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Cap.2 L’impresa in transizione 1. l’impresa come soggetto storico 2.Piccola impresa e grande impresa 3.Modelli d’impresa capitalista 4. Il mercato nell’impresa

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Cap.2 L’impresa in transizione

1. l’impresa come soggetto storico2.Piccola impresa e grande impresa

3.Modelli d’impresa capitalista4. Il mercato nell’impresa

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Introduzione

• Complessa transizione, dall’impresa precapitalista statica a quella capitalista dinamica fino a quella postindustriale

• -l’evoluzione nell’evoluzione storico-culturale, comprensione né moralistica né tecnicistica

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2.1. l’impresa come soggetto storico

• -radice teorica e istituzionale dell’impresa è la rivendicazione di libertà da ogni dipendenza, di proprietà libera

• - si sviluppa il mercato come meccanismo sociale, decentramento e pluralità dei luoghi di decisioni

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• -alla base l’idea di persona come entità autonoma nel contesto della civilizzazione degli stati, molteplicità di luoghi decisionali, forme giuridiche di proprietà

• Impresa come forma associativa umana, nasce dalla differenziazione sociale,

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• -consente la produttività, la coordinazione dei diritti di proprietà, dei rapporti contrattuali e tecnologie, unifica le risorse con un sistema di autorità

• -istituzione sociale della modernità prima che istituzione economica

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2.2.la piccola impresa e la grande impresa

• -l’impresa è strumento di integrazione della proprietà, delle capacità direttive, delle tecnologie e delle risorse finanziarie

• -anni ’30 in USA, risorse manageriali, costi, competenze, alternanza del modello U form e M form

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• A)la grande impresa è sempre più complessa, la proprietà e controllo separati

• -la piccola impresa si modella sulla persona e famiglia: core business, produzione differenziata, flessibilità, bassa intensità di capitale fisso, distretti industriali, crescita endogena

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• -Sapelli: creatività soggettiva e manageriale

• -Schumpeter: attiività imprenditoriale di distruzione e di ricostruzione

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• -impresa come soggetto e come attore istituzionale specialmente nella piccola impresa

• B)Caloia sottolinea il ruolo del contesto culturale: la piccola azienda nella cultura del luogo, la grande azienda è multinazionale, rapporto con la finanza e la politica in modo diverso,

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• -Granovetter: aziende come costruzioni sociali, implicano modelli di relazioni interpersonali

• -la piccola impresa privilegia la cultura locale, tende al conformismo e tradizione

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• -la grande impresa guarda ad ampi mercati, operatore importante in politica, stampa, ampia clientela, reattiva alle novità culturali (ecologia…)

• C)meccanismi di decisione diversi: nella piccola impresa le consuetudini ereditarie,

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• Nella grande impresa la logica dell’organizzazione, la competizione

• -a quadri culturali diversi corrispondono tensioni culturali diverse: famiglia, banche, mercato finanziario, mezzi di comunicazione

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• -impresa cooperativa come alternativa perché non fondata sui diritti individualistici di proprietà, società di persone, espressione d. proprietà collettiva di gruppi, profitto come strumento regolatore, gestione nella partecipazione, continuità solidale, complesso di relazioni tra persone

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2.3. modelli di impresa capitalista

• -il capitalismo industriale inizia alla fine dell’ottocento negli USA e si espande con delle caratteristiche comuni ma con un ruolo diverso dei vari fattori: organizzazione e ampiezza dei mercati, efficienza della finanza e sviluppo del management

• -modello anglosassone o public company: proprietà frammentata, liquidità del capitale, indicatori di redditività di breve termine, il management agisce per proprio interesse

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• -modello tedesco: influenza delle banche, potere familiare, struttura proprietaria differenziata, modello di impresa manageriale cooperativa, importanza della formazione professionale

• -modello giapponese: controllo proprietario degli investitori istituzionali, centralità del management, una comunità di valori e regole comuni, flessibilità, incentivi non monetari

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• -in Italia: grande impresa familiare con scarso decentramento di funzioni al managem e grande impresa familiare con decentramento, poche famiglie, privatizzazioni delle imprese pubbliche

• -ogni modello ha pregi e difetti specifici

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2.3.1. Fordismo e postfordismo

• A)un elemento comune ai diversi modelli è il sistema di produzione detto fordista

• -il fordismo è la convergenza di processi di organizzazione dell’impresa e delle persone, mobilitazione dei consumi, economie di scala, razionalizzazione lavorativa, pervasività della logica dello scambio di mercato

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• B)un nuovo modello emerge dalla crisi del fordismo a motivo del venir meno della convergenza tra i fattori di produttività (ruolo forte dello stato, crescita stabile, mercati non turbolenti): produzione snella, uso spietato del tempo, flessibilità globale,

• -ruolo delle nuove tecnologie, basate sull’informazione:le configurazioni di hardware generano determinismo condizionato però dal finalismo tipico del software gestito da persone

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• -gli effetti tecnologici non prodotti dalle macchine ma dagli utilizzi di esse mediante l’uso di programmi attuativi o software di cui l’individuo dispone e può cambiare

• -si crea nell’impresa la necessità del coinvolgimento degli individui per perseguire i fini dell’organizzazione

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• -continuo adattamento dell’impresa all’ambiente esterno, perenne evoluzione e scambio tra ambiente esterno e interno

• C) paradigma darwiniano della biologia come meccanismo biologico della ricombinazione nell’impresa?

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• -come nella biologia apprendimento evolutivo ma meccanismi di selezione diversi

• -l’esplorazione di nuove possibilità è un processo orientato non casuale, l’apprendimento non procede alla cieca ma utilizza le capacità di anticipazione e di simulazione astrattiva, le capacità di progettare direzionata da valori, skills

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• -come strumenti per qualcosa e per qualcuno gli algoritmi genetici, i giochi evolutivi…possono acquistare un significato ex ante

• -l’esito finale del particolare percorso casualmente intrapreso dipende dai passi iniziali compiuti nella ricerca esplorativa da cui scaturiscono effetti di amplificazione o di chiusura

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• -ne deriva che l’evoluzione della singola impresa può essere compresa come parte di un processo evolutivo più esteso (popolazioni di imprese, capitalismo industriale…)

• -l’apprendimento evolutivo si realizza attraverso la nascita e la morte delle imprese

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2.3.2.l’impresa-rete

• A)-due o più organizzazioni entrano in un rapporto durevole di scambio. Caratteristiche della rete: pluralità di soggetti, stabilità di rapporti, strutturazione dello scambio, programmazione dei ruoli

• -ogni impresa è autonoma e dipendente dalle altre, la rete compete con altre reti, ogni componente è indispensabile all’altro, specializzazione e taglio dei costi come effetto della collaborazione, fiducia come collante della rete

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• B)reti di individui, di interazioni, di tecnologie, di altre imprese

• Butera: sistema di riconoscibili connessioni, caratteri: nuovi confini tra mercato e gerarchia, meno rilevanza ai confini giuridici, primato delle relazioni

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• -rete di base tra azionisti, management con effetto di complessità, difficoltà di comprensione

• -più che filiali controllate si elaborano rapporti contrattuali con i partners, vantaggi del sistema di partnership

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• -dall’impresa multinazionale all’impresa transnazionale con relazioni flessibili

• -a motivo dell’evoluzione tecnologica:abbassamento del break-even-point, macchine polifunzionali

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• -paradosso della concentrazione a livello globale e della disarticolazione a livello locale, empowerment e downsizing

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• C)emergono i lavoratori della conoscenza, managers che immettono conoscenza, regolano processi, risolvono problemi

• -svolgono funzioni professionali ( innovazione servizio…) e manageriale (integrazione, pianificazione…)

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• -parole chiave: creazione e trasmissione di conoscenze, innovazione continua, servizio al cliente, responsabilità

• -gestione del know how come cultura dell’impresa, learning organization

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• D) sotto la prospettiva della terziarizzazione: il prodotto è composto di molti elementi ognuno dei quali può essere prodotto in stabilimenti specifici

• -disintegrazione verticale del processo produttivo, molte fasi appartengono al settore terziario: progettazione, commercializzazione, amministrazione

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• -all’impresa le fasi produttive in senso stretto

• -aumento del numero delle imprese, riduzione delle loro dimensioni, che costituiscono un sistema integrato o rete

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• -nelle imprese che forniscono servizi è prevalente il ruolo del lavoro, gli impianti assumono funzioni secondarie

• -aumenta il numero dei lavoratori autonomi e dei managers che interagiscono sulla base del confronto e dello scambio di idee, il lavoro richiede flessibilità e fantasia

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4. Il mercato nell’impresa

• -l’evoluzione capitalista o finanziarizzazione dell’economia: nel modello fordista il capitale si identificava con i grandi settori, ora più svincolato dai prodotti e più legato a segni e beni immateriali

• -nell’impresa tutto è affidato alla regolazione del mercato, i diritti di proprietà pervasi dallo scambio di mercato

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• -diffusione del meccanismo dell’allocazione dei diritti di proprietà di tipo nordamericano ad altri contesti sociali tramite la globalizzazione. Eliminazione di tutto ciò che non è scambiabile attraverso i meccanismi di mercato

• -tendenza a ridurre allo scambio di mercato ogni rapporto sociale

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• -l’impresa tende a trasformarsi in una struttura di governo o coordinamento organizzativo, definita dall’economia dei costi di transazione

• -il modello organizzativo dell’impresa oscilla tra la gerarchia e il mercato delle transazioni interne ed esterne

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• -il criterio di fondo del governo non è più la integrazione e la coerenza sociale, fondata sulla fedeltà delle relazioni sociali (i fattori economici valutati secondo i risultati finali conseguiti sui mercati, il valore gestito secondo una logica complessiva)

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• -il mercato era il regolatore finale ma esterno all’impresa, all’interno dispositivi di scambio non di mercato (identità, logica affettiva,,,)

• -il capitalismo finanziario disgrega questo meccanismo in un complesso di unità di affari, il mercato entra nell’impresa

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• -attraverso meccanismi di controllo continuo delle procedure o catene di valore si simulano i meccanismi di mercato all’interno dell’impresa

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• -l’impresa non è più un’entità aggregata sec il principio di gerarchia ma un insieme mutevole di fattori governati dal principio di transazione: esternalizzazione outsourcing per avere meno costi, tendenza allo sfruttamento delle risorse umane

• -i meccanismi di valutazione dei dirigenti: incentivi secondo i risultati raggiunti nei singoli segmenti

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• -il potere appartiene al gruppo che fissa le regole di simulazione di mercato nell’impresa: esso disegna il contesto in cui si dispiega il potere impersonale del mercato. Rimangono coloro che hanno potere sul mercato e lo governano

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• In conclusione emerge un’impresa

• -cognitiva e progettuale

• -interattiva e dialogica

• -pluralistica, molteplicità di stakeholders

• -creatrice di valore nel consenso

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• L’espansione del mercato tende ad azzerare le regole morali del rapporto interumano per affermare il principio dell’indifferenza degli umani, dell’individualismo, rimozione dell’aspetto più antico del rapporto sociale