Carlo Maria Martini

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comunità parrocchiale “S. Antonino martire” Castelbuono I segnali silenziosi e i molteplici indizi In dialogo con i mendicanti

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Anno pastorale 2011-12 Parrocchia Sant' Antonino Martire di Castelbuono (PA) Parroco Don Mimmo Sideli Ciclo di conferenze "I mendicanti dell'Assoluto" tenuto da P. Filippo S. Cucinotta, OFM; docente di Teologia orientale della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" di Palermo Incontro su Carlo Maria Martini

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comunità parrocchiale “S. Antonino martire”Castelbuono

  

I segnali silenziosi e i molteplici indizi

 In dialogo con i mendicanti dell’Assoluto

   

Anno pastorale 2011-2012

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IV Convegno Ecclesiale Nazionale

«… La società in cui viviamo va compresa nei suoi dinamismi e nei suoi meccanismi, così come la cultura va compresa nei suoi modelli di pensiero e di comportamento, prestando anche attenzione al modo in cui vengono prodotti e modificati. Se ciò venisse sottovalutato o perfino ignorato, la testimonianza cristiana correrebbe il rischio di condannarsi a un’inefficacia pratica».

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I modelli di pensiero

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22 Ottobre: F. Nietzsche

19 Novembre: E. Severino

10 Dicembre: E. Scalfari

14 Gennaio: H. Küng25 Febbraio: C.M. Martini

24 Marzo: E. Bianchi

21 Aprile: E. De Luca

19 Maggio: E. Hillesum 

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card. Carlo Maria Martini (Torino, 15 febbraio 1927)

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In Italia tentano spesso di servirsi di questo coraggioso alto prelato come di un antipapa a causa della sua mentalità aperta. Il cardinale si limita a sorridere e a dire: “Sono, semmai, un ante-papa, un precursore e preparatore per il Santo Padre”.

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verità אמו

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Pro veritate adversa diligerePer la verità amare le avversità

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“Preso dalla Regola pastorale di san Gregorio Magno - dice - il mio motto suona così: ‘pro veritate adversa diligere’, e cioè per il servizio della verità essere pronto ad amare le avversità. Oggi la negazione della verità assume spesso la figura dell’omissione voluta e colpevole, condizionata dalla paura o dall’interesse, o anche dalla paciosità: mi guardi il Signore da queste trappole!”.

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Roma = il GesuitaGerusalemme = il BiblistaMilano = il Pastore

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Roma = il GesuitaGerusalemme = il BiblistaMilano = il Pastore

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Roma = il GesuitaGerusalemme = il BiblistaMilano = il Pastore

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I grandi temi

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1. La Parola di Dio 2. Il Ministero 3. Le questioni esistenziali (la fede, il dolore, il silenzio di Dio, l'ingiustizia). 4. Il rapporto Chiesa - società

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Un proverbio indiano parla di quattro stadi nella vita dell'uomo. Il primo è quello nel quale si impara. Il secondo è quello nel quale si insegna e si servono gli altri, mettendo a punto ciò che si è imparato. Il terzo stadio è quello del silenzio, della riflessione, del ripensamento.

Il quarto tempo: si impara a mendicare; è il tempo in cui si impara la mendicità.

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Le età della vita. Una guida dall’alba al tramonto dell’avventura umana, Milano 2010.

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Lettera ai giovani che non incontro

 

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Caro amico, cara amica, non stupirti per questa mia lettera indirizzata proprio a te.

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M'è stato impossibile incontrarti: dove andavo io, tu non c'eri e dove andavi tu... io non c'ero!Tuttavia le nostre strade si sono spesso incrociate.

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Mi sono domandato: come presentarmi? Ho deciso, allora, di scriverti. Io tenterò di essere breve e tu cerca di arrivare fino in fondo.

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Nessuna persona umana, uomo o donna, si rassegna a vivere una vita insignificante. Nessuno vorrebbe sentirsi un essere inutile, in balia degli altri o del caso.

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Nessuno può diventare “padrone” dell'uomo.

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Il cuore umano è più ricco di quanto possa apparire; è più sensibile di quanto si possa immaginare; è generatore di energie insperate; è miniera di potenzialità spesso poco conosciute o soffocate dalla poca stima di se stessi, dalla frustrante convinzione che “tanto è impossibile cambiare qualcosa... tanto io non ce la faccio!”.

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A questo punto, allora, vorrei valutare con te alcune proposte

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La prima è: prova a interrogarti sulle verità che stanno nel più profondo di te. Fatti aiutare da qualcuno in cui hai fiducia. Nel silenzio sentiti voluto bene da Dio e, se riesci, parlagli: “Mio Dio, come è difficile orientarsi nella vita: dammi una mano!”.

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La seconda: cerca di conoscere Gesù. Domandati che cosa pensi di lui, della sua vita, della sua morte in croce.

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La terza proposta: prova a “cambiare tu le carte in tavola”. Parla, discuti, fa' sentire

la tua voce, le tue esigenze, i tuoi problemi, i motivi che ti hanno allontanato

da Dio e dalla Chiesa.

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L'ultima proposta: la commozione che provi tenta di tradurla, magari con l'aiuto di qualche amico, nell'impegno concreto, nel volontariato. 

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Carlo Maria Martini-Georg Sporschill, Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul

rischio della fede, Milano 2008.

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Carlo Maria Martini-Georg Sporschill, Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul

rischio della fede, Milano 2008.

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Da molti anni lavoro a contatto con i senza tetto e i bambini di strada. Il servizio sociale è per me una fonte di fede, così come la preghiera, l’amicizia e le Sacre Scritture ...

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Il coraggio di decidere 

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Tra i giovani dobbiamo distinguere diversi gruppi

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1. Quelli che non nutrono particolare interesse per valori spirituali, religione o problemi sociali. E’ difficile che la Chiesa entri in contatto con loro se non in modo superficiale.

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2. Coloro che vengono da noi perché sperano di trovare in noi qualcosa che non trovano altrove. Vengono perché hanno bisogno di una comunità e vorrebbero conoscere altri giovani. Non vogliono essere soli, ma sono meno interessati a interrogarsi sulla preghiera o su Dio.

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3. Molti giovani che difendono dei valori, sono interessati a questioni spirituali o sociali, ma mantengono le distanze dalla Chiesa. Magari hanno gli stessi obiettivi, ma li promuovono lontano dalla Chiesa. Anche questi giovani sono spesso soli, hanno bisogno di un contesto, di un accompagnamento di una comunità.

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4. I giovani che vengono da noi chiedendo: come posso diventare un buon cristiano? Come posso imparare a pregare, come posso leggere le Sacre Scritture? Domandano di Dio e anche della loro missione nel mondo. Occorre aiutarli a superare lo sconforto e l’incertezza e a prendere una decisione, anche a costo di fallire.

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Mi chiedo come possiamo riconquistarli

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Per una Chiesa aperta 

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Vi è un'indubbia tendenza a prendere le distanze dal concilio. Il coraggio e le forze non sono più grandi come a quell'epoca e subito dopo. Ed è indubbio che nel primo periodo di apertura alcuni valori sono stati buttati a mare. La Chiesa si è dunque indebolita. Altre energie si sono disperse nelle controversie postconciliari. Eppure quegli accaniti dibattiti erano necessari.

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Anche se ogni mutamento radicale richiede sacrifici ed è inevitabile che vi siano esagerazioni, credo nella prospettiva lungimirante e nell'efficacia del concilio. Esso ha affrontato con coraggio i problemi del suo tempo. Invece di ritrarsi con timore, ha avviato un dialogo con il mondo moderno così com'è.

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Il concilio ha innanzitutto individuato le molte buone energie che nel mondo perseguono lo stesso scopo della nostra Chiesa, cioè quello di aiutare gli uomini e di cercare e venerare l'unico Dio.

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Le grandi religioni e le diverse confessioni cristiane offrono un orientamento a chi ne è in cerca, curano i feriti, si battono per la giustizia e per quelle condizioni che diano a tutti i bambini e a tutti i giovani la possibilità di una buona formazione e di un futuro dignitoso.

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A Milano avevo istituito la Cattedra dei non credenti per sentirli parlare del loro contributo alla salvezza del mondo e di ciò che hanno da dire all'uomo. Volevo coinvolgere individui pensanti. Dovevano partecipare con la loro ricerca della verità.

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Attraverso questa cattedra molti cattolici dotati di spirito critico nelle nostre file, hanno imparato a essere aperti al dialogo e a parlare della fede. In queste discussioni con i non credenti, alcuni hanno scoperto i tesori della loro fede e i dolorosi limiti della Chiesa. Non si avvertiva alcuna ostilità, piuttosto amicizia. Il risultato più importante è stato l'esaurirsi di paure e pregiudizi.

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Lei auspica una Chiesa aperta In cosa ripone la sua fiducia?

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Sì, voglio una Chiesa aperta, una Chiesa che abbia le porte aperte alla gioventù, una Chiesa che guardi lontano. Non saranno né il conformismo né tiepide proposte a rendere la Chiesa interessante.

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Io confido nella radicalità della parola di Gesù che dobbiamo tradurre nel nostro mondo: come aiuto nell'affrontare la vita, come buona novella che Gesù vuole portare. Tradurre non significa svilire.

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Sono colpito dalla domanda di Gesù: il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede? Egli non chiede: troverò una Chiesa grande e bene organizzata?

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Sa apprezzare anche una Chiesa piccola e modesta, che ha una fede salda e agisce di conseguenza. Non dobbiamo dipendere dai numeri e dai successi. Saremo molto più liberi di seguire la chiamata di Gesù.

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Da vescovo, ho spesso riflettuto sui nuovi movimenti religiosi, molti sono partiti da Milano [Comunione e Liberazione]. Mi sono sforzato di capire se ci guidino nel futuro. E naturalmente mi sono anche chiesto: non mettono in ombra i comuni e bravi cattolici? 

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Come vescovo ha sempre dovuto prendere molte decisioni che avevano conseguenze per il futuro. Quali sono i criteri per una decisione valida e duratura?

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È fondamentale ascoltare lo Spirito Santo, interrogare Dio e anche i fratelli e le sorelle. Insieme possiamo elaborare un programma per il futuro. Un vescovo non parte dalla propria opinione limitandosi a metterla in pratica, non funziona in questo modo.

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Una dote necessaria è il coraggio civile e il coraggio di dire la verità.

È importante riconoscere quale sia il momento giusto per farlo.

Questa nozione è un dono dello Spirito Santo.

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Non possiamo sempre gridare forte la verità. Essa presuppone amore e sensibilità. I vescovi non sono soli, possono ascoltare i loro fratelli e sorelle, le loro collaboratrici e i loro collaboratori.

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La Chiesa ha sempre bisogno di riforme. La forza riformatrice deve venire dal suo interno. Non solo il singolo, ma anche la comunità e la Chiesa locale possono fare esercizi spirituali, rivedere il proprio percorso, individuare cosa sia riuscito e quali siano stati gli errori.

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Martin Lutero fu un grande riformatore. Il suo amore per le Sacre Scritture, dalle quali ricavò buone idee, è la cosa più importante. Io stesso devo molto nella scienza biblica ai grandi autori protestanti.

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In Lutero trovo problematico il punto in cui, da riforme necessarie e da ideali, crea un sistema a sé.

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Un sistema a séda Lutero a Paolo VI

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Papa Paolo VI, con un solitario senso del dovere e mosso da profonda convinzione personale, pubblicò l’enciclica Humanae Vitae. Sottrasse scientemente l’argomento ai dibattiti dei padri conciliari; in questa materia volle assumere una responsabilità altamente personale. A lunga scadenza, la solitudine di questa decisione non si è dimostrata un presupposto favorevole per trattare il tema sessualità e famiglia. Papa Giovanni Paolo II ha seguito la via di una rigorosa applicazione.

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Per i temi che riguardano la vita e l’amore, sapere ammettere i propri errori e la limitatezza delle proprie vedute di ieri è segno di grandezza d’animo e di sicurezza.

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Guardare la meta è più importante che domandarsi se sia permesso o se sia peccato. La sessualità ha una dinamica che non ti lascia soddisfatto di ciò che hai ottenuto. Se resti dove sei, distruggi te stesso e il rapporto.

Illusioni e divieti non portano a nulla.

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Nel Concilio Vaticano II la Chiesa cattolica si è lasciata ispirare anche dalle riforme di Lutero, avviando un processo di rinnovamento dall'interno. Per la prima volta, i tesori della Bibbia sono stati presentati ai cattolici su base allargata.

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Abbiamo un nuovo rapporto con il mondo, con le sue difficoltà e con il suo sapere. Anche il movimento ecumenico è una conseguenza delle riforme. 

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Ai suoi occhi cosa contraddistingue un cristiano nella situazione attuale?

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Un cristiano si distingue per il suo coraggio che gli viene dalla fede. Sa che Dio Io guida e lo sostiene. E allo stesso modo Dio parla per bocca degli altri. Vale dunque la pena di ascoltare l'opinione altrui.

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I cristiani non temono il dialogo, cercano la collaborazione di persone di diversa fede e pensiero, di chi pone domande e di chi è insoddisfatto. Con loro, insieme e in concorrenza, i cristiani portano nel mondo luce, orientamento, guarigione, protezione, pace e gioia di vivere.

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L'insieme dei cristiani nell'ecumenismo e il dialogo interreligioso sono richiesti e favoriti dalle necessità del mondo. 

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Come potrebbe presentarsi un insieme di questo genere?

E dove ha il suo centro?

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Doroteo di Gaza

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IL MONDO

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IL MONDO

DIO

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IL MONDO

DIO

I MODI DI VIVERE

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Come vede le relazioni interreligiose? Quali sono gli obiettivi?

E i modelli?

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Possiamo imparare a conoscere le vie orientali della spiritualità, forse non comprenderle. Non dobbiamo imitare o mescolare con leggerezza le tradizioni.

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Nell'autunno del 2007 sono rimasto molto impressionato dalle proteste dei monaci birmani: hanno dimostrato pacificamente per la libertà. Hanno rischiato la vita per la libertà e la giustizia. Da noi chi osa più mettere a repentaglio la propria vita con tanta decisione?

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In Europa l'islam rappresenta sempre più una sfida politica e anche religiosa.

Quale compito si propone la nostra Chiesa nei confronti dell'islam?

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Ritengo vi siano tre grandi compiti. 

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1. Combattere pregiudizi diffusi e nemici immaginari.

I fondamentalisti esistono da entrambe le parti.

Soltanto l'istruzione e il progresso sociale possono privarli del potere.

In questo consiste uno degli attuali compiti di noi cristiani: essere all'altezza del nostro ruolo di ospitanti.

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2. Guardiamo alle differenze tra le nostre religioni. I contrasti tra cristiani e musulmani sono nati anche da diverse concezioni della Trinità.

Il rapporto con l'islam è per noi cristiani una continua sfida alla fede nell'unico Dio.

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3. L'islam è una religione figlia del cristianesimo, così come il cristianesimo è una religione figlia dell'ebraismo.  

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Come vescovo cattolico approverebbe la costruzione di un minareto e

permetterebbe a un'insegnante di indossare il velo?

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Se i musulmani sono molti o la maggioranza, avranno bisogno del minareto, proprio come i cristiani hanno bisogno delle campane quando sono numerosi. Anch'essi non possono pretendere le campane se sono solo un gruppetto tra persone di confessione diversa.

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Il velo è un simbolo della religione.

Non è che io sia contrario.

Se un'insegnante o una studentessa debba indossare il velo a scuola è un problema di competenza dello Stato.

La democrazia tratterà le grandi comunità religiose in modo uguale.

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Per poter tramandare il cristianesimo e farlo rifiorire

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Consegna ai tuoi figli un mondo che non sia rovinato.

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Fa’ sì che siano radicati nella tradizione, soprattutto nella Bibbia. Leggila insieme a loro.

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Abbi profonda fiducia nei giovani, essi risolveranno i problemi.

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Non dimenticare di dare loro anche dei limiti.

Impareranno a sopportare difficoltà e ingiurie se per loro la giustizia conta più di ogni altra cosa.