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V ALENTINA P ACIOLLA A nche quest’anno, come ormai da tradizione, il Mart festeggia l’arrivo dell’autunno proponendo al pub- blico una grande mostra di livello internazionale, organizzata in collaborazione con istituzioni di fama europea o addirittu- ra mondiale. Questa volta l’ambizione è grande: approfittan- do di un periodo di chiusura del Kunst- museum Winterthur, dovuto a dei lavori di restauro, una con- siderevole parte di una delle più presti- giose collezioni pre- senti in Europa, e che mai era stata spostata dalla sua sede, è visitabile da sabato 19 settem- bre presso le sale espositive del mu- seo roveretano. Un museo che si tra- sferisce in un altro museo dunque. L’origine del Kunstmuseum Win- terthur è da collegarsi alla nascita nel 1848 di un’associazione loca- le di artisti, confluita in un secon- do momento nel Kunstverein Win- terthur, l’organo che ancora oggi possiede e gestisce le collezioni del museo elvetico. L’aspirazione di creare a Winterthur un’istitu- zione museale che fosse ricono- sciuta a livello europeo nasce pe- rò agli albori del ‘900, quando si intraprende la costruzione di una nuova sede e si avviano delle cam- pagne di acquisti, che rivelano uno spiccato interesse dei fondatori nei confronti dell’arte francese, inte- resse alimentato da un artista, Gio- vanni Giacometti, padre di Alber- to, che in quel periodo spingeva verso Parigi anche i privati colle- zionisti di Winterthur. Il Kunst- museum apre nel 1916 e da quel momento, per tutto il ‘900 fino ad arrivare ai giorni nostri, la colle- zione si accresce ed arricchisce grazie a nuove acquisizioni, lasci- ti e donazioni, a volte anche di in- tere collezioni private. Ed è così che fino al prossimo 10 gennaio 2010 nelle sale del Mart di Rove- reto si possono ammirare 240 ca- polavori, disposti secondo una sud- divisione tematica e cronologica, che ricostruiscono la storia del- l’arte dell’ultimo secolo e oltre. I nomi esposti sono celebri e nu- merosi i movimenti artistici rap- presentati: si inizia con le ope- re di Corot, Boudin, Monet, Sis- ley, Pissarro, per continuare con Cézanne e Van Gogh ( Ritratto del postino di Roulin, 1888) , la pittura romantico-simbolista di Delacroix, Redon, Hodler, i na- bis Denis, Vuillard, Bonnard e lo svizzero Vallotton; e poi le avanguardie, rappresentate so- prattutto dal periodo cubista, con Picasso, Gris e Léger, e dal sur- realismo di Ernst, Magritte e Tanguy. Notevole spazio è de- dicato anche alla scultura, da Medardo Rosso a Pevsner, Du- champ-Villon, Lipichitz, Bran- cusi. E poi ancora De Chirico, Delaunay, Kandinsky, Klee, Mondrian, Van Doesburg, Schwitters, Calder, Arp, l’arte in- formale di Jorn, Appel e Tàpies, l’espressionismo astratto degli sta- tunitensi Mark Tobey, Philip Gu- ston, John Chamberlain, fino ad arrivare alla più recente arte ame- ricana rappresentata dai lavori di Richard Tuttle, Robert Mangold, Ellsworth Kelly e Brice Marden. Solo per citarne alcuni. Mart Rovereto Corso Bettini, 43 - Rovereto (Tn) “Capolavori della modernità. Opere dalla collezione del Kunstmuseum Winterthur” Fino al 10 gennaio 2010 Info: 0464 438887 Pagina 11 16 Ottobre 2009 CORRIERE dell’ ARTE COURRIER DES ARTS Itinerari d’Arte D a l 2 9 a l 31 ottobre il primo Salo- ne dell’Arte e del Restau- ro di Firen- ze, che si terrà negli spazi della Stazione Leopolda, animerà an- che tutta la città in ogni Museo, Bot- tega, Istituto o Associa- zione Culturale. L’evento, che mira a coinvolgere l’eccellen- za del settore, ha già ottenuto il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Fi- renze, del CNR e della Came- ra di Commercio di Firenze, dell’ICOMOS e dell’Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori del- la Provincia di Firenze, ed è in attesa del Patrocinio dell’Une- sco, che ha riconosciuto il grande valore dell’iniziativa. Hanno prestato la loro collaborazione anche il Consiglio Regio- nale della Toscana, l’Agenzia per il Turismo di Firenze, il Consorzio Firenze Albergo e la Fon- dazione “Anna Lindh”, che si adopera per il dia- logo delle culture del Mediterraneo. E’ dal dia- logo, appunto, che parte la volontà di riportare sotto i riflettori Firenze, ma anche tutte le real- tà, le culture, le maestranze che vivono d’arte. Il Salone non sarà un’esposizione fi- ne a sé stessa di prodotti e ditte che operano nel restauro, ma un impulso vitale per tutta la città che, per tre gior- ni, riscoprirà il suo autentico, prestigioso e an- tico volto. Vi sa- ranno eventi, convegni, aperture speciali di luo- ghi mai visti, esposizioni straordinarie, disse- minati in tutta Firenze che aprirà le braccia a tutta la cittadinanza ma anche, idealmente, a tut- to il mondo della conservazione del patrimonio artistico globale. Il quartier generale sarà la Sta- zione Leopolda, allestita in parte come un vero laboratorio dove gli operatori del restauro po- tranno tornare protagonisti dando pro- va delle proprie tecniche. La prima edizione si annuncia ricca di appun- tamenti. Il Salone, avvalendosi anche dell’operatività di tutte le Soprinten- denze fiorentine, vanta un un presti- gioso Comitato Scientifico, indi- spensabile osservatorio avanzato, gui- da e coscienza critica di ogni attività ospitato durante le tre giornate, che funge da strumento di tutela e garan- zia per espositori e visitatori. (sil.fe.) Opere dalla collezione del Kunstmuseum - Winterthur Capolavori della modernità Dal 29 al 31 ottobre a Firenze Prima edizione del Salone dell’Arte e del Restauro FERNANDA DE BERNARDI N ino Costa (Roma 1826 – Marina di Pisa 1903) non può annove- rarsi tra coloro che hanno rivolu- zionato la pittura. Fu suo merito, malgra- do le sue molteplici relazioni, i Macchiaioli, Corot e i Barbizonniers frequentati a Pari- gi e soprattutto, i numerosi pittori inglesi della folta colonia soggiornante in Italia e quelli successivamente frequentati nei suoi soggiorni in Inghilterra, essere sempre ri- masto fedele al proprio ideale artistico. Es- so è racchiuso nelle sue stesse parole: “Il vero non dice nulla se non si è veduto at- traverso il sentimento”, o nelle parole di Diego Martelli, méntore dei Macchiaioli: “L’arte di Costa è soprattutto caratterizza- ta dal sentimento, era un idealista e per que- sto l’arte doveva per lui sempre suggerire una impressione nobilitata dal vero”. E’da segnalare, anzitutto, l’adesione sentita agli ideali risorgimentali, tale da fare di lui, ro- mano, di famiglia assai ricca, conservatri- ce e papalina, nel 1848, arruolatosi nella Legione romana, un combattente per la li- berazione di Vicenza, nel 1859, unendosi all’esercito di Vittorio Emanuele II, un com- ponente dell’Aosta Cavalleggeri. Deluso poi dal Trattato di Villafranca, nel 1867 combatté a Villa Glori contro i Francesi, raggiunto Garibaldi, combatté a Mentana, finché nel 1870, messosi a disposizione del generale Cadorna, fu tra i primi ad entrare in Roma liberata attraverso Porta Pia. E’ singolare come i suddetti impegni com- portanti, fra l’altro, fughe e lunghi periodi quasi da esule non abbiano allentato il suo impegno per l’Arte, anzi, con gli incontri sopraccennati, abbiano maturato e raffor- zato le sue personali convinzioni. Tale è la sua coerenza che non pare esservi distin- zione stilistica tra un’opera del 1848 come Ripa grande e una del 1890, come Un ba- cio del sole morente alla pineta odorosa. La ricca, accurata ed intelligente mostra in Palazzo Pasquini a Castiglioncello, curata da Francesca Dini e Stefania Frezzotti, ri- propone il pittore la cui ultima antologica risale al 1927. Suddivisa in cinque sezioni corrispondenti a cinque periodi chiave del- l’attività dell’artista, ha il grande pregio di intercalare, alle sue, opere di quegli artisti che in quei tempi aveva vicini. Così, il pri- mo settore propone di- pinti ispirati dalla cam- pagna romana. E’ noto che in tema di paesag- gio, non c’era pittore che non andasse a cer- carseli nei luoghi più selvaggi, possibil- mente con rovine fatiscenti, forre, dirupi, boscaglie, quelli che il D’Azeglio, assiduo frequentatore della Ciociaria, ha così ben descritto ne I miei ricordi , ispiratori dei suoi paesaggi “istoriati”. Del Costa, fra i tanti, basti vedere Danza dei carbonai , Tramonto sul lago di Albano, Le quercie secche , An- zio, Verso Ardea, La macchia della Faio- la. Ma, a confronto, ecco le tele degli In- glesi, altrettanto assidui frequentatori, Co- leman, Mason, Leighton, diventati suoi amici. Con lunghi periodi di assenza il sog- giorno a Firenze del pittore durò dal 1859 per un decennio. La seconda sezione dà largo spazio ai Macchiaioli con cui il Co- sta simpatizzò e fu largo di consigli: l’al- lora giovane Fattori per l’incoraggiamen- to ricevuto gli fu poi grato per tutta la vita. Accanto ai dipinti di Cabianca,Abbati, Si- gnorini, Borrani, Fattori, Banti, ci sono i suoi paragonabili nel tipico formato oriz- zontale, nel sentimento del vero, ma che, nella tecnica, nulla hanno a che vedere con la “Macchia”, dipinti come Una sera in Maremma , Il fiume morto al Gombo , Una sera alle Cascine . I viaggi a Parigi del 1862, a Londra nel 1863 di cui dà conto la terza sezione, se, da una parte, testimoniano la stretta consonanza di ideali con Corot che lo volle addirittura ospite assiduo nel suo atelier, dall’altra, testimoniano quanto po- co invece influissero su di lui i Preraffael- liti inglesi a meno di volerne trovare un’e- co nella Ninfa di Fontainebleau che fu il rovello costante della sua vita dal 1863 in avanti. Sono di grande interesse le due ul- time sezioni. Se la “Scuola etrusca”, fon- data nel 1883-’84 e durata per un de- cennio, è una minuziosa codificazione dei principi teorici costiani e delle tec- niche riguardanti la pittura di paesag- gio, l’associazione “In Arte Libertas”, fondata nel 1886 in pieno clima di su- peramento del Verismo, per un’impo- stazione estetizzante, simbolista, deca- dente,di cui D’Annunzio era il primo corifeo, non solo diede una svolta al- l’Arte ma, auspice Costa, gran maestro del- la colonia internazionale, soprattutto in- glese, esportata l’esposizione del 1888 a Londra, attrasse negli anni successivi a Ro- ma artisti come Lembach, Böc—-klin, Rossetti, Burne Jones,Alma Tadema, Max Klinger, Puvis de Chavannes, Moreau, cioè il fiore del Simbolismo europeo. Fu que- sto il preludio della Biennale di Venezia. Si può quindi concludere che Nino Costa, aldilà dei meriti di pittore, fu un promoto- re della cultura artistica internazionale. Castello Pasquini - Castiglioncello “Nino Costa e il paesaggio dell’anima” Catalogo SKIRA Fino al 1° novembre Info 0586 724395 / 724521 Vincent van Gogh (1853–1890), “Joseph Roulin”, 1888, olio su tela, 65x54 cm (qui sopra) Alberto Giacometti (1901–1966), “Donna distesa (Femme couchée)”, 1929 , bronzo, 27x 44x16 cm ( in alto a destra) Nino Costa al Castello Pasquini di Castiglioncello Paesaggi con sentimento Nino Costa, “La Ninfa di Fontainebleau”, coll. privata Corriere31_9-16 8-10-2009 11:46 Pagina 11

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VALENTINA PACIOLLA

Anche quest’anno, comeormai da tradizione, ilMart festeggia l’arrivo

dell’autunno proponendo al pub-blico una grande mostra di livellointernazionale, organizzata incollaborazione conistituzioni di famaeuropea o addirittu-ra mondiale. Questavolta l’ambizione ègrande: approfittan-do di un periodo dichiusura del Kunst-museum Winterthur,dovuto a dei lavoridi restauro, una con-siderevole parte diuna delle più presti-giose collezioni pre-senti in Europa, eche mai era stataspostata dalla suasede, è visitabile dasabato 19 settem-bre presso le saleespositive del mu-seo roveretano. Unmuseo che si tra-sferisce in un altro museo dunque.L’origine del Kunstmuseum Win-terthur è da collegarsi alla nascitanel 1848 di un’associazione loca-le di artisti, confluita in un secon-do momento nel Kunstverein Win-terthur, l’organo che ancora oggipossiede e gestisce le collezionidel museo elvetico. L’aspirazionedi creare a Winterthur un’istitu-zione museale che fosse ricono-sciuta a livello europeo nasce pe-rò agli albori del ‘900, quando siintraprende la costruzione di unanuova sede e si avviano delle cam-pagne di acquisti, che rivelano unospiccato interesse dei fondatori neiconfronti dell’arte francese, inte-resse alimentato da un artista, Gio-

vanni Giacometti, padre di Alber-to, che in quel periodo spingevaverso Parigi anche i privati colle-zionisti di Winterthur. Il Kunst-museum apre nel 1916 e da quelmomento, per tutto il ‘900 fino adarrivare ai giorni nostri, la colle-zione si accresce ed arricchiscegrazie a nuove acquisizioni, lasci-ti e donazioni, a volte anche di in-tere collezioni private. Ed è cosìche fino al prossimo 10 gennaio2010 nelle sale del Mart di Rove-reto si possono ammirare 240 ca-polavori, disposti secondo una sud-divisione tematica e cronologica,che ricostruiscono la storia del-l’arte dell’ultimo secolo e oltre. Inomi esposti sono celebri e nu-

merosi i movimenti artistici rap-presentati: si inizia con le ope-re di Corot, Boudin, Monet, Sis-ley, Pissarro, per continuare conCézanne e Van Gogh (Ritrattodel postino di Roulin, 1888), lapittura romantico-simbolista diDelacroix, Redon, Hodler, i na-bis Denis, Vuillard, Bonnard elo svizzero Vallotton; e poi leavanguardie, rappresentate so-prattutto dal periodo cubista, conPicasso, Gris e Léger, e dal sur-realismo di Ernst, Magritte eTanguy. Notevole spazio è de-dicato anche alla scultura, daMedardo Rosso a Pevsner, Du-champ-Villon, Lipichitz, Bran-cusi. E poi ancora De Chirico,Delaunay, Kandinsky, Klee,

Mondrian, Van Doesburg,Schwitters, Calder,Arp, l’arte in-formale di Jorn, Appel e Tàpies,l’espressionismo astratto degli sta-tunitensi Mark Tobey, Philip Gu-ston, John Chamberlain, fino adarrivare alla più recente arte ame-ricana rappresentata dai lavori diRichard Tuttle, Robert Mangold,Ellsworth Kelly e Brice Marden.Solo per citarne alcuni.

Mart RoveretoCorso Bettini, 43 - Rovereto (Tn)“Capolavori della modernità.Opere dalla collezionedel Kunstmuseum Winterthur”Fino al 10 gennaio 2010Info: 0464 438887

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CCOORRRRIIEERREEdell’ARTEC O U R R I E R D E S A RT S Itinerari d’Arte

Da l2 9a l

31 ottobre ilprimo Salo-ne dell’Artee del Restau-ro di Firen-ze, che siterrà neglispazi dellaS t a z i o n eLeopolda ,animerà an-che tutta lacittà in ogniMuseo, Bot-tega, Istitutoo Associa-zione Culturale. L’evento, chemira a coinvolgere l’eccellen-za del settore, ha già ottenutoil Patrocinio del Ministero deiBeni e delle Attività Culturali,della Regione Toscana, dellaProvincia e del Comune di Fi-renze, del CNR e della Came-ra di Commercio di Firenze,dell’ICOMOS e dell’Ordinedegli Architetti Pianificatori,Paesaggisti e Conservatori del-la Provincia di Firenze, ed è inattesa del Patrocinio dell’Une-sco, che ha riconosciuto ilgrande valore dell’iniziativa. Hanno prestato laloro collaborazione anche il Consiglio Regio-nale della Toscana, l’Agenzia per il Turismo diFirenze, il Consorzio Firenze Albergo e la Fon-dazione “Anna Lindh”, che si adopera per il dia-logo delle culture del Mediterraneo. E’ dal dia-logo, appunto, che parte la volontà di riportaresotto i riflettori Firenze, ma anche tutte le real-

tà, le culture, lemaestranze chevivono d’arte. IlSalone non saràun’esposizione fi-ne a sé stessa diprodotti e ditteche operano nelrestauro, ma unimpulso vitaleper tutta la cittàche, per tre gior-ni, riscoprirà ilsuo autentico,prestigioso e an-tico volto. Vi sa-

ranno eventi, convegni, aperture speciali di luo-ghi mai visti, esposizioni straordinarie, disse-minati in tutta Firenze che aprirà le braccia atutta la cittadinanza ma anche, idealmente, a tut-to il mondo della conservazione del patrimonioartistico globale. Il quartier generale sarà la Sta-zione Leopolda, allestita in parte come un verolaboratorio dove gli operatori del restauro po-

tranno tornare protagonisti dando pro-va delle proprie tecniche. La primaedizione si annuncia ricca di appun-tamenti. Il Salone, avvalendosi anchedell’operatività di tutte le Soprinten-denze fiorentine, vanta un un presti-gioso Comitato Scientifico, indi-spensabile osservatorio avanzato, gui-da e coscienza critica di ogni attivitàospitato durante le tre giornate, chefunge da strumento di tutela e garan-zia per espositori e visitatori. (sil.fe.)

Opere dalla collezione del Kunstmuseum - Winterthur

Capolavori della modernitàDal 29 al 31 ottobre a Firenze

Prima edizione del Salonedell’Arte e del Restauro

FERNANDA DE BERNARDI

Nino Costa (Roma 1826 – Marinadi Pisa 1903) non può annove-rarsi tra coloro che hanno rivolu-

zionato la pittura. Fu suo merito, malgra-do le sue molteplici relazioni, i Macchiaioli,Corot e i Barbizonniers frequentati a Pari-gi e soprattutto, i numerosi pittori inglesidella folta colonia soggiornante in Italia equelli successivamente frequentati nei suoisoggiorni in Inghilterra, essere sempre ri-masto fedele al proprio ideale artistico. Es-so è racchiuso nelle sue stesse parole: “Ilvero non dice nulla se non si è veduto at-traverso il sentimento”, o nelle parole diDiego Martelli, méntore dei Macchiaioli:“L’arte di Costa è soprattutto caratterizza-ta dal sentimento,era un idealista e per que-sto l’arte doveva per lui sempre suggerireuna impressione nobilitata dal vero”. E’dasegnalare, anzitutto, l’adesione sentita agliideali risorgimentali, tale da fare di lui, ro-mano, di famiglia assai ricca, conservatri-ce e papalina, nel 1848, arruolatosi nellaLegione romana,un combattente per la li-berazione di Vicenza, nel 1859, unendosiall’esercito di Vittorio Emanuele II,un com-ponente dell’Aosta Cavalleggeri. Deluso

poi dal Trattato di Villafranca, nel 1867combatté a Villa Glori contro i Francesi,raggiunto Garibaldi, combatté a Mentana,finché nel 1870,messosi a disposizione delgenerale Cadorna, fu tra i primi ad entrarein Roma liberata attraverso Porta Pia. E’singolare come i suddetti impegni com-portanti, fra l’altro, fughe e lunghi periodiquasi da esule non abbiano allentato il suoimpegno per l’Arte, anzi, con gli incontrisopraccennati, abbiano maturato e raffor-zato le sue personali convinzioni. Tale è lasua coerenza che non pare esservi distin-zione stilistica tra un’opera del 1848 comeRipa grande e una del 1890, come Un ba-cio del sole morente alla pineta odorosa.La ricca, accurata ed intelligente mostra inPalazzo Pasquini a Castiglioncello, curatada Francesca Dini e Stefania Frezzotti, ri-propone il pittore la cui ultima antologicarisale al 1927. Suddivisa in cinque sezionicorrispondenti a cinque periodi chiave del-l’attività dell’artista, ha il grande pregio diintercalare, alle sue, opere di quegli artistiche in quei tempi aveva vicini. Così, il pri-

mo settore propone di-pinti ispirati dalla cam-pagna romana. E’notoche in tema di paesag-gio, non c’era pittoreche non andasse a cer-carseli nei luoghi più selvaggi, possibil-mente con rovine fatiscenti, forre, dirupi,boscaglie,quelli che il D’Azeglio, assiduofrequentatore della Ciociaria, ha così bendescritto ne I miei ricordi, ispiratori dei suoipaesaggi “istoriati”. Del Costa, fra i tanti,basti vedere Danza dei carbonai,Tramontosul lago di Albano,Le quercie secche,An-zio, Verso Ardea, La macchia della Faio-la. Ma, a confronto, ecco le tele degli In-glesi, altrettanto assidui frequentatori, Co-leman, Mason, Leighton, diventati suoiamici. Con lunghi periodi di assenza il sog-giorno a Firenze del pittore durò dal 1859per un decennio. La seconda sezione dàlargo spazio ai Macchiaioli con cui il Co-sta simpatizzò e fu largo di consigli: l’al-lora giovane Fattori per l’incoraggiamen-to ricevuto gli fu poi grato per tutta la vita.

Accanto ai dipinti di Cabianca,Abbati,Si-gnorini, Borrani, Fattori, Banti, ci sono isuoi paragonabili nel tipico formato oriz-zontale, nel sentimento del vero, ma che,nella tecnica,nulla hanno a che vedere conla “Macchia”, dipinti come Una sera inMaremma, Il fiume morto al Gombo,Unasera alle Cascine. I viaggi a Parigi del 1862,a Londra nel 1863 di cui dà conto la terzasezione, se, da una parte, testimoniano lastretta consonanza di ideali con Corot chelo volle addirittura ospite assiduo nel suoatelier, dall’altra, testimoniano quanto po-co invece influissero su di lui i Preraffael-liti inglesi a meno di volerne trovare un’e-co nella Ninfa di Fontainebleau che fu ilrovello costante della sua vita dal 1863 inavanti. Sono di grande interesse le due ul-time sezioni. Se la “Scuola etrusca”, fon-

data nel 1883-’84 e durata per un de-cennio, è una minuziosa codificazionedei principi teorici costiani e delle tec-niche riguardanti la pittura di paesag-gio, l’associazione “In Arte Libertas”,fondata nel 1886 in pieno clima di su-peramento del Verismo, per un’impo-stazione estetizzante, simbolista, deca-dente,di cui D’Annunzio era il primocorifeo, non solo diede una svolta al-

l’Arte ma,auspice Costa,gran maestro del-la colonia internazionale, soprattutto in-glese, esportata l’esposizione del 1888 aLondra,attrasse negli anni successivi a Ro-ma artisti come Lembach, Böc—-klin,Rossetti,Burne Jones,Alma Tadema,MaxKlinger,Puvis de Chavannes,Moreau,cioèil fiore del Simbolismo europeo. Fu que-sto il preludio della Biennale di Venezia.Si può quindi concludere che Nino Costa,aldilà dei meriti di pittore, fu un promoto-re della cultura artistica internazionale.

Castello Pasquini - Castiglioncello“Nino Costae il paesaggio dell’anima”Catalogo SKIRAFino al 1° novembreInfo 0586 724395 / 724521

Vincent van Gogh (1853–1890), “Joseph Roulin”, 1888,olio su tela, 65x54 cm (qui sopra)Alberto Giacometti (1901–1966), “Donna distesa (Femmecouchée)”, 1929 , bronzo, 27x 44x16 cm ( in alto a destra)

Nino Costa al Castello Pasquini di Castiglioncello

Paesaggi con sentimento

Nino Costa, “La Ninfa di Fontainebleau”, coll. privata

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