CARD. CARLO MARIA MARTINI

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ANNO XXIX N° 30 - 9 Settembre 2012 1.00 Associato all’USPI SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO In questo momento siamo un po’ tutti sotto choc: si sapeva da tempo che il card. Martini era malato di un male incurabile e non reversibile e che, pur conservando intatte tutte le sue grandi facoltà intellettuali, tro- vava sempre più difficile eser- citare quella straordinaria ca- pacità di comunicare che l’ha sempre accompagnato. Però non ci si aspettava un esito così repentino: ormai la figura del card. Martini – se anche non appariva più con frequenza – era rimasta nella mente e nel cuore della gente, se non altro per aver insegnato alla diocesi di Milano e a tutta la Chiesa la necessità di ri- mettere al centro la Parola di Dio. La sua seconda lettera pastorale, infatti, si intitolava proprio così “In principio la Parola”. Oggi che non è più tra noi ci sentiamo un po’ più soli. Ma veniamo allo scopo di queste righe che “in pillole”vogliono accennare al grande interesse del card. Martini per la comu- nicazione ed i mass media e che fanno parte della mia espe- rienza diretta perché per sei anni sono stato collaboratore dell’Arcivescovo come respon- sabile dell’Ufficio diocesano della Comunicazioni Sociali. Il tema della comunicazione è stato da subito all’attenzione dell’Arcivescovo all’interno di un percorso pastorale molto lu- cido che lo ha portato a deli- neare i pilastri sui quali deve reggersi l’edificio della comunità cristiana. Dopo il richiamo alla dimensione contemplativa della vita e aver messo al centro la Parola, l’Arcivescovo ha parlato dell’Eucaristia, della testimonianza che da essa deriva come per i due discepoli di Em- maus, e della Carità. Ma a questi pilastri ha subito aggiunto due dimensioni fondamentali: quella dell’educazione e quella, appunto, della comunicazione. Sul tema della comunicazione ha scritto due lettere pastorali “Effatà- Apriti” nel 1990 e “Il lembo del mantello” nel 1991. Il discorso pren- deva avvio dal bene positivo della comunicazione, considerando la Trinità come primo processo comunicativo e fonte di comunicazione umana ed interumana. Quindi un flusso comunicativo divino, capace di risanare molti blocchi di co- municazione tra persone e tale da gettare buona luce anche sul problema dei mass media. In un intervento sulla comunicazione nella parrocchia di Osnago il 1° ottobre 1997, lo stesso card. Martini ha ricapitolato il suo itinerario nel mondo della comunicazione sottolineando anche qualche significativo cambiamento. A Montemonaco, anche quest’anno, si è svolto il Convegno diocesano di formazione per famiglie, dal 24 al 26 agosto. Il convegno è stato orga- nizzato sulla scia del VII Incontro Mondiale delle Famiglie con il Papa, per dare continuità a ciò che si è svolto a Milano. Ha trattato appunto il tema “FAMIGLIA, LAVORO E FESTA: TRE DONI PER AMARE”. Il Convegno è stato aper- to con la Liturgia penitenziale al Santuario “Madonna dell’Ambro” per affidare tutte le Famiglie e le loro attività a Maria. Sia nella mattinata del sabato sia in quella della domenica, dopo la recita delle lodi, ai convenuti è stato proposto il video di una parte dell’omelia di Papa Benedetto XVI a Bresso. Relatore del sabato è stato proprio il prof. Luigino Bruni che nella prima giornata del Congresso Teologico di Milano, svoltosi in preparazione dell’Incontro Mondiale, ha esposto la sua relazione dopo il Card. Ravasi. Successivamente all’introduzione, per dare l’originale lettura della parola “economia”, il prof. Bruni è entrato nel cuore della sua relazione, “Famiglia e Lavoro”, con due domande: Ma che cos’è allora il lavoro e il lavorare? Quale il suo significato? Uno dei cardini della sua relazione è stato il tema della gratuità e si è espresso così: “Il lavoro è oggi forse la questione più urgente, che ci chiama ad una riflessione più profonda, e in gran parte nuova su che cosa sia vera- mente lavorare, e su che cosa sia il lavoro all’interno della vita. Per poter dire qualcosa di meno ovvio, occorre partire dal grande tema della gratuità e del dono, che è ciò che accomuna la famiglia, il lavoro e la festa. Che ci sia un rapporto forte e fondativo tra famiglia e gratuità non è certamente una af- fermazione controversa. La famiglia è infatti il principale ambito nel quale una persona apprende, tutta la vita (e non solo da giovani) quella che Pavel Floren- sky chiamava l’arte della gratuità. Dire gratuità si- gnifica dunque ricono- scere che un comporta- mento va fatto perché è buono, e non per la sua ricompensa o sanzione esterni. Ecco perché non c’è lavoro ben fatto senza gratuità, perché la gra- tuità ha bisogno non di un’etica utilitaristica fon- data sugli incentivi e sulle sanzioni, ma di un’etica delle virtù. Continuando a sviluppare il tema della gra- tuità, il prof. Bruni ha spiegato cosa si intende per l’etica delle virtù: “L’etica delle virtù, che ha dato vita nei secoli anche all’etica delle professioni e dei mestieri, si basava su una regola aurea, una vera e propria pietra angolare: la prima motivazione del lavoro ben fatto si trova dentro il lavoro stesso, non al di fuori di esso. Poi il prof. Bruni ha continuato aggiungendo: “Far in modo che ogni persona trovi la sua vocazione lavorativa è un dovere morale etico di ogni comunità educativa (dalla fa- miglia alla scuola alla politica), perché ne va di mezzo la nostra felicità, una felicità che non può cominciare solo quando torniamo a casa la sera o nel week-end, perché se non siamo felici quando e mentre lavoriamo, non possiamo esserlo veramente e pienamen- te neanche quando smettiamo di lavorare Tracciando le conclu- sioni, il prof. Bruni ha esposto un altro punto nodale della sua rela- zione: la vulnerabilità nel lavoro e nella fa- miglia. Si è espresso così: “La famiglia, poi, ricorda con la vita di ogni giorno una grande verità, che oggi è trop- po assente dal mondo del lavoro e dalla sfera pubblica in generale: la vulnerabilità non è l’eccezione, il momento di crisi all’interno di una vita non vulnerabile e non fragile, ma è la condizione dell’umano. Vulnerabilità buona, quella della ferita dei rapporti umani. La ferita è anche una benedizione se guar- diamo alla lotta di Giacobbe in Gen 32, Giacobbe però chiede che il suo avversario lo benedica prima di lasciarlo: ottenuta la benedizione, Giacobbe cambia nome, diventa Israele, un nome di un popolo intero, e per lui «splendeva il sole» Gen 33). Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno XXII Convegno di studio e formazione “FAMIGLIA, LAVORO E FESTA: TRE DONI PER AMARE” Segue a pag. 2 I diaconi in ritiro Dal 3 al 5 agosto, i diaconi della nostra diocesi, guidati dal vicario generale mons. Romoaldo Scarponi, si sono ritirati in Assisi per tre giorni di riflessione e di preghiera. Hanno partecipato: i diaconi Sandro Girolami, Walter Gandolfi, Lorenzo Capocasa, Vittorio Annibali e Mazzocchi Pietro, il lettore Luciano Caporossi e l’aspirante diacono Imbrescia Emanuele. Il ritiro ha previsto momenti di riflessione magistralmente guidati da mons. Scarponi, due lectio tenute da frate Lucio del Sacro Convento e gli immancabili momenti di preghiera culminati nelle celebrazioni eucaristiche presso la basilica papale di Santa Maria degli Angeli e la basilica inferiore di San Francesco, nelle quali il nostro vicario ha avuto la possibilità di concelebrare ed i diaconi di svolgere il loro ser- vizio. Al termine dei tre giorni, tutti visibilmente soddisfatti e spiritualmente rinfrancati, i no- stri fratelli sono rientrati ancor più pronti a proseguire il loro servizio in diocesi e nelle paroc- chie di destinazione. Diac. Pietro Mazzocchi CARD. CARLO MARIA MARTINI Il quinto talento Educarsi ed educare all’uso dei media: irrinunciabile compito della comunità cristiana Gilberto Donnini (*) Segue a pag. 2 Il Card. Martini il giorno della consacrazione episcopale di Mons. Gestori

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ANNO XXIX N° 30 - 9 Settembre 2012 € 1.00 Associato all’USPI

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

In questo momento siamo unpo’ tutti sotto choc: si sapevada tempo che il card. Martiniera malato di un male incurabilee non reversibile e che, purconservando intatte tutte le suegrandi facoltà intellettuali, tro-vava sempre più difficile eser-citare quella straordinaria ca-pacità di comunicare che l’hasempre accompagnato. Perònon ci si aspettava un esito cosìrepentino: ormai la figura delcard. Martini – se anche nonappariva più con frequenza –era rimasta nella mente e nelcuore della gente, se non altroper aver insegnato alla diocesidi Milano e a tutta la Chiesa la necessità di ri-mettere al centro la Parola di Dio. La suaseconda lettera pastorale, infatti, si intitolavaproprio così “In principio la Parola”.

Oggi che non è più tra noi cisentiamo un po’ più soli. Maveniamo allo scopo di questerighe che “in pillole”voglionoaccennare al grande interessedel card. Martini per la comu-nicazione ed i mass media eche fanno parte della mia espe-rienza diretta perché per seianni sono stato collaboratoredell’Arcivescovo come respon-sabile dell’Ufficio diocesanodella Comunicazioni Sociali.Il tema della comunicazione èstato da subito all’attenzionedell’Arcivescovo all’interno diun percorso pastorale molto lu-cido che lo ha portato a deli-

neare i pilastri sui quali deve reggersi l’edificiodella comunità cristiana. Dopo il richiamo alladimensione contemplativa della vita e avermesso al centro la Parola, l’Arcivescovo haparlato dell’Eucaristia, della testimonianza cheda essa deriva come per i due discepoli di Em-maus, e della Carità. Ma a questi pilastri hasubito aggiunto due dimensioni fondamentali:quella dell’educazione e quella, appunto, dellacomunicazione. Sul tema della comunicazione ha scritto duelettere pastorali “Effatà- Apriti” nel 1990 e “Illembo del mantello” nel 1991. Il discorso pren-deva avvio dal bene positivo della comunicazione,considerando la Trinità come primo processocomunicativo e fonte di comunicazione umanaed interumana. Quindi un flusso comunicativodivino, capace di risanare molti blocchi di co-municazione tra persone e tale da gettare buonaluce anche sul problema dei mass media. In unintervento sulla comunicazione nella parrocchiadi Osnago il 1° ottobre 1997, lo stesso card.Martini ha ricapitolato il suo itinerario nelmondo della comunicazione sottolineando anchequalche significativo cambiamento.

A Montemonaco, anche

quest’anno, si è svolto il

Convegno diocesano di

formazione per famiglie,

dal 24 al 26 agosto. Il

convegno è stato orga-

nizzato sulla scia del VII

Incontro Mondiale delle

Famiglie con il Papa, per

dare continuità a ciò che

si è svolto a Milano. Ha

trattato appunto il tema

“FAMIGLIA, LAVORO

E FESTA: TRE DONI

PER AMARE”.

Il Convegno è stato aper-

to con la Liturgia penitenziale al Santuario

“Madonna dell’Ambro” per affidare tutte le

Famiglie e le loro attività a Maria.

Sia nella mattinata del sabato sia in quella

della domenica, dopo la recita delle lodi, ai

convenuti è stato proposto il video di una

parte dell’omelia di Papa Benedetto XVI a

Bresso.

Relatore del sabato è stato proprio il prof.

Luigino Bruni che nella prima giornata del

Congresso Teologico di Milano, svoltosi in

preparazione dell’Incontro Mondiale, ha

esposto la sua relazione dopo il Card. Ravasi.

Successivamente all’introduzione, per dare

l’originale lettura della parola “economia”,

il prof. Bruni è entrato nel cuore della sua

relazione, “Famiglia e Lavoro”, con due

domande: Ma che cos’è allora il lavoro e il

lavorare? Quale il suo significato?

Uno dei cardini della sua relazione è stato il

tema della gratuità e si è espresso così: “Il

lavoro è oggi forse la questione più urgente,

che ci chiama ad una riflessione più profonda,

e in gran parte nuova su che cosa sia vera-

mente lavorare, e su che cosa sia il lavoro

all’interno della vita. Per poter dire qualcosa

di meno ovvio, occorre partire dal grande

tema della gratuità e del dono, che è ciò che

accomuna la famiglia, il lavoro e la festa.

Che ci sia un rapporto forte e fondativo tra

famiglia e gratuità non è certamente una af-

fermazione controversa. La famiglia è infatti

il principale ambito nel quale una persona

apprende, tutta la vita (e

non solo da giovani)

quella che Pavel Floren-

sky chiamava l’arte della

gratuità. Dire gratuità si-

gnifica dunque ricono-

scere che un comporta-

mento va fatto perché è

buono, e non per la sua

ricompensa o sanzione

esterni. Ecco perché non

c’è lavoro ben fatto senza

gratuità, perché la gra-

tuità ha bisogno non di

un’etica utilitaristica fon-

data sugli incentivi e sulle

sanzioni, ma di un’etica delle virtù.

Continuando a sviluppare il tema della gra-

tuità, il prof. Bruni ha spiegato cosa si

intende per l’etica delle virtù: “L’etica delle

virtù, che ha dato vita nei secoli anche

all’etica delle professioni e dei mestieri, si

basava su una regola aurea, una vera e

propria pietra angolare: la prima motivazione

del lavoro ben fatto si trova dentro il lavoro

stesso, non al di fuori di esso.

Poi il prof. Bruni ha continuato aggiungendo:

“Far in modo che ogni persona trovi la sua

vocazione lavorativa è un dovere morale

etico di ogni comunità educativa (dalla fa-

miglia alla scuola alla politica), perché ne

va di mezzo la nostra felicità, una felicità

che non può cominciare solo quando torniamo

a casa la sera o nel week-end, perché se non

siamo felici quando e mentre lavoriamo,

non possiamo esserlo

veramente e pienamen-

te neanche quando

smettiamo di lavorare

Tracciando le conclu-

sioni, il prof. Bruni ha

esposto un altro punto

nodale della sua rela-

zione: la vulnerabilità

nel lavoro e nella fa-

miglia. Si è espresso

così: “La famiglia, poi,

ricorda con la vita di

ogni giorno una grande

verità, che oggi è trop-

po assente dal mondo

del lavoro e dalla sfera

pubblica in generale:

la vulnerabilità non è

l’eccezione, il momento di crisi all’interno

di una vita non vulnerabile e non fragile,

ma è la condizione dell’umano. Vulnerabilità

buona, quella della ferita dei rapporti umani.

La ferita è anche una benedizione se guar-

diamo alla lotta di Giacobbe in Gen 32,

Giacobbe però chiede che il suo avversariolo benedica prima di lasciarlo: ottenuta labenedizione, Giacobbe cambia nome, diventaIsraele, un nome di un popolo intero, e perlui «splendeva il sole» Gen 33).

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

XXII Convegno di studio e formazione

“FAMIGLIA, LAVORO E FESTA:

TRE DONI PER AMARE”

Segue a pag. 2

I diaconi in ritiroDal 3 al 5 agosto, i diaconi della nostra diocesi, guidati dal vicario generale mons. RomoaldoScarponi, si sono ritirati in Assisi per tre giorni di riflessione e di preghiera. Hanno partecipato:i diaconi Sandro Girolami, Walter Gandolfi, Lorenzo Capocasa, Vittorio Annibali e MazzocchiPietro, il lettore Luciano Caporossi e l’aspirante diacono Imbrescia Emanuele. Il ritiro ha previsto momenti di riflessione magistralmente guidati da mons. Scarponi, due lectiotenute da frate Lucio del Sacro Convento e gli immancabili momenti di preghiera culminatinelle celebrazioni eucaristiche presso la basilica papale di Santa Maria degli Angeli e la basilicainferiore di San Francesco, nellequali il nostro vicario ha avutola possibilità di concelebrare edi diaconi di svolgere il loro ser-vizio. Al termine dei tre giorni,tutti visibilmente soddisfatti espiritualmente rinfrancati, i no-stri fratelli sono rientrati ancorpiù pronti a proseguire il loroservizio in diocesi e nelle paroc-chie di destinazione.

Diac. Pietro Mazzocchi

CARD. CARLO MARIA MARTINI

Il quinto talentoEducarsi ed educare all’uso dei media: irrinunciabile compito della comunità cristiana

Gilberto Donnini (*)

Segue a pag. 2Il Card. Martini il giorno della consacrazione

episcopale di Mons. Gestori

Anno XXIX

9 Settembre 2012

2PAG

Il messaggio è chiaro: l’A(a)ltro è insieme una ferita e una benedizione...

Il pomeriggio del sabato i convenuti hanno vissuto ancora esperienzeforti con l’ascolto di tre testimonianze e la partecipazione ai gruppi dicondivisione. A fine giornata si sono ritrovati tutti insieme, pendolari e residenti,per ringraziare il Signore nella Celebrazione Eucaristica, presiedutadal nostro Vescovo, e da un breve ma intenso momento di Adorazionedel Santissimo Sacramento.La domenica mattina il tema è stato “Famiglia e Festa”. Il moderatore,

Marco Mori, nell’introdurre i lavori ha ricordato le parole del card.

O’ Malley al congresso teologico di Milano che riferendosi alla festa

ha detto: “Anche se oggi il ritmo della vita è accelerato, anche se

molte famiglie hanno un calendario più pieno, più febbrile di domenica

che durante i giorni della settimana a causa di (sport, hobby ecc…) la

famiglia non può sottrarsi a questo compito: “Voi - ha detto il cardinale

- ai tantissimi papà e mamme in sala siete i primi maestri della fede

per i vostri figli. Il vostro esempio di fedeltà alla messa domenicale,

la preghiera e la moralità parlano più eloquentemente dell’omelia di

qualsiasi sacerdote. Quando dei bambini vedono che i genitori amano

la messa domenicale, anche loro cresceranno amandola”. Ancora: “La

ragione per cui partecipate alla messa domenicale come famiglia e la

ragione della loro istruzione nella fede a scuola o al catechismo è uno

dei doni più importanti che potete fare ai figli”.

Il relatore della domenica, p. Egidio Monzani, ha guidato i partecipantia rileggere la festa con uno sguardo diverso dal mondo contemporaneo,partendo dalla visione attuale della festa, vista come pausa tra una set-timana lavorativa e l’altra che porta l’uomo a isolarsi dalle relazioniper trovare uno sfogo individuale, è passato a spiegare che l’uomodeve utilizzare la festa secondo ciò che è antropologicamente corretto.“L’uomo è relazione” ha detto padre Egidio “Non può far festa dasolo”. La relazione orizzontale con gli affetti e quella verticale conDio rispondono pienamente all’uomo nel suo essere persona e gli per-mettono di vivere veramente la festa. S.E. Mons. Gervasio Gestori ha chiuso i lavori affermando che il

Convegno è stato ancora una volta un dono prezioso e tracciando le

conclusioni ha spiegato che nella dimensione della famiglia, del

lavoro e della festa possiamo scoprire un’enorme possibilità di amare

con l’aiuto di Dio che ci è vicino e ci aiuta ad andare avanti. Se

mettiamo tutto noi stessi in famiglia, festeggiando e lavorando,

sentiamo Dio vicino. Inoltre il nostro Vescovo ha esortato tutte le

famiglie presenti a essere testimoni nel loro quotidiano.

Il Convegno non è stato solo tempo di riflessione, ma anche tempo di

festa: nelle serate di venerdì 24 e sabato 25, le famiglie sono state

insieme giocando, recitando barzellette e cantando, magistralmente

guidate dai bravissimi giovani del Circolo Parrocchiale “S. Giuseppe”

ASD.

A questi giovani animatori va un particolare “grazie”, perchè durante

le giornate si sono fatti carico del percorso da far svolgere ai figli dei

partecipanti.

Un ringraziamento infinito va al nostro Vescovo che ha seguito,

insieme alle famiglie, tutto il convegno utilizzando il suo tempo anche

ascoltando, consolando, esortando e incoraggiando i presenti.

Vogliamo ringraziare anche il parroco e il viceparroco e il Sindaco di

Montemonaco per il loro aiuto prezioso.

Il più importante GRAZIE vogliamo porgerlo alla Madonna che, con

la sua intercessione, ha ottenuto da Dio le grazie necessarie per questo

convegno.Ufficio di Pastorale Familiare

XXII Convegno di studio e formazione

“FAMIGLIA, LAVORO E FESTA:

TRE DONI PER AMARE”

continua dalla prima pagina continua dalla prima pagina

Come sempre, la partenza è da un’ico-na biblica capace di riassumere ilsenso del discorso. Nel 1991, appunto,ha scelto l’icona del lembo del man-tello: “come il lembo del mantello diGesù, alla donna che lo tocca confede, trasmette qualcosa della forzastessa di Gesù, pur senza essere il Si-gnore, così il sistema comunicativomass-mediale può trasmettere qualcosadel mistero di Dio pur senza essere ilMistero. L’immagine evocava in po-sitivo le grandi possibilità e le grandiresponsabilità della comunicazionemass-mediale”. Qualche anno dopo, tuttavia, il 13settembre 1995, il card tenne a Grazla prolusione al Congresso dell’UnioneCattolica Internazionale della Stampae lui stesso, confessava nell’interventodi Osnago, “tenendo conto di quantoera avvenuto nel frattempo (guerra inIraq) e di un certo deteriorarsi dellacomunicazione, visibile specialmentenei grandi quotidiani e nel linguaggio televisivo, ho cambiatoimmagine. Mi sono servito di un’icona di tipo negativo: imercanti cacciati dal Tempio”. “Ho usato quella immaginecon forza per indicare – diceva il card. Martini – che chi pre-tendesse di introdurre nel tempio della comunicazione lamoneta falsa o il falso commercio di notizie atte a creareviolenza o diffidenza o comunque contrasto tra la gente, me-riterebbe di essere cacciato dal tempio, come Gesù ha cacciatoi mercanti. Intendevo, perciò, segnalare gli aspetti pericolosi,deleteri che può assumere un’informazione allorché si poneal servizio della violenza, degli odi razziali, etnici, dellaguerra e comunque della non intesa tra i popoli; in ogni casoil pericolo della notizia drogata, falsificata, avvelenata”. Mainfine si è chiesto il card. Martini: quale icona usare perl’oggi? Parlando ad una comunità cristiana, come quella diOsnago, che si interroga sui mass media e sulla comunicazione,

“desidero evocare l’immaginedei cinque talenti”, quei cinquetalenti che il servo a cui eranostati affidati, ha fatto fruttare ri-cavandone altri cinque. Il primotalento è, ovviamente, il Vangelo,la Parola di Dio. Il secondo talentodi cui vive la comunità cristianaè la liturgia, i sacramenti, spe-cialmente l’Eucaristia. Il terzotalento è la carità, tipico dellacomunità cristiana. Il quarto ta-lento è quello della comunione,dello stare insieme. Ma il quintotalento è la comunicazione. Nonsolo la comunicazione all’internodella comunità, ma anche a livellodi Chiesa. “Intendo – aggiungevail card. Martini – tutte le formedi comunicazione attraverso imass-media. Non parlo qui del-l’etica generale dei media, parloinvece dei talenti della comunitàcristiana che ha un duplice com-

pito: quello di educarsi e di educare all’uso dei media”. “Ilservo della parabola – concludeva e concludo anch’io che dasempre ho condiviso queste idee – ha restituito cinque talentiperché allora le nostre comunità pensano che il quinto puòessere lasciato a qualche specialista? È chiaro che il quintonon è il solo talento, perché la comunità non ha senso, nonesiste senza la Parola di Dio, l’Eucaristia, la carità. Tuttaviala carità la catechesi, la liturgia, la Parola, la comunione nonsono incisive se manca l’attenzione alla comunicazione: sirinchiudono in se stesse e alla fine sbiadiscono. Dunque,benché sia l’ultimo e non il primo, è necessario e il servoviene lodato proprio perché ha fatto fruttare tutti e cinque italenti”.

* Prevosto di Varese. Collaboratore del card. Martini quale re-

sponsabile dell’ufficio diocesano comunicazioni sociali.

CARD. CARLO MARIA MARTINI

Il quinto talentoEducarsi ed educare all’uso dei media: irrinunciabile compito della comunità cristiana

Gilberto Donnini (*)

Due appuntamenti di snodo si profilano

per un dibattito politico in cui, come

d’abitudine, le intemperanze non man-

cano, ma non incidono sulla sostanza

delle cose. Sul piano sistemico l’evolu-

zione di Eurolandia vedrà un passaggio

importante con la pronuncia della Corte

costituzionale tedesca. Anche se sarà

solo una tappa nella definizione – al di

là delle vicende della crisi economica e

finanziaria – di un rinnovato profilo

istituzionale per l’Unione e comunque

per quel gruppo di Paesi che hanno

scelto la moneta unica, che non si può

più evitare.

Di fronte a questa sfida, che veramente

ha portata storica, le questioni interne

assumono una prospettiva in parte nuova.

Non che siano drasticamente ridimen-

sionate come di semplice rilievo pro-

vinciale. Ma si devono misurare appunto

in un quadro più ampio. Insomma, i

problemi istituzionali e dunque di at-

tuazione delle politiche pubbliche con i

quali in Italia ci si sta misurando non

appaiono meno importanti se visti nel-

l’ottica dell’Unione europea. Appaiono

semmai più stringenti, perché istituzioni

che funzionano diventano decisive nel

confronto intra-europeo che ormai si è

già aperto.

Ecco allora le scadenze italiane, a partire

dalla nuova legge elettorale. Nel gioco

di specchi che si trascina ormai dall’inizio

dell’anno sembra che si cominci ad in-

travedere una soluzione, necessariamente

“mista”. L’attuale configurazione del

mercato politico, in cui non sembrano

esistere, nonostante quasi due decenni

di maggioritario e di bipolarismo, partiti

che possano ambire a raccogliere neppure

un terzo dell’elettorato, induce tutti alla

prudenza.

Anche per-

ché, al di là

delle propa-

gande e delle

parole d’ordi-

ne radicaliz-

zate che pos-

sono racco-

gliere la pro-

testa, che

oggi vale cir-

ca un terzo di

elettorato po-

tenziale, le

cose che si

possono e si debbono fare sono poche

e chiare.

Le ha provate a mettere in fila il governo

nella prima riunione dopo la brevissima

pausa ferragostana. Il consiglio dei mi-

nistri ha varato una lunga serie di ipotesi

di intervento. Ma soprattutto ha chiarito

alcune cose che dorrebbero restare bene

impresse nel sistema della comunicazione

e nel dibattito politico.

La prima è che il cosiddetto “effetto

annuncio” sortisce ormai effetti opposti.

La seconda è che, ancora più importante

delle decisioni legislative, è l’applica-

zione amministrativa che conta. Dunque

occorre lavorare e lavorare alacremente

sui cosiddetti dettagli, perché solo il

medio tempo paga.

Rimettere in corsa il

sistema – Paese com-

porta un’accorta regia

amministrativa, un go-

verno che funzioni so-

prattutto nella quoti-

dianità.

Se la restante parte

della legislatura fosse

dedicata anche solo a

quest’opera apparen-

temente oscura, ma

decisiva, questo go-

verno avrebbe reso un

servizio insostituibile

all’Italia. Facendo sì che i sacrifici che

tutti facciamo – e che potrebbero essere

sempre meglio ripartiti – siano veramente

produttivi e diventino quell’investimento

di rete che solo può permettere di creare

condizioni strutturali di ripartenza.Francesco Bonini

ITALIA ED EUROPA

Rimettersi in corsaNell’evoluzione di Eurolandia le questioni interne assumono una prospettiva in parte nuova

3Anno XXIX

9 Settembre 2012 PAG

La recente sentenza della Corte di Strasburgo, che ri-tiene incoerente la legge italiana in materia di fecondazione as-sistita, ha suscitato vivaci e numerose reazioni. Secondo i settegiudici di una sezione della Corte Europea il sistema legislativoitaliano in materia di vita è incoerente: da una parte la legge 194sull’interruzione di gravidanza permetterebbe di sopprimerequelle vite umane ritenute non idonee, da un’altra parte la legge40 sulla fecondazione assistita vieta la selezione degli em-brioni per impiantare quelli sani e condannare a morte quelliritenuti affetti da patologie o da altro. Di per sé, al di là diquanto poi avviene, neanche la 194 consente l’aborto euge-netico, perché l’interruzione volontaria di gravidanza è am-messa solo in presenza di un pericolo serio e grave per lasalute della donna. Molti si sono levati contro questa deci-sione, contestando che a Strasburgo, alla Corte dei Diritti del-l’Uomo, sono tutelati solo i diritti dei più forti, cioè di coloroche possono parlare e ricorrere; non certo degli embrioni.Vale la pena di ricordare che i diritti dei deboli non sono di-ritti deboli e la civiltà di un popolo la si coglie anche a partiredalla capacità che ha di tutelare i più fragili tra i suoi membri.

Ora, quanto avvenuto suggerisce qualche conside-razione non nel merito della sentenza, quanto a riguardo dellereazioni che vi sono state in campo cattolico: esse sono ap-propriate e doverose. Intanto, voci autorevoli hanno valutatoil pronunciamento della Corte Europea sotto diversi profili:umano, etico, scientifico, giuridico. Inoltre, hanno subito richia-mato l’opinione pubblica su quanto di grave stava avvenendo:l’embrione ancora una volta era negato nel suo statuto e offesonella sua dignità.

Sembra che quello dei cattolici, impegnati in ambiti di-versi – da quello politico a quello scientifico – sia il ruolo dellesentinelle, che vegliano sulla città, costruita nei secoli ed arric-chita da un patrimonio di cultura umanistica. Essi opportuna-mente vigilano perché non venga meno quanto faticosamenteacquisito; sono cattolici, ma non svolgono un ruolo di parte, per-ché sono impegnati a difendere e promuovere quell’umanità cheè in ciascuno, credente o meno. Non hanno interessi di parte.

Mettono un’attenzione e offrono una competenza, a cui moltialtri possono attingere e sviluppare, creando un autentico pen-siero cattolico. La parola è la forza della Chiesa: essa, evidente-mente, non dispone di alcun mezzo coercitivo né ha disposizioniforze economiche da incrementare. La parola, se è piena di si-gnificato e semplice, raggiunge le masse e coinvolge anche que-ste nei temi più dibattuti.

In questo impegno culturale hanno un ruolo grandei mezzi di comunicazione cattolici: dalla carta stampata adinternet; dalle radio alle televisioni. Rientra nella loro mis-sione il contribuire ad arricchire il pensiero, mostrando laforza e la pertinenza della fede in ordine alla risoluzione dellesfide contemporanee. Fare cultura attraverso i mezzi di co-municazione è qualcosa di estremamente concreto ed impor-tante, perché non si tratta di esprimersi su temi marginalirispetto all’esistenza, ma su che cosa oggi sia da perseguire esu cosa sia da evitare in ordine al riconoscimento della di-gnità umana. È un compito che, molte volte, ha l’importanzadella stessa opera di evangelizzazione e di formazione cri-

stiana, come ricorda il Concilio nel decreto “Inter mirifica”.Sicuramente sono molti gli aspetti che tutti devono te-

nere presente in questa irrinunciabile missione a favore del-l’uomo. Un’attenzione davvero fondamentale è quella dicomporre gli aspetti di quanto accaduto nella giusta proporzione.Ad esempio, è facile che in questioni di bioetica vi sia una inne-gabile componente di sofferenza e di dolore. Questa, evidente-

mente, non può essere soggiaciuta o considerata solo inparte. Però, neanche, può diventare il motivo principaleper ricorrere ad una pratica da laboratorio, che ha come ri-sultato quello di sopprimere vite umane. Ancora, moltevolte, sembra che l’elemento più significativo sia il desi-derio, che non di rado diviene diritto. Ad esempio il desi-derio di un figlio diviene il diritto ad un figlio; il desideriodi un figlio sano diviene il diritto ad una figlio sano. Questee simili posizioni devono essere accuratamente lette ed in-terpretate, per cogliere un’intrinseca fragilità: davvero esi-stono questi diritti? Se sono desideri, a quali condizionipossono essere conseguiti? Soprattutto, occorre che la ri-flessione, oltre a tenere conto dei diritti di tutti, di quellidegli adulti, ma anche di quelli degli esseri umani nellafase iniziale del loro sviluppo, sia svolta sul piano dei va-lori e dei significati. In altre parole sul versante della veraed autentica umanità. Chi è quell’embrione, di cui si stannovalutando le qualità fisiche e lo stato di salute? Non un

semplice prodotto del concepimento, ma un figlio, che pur nellasua novità biologica, ha le caratteristiche di base del padre e dellamadre, caratteristiche che nello sviluppo diverranno di ordinesomatico, caratteriale, etc. Egli risponderà alle attenzioni dove-rose che gli adulti avranno nei suoi confronti con una ricchezzadi relazioni. Questa è la persona umana.

A queste considerazioni, squisitamente razionali, giungeil fecondo pensiero cristiano, capace, poi, di indicare quell’oriz-zonte soprannaturale, in cui ritrovare in pienezza quanto soste-nuto su un piano razionale.

MarCo DolDI

Carissimi Amici “Gruppo San Pier Giuliano”

(amici dei vari percorsi di fede o pellegrinaggi),

L’ 11 Ottobre inizia l’anno della fedeindetto da Benedetto XVI° con il

Motu Proprio “LA PORTA DELLA FEDE”.

Nel contesto dell’anno della fede il

22 settembre sabato 16,30 (sala S.Pier Giuliano - parcheggio in cortile)

si svolgerà l’incontro annuale di programmazione dell’anno

Per la circostanza proponiamo sempre una catechesi forteche qs volta ovviamente riguarda l’anno della fede e a cui si

ispireranno le ns scelte di pellegrinaggio.

I Dottori

Carlo Di Biagio e Giuseppe Romani

ci introdurranno all’anno della fede

presentando alcuni contenuti fondamentali

del doc. “LA PORTA DELLA FEDE”,

con brevi collaborazioni di p. Silvano e p. Leopoldo.

A seguire :A saranno segnalate le catechesi previste al solito

per i tempi forti (Avvento-Quaresima)B Saranno fatte proposte per una giornata di gruppo

nel mese di Ottobre (Roma tomba di San Pietro?................e ?)

C La proposta da valutare del grande pellegrinaggioannuale: Terra Santa ? Borgogna ? (Ars –Cluny-Taizè-Avignone- LaSalette-Laus….), o altro?Un arrivederci cordiale a tutti

p. Leopoldo e p. Silvano

DIRITTO ALLA VITA

Non abbassare la guardiaLa sentenza della Corte di Strasburgo e il ruolo dei cattolici nella cultura e nella comunicazione

“La storia: opera di Dio e responsabilitàdell’uomo” è il tema attorno a cui si è svilup-pata, a Camaldoli, la tradizionale Settimanateologica del Movimento ecclesiale d’impe-gno culturale. La Settimana ha coinvolto 150intellettuali cattolici provenienti da tutta Ita-lia, in rappresentanza delle diverse realtà lo-cali del Meic ma non solo, e ha messo in lucesvariati argomenti, dalla politica e l’impegnodei cristiani alla dignità e le sfide del lavoro,toccando il ruolo della famiglia nella societàe nella Chiesa. “La Settimana teologica diCamaldoli è da sempre spazio di dialogo econfronto” spiega, in un’intervista raccoltada Lorena Leonardi per il Sir, il presidentenazionale del Meic, Carlo Cirotto, “e in oc-casione dei 50 anni dall’apertura del Concilioabbiamo scelto d’interrogarci sul ruolo chegioca la nostra fede nella vita individuale esociale, in particolare per quanto riguarda larappresentanza politica, i criteri di distribu-zione delle risorse pubbliche, i problemi delmondo del lavoro e quelli della famiglia” Che ruolo possono svolgere gli intellettualicattolici in un tempo di crisi economica,incertezza e disorientamento come il no-stro? “Possono dedicarsi alla lettura deisegni dei tempi, mostrare la loro peculiaritàdi cristiani che si pongono con lo spirito delConcilio di fronte agli eventi concreti del no-stro tempo. A livello individuale c’è già chis’impegna sui vari fronti: il passato presi-dente del Meic, Renato Balduzzi, ora è mi-nistro della Salute e ci sono, tra i nostripartecipanti, moltissimi amministratori pub-

blici”. Ora più che mai ci sarebbe bisogno diun pensiero alto. Ma sembra, a volte,che la voce degli intellettuali sia unpo’ flebile. “Forse manca un raccordotra le varie famiglie ecclesiali. Ogni tanto gliintellettuali parlano, che poi non venganoascoltati è un’altra questione”. I temi che avete trattato prendono spuntodalla “Gaudium et spes”, costituzione pa-storale dove i padri conciliari posero l’at-tenzione della Chiesa sulla necessità diaprire un proficuo confronto con la cul-tura e con il mondo. “Cittadini dell’una edell’altra città” (Gs 43): quali sono, cin-quant’anni dopo, le eredità che ci ha la-sciato il Concilio? “In parte è un’eredità giàsuperata. Ad esempio, per quanto riguarda lafamiglia, dal momento che i problemi cheabbiamo oggi sono esplosi dopo il Concilio.Che in questo caso può suggerire lo spirito,ma niente di più. Per il resto va recepitocome indirizzo fondamentale, paradigma dicomportamento ecclesiale. Dobbiamo sfor-zarci di leggere i tempi in tutti i campi del-l’esperienza umana. In tre concetti, l’ereditàè racchiusa nella Chiesa come popolo di Dio,nella lettura dei segni dei tempi dal punto divista culturale, e nel rifiuto dei profeti disventura”. Con quali prospettive il Concilio ci con-sente di guardare al futuro? “Con la pro-spettiva dell’ottimismo di chi sa che nellastoria accanto al male c’è pure il bene. Anchein forma di seme che, una volta identificato,

va coltivato”. “I cristiani devono prendere coscienzadella propria speciale vocazione alla poli-tica ed essere d’esempio” (Gs 67) nell’am-ministrazione del bene comune. Quale viaper i cattolici chiamati all’impegno poli-tico? “Questo è un problema scottante e at-tuale. Ritengo che, piuttosto che ricompattareun partito, sia meglio essere come il salenella minestra, così possiamo condire tantitipi di minestre diverse. Ma penso che man-chi la presa di coscienza, libera e individualee con le caratteristiche della migliore uma-nità. Che dev’essere precedente rispetto aqualunque scelta politica”. “Con il lavoro l’uomo rende servizio aifratelli, pratica la carità e collabora alcompletarsi della divina creazione” (Gs67). Come rispondere alla sfida del lavoroin un momento tanto difficile come quelloodierno? <br>“Non c’è una ricetta semplice e unica. Lepossibili ricette sono settoriali e molteplici,serve un occhio panoramico. ‘Lavorare menoe lavorare tutti’ potrebbe essere uno slogan,ma non si sa di preciso come attualizzarlo.Serve maggiore giustizia nel lavoro, non solonel senso della retribuzione ma nel tratta-mento della gente che lavora, e maggioreonestà anche da parte del lavoratore”.

FEDE E VITA PUBBLICA

Chiamati alla responsabilitàSettimana Meic: pensiero e impegno degli intellettuali

nel 50° del Concilio

12 Agosto 2012…ore 08.00.. Condizioni me-teorologiche: ottime! … Luogo d’incontro:la nostra amata piazza S. Pio V. Tutti presentiall’appello.. Eccoci! Siamo pronti a partire ea rischiare la strada! Il gran giorno, dopotanta attesa e tanta preparazione, è finalmentearrivato.Noi, undici giovani, Rover e scolte del ClanJonathan del gruppo scout Grottammare 1,accompagnati dai nostri capi Stefano, Cristinae Peppe, con la benedizione del Signore econ il saluto amorevole dei nostri cari, abbiamodato inizio ad una nuova, emozionante e senzadubbio indimenticabile avventura.Fazzolettone al collo e zaino in spalla, abbiamolasciato la nostra città, le nostre famiglie e lenostre certezze, per circa dieci giorni, per“staccare la spina”, dalla solita vita e dallefutili routine che spesso ci circondano, perpartire alla volta di Santiago de Compostela,cittadina spagnola che, nonostante sia situatasul nostro stesso 43° parallelo,   rappresentaun mondo a sé … Luogo in cui più di milleanni fa un eremita vide cadere una pioggia distelle sulla tomba di San Giacomo Apostolo eancora oggi meta di milioni di pellegrini ognianno! Sembra quasi difficile poter scriverenero su bianco tutte le emozioni, le sensazioni,i colori, i profumi .. insomma … tutti i singolimomenti che abbiamo potuto assaporare, passodopo passo, lungo i 115 Km che da Sarria ciseparavano dalla cattedrale  il primo giorno!Eppure è praticamente impossibile riuscire adimenticarli! Anche se la strada è stata lungae la fatica si è fatta spesso risentire, i piccoli

momenti di nostalgia e gli ostacoli incontratidurante il cammino non sono stati nulla rispettoa tutti i meravigliosi ricordi che ora abbiamoimpressi nella mente e nel cuore. Non capitatutti i giorni di mettere un piede davanti

all’altro e veder scorrere al proprio fiancocon la coda dell’occhio, il numero dei Kmmancanti diminuire sempre di più. Tra i sassie l’asfalto, sentire il passo del vicino, più omeno lungo del tuo, a farti compagnia. Vederecampi di granturco e di grano che si muovonoal ritmo del vento, nella natura che ti circonda.Il sorriso dei pellegrini che, giunti da tanteparti del mondo, condividono con te questastrada, la cambiano, la rendono ancora più

speciale, con il loro saluto e con la loro gioia.. mai stanchi né affaticati, mai visti ma co-nosciuti da sempre, tutti con lo stesso obiettivo,tutti dietro a quella freccia gialla che rendeunico il cammino, tutti con le mani e i cuori

aperti per aiutare edessere felici allostesso tempo!E poi ancora.. le ul-time stelle nelle pri-me ore del mattino,quando svegliarsi èdifficile ma l’ariafresca facilita i sali-scendi del sentiero,i momenti di pre-ghiera, le foto, gliaccoglienti paesiniincontrati di voltain volta, i simpaticirifornimenti dei pel-legrini lungo la stra-da  con frutta e ac-qua che alleggeri-sco  la stanchez-

za!         Doni ineguagliabili, momenti d’incontro congli altri e ..  perché no?! Anche con noi stessi!Pensieri, riflessioni, chiarimenti.. hanno favoritodi certo la crescita di ciascuno nell’impegnoeducativo, nella disponibilità al servizio versoil prossimo, nello sforzo di maturare dellescelte per la vita. Hanno permesso di incre-mentare la nostra fede e, soprattutto, hannoreso ancora più forte e unita la nostra comunità!

Una comunità fatta da persone diverse, di etàdiverse, di storie diverse .. una comunità chenonostante tutto  è la forza del nostro cammino… una comunità che, unita, con il  sorrisoche fa fare il doppio di strada di un brontolioè riuscita a raggiungere  la sua meta! Lafelicità nel vedere quella cattedrale, così im-ponente, così desiderata, circondata dai voltiincontrati nei giorni trascorsi .. Rimane pernoi il ricordo più grande di questi fantasticimomenti, il simbolo della nostra testimonianzacome pellegrini e come scout. E cosi al terminedel nostro viaggio, dopo aver depositatodavanti al sepolcro del Santo le preghiere,  leintenzioni e i ringraziamenti personali e deinostri parrocchiani, siamo tornati, stanchi macon qualcosa in più di prima: la  consapevo-lezza  che, con la buona volontà e soprattuttocon l’aiuto di Dio, possiamo raggiungere tra-guardi sempre più lontani, senza paura deldomani … Gettando il cuore oltre l’ostacolo!

Mariagrazia Salvi  e Simone Galieni

4 Anno XXIX

9 Settembre 2012PAG

Siamo partiti in sessanta il 22 luglio

dalla piazza San Filippo Neri, durante

la pausa di un temporale estivo verso

una località turistica a nord-ovest dei

monti sibillini: Ussita. Questo ridente

paesotto è situato ai piedi di Fronti-

gnano, nota stazione sciistica. La no-

stra meta, “Casa Arsini”, si trova

proprio sopra Ussita, di fronte a Fron-

tignano. Dietro siamo riparati dal pia-

noro che va verso il Santuario di

Macereto e davanti si eleva, superbo,

il monte della croce, propagine del

Monte Bove Nord, luogo ideale per

lavorare in pace, aria fine e sole a vo-

lontà. Vi abbiamo date le coordinate

della nostra casa, ora desideriamo

parlarvi del perché siamo sbarcati in questo posto

montano.

Ecco alcuni motivi. Per fermarci a riordinare le

nostre idee dopo un anno scolastico impegnativo

ed un po’ di vacanze; per affrontare insieme un

argomento affascinante: “Rispondere all’amore,

si può”; per stare insieme ai nostri amici ed ami-

che, liberi da impegni scolastici e da altre pres-

sioni; per goderci la natura attraverso gli

spettacoli sempre nuovi ed originali che il buon

Dio ci dona in abbondanza.

Attraverso momenti di preghiere, celebrazioni,

incontri con la Parola, e dialogo tra noi, aiutati da

bravi educatori, abbiamo cercato di capire il senso

di questa risposta all’amore. La Parola di Dio ha

illuminato il nostro percorso di approfondimento

e di comprensione. Le varie attività, sempre ori-

ginali e divertenti, ci hanno aiutato a sperimentare

questo nuovo modo di rapportarci con Dio, con

gli altri, con noi stessi e con la natura.

Al secondo turno eravamo in 50 delle superiori.

Abbiamo trattato la stessa tematica con un per-

corso più adatto alla maggiore età. Sia nel primo

che nel secondo turno ci siamo così ben affiatati

che alla fine abbiamo fatto fatica nel ripartire da

Ussita.

“Grazie, Signore, perché abbiamo conosciuto il

tuo amore per noi e non ne abbiamo trovato uno

più grande. Insegnaci a seguire le tue orme, per-

ché facciamo della nostra vita un dono per gli

altri.” (Un educatore)

DALLA PARROCCHIA SAN FILIPPO NERI

DUE CAMPI MAGNIFICI AD USSITAPER LA GIOIA DI TANTI RAGAZZI GIOVANI

Gruppo scout Grottammare: pellegrini verso Santiago de CompostellaGettando il cuore oltre l’ostacolo

Circolo Parrocchiale CSI “S. GIUSEPPE”A.S.D.

Estate intensa quella del GruppAnimazione (25 assistenti/animatori): dopo il servizio svoltonel CRE/GrEst “Passpartù” (giugno - luglio), a seguire (agosto) presso il Centro Estivo di Miran-dola (MO) e la scorsa settimana durante il XXII Convegno della Pastorale Familiare a Montemo-naco, si sta preparando al 1° Happening Nazionale degli Oratori Italiani (H1O) che si realizzeràa Bergamo - Brescia dal 6 al 9 settembre promosso dal Forum Oratori Italiani (il progetto/pro-gramma è visibile su www.oratori.org ). L’evento viene a consolidare ulteriormente la collabora-zione che abbiamo avviato, sin dall’anno 2006 - e tuttora in atto - con l’Ufficio di Pastoraledell’Età evolutiva della Diocesi di Bergamo (UPEE), che ci ha permesso di formare i nostri ani-matori presso gli Oratori Bergamaschi, con campus/tirocini formativi residenziali estivi e il sup-porto della sussidiazione relativa ai CRE/GrEst. Questa preziosa integrazione formativa èfondamentale: continua ad orientare molti adolescenti/giovani della nostra associazione, prove-nienti anche da parrocchie e istituti scolastici diversi, verso scelte di servizio educativo - ecclesialenelle proprie realtà di appartenenza e di studio universitario nel campo delle scienze umane. Par-teciperemo all’H10 con 10 animatori/assistenti (dai 14 ai 20 anni): addarii Francesca, De ago-

stini alessia, Zippilli Gianmarco, Emilia Gambuto, Simona Pirri, Davide Cantore, Mariasole

Campanelli, luciani Eleonora, re Eliana, Bevilacqua Francesca. Saranno accompagnati dal re-sponsabile delle formazione alfredo De Berardinis. Rappresenteremo la Diocesi di S. Benedettodel Tr., Ripatransone, Montalto e ci uniremo alle altre Diocesi marchigiane. Saremo ospitatipresso la Parrocchia Natività della Beata Vergine Maria - Oratorio Paolo VI di Brescia e, dalì, ci sposteremo seguendo le varie proposte stabilite dal programma dell’Happening. Ringraziamoquanti si stanno adoperando per l’organizzazione dell’evento e tutti quei giovani che hanno ac-colto, a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, un’ulteriore opportunità di vivere unaforte esperienza educativa ed ecclesiale. Il Responsabile della Formazione

alfredo De Berardinis

alcuni animatori presenti all’incontro informativo svoltosi sabato 1 settembre 2012 presso il CentroGiovanni Paolo II di Montorso (loreto), insieme al Direttore Don Francesco Pierpaoli.

I due brani che leggiamo hanno a che fare conla fede. Riguardano i farisei e sadducei increduliche si avvicinano a Gesù per tentarlo (Mt 16,1-4) e gli stessi Apostoli che fanno fatica per entrarenel pensiero di Gesù e accoglierlo. In negativo, ibrani preparano la luminosa professione di fededi Pietro.

1. Il segno dal cielo. Ecco il primo brano. “Ifarisei e i sadducei si avvicinarono [a Gesù] permetterlo alla prova e gli chiesero che mostrasseloro un segno dal cielo” (Mt 16,1; cf 12,38-42).

I sadducei. Oltre che dallo storico ebreo Giu-seppe Flavio, abbiamo notizie sui sadducei anchedal Nuovo Testamento. Possiamo dire che prove-nivano dall’aristocrazia sacerdotale e da quantiad essa si riferivano; che erano persone influentie in autorità. Negli Atti i sadducei sono estrema-mente ostili agli Apostoli. Infatti, Pietro e Gio-vanni “stavano ancora parlando al popolo,quando sopraggiunsero i sacerdoti, il coman-dante delle guardie del tempio e i sadducei, irri-tati per il fatto che essi insegnavano al popolo eannunciavano in Gesù la risurrezione dai morti”,e li fanno arrestare (At 4,1-2). Poco dopo infieri-scono contro l’intero gruppo dei Dodici: “Si levòallora il sommo sacerdote con tutti quellidella sua parte, cioè la setta dei sadducei,pieni di gelosia, e, presi gli apostoli, li get-tarono nella prigione pubblica” (5,17-18).La “setta dei sadducei” ebbe un ruolo de-terminante nel processo contro Gesù.

I sadducei e i farisei. Ecco un ibrido ac-coppiamento! Sul piano dottrinale erano inaperto contrasto fra di loro e Paolo, quandocomparirà la prima volta nel sinedrio per es-sere interrogato, ne approfitterà. “Paolo, sa-pendo che una parte era di sadducei e unaparte di farisei, disse a gran voce nel sine-drio: ‘Fratelli, io sono fariseo, figlio di fari-sei; sono chiamato in giudizio a motivo dellasperanza nella risurrezione dei morti’. Appenaebbe detto questo, scoppiò una disputa tra fariseie sadducei e l’assemblea si divise. I sadducei in-fatti affermano che non c’è risurrezione né angeliné spiriti; i farisei invece professano tutte questecose. 9Ci fu allora un grande chiasso e alcuniscribi del partito dei farisei si alzarono in piedi eprotestavano dicendo: ‘Non troviamo nulla dimale in quest’uomo’ (At 23,6-9). Divide et im-pera! I sadducei scomparvero travolti dalle vi-cende degli anni 66-70, che portarono alladistruzione di Gerusalemme.

Gli chiesero un segno dal cielo. I sadducei efarisei si fanno amici di facciata per formare un

fronte compatto contro Gesù, “per metterlo allaprova”, chiedendogli un segno “dal cielo” (ek toùouranoù), cioè un segno celeste che Dio avrebbedovuto compiere per attestare la personalità diGesù. Quindi, volevano che Dio verificasse chiera Gesù e ne facevano la richiesta a Gesù stesso.I “prodigi” (14,2: dynámeis) già compiuti daGesù non avevano importanza per essi.

2. I segni atmosferici. “2Ma egli rispose loro:«Quando si fa sera, voi dite: “Bel tempo, perchéil cielo rosseggia”; 3e al mattino: “Oggi burra-sca, perché il cielo è rosso cupo”. Sapete dunqueinterpretare l’aspetto del cielo e non siete capacidi interpretare i segni dei tempi? (16,2-3). Il testoriguardante i segni atmosferici è di dubbia auten-ticità, in quanto manca in codici molto impor-tanti.

Alla loro richiesta Gesù ribatte rilevando cheessi sanno individuare bene le regole dei tempiatmosferici, ma che sono del tutto incapaci di in-terpretare i segni dei tempi nei quali si trovano.

3. I segni dei tempi Sono infatti quelli mes-sianici. Il kairós, tempo, è una durata di tempoche è determinata dal contenuto che racchiude.In concreto, sono i segni che Gesù aveva dato eche lo qualificavano come l’inviato divino per lasalvezza definitiva. Aveva cioè compiuto mira-coli strepitosi, aveva cacciato i demoni, aveva at-testato con la sua persona e azione che l’eradefinitiva della salvezza era arrivata.

3. “Una generazione malvagia e adulterapretende un segno! Ma non le sarà dato alcunsegno, se non il segno di Giona” (Mt 16,4).Quindi, allargando la visuale sulla generazioneincredula Gesù dice che ad essa le sarà dato ilsegno di Giona profeta: la morte e risurrezione diGesù (Giona nel cetaceo e fuori); l’invito allaconversione (Giona che va a predicare a Ninive).

Per il personaggio Giona si veda anche la puntatan. 62). “Li lasciò e se ne andò”(16,4b). Questabrusca chiusura farebbe pensare che gli avversaril’abbiano vinta su Gesù. In realtà, a Matteo inte-ressa solo rilevare in fatto della loro ostinata in-credulità per tenere lontano i discepoli dal lievitodei farisei e dei sadducei” (16,11).

Per noi cristiani, i segni dei tempi sono il mo-mento presente da vivere con fede e amore. Isanti vigilavano con impegno per accogliere Dioche passava. L’autore della lettera agli Ebrei ri-pete con forza l’esortazione del Salmo; “Oggi, seudite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Eb3,7-8). “Ecco sta alla porta e busso” (Ap 3,20).

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5Anno XXIX

9 Settembre 2012 PAG

“Si ritirò in disparte” con i discepoli

81. IL SEGNO DAL CIELO I SEGNI DEI TEMPIPAROLA DEL SIGNORE

VENTITRESIMA DOMENICA TEMPO ORDINARIO - ANNO BDa’ lode al Signore, anima mia

Dal VANGELO secondo MARCO

Di ritorno dalla regione di Tiro, passò perSidone, dirigendosi verso il mare di Galileain pieno territorio della Decàpoli. [32]E glicondussero un sordomuto, pregandolo diimporgli la mano. [33]E portandolo in di-sparte lontano dalla folla, gli pose le ditanegli orecchi e con la saliva gli toccò la lin-gua; [34]guardando quindi verso il cielo,emise un sospiro e disse: “Effatà” cioé:“Apriti!”. [35]E subito gli si aprirono gliorecchi, si sciolse il nodo della sua lingua eparlava correttamente. [36]E comandò lorodi non dirlo a nessuno. Ma più egli lo rac-comandava, più essi ne parlavano [37]e,pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto beneogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare imuti!” (MARCO 7,31-37)

Comandò loro di nondirlo a nessuno. Quantovolte abbiamo letto, sen-tito questa raccomanda-zione di Gesù, eppuresempre ci meravigliamodi questa richiesta. Ma seandiamo a leggere “SanPaolo” forse ci resteràpiù facile capire questaraccomandazione. Perché la predicazione delvangelo non è fondata né sui miracoli, né sullaragione, ma sulla follia della croce. «Dio hadeciso di salvare quelli che credono, medianteun annunzio di salvezza, che sembra una paz-zia. Gli ebrei infatti vorrebbero miracoli; igreci si fidano solo della ragione. Noi inveceannunciamo Cristo crocifisso. Per gli ebreiquesto messaggio è offensivo; per gli altri èassurdo. Ma per quelli che Dio ha chiamato,Cristo è potenza e sapienza di Dio» (cf. 1 Cor1,21-24)I miracoli non sono prove per «costringere»alla fede ma, messaggi che l’uomo credentepercepisce e interpreta per la luce e la graziadello Spirito. Solo nella fede si comprende ilmiracolo e si accoglie come segno del Regno.E’ chiara la spiegazione del miracolo se la siconfronta con il brano del profeta Isaia, pro-posto come prima lettura, nella liturgia euca-ristica di oggi. «Egli viene a salvarvi, allora si

apriranno gli occhi ai ciechi e si schiuderannogli orecchi ai sordi. Allora lo zoppo salteràcome un cervo, griderà di gioia la lingua delmuto» (Is 35, 5-6).Cristo è venuto ad annunciare che il regno deicieli ha superato ogni limite, che ogni legge èsorpassata dall’amore, che ogni autoritàumana deve dipendere da quella di Dio, chenessun privilegio può arrogarsi la vita dellospirito, insomma tutti i limiti e la morte stessasono stati abbattuti. I miracoli di Gesù concre-tizzano quest’annuncio, testimoniano che unfuoco è stato acceso e che nulla più potrà spe-gnerlo. Le attese dell’umanità povera e amma-lata sono finalmente prese in considerazionee avranno una risposta.Questa risposta, però non va cercata nei mira-

coli, ma nella graziadello Spirito che èun dono di Cristo ri-sorto, e nell’umile elibera adesione dellafede.La guarigione delsordomuto vuole es-sere segno di una co-m u n i c a z i o n einterrotta e che orapuò riprendere.

L’uomo non era più in relazione con gli altri equindi era in difficoltà per una relazione anchecon Dio.La prima condizione per essere guariti è rico-noscere il nostro peccato. «Dio ci convinca dipeccato» (Gv 16,8) e allora ci guarirà, perchéancora è disposto a compiere nuovi miracoli.O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farliricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutacia dire la tua Parola di coraggio a tutti gli smar-riti di cuore perché possiamo cantare tutti in-sieme le meraviglie del tuo amore.

RICCARDO

SAGGEZZA PER PENSARCI SU:NESSUNO È PIù DIFFICILE

DA CONVERTIRE DI UN BENPENSANTE.

(H. HUVELy)LA VITA CRISTIANA È UNA CONVERSIONE CONTINUA.

(T. GOFFI)

Domenica 9 settembre

Ore 10.00 Trivio

S. Messa, con S. Cresime

Martedì 11 settembre

Ore 10.00 Loreto

Commissione Missionaria

Regionale

Sabato 15 settembre

Ore 17.30 S. Benedetto Tr. Parrocchia

S. Giacomo della Marca:

S. Messa, con S. Cresime

Ore 22.30 Monteprandone

Convento S. Giacomo: S. Messa

a conclusione della Marcia

della Milizia dell’Immacolata

Domenica 16 settembre

Ore 11.00 Ripatransone - Madonna di Fatima:

S. Messa, con S. Cresime

Ore 16.30 Acquaviva S. Messa

Incontri Pastorali del Vescovo

DurantE la SEttIMana 9-16 SEttEMBrE 2012

COMUNICATO DELLA CURIAIl Vescovo Diocesano

S.E. Mons. GERVASIO GESTORIha nominato

Don Gian Luca ROSATIVicario Parrocchiale delle Parrocchie:

SS. Gregorio Magno e Niccolò e SS. Benigno e Michele Arcangelo

nel Comune di Ripatransone

(con decorrenza 1 settembre 2012)

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16

Tel. 0735 581855 (int. 2-5) - e-mail: [email protected]

C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamentoImpaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected]

Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

6 Anno XXIX

9 Settembre 2012PAG

Da Ripatransone a cura di a.G. – I.a.

A Ripatransone, con inizioalle ore 15, martedì 28 Agosto2012, nel Duomo-Basilicagremito in ogni angolo si sonosvolti i funerali di Ornella Va-gnoni, autista dei pullmandella START, deceduta tragi-camente all’età di 37 anni aPorto d’Ascoli, nel depositodegli autobus della stessa so-cietà; nello stesso tempio,nella notte precedente si erasvolta la veglia funebre. La famiglia di Ornella, è originaria di Ripatran-sone e risiede da alcuni anni a poche decine dimetri dal confine ripano. La messa esequiale èstata celebrata dal parroco di Cossignano e di Tri-vio di Ripatransone Don Nicola Spinozzi, cheall’omelia ha ricordato la religiosità, la giovialità,l’umanità, l’altruismo, la professionalità dellagiovane defunta, ringraziandola per la sua testi-monianza di condotta di vita; inoltre ha puntua-lizzato che solo con l’aiuto di Dio, familiari,congiunti, colleghi, amici possono superare mo-menti di così grande dolore. Le letture biblichedel rito sono state pronunciate dalle amiche Da-niela Vagnoni ed Ilene Acquaroli. Alla conclu-sione del rito hanno rivolto all’estinta un accoratosaluto di addio, evidenziandone le doti, una col-lega, una congiunta ed un’amica. Durante la ce-lebrazione sei giovani colleghe, disposte ai latidella bara, hanno reso alla cara Ornella un’ulte-riore testimonianza d’affetto, mentre i colleghi,circa 100 (giunti in Città con tre pullman messi adisposizione dalla START), hanno assistito alsacro rito molto commossi, disposti in due gruppinel transetto a poca distanza dalla bara. Provatidall’immenso dolore, naturalmente in prima fila,erano la mamma Virgilia Spinozzi, il babbo Vin-cenzo Vagnoni, il fratello Lorenzo e la nonna Gio-vanna Piunti. L’animazione liturgica è stata curata

dalla Maestra Sara Camarri(voce ed organo).Tra le numerose autorità pre-senti sono state notate: il pre-sidente della provincia diAscoli Piceno Piero Celani; ilpresidente della START Ales-sandro Antonini; l’On. PietroColonnella, presidente delComitato Regionale Comuni-cazioni; i sindaci: di Ripatran-sone, Remo Bruni; di

Monteprandone, Stefano Stracci; di Massignano,Marino Mecozzi; di San Benedetto del Tronto,Giovanni Gaspari; per il Comune di Offida, al-cuni consiglieri; per il Comune di Ripatransonepresenti inoltre i consiglieri: Paolo D’Erasmo (giàsindaco, anche consigliere provinciale) e BarbaraBassetti. Conclusa la cerimonia funebre in chiesa,per la tumulazione della salma nel cimitero di Ri-patransone, si è formato un lungo corteo compo-sto da gran parte di quanti erano presenti inDuomo, compresi tutti i dipendenti della STARTche hanno salutato per l’ultima volta la cara col-lega con il suono del clacson dei tre pullman par-cheggiati lungo il tragitto, a cui ha fatto seguitoun lungo e caloroso applauso dei partecipanti alcorteo. Le tante confezioni floreali (oltre venti)hanno trasformato la sua tomba in un angolo divariopinto giardino. Hanno espresso pubblica-mente alla famiglia dell’estinta il loro cordoglio,esaltando le doti umane e professionali della gio-vane autista deceduta: le autolinee “2 Mari”, leautolinee “Cardinali”; i colleghi di lavoro dellaSTART; il Consiglio di Amministrazione e la Di-rezione della START Spa. Nella ricorrenza del-l’ottavario della scomparsa di Ornella Vagnoni,presenti familiari, congiunti, colleghi e tantiamici, alle ore 19 di domenica 2 Settembre 2012,nel Duomo di Ripatransone è stata celebrata unamessa di suffragio.

La prematura scomparsa di Ornella Vagnoni: una ragazza “solare”

I CREDENTI

“SI FORTIFICANO CREDENDO”Intervento del nostro Vescovo nell’incontro con il personale

unitalsiano a Loreto il 28 agosto 2012

Parto da questa frase, perché oggi è la memoria di S. Agostino

e questa sua espressione riguardante la fede, che si fortifica cre-

dendo, è certamente illuminante per la nostra vita. E’ una frase del

De utilitate credendi, 1,2, ed è citata da Benedetto XVI nel Motu

proprio “Porta fidei”, che indice il prossimo anno della fede.

L’espressione sintetizza tutta la vita del vescovo di Ippona, il

grande ricercatore di Dio, che affermò di poter trovare riposo solo

quando si è in Dio (Conf. 1,1). Oggi quante persone vivono male

e manifestano un profondo disagio di fronte alla loro vita priva di

valori e vuota di ideali. Questo modo di vivere provoca sofferenza,

crea solitudine, chiude nel narcisismo, suscita paura del futuro,

conduce all’esercizio vuoto della libertà e spinge specialmente i

giovani all’omologazione, e cioè, alla non identità. Da questa dif-

fusa situazione si esce soltanto quando si risponde sinceramente

alla domanda reale sul significato della vita: una domanda di ve-

rità, di libertà, di senso. La risposta esaustiva alla domanda è quella

della fede. “Il futuro è della fede”, mi disse una volta in udienza

Benedetto XVI, che nel Motu proprio citato scrive: “La fede, in-

fatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto

e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia”

(n. 7). La fede dunque concepita non tanto come cose da credere,

come conoscenza intellettuale di insegnamenti, ma come esperienza di amore ricevuto e donato e come

esperienza di bellezza e di gioia. Con queste esperienze concrete a credere si impara credendo, come a

nuotare si impara nuotando. Dunque, che fare?

Ecco dunque alcuni suggerimenti: 1. “Quello che fai fallo bene”. Il lavoro va fatto bene, ogni lavoro

va fatto bene, per dignità personale, prima ancora che per una esigenza di completezza dell’opera, così

come lavoravano gli artigiani del Medioevo o come alcuni internati nei campi di concentramento, che

nelle cose che facevano mettevano il meglio di se stessi. Agiamo dunque con passione, cioè con il me-

glio di quello che siamo, per dignità personale. 2. “Se vuoi essere felice fa’ il serio”. Questa indicazione

non chiede affatto un atteggiamento serioso, taciturno, irritante, arrogante. La serietà è la caratteristica

di chi ci mette competenza nel lavoro che compie, sia esso importante o meno. Come dicevo nella

prima indicazione. Agiamo dunque con precisione. 3. “Prima le cose importanti, poi quelle urgenti”.

Noi spesso diciamo di non avere tempo per tante cose perché abbiamo da fare. Ma quelle cose che ci

premono, o che diciamo che ci premono, sono anche le più importanti? Non rischiamo di trascurare

ciò che veramente conta, perché trascinati dalle urgenze? 4. “Fa’ della tua vita un dono”. Chi cerca solo

se stesso, fa del male a se stesso. Gli egoisti sono le persone più infelici. “C’è più gioia nel dare che nel

ricevere”, aveva detto Gesù. La crisi della festa è conseguenza dell’individualismo in cui viviamo e

del consumismo che perseguiamo. Non è la quantità delle cose che rende felici, ma la loro qualità. La

festa non si costruisce con l’organizzazione, ma con la condivisione. Conta molto la gratuità. 5. “Non

puoi stare in piedi se non sai stare in ginocchio” (espressione ripetuta da D. Oreste Benzi). La preghiera

gioca un ruolo essenziale nella vita di ciascuno. Chi prega vive, chi prega si salva.

RICORDO DI DON OSVALDOIN OCCASIONE DEL PRIMO ANNIVERSATRIO DELLA SUA MORTE

“Pronto, sono don Osvaldo, il nuovo parroco della Sacra Famiglia.Non so se ci conosciamo, io sono il prete con la testa bianca ed attual-mente parroco a Montalto”. Era ormai trascorsa l’estate del 2000,quando ricevetti questa telefonata; la comunità piangeva il suo parrocodon Franco ed insieme a Padre Mario attendevamo l’arrivo del nuovoparroco. La conoscenza personale qualche settimana dopo, in occasionedel suo ingresso ufficiale in parrocchia. In quella circostanza ebbil’onore, quale segretario del consiglio pastorale parrocchiale, di acco-glierlo sul sagrato della chiesa ed indirizzargli il saluto di benvenuto anome della comunità “Sacra Famiglia”. Persona intelligente, sacerdotecon ampia esperienza parrocchiale, sapeva che subentrando ad un par-roco, don Franco, che aveva guidato la parrocchia per quasi trent’anni,doveva muoversi con prudenza, essere comprensivo, dare la possibilitàai collaboratori di conoscerlo, di vincere le diffidenze e le riserve sem-pre presenti in queste circostanze. Con questo suo comportamento conquistò velocemente la fiducia ed ilrispetto dei suoi parrocchiani. La sua prima mossa azzeccata fu quella di tenere la porta della chiesa sempreaperta durante il giorno, nonostante i pericoli che comportava. Cambiò la disposizione dei banchi riservatiai fedeli, passando poi ad opere più impegnative: rifacimento dell’altare principale; nuovo impianto di illu-minazione; tinteggiatura della Chiesa; nuova Via Crucis ed altro ancora. Ogni anno arricchiva la Chiesacon qualche opera interna ed esterna, lui voleva una Chiesa bella, accogliente, in quanto casa del Signore eluogo d’incontro con i fedeli. I lavori che venivano eseguiti camminavano di pari passo con le attività dellaparrocchia; curava in modo particolare le catechesi dei giovani, per i quali aveva una attenzione paterna.Chi non ricorda i suoi campi scuola dai quali tornava entusiasta, con il cuore pieno di gioia e la sua insepa-rabile macchina fotografica piena di immagini. Altra cosa a cui teneva tanto era l’Azione Cattolica, costituìi vari gruppi parrocchiali continuando a seguire l’associazione a livello diocesano e regionale. Ha pensatoanche a portare la parola del Signore e l’Eucaristia nei luoghi turistici con la celebrazione della Santa Messain via dei mille; le notti di Nicodemo in spiaggia. Sono tante altre le cose che potrei ricordare dei suoi oltredieci anni di lavoro svolto con passione, entusiasmo e sacrifici, ma lascio che lo facciano altri fratelli chevorranno prendere la parola in seguito. Il primo contatto con lui è stata la sua telefonata, ed una telefonatami ha annunciato la sua morte improvvisa, allora prima che incominci la Santa Messa, vorrei concluderecon una telefonata speciale che sicuramente giungerà fino a Lui lassù da dove ci guarda sorridente e bonariocome sempre, insieme agli altri parroci della nostra parrocchia: don Mario, don Franco ed il nostro e suoamico padre Mario. “Pronto, ciao don Osvaldo, sono Elbano, siamo qui in tanti nella tua Chiesa per salutartiancora una volta dopo un anno; partisti così in fretta che non avemmo neanche il tempo di salutarti comeavremmo voluto, di dirti grazie per tutto quello che avevi fatto per noi e di chiederti scusa per tutte le volteche ti abbiamo deluso. Tu ci mettevi tutto l’impegno per farci conoscere meglio Gesù, ti preparavi per le“laetio divinae”, per ogni omelia domenicale e noi tante volte abbiamo fatto orecchie da mercante... Ciaodon Osvaldo continua a sorriderci ed a proteggerci, ciao… ciao….” Elbano

È iniziato con un concerto dell’ArenaSport di Budapest la X edizione del Gen-fest,manifestazione promossa dal Movi-mento dei Focolari. In 12 mila da tutto ilmondo hanno raggiunto la capitale unghereseper partecipare all’evento. Solo qualche nu-mero: 104 le nazioni rappresentate: quasi8.500 dall’Europa (3.700 dell’Europa Orien-tale), 850 dall’Asia, 1.300 dalle Americhe, uncentinaio dall’Africa e un piccolo gruppo anchedall’Oceania; 250 dal Medio Oriente. Due terzisono cristiani di diverse chiese, circa centosono i giovani che appartengono ad altre reli-gioni, consistente il numero di quanti proven-gono da altre culture. “Let’s Bridge”, cioècostruiamo ponti, è il titolo della manifesta-zione. E i giovani che nella p’rima giornataprenderanno la parola, racconteranno il loroimpegno a favore della pace, della giustizia,della fraternità: dall’Egitto, città cuore della pri-mavera araba; alla Tailandia, al Giappone,dalle terre colpite dalle catastrofi naturali. Maanche le azioni svolte in Italia a favore degliimmigrati. Il messaggio del Papa. Che lacittà di Budapest con i suoi numerosi ponti cheattraversano il Danubio possa essere “unsegno di speranza per ispirare tutti i giovanipresenti per offrire la mano dell’amicizia aquelli che vengono da altre origini e culture,così da dare forma di unità e pace alla cittàdell’uomo e renderla in qualche misura antici-pazione prefiguratrice della città senza barrieredi Dio”. E’ l’augurio che papa Benedetto XVI

ha fatto arrivare ai 12 mila giovani del Genfest.In un messaggio a firma del cardinale segre-tario di Stato Tarcisio Bertone, che è stato lettoin una gremita Arena, il papa nota come la cittàstessa di Budapest “è un simbolo eloquente,su tanti livelli, delle aspirazioni che portanocosì tanti giovani insieme per la celebrazione”del Genfest. Ed aggiunge: “I numerosi pontiche attraversano i Danubio” sono stati “distrutticome conseguenza della Seconda Guerramondiale. Eppure dalle ceneri di quel terribileconflitto è sorta una determinazione di co-struire la pace su fondamenti duraturi”. “I pontidel Danubio sono stati ricostruiti e la comunitàinternazionale si è data una meta di eliminareuna volta e per sempre tutte le condizioni chepotrebbero condurre ad un conflitto futuro”.”Ilricordo del card. Martini Il Genfest ha presoavvio proprio nel giorno della scomparsa delcard. Carlo Maria Martini. E in una nota diffusaa margine della manifestazione, così i focola-rini scrivono: “Del suo straordinario amore perla Parola di Dio e della sua capacità ed eser-cizio di dialogo con la cultura contemporaneavogliamo farne tesoro. Due perle che vogliamopossano essere raccolte anche dalle nuovegenerazioni, mentre ci apprestiamo a dare ini-zio al Genfest, insieme ai 12.000 giovani arri-vati a Budapest dai cinque continenti”.

GENFEST 2012

Let’s Bridge!12 mila giovani da tutto il mondo

a Budapest:

il messaggio del Papa

7Anno XXIX

9 Settembre 2012 PAG

Happening nazionale degli Oratori dal 6 al 9 settembre

LE MARCHE PARTECIPANO CON 70 ANIMATORI DI 7 DIOCESI

L’incontro avrà luogo a Bergamo e Brescia dove sono stati invitati i 6 mila Oratori presenti in Italia. Nelle Marche operano 300 strutture.

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Le Marche parteciperanno all’Happening nazionale degli Ora-tori, organizzato dallo specifico Forum presieduto da don MarcoMori a Bergamo e Brescia dal 6 al 9 settembre prossimi dovesono stati invitati per la prima volta i 6 mila Oratori operanti inItalia. La nostra regione sarà rappresentata da 70 tra educatori eanimatori degli Oratori marchigiani di 7 delle 13 Diocesi.L’incontro ha lo scopo di approfondire gli elementi essenzialidell’essere e del fare oratorio oggi, nella consapevolezza che laproposta educativa alla base di tale struttura, nella sua comple-tezza, è ancora attuale; oggi, forse più di qualche decennio fa. Idati di questa estate 2012 lo confermano: le estate-ragazzi deglioratori italiani hanno accolto un milione e mezzo tra bambini eadolescenti, guidati da 200 mila animatori 15-22enni, esaurendol’intera ospitalità. I Vescovi delle Marche presentando nell’aprile scorso il 2° con-vegno ecclesiale marchigiano (22-24 novembre 2013) che ha alcentro del suo svolgimento la testimonianza del Vangelo nellarealtà contemporanea sottolinearono che la seconda risorsa di-sponibile per affrontare tale sfida, dopo la più nota “caritativa”,è quella formativa, e comprende l’azione educativa che la Chiesasvolge a partire dalle Parrocchie nei confronti dei ragazzi e deigiovani, e che è esercitata dalle aggregazioni laicali e, special-mente, dagli Oratori: nelle Marche ne funzionano 300 e costi-tuiscono ambienti formativi capaci di rispondere alle esigenzeaggregative dei ragazzi nelle diverse età; proprio in ragione diquesta opera la Regione Marche ha opportunamente prestato at-tenzione agli Oratori, contribuendo a sostenerli.

La rappresentanza marchigianapresente a Bergamo e Brescia èaccompagnata da don France-sco Pierpaoli, coordinatoredella Commissione regionaledegli Oratori e dal sociologoMassimiliano Colombi, do-cente all’Istituto teologico mar-chigiano di Ancona che hapreparato alcuni punti di orien-tamento per i vari contenitoridell’Happening: una mappache possa aiutare i partecipantia guardare di più, da diverse visuali, per raccogliere elementiutili al lavoro quotidiano in Oratorio, e poterli condividere alrientro. Uno specifico messaggio ai partecipanti è stato rivoltodal vescovo di Fabriano-Matelica mons. Giancarlo Vecerrica,delegato dei Vescovi delle Marche per la Pastorale Giovanile nelquale pone in evidenza che “l’Oratorio è una testimonianza sullanatura del cristianesimo, ed è come qualcosa d’imprevisto cheirrompe nella vita, che investe la persona e la cambia”.La discussione si svilupperà su tre momenti-aspetti, che appa-iono attualmente i più significativi nell’ottica di una proposta na-zionale sugli oratori: la condivisione di modelli e lo scambio diesperienze, compresa quella spirituale; la riflessione esplicitasulle dinamiche dell’oratorio e sui suoi processi educativo-pa-storali; la conoscenza di prassi e di attività che gli oratori offrono.

I temi che verranno affrontatiruoteranno intorno al concetto:”Oratorio e/è educare”. Sfide,prospettive, esperienze. L’obiet-tivo – affermano i promotori - èesplicitare il modo con cui l’ora-torio educa, affiancandoci deci-samente al tema decennale CEI.Il programma: si comincerà il 6 e7 settembre, “abitando un orato-rio”: ogni oratorio partecipanteverrà ospitato da un altro orato-rio; lo scambio permetterà di co-

noscere un modello di impostazione oratoriana (in questo casolombarda) e intessere relazioni signifi-cative e utili fra diverse realtà ed espe-rienze. L’8 ci sarà invece un convegnopresso il Centro Fiera del Garda diMontichiari (BS), a cui seguiranno variworkshop; la sera, sempre a Brescia, inpiazza della Loggia, si svolgerà invecela grande festa happening dove attra-verso la musica, i giochi, le danze si ri-percorrerà la storia dell’oratorio. Infineil 9, nella cattedrale di Brescia, si terràla celebrazione eucaristica con ilmandato finale agli animatori. (S.B.)

8 Anno XXIX

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A Villa Rosa un’estate piena di colori2 Luglio 2012: inizio di una nuova avventura dove 7 animatoriappena cresimati accettano la sfida del campo-scuola Monte-monaco 2012, aggiungendosi ai veri protagonisti quali ben 48ragazzi di 5° elementare, 1° e 2° media. Tra preoccupazioni,ansia e determinazione, l’arrivo a Casa Gioiosa è stato illumi-nante, quella settimana di lavoro e divertimento non era piùun miraggio ma una realtà di fronte ai nostri occhi. Come gliinsegnamenti della parola “presentarsi”, abbiamo aperto gliorizzonti a nuove conoscenze, distribuendoci tra i cinquegruppi di gioco: VERDI, ROSA, GIALLI, AZZURRI eARANCIONI. Quello dei primi due giorni era un campo-scuola formale, legato specialmente alle regole, ma trascorsele giornate di assestamento abbiamo potuto dare inizio alledanze; addio diplomazia, che lascia il posto a giochi, gavettoni,scherzi e divertimento allo stato puro. Ciò non vuol dire chefosse tutto rose e fiori; pianti e bisticci per offese e sconfitteerano all’ordine del giorno! Fortunatamente grazie al “sostegnopsicologico” offerto da noi animatori gratuitamente, la pacetornava a regnare per qualche ora. Anche all’interno della no-stra squadra erano presenti tensioni che venivano risolte all’im-mediato. È stato Giovedì che si è vista l’unione di questogruppo fantastico durante l’escursione all’Infernaccio, ma è afine settimana che siamo riusciti ad avere una visione com-

pleta della squadra. Ragazzi simpatici, chi troppoestroverso e chi sensibile, presenti SEMPRE gli uniper gli altri. Sono queste caratteristiche che ci hannoinsegnato che non sono l’età o il sesso ciò checonta, bensì la passione in ciò che si fa per agirecome una vera squadra.

Ragazzi, ancora una volta grazie per la lezionedi vita, siete tutti BELLLLLISSIMI!

Gli animatori

Parrocchia S. Gabriele dell’Addolorata FESTA DI S. MARIA BAMBINA 2012Carissimi parrocchiani,

l’8 settembre è la festa di S.Maria Bambina. La prima chiesa parrocchiale di Villa Rosa è stata dedicata a Maria Bambina. Per tanti di voi questa

Chiesa ha significato la crescita nella e della fede: il battesimo, la 1^ Comunione, la Cresima e il Matrimonio; le attività catechistiche, ricreative e

sociali. Anche quest’anno vogliamo solennizzare la FESTA in onore di Maria Bambina con manifestazioni religiose, culturali, sociali e ricreative.

Amiamo la Madonna imitando il suo Figlio Gesù.PROGRAMMA

2 settembre (domenica) ore 11 Messa della 1^ Comunione (Chiesa di S.Gabriele)3 settembre (lunedì) ore 18 Rosario animato dai fanciulli di 3 e 4 elementare e Genitori

ore 18,30 Santa Messa con riflessione4 settembre (martedì) ore 18 Rosario animato dai ragazzi di 5 elem- 1 e 2 media e Genitori

ore 18,30 Santa Messa con riflessione5 settembre (mercoledì) ore 18 Rosario animato dalla 3 media e Genitori

ore 18,30 Santa Messa con riflessione6 settembre (giovedì) ore 21 Adorazione Eucaristica

ore 22 Concerto di Nigro Vincenzo7 settembre (venerdì) ore 18 Rosario animato dai giovani

ore 18,30 Santa Messa con riflessioneore 21 RECITAL “Reality Sciò”

8 settembre (sabato): FESTA DI SANTA MARIA BAMBINAore 8,30 S.Messa con riflessioneore 10 S.Messa (Chiesa dei Franchi)ore 15-18 GIOCHI in piazzaore 18,30 S.Messa con riflessione ore 21 PROCESSIONE MARIANA (dalla Chiesa di Santa Maria Bambina alla Chiesa di S.Gabriele)

9 settembre (domenica) ore 9 Maratonina per bambini da 3 a 14 anniore 21 Spettacolo “Passpartu”ore 23 Estrazione della LOTTERIA

Da Ripatransone

Applaudito concerto per flauto e pianoforteA Ripatransone, nella chiesa di Santa Chiara, con inizioalle ore 21.30, giovedì 30 Agosto 2012 si è tenuto un ap-plauditissimo concerto strumentale, programmato dall’As-sessorato Comunale alla Cultura, dal R.O.L.F., dalComitato del Quartiere Agello. I protagonisti dell’indimen-ticabile serata sono stati: il pianista Domenico Romano edil flautista Gian Paolo Corradetti, che hanno eseguito ma-gistralmente nella prima parte, brani di Bach, Mozart,Schumann, Andersen, Fauré; nella seconda, come “Omag-gio al cinema italiano”, hanno presentato noti brani da film,dei compositori: Nino Rota, Luis Bacalov, Ennio Morri-cone. Ogni esecuzione è stata lungamente applaudita, e allaconclusione gli strumentisti hanno concesso dei bis. Tra ilqualificato pubblico sono stati notati: i cantanti lirici EttoreNova ed Ambra Vespasiani, rispettivamente direttore arti-stico e segretaria del R.O.L.F.; per l’amministrazione co-munale i consiglieri Barbara Bassetti e Paolo Polidori(delegato alla Cultura), che ha preso la parola complimen-tandosi con gli artisti e con gli organizzatori; inoltre ha co-municato che per il prossimo anno nella chiesa di SantaChiara saranno programmati altri eventi; al prof. Polidoriha fatto seguito il baritono Ettore Nova che ha annunciatoche nell’immmediato, e precisamente alle ore 18 di dome-nica 9 Settembre, con la stessa organizzazione, nella me-desima chiesa si terrà un concerto lirico, con il debutto digiovani talenti. a.G. – I.a.