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Anno V No. 11-12 Novembre- dicembre 2014 ISSN 2039-814X Registro Tumori Umbro di Popolazione Registro Nominativo delle Cause di Morte Registro Regionale dei Mesoteliomi Direttore: Fabrizio Stracci Coordinatore scientifico: Francesco La Rosa Dipartimento di Medicina sperimentale. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia. Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza Epidemiologia del cancro della mammella S. Leite, C. Lupi pag. 1609 Slide show La radioterapia nel carcinoma del canale anale: indicazioni e criteri guida di trattamento. Epidemiologia F. Stracci pag. 1620 La prevenzione del tumore del colon retto. Umbria e Spagna a confronto. Epidemiologia del carcinoma del colon-retto in Italia F. Stracci pag. 1628 L’integrazione dei dati per le analisi e le decisioni di policy nel territorio. Il punto di vista di utilizzatori e stakeholder. Il nostro GIS F. Stracci pag. 1646 CancerStat Umbria

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Anno V No. 11-12 Novembre-

dicembre 2014

ISSN 2039-814X

Registro Tumori Umbro di Popolazione

Registro Nominativo delle Cause di Morte

Registro Regionale dei Mesoteliomi Direttore: Fabrizio Stracci Coordinatore scientifico: Francesco La Rosa

Dipartimento di Medicina sperimentale. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia.

Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza

Epidemiologia del cancro della

mammella

S. Leite, C. Lupi pag. 1609

Slide show

La radioterapia nel carcinoma del canale anale:

indicazioni e criteri guida di trattamento.

Epidemiologia

F. Stracci pag. 1620

La prevenzione del tumore del colon retto.

Umbria e Spagna a confronto.

Epidemiologia del carcinoma del colon-retto in

Italia

F. Stracci pag. 1628

L’integrazione dei dati per le analisi e le

decisioni di policy nel territorio.

Il punto di vista di utilizzatori e stakeholder.

Il nostro GIS

F. Stracci pag. 1646

CancerStat Umbria

Anno V No. 11-12, Novembre-dicembre 2014 ISSN 2039-814X Codice CINECA-ANCE E205269

Pubblicato da:

Registro Tumori Umbro di Popolazione Dipartimento di Medicina sperimentale. Sezione di Sanità Pubblica. Università degli Studi di Perugia. Via del Giochetto 06100 Perugia

Tel.: +39.075.585.7302 - +39.075.585.7366 Fax: +39.075.585.7317 Email: [email protected]

URL: www.rtup.unipg.it

Registro Tumori Umbro di Popolazione

Registro Nominativo delle Cause di Morte

Registro Regionale dei Mesoteliomi Direttore: Fabrizio Stracci

Coordinatore scientifico: Francesco La Rosa

Collaboratori: Anna Maria Petrinelli Daniela Costarelli Fortunato Bianconi Valerio Brunori Alessio Gili Silvia Leite Chiara Lupi Daniela Mogini Rosaria Palano Maria Saba Petrucci

Regione dell’Umbria. Direzione regionale Salute, coesione sociale e società della conoscenza Emilio Duca Paola Casucci Mariadonata Giaimo

CancerStat Umbria

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1609

Epidemiologia del cancro della mammella

Silvia Leite, Chiara Lupi

Registro Tumori Umbro di Popolazione, Dipartimento di Medicina

sperimentale, Sezione di Sanità pubblica, Università degli studi di

Perugia

CancerStat Umbria 2014;5(11-12):1609-1619.

Introduzione Il cancro della mammella è un problema sociale e

umano di notevoli proporzioni. Infatti, colpisce

una donna su otto nell'arco della vita. Raro nei

primi anni di vita, è più frequente nelle donne tra

i 40 e i 60 anni, fascia d'età in cui vengono

diagnosticati il maggior numero dei casi [1].

L’istotipo di neoplasia maligna della mammella

più frequente è il carcinoma duttale. Altri istotipi

come il carcinoma lobulare e i più rari carcinomi

di tipo speciali (carcinoma midollare, carcinoma

mucinoso, carcinoma apocrino, ecc.), nonostante

l’origine comune, ovvero l’unità duttulo-lobulare

della ghiandola mammaria, possiedono delle

caratteristiche clinico-patologiche e molecolari

piuttosto distinte [1].

I carcinomi della mammella possono essere

silenti, non palpabili all'esame clinico e

identificato soltanto allo screening mammogra-

fico, o presentarsi come noduli palpabili di

dimensioni variabili in presenza o meno di

alterazioni della cute e/o capezzolo. In alcuni casi

l’esame clinico consente la diagnosi di tumori in

fase iniziale, ma spesso non fornisce la certezza

di benignità, né permette di escludere con

sicurezza la malignità; in effetti i noti segni clinici

di neoplasia (nodulo duro a contorni irregolari,

retrazione della cute, edema, scarsa mobilità della

tumefazione, secrezione sieroematica monorifi--

ziale, alterazioni del capezzolo e linfadenopatia

ascellare) hanno un buon valore predittivo

positivo solo per le forme più avanzate. Tuttavia,

l’autopalpazione è un esame utile, facilmente ese-

guito dalle donne, per riconoscere l’eventuale

comparsa di nuove lesioni nel contesto di

mammelle che la paziente ha imparato a

conoscere.

La mammografia, indagine gold standard della

diagnosi del carcinoma mammario, permette di

diagnosticare noduli mammari di dimensioni

inferiori al centimetro spesso non palpabili. E’

efficace prevalentemente nelle lesioni che

calcificano e in quelle che causano distorsione

della struttura mammaria. L’introduzione dei

programmi di screening mammografico ha

accentuato la frequenza della diagnosi di

neoplasie invasive di piccole dimensioni e di

carcinomi in situ.

Incidenza Il carcinoma della mammella è la neoplasia più

frequente nel sesso femminile e rappresenta nel

mondo il 23-26% delle neoplasie maligne

diagnosticate nelle donne. Negli anni ottanta si è

verificato un graduale aumento dell'incidenza,

dovuto probabilmente ai cambiamenti del

modello riproduttivo della donna e al largo uso

della terapia ormonale sostitutiva (TOS) allora in

uso. In seguito, a partire dagli anni 90, i

programmi di screening mammografico

assunsero un ruolo fondamentale nell'aumento

dell'incidenza, specialmente nei suoi stadi più

precoci. Nei primi anni 2000 si è osservato un

decremento dei trend d'incidenza, più marcato

nel Nord America e nei paesi del Nord-Europa,

come probabile effetto dell'anticipazione diagno-

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1610

stica allo screening e della riduzione delle

prescrizioni della TOS, la pubblicazione di alcuni

studi che la correlavano al carcinoma mammario

[2-3]. Nel 2012, 1.676.332 donne hanno avuto la

diagnosi di cancro della mammella nel mondo

con un tasso standardizzato per età (ASR) pari a

43,3/100.000 [4].

L'incidenza del cancro della mammella presenta

un'ampia variabilità geografica. Nel mondo esiste

una variazione di circa dieci volte nei tassi

d’incidenza come probabile conseguenza delle

differenze socio-economiche che condizionano

fattori riproduttivi, ormonali e nutrizionali della

donna. Il carcinoma della mammella è’

maggiormente diffuso nei paesi industrializzati,

considerati aree ad alto rischio

(ASR:71,7/100.000), come gli Stati Uniti, i paesi

europei, l'Australia e la Nuova Zelanda con

l'eccezione del Giappone (ASR:42,7/100.000).

Diversamente, i paesi in via di sviluppo

dell'Africa, dell'America Meridionale e del Sud-

Est asiatico, sono considerati aree a basso rischio

(ASR complessivo pari a 29,3/100.000). In

questi paesi il cancro della mammella è il secondo

tumore più frequente dopo quello della cervice

uterina. Una spiegazione a questo gradiente

potrebbe risiedere nel fatto che le aree a basso

rischio sono generalmente caratterizzate da

ampie fasce di popolazione con un basso status

socio-economico il cui modello riproduttivo delle

donne non costituisce un fattore di rischio. La

popolazione femminile di queste aree geografiche

risentirebbe inoltre di un ridotto accesso allo

screening mammografico e ai servizi sanitari [5].

L’incidenza del cancro della mammella è

ovunque in aumento. Il trend è particolarmente

evidente nelle aree geografiche a basso rischio,

soprattutto nelle donne in età premenopausa [6].

Confronti internazionali dei tassi d’incidenza per

area e anno di diagnosi possono offrire

importanti chiavi d’interpretazione per cercare di

stabilire fattori causali e per valutare gli effetti

degli interventi programmati, oltre a fornire

indicatori per l’elaborazione delle strategie di

prevenzione.

Mortalità La mortalità globale per cancro della mammella

mostra un andamento divergente rispetto

all'incidenza. Grazie alla diagnosi sempre più

precoce dovuta ai programmi di screening, ai

protocolli terapeutici più diffusi ed efficaci e alla

creazione dei reparti di chirurgia integrati con le

altre specialità, la mortalità per il cancro della

mammella nel mondo è in continua diminuzione

(ASR di 14,4 e 13,9 rispettivamente nel 2002 e

nel 2008) [7].

Nonostante il trend in decremento, il cancro della

mammella costituisce ancora oggi la prima causa

di morte oncologica nel sesso femminile (14%)

conservando le stesse variazioni geografiche

dell'incidenza. I tassi di mortalità sono maggiori

nelle aree ad alto rischio (ASR 17,7/100.000) e

minori nelle aree a basso rischio (ASR

11,8/100.000) (figura 1) [5]. Tali variazioni

riflettono non soltanto le differenze nei tassi

d’incidenza ma anche la case-fatality (il rischio di

morire per una determinata malattia). Essa a sua

volta è correlata allo status socio-economico e

alla consapevolezza della donna sulla malattia

oltre alla diffusione ed estensione dei programmi

di screening. In effetti, nonostante il carcinoma

mammario sia una malattia dei paesi

industrializzati, il 58% dei decessi avviene nei

paesi in via di sviluppo [4].

In modo analogo al comportamento dei trend

d'incidenza, nei paesi meno sviluppati la

mortalità per cancro della mammella è al secondo

posto dopo quella per il cancro della cervice

uterina. In alcuni paesi asiatici, come la Cina, il

Giappone, la Corea del Sud e il Vietnam, la

mortalità per il cancro della mammella è stata

sorpassata da quella per il cancro del polmone.

Tale tendenza è osservata peraltro anche in

Australia, Stati Uniti, Canada e in alcuni paesi

europei come Danimarca, Olanda, Svezia, Regno

Unito, Polonia, Ungheria e Islanda [4]. Nella

maggior parte del mondo il trend in diminuzione

è particolarmente significativo nella coorte 50-69

anni, classe d’età target dei programmi di

screening [4].

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1611

Figura 1. Trend di incidenza e mortalità nel mondo, GLOBOCAN 2012 (IARC).

Trend di incidenza e mortalità in

Europa Il cancro della mammella è il tumore maligno più

frequente in tutti i paesi europei. Esiste una

variazione di circa tre volte nei tassi d’incidenza

(49-148/100.000) con un evidente pattern

geografico, giustificato da una diversa estensione

dei programmi di screening e da un’esposizione

variabile ai fattori di rischio. Una maggiore

incidenza è osservata nei paesi dell'Ovest, più

evidente in Belgio (147/100.000), Francia

(137/100.000), Olanda (131/100.000) e in quelli

settentrionali come il Regno Unito

(129/100.000), la Danimarca (143/100.000),

l’Islanda (131/100.000) e la Finlandia

(121/100.000). Al contrario, i paesi dell'Est

europeo mostrano l’incidenza più bassa (come ad

es. Ucraina e Moldavia con tassi rispettivamente

pari a 54/100.000 e 53/100.000).

In Europa i tassi di mortalità sono in declino,

come probabile effetto della diagnosi in stadi

iniziali della malattia e dei migliori risultati

terapeutici. Essi variano di circa due volte (ASR

15-36/100.000). Sono maggiori nei paesi

settentrionali come il Belgio e la Danimarca (ASR

rispettivamente 29/100.000 e 28/100.000),

probabilmente come riflesso della maggiore inci-

denza, e nei paesi del Sud-Est come la Serbia

(31/100.000) e la Macedonia (36/100.000), dove

esiste però un elevato rapporto inciden-

za/mortalità [8].

Secondo Amaro et al. [7] la mortalità per cancro

della mammella in Europa nel periodo 1980-2010

ha mostrato 3 pattern distinti suddividendo il

continente in tre grandi gruppi: gruppo 1 (Dani-

marca, Regno Unito, Irlanda, Belgio, Svizzera,

Olanda, Lussemburgo e Malta) e gruppo 2

(Repubblica Ceca, Ungheria, Norvegia, Spagna,

Italia, Portogallo, Slovenia, Austria e Germania)

caratterizzati da trend di mortalità stabile o in

lieve aumento con tassi maggiori nei paesi del

gruppo 1; gruppo 3 (Finlandia, Svezia, Grecia e

Francia e altri 7 paesi del nord-est dell'Europa) i

quali si caratterizzavano per bassi tassi di

mortalità all'inizio del periodo in studio con foci

di incremento lento intorno alla metà del periodo

per poi successivamente, dopo il 1999, presentare

una lieve riduzione dei trend. Gli autori

sostengono che le ultime tre decadi sono

caratterizzate da un livellamento della mortalità

per cancro della mammella nei paesi europei e

che la differenza tra i pattern sta nel periodo in

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1612

cui è iniziata la diminuzione dei trend osservata

negli ultimi anni [7].

Trend di incidenza e mortalità in

Italia e in Umbria In Italia, nel 2012, sono stati registrati circa

50.658 casi di carcinoma mammario e la stima

per l'anno 2013, è di 46.900 nuovi casi [9]. Il

cancro della mammella è il tumore maligno più

frequente nel sesso femminile in tutte le fasce

d'età in Italia e in Umbria. La distribuzione della

malattia è variabile con tassi d’incidenza maggiori

nelle regioni del nord (ASR 123/100.000)

rispetto a quelle del centro (ASR 109/100.000) e

a quelle meridionali e insulari (ASR 87/100.000)

(figure 2 e 3), sebbene queste differenze si stiano

gradualmente uniformando negli ultimi anni [6].

Tali differenze si devono alla somma di due

fattori: la diversa diffusione del programma di

screening e la disomogeneità nella presenza dei

fattori di rischio. Le donne meridionali

presentano dei fattori protettivi legati al modello

riproduttivo (es. una prole numerosa e un'età più

bassa alla prima gravidanza). Analizzando i tassi

d’incidenza per età, si evince inoltre che il

carcinoma della mammella sia molto raro nelle

prime tre decadi di vita, aumentando nelle decadi

successive.

Per quanto riguarda la mortalità, i trend nazionali

sono stabilmente in riduzione. Nel 1970, il tasso

era di 24,5/100.000, raggiungendo il valore

massimo nel 1989 con un tasso di 29,8/100.000,

per ridursi gradualmente in modo costante fino

ad arrivare a 23,1/100.000 nel 2007. In modo

analogo ai trend d’incidenza, la mortalità mostra

una notevole variabilità geografica tra Centro-

Nord e Sud [10]. Tra i fattori determinanti di tale

gradiente si ipotizza l'incidenza inferiore e

l'avviamento in tempi diversi dei programmi

regionali di screening nelle regioni del Sud, i quali

sono ancora meno frequenti a confronto con le

regioni del Centro-Nord. Negli ultimi anni, in

Italia, il decremento percentuale annuo è stato

superiore nelle donne più giovani a svantaggio

delle ultrasettantenni [10].

Figura 2. Trend di incidenza e mortalità in Italia, 1996-2010 (AIRTUM).

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1613

Figura 3. Trend di incidenza e mortalità per regione in Italia, 1998-2002 (AIRTUM).

Secondo i dati del Registro Tumori Umbro di

Popolazione (RTUP) nel periodo 2007-2009

sono stati diagnosticati una media di 673 nuovi

casi in Umbria [11]. Il tasso d'incidenza standar-

dizzato sulla popolazione europea è di 104,8

(tabella 1). Per quanto riguarda la mortalità, il

tumore della mammella rimane al primo posto

con una media di 177 decessi l'anno (ASR 21,6)

(tabella 2) [12].

Analizzando il periodo 1994-2010, il trend

d’incidenza del cancro della mammella in Umbria

mostra un incremento statisticamente significa-

tivo: APC 1,0; CI 95% (0,2;1,8); diversamente il

trend di mortalità è in diminuzione: APC -1,7; CI

95% (-2,6;-0,8) [11-12].

Tabella 1. Trend di incidenza di cancro della mammella in Umbria, 1994-2009.

Periodo

Incidenza

N° medio annuo di casi Tasso grezzo Tasso standard Europa

1994-1997 524 124,8 92,6

1998-2001 630 148,5 107,6

2002-2005 646,5 147,7 107,3

2006-2009 673,5 147,4 105,3

Tabella 2. Trend di mortalità per cancro della mammella in Umbria, 1994-2009.

Periodo

Incidenza

N° medio annuo di casi Tasso grezzo Tasso standard Europa

1994-1997 169,2 40,3 25,8

1998-2001 174,5 41,1 23,9

2002-2005 171,5 39,2 22,3

2006-2009 175 38,3 21,3

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1614

Sopravvivenza in Italia e in

Umbria I tassi di sopravvivenza per cancro alla mammella

variano enormemente tra i vari continenti Essi

sono, tuttavia, più alti quando paragonati alla

sopravvivenza per altre sedi di cancro, ma

tendono a ridursi a lungo termine per la

comparsa di recidive locali e/o metastasi. La

sopravvivenza varia dall’80% in Nord-America,

Svezia e Giappone, al 60% nei paesi dell’America

meridionali e nei paesi dell’Est-Europa, e al 40%

nei paesi dell’Africa e Sud-Est asiatico. La minor

sopravvivenza nelle ultime due aree potrebbe

essere spiegata dalla diagnosi della malattia in fasi

più avanzata, aspetto direttamente collegato alla

scarsa diffusione dello screening mammografico,

e dalla difficoltà di accesso alle cure in centri

specializzati [13].

In Italia, la sopravvivenza relativa (RS) a 5 anni

dalla diagnosi, ovvero aggiustata per l'attesa di

vita età- e sesso-specifica nella popolazione

generale, è in costante aumento da molti anni (dal

78%, nel periodo 1990-1992, all'87% nel periodo

2005-2007). Tale miglioramento si riscontra in

ogni fascia d'età con un incremento maggiore tra

le donne più giovani (20-39 anni): da 71,7%

(1985-1987) a 87,2% (2000-2002). Nello stesso

periodo, tra le donne della fascia d'età 40-49 anni

la RS è aumentata da 81,8% a 91% e nelle donne

di 50-69 anni, dal 76,4% all’89,7%. Anche per la

sopravvivenza ci sono differenze tra le varie

regioni italiane, sia pure in misura minore rispetto

al passato: 81% nelle regioni meridionali e

insulari e 85%-87% nelle regioni del centro-nord

(figura 4) [9].

In Umbria, la RS per cancro della mammella è

sovrapponibile a quella osservata nelle pazienti

italiane. Rispetto al periodo 1994-1998, la

sopravvivenza a 10 anni per cancro della

mammella è aumentata in modo statisticamente

significativo (figura 5). La sopravvivenza delle

pazienti umbre non differisce dalla sopravvivenza

tra le pazienti italiane. Infatti, la curva della RS in

Umbria è sovrapponibile a quella del Pool dei

Registri Italiani (figura 6) [14].

.

Figura 4. Sopravvivenza relativa a 10 anni per cancro della mammella in Italia, POOL dei Registri

Italiani, 1994-2009.

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1615

Figura 5. Sopravvivenza relativa a 10 anni per cancro della mammella in Umbria (1994-2008).

.

Figura 6. Sopravvivenza relativa a 5 anni per cancro della mammella a confronto in Italia e in

Umbria.

Prevalenza in Italia In Italia vivono complessivamente 522.235

donne (stima per l'anno 2006) con una diagnosi

di cancro della mammella, 41,6% di tutte le

donne che convivono con una pregressa diagnosi

di tumore maligno e 23,3% di tutti i lungo-

sopravviventi in ambedue i sessi (figura 7). Tra

queste donne, la diagnosi è stata formulata da

meno di due anni nel 16% dei casi, tra i 2 e i 5

anni nel 21%, tra i 5 e i 10 anni nel 25% e oltre i

10 anni nel 38% dei casi. La proporzione di que-

sta casistica è maggiore nelle donne con età oltre

i 75 anni [9].

La prevalenza del cancro della mammella mostra

un gradiente decrescente molto evidente dal

Nord al Sud. Infatti, i tassi variano da 2331 ogni

100.000 donne nel Nord-ovest, 1795 ogni

100.000 nelle regioni del Centro per arrivare a

1151 ogni 100.000 nelle regioni meridionali e

insulari. Tale eterogeneità geografica nei tassi di

prevalenza del cancro della mammella dipendono

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1616

Figura 7. Numero di italiani con precedente diagnosi di tumore divisi per sede di neoplasia,

AIRTUM, 2014.

in gran parte dalle differenze esistenti (gradiente

Nord-Sud) sia nei tassi di incidenza che in quelli

di sopravvivenza [9].

Fattori di rischio L'eziologia del cancro della mammella è

multifattoriale. Coinvolge in misure diverse

aspetti dello stile di vita della donna, l'assetto

ormonale e la predisposizione genetica. Studi

epidemiologici su soggetti immigrati, sottoposti a

un cambiamento nel tempo dell’esposizione ai

fattori di rischio, hanno fornito solide evidenze

che i fattori ambientali prevalgono su quelli

genetici e spiegano le significative differenze

internazionali tra gruppi etnici. Tuttavia, l'insieme

dei fattori di rischio noti non è in grado di

spiegare le ampie fluttuazioni geografiche e

temporali nell’incidenza di questa malattia, che

sono probabilmente da attribuire ad altri fattori.

Tra questi ultimi è verosimile che abbiano un

ruolo importante le abitudini dietetiche, ma le

evidenze al riguardo sono del tutto insufficienti.

In sostanza, nonostante l'identificazione di

svariati fattori di rischio epidemiologico, la causa

dell'insorgenza del carcinoma mammario rimane

tuttora sconosciuta. In modo analogo alle altre

forme di cancro, il carcinoma della mammella è

considerato essere il risultato finale di numerosi

fattori sia ambientali che ereditari. I dati

attualmente disponibili non permettono di

individuare, nella popolazione femminile

generale, un sottogruppo a rischio all’interno del

quale si verificherà la maggioranza dei casi di

carcinoma mammario; di conseguenza, la mag-

gior parte delle donne può essere considerata a

rischio medio e il rischio individuale è legato

soprattutto all’età.

Età

Il cancro della mammella ha una curva

d’incidenza età-specifica molto evidente. Il

rischio di ammalarsi di carcinoma della

mammella aumenta con l’età [1]. Infatti, anche se

la curva d’incidenza cresce esponenzialmente

sino agli anni della menopausa (intorno a 50-55

anni), rallenta con un plateau dopo la menopausa

(probabilmente dovuto alla diminuzione degli

estrogeni in circolo) per poi riprendere a salire

dopo i 60 anni. Questo specifico andamento è

legato sia alla storia endocrinologica della donna

sia alla presenza e alla copertura dei programmi

di screening mammografico.

Storia riproduttiva

Numerosi studi hanno identificato come fattori

di rischio la lunga durata del periodo fertile (con

menarca precoce e menopausa tardiva), la bassa

parità o la nulliparità (una riduzione del rischio a

lungo termine si osserva nelle donne che hanno

avuto figli rispetto alle nullipare, e la protezione è

tanto maggiore quanto più numerosi sono i figli e

quanto più precoce è l’età al momento della

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1617

prima gravidanza), la prima gravidanza a termine

dopo i 30 anni, il mancato allattamento al seno.

Tali fattori sono spesso presenti nelle aree ad alto

rischio per lo sviluppo di cancro al seno. Rimane

tuttavia non chiaro in quale misura tale

associazione persista in età avanzata. Uno studio

norvegese su 58.426 donne divise in due coorti

d'età (55-69 e > 70 anni) ha analizzato il rischio

cumulativo di sviluppare il cancro al seno in

presenza di fattori di rischio legati alla vita

riproduttiva della donna, ottenendo risultati

analoghi in entrambi i gruppi [15]. Al contrario,

altri studi attribuiscono a essi uno scarso valore,

considerandoli importanti soltanto ai fini della

sorveglianza di un gruppo di donne a elevato

rischio [16].

Terapia ormonale sostitutiva

L'utilizzo di terapia ormonale sostitutiva (TOS),

basata su estroprogestinici sintetici ad attività

androgenica, costituisce un fattore di rischio per

il carcinoma della mammella. A partire dagli anni

60-70 la terapia sostitutiva ormonale, inizialmente

solo estrogenica e in seguito estro-progestinica,

ha acquisito grande popolarità nei paesi

occidentali per la riduzione del rischio

cardiovascolare e di osteoporosi nelle donne in

post-menopausa. Successivamente, a partire

dagli anni '80, alcuni studi hanno evidenziato una

correlazione tra la TOS e lo sviluppo del cancro

della mammella [2,3]. Ross et al. [17] hanno

affermato che l'associazione con i progestinici,

oltre a non proteggere il seno dagli effetti

cancerogeni degli estrogeni, aumentava

notevolmente il rischio di cancro della

mammella. Ciò è stato poi confermato da quanto

pubblicato nel 2008 da Kumle et al. [18], il quale

ha collegato la riduzione dell'uso della TOS con il

decremento del trend di incidenza del cancro alla

mammella nella fascia d'età 50-69 anni.

Abitudini di vita

Altri fattori di rischio importanti sono: l’obesità

(la correlazione con il rischio di cancro è presente

solo dopo la menopausa), lo scarso esercizio

fisico, l’alto consumo di carboidrati e di grassi

saturi correlati all’aumento degli ormoni sessuali.

In alcuni studi il profilo biochimico associato

all'obesità, caratterizzato da alti livelli di insulina e

bassi livelli di adiponectina, è stato implicato

nello sviluppo del cancro della mammella [19].

Suzuki et al. [20] hanno evidenziato un aumento

del rischio relativo proporzionale all'aumento

dell'indice di massa corporea (BMI) con un trend

lineare significativo (p<0.0001). L'aumento del

rischio è stato consistente tra le donne con un

BMI > 24 quando confrontato con quello delle

donne in cui il BMI era tra 20 e 23,9 [19]. Agire

su questi fattori di rischio modificabili (attività

fisica, consumo di alcol e body mass index)

attraverso una regolare attività fisica quotidiana

abbinata a una dieta equilibrata (tipo

mediterranea), potrebbe ridurre il rischio di

sviluppo di carcinoma mammario grazie al

conseguente miglioramento dell’assetto metabo-

lico e ormonale.

Storia familiare

Nonostante la maggior parte di carcinomi

mammari siano forme sporadiche, il 5%-7%

risulta essere legato a fattori ereditari, 2/3 dei

quali determinati dalle mutazioni di due geni,

BRCA-1 e BRCA-2, le quali porterebbero

all'inattivazione di proteine responsabili del

controllo del ciclo cellulare. Una storia familiare

di carcinoma mammario aumenta il rischio di

sviluppare un tumore alla mammella. Essi

insorgono per lo più in età giovanile, sono

piuttosto aggressivi e possono presentarsi in

concomitanza di una neoplasia ovarica [1,21-23].

Una metanalisi di 52 studi epidemiologici ha

confermato un aumento statisticamente

significativo del rischio se un parente di primo

grado ne è affetto [21].

Il gene BRCA-1 si localizza nel braccio corto del

cromosoma 17 ed è stato identificato nella

maggior parte delle famiglie con casi multipli di

neoplasie mammarie e ovariche e in poco meno

della metà delle famiglie con sole neoplasie

mammarie. Il gene BRCA-2, presente nel

EPIDEMIOLOGIA DEL CANCRO DELLA MAMMELLA

1618

cromosoma 13, è correlabile con lo sviluppo del

carcinoma mammario nel 75% delle famiglie

portatrici. Nei paesi del Nord America e

dell'Europa occidentale il BRCA-1 è presente

nella maggior parte delle famiglie ad alto rischio

genetico. L'unica eccezione è l'Islanda dove in 6

su 8 famiglie è stato coinvolto il gene BRCA-2

[22].

Radiazioni ionizzanti

L’effetto cancerogeno delle radiazioni ionizzanti

è legato non solo alla dose cumulativa, ma anche

all’età in cui ci si espone: l’effetto è massimo

prima dei venti anni, diminuisce progres-

sivamente tra i 20 e i 40, per poi diventare quasi

trascurabile. Il fenomeno è legato alla diversa

suscettibilità del tessuto mammario agli stimoli

cancerogeni: questa è massima prima della

pubertà, per poi diminuire con la maturazione

indotta dalle gravidanze o, in maniera più lenta e

incompleta, spontaneamente. Considerando la

lunghissima durata dell’effetto cancerogeno delle

radiazioni sulla mammella (>40 anni), è chiara la

necessità di mantenere un’estrema prudenza nella

prescrizione di esami radiologici in sede toracica

in donne al di sotto dei 20-30 anni.

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LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI

TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA.

1620

CancerStat Umbria 2014;5(11-12):1620-1627.

LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI

TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA.

1621

LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI

TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA.

1622

LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI

TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA.

1623

LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI

TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA.

1624

LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI

TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA.

1625

LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI

TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA.

1626

LA RADIOTERAPIA NEL CARCINOMA DEL CANALE ANALE: INDICAZIONI E CRITERI GUIDA DI

TRATTAMENTO. EPIDEMIOLOGIA.

1627

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1628

CancerStat Umbria 2014;5(11-12):1628-1645

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1629

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1630

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1631

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1632

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1633

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1634

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

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LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

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LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

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LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1638

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1639

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1640

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1641

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

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LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1643

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1644

LA PREVENZIONE DEL TUMORE DEL COLON RETTO. UMBRIA E SPAGNA A CONFRONTO.

EPIDEMIOLOGIA DEL CARCINOMA DEL COLON-RETTO IN ITALIA

1645

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1646

CancerStat Umbria 2014;5(11-12):1646-1658.

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1647

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1648

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1649

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1650

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1651

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1652

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1653

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1654

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1655

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

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L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1657

L’INTEGRAZIONE DEI DATI PER LE ANALISI E LE DECISIONI DI POLICY NEL TERRITORIO.

IL PUNTO DI VISTA DI UTILIZZATORI E STAKEHOLDER. IL NOSTRO GIS

1658

CANCERSTAT UMBRIA, ANNO V NO.11-12

1659

ISSN 2039-814X Anno V, 2014

Numero 1

Editoriale.

Slide show: Gli screening oncologici in Umbria tra passato e

futuro.

Lo screening che cambia: “il Pap.test si veste di

Molecolare”.

Carcinoma del colon retto: Screening regionale.

supplemento 1

Modulo di Legislazione e Organizzazione sanitaria.

Numero 2

Slide show: Incontro italo-francese sul carcinoma

mammario: problematiche attuali. Perugua, I e II

sessione. 22-23 Novembre 2013

supplemento 2

Quanta salute produce l’assistenza ospedaliera in

Umbria?

Numero 3

Slide show: Incontro italo-francese sul carcinoma

mammario: problematiche attuali. Perugia, III e IV

sessione. 22-23 Novembre 2013

Numero 4

Slide show: Incontro italo-francese sul carcinoma

mammario: problematiche attuali. Perugia, V sessione.

22-23 Novembre 2013

Numero 5

Metodi per lo studio della deprivazione e le sue

relazioni con l’incidenza del cancro in un’area

locale

Methods to study the deprivation and its

relationships with cancer incidence in a local area

Deprivazione e incidenza di cancro in un’area ex-

industriale a forte invecchiamento

Deprivation and cancer incidence in a de-

industrialised and highly ageing area.

Andamento della mortalità per cause in Umbria.

1994-2012

L’incidenza del cancro in Umbria. 2008-2010

Mortalità nell’azienda USL Umbria2 nei periodi

2003-2005, 2006-2008 e 2009-2011

Numero 6

Slide show: Amianto e Salute. Terni 25 marzo 2014.

Numero 7

Slide show: Il cancro gastrico localmente avanzato.

Perugia, I e II sessione. 4 aprile 2014.

Slide show: Numero 8

Il cancro gastrico localmente avanzato. Perugia, III e IV

sessione. 4 aprile 2014.

Numero 9

Slide show: Tumori e angiogenesi: dal laboratorio alla

clinica. Perugia, 23 maggio 2014.

Numero 10

Slide show: Il trattamento del carcinoma prostatico.

Standard terapeutici e aspetti controversi. Perugia, 20

giugno 2014.

CancerStat Umbria

CANCERSTAT UMBRIA, ANNO V NO.11-12

1660

ISSN 2039-814X Anno IV, 2013

Numero 1

Editoriale: tre anni di CancerStat Umbria.

La sopravvivenza per cancro in Umbria. 1994-

2008.

Rapporto sull’adesione allo screening mammo-

grafico nella AUSL2 dell’Umbria. Periodo 2000-

2011.

supplemento 1

Slide show: PSA: to screen or not to screen. Parte A.

Città di Castello 24 novembre 2012.

Numero 2

Incidenza del cancro in Umbria. 2007-2009.

supplemento 2

Slide show: PSA: to screen or not to screen. Parte B.

Città di Castello 24 novembre 2012.

Numero 3

Slide show: Seminari della Scuola di Specializzazione

in Igiene e Medicina Preventiva (10/12/2012 e 10-

11/01/2013).

Numero 4-5

Attività oncologica della Clinica Dermatologica

del Policlinico Universitario di Terni.

I dati 2008-2011 del Sistema di sorveglianza

PASSI sugli screening in Umbria.

La prevenzione ambientale e gli esposti.

Numero 6

In cancro dell’endometrio.

Numero 7-8

Slide show: PSA e screening per il carcinoma prostatico: le

criticità viste dall’anatomopatologo.

EAU guidelines. Prostate cancer 2013.

Numero 9

Il cancro del retto Numero 10

Slide show: Il ruolo dell’igienista nel Servizio

Sanitario Nazionale.

Epidemiologia del cancro del colon-retto.

Numero 11

Approccio diagnostico terapeutico al paziente con

carcinoma del retto. Numero 12

Valutazione dell’assistenza sanitaria. Principi, metodi e

applicazioni relative al SSR umbro.

ISSN 2039-814X Anno III, 2012

Numero 1

I tumori della vescica.

Numero 2

Trend di mortalità per cause in Umbria. 1994-2010.

Numero 3-4

I tumori delle alte vie aereo-digestive.

supplemento 1

VIDEO. Tavola rotonda: La sanità pubblica in Umbria.

Opinioni e prospettive.

Numero 5

Ambiente e salute. Qualità dell’aria e prevenzione.

Convegno – Perugia 25 febbraio 2012.

Numero 6

Slide show: Screening mammografico. Gestire la complessità

per guadagnare in salute. Perugia 8-9 marzo 2012.

La georeferenziazione nella registrazione dei

tumori: approccio metodologico e prospettive di

studio. XVI Riunione scientifica annuale

AIRTUM. Como 29-31 marzo 2012.

supplemento 2

VIDEO. Tavola rotonda: Medicina predittiva e sanità

pubblica.

Numero 7

I tumori dell’ovaio.

Numero 8-9

La geografia del cancro in Umbria: incidenza 1978-

2008

Numero 10-11

I tumori multipli in Umbria. 1994-2008.

Numero 12

La Rete Regionale Oncologica dell’Umbria.

Slide show: Comunicazioni del RTUP al

45° Congresso Nazionale SItI, S. Margherita

di Pula, 3-6 ottobre 2012.

Il potenziale di salute del comune.

CancerStat Umbria CancerStat Umbria

CANCERSTAT UMBRIA, ANNO V NO.11-12

1661

ISSN 2039-814X Anno II, 2011 Numero 1

Mortalità per cause nelle ASL dell’Umbria. 2005-

2009.

Numero 2

Anni di vita potenziale persi (YPLL) in Umbria.

1995-1999 e 2005-2009.

Numero 3-4

Il cancro della prostata.

Numero 5

Ciò che bisogna sapere per decidere se sottoporsi

allo screening per il cancro della prostata.

Partecipazione al IV round dello screening

citologico della AUSL 2 dell’Umbria.

Numero 6

Il cancro del rene.

Numero 7

Slide show: Fumo o salute. I sessione.

Numero 8

I tumori della tiroide.

Numero 9

Slide show: Fumo o salute. II e III sessione.

Numero 10

Slide show: GISCoR. I sessione.

Numero 11

Slide show: GISCoR. II sessione.

Numero 12

Il cancro del pene e del testicolo.

Anno I, 2010

Numero 0

Le statistiche del cancro e della mortalità in Umbria.

Numero1

Ultime pubblicazioni dei collaboratori del

RTUP.

Technology assessment della metodica di

prelievo e di preparazione della citologia in

fase liquida (LBC – Liquid Based

Citology) ……

Numero 2

L’incidenza del cancro in Umbria, 2006-2008.

Numero 3

Il Registro Rumori Infantili Umbro-

Marchigiano.

La ricerca dei tumori professionali

nell’ambito del progetto OCCAM.

Numero 4

Il quadro epidemiologico per la programmazione

della prevenzione oncologica regionale in Umbria.

Numero 5

Slide show: Incontro con il Gruppo multidisciplinare

regionale per le neoplasie tiroidee in Umbria.

Perugia 28/29 ottobre 2010.

Numero 6

Slide show:

Incontro con il Gruppo multidisciplinare

regionale per le neoplasie tiroidee in Umbria.

Perugia 28/29 ottobre 2010.

Convegno: Nuove acquisizioni nella gestione

clinica del carcinoma della tiroide di origine

follicolare: cosa dicono le linee guida?

Numero 7

Slide show: Neoformazioni della cute e del cavo

orale. Melanoma. Terni 13.11.2010

CancerStat Umbria CancerStat Umbria

CANCERSTAT UMBRIA, ANNO V NO.11-12

1662