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i processi produttivi / le case history eccellenti / il visual merchandising / lo store
design / gli strumenti di marketing / la tecnologia nel punto vendita /calendario delle
fiere del settore / la directory dei rappresentanti esclusivisti
retail book
casastile
retail book 3
Sommario 348 retail book
In copertina: I Love my House - Barazzoni, Parma
Inserzionisti 4
Il sapere Acciaio Entriamo in Alessi 6
Materie plastiche Entriamo in Guzzini 12
Ceramica e porcellana Entriamo in Villeroy&Boch 18
Cristallo Entriamo in RCR Cristalleria Italiana 24
Terracotta Entriamo in Piral 30
Design&designerDesign oggi, una chiacchierata con D’Urbino-Lomazzi 34
I nuovi consumatori Consum-autori, generazioni come imprese creative 38
La creatività Inside store Ridisegnamo il punto vendita 50
Best in the classGia Italia, premiati gli store eccellenti 62
Antenna 60
L’informazione Fiere 2010 80
Calendario 2010 88
Indirizzi degli enti fieristici 90
Case di rappresentanza 94
Marchi 101
IT per un punto vendita più organizzato ma anche più attraente 104
Inserzionisti
Alessi 7
ART – Antenna 60-61
Ballarini 46-47
Borla Bohemia 48
ESA Software 104
Fiera di Rimini – Sigift 85
Fivit – Collezione Casa&Bijoux 93
Fiera Milano International – Macef 87
Guardini 37
Guzzini 13
Hong Kong Trade Dev. Council 91
IHA - Int. Home&Houseware Show 83
Lladrò IV di copertina
Michielotto - Narumi II di copertina
Microplane III di copertina
Piral 31
RCR Cristalleria Italiana 25
SAFI - Maison&objet 89
Villeroy&Boch 19
Presidente: Eraldo Minella
Amministratore delegato: Antonio Greco
Direttore Editoriale: Mattia Losi
Registr. al Trib. di Milano n. 394 del 20-X-72 - ISSN: 0390-1513R.O.C. n° 6357 del 10 dicembre 2001
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RETE VENDITA
Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Triveneto
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Toscana, Umbria, Lazio Media & Massima
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Marche, Emilia Romagna Società Futura
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casastile348 ottobre-novembre 2009
Organo ufficiale ART arti della tavola e del regalo
retail book la creativitÀ 49
La creatività
Inside store Ridisegnamo il punto vendita
Best in the class Gia Italia, premiati gli store eccellenti
50 la creativita retail book
inside store
`
retail book la creativita 51
Ridisegnamo il punto vendita
a cura di Monica Molteni
e Massimiliano Rella
Store layout, visual, brand
identity, shopping experience,
market orientment,
polisensorialità: sono tutti
concept fondamentali per fare
del punto vendita un media
in grado di confrontarsi
con il nuovo consumo.
Nelle pagine che seguono
vi proponiamo alcune
interpretazioni elaborate
dal team di docenti che
collaborano a
CasastilEducational, i corsi
di formazione che la nostra
testata propone insieme
ad ART e a Macef
inside store
STORE LAYOUT Creare luoghi unici e distinguibili
Come “costruire la brand identity del punto vendita attraverso
il progetto di store layout”. È questo il tema affrontato dall’ar-
chitetto marchigiano Gabriele Solustri, dello studio A4 Asso-
ciati, nelle giornate educational di Casastile. Come ha eviden-
ziato Solustri il progetto di interior design di un punto vendita
gioca un ruolo fondamentale nel successo di un marchio d’im-
presa, contribuendo al processo di acquisto tramite la capaci-
tà di comunicare valori, segni e stili capaci di emozionare il
cliente. L’attenzione ai valori comunicazionali del punto vendita
non è una novità del commercio degli ultimi decenni. Già ai
primi del ‘900 alcuni operatori di mercato realizzarono progetti
di interior design di alto profilo. Fu il caso ad esempio della
Libreria Manz di Vienna, ancora esistente, realizzata dall’archi-
tetto austriaco Adolf Loos nel 1912, ispirandosi all’idea dei
caffè letterari, allora molto in voga tra la borghesia e i circoli
intellettuali. È il caso anche del progetto del famoso designer e
architetto veneziano Carlo Scarpa, che nel 1959 realizzò a
Venezia il negozio Olivetti, dalle linee moderne e razionali, con-
siderato un alto esempio di architettura.
Se negli anni ’90 il negozio era solo spazio di intermediazione,
con superfici attrezzate per la sola esposizione dei prodotti,
qualche anno dopo si fa strada la logica dell’arredamento
“chiavi in mano”, meglio organizzato e più essenziale, ma con
uno spazio ancora progettato per la sola funzione di vendita.
“Oggi invece – ha sottolineato Solustri – le esigenze e i gusti del
consumatore sono cambiati e questo ha contribuito a trasfor-
mare il concetto di punto vendita, che non è più e soltanto
luogo dell’acquisto, ma luogo di permanenza, una nuova agorà
dove trascorrere il proprio tempo libero”.
Ecco allora che cominciano a fiorire concept che qualificano il
punto vendita come luogo di suggestioni visive e multi-senso-
In questa pagina il negozio
Olivetti a Venezia (1959)
e Epicentre Prada a New York
`
riali, una sorta di “teatro del desiderio” che mira a coinvolgere
il consumatore, a stupirlo e impressionarlo. È il caso di negozi
di tendenza come l’Epicentre Prada, a New York, progettato
dall’olandese Rem Koolhaas (un altro grande architetto con-
temporaneo): i camerini hanno telecamere che permettono al
cliente di vedere l’abito che stanno provando con una visuale
a 360 gradi; oppure il caso dell’Emporio Armani di Hong Kong,
dell’archistar Massimiliano Fuksas, il quale ha immaginato un
grande tappeto rosso in materiale plastico che si srotola all’in-
terno del locale fino a diventarne il bancone, con una soluzio-
ne di forte impatto visivo. Alcuni esempi che aiutano a capire le
ultime tendenze di progettazione degli interni, sotto l’influenza
del segno architettonico. Oggi, come ha evidenziato Solustri, si
parla infatti di concept. Significa che la progettazione di un
punto vendita risponde a precisi obiettivi di comunicazione, al
“cosa dico e come mi propongo”, alla creazione di luoghi unici
e distinguibili. Ma senza trascurare i percorsi interni e gli aspet-
ti razionali per il buon funzionamento del negozio (servizi,
magazzini, superfici espositive, distribuzione degli spazi, etc).
Il design, i materiali, i colori, l’illuminazione, i profumi, diventano
allora elementi che contribuiscono a creare atmosfera in un
punto vendita. La luce, ad esempio, esalta spazi e oggetti,
migliorandone la leggibilità. La luce ambiente ben progettata crea
una buona atmosfera interna, rilassante e confortevole. L’illumi-
nazione può avere anche effetti decorativi, estetici e funzionali.
Discorso analogo per il colore, che ha funzione narrativa e
descrittiva. Evoca atmosfere, sensazioni, può essere il filo con-
duttore di esposizioni particolari di merci, abbinate appunto da
giochi di colore. Da non trascurare neanche i profumi, che sol-
lecitano il potente senso dell’olfatto, un altro canale di comuni-
cazione da sfruttare per mettere a proprio agio il cliente e favo-
rire i processi di vendita.
COMUNICAZIONE Costruire la corporate-image
Gli aspetti dell’identità visiva e della corporate-image sono altri
elementi fondamentali nella progettazione e nella gestione effi-
cace di un punto vendita. Ne ha parlato Francesca Di Giorgio,
di Lirici Greci, studio di progettazione grafica e industriale nato
nel 1987. Il primo degli elementi visivi di un’attività commercia-
le è senza dubbio il marchio, un sistema di segni che trasmet-
te valori atttraverso lo stile grafico, il colore, l’idea comunicati-
va. In sintesi, il messaggio.
Il marchio in un buon progetto di comunicazione integrata è il
punto di riferimento per ogni strumento, canale o medium uti-
lizzato per diffondere il messaggio a un pubblico o target. Si
parla quindi di immagine coordinata quando, come sottolinea
Francesca Di Giorgio, “l’insieme delle varie applicazioni grafi-
che, dalla carta intestata ai biglietti da visita, dalle cartelline alla
modulistica, è coerente” nello stile e nelle scelte della comuni-
cazione.
Lo stesso vale per il packaging, cioè l’insieme di scatole, con-
tenitori, etichette, buste, confezioni di un oggetto. “Il packaging
– spiega ancora la Di Giorgio – contribuisce a creare la fisiono-
mia di un prodotto tramite lo studio e la realizzazione di conte-
nitori e confezioni. Ad esso è affidato spesso l’immagine di un
punto vendita o di un prodotto. Il suo aspetto più o meno
accattivante può determinare il successo delle scelte”.
Un altro spazio di comunicazione è la vetrina, che se ben pro-
gettata può suscitare sensazioni che rimangono impresse nei
ricordi del cliente. “Il visual merchandising – ha sottolineato
Francesca Di Giorgio – è innanzitutto un modo di pensare a
come valorizzare al meglio i prodotti, il reparto, il punto vendi-
ta. È un insieme di metodi che concorrono a dare al prodotto
un ruolo di vendita attivo, grazie alla sua presentazione e
all’ambientazione”.
52 la creativita retail book
inside storeSotto: Emporio Armani
a Hong Kong e un esempio
di comunicazione integrata
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retail book la creativita 53
inside store
Come esempio di buona comunicazione integrata e di corpo-
rate-image la Di Giorgio ha citato la nuova Tabaccheria Mario
Barca, di Ancona, un negozio dagli arredi moderni, minimalisti
e con una personalità unica.
VISUAL Comunicare concetti ed emozioni
Ma la vetrina deve attrarre, stupire o informare? Gli interni de-
vono tessere racconti e suggestioni oppure soltanto comunica-
re concetti? Sono gli interrogativi ai quali ha cercato di rispon-
dere la scenografa e stylist milanese Anna Congiu, consulente
di immagine per importanti aziende dei settori arredamento e
tessile. Il punto vendita, come ha evidenziato la Congiu, è a
tutti gli effetti un luogo di comunicazione composto da diversi
spazi (la vetrina, il negozio) e occasioni promozionali-comuni-
cative, come fiere, mostre, temporary shop.
La vetrina, ad esempio, ha le potenzialità di un mezzo di comu-
nicazione immediato, rivolto all’esterno del punto vendita, in
grado di veicolare contenuti, messaggi e una precisa identità,
coerente alle merci in vendita.
Avere una vetrina concepita in modo efficace significa attribuir-
le la capacità di incuriosire e stimolare una relazione positiva
con un pubblico, attraverso una composizione scenografica
che gioca su elementi di magia ed emozione, attrazione e coin-
volgimento.
A sua volta il negozio vero e proprio è un’estensione e un ap-
profondimento verso l’interno dei valori comunicativi, informati-
vi e concettuali anticipati da una buona vetrina. Questo lega-
me, che comporta coerenza con le merci in esposizione, può
formarsi in diversi modi, ad esempio con piccole citazioni e
richiami didascalici, come giochi di corrispondenze e rimandi di
colore, o piccole isole espositive che richiamano lo stile e la
composizione anticipata negli esterni.
Un esempio di comunicazione
attraverso il packaging e, sopra,
la tabaccheria Mario Barca
di Ancona
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54 la creativita retail book
“Un altro modo – sottolinea la Congiu – è quello di creare nel
negozio veri e propri mondi espositivi che amplino la narrazio-
ne della vetrina, ad esempio con una linea espositiva accatti-
vante che diventa quasi performance”.
Naturalmente un punto vendita può contare su altri luoghi di
comunicazione, come le fiere e le location esterne e pubbliche.
La scelta dei luoghi e degli eventi ai quali partecipare non avvie-
ne a caso, ma sempre coerentemente con gli obiettivi di comu-
nicazione prefissati e con l’impegno di presentarsi con una
scenografia (ad es. uno stand o un set) molto diretta, coinvol-
gente e relazionale. A volte l’organizzazione di un temporary
può avvenire direttamente nel punto vendita, finalizzato a un
evento particolare e limitato nel tempo, come il lancio di un
nuovo prodotto, un anniversario del negozio, il lancio di una
collezione di tendenza.
Stabilito che il punto vendita è a tutti gli effetti un luogo di
comunicazione, oltre ai modi e agli stili bisogna valutare i tempi,
nel senso di fissare un’agenda, un calendario delle attività e dei
messaggi da veicolare verso il pubblico. Il primo compito ri-
guarda il rinnovamento a intervalli regolari dell’immagine del
punto vendita, che normalmente avviene ogni due mesi per
permettere alla clientela di memorizzarne stili e contenuti, e
crearne poi di nuovi. L’agenda comunicativa del punto vendita
viene influenzata anche dalle ricorrenze, come il Natale, la
Pasqua, i cambi di stagione e tante altre occasioni, dalla festa
di San Valentino a quella della mamma.
Al di là degli appuntamenti, l’attività di comunicazione non può
prescindere dall’identità visiva e dal pensiero (il concept) che è
alla base dell’immagine che si vuole far percepire. Per esprime-
re questi valori si fa ricorso a forme, colori, funzioni, insomma
all’insieme di elementi grafici. Ad esempio, nella creazione di
uno stand scenografico la plasticità di una forma può esaltare
l’oggetto (come un grande piatto che esce e si “forma” da un
pannello), oppure la forma stessa può diventare la cornice del-
l’oggetto. La funzione scenografica è anche quella di spiegare
l’utilizzo dell’oggetto, collocandolo nel suo contesto d’uso. Per
fare un esempio: se l’obiettivo è presentare una nuova linea di
bicchieri infrangibili, un’idea potrebbe essere quella di organiz-
zare una vetrina che ospiti una macchina da collaudo che
dimostri (effetto performance) la resistenza del bicchiere alla
pressione di uno strumento.
La scelta del colore è un elemento fondante di ogni comunica-
zione visiva. Un colore messo in relazione con le luci e le zone
d’ombra può esaltare ed evidenziare un oggetto, ma potrebbe
anche mortificarlo, così come l’accostamento di toni accesi e
violenti può scadere nella volgarità. Gli elementi grafici sono un
altro fattore fondamentale per esprimere un concept. Sono l’in-
sieme di lettere, scelta dei caratteri (font), immagini, foto, illu-
strazioni, loghi, etc, che definiscono l’identità visiva, comuni-
cando idee, valori, emozioni.
“Trovare un’idea che vesta il visual – spiega ancora la Congiu –
è la fase più delicata del lavoro di immagine e comunicazione
perché mette in gioco tanti elementi, come l’esperienza, la cul-
tura e la sensibilità personali, la creatività, ma anche la cono-
scenza e lo studio delle nuove tendenze e dei gusti del consu-
matore”.
Oggi anche le nuove tecnologie informatiche e audiovisive cor-
rono in aiuto del punto vendita, creando contaminazioni ed
effetti speciali che ricordano tanta arte contemporanea. Questo
in aggiunta alla ricerca di sviluppare comunicazioni che giochi-
no anche sulla multisensorialità, coinvolgendo non solo la vista
e il tatto (con materiali e texture particolari negli interni) ma
anche l’udito e l’olfatto (profumi e odori rievocativi), nonché il
gusto quando il settore di attività è quello enogastronomico.
inside store
Sopra: studi sul colore come
elemento fondamentale
Sotto: la vetrina Lladró di
Bernasconi (Milano) e due
esempi di come gli elementi
grafici sono un altro fattore
fondamentale per esprimere
un concept
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retail book la creativita 55
inside storeSHOPPING EXPERIENCE Partire sempre dal consumatore
Anche un punto vendita può essere gestito con un approccio
di marketing a partire dal tipo di cliente/target che si vuole rag-
giungere. Il rapporto con clienti e consumatori e l’esperienza
dello shopping sono stati i temi affrontati da Lia Tagliavini, lau-
reata in design della comunicazione al Politecnico di Milano e
oggi responsabile della comunicazione al POLI.design, Con-
sorzio del Politecnico.
“Chi è il nostro potenziale cliente?”. Una domanda apparente-
mente semplice, dalla quale in realtà dipende l’organizzazione
di un punto vendita e la progettazione degli elementi di comu-
nicazione, in modo coerente, appunto, alle esigenze del nuovo
consumatore. Dal punto di vista strettamente funzionale il
punto vendita è il luogo fisico d’incontro tra consumatore, pro-
duzione e distribuzione, ma per comunicare valori, differenziar-
si dalla concorrenza, entrare nel cuore dei clienti e fidelizzarli
non si può fare a meno di un approccio basato sul marketing
e la comunicazione. “A questo proposito – ha sottolineato Lia
Tagliavini – l’obiettivo dei retailer è di costruire attorno ai punti
vendita un vero e proprio concept di prodotto. Questo si può
fare partendo da tre aspetti principali: l’organizzazione di un’of-
ferta orientata sulle esigenze del consumatore; il ricorso a un
visual merchandising attraente e coerente con l’offerta; la crea-
zione di un punto vendita d’atmosfera e con un identità visiva
ben definita”.
Il punto di partenza è sempre il consumatore con le sue esigen-
ze, gusti personali, stile di vita. Una buona progettazione do-
vrebbe quindi interrogarsi sul destinario del prodotto e della
comunicazione, porsi domande del tipo: chi è il mio target?
Dove vive? Cosa mangia? Dove lavora o studia? Come impie-
ga il tempo libero? Tutto questo senza idee fisse e pregiudizi,
al contrario con apertura e flessibilità mentale, poiché, come ha
In alto a sinistra: un esempio
di comunicazione.
A sinistra e in alto a destra:
Clo Wine Bar, come l’high tech
supporta la teatralizzazione
dello spazio di vendita
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56 la creativita retail book
evidenziato la Tagliavini rifacendosi a una massima di Anaïs
Nin, scrittrice statunitense scomparsa nel 1977, “noi non ve-
diamo le cose come esse sono, ma le vediamo come noi
siamo”.
La buona gestione comunicativa di un punto vendita ha però le
sue regole: la riconoscibilità, la rilevanza e la coerenza, per cita-
re le più importanti. Anche il messaggio ha i suoi criteri: il Chi
definisce il giusto destinatario del messaggio; il Cosa riguarda
il contenuto della comunicazione; il Dove il tipo di canale di
comunicazione, o medium (mezzo), utilizzato; il Quando è il
tempo o momento della comunicazione. A questi “fondamen-
tali” si aggiunge l’impegno del rivenditore di “mantenere sem-
pre le promesse”, per soddisfare il cliente, rispondere positiva-
mente alle sue aspettative e fidelizzarlo.
Già nel 1973 Kotler, tra i massimi studiosi di marketing, sotto-
lineava la stretta relazione che esiste tra l’acquisto non pianifi-
cato (come l’acquisto d’impulso o l’acquisto emotivo) e la ca-
pacità del punto vendita di suscitare emozioni. “Se non si pro-
vocano emozioni è difficile generare consumi e soddisfazioni”,
ha spiegato Lia Tagliavini. “Il consumatore acquista infatti non
solo per appagare bisogni materiali e razionali, ma anche per-
ché spinto da esigenze espressive e inconsce”.
Nella “vendita” di emozioni il punto vendita si trasforma in un
luogo della shopping experience, in uno spazio di suggestioni
che rende piacevole la permanenza.
Oggi gli esperti di comunicazione dei prodotti del mercato di
massa mettono a segno messaggi pubblicitari, visivi, promo-
zionali di chiara efficacia. E questi sono un utile bagaglio di
conoscenze anche per chi deve aprire, gestire o rinnovare un
semplice punto vendita, per distinguersi meglio dalla concor-
renza e coinvolgere il consumatore. Molte forme pubblicitarie
sorvolano gli aspetti tecnici del prodotto, concentrandosi inve-
ce su valori, stili di vita, emozioni. La BMW, ad esempio, quan-
do parla della sua nuova Z4 Roadster usa la frase-slogan “l’ar-
te di dare forma alla soddisfazione”, sottolineando appunto
non elementi tecnici ma il concetto di gioia e piacere. Il denti-
fricio AZ Complete Expressions enuncia a chiare lettere sulla
sua fantasiosa confezione colore arancio di “coinvolgere i sen-
si”. E ancora: il gelato stecco Magnum è stato proposto tempo
fa in 5 versioni, una per ognuno dei 5 sensi. “Un tempo si pen-
sava che le emozioni fossero l’antitesi della ragione, oggi inve-
ce si ritiene che le emozioni siano le fondamenta di decisioni,
pensieri e azioni”, ha fatto notare ancora la Tagliavini. “Razio-
nale ed emozionale sono quindi connessi in modo indissolubi-
le, anche negli acquisti e nei comportamenti del consumatore”.
Secondo gli studiosi di psicologia cognitiva, oltre il 95% dei
processi cognitivi ed emotivi avviene a livello inconscio e que-
sto spiega il perché di tanti acquisti “irrazionali” e d’impulso. La
sfera emotivo-simbolico può spiegare molti comportamenti del
consumatore. Le emozioni sono un elemento fondamentale
nella relazione tra consumatori e brand, poiché influenzano i
comportamenti, gli atteggiamenti e le decisioni di acquisto. Le
persone scelgono infatti le marche per come pensano che
queste li faranno sentire, per le sensazioni, le emozioni di
appartenenza (a un gruppo di riferimento) o di differenziazione
(da un gruppo), ma anche per valutazioni più teoriche e razio-
nali. Questo significa che i consumatori desiderano un esito, un
benefit, un’esperienza.
È in quest’ottica che bisogna capire gli elementi sui quali pun-
tare per trasformare lo spazio di vendita in un luogo di emozio-
ni e di esperienza. L’idea dello “shopping piacevole” e della
“shopping experience” sono ormai diventati spunti di comuni-
cazione, come nei casi segnalati dalla Tagliavini de La Rina-
scente e Coin.
inside store
In alto e sotto, il caffè come
esperienza: la tazzina Illy e lo
store Saeco di Milano.
In basso a destra: una
comunicazione a effetto per
un cambio di sede.
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retail book la creativita 57
inside storeMOMENTO DELLA VENDITA La relazione con il cliente
Il cruciale momento della vendita è stato analizzato da Fran-
cesco D’Amelio, senior consultant di Strategic management
partners (società di consulenza di direzione e organizzazione
che opera nell’area di competenza commerciale e marketing
one-to-one), autore di articoli e relatore in convegni, seminari e
corsi.
“Non siamo più nell’era della troticoltura – ha esordito in meta-
fora D’Amelio – in cui bastava gettare l’amo in un laghetto affol-
lato di trote d’allevamento e attendere che abboccasse il pe-
sce. E neppure in quella del salmone, in cui il pesce c’era, e
abbondante, ma bisognava avere strumenti adatti e conoscen-
ze specifiche per andarlo a pescare. Oggi ci troviamo nell’era
dello squalo bianco: da pescatori bisogna trasformarsi in cac-
ciatori. Il cliente da trota è diventato squalo e ci vogliono nuove
doti per affrontarlo: coraggio e rapidità nell’apprendere le rego-
le della caccia”.
Lo scenario così simbolicamente tracciato delinea una realtà
veloce, caratterizzata da continue innovazioni tecnologiche di
prodotto, dalla globalizzazione, da una moltiplicazione espo-
nenziale delle possibilità di scelta da parte del cliente (l’iper-
scelta) e dalla saturazione dei mercati. “In questa epoca di iper-
competizione (caratterizzata da un numero enorme di fornitori
e da un mercato che è per lo più di sostituzione, dove raramen-
te si introduce qualcosa di nuovo) non vi sono modelli vincenti
da applicare: bisogna imparare a trovare la soluzione corretta
nel contesto del momento, e sapersi adeguare se il contesto
cambia” .
Per questo è necessario portare l’attenzione sulla relazione con
il cliente e sull’attenzione verso di lui, e in questo processo un
modello si può individuare. Quello definito modello delle tre C :
– Conoscere i clienti (quali i loro bisogni ed esigenze).
L’esperienza è per il punto vendita un’offerta vera e pro-
pria, distinta dalle materie prime, dai beni e dai servizi,
in quanto memorabile e personale. L’esperienza può
giocare su ambiti diversi: l’estetica e il gusto, oppure
l’intrattenimento, l’educazione o il senso di evasione.
“Offrire esperienze – ha sottolineato Tagliavini – significa
rendere tangibile l’intangibile”.
Ancora di esperienza parla uno slogan del caffè Illy: la
frase “Drink your experience”, riportata all’interno di una
tazzina sulla linea immaginaria dove si ferma il liquido di
un espresso.
L’atto dell’acquisto secondo Tagliavini si può schema-
tizzare in due fasi: quella dell’interazione tra l’offerta e il
consumatore, che passa attraverso il coinvolgimento
polisensoriale della persona (musica, colori, sapori, etc)
e la fase di interpretazione, vissuta dall’acquirente sulla
base di processi cognitivi e affettivi. Oggi però in que-
sto processo possono intervenire le moderne tecnolo-
gie di comunicazione, capaci di aggiungere nuove inte-
razioni e nuove suggestioni.
È il caso del supporto hi-tech utilizzato in una enoteca
di New York, il Clo Wine Bar (www.clowines.com) che
parla di “winebar experience” grazie ai banconi con
touch screen che consentono di raccogliere informa-
zioni sul vino che il cliente sta bevendo, sfiorando sem-
plicemente il tavolo-schermo. Un esempio che ben illu-
stra il concetto punto vendita come teatro, luogo dove
viene messa in scena la merce. “La comunicazione è
come un’orchestra – ha concluso la Tagliavini – gli stru-
menti della comunicazione sono come quelli musicali:
se ognuno fa la sua parte allora si ottiene un’unica sin-
fonia”.
A sinistra una vetrina Coin,
a fianco e nelle pagine seguenti
slide esplicative della relazione
di Francesco D’Amelio
`