Capitolo 1 · 2020. 12. 4. · Capitolo 1 - Studio di funzione 1.3Derivata seconda e concavit a E...

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Capitolo 1 Studio di funzione Consideriamo una funzione f :(a, b) R R. Abbiamo che x 0 (a, b)` e un punto di minimo relativo se esiste un intorno I (x 0 ) (a, b) tale che f (x) f (x 0 ) per ogni x I (x 0 ). massimo relativo se esiste un intorno I (x 0 ) (a, b) tale che f (x) f (x 0 ) per ogni x I (x 0 ) punto di estremo relativo se ` e punto di massimo relativo o minimo relativo per f . punto stazionario se f 0 (x 0 ) = 0; punto critico se ivi la derivata non esiste o ` e f 0 (x 0 ) = 0; Siano x, y (a, b) tali che x<y. Allora diremo che: f ` e crescente in (a, b) se f (x) f (y); f ` e strettamente crescente in (a, b) se f (x) <f (y); f ` e decrescente in (a, b) se f (x) f (y); f ` e strettamente decrescente in (a, b) se f (x) >f (y); 1.1 Alcuni teoremi sulle funzioni derivabili Teorema 1.1 (Fermat). ` E data una funzione f :(a, b) R R derivabile, con a, b R. Se x 0 (a, b) ` e un punto di estremo, allora x 0 ` e un punto stazionario. Dimostrazione. Faremo la dimostrazione solo nel caso in cui x 0 sia un punto di minimo. Il caso in cui x 0 ` e di massimo viene lasciato per esercizio. Dunque, sia x 0 (a, b) un punto di minimo per f , allora esiste un intorno I (x 0 ,r) tale che f (x) f (x 0 ) x I (x 0 ,r). Per x<x 0 si ha f (x) - f (x 0 ) 0e x - x 0 < 0 e quindi f (x) - f (x 0 ) x - x 0 0, 1

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  • Capitolo 1

    Studio di funzione

    Consideriamo una funzione f : (a, b) ⊆ R→ R. Abbiamo che x0 ∈ (a, b) è un punto di

    • minimo relativo se esiste un intorno I(x0) ⊂ (a, b) tale che f(x) ≥ f(x0) perogni x ∈ I(x0).

    • massimo relativo se esiste un intorno I(x0) ⊂ (a, b) tale che f(x) ≤ f(x0) perogni x ∈ I(x0)

    • punto di estremo relativo se è punto di massimo relativo o minimo relativo perf .

    • punto stazionario se f ′(x0) = 0;

    • punto critico se ivi la derivata non esiste o è f ′(x0) = 0;

    Siano x, y ∈ (a, b) tali che x < y. Allora diremo che:

    • f è crescente in (a, b) se f(x) ≤ f(y);

    • f è strettamente crescente in (a, b) se f(x) < f(y);

    • f è decrescente in (a, b) se f(x) ≥ f(y);

    • f è strettamente decrescente in (a, b) se f(x) > f(y);

    1.1 Alcuni teoremi sulle funzioni derivabili

    Teorema 1.1 (Fermat). È data una funzione f : (a, b) ⊆ R → R derivabile, cona, b ∈ R. Se x0 ∈ (a, b) è un punto di estremo, allora x0 è un punto stazionario.

    Dimostrazione. Faremo la dimostrazione solo nel caso in cui x0 sia un punto diminimo. Il caso in cui x0 è di massimo viene lasciato per esercizio.Dunque, sia x0 ∈ (a, b) un punto di minimo per f , allora esiste un intorno I(x0, r)tale che

    f(x) ≥ f(x0) x ∈ I(x0, r).

    Per x < x0 si ha f(x)− f(x0) ≥ 0 e x− x0 < 0 e quindi

    f(x)− f(x0)x− x0

    ≤ 0,

    1

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    e invece per x > x0 si ha f(x)− f(x0) ≥ 0 e x− x0 > 0 e quindi

    f(x)− f(x0)x− x0

    ≥ 0.

    Per l’inverso del teorema della permanenza del segno (Teorema 1.7 del capitolo suilimiti) si ha che

    (1.1) limx→x−0

    f(x)− f(x0)x− x0

    ≤ 0 limx→x+0

    f(x)− f(x0)x− x0

    ≥ 0.

    Poiché per ipotesi la funzione è derivabile in x0 allora i limiti in (1.1), che sono laderivata di f rispettivamente sinistra e destra in x0, sono uguali a zero. Quindi laderivata di f in x0 è zero.

    Teorema 1.2 (Rolle). È data una funzione f : [a, b] ⊆ R→ R, con a, b ∈ R. Se f èderivabile in (a, b), continua in [a, b] e f(a) = f(b), allora esiste un punto c ∈ (a, b)tale che f ′(c) = 0.

    Dimostrazione. Siamo in presenza di una funzione f continua in un intervallo chiusoe limitato. Ne consegue, per il teorema di Weierstraß, che f ammette punto dimassimo xM e punto di minimo xm assoluti. Distinguiamo due casi:

    • Se m = M allora la funzione f è costante e quindi f ′(x) = 0 per ogni x ∈ [a, b].

    • Se m < M allora almeno uno dei due xm o xM appartiene a (a, b), ed in talpunto la derivata esiste ed è nulla per il teorema di Fermat.

    Esempio 1.3. Il teorema di Rolle è applicabile alla funzione f(x) = x2(1 − x2)nell’intervallo [0, 1]. Infatti f è continua in [0, 1] e derivabile in (0, 1). Inoltref(0) = f(1). Allora esiste un valore c ∈ (0, 1) tale che f ′(c) = 0. Infatti

    f ′(c) = −4x3 + 2x = 0 → c =1√

    2.

    Esempio 1.4. Le ipotesi del teorema di Rolle sono le più larghe possibili per cuivale l’enunciato stesso.

    • La funzione f(x) = |x| è continua in [−1, 1], è tale che f(−1) = f(1), però fnon è derivabile in x = 0. Infatti non esiste punto dell’intervallo (−1, 1) in cuif ′ si annulla.

    • La funzione f(x) = x è continua in [0, 1], derivabile in (0, 1) però f(0) 6= f(1).Infatti non esiste punto dell’intervallo (0, 1) in cui f ′ si annulla.

    • La funzionef(x) =

    {0 x = 1x x ∈ [0, 1)

    2 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.2 - Derivata prima e monotonia

    è continua e derivabile in (0, 1), è tale che f(0) = f(1). La funzione f perònon è continua in x = 0 e x = 1. Infatti non esiste punto dell’intervallo (0, 1)in cui f ′ si annulla.

    Teorema 1.5 (Lagrange). È data una funzione f : [a, b] ⊆ R → R, con a, b ∈ R.Se f è derivabile in (a, b), continua in [a, b]. Allora esiste un punto c ∈ (a, b) taleche f ′(c) = f(b)−f(a)

    b−a .

    Dimostrazione. Consideriamo la funzione

    g(x) = (f(b)− f(a))x− (b− a)f(x).

    La funzione g è continua in [a, b], derivabile in (a, b) ed è g(a) = g(a): quindi, per ilteorema di Rolle esiste un c ∈ (a, b) per cui g′(c) = 0. Abbiamo

    g′(x) = (f(b)− f(a))− (b− a)f ′(x)

    eg′(c) = (f(b)− f(a))− (b− a)f ′(c) = 0

    e quindi

    f ′(c) =f(b)− f(a)

    b− a.

    Esempio 1.6. Il teorema di Lagrange è applicabile alla funzione f(x) = x2 nell’in-tervallo [0, 1]. Infatti f è continua in [0, 1] e derivabile in (0, 1). Allora esiste un

    valore c ∈ (0, 1) tale che f ′(c) = f(1)−f(0)1−0 = 1. Infatti

    f ′(c) = 2x = 1 → c =1

    2.

    1.2 Derivata prima e monotonia

    Il teorema di Fermat ci fornisce un metodo per la ricerca dei punti di estremo relativoper una funzione derivabile. I punti di estremo si devono cercare fra i punti stazionari.

    Esempio 1.7. Consideriamo la funzione f(x) = x2 la quale ammette x = 0 comepunto stazionario che è punto di minimo essendo f(x) > 0 per x 6= 0.

    Però non tutti i punti stazionari sono di estremo.

    Esempio 1.8. Consideriamo la funzione f(x) = x3 la quale ammette x = 0 comepunto stazionario che non è punto di estremo essendo f(x) > 0 per x > 0 e f(x) < 0per x < 0.

    La derivata prima fornisce anche informazioni sulla monotonia (crescenza e decrescenza)delle funzioni.

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 3

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    Teorema 1.9. È data una funzione f : (a, b) ⊆ R→ R derivabile.

    • f ′(x) ≥ 0 per ogni x ∈ (a, b) se e solo se f è ivi crescente.

    • f ′(x) ≤ 0 per ogni x ∈ (a, b) se e solo se f è ivi decrescente.

    Dimostrazione. Dimostreremo soltanto la 1, lasciando la dimostrazione della 2 peresercizio.Sia f avente derivata prima positiva in (a, b). Applicando il teorema di Lagrange allafunzione f nell’intervallo [x0, x1] ⊂ (a, b), abbiamo che esiste un punto c ∈ (x0, x1)tale che

    f ′(c) =f(x1)− f(x0)

    x1 − x0≥ 0

    e quindi f(x1) ≥ f(x0).Vediamo ora l’altra implicazione. Sia x0 ∈ (a, b) e h ∈ R tale che x0 + h ∈ (a, b).Siccome per ipotesi f è crescente abbiamo che

    f(x0 + h)− f(x0)h

    ≥ 0.

    e per l’inverso del teorema della permanenza del segno si ha che

    limh→0

    f(x0 + h)− f(x0)h

    = f ′(x0) ≥ 0.

    Quest’ultimo teorema suggerisce un metodo per la ricerca dei punti di estremo per unafunzione derivabile. Sia x0 un punto stazionario per una funzione f :

    • x0 è un punto di minimo relativo se prima di x0 la derivata prima è negativa edopo è positiva,

    ↘ ↗x0

    x

    • x0 è un punto di massimo relativo se prima di x0 la derivata prima è positiva edopo è negativa,

    ↗ ↘x0

    x

    • x0 è un punto di flesso a tangente orizzontale se la derivata prima ha lo stessosegno prima e dopo x0.

    4 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.3 - Derivata prima e monotonia

    ↗ ↗

    x0

    x↘ ↘

    x0

    x

    Esempio 1.10. Consideriamo la funzione f(x) = x2 la cui derivata prima è f ′(x) =2x. La derivata prima è positiva per x > 0, e negativa per x < 0, e x = 0 è puntostazionario per f .

    −3 −2 −1 0 1 2 3

    ↘ ↗x

    Dunque x = 0 è punto di minimo per f(x) = x2.

    Esempio 1.11. Consideriamo la funzione f(x) = x3 la cui derivata prima è f ′(x) =3x2. La derivata prima è positiva per x 6= 0, e x = 0 è punto stazionario per f .

    −3 −2 −1 0 1 2 3

    ↗ ↗x

    Dunque x = 0 è punto di flesso a tangente a orizzontale per f(x) = x3.

    I punti di massimo o minimo si devono cercare anche nei punti critici non stazionari incui f è continua.

    Esempio 1.12. Consideriamo la funzione f(x) =3√x2. Abbiamo già studiato cosa

    accade alla funzione per x = 0: la funzione è ivi continua ma non derivabile. Laderivata prima è positiva per x > 0, e negativa per x < 0.

    −3 −2 −1 0 1 2 3

    ↘ ↗x

    Dunque x = 0 è punto di minimo per f(x) =3√x2.

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 5

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    1.3 Derivata seconda e concavità

    È data una funzione f : (a, b) ⊆ R→ R. Diremo che f è una funzione convessa se ilsuo epigrafico1 è un insieme convesso. Se −f è convessa, allora la funzione f è dettaconcava.

    Funzione convessa Funzione concava

    Ricordando che un sottoinsieme A di R2 è convesso se ogni segmento che ha come estremielementi di A è interamente contenuto in A, un altro modo per definire le funzioniconvesse e concave è il seguente.

    x

    f(x)

    yt

    xt

    f(xt)

    f(y)

    y

    x

    y

    Consideriamo il punto di coordinate (xt, yt) appartenente al segmento congiungente ipunti di coordinate (x, f(x)) e (y, f(y)). Possiamo esprimere le coordinate del puntotramite combinazione lineare convessa:

    xt = (1− t)x+ ty , yt = (1− t)f(x) + tf(y) , t ∈ [0, 1] .

    La funzione f è convessa in (a, b) se per ogni x, y ∈ (a, b) si ha

    f (x(1− t) + yt) ≤ f(x)(1− t) + f(y)t, per ogni t ∈ [0, 1].

    La funzione f è concava in (a, b) se per ogni x, y ∈ (a, b) si ha

    f (x(1− t) + yt) ≥ f(x)(1− t) + f(y)t, per ogni t ∈ [0, 1].

    Esempio 1.13. Proviamo che la funzione f(x) = x2 è convessa in R, ovvero che

    (1.2) (x(1− t) + yt)2 ≤ x2(1− t) + y2t, per ogni t ∈ [0, 1]

    è verificata per x, y ∈ R.

    1L’epigrafico di una funzione f è la parte di piano sopra il grafico di f .

    6 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.4 - Derivata seconda e concavità

    La (1.2) equivale a

    x2(1− t) + y2t− [x(1− t) + yt]2 ≥ 0

    da cuix2(1− t) + y2t−

    [x2(1− t)2 + y2t2 + 2xyt(1− t)

    ]≥ 0

    da cuix2[(1− t)− (1− t)2

    ]+ y2(t− t2)− 2xy(t− t2) ≥ 0

    da cuix2(t− t2

    )+ y2(t− t2)− 2xy(t− t2) ≥ 0

    da cui(t− t2)(x− y)2 ≥ 0.

    Essendo l’ultima disequazione sempre verificata, allora f(x) = x2 è convessa in R.

    La derivata seconda fornisce informazioni sulla concavità delle funzioni.

    Teorema 1.14. È data una funzione f : (a, b) ⊆ R→ R derivabile fino al secondoordine.

    • f ′′(x) ≥ 0 per ogni x ∈ (a, b) se e solo se f è ivi convessa.

    • f ′′(x) ≤ 0 per ogni x ∈ (a, b) se e solo se f è ivi concava.

    Esempio 1.15. Consideriamo la funzione f(x) = x2. Avremo che f ′′(x) = 2.Poiché f ′′ è sempre positiva, allora la funzione f è convessa nell’insieme di defi-nizione.

    Esempio 1.16. Consideriamo la funzione f(x) = x3. Avremo che f ′′(x) = 6x. Siha

    • f ′′(x) > 0 per x > 0 allora f è ivi convessa;

    • f ′′(x) < 0 per x < 0 allora f è ivi concava.

    Un punto è di flesso se ivi la funzione cambia concavità. I flessi sono di tre tipi:

    • a tangente orizzontale: si trovano in quei punti stazionari in cui la derivataprima non cambia segno;

    • a tangente obliqua: si trovano in quei punti in cui la derivata prima è diversada 0 e la derivata seconda si annulla;

    • a tangente verticale: si trovano in quei punti in cui la derivata prima destra esinistra sono infiniti dello stesso segno.

    Esempio 1.17. La funzione f(x) = x3 in x = 0 ha un flesso a tangente orizzontale.La funzione f(x) = x3 − x in x = 0 ha un flesso a tangente obliquo. La funzionef(x) = 3

    √x in x = 0 ha un flesso a tangente verticale.

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 7

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    1.4 Funzioni lipschitziane

    Sia f : I ⊆ R → R una funzione con I un intervallo di R. La funzione f è dettalipschitziana in I se per ogni x, y ∈ I si ha che

    |f(x)− f(y)| ≤ K |x− y|

    o equivalentemente|f(x)− f(y)||x− y|

    ≤ K, x 6= y

    con K costante reale, detta costante di Lipschitz.

    Esempio 1.18. Consideriamo la funzione f(x) = |x|. Se x, y ∈ R allora vale ladisugualianza triangolare inversa per cui

    |f(x)− f(y)| = ||x| − |y|| ≤ |x− y| .

    da cui discende che la funzione valore assoluto è lipschitziana in R, con K = 1.

    L’esempio precedente mostra come la lipschitzianità non implichi la derivabilità. Ma ilseguente teorema lega la derivabilità alla lipschitzianità.

    Teorema 1.19. Sia f : (a, b) ⊆ R → R derivabile. La funzione è lipschitziana in(a, b) se e solo se f ′(x) è ivi limitata.

    Dimostrazione. Se una funzione è lipschitziana allora per ogni x, y ∈ (a, b) con x 6= yabbiamo

    |f(x)− f(y)||x− y|

    ≤ K ∈ R.

    Ma essendo f derivabile in (a, b) abbiamo che

    limy→x

    |f(x)− f(y)||x− y|

    = |f ′(x)| ≤ K ∈ R.

    e quindi la derivata è limitata.Proviamo l’altra implicazione. Consideriamo x0, x1 ∈ (a, b) tali che x0 < x1. Alloraf(x) verifica il teorema di Lagrange nell’intervallo [x0, x1], e quindi esiste un c ∈(x0, x1) tale che

    f ′(c) =f(x1)− f(x0)

    x1 − x0da cui

    |f ′(c)| =

    ∣∣∣∣∣f(x1)− f(x0)x1 − x0∣∣∣∣∣

    e quindi |f(x1) − f(x0)| = |f ′(c)| · |x1 − x0|. Poiché per ipotesi f ′(x) è limitata, equindi è limitata anche |f ′(x)|, significa che esiste un valore reale positivo K taleche |f ′(x)| ≤ K per ogni x ∈ (a, b). Allora

    |f(x1)− f(x0)| = |f ′(c)| · |x1 − x0| ≤ K|x1 − x0|

    8 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.5 - Teorema di De L’Hôpital

    e quindi f è lipschitziana in (a, b).

    Esempio 1.20. Consideriamo la funzione f(x) =√x. Se prendiamo la funzione in

    un qualsiasi intervallo aperto che ha zero come estremo allora f non è ivi lipschitzianaperché la derivata non è limitata. Invece lo è in qualsiasi intervallo del tipo (a,+∞)con a > 1 perché la funzione radice quadrata ha derivata ivi limitata.

    Esempio 1.21. Consideriamo la funzione f(x) = x2. Se prendiamo la funzionein un qualsiasi intervallo limitato allora f è ivi lipschitziana. Invece in qualsiasiintervallo illimitato la funzione non è limitata.

    Teorema 1.22. Sia f : A ⊆ R→ R con A insieme chiuso e limitato. Se la funzioneè derivabile in A allora è ivi lipschitziana.

    Teorema 1.23. Se f : (a, b) ⊆ R → R è lipschitziana allora è ivi uniformementecontinua (e quindi continua).

    1.5 Teorema di De L’Hôpital

    Il Teorema di De L’Hôpital ci permette di sciogliere limiti che porgono le forme indeter-minate del tipo ∞∞ o

    00.

    Teorema 1.24. Sia (a, b) limitato o illimitato e siano date le funzioni f, g : (a, b) ⊆R → R derivabili e g′(x) 6= 0. Sia x0 ∈ (a, b). Se sono verificate le seguenticondizioni:

    • Il limite limx→x0

    f(x)

    g(x)porge una forma indeterminata

    ∞∞

    o0

    0.

    • Il limite limx→x0

    f ′(x)

    g′(x)esiste.

    Allora

    limx→x0

    f(x)

    g(x)= lim

    x→x0

    f ′(x)

    g(′x).

    Esempio 1.25. Calcoliamo il limite

    limx→+∞

    lnx

    x.

    Il limite porge una forma indeterminata ∞∞ . Cerchiamo di applicare il teorema diDe L’Hôpital. Il limite

    limx→+∞

    (lnx)′

    (x)′= lim

    x→+∞

    1x

    1= lim

    x→+∞

    1

    x=

    1

    +∞= 0.

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 9

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    Allora è applicabile il Teorema di De L’Hôpital, e sarà

    limx→+∞

    lnx

    x= lim

    x→+∞

    (lnx)′

    (x)′= 0.

    Esempio 1.26. Calcoliamo il limite

    limx→+∞

    x2 + x+ 1

    x2 + 3x+ 2.

    Il limite porge una forma indeterminata ∞∞ . Cerchiamo di applicare il teorema diDe L’Hôpital.

    limx→+∞

    (x2 + x+ 1)′

    (x2 + 3x+ 2)′= lim

    x→+∞

    2x+ 1

    2x+ 3

    Il limite porge ancora una forma indeterminata ∞∞ . Cerchiamo di applicare nuova-mente il teorema di De L’Hôpital.

    limx→+∞

    (2x+ 1)′

    (2x+ 3)′= lim

    x→+∞

    2

    2= 1.

    Allora è applicabile il Teorema di De L’Hôpital, e sarà

    limx→+∞

    x2 + x+ 1

    x2 + 3x+ 2= lim

    x→+∞

    (x2 + x+ 1)′

    (x2 + 3x+ 2)′= lim

    x→+∞

    (2x+ 1)′

    (2x+ 3)′= 1.

    Esempio 1.27. Calcoliamo il limite

    limx→0+

    x− tanxx2

    .

    Il limite porge una forma indeterminata 00. Cerchiamo di applicare il teorema di De

    L’Hôpital.

    limx→0+

    (x− tanx)′

    (x2)′= lim

    x→0+

    1− 1− tan2 x2x

    = limx→0+

    − tan2 x2x

    Il limite porge ancora una forma indeterminata 00. Cerchiamo di applicare nuova-

    mente il teorema di De L’Hôpital.

    limx→0+

    (− tan2 x)′

    (2x)′= lim

    x→0+

    −2 tanx (1 + tan2 x)2

    = 0.

    Allora è applicabile il Teorema di De L’Hôpital, e sarà

    limx→0+

    x− tanxx2

    = limx→0+

    (x− tanx)′

    (x2)′= lim

    x→0+

    (− tan2 x)′

    (2x)′= 0.

    Esempio 1.28. Calcoliamo il limite

    limx→0+

    (x lnx) .

    10 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.5 - Teorema di De L’Hôpital

    Il limite porge una forma indeterminata 0 ·∞. Il Teorema di De L’Hôpital non è ap-plicabile direttamente, ma possiamo trasformare la funzione per rendere applicabileil teorema.

    limx→0+

    (x lnx) = limx→0+

    lnx1x

    .

    Quest’ultimo limite è una forma indeterminata ∞∞ , e cerchiamo di applicare il teo-rema di De L’Hôpital.

    limx→0+

    (lnx)′(1x

    )′ = limx→0+

    1

    x

    −1

    x2

    = limx→0+

    −x2

    x= − lim

    x→0+x = 0−.

    Allora è applicabile il Teorema di De L’Hôpital, e sarà

    limx→0+

    (x lnx) = limx→0+

    lnx1x

    = limx→0+

    (lnx)′(1x

    )′ = 0−.Esempio 1.29. Calcoliamo il limite

    limx→−∞

    (xex) .

    Il limite porge una forma indeterminata 0 · ∞. Il Teorema di De L’Hôpital non èapplicabile direttamente, ma possiamo seguire il procedimento dell’esercizio prece-dente.

    limx→−∞

    (xex) = limx→−∞

    x

    e−x.

    Quest’ultimo limite è una forma indeterminata ∞∞ , e cerchiamo di applicare il teo-rema di De L’Hôpital.

    limx→−∞

    (x)′

    (e−x)′= lim

    x→−∞

    1

    −e−x= lim

    x→−∞(−ex) = 0−.

    Allora è applicabile il Teorema di De L’Hôpital, e sarà

    limx→−∞

    (xex) = limx→−∞

    x

    e−x= lim

    x→−∞

    (x)′

    (e−x)′= 0−.

    Il teorema di De L’Hôpital è molto utile per sciogliere le forme indeterminate del tipo1∞, 00 e ∞0.

    Esempio 1.30. Calcoliamo il limite

    limx→0+

    (sinx+ cosx)1x .

    Essendo una forma indeterminata 1∞, sfruttiamo l’identità f(x)g(x) = eln(f(x)g(x))

    .

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 11

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    Abbiamo

    limx→0+

    (sinx+ cosx)1x = lim

    x→0+eln(sinx+cosx)

    1x = lim

    x→0+e

    1xln(sinx+cosx) ;

    limx→0+

    1

    xln(sinx+ cosx) =

    0

    0.

    Possiamo allora applicare De L’Hôpital:

    limx→0+

    1

    xln(sinx+ cosx) = lim

    x→0+

    cosx−sinxsinx+cosx

    1= 1

    e dire che il limite della funzione iniziale è e1, ossia e.

    Esempio 1.31. Calcoliamo il limite

    limx→π

    2

    (tanx)tan(2x) .

    Essendo una forma indeterminata ∞0, sfruttiamo l’identità f(x)g(x) = eln(f(x)g(x)) .Abbiamo

    limx→π

    2

    (tanx)tan(2x) = limx→π

    2

    eln(tanx)tan(2x)

    = limx→π

    2

    etan(2x) ln(tanx) ;

    limx→π

    2

    tan(2x) ln(tanx) = limx→π

    2

    sin(2x)

    cos(2x)ln(tanx) .

    Siccome cos(2x)→ 1 as x→π

    2, possiamo calcolare direttamente

    limx→π

    2

    ln(tanx)1

    sin(2x)

    =∞∞.

    Allora applichiamo De L’Hôpital:

    limx→π

    2

    ln(tanx)1

    sin(2x)

    = limx→π

    2

    − sin(2x)cos(2x)

    = 0

    da cui segue che il limite della funzione iniziale è e0 = 1.

    1.6 Polinomi di Taylor

    Consideriamo una funzione f : (a, b) ⊆ R→ R derivabile. Allora

    limx→x0

    f(x)− f(x0)x− x0

    = f ′(x0)

    e ne consegue che

    (1.3) g(x) =f(x)− f(x0)

    x− x0− f ′(x0)

    12 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.6 - Polinomi di Taylor

    è infinitesima in x = x0. Ricavando f(x) nella (1.3) abbiamo

    f(x) = f(x0) + f′(x0)(x− x0) + g(x)(x− x0).

    Non è difficile mostrare che g(x)(x− x0) è un infinitesimo di ordine maggiore a x− x0 equindi

    g(x)(x− x0) = o(x− x0).

    Ne consegue che

    (1.4) f(x) = f(x0) + f′(x0)(x− x0)︸ ︷︷ ︸P1(x)

    +o(x− x0).

    Dalla (1.4) abbiamo che la funzione f si può scrivere come somma di una funzionepolinomiale di primo grado, la quale non è altro che la retta tangente ad f in x0 e unafunzione che è un infinitesimo di ordine superiore a x − x0 per x → x0. La funzionepolinomiale P1 in (1.4) è tale che

    (1.5) P1(x0) = f(x0), P′1(x0) = f

    ′(x0).

    x0

    f(x0)

    x

    P1(x)

    f(x)

    o(x−x0 )

    x

    y

    Poniamoci la questione se è possibile trovare una funzione polinomiale Pn(x) di gradon che migliora in un intorno di x0 l’approssimazione di f . Coerentemente con le (1.5),

    tale polinomio Pn(x) dovrà essere tale che Pn(x0) = f(x0) e P(j)n (x0) = f

    (j)(x0) per ognij ∈ {1, 2, · · · , n}, posto che f sia derivabile in x0 fino all’ordine n.Il seguente teorema ci dice quale è tale polinomio, il quale viene chiamato polinomiodi Taylor di grado n generato da f e centro x0.

    Teorema 1.32. Sia f : (a, b) ⊆ R → R derivabile fino all’ordine n in x0 ∈ (a, b).Allora esiste un unico polinomio Pn(x) tale che Pn(x0) = f(x0) e P

    (k)n (x0) = f

    (k)(x0)per ogni k ∈ {1, 2, · · · , n}.

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 13

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    Dimostrazione. Proponiamo come Pn(x0) il polinomio

    Pn(x) = a0 + a1(x− x0) + a2(x− x0)2 + · · ·+ an(x− x0)n.

    Si ha:

    P ′n(x) = a1 + 2a2(x− x0) + · · ·+ nan(x− x0)n−1

    P”n(x) = 2a2 + · · ·+ n(n− 1)an(x− x0)n−2

    · · ·P (n)n (x) = n(n− 1) · · · 2an .

    Calcolando in x0 si trova

    Pn(x0) = a0 , P′n(x0) = a1 , P

    (n)n = n!an .

    Abbiamo quindi che

    ak =f (k)(x0)

    k!, k ∈ {0, 1, · · · , n}.

    In forma compatta il polinomio di Taylor di grado n generato da f e centro x0 è

    Pn(x) =n∑k=0

    f (k)(x0)

    k!(x− x0)k.

    Esempio 1.33. Consideriamo la funzione f(x) = sin x. Troviamo il suo polinomiodi Taylor di grado n e centro 0.Poiché per ogni k ∈ N si ha che

    f (4k)(x) = sin x, f (4k+1)(x) = cos x, f (4k+2)(x) = − sinx, f (4k+3)(x) = − cosx

    e di conseguenza

    f (4k)(0) = 0, f (4k+1)(0) = 1, f (4k+2)(0) = 0, f (4k+3)(0) = −1

    allora

    P2n+1(x) = x−x3

    3!+x5

    5!− x

    7

    7!+ · · ·+ (−1)

    n

    (2n+ 1)!x2n+1 =

    n∑k=0

    (−1)k

    (2k + 1)!x2k+1

    eP2n(x) = P2n−1(x).

    14 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.6 - Polinomi di Taylor

    P1

    P3

    P5

    −4 −3 −2 −1 1 2 3 4

    −2

    −1

    1

    2

    x

    y

    Esempio 1.34. Consideriamo la funzione f(x) = cos x. Troviamo il suo polinomiodi Taylor di grado n e centro 0.Poiché per ogni k ∈ N si ha che

    f (4k)(x) = cos x, f (4k+1)(x) = − sinx, f (4k+2)(x) = − cosx, f (4k+3)(x) = sinx

    e di conseguenza

    f (4k)(0) = 1, f (4k+1)(0) = 0, f (4k+2)(0) = −1, f (4k+3)(0) = 0

    allora

    P2n(x) = 1−x2

    2!+x4

    4!− x

    6

    6!+ · · ·+ (−1)

    n

    (2n)!x2n =

    n∑k=0

    (−1)k

    (2k)!x2k

    eP2n+1(x) = P2n(x).

    P0

    P2

    P3

    −4 −3 −2 −1 1 2 3 4

    −2

    −1

    1

    2

    x

    y

    Esempio 1.35. Consideriamo la funzione f(x) = ex. Troviamo il suo polinomio diTaylor di grado n e centro 0.Poiché

    f (k)(0) = 1, per ogni k ∈ {0, 1, · · · , n}

    allora

    Pn(x) = 1 + x+x2

    2!+x3

    3!+ · · ·+ x

    n

    n!=

    n∑k=0

    xk

    k!.

    Poiché f(1) = e, possiamo usare i polinomi di Taylor per calcolare una approssima-

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 15

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    zione del numero di Nepero.

    n Pn(1) Pn(1)− f(1)1 2 0.7182822 2.5 0.2182823 2.66667 0.05161524 2.70833 0.00994855 2.71667 0.00161516

    Come si può notare già al grado 5 il polinomio di Taylor approssima fino alla secondacifra decimale il numero di Nepero.

    Esempio 1.36. Consideriamo la funzione f(x) = ln(1 + x). Troviamo il suo poli-nomio di Taylor di grado n e centro 0.Abbiamo

    f ′(x) =1

    1 + x, f ′′(x) = − 1

    (1 + x)2, f ′′′(x) =

    2

    (1 + x)3, f (4)(x) = − 6

    (1 + x)4, · · ·

    e di conseguenza

    f(0) = 0, f ′(0) = 1, f ′′(0) = −2, f ′′′(0) = 2, f (4)(0) = −6, · · ·

    allora

    Pn(x) =n∑k=1

    (−1)k+1(k − 1)! · xk

    k!=

    n∑k=1

    (−1)k+1

    kxk.

    P1

    P2

    P3

    −1 1 2 3 4

    −2

    −1

    1

    2

    3

    x

    y

    Si definisce errore di approssimazione o resto n-esimo la funzione

    Rn(x) = f(x)− Pn(x)

    ovvero l’errore che si commette approssimando la funzione f con Pn in x.

    Teorema 1.37. Sia f : (a, b) ⊆ R → R derivabile fino all’ordine n in x0 ∈ (a, b).Se Pn(x) è il polinomio di Taylor di grado n generato da f e centro x0. Allora

    En(x) = o ((x− x0)n) .

    16 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.7 - Infinitesimi e infiniti campione

    La rappresentazione di En data in quest’ultimo teorema è detta forma di Peano delresto n-esimo. Esistono altre rappresentazione del resto n-esimo che noi qui nondaremo.

    Esempio 1.38. Secondo la rappresentazione del resto in forma di Peano abbiamoche

    sinx =n∑k=0

    (−1)k

    (2k + 1)!x2k+1 + o(x2n+1),

    cosx =n∑k=0

    (−1)k

    (2k)!x2k + o(x2n),

    ex =n∑k=0

    1

    k!xk + o(xn),

    ln(1 + x) =n∑k=1

    (−1)k+1

    kxk + o(xn).

    Esempio 1.39. Calcolare il polinomio di Taylor di grado 2 e centro 0 della funzionef(x) = ln(cos x)).

    f(x) = ln(cos x)) , f ′(x) = − tanx , f”(x) = −1− tan2 x

    da cui seguef(0) = 0 , f ′(0) = 0 , f”(0) = −1

    e quindiP (x) = −x2.

    Inoltre abbiamo cheln(cos(x)) = −x2 + o(x2).

    Dai polinomi di Taylor si possono ricavare altri sviluppi di Taylor grazie al seguenteteorema.

    Teorema 1.40. Siano f, g : (a, b) ⊆ R → R derivabile fino all’ordine n in x0 ∈(a, b). Sia Pn (Qn) il polinomio di Taylor di grado n generato da f (g) e centro x0.Allora

    • Se α, β ∈ R, allora αPn(x) + βQn(x) è il polinomio di Taylor di grado ngenerato da αf + βg con centro x0.

    • P ′n(x) è il polinomio di Taylor di grado n− 1 generato da f ′.

    1.7 Infinitesimi e infiniti campione

    Ricordiamo che una funzione f è infinitesima in x0 se

    limx→x0

    f(x) = 0

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 17

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    e che f è infinita in x0 selimx→x0

    f(x) = ±∞.

    Siano f(x) e g(x) 6= 0 funzioni infinite o infinitesime per x→ x0, con x0 finito o infinito.Se esiste α ∈ R+ tale che il limite

    (1.6) limx→x0

    f(x)

    [g(x)]α

    è finito non nullo, allora si dirà che f è un infinito (o infinitesimo) di ordine α in x0rispetto all’ infinito (o infinitesimo) campione g(x).Nella pratica si usano campioni standard (dove non diversamente specificato):

    - se x → ±∞, g(x) = x è l’infinito campione, mentre g(x) =1

    xè l’infinitesimo

    campione;

    - se x→ x0, g(x) =1

    x− x0è l’infinito campione, mentre g(x) = x−x0 è l’infinitesimo

    campione.

    Esempio 1.41. La funzione f(x) = x+ sinx è una funzione infinitesima in x = 0.Poiché

    limx→0

    x+ sinx

    è finito non nullo per α = 1 allora f(x) è un infinitesimo di ordine 1 in x = 0.

    Esempio 1.42. La funzione f(x) = x− sinx è una funzione infinitesima in x = 0.Poiché

    limx→0

    x− sinxxα

    è finito non nullo per α = 3 allora f(x) è un infinitesimo di ordine 3 in x = 0.

    Esempio 1.43. Consideriamo la funzione f(x) = ex la quale è infinitesima perx→ −∞. Però non esiste valore di α tale che

    limx→−∞

    ex

    è finito non nullo. In questo caso non è determinabile l’ordine di infinitesimo diquesta funzione.

    Esempio 1.44. L’infinitesimo f(x) = ln(1 + x2) per x→ 0 è di ordine 2 rispetto ax perchè

    limx→0

    ln(1 + x2)

    x2= 1 .

    Esempio 1.45. L’infinitesimo f(x) =x− 4x2 + 1

    per x→ +∞ è di ordine 1 rispetto a

    18 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni

    1x

    perchè

    limx→+∞

    x− 4x2 + 1

    1

    x

    = limx→+∞

    x2 − 4xx2 + 1

    = 1 .

    Esempio 1.46. La funzione f(x) = x2 + x3 è un infinito di ordine 3 rispetto ag(x) = x per x→ ±∞. Infatti

    limx→±∞

    x2 + x3

    x3= 1.

    Grazie al teorema di De L’Hôpital e ai polinomi di Taylor è più agevole trovare l’infini-tesimo campione di una funzione infinitesima in un x0 finito.

    Esempio 1.47. La funzione f(x) = x + sinx è una funzione infinitesima in x = 0ed ha ivi sviluppo di Taylor uguale

    x+ sinx = x+ (x+ o(x)) = 2x+ o(x).

    Quindi

    limx→0

    x+ sinx

    xα= lim

    x→0

    2x+ o(x)

    xα.

    Quest’ultimo limite è finito non nullo per α = 1, e dunque x + sinx è infinitesimodi ordine 1 in x = 0.Lo stesso risultato si poteva ottenere con il teorema di De L’Hôpital, infatti

    limx→0

    x+ sinx

    xα= lim

    x→0

    1 + cos x

    αxα−1=

    2

    αxα−1.

    Per avere un valore del limite finito non nullo dobbiamo porre α = 1.

    Esempio 1.48. La funzione f(x) = x − sinx è una funzione infinitesima in x = 0ed ha ivi sviluppo di Taylor uguale a

    sinx− x = x−(x− x

    3

    3!+ o(x3)

    )=x3

    3!+ o(x3).

    Quindi

    limx→0

    x− sinxxα

    = limx→0

    x3

    3!+ o(x3)

    xα.

    Quest’ultimo limite è finito non nullo per α = 3, e dunque x − sinx è infinitesimodi ordine 3 in x = 0.

    1.8 Grafico qualitativo delle funzioni

    Grazie a tutto ciò che abbiamo sviluppato fino a qui, abbiamo gli strumenti per trovareil grafico qualitativo di una funzione. Ecco i passaggi necessari:

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 19

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    1. Si determina l’insieme di definizione della funzione.

    2. Si trovano i punti di intersezione della funzione con gli assi cartesiani.

    3. Si trovano gli intervalli in cui la funzione è positiva, e quelli in cui è negativa.

    4. Si calcolano i limiti della funzione agli estremi dell’insieme di definizione.

    5. Si calcola la derivata prima. Si determinano gli intervalli in cui la funzione ècrescente e decrescente. Si determinano i massimi e minimi.

    6. Si calcola la derivata seconda. Si determinano gli intervalli in cui la funzione èconvessa e concava. Si determinano i punti di flesso.

    Esempio 1.49. Determiniamo il grafico qualitativo della funzione f(x) = x3 − x.Dominio. La funzione è polinomiale. Ne consegue che l’insieme di definizione è R.Intersezione con gli assi. Le intersezioni con l’asse x si cercano risolvendo ilsistema {

    y = x3 − xy = 0

    che porge i punti A = (0, 0) e B = (1, 0). Le intersezioni con l’asse y si cercanorisolvendo il sistema {

    y = x3 − xx = 0

    che porge il punto A.Positività. Dobbiamo risolvere la disequazione x3 − x ≥ 0.

    x3 − x ≥ 0 → x(x2 − 1

    )≥ 0 → x (x− 1) (x+ 1) ≥ 0.

    Studiamo la positività dei tre fattori.

    • Il primo fattore porge x ≥ 0;

    • Il secondo fattore porge x− 1 ≥ 0 che ha soluzione per x ≥ 1;

    • Il terzo fattore porge x+ 1 ≥ 0 che ha soluzione per x ≥ −1.

    Riportiamo il tutto in un grafico riepilogativo:

    −3 −2 −1 0 1 2 3x

    discende che

    • f(x) > 0 per x ∈ (−1, 0) ∪ (1,+∞);

    • f(x) < 0 per x ∈ (−∞,−1) ∪ (0, 1).

    20 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni

    Limiti agli estremi del dominio.

    limx→±∞

    (x3 − x

    )= lim

    x→±∞x3(

    1− xx3

    )= lim

    x→±∞x3 = ±∞.

    Non ci sono asintoti verticali e orizzontali. Non ci sono asintoti obliqui perché

    limx→±∞

    x3 − xx

    = limx→±∞

    x3

    x= lim

    x→±∞x2 = +∞.

    Derivata prima. Si ha f ′(x) = 3x2−1. La derivata prima si annulla per x = ±√33

    ,

    è positiva per x ∈(−∞,−

    √33

    )∪(√

    33,+∞

    ), è negativa per x ∈

    (−√33,√33

    ).

    ↗ ↘ ↗√33−

    √33

    x

    Abbiamo che x = −√

    3

    3è punto di massimo relativo e x =

    √3

    3è punto di minimo

    relativo.Derivata seconda. Si ha f ′′(x) = 6x. La derivata seconda si annulla per x = 0, èpositiva per x ∈ (0,+∞), è negativa per x ∈ (−∞, 0).

    −2 −1.5 −1 −0.5 0 0.5 1 1.5 2

    ∩ ∪x

    Abbiamo che x = 0 è punto di flesso a tangente obliqua.Grafico.

    −3 −2 −1 1 2 3

    −10

    −5

    5

    10

    x

    y

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 21

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    Esempio 1.50. Determiniamo il grafico qualitativo della funzione f(x) =x3

    x2 − 1.

    Dominio. Essendo un rapporto fra polinomi, imponiamo che il denominatore siadiverso da 0:

    x2 − 1 6= 0 → x2 6= 1 → x 6= ±1.

    Quindi l’insieme di esistenza della funzione è

    D = (−∞,−1) ∪ (−1, 1) ∪ (1,+∞).

    Intersezione con gli assi. Le intersezioni con l’asse x si cercano risolvendo ilsistema y = x

    3

    x2 − 1y = 0

    che porge il punto A = (0, 0). Pure l’intersezione con l’asse y porge il punto A.

    Positività. Dobbiamo risolvere la disequazionex3

    x2 − 1≥ 0. La disequazione è frat-

    ta, e dobbiamo studiare la positività del numeratore e denominatore. Il numeratoreè positivo per x ≥ 0. Il denominatore è strettamente positivo per x < −1 ∨ x > 1.Riassumiamo il tutto in un grafico del segno:

    −2 −1.5 −1 −0.5 0 0.5 1 1.5 2x

    Discende che

    • f(x) > 0 per x ∈ (−1, 0) ∪ (1,+∞);

    • f(x) < 0 per x ∈ (−∞,−1) ∪ (0, 1).

    Limiti agli estremi del dominio.

    limx→±∞

    x3

    x2 − 1= lim

    x→±∞

    x3

    x2

    (1−

    1

    x2

    ) = limx→±∞

    x3

    x2= lim

    x→±∞x = ±∞,

    limx→(−1)±

    x3

    x2 − 1= ±∞, lim

    x→1±

    x3

    x2 − 1= ±∞.

    Quindi non abbiamo asintoti orizzontali, e due asintoti verticali x = 1 e x = −1.Vediamo se esistono asintoti obliqui:

    22 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni

    Derivata prima. Si ha f ′(x) =x2 (x2 − 3)(x2 − 1)2

    . La derivata prima si annulla per

    x = 0, x = −√

    3 e x =√

    3, è positiva per x ∈(−∞,−

    √3)∪(√

    3,+∞), è negativa

    per x ∈(−√

    3,−1)∪ (−1, 0) ∪ (0, 1) ∪

    (1,√

    3).

    ↗ ↘ ↘ ↘ ↘ ↗

    −√

    3 −1 0 −1√

    3

    x

    Abbiamo che x = −√

    3 è punto di massimo relativo, x = 0 è punto di flesso atangente orizzontale, x =

    √3 è punto di minimo relativo.

    Derivata seconda.Si ha f ′′(x) =2x (x2 + 3)

    (x2 − 1)3. La derivata seconda si annulla per

    x = 0, è positiva per x ∈ (−1, 0) ∪ (1,+∞), è negativa per x ∈ (−∞,−1) ∪ (0, 1).Grafico.

    −3 −2 −1 1 2 3

    −4

    −2

    2

    4

    x

    y

    Esempio 1.51. Determiniamo il grafico qualitativo della funzione f(x) = x log x.Dominio. Si deve imporre che l’argomento del logaritmo sia strettamente positivo.Quindi l’insieme di esistenza è (0,+∞).Intersezione con gli assi. Le intersezioni con l’asse x si cercano risolvendo ilsistema {

    y = x log xy = 0

    che porge il punto A = (1, 0). Non vi sono intersezioni con l’asse y.Positività. Dobbiamo risolvere la disequazione x log x ≥ 0. Studiamo la positivitàdei due fattori.

    • Il primo fattore porge x ≥ 0;

    • Il secondo fattore porge log x ≥ 0 che ha soluzione per x ≥ 1;

    Riportiamo il tutto in un grafico riepilogativo:

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 23

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    −1 −0.5 0 0.5 1 1.5 2x

    discende che

    • f(x) > 0 per x ∈ (1,+∞);

    • f(x) < 0 per x ∈ (0, 1).

    Limiti agli estremi del dominio. Il limite

    limx→0+

    x log x.

    conduce ad una forma indeterminata del tipo 0 ·∞. Trasformiamo il limite per poterapplicare il Teorema di De L’Hopital.

    limx→0+

    x log x = limx→0+

    log x1x

    = limx→0+

    (log x)′(1x

    )′ = limx→0+

    1x

    − 1x2

    = − limx→0+

    x = 0−.

    Proseguiamo conlim

    x→+∞x log x = +∞.

    Non ci sono asintoti verticali e orizzontali. Non ci sono asintoti obliqui perché

    limx→±∞

    x log x

    x= lim

    x→±∞log x = +∞.

    Derivata prima. Si ha f ′(x) = log x+1. La derivata prima si annulla per x = e−1,è positiva per x ∈ (e−1,+∞), è negativa per x ∈ (0, e−1).

    ↘ ↗

    0 e−1x

    Abbiamo che x = e−1 è punto di minimo relativo.

    Derivata seconda. Si ha f ′′(x) =1

    x. La derivata seconda non si annulla mai, ed

    è positiva nel dominio di f . Ne consegue che f è una funzione convessa.Altre informazioni. La funzione per x→ 0+ tende a 0, ma in x = 0 non è definita.Dobbiamo quindi studiare in che modo il grafico di f tende al punto (0, 0). Questopossiamo ricavarlo facendo il limite della derivata prima per x→ 0+:

    limx→0+

    (log x+ 1) = −∞.

    24 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni

    Ne consegue che il grafico di f arriva al punto (0, 0) con tangente che tende ad essereverticale.Grafico.

    1 2

    1

    2

    x

    y

    Esempio 1.52. Determinare il grafico qualitativo della funzione f(x) =ex − 1ex + 1

    .

    Dominio. Dobbiamo imporre che il denominatore sia non nullo: ex+1 6= 0 la qualeè sempre verificata. Quindi D = R.Intersezione con gli assi. L’unico punto di intersezione con gli assi è l’origine.Positività. Dobbiamo risolvere

    ex − 1ex + 1

    ≥ 0.

    Studiamo la positività di numeratore e denominatore:

    • Il numeratore porge x ≥ 0;

    • Il denominatore è sempre strettamente positivo.

    Ne discende che

    • f(x) > 0 per x ∈ (0,+∞);

    • f(x) < 0 per x ∈ (−∞, 0).

    Limiti agli estremi del dominio.

    limx→+∞

    ex − 1ex + 1

    = limx→+∞

    ex(1− 1

    ex

    )ex(1 + 1

    ex

    ) = 1.lim

    x→−∞

    ex − 1ex + 1

    =e−∞ − 1e−∞ + 1

    =− 11

    = −1.

    Ne consegue che y = 1 è asintoto orizzontale destro e y = −1 è asintoto orizzontalesinistro.

    Derivata prima. Si ha f ′(x) =2ex

    (ex + 1)2. Notiamo che f ′ è sempre positiva e non

    si annulla mai. Ne consegue che la funzione è sempre crescente.

    Derivata seconda. Si ha f ′′(x) = −2ex(ex − 1)(ex + 1)3

    . La derivata seconda è positiva

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 25

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    per x > 0, negativa per x < 0 e si annulla in x = 0. Quindi la funzione f è concavaper x < 0 e convessa per x > 0. In x = 0 vi è un flesso a tangente obliquo.Grafico.

    −4 −2 2 4

    −1

    −0.5

    0.5

    1

    x

    y

    Esempio 1.53. Determinare il grafico qualitativo della funzione f(x) = |x|√

    2x+ 3.Dominio. Dobbiamo imporre che il radicando della radice quadrata sia non nega-tivo: 2x+ 3 ≥ 0 da cui x ≥ −3

    2. Quindi l’insieme di esistenza è D = [−3

    2,+∞).

    Positività. La funzione è positiva perché è prodotto di funzioni positive.Usando la definizione di valore assoluto la funzione si può riscrivere come

    f(x) =

    {x√

    2x+ 3 x ≥ 0−x√

    2x+ 3 −32≤ x < 0

    Per rendere semplice lo studio è meglio studiare i due rami della funzione separata-mente.Ora studiamo la funzione per x ≥ 0.Intersezione con gli assi. L’origine è l’unica intersezione con gli assi.Limiti agli estremi del dominio.

    limx→+∞

    x√

    2x+ 3 = (+∞)(+∞) = +∞.

    Non vi è asintoto obliquo perché

    limx→+∞

    x√

    2x+ 3

    x= lim

    x→+∞

    √2x+ 3 = +∞.

    Derivata prima. Si ha f ′(x) =3(x+ 1)√

    2x+ 3. La derivata prima non si annulla mai ed

    è sempre positiva. Ne consegue che la f è ivi crescente.

    Derivata seconda. Si ha f ′′(x) =3(x+ 2)√

    2x+ 33. La derivata seconda non si annulla

    mai ed è sempre positiva. Ne consegue che la f è ivi convessa.Passiamo ora allo studio della funzione per −3

    2≤ x < 0.

    Intersezione con gli assi. Vi è un punto di intersezione in(−3

    2, 0).

    Limiti agli estremi del dominio.

    limx→( 32)

    +

    (−x√

    2x+ 3)

    = 0+ limx→0−

    (−x√

    2x+ 3)

    = 0+.

    26 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.8 - Grafico qualitativo delle funzioni

    Derivata prima. Si ha f ′(x) = −3(x+ 1)√

    2x+ 3. La derivata prima è negativa per

    x > −1 e positiva per −32≤ x < −1. Si annulla per x = −1 che risulta essere un

    punto di massimo.

    ↗ ↘

    −32 −1 0

    x

    Derivata seconda. Si ha f ′′(x) = −3(x+ 2)√

    2x+ 33. La derivata seconda non si annulla

    mai ed è sempre negativa. Ne consegue che la f è ivi concava.Altre informazioni. In x = 0 la funzione è continua, ma non derivabile, poiché viè un punto angoloso. Ivi la funzione ha punto di minimo assoluto.Grafico.

    −2 −1 1 2

    1

    2

    3

    4

    x

    y

    Esempio 1.54. Determinare il grafico qualitativo della funzione f(x) =sinx

    cosx+ 2in [0, 2π].Dominio. Imponiamo cos x+2 6= 0, da cui si ricava, per la proprietà di limitatezzadella funzione coseno, x ∈ R.Intersezione con gli assi. Si trovano i punti (0, 0), (π, 0), (2π, 0).Positività. Osservando che sinx ≥ 0 per 0 ≤ x ≤ π e che cos x + 2 è semprepositiva, si ottiene che la funzione è positiva per 0 ≤ x ≤ π.Limiti agli estremi del dominio.

    limx→0+

    sinx

    cosx+ 2= 0 lim

    x→(2π)−

    sinx

    cosx+ 2= 0.

    Derivata prima. Si ha f ′(x) =1 + 2 cosx

    (cosx+ 2)2. Tale derivata è positiva per 0 ≤ x ≤

    2π3

    o 4π3≤ x ≤ 2π:

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 27

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    ↗ ↘ ↗

    0 2π3

    4π3

    x

    Derivata seconda. Si ha f”(x) =(2 sinx)(cosx− 1)

    (2 + cos x)3, da cui si ottiene che la

    funzione è concava in [0, π] e convessa in [π, 2π].Grafico.

    −2 2 4 6

    −2

    2

    x

    y

    1.9 Esercizi

    Esercizio 1.1. Dimostrare che prendendo due funzioni f, g : [a, b] ⊂ R → R tali chef, g continue in [a, b], derivabili in (a, b), allora esiste un punto c ∈ (a, b) tale che

    (f(b)− f(a)) g′(c) = (g(b)− g(a)) f ′(c).

    Esercizio 1.2. Calcolare i seguenti limiti:

    1. limx→±∞

    x3 − x+ 1x2 + 1

    ;

    2. limx→±∞

    ex + e2x

    x2 − 1;

    3. limx→0+

    √x+ 1− 1

    x;

    4. limx→−∞

    1− ex

    1 + e2x;

    5. limx→0+

    sinx+ tan2 x

    x2 + x;

    6. limx→+∞

    √x lnx;

    7. limx→1+

    √x− 1x− 1

    ;

    8. limx→0+

    x ln2 x;

    9. limx→0+

    xx;

    28 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.9 - Esercizi

    10. limx→+∞

    xx;

    11. limx→0+

    (sinx)x.

    Esercizio 1.3. Ricavare il polinomio di Taylor delle seguenti funzioni. Si indica con nil grado del polinomio e x0 il centro. Si determini inoltre il resto in forma di Peano.

    1. f(x) =√x, n = 2, x0 = 1;

    2. f(x) = sinx, n = 4, x0 = 0;

    3. f(x) = ln(1 + 3x), n = 3, x0 = 0,

    4. f(x) = e−x2, n = 6, x0 = 0.

    Esercizio 1.4. Trovare l’ordine di infinitesimo delle seguenti funzioni nel punto indicato:

    1. f(x) =x2

    x− 1in x = 0;

    2. f(x) = sin(ln(1 + x2)) in x = 0;

    3. f(x) =√x− 1 in x = 1.

    Esercizio 1.5. Studiare le seguenti funzioni e tracciarne il grafico:

    1. f(x) = x3 − 2x;

    2. f(x) =x3

    3− x2;

    3. f(x) = xe1−x2;

    4. f(x) = x+1

    x;

    5. f(x) = xex;

    6. f(x) = x2ex;

    7. f(x) = ln(x2 + x+ 2);

    8. f(x) = x ln2 x;

    9. f(x) = x2 lnx;

    10. f(x) =ex + 1

    ex − 1;

    11. f(x) = x

    √2x− 1x− 1

    ;

    12. f(x) =sinx

    2 cosx+ 1;

    13. f(x) =sin(2x)

    sinx− cosx;

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 29

  • Capitolo 1 - Studio di funzione

    14. f(x) = cos(2x)− sinx;

    15. f(x) = e

    1

    x− 1;

    16. f(x) = arctan

    (x+ 1

    x

    );

    17. f(x) =√xex;

    18. f(x) = 3√

    1− x2;

    19. f(x) = 3√x3 − x2;

    Esercizio 1.6. Studiare le seguenti funzioni e tracciarne il grafico:

    1. f(x) =|x|

    x2 + 1;

    2. f(x) =4x

    |x− 2|+ |x+ 3|;

    3. f(x) =|x|

    x2 − 1;

    4. f(x) =

    ∣∣∣∣∣ x+ 2|x| − 1∣∣∣∣∣;

    5. f(x) = | cosx| sinx.

    Esercizio 1.7. Studiare le seguenti funzioni e tracciarne il grafico:

    1. f(x) =|x|

    x2 + 1;

    2. f(x) =4x

    |x− 2|+ |x+ 3|;

    3. f(x) =|x|

    x2 − 1;

    4. f(x) =

    ∣∣∣∣∣ x+ 2|x| − 1∣∣∣∣∣;

    5. f(x) = | cosx| sinx.

    Esercizio 1.8. Studiare le seguenti funzioni e tracciarne il grafico:

    1. f(x) = sinh x;

    2. f(x) = cosh x;

    3. f(x) = tanh x;

    4. f(x) = cosh x+ 2 sinhx;

    30 Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru.

  • 1.9 - Esercizi

    5. f(x) = cosh(2x)− 3 sinhx;

    6. f(x) = sinh

    (x+ 1

    x

    ).

    Appunti di Analisi 1 di Nicola Pintus e Piermario Schirru. 31