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CARLO MARIA MARTINI RISCHIARE E GIOCARSI Verso scelte definitive Postfazione di Renato Corti Estratto della pubblicazione

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CARLO MARIA MARTINI

RISCHIAREE GIOCARSI

Verso scelte definitive

Postfazione di Renato Corti

Molte furono le forme di attenzione alle vocazioni che il card.Martini coltivò negli anni del suo ministero milanese (1980-2002).

Tra queste spicca la scelta di accompagnare i seminaristi indue passaggi “chiave” del loro iter verso il ministero. Nacquerocosì rispettivamente «Gli incontri dell’“Ora decima”», rivoltiai seminaristi di II teologia nell’anno scolastico 1990-1991, e«Gli incontri dell’“Ora undecima”», destinati ai seminaristidi V teologia nell’anno scolastico 1991-1992. Le due serie diincontri sono qui riproposte in un unico volume.

Per quanto destinate ai seminaristi, le riflessioni del Cardinalepossono interessare ogni giovane che abbia l’intenzione di vi-vere sul serio il Vangelo di Gesù, attraverso scelte radicali,verificate, solide, impegnative.

La pubblicazione è impreziosita dalla postfazione di mons.Renato Corti, prima direttore spirituale in seminario, poi Vi-cario generale dell’arcivescovo Martini per undici anni, in se-guito Vescovo di Novara.

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RISCHIAREE GIOCARSI

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CARLO MARIA MARTINI

RISCHIAREE GIOCARSIVerso scelte definitive

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ISBN 978-88-7098-712-6Prima edizione digitale 2012

In copertina:Pellegrinaggio diocesano a Efeso del 2002.Il cardinale Martini sulla spiaggia di Mileto guarda verso Gerusalemme.

Si ringrazia Edizioni AdP per la gentile concessione del testo“Conoscersi, decidersi, giocarsi”.

Copyright © 2012

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Premessa

«Quando un vescovo ha il Seminario locale deveessere dedicata a questo la cura principale, almenodal punto di vista qualitativo»: questa affermazioneche il cardinale Martini propone, tratteggiando la fi-sionomia del vescovo oggi1, trova riscontro nelle scel-te che egli fece negli anni del suo episcopato milane-se (1980-2002). La cura per il Seminario prese forma,tra l’altro, nella scelta di accompagnare i seminaristiin due passaggi “chiave” del loro iter verso il ministe-ro. Nacquero così rispettivamente gli «Gli incontridell’“Ora decima”», rivolti ai seminaristi di II teologianell’anno scolastico 1990-1991, e «Gli incontridell’“Ora undecima”», destinati ai seminaristi di Vteologia nell’anno scolastico 1991-1992.

Il titolo dato alla prima serie di incontri – poi pub-blicati nel volume La radicalità della fede – ne indicavalo scopo, riprendendo la citazione di Gv 1,39: «Anda-rono dunque videro dove abitava; e quel giorno rima-

1 C.M. MARTINI, Il vescovo, Rosenberg & Sellier, Torino 2011, 66.

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sero con lui; era circa l’ora decima». Si trattava cioè disostenere e orientare il desiderio di conoscere e segui-re Gesù. Da qui derivava anche la modalità degli in-contri, nei successivi momenti che si sviluppavano dalpomeriggio alla sera: l’ascolto, la preghiera personale,il confronto fraterno, il dialogo personale e la condivi-sione comunitaria con l’Arcivescovo. Martini volletrattare tre tematiche decisive per il discernimento delproprio cammino vocazionale: fede, celibato, ministe-ro. Ne volle trattare però non dal punto di vista degli«aspetti propositivi, positivi, didascalici … che sonooggetto delle trattazioni teologiche» o spirituali relati-ve a queste temi, bensì dal punto di vista delle difficol-tà che offuscano l’appropriazione esistenziale di que-ste scelte. Richiamandosi a Newman, Martini intende-va cioè promuovere nei giovani l’indispensabile pas-saggio dall’“assenso nozionale” all’“assenso reale”,alla appropriazione vissuta delle scelte.

La seconda serie di incontri – essi pure pubblicati coltitolo Conoscersi, decidersi, giocarsi –aveva invece l’o-biettivo di aiutare i seminaristi di V teologia a compie-re il «discernimento conclusivo» in vista delle ordina-zioni diaconale e presbiterale. Il cardinale parlò di «in-contri dell’“Ora undecima”» non solo perché seguiva-no immediatamente – e quasi in modo complementa-re – quelli della precedente “Ora decima”, ma perché– rilevava lui stesso nell’incontro introduttivo – l’“Oraundecima” «prelude all’“Ora duodecima”, quella cioèdelle decisioni e delle scelte definitive». I verbi sui

6 Premessa

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quali è costruita la proposta (conoscersi, decidersi, di-scernere, resistere, giocarsi definitivamente) intendo-no esprimere quei “moti dello spirito”, quegli atteg-giamenti fondamentali che possono sostenere una de-cisione definitiva sulla propria vita. La modalità degliincontri fu identica a quella già indicata sopra. Più ac-centuata tuttavia fu l’importanza della comunicazio-ne scritta e del dialogo tra l’Arcivescovo e i seminari-sti. Ognuno di loro, oltre a poter in ogni momento fargiungere all’Arcivescovo le sue considerazioni, era in-vitato a scrivergli una lettera iniziale, indicando leproprie domande e difficoltà circa il particolare mo-mento del discernimento definitivo e le proprie attesedi fronte agli incontri da tenere.

Per quanto destinate ai seminaristi, le riflessioni delcardinale possono interessare ogni giovane, che abbial’intenzione di vivere sul serio il Vangelo di Gesù, attra-verso scelte radicali, verificate, solide, impegnative.Non temere, ma saper affrontare le condizioni esigentiper seguire Gesù è la via che conduce alla pienezza del-l’amore, in qualsiasi forma possa poi essere vissuto:quell’amore che giunge fino al dono della vita e che fadei cristiani i testimoni più autentici e credibili dellapresenza di Dio e dell’azione dello Spirito anche nel no-stro tempo. Per questo il Seminario di Milano proponela ristampa, in un solo volume, dei due libretti che con-tengono le due serie di incontri. La pubblicazione è im-preziosita dalla postfazione, affidata a mons. RenatoCorti, prima Direttore Spirituale in Seminario, poi Vica-

7Premessa

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8 Premessa

rio generale del cardinale Martini per undici anni, in se-guito vescovo di Novara.

Il volume che presentiamo è la prima tavola di un“trittico”, il cui secondo pannello avrà per oggetto le«grandi tensioni del cuore», i grandi (e non utopici)ideali, che possono sostenere un cammino di fede e disequela di Gesù, per chi abbia già cominciato a muove-re i primi passi e voglia, come Lui, prendere la «fermadecisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme»(Lc 9, 51). Questo secondo volume – dal titolo Come fuo-co ardente – metterà a disposizione dei lettori interventiancora inediti rivolti alle varie comunità del Seminarionelle diverse fasi del loro cammino. Ma, ancora unavolta, le parole del cardinale avranno un impatto frut-tuoso ben al di là della cerchia del Seminario stesso. Ilvolume sarà introdotto da alcuni studi che, da una par-te, aiuteranno a cogliere il senso spirituale e pedagogi-co degli interventi riportati e, dall’altra, comincerannoa sbozzare un ritratto più complessivo della figura e delministero pastorale del cardinale Martini.

Il trittico si concluderà con la pubblicazione di unvolume relativo agli atteggiamenti umani e spiritualiprevii a qualsiasi scelta vocazionalmente determinata:quella “disponibilità a 360°”, che il card. Martini haspesso richiamato, soprattutto in riferimento all’inizia-tiva da lui chiamata “Gruppo Samuele”. L’iniziativa –proposta a giovani e ragazze che, seguendo le indicazio-ni del cammino diocesano, già avevano riflettuto sul si-gnificato di una convinta scelta di fede e sulla sua por-

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tata missionaria – era espressamente volta alla ricercadella volontà di Dio, che si concretizza in modo origi-nale per ogni persona2. Il volume – dal titolo Fa’ questoe vivrai – raccoglierà gli interventi del cardinale ai par-tecipanti alle varie edizioni del “Gruppo Samuele”.Non si tratterà dunque della proposta del cammino dalui personalmente e totalmente guidato nell’anno 1989-1990, bensì degli interventi da lui proposti annualmen-te nelle edizioni successive di tale cammino, la maggiorparte dei quali risulta ancora inedita.

Le tavole del trittico tracciano così tre cerchi concen-trici sempre più ampi: dal discernimento in vista dellavocazione presbiterale, alle “grandi tensioni del cuore”che sostengono un serio cammino di radicalità evange-lica, agli atteggiamenti umani e spirituali previi a qual-siasi scelta determinata e che possano rendere autenti-ca la “disponibilità a 360°” nei confronti della chiamatadel Signore. Non è difficile individuare l’obiettivo che,come “filo rosso” collega tutti i testi pubblicati: favori-re le condizioni per un attento e sereno discernimentodella propria vita, al fine di percepire la chiamata che ilSignore rivolge a ciascuno.

Premessa

2 Per chi voglia conoscere più da vicino le origini e le modalità dell’i-niziativa e le tappe del cammino, direttamente proposte dal cardina-le, rimandiamo al volume: Carlo Maria Martini e collaboratori, Il Van-gelo per la tua libertà. L’itinerario vocazionale del «Gruppo Samuele», Mi-lano, Ancora 1991 (Contributi per l’azione pastorale, 3); e, più recen-temente, Carlo Maria Martini, Il Vangelo per la tua libertà. Itinerario vo-cazionale, Milano, Ancora 2004 (La tenda).

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La pubblicazione dei tre volumi idealmente accom-pagna tre anniversari di eventi che hanno segnato inmodo definitivo la vita del card. Martini: il cinquante-simo di Professione religiosa solenne (2 febbraio 2012),il sessantesimo di Ordinazione presbiterale (13 luglio2012), il trentesimo di cardinalato (2 febbraio 1983). IlSeminario ha inteso festeggiare queste ricorrenze eonorare l’Arcivescovo emerito, raccogliendo e ripropo-nendo frutti significativi del suo illuminante magistero.Confidiamo che le parole del cardinale possano diven-tare per tanti giovani e ragazze sia un aiuto per sedersiprima a calcolare la spesa della torre da costruire «e avedere se ha i mezzi per portarla a termine» (Lc 14, 28)sia un incoraggiamento a non declinare la chiamata diGesù con il rischio di vivere con il volto triste (Lc 18, 18-23). E possano insieme costituire per tanti educatori epastori sostegno e modello per il loro difficile e coinvol-gente compito.

Pierpaolo CaspaniVirginio Pontiggia

10 Premessa

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LA RADICALITÀDELLA FEDE

GLI OSTACOLI CHE INCONTRANO LA FEDE,IL CELIBATO, IL MINISTERO

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Introduzione

Perché l’Ora decima?

L’iniziativa di questi quattro incontri è nata dal de-siderio di conoscerci reciprocamente e di vivere un’e-sperienza di comunione, di comunicazione nella fe-de, di scambio.

Come alunni del secondo anno di teologia, infatti,voi rappresentate un momento emblematico della vi-ta del seminario.

Abbiamo chiamato il nostro gruppo Ora decima vo-lendo fare riferimento al capitolo 1 del vangelo secon-do Giovanni. Giovanni Battista si trovava con due deisuoi discepoli e vedendo Gesù che passava disse:«”Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sen-tendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora sivoltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro:“Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbi (che tra-dotto significa maestro), dove dimori?”. Disse loro:“Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro doveegli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano

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circa le quattro del pomeriggio”» (Gv 1,37-39). La Bibbiadi Gerusalemme annota: «le quattro del pomeriggio: al-la lettera “L’ora decima”».

Lo spirito del nostro trovarci insieme vuole appun-to essere quello di rimanere, presso il Signore anzitut-to e poi gli uni presso gli altri.

Le regole

Per compiere questo cammino insieme occorre pe-rò rispettare alcune regole.

1. Sentirsi sotto lo sguardo di Dio, alla sua presen-za, in compagnia di Gesù. Non basta quindi attende-re alla preghiera come sforzo personale, ma bisognalasciarsi guardare dal Signore, contemplarlo, ascol-tarlo, cercare il suo volto, nella certezza di essere dalui amati.

Bandire dai nostri cuori ogni ansietà di trarrequalche profitto per risolvere particolari preoccupa-zioni dell’oggi o per rispondere a domande sul futu-ro. In caso contrario non porteremo alcun frutto. Viinvito dunque a impegnarvi seriamente per rag-giungere uno stato di serenità e per rimanere nellaquiete.

Per non dimenticare lo scopo che ci proponiamo,dobbiamo pregare la Madonna, e vi suggerisco di re-citare ogni giorno un’Ave Maria, affinché ella ci ot-tenga la grazia di interiorizzare i doni di Dio, di pas-

14 La radicalità della fede

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sare – come vedremo – dall’assenso nozionale all’as-senso reale sui temi che tratteremo.

Tutte e tre queste regole sono importanti.

Il tema

Dopo averci pensato a lungo, ho scelto di riflettere,nei nostri incontri, sul trinomio fede-celibato-ministero.

E sottolineo subito che non intendo approfondiregli aspetti propositivi, positivi, didascalici di tale te-ma, che sono oggetto delle trattazioni teologiche eche voi già conoscete o state studiando. Considererò,piuttosto, gli aspetti negativi che offuscano una visio-ne adeguata dei tre elementi (fede, celibato, ministe-ro) e della loro connessione.

In altre parole, rifletteremo sulla fatica della appro-priazione di questi valori.

L’appropriazione

1. Appropriazione significa “fare proprio” un og-getto. In senso morale e spirituale vuole dire fare di-ventare propria un’idea, un ideale, uno stile di vita;partire da una proposta estrinseca e giungere a ren-derla mia, a fare in modo che nasca da me.

È interessante notare che il vocabolo latino pro-prius, da cui deriva appropriazione (termine usato an-

15Introduzione

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che in filosofia, ma soprattutto in psicologia), non è ilcomparativo di prope (più vicino a me). Sembra inve-ce venire dall’espressione giuridica latina prò privo,cioè per uso privato, per uso mio.

Proprius indica allora ciò che mi appartiene, che miriguarda direttamente e personalmente; nel linguag-gio corrente si dice anche: “far mia una cosa”.

Ci sono altri sinonimi di “appropriazione”. JohnHenry Newman, per esempio, parla di “realizzazio-ne”, termine che usa molto in un’opera della sua ma-turità spirituale, filosofica e teologica: La grammaticadell’assenso, scritta nel 1870, all’età di 69 anni.

Nel capitolo IV, intitolato «Assenso nozionale e as-senso reale», egli cerca di definire le due qualifichedell’assenso e poi spiega come la “realizzazione” siaappunto il passaggio dal nozionale al reale.

Non potendo fermarmi a lungo sulla teoria diNewman, peraltro ben nota, mi limito a ricordare unpasso molto bello, dove egli esemplifica la “realizza-zione” nella vicenda drammatica del patriarca Giob-be, mettendo a confronto il suo atteggiamento versoDio prima e dopo la durissima prova.

Già prima – egli scrive – Giobbe intuiva rettamen-te gli attributi divini; aveva un assenso nozionalecorretto della giustizia, della verità, della santità,della bontà, della misericordia di Dio. Tuttavia leprove hanno trasformato tale intuizione in assensoreale:

16 La radicalità della fede

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«Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto. Perciò mi ricredo e mi pento sopra polvere e cenere» (Gb 42,5-6).

La conoscenza “per sentito dire” è l’assenso no-zionale, della mente, assai diverso da quel “vederedegli occhi”, che corrisponde all’assenso reale, delcuore.

Richiamo qualche altro sinonimo di “appro-priazione”. Si può parlare di “percezione esi-stenziale”, a indicare che quando ho fatto mia un’i-dea, un concetto di Dio, non ho più bisogno che mivenga imposto dall’esterno, non devo più ricordarloattraverso la memoria.

Oppure si può parlare di “coscientizzazione” o,ancora, di “integrazione personale”.

2. Emerge la domanda cruciale: a che cosa è dovu-ta la distanza tra assenso nozionale e assenso reale?

Anzitutto voglio osservare che l’assenso nozionalenon è sbagliato e, per esempio, nelle verità matemati-che è più che sufficiente; capisco un teorema con as-senso nozionale e questo mi basta.

La distanza appare quando si tratta di verità reli-giose, morali, spirituali, di verità che riguardanol’ambito dell’esistenza, dell’amore, della gioia, dellavita e della morte.

17Introduzione

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E richiamo almeno due motivi che spiegano taledistanza.

– Il primo è dovuto al fatto che il cammino dell’ap-propriazione di verità profonde è assai lungo.

Mentre un teorema matematico si può capire inpochissimo tempo, talora subito, l’assenso reale èfrutto di un itinerario di crescita che passa (come in-siste Newman) attraverso varie prove. Solo così lapersona cresce, matura verso assensi reali profondi.

Secondo alcuni grandi psicologi dell’evoluzioneumana, l’uomo raggiunge una fede religiosa genuinae fa sua in maniera propriamente personale la religio-ne che ha ereditato, intorno ai trent’anni.

A mio avviso, però, è più esatto dire che l’uomo puògiungere a integrare la verità religiosa cristiana nellapienezza della sua personalità; perché molte personenon interiorizzano mai la fede. Il cammino del-l’appropriazione non è solo lungo, ma spesso avvienein maniera solo embrionale, non quindi auto-matica-mente e non sempre. Inoltre, più che “intorno ai tren-t’anni”, io direi tra i trenta e i quarant’anni.

Credere che Dio esiste, che è buono e mi chiama,che la fede è un valore che richiede la vita, che il celi-bato per il Regno è un valore valido proposto da Cri-sto a me, che il ministero è un servizio importante chedetermina la mia esistenza; tutto questo può esserefrutto di assenso nozionale. Diviene assenso reale at-traverso un faticoso e lento processo di au-totrascendenza personale.

18 La radicalità della fede

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La distanza tra i due modi di assenso è dunquemotivata dalla necessità di un tempo di maturazioneumana.

– Il secondo motivo, collegato con il primo, è dovu-to al fatto che numerosi ostacoli impediscono l’”ap-propriazione”.

Ostacoli dell’ambiente spesso sfavorevole; ostaco-li costituiti da abitudini personali cattive oppuresemplicemente da pigrizia (non voglia di ragionare,di riflettere su se stesso, non voglia di compiere la fa-tica di elaborare il concetto); ostacoli dell’inconscio,per cui una persona sa parlare benissimo, è capace diesporre le verità con chiarezza, ma a un certo punto siaccorge che sta recitando, che ripete concetti impara-ti a memoria e che però non ha penetrato, non ha in-teriorizzato.

Tutti questi ostacoli sono particolarmente insidiosiper i grandi temi (come la fede, il celibato, il ministe-ro) che comportano una dedizione esistenziale piena,perché rimettono continuamente in questione la scel-ta facendo in modo che non coinvolga totalmente lacoscienza.

Lo stile dell’Ora decima

Nei nostri incontri metteremo perciò a fuoco le dif-ficoltà dell’appropriazione riflettendo sui blocchi co-municativi. Il processo di passaggio dall’esterno al-

19Introduzione

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Indice

Premessa Pag. 5

LA RADICALITÀ DELLA FEDEGLI OSTACOLI CHE INCONTRANO LA FEDE,

IL CELIBATO, IL MINISTERO

Introduzione » 13

1. La radicalità della fede » 23

2. Il dominio della corporeità » 39

3. «È vero che Dio ha detto: non dovetemangiare di alcun albero del giardino?» » 57

4. Il ministero alla prova » 77

CONOSCERSI, DECIDERSI, GIOCARSIGLI INCONTRI DELL’ORA UNDECIMA

Introduzione » 97

Conoscersi » 103

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Dialogo Pag. 113

Decidersi » 125

Dialogo » 139

Discernere e resistere » 151

Dialogo » 167

Giocarsi » 177

Restare ancorati alla Parola » 189

In dialogo » 193

POSTFAZIONEdi RENATO CORTI

La scoperta del Signore come “tutto” » 205

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