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CARLO MAGNO E LE ALPI Atti del XVIII Congresso internazionale di studio sull'alto medioevo Susa, 19-20 ottobre 2006 Novalesa, 21 ottobre 2006 FONDAZIONE CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVO SPOLETO 2007

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CARLO MAGNO E LE ALPI

Atti del XVIII Congresso internazionale di studiosull' alto medioevo

Susa, 19-20 ottobre 2006Novalesa, 21 ottobre 2006

FONDAZIONE

CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL'ALTO MEDIOEVOSPOLETO

2007

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«TEMPORE VERNALI, TRANSCENSISALPIBUS IPSE»

IL TERZO VIAGGIO DI CARLO MAGNO IN ITALIAE LA STORIA DELLA MINIATURA

Fiinfmal ist Karl der GrofJe in Italien gewesen,undjedesmal als ein Verwandelter zuriickgekehrt ...(Wolfgang Braunfels, Karl der Grolle.Ein Baumeister Europas, Bonn 1965, p. 32)

Le tappe dell'ascesa politica della dinastia dei Carolingi e dellosviluppo culturale e artistico ad essa legato sono riflesse nella deco-razione di due manoscritti: l'Evangeliario di Gundoino (Autun, Bi-bliothèque Municipale, ms. 3) \ del 754, e l'Evangelistario di Gode-scalco (Parigi, Bibliothèque Nationale de France, ms. nouv. acq. lat.1203) 2, databile tra il 781 e il 783. La loro decorazione comprende,

l E.H. ZIMMERMANN,Vorkarolingische Miniaturen, Berlin 1916 (Denkrnaler deut-scher Kunst), pp. 182-184; P. MCGURK,Latin Gospel Books from A.D. 400 to A.D. 800,Paris-Bruxelles, 1961 (Les publications de scrjptorium, V), pp. 50-51 n. 46; W. Kosn-LER,Buchmalerei des [riihen Mittelalters. Fragmente und Entioiirfe aus dem Nach-lass, a cura di E. KITZINGERe F. M(JTHERICH,Munchen 1972 (Veroffentlichungen desZentralinstituts fur Kunstgeschichte in Munchen, V), pp. 99-101; L. NEES, Image andtext. Excerpts from Jerome's De Trinitate and the Maiestas Domini miniature of theGundohinus Gospels, in Viator, XVIII (1987), pp. 1-21; In., The Gundohinus Gospels,Cambridge, Mass., 1987 (Medieval Academy Books, XCV!.

2 W. KOEHLER,Die karolingischen Miniaturen, II, Die Hofschule Karls des Gros-sen, Berlin, 1958 (Denkrnaler deutscher Kunst), pp. 22-28; F. MllTBEHH'H,Die Buch-malerei am Hofe Karls des Grolien, in Karl der GrofJe. Lebenswerk und Nachleben,III, Karolingische Kunst, a cura di W. BRAlJN~'ELS,H. SCHNITZLER,Dusseldorf 1965, pp.9-53 (9-12); KOEHLER,Buchmalerei des [rùhen Mittelalters cit. (nota 1), pp. 117-118; F.MOTHERICB,J. E. GAEIIDE,Karolingische Buchrnalerei, Munchen, 1976 mie grossenHandschriften der Welt), pp. 9-11, 32-37, tavv. 1-3; P.E. SCHRAMM,F. MOTHERICH,Denk-male der deutschen Konige und Kaiser, I, Ein Beitrag zur Herrschergeschichte vonKarl dem Grossen bis Friedrich II. 768 - 1250, Zweite erganzte Auflage, Munchen,1981 (Veroffentlichungen des Zentralinstituts fur Kunstgeschichte in Munchen, VII),pp. l16, 478 n. 8; A. VON Euw, Liber Viventium Fabariensis. Das karolingische Memo-rialbuch von Pftifers in seiner liturgie- und kuristgeschichtlichen Bedeutung, Bern -Stuttgart, 1989 (Studia Fabariensia, Il, pp. 186-187; B. BR~:NK,Schrittlichkeit und BUd-lichkeit in der Hofschule Karls d. Gr., in Testo e immagine nell'alto Medioevo, Spoleto,

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oltre alla raffigurazione degli evangelisti, quella di Cristo in trono,che nel caso dell'Evangeliario di Gundoino rappresenta una vera epropria Maiestas Domini. Il confronto tra le due immagini cristolo-giche - cosÌ come quelle dei rispettivi evangelisti - ne rivela l'appar-tenenza a due civiltà artistiche distinte 3. In quella dell'Evangelia-rio di Gundoino prevale una resa delle figure essenzialmente graficae bidimensionale, agli albori di un Medioevo artistico ancora alla ri-cerca della propria identità (Fig. 1); nella seconda si riconosce inve-ce l'eredità consapevole della tradizione antica e la premessa per unfuturo approfondimento in questa direzione (Fig. 2).

L'Evangeliario di Gundoino si data al 754 grazie al lungo colo-phon finale 4: in esso si dichiara che nel mese di luglio del terzo an-no del regno di Pipino lo scriba Gundoino terminava a Vosevio - uncentro non meglio identificato della Borgogna - il manoscritto, ese-guito in onore di san Giovanni e di santa Maria su richiesta di unadonna di nome Fausta e del monaco Faculfo. L'opera si presenta conun apparato decorativo ambizioso: oltre alle iniziali e alla MaiestasDomini che chiude la serie delle Tavole dei Canoni, spiccano alla fi-ne del volume i ritratti degli evangelisti, rappresentati in piedi, aldi sotto di arcate e sovrastati ciascuno dal proprio simbolo.

Va ricordato che proprio all'inizio dell'anno in cui venne eseguito I'E-vangeliario di Gundoino, il6 gennaio 754, papa Stefano II procedette al-l'incoronazione reale di Pipino nella basilica reale di Saint-Denis, Si

1994 (Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'alto medioevo, XLIl, pp. 631-682; B. REUDENIlACH,Das Godescalc-Evangelistar. Ein Buch fur die Reformpolitik Karlsdes GrofJen, Frankfurt am Main, 1998 (Fi scher- Taschenbucher, 12177. Kunststuck); G.

DENZINGEH,Die Handschriften der Hofschule Karls des GrofJen. Studien zu ihrer Orna-mentik, Langwaden, 2001, pp. 108-152; F. MlJTHERICH,Die Erneuerung der Buchmalereiam Hof Karls des GrofJen (1999), in In., Studies in Carolingian Manuscript Illumination,London, 2004, pp. 1-61; ID., Manuscrits enluminés '~utour d'Hildegarde" (1987), ibid.,pp. 63-82; 1'résors carolingiens. Livres manuscrits de Charlemagne à Charles le Chauve,catalogo della mostra (Parigi, 21 marzo - 21 giugno 2007), a cura di M.-P. LAFFI'ITEe C.DENOEL,con la partecipazione di M. BESSEYRE,Parigi, 2007, pp. 93-94 n. 8 (M.-P. Laffitte);

M.-P. L~FFl'ITE,L'Évangeliaire de Charlemagne, texte, histoire, reliure, in Art de l'enlumi-nure (2007), n. 20, pp. 4-17.

3" Was fur eine Welt zwischen <den> Evangelisten <von> Autun 3 oder Isidor, Parislat. 13396 einerseits und Godescalc andererseits! " (KOEHLER,Buchmalerei des [rùhen Mit-telalters cit. [nota 1], p. 118). Si veda anche W. BRAUNFELS,Die Polaritat zwischen germani-scher Tradition und klassischer Antike am Hofe Karls des GrofJen, in Roma e l'età carolin-gia. Atti delle giornate di studio (Roma, 3-8 maggie 1976), Roma, 1976, pp. 15-25 (16-18).

4 NEEs, The Gundohinus Gospels cit. (nota 1), p. 236.

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tratta del primo viaggio attraverso le Alpi compiuto da un successore diPietro, accompagnato dalle principali personalità della curia romana 5.

Sembra quasi che Gundoino, menzionando l'anno d'esecuzione del pro-prio lavoro con un riferimento al regno di Pipino, voglia insistere sul-l'importanza dell'avvenimento. Del resto, proprio con questo viaggio delpapa attraverso le Alpi, si stabilisce il primo contatto 'istituzionale' trala cultura germanica e franca del Nord e la tradizione classica e anticadel Mediterraneo, con notevoli conseguenze per la storia dell'arte.

Una prima assimilazione della tradizione artistica mediterraneasi manifesta, infatti, già nello stesso Evangeliario di Gundoino, sianella Maiestas Domini (Fig. 1), sia nelle immagini degli evangelistiin piedi al di sotto di arcate. Esse dipendono dall'arte mediterraneatardoantica e sono probabilmente riconducibili a un modello del VIsecolo; modello che, però, viene riproposto con mezzi che sono anco-ra quelli tipici dell'arte libraria dei Merovingi 6. Nell'anno 754, I'E-vangeliario di Gundoino appare dunque come un'opera all'avanguar-dia nella ricerca di una rappresentazione coerente della figura urna-na, ma ancora profondamente ancorata alla tradizione precedente.Non vi si coglie nessun segnale di una reale comprensione dell'arteantica, che rimane sostanzialmente estranea all'artista.

Le cose sono ben diverse quando, quasi trent'anni dopo, nel 781,Carlo Magno, visita a Roma Adriano I.Anche in quest'occasione, l'e-secuzione di un manoscritto miniato, l'Evangelistario di Godescalco,segna, come già nel 754, l'incontro tra un pontefice romano e un refranco; ma questa volta l'opera non è semplicemente contemporaneaall'avvenimento, bensì ne è la conseguenza.

Il manoscritto si presenta come opera di grande lusso: il testo è in-teramente scritto con inchiostro dorato e argentato su colonne porpo-ra 7; la parte liturgica è vergata in oneiale (Fig. 9) con solenni scrittu-

5 C. RODENBERG, Pippin, Karimann und Papst Stephan Il., Berlin, 1923 (Histori-sche Studien, CLm.

6 ZIMMERMANN, Vorkarolingische Minialuren cit. (nota 1), pp. 45-91; C. NORIlENFALK,

L'enluminure, in A. GRAIlAH, C. NORIlENFALK, Le Haul Moyen Age du quatrième au on-zieme siècle, Genève, 1957 (Les grands siècles de la peinture), pp. 87-217 (126-135);KOEHLER, Buchmalerei des [riiheti Mittelalters cit. (nota 1), pp. 89-104.

7 E. KLEMM, Das Gebetbuch DUos 111., in Bayerische Staatsbibliothek. GebetbuchOttos III. elm 3011 1, Munchen, 1995 (Kulturstiftung der Lander, Patrimonia,LXXXIV), pp. 39-87 (50),

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re distintive in capitale (Fig. 8), mentre i versi di dedica finali sonotracciati nella nuova minuscola carolina (Fig. lO) 8. Le colonne di testosono racchiuse su ogni pagina da cornici, secondo un sistema ornamen-tale che non ha precedenti medievali, ma che risale ai più illustriesempi della miniatura tardoantica 9. La restante decorazione è costi-tuita da iniziali (Fig. 8), che rilevano le principali pericopi dell'anno li-turgico e, soprattutto, da sei miniature a piena pagina poste all'iniziodel manoscritto: i quattro evangelisti (Figg. 3-6), Cristo in trono (Fig.2) e il Fonte della Vita (Fig. 7). Gli evangelisti sono presentati seduti,in posizioni diverse, mentre interrompono il lavoro di scrittura e rice-vono l'ispirazione divina dal proprio simbolo (Figg. 3-6). Si tratta di untema che ha il suo precedente più noto nei mosaici giustinianei delpresbiterio di San Vitale a Ravenna e che obbliga il pittore carolingioad affrontare, con risultati non sempre coerenti, la rappresentazionedella figura in movimento. È nell'immagine di Cristo, presentato fron-talmente, che l'artista dimostra al meglio le proprie capacità (Fig. 2) lO.

La figura forma infatti un insieme coerente di linee e di colori densi.Frammenti di paesaggio e di architetture si alternano con zone pura-mente ornamentali, con le grandi lettere capitali della didascalia che sistagliano su un fondo ornato come se si trattasse di un tappeto. La figu-ra emerge in questo contesto grazie ai contorni marcati, alle pieghe li-neari del mantello e della tunica che fasciano il corpo e, soprattutto, perla resa luministica degli incarnati, che risaltano per il raffinato gioco diluci e di ombre. A questo si aggiunge una sorprendente vitalità nellosguardo, con i grandi occhi fissi rivolti allo spettatore. Una tale concezio-ne della figura umana è completamente nuova, non solo nell'arte caro-lingia, ma nell'arte medievale in generale, priva com'è di precedenti aNord delle Alpi. Non si tratta semplicemente del tentativo di copia diun'opera più antica: l'artista dimostra qui di poter attingere direttamen-te a una tradizione pittorica di matrice tardoantica ancora vitale.

Per comprendere la rinnovata vitalità di questa pittura si è volu-to riconoscerne i presupposti in opere italiane, alcune delle quali sicollocano, in realtà, anche decenni dopo l'Evangelistario di Gode-

H KOEHLER, Die karolingischen Miniatllren, II cit. (nota 2), p, 22.9 DENZINGER, Die Handschriften der Hofscliule Karls des Groflen. cit. (nota 2), pp.

63-70.lO KOEHL~;H, Buchmalerei des [rùhen Mittelaltere cit, (nota 1I, p. 117; MllTHERICH,

GAEHDI-:, Karolingische Buchmalerei cit, (nota 2), pp. 32-34,

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scaleo 11; in esse si è voluto ravvisare un prolungamento dell'artelongobarda in direzione della rinascita carolingia, fenomeno per ilquale, tuttavia, non esiste alcun autentico indizio. Tra questi ipote-tici confronti occupa una posizione di rilievo il Codice di Egino (Ber-lino, Staatsbibliothek, PreuBischer Kulturbesitz, ms. Phillips1676) 12, eseguito a Verona quasi vent'anni dopo I'Evangelistario diGodescalco, tra il 796 e il 799. Non sono mancate anche proposte diconfronto del manoscritto di Godescalco con la pittura murale: conle pitture del Tempietto Longobardo di Cividale 13, la cui datazioneè ancora lontana dal costituire un utile elemento di confronto; conquelle della lunetta di San Vitale a Ravenna 14, databili tra 1'810 e1'817; con quelle di Malles 15, che si collocano probabilmente solo nelsecondo quarto del IX secolo 16; con il ritratto funerario di un abate

Il J. PORCHER,Les debuts de l'art carolingien et l'art langobard, in Stucchi e mosai-ci alto medioevali, I, Lo stucco - Il mosaico - Studi vari. Atti dell'ottavo Congresso diStudi sull'Arte dell'alto Medioevo, Milano 1962, pp. 55-60; H. BELTING,Probleme derKunstgeschichte Italiens im Friihmittelalter, in Friihmittelalterliche Studien, I (1967),pp. 94-143 (94-129); H. FILLlTZ,Die italienische Kunst des 8. Jahrhunderts als Vor-aussetzung der Kunst am Hofe Karls des Crossen, in I problemi dell'Occidente nel se-colo VIII, Spoleto, 1973 (Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'alto me-dioevo, XX), pp. 783-802.

12 BELTING,Probleme der Kunstgeschichte ltaliens cit. (nota 10), pp. 125-129.13 H. TORP,Note sugli affreschi più antichi dell'Oratorio di S. Maria in Valle a Ci-

vidale. Atti del 2° Congresso Internazionale di Studio sull'alto Medioevo (Grado -Aquileia - Gorizia - Cividale - Udine, 7-11 settembre 1952), Spoleto 1953, pp. 81-93(91-92); ID., Der Tempietto in Cividale und seine Ausstattung. Ein Monument der spat-langobardischen Hofkunst, in Kolloquium iiber spiitantike und [riihmittelalterlicheSkulptur. Akten des Kolloquiums (Heidelberg, 1972), III, a cura di V. Milojéié,

Mainz, 1974, pp. 1-13 (7, 9-10); Io., Il Tempietto Longobardo. La cappella palatina diCividale, a cura di V. PACE,Cividale del Friuli, 2006, p. 17.

14 Bf:LTIN(\Probleme der Kunstgeschiehte Italiens cit. (nota 10), pp. 122-125.15 F. SFORZAVATTOVANI,Pittura altomedievale nelle regioni alpine: Malles, Munster,

Naturno, in Aquileia e l'arco alpino orientale. Atti della VI Settimana di Studi Aqui-leiesi (Aquileia, 25 aprile-1 maggio 1975), Udine, 1976 (Antichità altoadriatiche, IX),pp. 487-503 (490-491); E. RUIlER,St. Benedikt in Mals, Frankfurt am Main - Bern -New York - Paris, 1991 (Europaische Hochschulschriften, XXVIII.130), pp. 358-359;ID., Sankt Benedikt in Mals, Bozen, 1992, p. 35.

16 M. EXNER,La pittura murale carolingia in ambito alpino. Problemi di trasmis-sione della tradizione pittorica tra IVIII e la meta del IX secolo, in questo volume, pp.353-384 (367-368).

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di Farfa databile intorno al 79017• Ci si è spinti anche in Italia me-ridionale, suggerendo comparazioni con le pitture di Santa Sofia aBenevento 18. Come si vede dalla cronologia, però, nessuna di questeopere può essere veramente utile per comprendere l'origine delleminiature dell'Evangelistario di Godescalco 19; appare dunque piùopportuno guardare a un centro dove in epoca precedente, e precisa-mente nel terzo quarto dell'VIII secolo, è attestato il perdurare dellatradizione pittorica antica.

Di fronte alla decorazione dell'Evangelistario di Godescalco si respi-ra infatti un'atmosfera completamente diversa da quella dei disegniacquerellati dell'Evangeliario di Gundoino. Per la prima volta, dopouna parentesi di alcuni secoli che risale almeno all'epoca di GregorioMagno, si riconosce qui la volontà di riproporre la retorica del libro dilusso tardoantico, con pagine sistematicamente ornate o decorate, conl'uso del fondo porpora e di una tecnica autenticamente pittorica che èfinalizzata alla rappresentazione tridimensionale della figura nellospazio. Tutto questo però non nasce dalla semplice copia di un prototi-po tardoantico, probabilmente della prima metà del VI secolo, che deveaver comunque offerto il modello per le miniature 20; lo dimostrano dueelementi: in primo luogo, il fatto che si tratti di un Evangelistario -non di un Evangeliario -, il cui contenuto liturgico, per la disposizioneparticolare delle pericopi « ANNI CIRCULI SECUNDUM ORDINEM ROMANUM », ri-flette una rielaborazione avvenuta a Roma intorno alla metà dell'VIIIsecolo2\ in secondo luogo, andrà osservato che le miniature sono rea-

17 c. B. MCCLE:NOO~,An Early Funerary Portrait from the Medieval Abbey at Far-fa, in Gesta, XXII (1983), pp. 13-26 (21-22).

18 F. BOLOGNA,Le miniature dell 'Eva ngelia rio di Godescalco e l'apporto beneventa-no alla formazione dell'arte carolingia, in Arte d'Occidente. Temi e metodi. Studi inonore di Angiola Maria Romanini, II, a cura di A. CADEI, M. RIGHEITI TOSTI-CROCE, A.SEGAGNIMALACARTe A. TmlEI, Roma, 1999, pp. 601-606.

19 MllTHERICH,Manuscrits enluminés "Auteur d'Hildegarde" cit. (nota 2), pp. 70-71.20 Gli studi di Wilhelm Koehler hanno riconosciuto per le miniature della Scuola

di corte di Carlo Magno un modello indicato con la lettera «C ", in particolare perquello dell'Evangelistario di Godescalco la sigla è « CX» (KOEHLER, Buchmalerei des[riihen Mittelalters cit. (nota 1), pp. 112-116, 125).

21 W. BOHNE, Beobachtungen zur Perihopenreihe des Gadesca/c-Evangelistars, inWurzburger Diozesangeschichtsbìtitter, 37/38 (1975), pp. 149-167. Si veda anche K.GAMBER,Codices liturgici latini antiquiores, Zweite erganzte Auflage, Freiburg, 1968(Spicilegii Friburgensis subsidia, 1), pp. 454 n. 1120.

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lizzate con una tecnica pittorica che non è caratteristica della pitturatardoantica, con l'uso frequente di sottili pennellate accostate in dispo-sizione parallela o concentrica e l'impiego di marcati contorni scuri chesottolineano le forme principali 22.

Per poche altre opere d'arte carolingia abbiamo informazioni cosìdettagliate sulle circostanze dell'esecuzione, grazie ai versi di dedicafinali che riportano alcuni dati precisi 23: Carlo, « rex pius », con lamoglie Ildegarda, all'inizio del suo quattordicesimo anno di regno,ovvero all'inizio del 781, ordinò la realizzazione del manoscritto, lacui eccezionale qualità viene esplicitamente esaltata. Se ne ricava,indirettamente, anche il termine ultimo ammissibile per il comple-tamento dell'opera: la morte di Ildegarda, avvenuta il 30 aprile 783.

Septenis cum aperit felix bis fascibus annum,Hoc opus eximium Franchorum scribere CarlusRex pius, egregia Hildigarda cum coniuge, iussit.

Un tal Godescalco - che con umiltà si definisce < ultimus famu-Ius » - si impegnò a portare a termine l'opera; ciò avvenne in prima-vera, dopo che il consul - ancora Carlo - aveva passato le Alpi 24:

Ultimus hoc famulus studuit compIere GodescalcTempore vernali, transcensis Alpibus ipseUrbem Romuleam voluit quo visere consul,

22 Per la tecnica pittorica della Scuola di corte di Carlo Magno cfr. W. KOEHL~:R, AnIllustrated Evangelistery of the Ada School and its Model, in Journal of the Warburgand Courtauld Institutes, XV (1952), pp. 48·66, 50-53; in particolare per quella del-I'Evangelistario di Godescalco ID., Buchmalerei des [riiheti Mittelalters cit. (nota Il, p.125. Per i risultati delle recenti analisi dei pigmenti utilizzati nel manoscritto di Pa-rigi si veda P. ROGER, Étude des couleurs et de la pratique picturale, in Art de l'enlu-minure (2007), n. 20, pp. 46-65.

2:1 Poetae Latini aevi Carolini m, a cura di E. DOMMLER, Berlin 1881 (MGH, PoetaeLatini medii aevi, Il, pp. 94-95 n. VII.

24 Questo dato è significativo: l'inizio del quattordicesimo anno di regno di Carlodeve essere inteso come inizio dell'anno solare, non va computato a partire dall'inco-ronazione del sovrano avvenuta il 9 ottobre 768 a Noyon (P.A. UNDERWOOll, The Foun-tain of Life in Manuscripts of the Gospels, in Dumbarton Oaks Papers, V 119501, pp.43-138 164-651). Se infatti l'ordine fosse stato impartito solo nell'ottobre 781, non sicomprenderebbe come avrebbe potuto Godescalco completare l'opera « tempore verna-li », dopo che Carlo era giunto in Italia. Cfr. anche RElJllF.NBACH, Das Godescalc-Eoan-gelistar cit. (nota 2), pp. 72-73.

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Alcuni dei versi successivi ricordano il motivo dell'attraversa-mento delle Alpi: il viaggio a Roma per il battesimo di Pipino. Lastessa notizia viene ripetuta nel calendario 25, dove, in corrisponden-za dell'anno 781, si legge: «In isto anno fuit Dominus rex Karolusad Sanctum Petrum et baptizatus est Filius eius Pippinus a Dominoapostolico »; I versi di dedica, infine, si chiudono con una nuovamenzione della data, l'inizio del 781, che corrisponde alla commis-sione dellavoro a Godescalco da parte di Carlo e di Ildegarda:

Septies expletus fuerat centissimus annus,Octies in decimosol cumque cucurrerat anno,Ex quoChristus Iesus saecla beaverat ortu,Exuerat tatum et tetra caligenemundum.

Dell'« ultimus famulus » Godescalco - calligrafo e molto probabil-mente miniatore 26 - non si conosce molto: dovette essere, presumi-bilmente, uno dei familiares del sovrano. Le sei miniature dell'E-vangelistario di Parigi mostrano l'attività di un solo artista 27; l'arti-ficiosa scrittura delle pericopi - forse opera di più mani - è un'imi-tazione dell'onciale romana 28, mentre la minuscola carolina della

25 Sul calendario del manoscritto (individuato con la sigla « 15 ») si veda A. BORST,Die karolingische Kalenderreform, Hannover 1998 (Schriften der MGH, XLVIl, pp.199-200 e passim; Der Karolingische Reichskalender und seine Uberlieferung bis ins12. Jahrhundert, I, a cura di A. BORST,Hannover, 2001 (M.C.H., Libri memoriales,11), pp. XXII, XL.

26 H. HOFFMANN,Buchkunst und Konigtum im ottonischen und [riih.salischen. Reich,I, Textband, Stuttgart, 1986 (Schriften der M.C.H., 30), pp. 67-69; MUTHERICH,Die Er-neuerung der Buchmalerei cit. (nota 2), p. 19.

27 KOEHLER,Buchmalerei des fruhen Mittelalters cit. (nota 1), p. 117.28 A. PETRUCCI,L'onciale romana. Origini, sviluppo e diffusione di una siilizzazione

grafica altomedievale (sec. VI-IX), in Studi medievali, s. III, XII (1971), pp. 75-134(129). Sul rapporto tra le scritture antiche e i manoscritti della Scuola di corte diCarlo Magno si veda anche D.A. BULLOUGfl,Roman Books and Carolingian renovatio(1977), in ID., Carolingian Renewal: Sources and Heritage, Manchester, 1991, pp. 1-33 (11-15); D. GANZ, "Roman Books" Reconsidered. The Theology of Carolingian Di-splay Script, in Early Medieval Rome and the Christian West. Essays in Honour ofDonald A. Bullough, a cura di J. M. H. SMITfl,Leiden - Boston - Koln, 2000 (The Me-dieval Mediterranean, XXVII!), pp. 297-315 (301-315); in particolare sull'onciale ro-mana ID., Roman manuscripts in Francia and Anglo-Saxon England, in: Roma fraOriente e Occidente, Spoleto, 2002 (Settimane di studio del Centro italiano di studisull'alto medioevo, XLIX), pp. 607-647 (629-640).

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dedica finale trova confronti con altre precoci minuscole, risalentiforse già agli anni Ottanta dell'VIII secolo, localizzabili nella regio-ne compresa tra l'alto Reno e la Mosella 29. Alcuni indizi fanno rite-nere molto probabile che Godescalco abbia lavorato anche in sedi di-verse dalla corte di Carlo Magno. Dovette far parte, in qualità didiacono, del clero del duomo di Liegi: Sigeberto di Gembloux narrainfatti che durante l'episcopato di Agilfrido (morto nel 787) «Gode-scalcus diaconus ipsius congregationis clericus . avrebbe redatto,per incarico del vescovo, la prima vita di san Lamberto, martire del-la diocesi. Sigeberto non manca di deplorarne lo stile, ma aggiunge:«earn tamen totam ad honorem sancti martyris ipse aurigraphusaureis litteris scripsit », Proprio questo dettaglio rende la notizia at-tendibile e, in questo contesto, di grande interesse 30.

29 B, BISCHOFF,Panorama der Handschriftenùberlieferung aus der Zeit Karls desGrof3en (965), trad. it. in Centri scrittori e manoscritti mediatori di civiltà dal VI se-colo all'età di Carlo Magno, in Libri e lettori nel Medioevo. Guida storica e critica, acura di G, CAVALLO,Roma-Bari, 1977, pp. 27-97 (49); ID., Die Abtei Lorsch im Spiegelihrer Handschriften, Zweite, erweiterte Auflage, Lorsch, 1989, pp. 31, 36. Sulla mi-nuscola dell'Evangelistario di Godescalco si veda anche J, VEZIN,Les livres dans l'en-tourage de Charlemagne et d'Hildegarde, in Actes du colloque "Au/our d'Hildegarde"(Metz, 25 maggio 1983), a cura di P. RICHÉ,C, HEITZ,F. HÉBER-SUFFRIN,Paris, 1987(Université Paris - X Nanterre. Centre de Recherches sur I'Antiquité tardive et leHaut Moyen Age et Centre de Recherches d'Histoire et de Civilisation de l'Universitéde Metz, Cahier, 5), pp. 63-71 (68-70),

30 Sigeberto di Gembloux, Vita Landiberti, cap, 28, in Passiones vitaeque sanctorumaevi Merovingici (IV), a cura di B. Kauscn e W. LEWISON,Hannover - Leipzig, 1913(M.G,H., Sriptores Rerum Merovingicarum, VI), p, 406; Catalogus Sigeberti Gemblacen-sis monachi de uiribus illustribus, a cura di R. WITTE,Bern - Frankfurt am Main, 1974(Lateinische Sprache und Literatur des Mittelalters), p. 87; B. BISCHOFF,Die Hofbiblio-thek Karls des Grof3en (1965 l, trad. it. La biblioteca di corte di Carlo Magno, in Le biblio-teche nel mondo antico e medievale, a cura di G. CAVALLO,Roma-Bari, 1988 (BibliotecaUniversale Laterza, CCLl, pp, 113-135 (132 nota 46). Che scribi-artisti già attivi alla cor-te di Carlo Magno potessero operare in manoscritti di lusso al di fuori di quell'ambito, lodimostrano l'Evangelistario ms. Ludwig IV. I del J, Paul Getty Museum (B, BISCHOFF,Ei-ne karolingische Pracluhandschrift in Aachener Privatbesitz, in Aachener Kunstblatter,XXXII [1966], pp. 46-53; ID., Katalog der [estltirulischen Handschriften des neuntenJahrhunderts [mit Ausnahme der uiisigotischen], II, Laon - Paderborn, a cura di B. ERER-SPERGER,Wiesbaden, 2004, p. 128 n. 2512) e l'Evangeliario 2° Cod. ms. 29 [Cimo 1] dell'V-niversitatsbibliothek di Monaco (MOTHERICH,Die Buchmalereii cit. [nota 21, pp. 25-26; BI-SCHOH,Katalog der [estlandischen. Handschrifteti cit., p. 299 n. 3520l. L'ipotesi invece chesi possano a lui ricondurre le miniature del Codice di Egino, quelle del Codice di Livinus(Gand, Sint-Baafskapittel, ms. 13), nonché la decorazione dell'Evangeliario di Saint-De-

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La svolta compiuta dall'arte carolingia con l'Evangelistario diGodescalco appare dunque strettamente connessa al viaggio a Romadi Carlo Magno e della sua corte nel 781; converrà, quindi, ripercor-rerne velocemente le vicende per meglio comprendere le circostanzedi questa correlazione.

Già nel 778 Adriano I aveva insistentemente invitato a Roma CarloMagno che, tuttavia, occupato dall'impresa spagnola, non poté accetta-re l'offerta. Nel 780, invece, il viaggio divenne possibile e il suo svolgi-mento è ricostruibile, come mostrano le diverse testimonianze ordinatee raccolte dai Regesta Imperii 31. Nell'autunno del 780 i figli di CarloMagno, Ludovico e Carlomanno - quest'ultimo ha solo quattro anni -,sono a Worms; il 13 novembre, la famiglia reale e il suo seguito, sonodiretti verso Roma: passano da Costanza e quindi, quattro giorni dopo,da Reichenau, dove il sovrano conferma dei possedimenti al monaste-ro. La notizia successiva riguarda già la loro presenza in Italia: il 24dicembre Carlo conferma alla Chiesa di Cremona immunità e privilegi.Il 25 dicembre la famiglia reale celebra il Natale a Pavia, dove sembratrovarsi ancora il 20 febbraio, quando Carlo promulga un primo Capi-tolare. Il 15 marzo il sovrano è a Parma, dove avviene l'incontro cru-ciale con Alcuino di York di ritorno da Roma. Il Sabato Santo, che cad-de il 14 aprile, il piccolo Carlomanno, col nome di Pipino, ricevette ilbattesimo solenne nel battistero lateranense per mano del Pontefice,che funse anche da padrino; ilgiorno dopo, a Pasqua, i due figli di Car-lo furono consacrati e incoronati solennemente, Pipino re d'Italia, Lu-

nis (Parigi, Bibliothèque Nationale de France, ms. lat. 9387) e, quindi, che si possa con-siderarlo un'artista itinerante (L. NEES, On Carolingian Book Painters. The Ottoboni Go-spels and its Transfiguration Master, in The Art Bulletin, LXXXIII 12001), pp. 209-2391227-229); ID., Imperial Networks, in Medieval Mastery. Book Illumination from Charle-magne to Charles the Bold. 800-1475. Catalogo della mostra [Lovanio, 21 settembre - 8dicembre 20021. Tumhout, 2002, pp. 91-101 [951, 104-105 n. 2 [L. Nees]; ID.,Godescalc'sCareer and the Problems of 'Influence', in Under the Influence. The Concept of Influenceand the Study of Illuminated Manuscripts, a cura di J. LOWDENe A. BUVEY,London - Tur-nhout, 2007, pp. 21-43; C. DENOE!., L'Éuangeliaire de Charlemagne et les débuts de la Re-naissance artistique à la cour de Charlemagne, in Art de l'enluminure 120071, n. 20, pp.18-45 136-381), risulta dal punto di vista storico-artistico infondata, se non altro in consi-derazione del ruolo di [amulus del sovrano che egli si attribuisce.

:ll J. F. B()M~;R,Regesta Imperii, I, Die Regesten des Kaiserreiches unter den Karolingern.751·918, seconda edizione a cura di E. MVHLBACHER,completata da J. LECIINER,Innsbruck, 1908, pp. 96-101, nn. 229d-243a.

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«TEMPORE VERNALI, TRANSCENSIS ALPIBUS IPSE» 161

dovico re d'Aquitania. Dopo poco più di un mese la corte è nuovamentea Pavia, dove è attestata il 25 maggio. L'8 e I'll giugno Carlo Magno ela sua corte sono nel palazzo di Pavia, dopo una visita a Milano: qui, lavigilia di Pentecoste, il 2 giugno, l'arcivescovo Tommaso battezza la se-condogenita di Carlo Magno, Gisla. Carlo risulta in seguito a Brescia,dove conferma i privilegi del monastero di San Salvatore e promulgaalcuni capitolari. Alla fine dell'estate, lasciato a Pavia il piccolo Pipinocon un consiglio di reggenza, fa ritorno con la corte in Franciam.

Per la storia dell'arte, le tappe di questo viaggio sono particolar-mente significative se coniugate con i dati cronologici forniti dalladedica dell'Evangelistario di Godescalco. L'ordine di eseguire il ma-noscritto viene dato all'inizio del 781, quando Carlo Magno si trova-va in Italia, probabilmente a Pavia, dove aveva celebrato le festivitànatalizie. Godescalco si impegna allora a portare a termine l'opera« tempore vernali, transcensis Alpibus ipse », « Tempore vernali » siriferisce necessariamente al lavoro dell'artista e il quo relativo fa in-tendere la frase come segue: Godescalco ha completato l'opera com-missionatagli nella primavera in cui Carlo Magno, dopo aver attra-versato le Alpi, volle recarsi a Roma. Se per 'primavera' si intende ilperiodo compreso tra marzo e giugno, il dato che emerge è di parti-colare rilievo: l'Evangelistario di Godescalco, vero e proprio 'manife-sto programmatico' dell'arte carolingia, è stato concepito in Italia,su richiesta di Carlo Magno, da un calligrafo e artista franco che loaveva molto probabilmente seguito nel suo viaggio romano. Si devequindi ammettere la possibilità che in Italia, forse a Pavia, dopo ilrientro della corte da Roma, Godescalco si sia messo all'opera, an-che se non è facile ipotizzare che egli si sia trattenuto con la corte asud delle Alpi per portare a termine un manoscritto che deve averrichiesto alcuni mesi di lavoro 32: più probabilmente dovette rientra-

:32 Che uno scriba e artista proveniente d'Oltralpe al seguito di un sovrano fossenella condizione di eseguire in Italia un'opera d'arte, in linea di principio non si puòescludere, dal momento che - rispettivamenete nel 962 e nel 972 - vennero probabil-mente realizzati a Roma, forse da un calligrafo di Fulda attivo per la corte di Ottoneil Grande, i celebri diplomi purpurei decorati per la conferma dei privilegi alla Chie-sa di Roma e per il matrimonio di Ottone II e Theofano (Sr'IlRAMM, MOTIIERICH, Denh-male der deutschen Konige und Kaiser cit. [nota 21, pp. 140, 481 n. 65, 143, 482 n.72; H. HOFnIANN, Buchhunst und Konigtum im ottonischen und [riihsalischen Reich,Stuttgart, 1986 ISchriften der M.G.H., XXX], pp. 170-171, 176-177; Otto der Grolle.Magdeburg und Europa, II, Katalog der Ausstellung (Magdeburgo, 27 agosto - 2 di-

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re a Worms, dove poteva disporre di un supporto organizzativo ade-guato e dove va localizzata la prima fase della Scuola di corte diCarlo Magno 33, dal momento che un altro scriba appartenente allacorte, il ramulus Adam, proprio in questo momento, nell'anno 780,copiò per il re un codice di contenuto grammaticale, indicando in«Wormatia » illuogo della sua attività 34.

In ogni caso, quello che si apre è un orizzonte artistico nuovo.Carlo Magno si presenta, in questa occasione, quasi come un illumi-nato principe rinascimentale: si sposta con la corte seguito da unoscriba-artista al quale affida il compito di registrare in un « opuseximium » le 'antiche novità' dell'arte di Roma. A Roma, infatti, Go-descalco non viene in contatto solo con le grandi opere del periodopaleocristiano (forse anche epigrafi 35); come alcuni studi hanno giàintravisto, lo stile delle sue miniature non si spiega soltanto con laconoscenza della Tarda Antichità, ma attinge anche allo stile pitto-rico dell'VIII secolo 36, come quello imbevuto di una tradizione anti-

cembre 2001), a cura di M. PUHLE,Mainz, 2001, pp. 127-129 n. III. 16 [R. Kahsnitz l,431-432 n. *VI. 25 [H. Hoffmannl). Certamente un manoscritto come l'Evangelistariodi Godescalco deve aver richiesto per la sua esecuzione tempi notevolmente superioririspetto a quelli necessari a un diploma.

33 C. NORDENFALK,recensione a Der Stuttgarter Bilderpsalter, in Zeitschrift fur Kunst-geschichte, XXXII (1969), pp. 158-170 (169 nota 11); MOTHERICH,Die Erneuerung der Bu-chmalerei cit. (nota 2), pp. 3-4. Sulle sedi deIla corte carolingia prima del suo stanziarsiad Aquisgrana cfr. D. A. BlJ1..LOUGH,Aula renovata: the Carolingian Court before the Aa-chen Palace (1985), in ID.,Carolingian Renewal cit. (nota 28), pp. 123-161.

34 Poetae Latini aevi Carolini [I] cit. [nota 22], p. 93 n. VI.35 Nel carme di dedica di Godesca!co è stata riconosciuta la ripresa di due versi

iPoetae Latini aevi Carolini [I] cit. [nota 22], p. 94 n. VII, 6, 9) dall'epitaffio di FeliceIV (526-530) e di un emistichio (Ibid., p. 94 n. VII, 8) da quello di Bonifacio III (607;L. WALLACH,Alcuin and Charlemagne. Studies in Carolingian History and Literature,Ithaca - New York, 1959 (Cornell studies in classical philology, XXXIIl, pp. 196-197;BULLOUGH,Roman Books cit. [nota 26], p. 11). Anche se la conoscenza di queste iscri-zioni venne probabilmente mediata da una silloge - le epigrafi dei due papi sono sal-vate dalla silloge II di Losch (rns. Vat. Pal. lat. 833, ff. 36, 36v; G. B. DE ROSSI,In-scriptiones christianae urbis Romae septimo saeculo antiquiores, ILI, Roma, 1888, p.126, nn. 1,9, III,3,5J -, non si può escludere che Godescalco le abbia potute osservaredirettamente a Roma. Sul carme di dedica si veda anche P. GODMAN,Poets and Empe-rors. Frankish Politics and Carolingian Poetry, Oxford, 1987, pp. 46-47, 59.

36 MOTHERICH,Manuscrits enluminés "Autour d'Hildegarde" cit. (nota 2), p. 71. ARoma conducevano anche i confronti tra la figura di Cristo in trono dell'Evangelista-rio di Godescalco e l'icona della Madonna della Clemenza in Santa Maria in Traste-

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ca ancora vitale, in particolare quella degli affreschi della navata si-nistra nella chiesa forense di Santa Maria Antiqua, risalenti al tem-po di Paolo I (757-767) o, al più tardi, del suo successore Stefano III(768-772) (Fig. 11) 37. Oggi, grazie a nuovi studi e restauri ci si puòspingere oltre e ritenere che Godescalco abbia conosciuto in partico-lare la pittura dell'età di Adriano I, dunque strettamente contempo-ranea al viaggio di Carlo Magno.

n Liber Pontificalis fornisce un numero cospicuo di notizie sui lavo-ri di restauro compiuti da Adriano I in moltissime chiese e luoghi diculto di Roma, ai quali però non corrisponde un'analoga ricchezza ditestimonianze pittoriche superstiti attribuibili al suo pontificato. Un si-curo esempio di pittura adrianea è un affresco staccato, originariamen-te nell'atrio di Santa Maria Antiqua ed oggi conservato nella navatadestra della chiesa (Fig. 12) 38. Nel grande pannello sono rappresentati,al centro, la Vergine e il Bambino in trono e, ai lati, figure di santi e lostesso pontefice, quest'ultimo con il nimbo quadrato e identificato daun'iscrizione. n fondo è scandito da bande policrome orizzontali, men-tre al di sotto della cornice sono rimaste tracce di un velario. L'affrescosi presenta oggi assai rovinato e frammentario: solo la figura di sanSilvestro, alla destra della Vergine, ha conservato porzioni intatte dellapellicola pittorica che ben rivela lo stile raffinato dell'opera e dunque,più in generale, della pittura romana del tempo (Fig. 13). Più di recen-te si è riconosciuto in un affresco staccato, oggi nel Museo NazionaleRomano, Crypta Balbi, un resto della fase decorativa adrianea dellachiesa di Sant'Adriano al Foro Romano (Fig. 14), l'antica Curia Sena-tus che, secondo il Liber Pontificalis, fu oggetto di restauri e ricche do-nazioni durante il pontificato di Adriano L Nella fascia inferiore dell'o-

vere (C. BERTELLI, La Madonna di Santa Maria in Trastevere. Storia, iconografia, stiole di un dipinto romano dell'ottavo secolo, Roma, 1961, pp. 90-91; J. BECKWITH, EarlyMedieval Art. Carolingian, Ottonian, Romanesque, London, 1964, pp. 30-3ll.

37 P. ROMANELLI, P. J. NORDHAGEN, S. Maria Antiqua, Roma, 1964, pp. 45, 62-63tavv. 40-45; B. A. VILEISIS, The Genesis Cycle of Santa Maria Antiqua, Phil. Diss.,Princeton, N.J., 1979, pp. 141-144; G. MATTHIAE, Pittura romana del Medioevo, I, Se-coli N·X (1965), aggiornamento scientifico e bibliografia di M. ANDALORO,Roma, 1987,pp. 187-190,285.

38 ROMANELLI, NORDHAGEN, S. Maria Antiqua cit. (nota 37), pp. 45, 63 tav. 46 A);MATTHIAE, Pittura romana del Medioevo cit. (nota 37), pp. 155-157, 274; J. OSBORNE,The Atrium of S. Maria Antiqua, Rome: a History in Art, in Papers of the BritishSchool at Rome, LV (1987), pp. 186-223 (194-197).

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164 FABRIZIO CRIVELLO

pera sono riconoscibili quattro drappeggi di un velario, nel registrocentrale si sono ben conservate tre figure di Padri della Chiesa e nellafascia superiore è raffigurato un episodio narrato negli Acta apocryphaBasilii, l'incontro di san Basilio con il presbitero Anastasio 39.

Come è stato messo in luce dagli studi, negli affreschi di SantaMaria Antiqua e, soprattutto, in quello di Sant'Adriano la condottapittorica non ha rinunciato, almeno nella resa dei volti (Figg. 15-16), alla ricerca di effetti di plasticismo e ciò malgrado il carattereprogressivamente sempre più lineare della pittura romana del tardoVIII secolo 40. Nelle figure dei Padri della Chiesa di Sant'Adrianol'artista non impiega il trattamento pastoso dei colori visibile nellacappella di Teodoto in Santa Maria Antiqua, ma si vale di una tecni-ca più raffinata, accostando sottili linee policrome che modellano erendono luminosa la superficie dell'incarnato.

È questo lo stile pittorico che Godescalco traduce nelle sue miniaturee che deve aver incontrato nella Roma di Adriano. Se si avvicinano lepagine miniate alla pittura del tempo di Adriano si riconoscono caratte-ri di familiarità che fanno dell'Evangelistario un'opera permeata dallatradizione antica com'era riflessa nella coeva pittura romana. Il confron-to in particolare dei volti degli evangelisti Luca e Giovanni (Figg. 17-18)con quelli dei Padri della Chiesa latina della Crypta Balbi (Figg, 15-16)mostra analogie nella realizzazione pittorica: i contorni marcati, lastretta bocca tumida, il modellato ottenuto con sottili pennellate acco-state, le lumeggiature della fronte corrugata, l'attaccatura del naso, ildisegno dei grandi occhi, e il caratteristico utilizzo di una linea rosso-bruna per sottolineare la punta del naso e la piega delle palpebre.

Da questo momento - dunque, grazie al viaggio romano di CarloMagno e di Godescalco - la saldatura artistica tra Nord e Mediterra-neo può dirsi avvenuta e l'arte carolingia assume le sue caratteristichedefinitive. In Francia, gli artisti della Scuola di corte di Carlo Magno

:19 MATIHIA!':, Pittura romana del Medioevo cit. (nota 37), pp. 291-292; G. BORIJI,

L'affresco staccato dalla chiesa di S. Adriano al Foro Romano. Una nuova lettura, inStudi romani, XLVIII (2000), pp. 5-25; G. BORDI, Sant'Adriano al Foro e gli affreschialtomedievali, in Roma dall'antichità al medioevo. Archeologia e storia nel Museo Na-zionale Romano Crypta Balbi, a cura di M. S. ARENA, P. DELma:, L. PAROLl, M. RW('I,

L. SAGui e L. VEDITIF:l.LI, Milano, 2001, pp. 478-483.40 E. KITZIN(;~:R, Romische Malerei vom Beginn des 7. bis zur Mitte des 8. Jahrhun-

derts, Diss. Munchen, 1934, pp. 33-37.

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"TEMPORE VERNALI, TRANSCENSIS ALPIBUS IPSE» 165

dovranno applicarsi a lungo e studiare a fondo i modelli antichi che nelfrattempo il sovrano si procura per riuscire a riproporre, verso la finedel secolo, dunque a distanza di più di dieci anni dall'Evangelistario diGodescalco, nuove miniature con esso confrontabili. Saranno prodotteallora opere come l'Evangeliario di Centula (Abbeville, BibliothèqueMunicipale, ms. 4 [fig. 19]) 41 o l'Evangeliario di Saint-Medard di Sois-sons (Parigi, Bibliothèque Nationale de France, ms. lat. 8850) 42. Inquest'ultimo si ritrova il tema del Fonte della Vita (Fig. 20), ma gli ele-menti che compaiono sono il frutto dell'accostamento di motivi antichirielaborati da modelli diversi: la grande esedra che fa da sfondo allascena, la cornice decorata con finti cammei e pelte contrapposte. Il ri-sultato contrasta con l'Evangelistario di Godescalco: si è di fronte auna fase 'rinascimentale' e innovativa dell'arte carolingia, ormai lonta-na dall'umanesimo incipiente di Godescalco.

Nell'attesa di poter mettere in atto Oltralpe il programmapreannunziato da Godescalco fin dal 781, la Scuola di corte di CarloMagno produsse per più di un decennio manoscritti con sola decora-zione ornamentale 43, come l'Evangeliario di Saint-Martin-des-Champs (Parigi, Bibliothèque de I'Arsenal, ms. 599 [fig. 21]) 4\ laparte più antica deIl'Evangeliario di Ada (Treviri, Stadtbibliothek,cod. 22) 45 o, ancora, il Salterio di Dagulfo (Vienna, ÒsterreichischeNationalbibliothek, cod. 1861 [fig. 22]) 46, la cui realizzazione vennevoluta da Carlo Magno come dono per Adriano I; il manoscritto nonvarcò mai le Alpi, forse a seguito della notizia dell'improvvisa mortedel papa nel 795. Di qui a poco gli artisti carolingi sarebbero statiperfettamentte in grado di procedere autonomamente nei loro ambi-ziosi progetti di rinascita figurativa oltre che ornamentale.

FABRIZIO CRIVELLO

41 KOEHLER, Die harolingischen Miniaturen, II cit. (nota 2), pp. 56-69; Dl-:NZ1NllER,

Die Handschriften der Hofschule Karls des GrofJen cit. (nota 2), pp. 236-250.42 Ibid., pp. 70-82; Ibid., pp. 250-285; Trésors carolingiens cit. (nota 2), pp. 97-100

n. lO (M.-P. Laffitte).43 F. ML"THERlCH, I Libri Carolini e la miniatura carolingia, in Cullo cristiano e po-

litica imperiate carolingia, Atti del Convegno (Perugia, 9-12 ottobre 1977), Todi, 1979(Convegni del Centro di Studi sulla Spiritualità Medievale, XVIII), pp. 283-301.

44 KOEHLER, Die karolingischen Miniaturen, II cit. (nota 2), pp. 29-33; DENzlNnER,

Die Handschriften der Hofschule Karls des Grollen cit. (nota 2), pp. 152-168.4> Ibid., pp. 34-40; Ibid., pp. 168-187.46 Ibid., pp. 42-46; Ibid., pp. 188-195.

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F. CRIVELLO TAV. I

Fig. 1 - Evangeliario di Gundoino (Autun, Bibliothèque Municipale, ms. 3),Maiestas Domini (f. 12v)

Fig. 2 - Evangelistario di Godescalco (Parigi, Bibliothèque Nationale de France,ms. nouv. acq. lat. 1203), Cristo in trono (f. 3)

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TAV.II

Fig. 3 - Evangelistario di Godescalco,l'evangelista Matteo Cf. 1)

Fig. 5 - Evangelistario di Godescalco,l'evangelista Luca Cf. 2)

F.CRIVELLO

Fig. 4 - Evangelistario di Godescalco,l'evangelista Marco Cf. Iv)

Fig. 6 - Evangelistario di Godescalco,l'evangelista Giovanni Cf. 2v)

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F. CRIVELLO

Fig. 7 - Evangelistario di Godescalco,il Fonte della Vita (f. 3v)

Fig. 9 - Evangelistario di Godescalco,pagina di testo ornata (f. 9v)

TAV. III

Fig. 8 - Evangelistario di Godescalco,inizio della peri cope Mt 1,18-21 (f. 4)

Fig. lO - Evangelistario di Godescalco,prima pagina del carme di dedica (f. 126v)

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TAV. IV F.CRIVELLO

Fig. 11 - Roma, Santa Maria Antiqua, navata sinistra, parete affrescata con storiedi Giuseppe e Cristo in trono fra Padri della Chiesa greca e latina, particolare.

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F. CRIVELLO TAV.V

Fig. 12 - Roma, Santa Maria Antiqua, affresco con la Vergine in tronotra santi e papa Adriano I (772-795).

Fig. 13 - Roma, Santa Maria Antiqua, affresco con la Vergine in tronotra santi e papa Adriano I, particolare di san Silvestro.

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TAV. VI F.CRIVELLO

Fig. 14 - Roma, Museo Nazionale Romano, Crypta Balbi (dalla cappellaesterna della chiesa di Sant'Adriano al Foro Romano), affresco conscena della vita di san Basilio e Padri della Chiesa greca e latina.

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F.CRIVELLO TAV. VII

Figg. 15-16 - Roma, Museo Nazionale Romano, Crypta Balbi, affresco con scenadella vita di san Basilio e Padri della Chiesa greca e latina, particolari.

Figg. 17-18 - Evangelistario di Godescalco, gli evangelisti Luca (f. 2)e Giovanni (f. 2v), particolari.

Page 24: CARLO MAGNO E LE ALPI - mgh- · PDF fileCARLO MAGNO E LE ALPI Atti del XVIII Congresso internazionale di studio sull'alto medioevo Susa, 19-20 ottobre 2006 Novalesa, 21ottobre 2006

TAV. VIII

Fig. 19 - Abbeville, BibliothèqueMunicipale, ms. 4, f. 17v.

Fig. 21 - Parigi, Bibliothèque de I'Arsena!,ms. 599, f. 134.

F. CRIVELLO

Fig. 20 - Parigi, Bibliothèque Nationalede France, ms. lat. 8850, f. 6v.

Fig. 22 - Vienna, OsterreichischeNationalbibliothek, cod. 1861, f. 25.