La Senesi, in questa ma-niera, avrebbe avuto sempre e comunque una partenza adhandicap. Per questo c’era l’interesse di definire la vicenda,forse con la corresponsione di tangenti (e, infatti, il concor-rente Guglielmino lamenta che a Maesano sia stata data la“sucalora”), con l’elargizione di un contributo elettorale perla campagna per le regionali appena concluse, con l’assun -zione di otto dipendenti indicati «dal sindaco, dal vicesinda-co, dall’assessore» di turno. Assunzioni per le quali furonoavviate le visite mediche e che, secondo gli investigatori, sa-rebbero servite per aumentare i consensi elettorali del sinda-co pro tempore e potenziale deputato regionale.

Il fatto è che, in presenza di un ricorso ufficiale della Senesi,che non si vede riconosciuta dall’amministrazione catenotale proprie ragioni, Maesano viene arrestato per corruzione,perciò addio alla campagna elettorale e ai regali che, secondoil Cutuli (il quale si diceva voglioso di lasciare, pur ricono-scendone l’importanza strategica, il posto alla Rei e la colla-borazione con La Sicilia per andare a lavorare, forse come ad-detto stampa, con l’amico politico), il Briganti era disposto aelargire.

Sulla questione è intervenuta con una lunga nota anche laSenesi, precisando che «l'asserita responsabilità del Brigantiscaturisce da un unico, circoscritto episodio di un presuntotentativo di corruzione, del tutto marginale rispetto all’inda -gine» e che «la promessa di denaro, fatta peraltro non diretta-mente da Briganti ma da terze persone, sarebbe stata rivoltaad un pubblico funzionario per ottenere l’annullamento deialcuni provvedimenti sanzionatori» ritenuti «ingiusti e in-fondati».

CO. MAN.

Da lavaggista a responsabileun’ascesa segnata da più ombreLa storia. Dagli atti del processo ad Anna Maria Li Destri rimbalzail nome di Pietro Garozzo, tra gli arrestati dell’operazione Gorgoni

ORAZIO PROVINI

La figura di Pietro Garozzo, dettoPiero, 48 anni arrestato per associa-zione mafiosa nell’ambito dell’ope-razione “Gorgoni”, rimbalza agli o-nori della cronaca anche per altre vi-cende giudiziarie. Una di queste è inpieno svolgimento e riguarda il pro-cesso ai danni dell’architetto AnnaMaria Li Destri.

L’ex funzionario del Comune, sot-to processo dopo essere stata licen-ziata dall’Ente (sindaco Bianco) nel-l’Ottobre 2013 perché accusata digravi e insufficienti carenze nellapredisposizione del capitolato diappalto dei servizi di riparazione,manutenzione, lavaggio e quant’al-tro dei veicoli del Comune adibiti aiservizi di nettezza urbana. La signo-ra Li Destri, già nel comparto con al-tri ruoli quando, prima di Bianco,era sindaco Stancanelli, divenne nel2009 direttore del settore Ecologia eAmbiente e nel 2013, a cavallo tra idue sindaci, Rup (responsabile uni-co del procedimento).

Di Pietro Garozzo si parla negli at-ti del suo processo per essere statosentito come imputato di reato con-nesso (sebbene senza precisa speci-ficazione di come e perché, proba-bilmente perché si tratta di indaginiancora in fase preliminare e quindiriservate) e perché tirato in “ballo”dalla stessa Li Destri, come verbaledel suo esame e controesame delloscorso 25 Maggio.

La carriera di Garozzo, ex dipen-dente della Manutencoop (dove pa-re facesse il lavaggista) passa alla

Puntese diesel dopo l’aggiudicazio-ne della gara per le manutenzioni,lavaggio e riparazioni dei mezzimeccanici del servizio di nettezzaurbana comunale. Nel tempo cam-bia mansione e qualche anno dopodiventa responsabile del personalee referente dell’azienda (da cui di-pende) per i contatti con l’ammini-strazione comunale.Un ruolo controverso e contestatoanche, come evidenziato, per esem-pio, da alcuni documenti (comprese

alcune indagini-ispezioni del Noetra il 2011 e il 2012) in cui si prova afare luce su alcune presunte irrego-larità legate all’alterazione dellepresenze dei lavoratori della Punte-se Diesel, che invece di essere sul la-voro avrebbero fatto altro e altrove,coperti proprio dal loro responsabi-le. Evidenziati anche presunti com-portamenti tendenti a favorire per-sonali guadagni sottraendo alla dit-ta vari importi e gonfiando le fatturepresentate al Comune per forniturecon un aggravio mensile di svariatimigliaia di euro: tra questi l’acqui-sto di tubi idraulici. Un doppio even-tuale danno per l’Ente che avrebbestrapagato le fatture per le fornituree, più del dovuto, per le presenze inservizio dei dipendenti della ditta.Un’ipotesi questa che avrebbe por-tato poi lo stesso titolare della Pun-tese diesel a denunciare, andando inQuestura (accompagnato dalla LiDestri) raccontando i fatti al diri-gente della squadra Mobile. L’inda-gine assume il numero di notizia direato 717/2012 RGNR. La stesura delnuovo contratto di appalto nel 2013,avrebbe poi inasprito i rapporti trala stessa Li Destri, che avrebbe irrigi-dito le regole del nuovo, poi mai as-segnato appalto, inserendo vari pa-letti che avrebbero suscitato prote-ste sindacali, non poche tensioni eanche un furto a casa del dirigenteche oltre al danno delle cose rubate,trovò due candalabri raffiguranti unuomo e una donna con le teste moz-zate e un paralume tagliato. Secon-do gli investigatori un chiaro segna-le di avvertimento...

Accusato di associazionemafiosa nell’inchiesta sugli

illeciti nella gestione dei rifiutidi alcuni Comuni dell’etneo,

per anni ha lavorato (daesterno) alla manutenzionedei mezzi di Nu del Comune

OPERAZIONE “GORGONI”. NUOVI RETROSCENA SUL RACKET DELLA RACCOLTA DEI RIFIUTI

Uno dei mezziutilizzati per laraccolta dei rifiutisolidi urbani eimmortalato nelvideo dellaDirezioneinvestigativaantimafia, diffusodagli stessiinvestigatori nelcorso dellaconferenzastampa in cuisono stati svelati idettaglidell’operazione

PIETRO GAROZZO ARRESTATO MARTEDÌ

Page 5: Catania, lo smaltimento dei rifiuti con il sigillo di Cappello e Laudani · 2017. 12. 3. · per non parlare dei rifiuti che cir - condano la zona. Pare che il depuratore .a g g i

VENERDÌ 1 DICEMBRE 2017

catania30.

L’INCHIESTA RIFIUTI. L’ex direttore dell’Ecologia ricorda lo scontro col Comune per le multe applicate alle ditte

«Il mio rapporto risolto per le sanzioni»Cocina svela i retroscena della sua rottura col Comune. Per Cbc «indaghi la Procura»

«I recenti fatti di cronaca che coin-volgono anche il legale rappresen-tante della Senesi non riguardanol'appalto di Catania».

Lo scrive in una propria nota il di-rettore del Servizio Ecologia del Co-mune di Catania, Leonardo Musu-meci, sottolineando inoltre come«Riguardo alle vicende relative agliappalti di gestione rifiuti della Cittàdi Catania, L'Anac, la Procura dellaRepubblica e la Prefettura di Cata-nia siano state «sempre puntual-mente informate» e come «il Comu-ne abbia applicato ogni misura or-ganizzativa utile a prevenire eventia rischio corruzione nella gestionedel contratto, fermo restando chevengono e verranno segnalati alleAutorità competenti ogni eventualiresponsabilità di tipo personale chedovessero emergere». Musuemcicosì, per conto del Comune, ha inte-so chiarire alcuni punti e cercare dismorzxare le polemiche che sin daieri sono sorte della gestione del-l’appalto ponte dei rifiuti alla Sene-si, una delle aziende sequestrateper le infiltrazioni mafiose nella ge-stione rifiuiti in alcuni Comune del-l’hinterland.

Musumeci ricorda inoltre nellanota «che, sempre in relazione aiservizi di gestione dei rifiuti, già nel2013 era stata sporta denuncia neiconfronti di 25 sorveglianti comu-nali, licenziati o allontanati dallaDirezione Ecologia, per i quali ilprocesso penale è ancora in corso».

«Con l'Anac - spiega poi in parti-colare la nota - è stato siglato anche

un Protocollo di Vigilanza Collabo-rativa che impone al Comune di sot-toporre alla preventiva valutazionedell'Autorità gli atti di gara. Ciò èaccaduto per entrambe le gare an-date deserte. Inoltre, l'Anac è statacorrentemente informata delleprincipali vicende della gara ponte,anche alla luce della partecipazioneda parte di sole due ditte in rag-gruppamento alla procedura. Peral-tro, prima di disporre l'aggiudica-zione sono state rispettate le tem-pistiche per l'acquisizione dell'in-formativa antimafia, che per la Se-nesi è pervenuta con esito positi-vo».

«In merito - prosegue la nota diMusumeci - alle penali riportate neiprovvedimenti di liquidazione per iprimi tre mesi di appalto, occorrechiarire che non esauriscono quelleche verranno applicate per lo stessoperiodo in occasione delle successi-ve liquidazioni. Infatti, ben primadelle notizie di cronaca che coinvol-gono anche il legale rappresentantedella Senesi, gli uffici avevano av-viato un'istruttoria interna a segui-to della quale per il solo mese di set-tembre 2017 erano già stati rilevatie notificati al raggruppamento circa16.000 euro da pagare per disservi-zi. Occorre, inoltre, precisare chequesti importi non tengono contodelle ulteriori penali per il mancatoraggiungimento di raccolta diffe-renziata che dovranno essere appli-cate per i primi sei mesi di appalto,con somme certamente ben più ri-levanti. In linea con le norme sulla

trasparenza, la contabilità vienepubblicata nel momento in cui siprovvede alla liquidazione. Così èstato fatto per tutti i mesi di appaltofino ad agosto, in quanto per il mesesettembre è stata conclusa la conta-bilizzazione di prestazioni e penalima non è ancora stato emesso ilprovvedimento di liquidazione. Ta-le provvedimento verrà pubblicatocosì come gli altri già emessi e tuttii principali provvedimenti (com-presi quelli di liquidazione con l'al-legata contabilità) sono stati tra-smessi ad Anac in virtù del Proto-collo di Vigilanza Collaborativa conil Comune di Catania».

Musumeci prosegue la nota spie-gando che, "come per tutte le ri-chieste di accesso agli atti, anche al-le richieste di accesso di Catania Be-ne Comune sia stata data una primarisposta fornendo tutte le indica-zioni utili a reperire gli atti relativialle penali dell'Appalto, già pubbli-cati sul sito del Comune, e sia statocomunicato che per le ulteriori in-formazioni sarebbe stato necessa-rio un approfondimento da partedegli Uffici visto che i dati richiestipotrebbero non essere tutti resipubblici».

Il direttore dell'Ecologia, a suo pa-rere, nella sua nota si augura «che,considerata la delicatezza del temae le complesse vicende giudiziarieriguardanti il mondo dei rifiuti, sa-rebbe opportuno che chi commentaquesta vicenda assuma prima i datiindispensabili a consentire una cor-retta informazione».

MISTERBIANCO, IL SINDACO

«Collusionee malaffareestranei alla miaamministrazione»«Non meritiamo questo fango, seminatosquallidamente dalla delinquenza orga-nizzata». Così il sindaco di Misterbianco,Nino Di Guardo, all’indomani della pubbli-cazione delle intercettazioni con le clamo-rose dichiarazioni dell’imprenditore Vin-cenzo Guglielmino della EF, nell’ambitodell’inchiesta “Gorgoni” sulla raccolta deirifiuti.

«Sono sbalordito - aggiunge il primo cit-tadino - nell’apprendere dalla stampa del-l’infedeltà, che non immaginavamo nep-pure, di un funzionario capo settore inpensione dalla fine del 2014, cui è peraltrosubentrata dal 2015una “perla” di personacome responsabile co-munale. E sono addolo-rato nel vedere il Co-mune “invischiato” suomalgrado nel malaffaredopo tante nostre lottecontro l’illegalità».

«Sono sindaco di Mi-sterbianco per la quintavolta - continua Di Guardo - e mi piange ilcuore nel vedere questa “casa” aggreditada un’onta simile a causa di dichiarazionimaledette e misere, che però, si noti bene,riguardano una gestione del servizio localedei rifiuti (la Meridiana) in un periodo(2004-2006) in cui erano altri ad ammini-strare la città. Collusione e malaffare nonriguardano la mia amministrazione. E dal-le intercettazioni pubblicate si evince chesiamo stati semmai truffati nello svolgi-mento e nella fatturazione del servizio an-che nel 2014-2015 dalla EF di Guglielmino,che ci ha anche denunciati penalmente pernon averla invitata alla gara settennale inmancanza di iscrizione alla “white list”».

«Noi siamo evidentemente parte lesa -conclude il sindaco - e ci costituiremo par-te civile nei processi che seguiranno, perdifendere il nostro onore e il buon nomedel Comune, confidando pienamente nellamagistratura. Chi ci vuol male non l’avràvinta».

Domani alle 10,30, al Comune, Di Guardoha indetto una conferenza stampa «per fa-re la dovuta chiarezza su quanto sta acca-dendo».

R. F.

NINO DI GUARDO

NOTA DELL’ATTUALE DIRETTORE DELL’ECOLOGIA, MUSUMECI

«Anac e Procura sempre informatil’inchiesta non riguarda Catania»

«Catania è in una situazione rifiuti incresciosa... E sulle sanzionisono caduto anche io...». Lo ha detto ieri l’ing. Salvatore Cocina,responsabile regionale Task force per i rifiuti, commissario alConsiglio metropolitano, ma soprattutto ex direttore dell’Ecolo -gia al Comune di Catania. Cocina prendendo spunto dall’opera -zione antimafia «Gòrgone» ha aggiunto: «Il mio rapporto col Co-mune di Catania si è risolto sulle sanzioni. Io allora le sanzioni leapplicai, ma non so che fine abbiano fatto.....Quando c’ero io al Co-mune le multe a Ipi-Oikos ammontavano a oltre 50 mila euro almese, per cattiva gestione del servizio, più altri 100mila per man-cato raggiungimento degli obiettivi. Complessivamente si viag-giava sulle 200 mila euro mensili. Si tenga conto - ha precisato -che le sanzioni in 4 anni avevano raggiunto i 14 mln e il 50% dellemulte riguardava la cattiva esecuzione e la regolarità del serviziodi differenziata...». L’ex direttore dell’Ecologia, in qualità di re-sponsabile regionale rifiuti non ha mancato in questi ultimi mesidi bacchettare il Comune etneo per la percentuale irrisoria di dif-ferenziata raggiunta.

Sul terremoto rifiuti c’è la nota di «Cittàinsieme» che ha definitoil settore «un sistema malato fino al midollo». «Dai nostri gover-nanti - ha aggiunto l’associazione - ci aspettiamo chiarezza e subi-to. A cominciare da tutti gli altri appalti che vedono aggiudicatariele due società coinvolte in questa inchiesta, l’ennesima che toccail disgustoso mondo degli affari nei rifiuti.. I cittadini aspettanorisposte chiare sulla gestione passata di un settore strategico perla loro vita. In molte città, Catania tra queste, si attende il rinnovodegli appalti per i prossimi 7 anni. Non c’è più tempo».

Anche Catania Bene Comune, con una nota, chiede chiarezzasull’appalto catanese e sollecita l’intervento di Anac e della magi-stratura: «La società Senesi, sequestrata dalla magistratura - silegge - si è aggiudicata nel mese di marzo l'appalto-ponte per laraccolta e lo spazzamento. È stata l'unica azienda a presentare u-n'offerta per un bando pubblicato in emergenza visto che nessunaazienda aveva presentato offerte per la gara. Il servizio aggiudica-to da Senesi costa quasi 12 milioni di euro per tre mesi: 110milaeuro al giorno. Una cifra enorme. Un piatto ricchissimo per le so-cietà dei rifiuti. Perché per un servizio così redditizio solo una so-cietà si è presentata alla gara? Perché la gara che avrebbe impedi-to le proroghe è andata deserta? Siamo certi che a queste doman-de, alla luce del sequestro della società, risponderà la magistratu-ra». Ma Cbc nella nota punta l’attenzione anche sulle penali: «Daquando il gruppo Senesi si è aggiudicato l'appalto le multe sonoirrisorie e, ogni mese, hanno lo stesso importo: milleduecento eu-ro. Per capire quanto insignificante sia la somma basti pensareche il Comune di Aci Catena, anch'esso finito nel mirino, erogavaogni mese a Senesi penali di 12milaeuro». «Cbc da mesi si occupadella vicenda e ha presentato richieste di accesso agli atti. Il sinda-co Bianco, l'Ass. D'Agata, la segretaria generale del Comune hannoil dovere di dare spiegazioni alla città e di avviare una rigorosaindagine interna sulla gestione dell'appalto. Noi facciamo appelloall’Anac e alla Procura - alla quale consegneremo le carte in nostropossesso - perché intervengano per verificare le anomalie...».

GIUSEPPE BONACCORSI