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CALITRI Calitri è un paesino collinare situato in alta Irpinia lungo la riva del fiume Ofanto. È alto circa 601 m sul livello del mare.

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CALITRI

Calitri è un paesino collinare situato in alta Irpinia lungo la riva del fiume Ofanto.

È alto circa 601 m sul livello del mare.

LA CLASSE I A della

Sede Centrale di Calitri

PRESENTA

QUESTO è IL MIO PAESE

ISTITUTO COMPRENSIVO’’A.MANZI ‘’ CALITRI

• Nel periodo medioevale, Calitri è uno dei tanti centri sottoposti all'amministrazione longobarda prima e normanna e sveva poi. Proprio sotto queste due dinastie l'insediamento calitrano conosce un periodo di crescita e prosperità. Durante la dominazione normanna, il feudo di Calitri venne affidato ai Balvano, mentre sotto il regno di Federico II di Svevia appartenne al regio demanio.

• Nel 1304 Calitri passò ai Gesualdo, principi di Venosa che ne ebbero il possesso per tre secoli. Con i Gesualdo, Calitri conobbe la sua epoca d'oro e l'antico castello venne trasformato in una sontuosa dimora signorile.

• Dopo i Gesualdo, Calitri passò ai Ludovisi che, nel 1676, lo cedettero alla famiglia Mirelli. Durante il terremoto dell'8 settembre 1694 il famoso castello di Calitri fu completamente distrutto e morì il principe Mirelli. I superstiti della famiglia Mirelli optarono per l'abbandono dei ruderi in cima alla collina ricostruendo il palazzo baronale più a valle. L'area del castello divenne, dal XVIII secolo in poi, oggetto di grosse modifiche fino ad essere completamente abbandonata a sé stessa. Nel 1784 vi venne esposta, sulla porta di Nanno, la testa del brigante Angelo Duca, che aveva imperversato nella zona con scontri vittoriosi contro l'esercito borbonico, giustiziato a Salerno.

• Le prime tracce della presenza umana nel territorio di Calitri risalgono al Neolitico, cui appartengono alcuni utensili in selce levigata conservati presso il Museo Irpino di Avellino. Plinio il Vecchio (23-79 d.C.), elencando le popolazioni irpine, parla della colonia degli Aletrini, dando conferma della presenza di una comunità nella zona dove sorge Calitri.

• Dopo l'unità d'Italia la storia di Calitri si confonde con quella di tanti altri centri dell'Italia meridionale: brigantaggio, emigrazione, latifondismo baronale, lotte per la spartizione della terra. Nel 1861 fu conquistata dagli uomini del brigante lucano Carmine Crocco, assieme ad Aquilonia e Sant'Andrea di Conza.

• Nel 1910 e nel 1930 dei sismi di notevole magnitudo colpirono Calitri; nella Prima guerra mondiale Calitri diede un notevole contributo alla causa .nel 1924 eressero una Vittoria Alata che ricorda le 120 vittime del conflitto. Nel ventennio fascista vennero realizzate molte opere pubbliche.

Il terremoto catastrofico del 23 novembre 1980 provocò due decessi e l'inagibilità di gran parte del centro storico.

• Nel febbraio 1941 è stata teatro dell'Operazione Colossus. Nel 1943 arrivarono le truppe tedesche che distrussero molti ponti tra cui quello sull'Ofanto. L'8 settembre, giorno in cui si celebra la natività della Beata Vergine Maria (giorno di festa per i calitrani), una radio annunciò che l'Italia aveva chiesto l'armistizio: i calitrani pensarono alla fine della guerra, ma a Calitri si combatterà, comunque, una battaglia contro i Tedeschi in ritirata. La mattina del 29 settembre dello stesso anno, dei facinorosi si rivoltarono e malmenarono l'allora sindaco conte Salvatore Zampaglione e l'ex podestà, saccheggiarono lo stesso palazzo e uccisero alcuni componenti della famiglia Ricciardi. Nel Secondo dopoguerra ai vertici nazionali c'era la Democrazia Cristiana, tra cui spiccò Salvatore Scoca che fu più volte ministro

Chiesa Patronale di San Canio

Costruita originariamente vicino al monastero delle Benedettine, dove oggi vi è Piazza della Repubblica, la chiesa era già esistente nella seconda metà del '400. Danneggiata dal terremoto del 1694, venne riedificata nello stesso posto e portata a termine nel 1747, e poiché pericolante a causa della frana, fu abbattuta nel 1883 e poi ricostruita all'inizio del paese, dove oggi vediamo l'attuale chiesa. Nella chiesa a tre navate, interamente ricostruita dopo il terremoto del 1980, si trova l'altare maggiore in marmo intarsiato del XVIII secolo; nel vano retroaltare è collocata la grande tela raffigurante "l'Apoteosi di San Canio", il vescovo martire veneratissimo oltre che a Calitri in numerosi paesi della Basilicata.

Chiesa dell’Immacolata Concezione

La costruzione della Chiesa dell'Immacolata Concezione fu avviata nel 1710, all'indomani dell'istituzione della Confraternita ad opera dei missionari del gesuita Francesco Pavone, e i lavori si protrassero per quattro anni. La prima messa vi fu celebrata il 9 aprile del 1714 dal padre spirituale Don Giovanni Barrata. L'originaria cappella fu ampliata e poi divisa in tre navate in seguito al terremoto del 1733. Fra il 1740 e il 1747 fu realizzato, dal calitrano Mastro Baldassarre Abbate, il meraviglioso altare barocco in legno di tiglio, poi indorato da artisti napoletani. L'altare, che ripete una divisione spaziale allora non rara, ospita nelle due nicchie laterali le statuette di san Giuseppe e San Filippo Neri, e nella centrale, di maggiori dimensioni, la bellissima statua dell'Immacolata Concezione, realizzata negli anni precedenti il 1734 da un abilissimo artista napoletano.

LA MADONNA e SAN VITO

Chiesa di SANTA LUCIA

Di origini cinquecentesche, dal '700 sotto il patronato della famiglia dei Cioglia, la chiesetta custodisce due statue di Santa Lucia: una più antica in legno è a mezzobusto, l’altra più recente in cartapesta è invece a figura intera.

Il 13 dicembre di ogni anno, in occasione della festività di Santa Lucia, la chiesetta è meta di moltissimi devoti; nel pomeriggio vi si celebra una Santa Messa, si assiste al sorteggio della tradizionale "veccia" (tacchino) e di altri premi ed infine si può assistere ad uno spettacolo di fuochi pirotecnici.

IL CORSO

Il corso è il centro di Calitri ,dove si trovano quasi tutti i negozi . In estate tutte le feste sono concentrate qui , e infatti in estate ci sono sempre molte persone.

PALAZZO TOZZOLI

Nel marzo 1875 l’allora padrone di casa Giuseppe Tozzoli ospitò Francesco De Sanctis qui fermatosi nel suo famoso viaggio elettorale in una fredda e nebbiosa giornata.

LA PIAZZA

CENTRO STORICO

Partendo da piazza della Repubblica si prosegue per quello che una volta era C.so Matteotti, una via che prima del sisma del 23.11.1980 era il fulcro della vita calitrana costellata di abitazione e di botteghe, in un certo senso essa collegava la parte vecchia del paese con la parte nuova. Oggi dai ruderi delle case distrutte dal sisma è venuta alla luce una torre dal basamento troncoconico facente parte della cinta muraria dell'antico castello. Vicino alla torre si apriva la cosiddetta "Porta di Nanno", uno degli accessi al borgo medievale di Calitri. La torre è stata successivamente restaurata.

I VICOLI (CASALENI)

Secondo lo storico Vito Acocella, in seguito all’abbandono del feudo di Castiglione verso la metà del ‘300 durante l’occupazione ungherese, in questa parte del paese si venne formando un vero e proprio casale, i cui abitanti furono denominati appunto “Casaleni”.

• Il 25 maggio viene festeggiato il Santo patrono, San Canio, che viene portato in processione per le vie del paese, processione che viene poi ripetuta anche il 1º settembre.

• L'8 settembre, invece, viene celebrata la natività della Beata Vergine Maria, festa particolarmente sentita dalla comunità calitrana, con la statua dell'Immacolata anch'essa portata per le vie del paese. Altre processioni avvengono il 31 agosto (Santa Lucia) e il 7 settembre (San Vito). Per le ricorrenze di Santa Lucia, San Canio (solo a settembre), San Vito e Immacolata Concezione i comitati addetti organizzano anche feste di paese con bancarelle, giostre e concerti di piazza. Il venerdì prima di Pasqua, partendo dalla chiesa dell'Immacolata Concezione, si porta una statua che rappresenta Gesù morente fino al colle del Calvario, accompagnato dalla statua della Madonna Addolorata.

• In tutte le processioni gli appartenenti alla Confraternita dell'Immacolata indossano una tunica bianca, cinta da un cordone azzurro, e un mantellino azzurro. Durante la processione della Via Crucis viene aggiunta una corona di spine sul capo e alcuni portano anche una croce di legno sulle spalle.

• A Natale, nel centro storico, si tiene una rappresentazione della Natività nel contesto degli antichi mestieri tradizionali del paese

FESTE E FOLKLORE

LEGGENDE E CREDENZE Lo Scazzamauriello è un folletto che indossa un berretto rosso. Dotato del potere

dell'invisibilità, della lettura del pensiero oltre alla facoltà di

penetrare nelle case anche attraverso il muro, spesso entra sotto

mentite spoglie (ad esempio quelle di un animale). Una volta

entrato, si nasconde nell'angolo più oscuro e spaventa gli inquilini

iniziando a sconvolgere la casa. Altra sua caratteristica è il notevole

peso: più diventa piccolo e più pesa. È solito salire sul petto delle

persone mentre queste dormono, e sulle spalle di quelle sedute, se

ne avverte la presenza per il forte peso, ma non si riesce a vederlo

perché scompare e ricompare dove vuole senza mai camminare

A CRIATURA r’ la CUPA

Un giovane contadino camminava col suo asino nei pressi del torrente Cortino, in

località Cupa. Ad un tratto, udì un vagito: il contadino trovò fra i cespugli una bimba,

la prese in braccio e continuò a camminare. Ma passo dopo passo la piccola pesava

sempre di più e il contadino la posò a terra; quando andò a riprenderla, notò che la

bambina, che ormai aveva assunto sembianze mostruose, rideva di un ghigno

beffardo. Il contadino fuggì via. Il giorno dopo il giovane fu costretto a letto da una

febbre altissima. Altri due aneddoti si raccontano sulla "criatura rə la Cupa". Il primo

racconta che, catturatala, alcuni uomini notassero una folta peluria sul viso di lei. Il

secondo narra che, dopo averla catturata, alcuni uomini erano sul punto di buttarla in

un burrone ma alla fine desistettero perché la bambina recava delle croci sulle scarpe

il «calitrano» è un giornale quadrimestrale prettamente calitrano. Su questo giornale ci sono le notizie paesane comprese le festività come matrimoni, lauree e varie celebrazioni. Tutti possono partecipare alla scrittura del calitrano

TESORO DI SAN ZACCARIA Quello di San Zaccaria era un vecchio casale diroccato, luogo desolato, ricco di grotte e anfratti, situato ai margini del bosco di Castiglione, che incuteva timore ai viandanti. Secondo la leggenda, dei cittadini che vivevano in quei luoghi furono barbaramente uccisi da ladroni, che poi si sterminarono a vicenda, avidi del prezioso bottino. Il tesoro, durante le lotte, venne nascosto ed affidato ai demoni che lo posero nelle grotte sottostanti le rovine di San Zaccaria. Le ricchezze erano lì, a portata di mano, ma chi provò a prenderle si rese conto che più si scavava, più il tesoro veniva portato giù dai demoni. Per impossessarsi del bottino bisognava scendere a patti con il diavolo, promettendogli l'anima

I CINGUL Setacciare la farina sopra una spianatoia, aggiungere il sale e, poco per volta, l’acqua. Lavorare a lungo l’impasto finchè sarà diventato liscio ed elastico. Formare dei bastoncini dello spessore di circa 1,5 cm, arrotolandoli sopra la spianatoia infarinata. Tagliarli a tronchetti della lunghezza di circa 2 cm. Incavarli con un dito, fino ad esaurimento dell’impasto, tenendoli separati l’uno dall’altro. Farli cuocere in acqua salata in ebollizione. Condirli con ragù di carne (preferibilmente di agnello o salsiccia)

I GRAVAIUOLE

Preparare il ripieno: in una terrina amalgamare bene tutti gli ingredienti. Per la pasta sfoglia: setacciare la farina sulla spianatoia, disporla a fontana, formando una cavità al centro. Incorporare le uova ed aggiungere, se necessario, poco per volta l’acqua. Lavorare a lungo l’impasto. Stendere col mattarello la pasta, formando una sfoglia sottile. Disporvi, quindi, il ripieno a mucchietti ben distanziati. Ricoprirli con la stessa sfoglia ripiegata. Staccare i ravioli con un tagliapasta e premere sui bordi per farli aderire. Continuare con lo stesso procedimento fino ad esaurimento del ripieno. Se la pasta avanza, tagliarla a quadratini e unire due angoli opposti: si otterranno le “aurecchie re atte” (orecchie di gatto). La pasta deve essere cotta in abbondante acqua a bollore. Condire con ragù di carne.

R’ CANNAZZ

Preparare gli involtini (”vrasciole”): disporre su un ripiano le fettine e stendervi sopra un filo di sugna. Condirle con formaggio, sale, pepe, prezzemolo e aglio tritato. Avvolgerle su se stesse e fissarle con degli stuzzicadenti. Preparare il ragù: far imbiondire la cipolla nell’olio e nella sugna. Toglierla e far rosolare le “vrasciole”, aggiungendovi le foglie d’alloro.Tirare con un bicchiere di vino bianco secco. Mettere, poi, la carne da parte e amalgamare con l’olio il concentrato di pomodoro. Versare, quindi, la salsa e salare. Dopo aver fatto bollire per un pò il ragù, rimettervi gli involtini e ultimare la cottura. Lessare in acqua salata la pasta, scolarla bene e versarla in una “spasetta” (terrina). Cospargerla con abbondante formaggio pecorino, condirla col ragù e amalgamare bene il tutto. Ricoprire con altro formaggio e ragù

Cauzenciegghie

Preparare il ripieno: lessare le castagne sbucciate, togliere, poi, la pellicina e passarle a setaccio. Volendo usare i ceci da soli o le castagne, lessarli da parte e passarli a setaccio. Aggiungere tutti gli altri ingredienti e mescolare bene il tutto. Preparare la pasta sfoglia: setacciare la farina sulla spianatoia, disporla a fontana, formando una cavità al centro. Mettere le uova, l’olio ed impastare il tutto, aggiungendovi poca per volta il vino bianco, fino ad ottenere un impasto di giusta consistenza. Stendere la pasta con il matterello e formare una sfoglia sottile. Disporre sulla sfoglia, ben distanziato, il ripieno a mucchietti, piegare la pasta, premere bene i bordi e tagliare a mo’ di ravioli. Friggere i “cauzenciegghie” in olio abbondante e bollente. Coprirli con zucchero a velo o cospargerli di miele o di vino cotto

Scarpegghie

Mettere la farina in una terrina capiente, aggiungere un pizzico di sale e il lievito fatto sciogliere precedentemente in un po’ di acqua calda. Impastare il tutto, aggiungendovi poco per volta acqua calda, fino ad ottenere una pasta morbida. Lavorarla a lungo, finchè si stacca dalle pareti del recipiente. Coprire l’impasto e tenerlo a caldo, per far lievitare. Mettere abbondante olio d’oliva in una padella e farlo riscaldare. Prendere con le dita bagnate (o con un cucchiaio) un po’ di impasto, versarlo nell’olio bollente e farlo dorare. Terminata questa operazione, far sciogliere in una padella abbondante miele e versarvi, poco per volta, le “scarpegghie”, girandole più volte. E’ un tipico dolce natalizio

Peccelatiegghie

In una terrina mescolare la farina, zucchero, uova lievito o ammoniaca, vainiglia, sugna o olio. Poco per volta, versare il latte fino ad ottenere un impasto piuttosto morbido. Formare delle ciambelle (di circa 20 cm di diametro), disporle in uno stampo da forno e lasciarle cuocere. Preparare la glassa per la copertura: battere a neve l’albume con lo zucchero a velo (un albume ogni 100 gr. Di zucchero) fino ad ottenere un composto di giusta densità. Coprire le ciambelle con la glassa e guarnire con i confettini.

A ‘’RICAMATRIC’’

Principali elementi caratterizzanti gli aspetti esteriori di una singola comunità erano costituiti fino a qualche tempo fa dal dialetto e dal particolare abbigliamento (costume) che diversificavano immediatamente gli abitanti di paesi, anche situati a distanza di pochi chilometri l'uno dall'altro. Fino agli ultimi decenni dell' '800, la maggioranza degli abitanti di Calitri vestiva il tradizionale costume ad eccezione di pochi che, vivendo parte dell'anno in altre località o che per motivi professionali erano continuamente a contatto con altre realtà, si adeguavano al vestire comune dettato dalla moda particolare dell'epoca, oltre naturalmente agli ecclesiastici ed ai militari, che indossavano gli abiti propri del loro status. La popolazione possedeva, per lo più, un unico vestito, che doveva durare tutta la vita (si versava in condizioni di estrema indigenza).Il sopraggiungere anche a Calitri di forestieri, operai, tecnici, ingegneri impegnati nella costruzione di opere pubbliche (ferrovia prima ed Acquedotto Pugliese poi), che vestivano secondo gusti cittadini, ha condizionato anche i calitrani, che cominciarono ad avere qualche vestito in più, e con fogge estranee all'uso locale.Il primo a scomparire è stato - dopo gli anni '50 del '900 - il costume maschile (gli uomini erano maggiormente a contatto con realtà forestiere), poi - soprattutto dopo il terremoto del 1980 - è scomparso del tutto quello femminile.

POLISPORTIVA CALITRI