Canto di Natale · 2020. 7. 9. · “il papero più ricco del mondo”. Nella mia riduzione...

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Canto di Natale un evento ideato e condotto da ottavio rosati dal racconto di charles dickens nella riduzione di alfredo antonaros

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Canto di Nataleun evento ideato e condotto

da ottavio rosatidal racconto di charles dickens nella riduzione di alfredo antonaros

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Il Canto diNatale diDickens è unodei più famosiracconti di tuttii tempi. Raccontala storia delvecchio Scrooge,avaro di relazioni esentimenti, chela notte di Natalesi ritira nel gelodella sua casa.L’ unico adaccoglierlo èil fantasma incatene del suosocio d’affariMarley, che loesorta a cambiarevita per non fare la sua stessafine. Marley annuncia a Scrooge lavisita di tre spiriti che gli mostreran-no, uno dopo l’ altro, il Natale passato,presente e futuro.Al mattino Scrooge si risveglianel suo letto, trasformato daun’esperienza sconvolgente. Lasua è come una psicoanalisi fattain sogno. Scrooge è ringiovanitoin un uomo nuovo,

pronto ad abbracciareil giorno delNatale nello spiritodel dono e dellafesta. La nascita delbambino è avvenutanel suo spirito.L’ intento redentoredel Marley diDickens ricordaquello del riccoEpulone delVangelo di Luca.Con la differenzache Dickensconcede cris-tianamente aMarley ciò chePadre Abramorifiuta ad

Epulone. E cioè, poter tornareun attimo sulla terra non persé stesso ma per salvare i suoifratelli vivi.Nessun altro racconto oromanzo ha mai ispiratotante versioni e adattamentiteatrali, cinematografici,televisivi né ha mosso la fantasiadi tanti illustratori, cartonisti,coreografi, musicisti, poeti.

La nuova formula che proponiamo aRoma per il Natale 2006è quella del socio.play cioè diuno spettacolo che prevede ilcoinvolgimento e la partecipazioneattiva degli spettatori, a partire da unnuovo adattamento del racconto acura di Alfredo Antonaros. La regiadel socio.play si svolgerà nella

formulateatrale e tele-visivache OttavioRosati ha giàapplicato invari eventiprodottidalla Rai, e daiTeatriStabili di Roma,Torino, Cataniaa partire da “DaStoria NasceStoria” (Rai tre)fino al socio-dramma di “LadyMacbeth” (caval-lerizza realedel teatro sta-bile di torino) e

a quello di “peter pan” e “captain hook”.

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La fortuna delCanto di Natale

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Verdikens? Che follia è questa?di ottavio rosati

Perché chiamare la musica di Verdial fianco del racconto di Dickens?Innanzi tutto per ragioni storiche esociali: La Traviata è del 1853,Christmas Carol del 1843.

Charles e Giuseppe sonodue geni della stessaepoca, l’ epoca dellecarrozze e dei cilindri,Ed entrambi sono natiin famiglie povere. Dueeroi d’arteche hannodato vocecommossa aivalori dellademocraziae della

libertà, del pensiero e del bisogno. Entrambihanno una pulsioneetica, un consistentepresidio di valori moraliche - senza diventareretorica - accordal’ arte a valori umani espirituali. Entrambiebbero, hanno eavranno sempre e intutto il mondo, una risonanzapopolare che li rende geni creativi alservizio della vita. Verdi e Dickensnon fanno mai male alla salute:piacciono anche alla Walt Disney e

riempiono l’ Arena di Verona.Da vivi entrambi sono salitisul palcoscenico e hannoportato il loro lavoro inteatro. Entrambi hannomeritato che le loro spoglieriposino in una chiesa, comequelle dei condottieri e deisanti.Ma veniamo al caso specificodi questo spettacolo.Cosa accorda il melodrammaerotico della Traviata allacarola natalizia di Dickens?

Che ci fa, accantoalla Signora delleCamelie nelle pompose festedi Parigi, un vecchio avarocircondato da spettri efantasmi londinesi? E perchéfidanzarli proprio aRoma nel nostro socio.play?La risposta stanello slancio lirico diVerdi, Nella grandezzadella sua musica chetrasfigura il personaggiodi Violetta e lo riscatta daiconfini borghesi e mercenaridella sua storia.L’opera di Verdi è infinitamentepiù grande del personaggio

che racconta. Non evoca una donnainnamorata ma la grandezzadell’ amore capace del sacrificio di sé.Violetta, che comincia come Elena efinisce come Maria, è una delle benevole

espressioni di quell’ ar-chetipo del femminileche, un secolo più tardi,Jung avrebbe definitocome Anima,articolandolo in quattrolivelli che partono da Evae arrivano a Sophia.Ma, al di là dei riferimenticulturali, cos’è in con-creto l ’Anima per l’ uomod’oggi? Ce lo domandiamoperché questo Canto diNatale è un incontro, unafesta aperta al pubblico

e alle sue emozioni.ebbene: L’ Anima è ciò di cui gli altriridono. Anima è Violetta. Anima èScrooge che fa finalmente regali.Anima è l’ istanza irrinunciabile che,con le sue contraddizioni, costringel’ uomo alla ricerca della psiche.L’ Anima musicata da Verdi nellaTraviata rapisce il cuore e lo porta aivertici di un amore che supera i limitidell’ ego.E questo amore, imprudente, disinter-essato, e mortale per l’egoismo, è vicinoa quello celebrato da Dickens, loscrittore che, secondo AnthonyBurgess, creò un mondo e, nel tempolibero, inventò il Natale.Ecco perché il vecchio Scrooge,diventato il nostro caro Scrooge,merita a sua volta un italianissimoregalo: il brindisi della traviata.libiamo con lui.

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Un cuoco alla scoperta dell’ animadi Alfredo Antonaros

Canto di Natale è uno dei “ ChristmasBook” composti da Charles Dickensa metà Ottocento. Con questo drammain cinque atti – in cui si avvertonol’ nfluenza del picaresco, ereditatoda Henry Fielding, e il senso delmacabro, derivatogli dal romanzogotico -Dickens diventò un autore disuccesso. Ma dentro il Canto diNatale ci sono anche le statisticheallarmanti sulla povertà in Inghilterra,pubblicate nel Blue–Book di unacommissione parlamentare nel 1843, unperiodo difficile (ricordato a lungocome “Hungry Forties”, gli anni ‘40 dellafame) segnato da un forte malcontentopopolare cheprovocò ribellioni econflitti nellaEuropa continen-tale. In Inghilterra ilmalcontento del-l’era vittoriana nonandò oltre il limite diguardia, ma vide lanascita di societàfilantropiche e dinumerosi movimentidi volontariato che tentarono di rea-gire alle grandi disuguaglianze sociali.Ma gli “Hungry Forties” furono anchel’epoca opulenta che inventò il Nataleconsumista moderno: Il vischio, l’ agri-foglio, il tacchino, le ceste regalo, le

carole,le visite traparentinascono inquell’ epoca.Percompletare il quadro, la tradizionecattolica mediterranea darà il suoapporto col presepe e quella nordicascandinava con l’albero.Altra importante fonte di ispirazionedel Canto–come proposto da OttavioRosati–è il capitolo XVI del Vangelo diLuca, la parabola del ricco epulone edel mendicante lebbroso. Quando epulone muore e finisce all’ infernodomanda ad Abramo di mandareLazzaro ad avvertire i fratelli di cam-biare vita per non finire anche loro

all’inferno. Abramo risponde:“Hanno Mosè ed i Profeti,ascoltino loro”, e quando ilricco insiste: “Se però qual-cuno dei morti andrà da loro, siravvederanno”. Abramo replica:“Se non ascoltano Mosè ed iProfeti, non crederanno nep-pure se uno risuscitasse daimorti”. In Dickens invecela “conversione” di Scrooge, ilricco egoista, diventa possibile

proprio grazie al fantasma di Marleyche torna sulla terra ad annunziare alsuo socio (sempre meno incredulo) lavisita dei tre fantasmi del NatalePassato, Presente e Futuro.Ma èanche il lieto fine del

racconto, coerente conun’ etica protestante che leggeil cambiamento come conver-sione alla generosità ma nonalla povertà. Non a caso CarlBarks, il più grande disegnatore

della Disney, si ispirò proprio a lui nel-l’inventare la figura di Paperon de’Paperoni (in inglese Uncle Scrooge),“il papero più ricco del mondo”.Nella mia riduzione teatrale Scroogeviene riproposto sotto panni che nonsono quelli della versione originale.Questa volta Scrooge non è solo unuomo d’affari: è un vecchio cuoco,ricco, spilorcio e taccagno, propri-etario di una catena di ristoranti, aperticol suo socio Marley. Nonostante ilsuo mestiere, Scrooge non concedealcuno spazio al piacere di vivere suo edel prossimo. Una rivisitazioneenogastronomica (con la partecipazionedal vivo di due dei maggiori chef italiani,Igles Corelli e Bruno Barbieri) che,nell’ epoca in cui la tivu e i mass mediahanno fatto dei cuochi nuove stardella società dello spettacolo, ci permette, con un sorriso ironicoma amabile, e dunque con maggioreintensità, di rintracciare in Scroogenon una figura lontana ma uno tra noio, addirittura, uno di noi. E, soprattut-to, di ribadire che la vera gioia dellatavola non è un consumo edonisticodi cibo ma sta tutta nel piacere dellaconvialità e dello scambio.

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Ottavio Rosati,con la sua facciada Actor’sStudio esercitaper la primavolta psicoterapiadi gruppo(globale) dove ilgruppo è da inten-dersi come audi-

ence. Fa di queste storie edite e inedite un pic-colo miracolo di fiducia nei media, stravolgele regole del villaggio globale e ci chiamaprotagonisti uno per uno, sicuro che l’espe-rienza darà i suoi frutti.Maurizio Porro, Il Corriere della Sera.

Sarebbe di certo piaciuta aPirandello il sociodrammadi Ciascuno a suo modoin scena al Carignano.L’ambiguità e il paradossosono stati le cordetrainanti di questa singolare azione teatral-terapeutica durante laquale Pirandello- forse come non mai - è stato tradito nella formama rispettato nello spirito,fino al punto di faraccadere in scenauno dei più impossibili rompicapipirandelliani: l’incontro tra persona epersonaggio.Giuseppina Manin, il Corriere della Sera.

Eccola la serata imprendibile, frammentata,scheggiata della grande Moreno.Eccola la Grande Improvvisazione... Eccoinfine il folle gioco amministrato

sapientemente daOttavio Rosati e offerto aun pubblico numerosissimoadescato da lusingheun po’ stregonesche, un po’ scientifiche, un po’ clownesche. Raramente abbiamo visto ilCarignano così ribollente di partecipazionecome in questa serata.Osvaldo Guerrieri, La Stampa.

II pubblico rimasto fuor del teatro avrebbepotuto riempire due volte la sala. Che gli spettatori dovessero trarre dalloro intimo gli ‘altri’ che si trovano all’inter-no di se stessi pareva un’impresa terrificanteda eseguire in pubblico. Viceversa la regiadisinvolta e la presenza instancabile deiprotagonisti hanno tenuto la serata sui bina-ri dell’ironia e della festevolezza.Piero Perona, Stampa Sera.

Unpub-blicocosìfolto eatten-to il

Teatro Stabile di Torinonon l’ha neanche alleprime dei suoi spettacoli;

centinaia di spettatori sono rimasti fuori ed è stato subito shock... serata eccezionaleper più versi, un evento culturale di grandeimportanza dove le polemiche della vigiliasi sono inserite perfettamente nella poeticadei due autori. Antonio Attisani, Epoca

Leo Gullotta, splendidamente solleticato dalla intricante situazione,magnificamentepadrone della totalitàdell’ evento fantasmi ,interpreta con senti-mento le parole nar-rate. è stato un rincor-rersi di spunti, qualiimprevisti e qualiaccortamente disposti

da ezio donato e ottavio rosati. Chi ha seguito un tale incontro, non potràmai più sedersi in una sala con l’attitudinemercantile di chi ha pagato il biglietto.Sergio Sciacca, “La Sicilia”.

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Il SocioPlay

www.play

come quando e perchè coinvolgere il pubblico nell’azione

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un programma ideato e condottoda ottavio rosati

sul christmas carol di charles dickens nella riduzione di alfredo antonaros

musiche originali fabio bonvicinivideojockey bruno capezzuoli (pixelorchestra) - immagini ottavio rosati

una realizzazione raisat diretta da mark antoni

producers esecutivi raisat gambero rosso paola angioni e bianca perugiacoordinamento john cabot university jacqueline maggi falk

organizzazione e consulenza plays caterina varzi

roma mercoledì 20 dicembre 2006

BASILICA DI S.MARIAIN TRASTEVERE