Calcio 2000 n.203

100
44 58 68 Manolo GABBIADINI “Rivoglio la Nazionale” VINCENZO D’IPPOLITO I Re del Mercato ENRICO ALBERTOSI I Giganti del Calcio SPECIALE Mensile | NOVEMBRE 2014 | N. 203 | Italia | Euro 3,90 CHAMPIONS “IL SOGNO DI TUTTI”

description

In questo numero... Manolo Gabbiadini: UN LEONE IN GABBIA Enrico Albertosi: RICKY, IL PIU' GRANDE DI TUTTI Marco Parolo: Il VERBO DEL PAROLO Vincenzo D'Ippolito: IL CACCIATORE DI TALENTI

Transcript of Calcio 2000 n.203

Page 1: Calcio 2000 n.203

44 5868Manolo GABBIADINI“Rivoglio la Nazionale”

VINCENZO D’IPPOLITOI Re del Mercato

ENRICO ALBERTOSII Giganti del Calcio

SPECIALE

Calc

io2

OO

ON

. 2

03 -

NO

VEM

BR

E 2

014

SP

ECIA

LE C

HA

MPI

ON

S LE

AG

UE

Mensile | NOVEMBRE 2014 | N. 203 | Italia | Euro 3,90

CHAMPIONS“IL SOGNO DI TUTTI”

Page 2: Calcio 2000 n.203
Page 3: Calcio 2000 n.203

Calcio2OOO 3

e Gabbiadini, due giocatori da tener d’occhio… Emozionante parlare con Albertosi e poi fate voi… Veniamo invece alle tematiche calde del momento. Io, al momento, sono in attesa. Il calcio italiano ha nuovi condottieri. Sono stati eletti, hanno il potere di decidere, quindi aspetto le riforme di cui tutti di-scutevano dopo il fallimentare Mondiale e di cui ancora tutti parlano. Attendo i fatti, a parole abbiamo già risolto tutto… Passo velocemente ad un altro argomento spinoso: stadi di proprietà. Mi avete scritto in tanti, diversi esaltando il nuo-vo stadio della Roma. Tutto bellissimo ma perché i tempi, in Italia, sono sempre biblici? Negli States, quando decidono di costruire un nuovo impianto, sono delle schegge e rispettano ogni tempistica. Da noi tutto va a rilento. Lo ribadisco a gran voce: non abbiamo più tempo, siamo diventati una barzelletta per il resto dell’Europa. Le idee non mancano, a parole sia-mo fenomeni, ma io ci voglio entrare nel nuovo gioiello della Roma, ci voglio entrare prestissimo, così come voglio appli-cate le nuove regole del calcio adesso. Non c’è più tempo di salotti e disquisizioni, bisogna fare… Ripeto, ho fiducia ma non ho intenzione di aspettare in eterno. Mio padre dice sem-pre: quando una persona è malata gravemente, ha prece-denza su tutto e tutti. Il nostro calcio non è malato, è ad un passo dallo scomparire dalle carte geografiche dei potenti…

vete presente il canto delle sirene? Ecco, la musichetta della Champions League, al sot-toscritto (e non solo) fa lo stesso effetto… Bastano poche note per entrare in uno stato di trance, d’improvviso ti rendi con-to che sei al cospetto del gotha del calcio. Diciamolo, in passato, questa benedetta

Coppa Campioni (detto all’antica) ci ha regalato soddisfa-zioni enormi. Ora sono un po’ di anni che non gioiamo di un successo italiano. I tempi dell’Inter di Mou iniziano a far parte del libro dei ricordi. Sulla carta, le favorite per alzare il tro-feo, sono tutte straniere. Eppure quest’anno ho tanta fiducia nelle nostre due rappresentanti. Juve e Roma, al momento, testimoniano l’eccellenza del nostro calcio. Benny, nostro illu-stratore di fiducia, ha inserito Tevez e Totti nel ricco gruppo di campioni che ambiscono ad avere la coppa e, in effetti, non è una scelta assurda. Cosa manca a Juve e Roma per arriva-re in fondo? Nulla. Non vedo in circolazione squadre in gra-do di surclassarle a prescindere. Il Real è forte, il Barça non scherza, Bayern e Chelsea sono ben attrezzate, ma bianconeri e giallorossi non sono da meno, quindi, amici miei, stiamo a vedere… Ovviamente speciale dedicato alla Champions, mi sembrava d’obbligo. Consiglio vivamente le esclusive a Parolo

EDITORIALE

di Fabrizio PONCIROLI

A

44 5868Manolo GABBIADINI“Rivoglio la Nazionale”

VINCENZO D’IPPOLITOI Re del Mercato

ENRICO ALBERTOSII Giganti del Calcio

SPECIALE

Calc

io2

OO

ON

. 2

03 -

NO

VEM

BR

E 2

014

SP

ECIA

LE C

HA

MPI

ON

S LE

AG

UE

Mensile | NOVEMBRE 2014 | N. 203 | Italia | Euro 3,90

CHAMPIONS“IL SOGNO DI TUTTI”

www.calcio2000.it [email protected]

MAGICA MUSICHETTA E ATTESA SNERVANTE…

Page 4: Calcio 2000 n.203

Calcio2000 è parte del Network

Calcio2OOOsOmmariO n.203 annO 18 n. 11 nOVEmBrE 2014

8

34

68

44

58

82

88

Registrazione al Tribunale di Milano n.362 del 21/06/1997 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione

al n. 18246

EDITORETC&C srl

Strada Setteponti Levante 11452028 Terranuova Bracciolini (AR)

Tel +39 055 9172741Fax +39 055 9170872

DIRETTORE RESPONSABILEMichele Criscitiello

DIRETTO DAFABRIzIO PONCIROLI

REDAzIONEMarco Conterio, Luca Bargellini,

Gaetano Mocciaro, Gianluca Losco,Chiara Biondini, Simone Bernabei,Simone Lorini, Lorenzo Marucci,

Tommaso Maschio.

HANNO COLLABORATOSergio Stanco, Carlo Tagliagambe, Gabriele Cantella, Stefano Borgi, Gabriele Porri, Thomas Saccani,

Luca Gandini.

FOTOGRAFIE Image Photo Agency

(imagephotoagency.it), Agenzia Liverani, Federico De Luca,

Sara Bittarelli, Andrea Staccioli.

REALIzzAzIONE GRAFICATC&C S.r.l.

STATISTICHE Redazione Calcio2000

CONTATTI PER LA PuBBLICITà:e-mail: [email protected]

STAMPATiber S.p.A.

Via della Volta, 179 - 25124 Brescia (Italy) Tel. 030 3543439

Fax. 030349805

DISTRIBuzIONEPieroni S.r.l.

via Carlo Cazzaniga, 1920132 Milano

Tel 02 25823176Fax 02 25823324

www.calcio2000.it

6 LA BOCCA DEL LEONE di Fabrizio Ponciroli

8 SPECIALE CHAMPIONS LEAGUE 2014/15di Fabrizio Poncirolip.10 - gruppo A di Simone Bernabeip.13 - gruppo B di Simone Lorinip.16 - gruppo C di Luca Bargellinip.19 - gruppo D di Pietro Lazzerinip.22 - gruppo E di Simone Bernabeip.25 - gruppo F di Pietro Lazzerinip.28 - gruppo G di Luca Bargellinip.31 - gruppo H di Marco Conterio

34 INTERVISTA ESCLuSIVAMARCO PAROLOdi Lorenzo Marucci

44 INTERVISTA ESCLuSIVAMANOLO GABBIADINIdi Sergio Stanco

52 SERIE B - FROSINONEdi Tommaso Maschio

54 LEGA PRO - PISTOIESEdi Pierfrancesco Trocchi

56 SERIE D - LECCOdi Simone Toninato

58 I RE DEL MERCATO VINCENZO D’IPPOLITOdi Simone Bernabei

68 I GIGANTI DEL CALCIO ENRICO ALBERTOSIdi Stefano Borgi

78 STORIA DELLA CHAMPIONSLEAGuE 1969/70di Gabriele Porri

81 CALCIO IN ROSA CATERINA CASTIGLIONIdi Barbara Carere

82 ACCADDE A... NOVEMBREdi Stefano Borgi

88 DOVE SONO FINITI?VINICIO VERZAdi Gabriele Cantella

90 CAMPIONATI STRANIERISPAGNA di Carlo TagliagambeINGHILTERRA di Luca ManesGERMANIA di Flavio SirnaFRANCIA di Renato Maisani

98 SCOVATE DA CARLETTO di Carletto RTL

NuMERO CHIuSO IL 30 SETTEMBRE 2014IL PROSSIMO NuMERO

sarà in edicola il 15 NOVEMBRE 2014

Calcio2OOO4

Page 5: Calcio 2000 n.203
Page 6: Calcio 2000 n.203

LLORA ICARDI NON E’ UN BIDONEGentile Direttore,spero di trovarla in forma. Allora, una domanda secca: ma Icardi allora non era un bidone? Tutti

a dire che aveva in mente solo il divertirsi, la sua Wanda ma, alla fine, mi pare che il suo dovere lo stia facendo in campo, o sbaglio? Come sempre i giornalisti non sanno mai cosa dire e, allora, si inventano storie che non hanno senso. Bisognerebbe valutare sempre dal campo, non per quello che uno fa fuori dal campo che sono affari suoi. La leggo sempre, salutiMarco, mail firmata

Argomento spinoso, caro Marco… Intendiamoci, sulle qualità, da calciatore, del ragazzo, non ci sono dubbi. Se il Monaco era disposto a spendere cifre importanti, durante l’ultima finestra di mercato. Per averlo, un motivo ci sarà, no? A me è sempre piaciuto, credo che debba migliorare molto ma può far bene, soprattutto se ha fiducia attorno a sé. Poi c’è il resto. Nessuno discute la sua vita fuori dal campo, ognuno è libero di fare, nei limiti del consentito, ciò che pre-ferisce ma, personalmente, trovo poco opportuno continuare a fomentare i media con continui cinguettii. Ovvio, è la mia personale opinione…

ENITEZ E’ SCARSODirettore,le scrivo da Napoli. Complimentissimi per la rivista anche se di Napoli mi parla sempre troppo poco.

Vengo al punto: sono inferocito con il signor Benitez. Mi ha venduto Behrami e non abbiamo un incontrista vero e non mi cambia mai il modulo, chissà perché… Secondo me è un tecni-co scarso, non posso pensare che non abbia capito il problema

LA BOCCA DEL LEONE di Fabrizio PONCIROLI - foto Image Sport

che è anche quello dello scorso anno. Non abbiamo gente forte a centrocampo e pure vendiamo Behrami. Mi risponda, la prego!Giacomo, mail firmata

Mi spiace Giacomo, non la penso come te. Ritengo Benitez un eccellente allenatore. Ovunque è stato, ha fatto sempre bene. Ti congedo il fatto che vendere Behrami, tra l’altro per pochi soldi, non sia stata una grande idea ma Benitez non lo discuterei. Ha vinto lo scorso anno e potrà vincere ancora. Il vero problema è l’incredibile pressione che c’è nei confronti degli azzurri. Non deve essere semplice, soprattut-to quando le cose non vanno bene. Benitez è l’uomo giusto nel posto giusto.

HE BRUTTO AMBIENTEEgregio Direttore,mi chiamo Filippo, ho 38 anni, un bimbo di 5 anni e non vado più allo stadio. Mio figlio ci vorrebbe

andare ma io non me la sento. Ogni volta che metto piede a San Siro, mi innervosisco. Sento sempre i soliti stupidi insulti, la gente imprecare, le esplosioni in curva e mi chiedo come siamo arrivati a questo livello e non mi so dare una risposta. Secon-do lei, porterò mai mio figlio allo stadio? Sia sincero…Filippo, mail firmata

Per fortuna ho due bimbe… A parte le battute, purtroppo ti capisco e condivido le tue perplessità. Non piace neppure a me assistere a quando accade in qualsiasi stadio vada.

A

B

C

Calcio2OOO6

Page 7: Calcio 2000 n.203

La mancanza di cultura è atavica, la voglia di cambiare impalpabile. Quando sono stato all’estero, mi sono goduto anche lo stadio, non solo la partita. Che fare? C’è poco da fare. Credo sia altamente improbabile cambiare la nostra cultura, a meno che non si decida di rinnegare il passato ma non sarà facile…

HI VINCE LA CHAMPIONS?Direttore,mi sta preoccupando con la questione statistiche, non faccia scherzi. Comunque, come ogni anno

le chiedo finaliste e vincitrice Champions e come andranno le nostre italiane? Lo scorso anno ha beccato il Real Madrid. Vediamo come andrà quest’anno, sono curioso…Stefano, mail firmata

E’ stato un caso, te lo assicuro. Non ci prendo mai con i pronostici. Comunque, per la stagione 2014/15, dico che sarà il Barcellona a trionfare. Non me lo vedo Messi a restare fuori dai giochi per tanto tempo. Vedo una finale con il Chelsea. Juve e Roma? Dico quarti e sarebbe già un buon risultato per entrambe… Sulle statistiche: per ora sono stoppate ma a vantaggio di altri contenuti e sempre più fotografie in esclusiva…

E LO RICORDA?Direttore,so che lei è un grande appassionato di anni ’80 e ’90. Essendo io nato il 1975, la capisco in toto.

Vediamo se però è anche un amante di videogame. Io sono cresciuto nei bar, a giocare con cabinati a gettone. Se lo ricorda Mexico 86? Era un videogame davvero fantastico, con

colori e suoni unici. Il giocatore, mentre portava su il pallone, faceva rumori tipo aratro. Volevo sapere se era un appassio-nato anche di questo mondo, visto che io, Mexico 86, ce l’ho tutt’ora! A livello di giornale, bene le interviste ma sarebbe carino, a mio parere, dare più spazio anche ai grandi eventi del passato. Nessuno parla mai delle grandi squadre degli anni ’70 o ’80…Simone, mail firmata

Caro Simone, non mi cogli per nulla impreparato, anzi… Ho un cabinato jamma a casa e con questo ho detto tutto. Per i nostalgici, ho trovato anche un’immagine del meraviglioso Mexico 86. Il portiere con il cappellino che si disperava ad ogni gol preso è pura leggenda…

C

S

PER SCRIVERCI: [email protected]

RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO

Si è concluso con il trionfo dei Brooks Pomezia il Campionato Nazionale di Calcio a 5 ospitato sui campi di Cervia (Ra) e Cesenatico (Fc) nell’ambito di Verde Azzurro, la manifesta-zione nazionale di AICS Associazione Italiana Cultura Sport che ha portato sulla riviera romagnola oltre 4mila persone da tutta Italia tra atleti, staff tecnici ed accompagnatori.

Calcio2OOO 7

Page 8: Calcio 2000 n.203

Finalmente la Cham-pions League. La tra-dizionale musichetta che accompagna ogni match valevole per il trofeo per club più agognato d’Eu-

ropa. Si riparte dalla vittoria del Real Madrid del nostro Ancelotti. Al via, come da regolamento, 32 squadre, tutte uni-te da un solo grande sogno: vincere la Coppa dalle grandi orecchie. L’edizione 2014/15 ha tanti spunti per cui seguirla con ancor maggior interesse. Parliamo dell’edizione, storia alla mano, numero 60 (la 23esima con la formula attua-le). L’appuntamento per la finale è da brividi: 6 giugno 2015, nello splendido scenario dell’Olympiastadion di Berlino. Ben 74.398 posti a sedere, un teatro ricco di storia di imprese sportive (qui si sono disputate le finali del Mondiale 1936 e 2006, molto care a noi Azzur-ri). Arrivare fino alla sede della finalis-sima è l’obiettivo di tutte le partecipanti ma, già far parte della rosa delle 32

magnifiche, è sinonimo di ricchezza e giubilo. Eh sì perché la Champions Le-ague è un torneo che porta introiti paz-zeschi. Si pensi al Real Madrid. Grazie all’impresa della passata stagione, la Uefa ha dovuto riconoscere ai blancos la cifra record di 57,4 milioni di euro (premio partecipazione, bonus legati alle performance e introiti derivanti dal mercato). Anche la Juventus, nonostante una cavalcata non eccezionale nel cor-so dell’ultima edizione, si è portata a casa 43 milioni (più altri sette derivanti dall’Europa League). Per il Milan, unica squadra italiana a superare la fase a gironi, 37,6 milioni, non proprio noccioli-ne… Sarà anche per questo che quella musichetta drizza le orecchie di tante persone. Partecipare alla Champions significa essere nel gotha del calcio. Pur-troppo per l’Italia, quest’anno ci saranno solo Juventus e Roma a difendere i colori azzurri (il Napoli ha salutato l’Europa che conta ai preliminari). La concorrenza per le nostre due rappresentanti è tosta. Spagna, Inghilterra e Germania pos-

sono mettere sul piatto vere e proprie corazzate. Dalle spagnole Real Ma-drid, Barcellona e Atletico Madrid alle inglesi Manchester City e Chelsea, pas-sando per Borussia Dortmund e Bayern Monaco. C’è da impallidire… Se poi si aggiunge anche il PSG di Ibra e Cava-ni, ecco che il panorama si fa ancor più complicato per i sogni bianconeri e gial-lorossi. Ma, si sa, la Champions, come l’ha definita Mourinho, “…è un torneo in cui può accadere di tutto”. L’Italia ha vo-glia di tornare a primeggiare in Europa, soprattutto dopo il fallimento Mondiale. Alla Juventus aspettano il terzo trofeo da quasi 20 anni (la seconda Cham-pions è datata 1995/96) e a Roma non ce la fanno più a risentir parlare dei rigori falliti contro il Liverpool. Certo, ipotizzare una finale tutta italiana come accadde nell’anno di grazia 2002/03 (Milan-Juventus) sarebbe pura utopia ma, con quella musichetta, tutto diventa possibile, anche i sogni più irrealizzabili. Si parte, altro giro, nell’attesa di sape-re chi sarà la nuova regina d’Europa…

SPECIALE

CHAMPIONS LEAGUEdi Fabrizio PONCIROLI

32 PER UN SOGNORIFLETTORI PUNTATI SUL TROFEO CHE VALE PRESTIGIO E UNA FIUMANA DI MILIONI…

Calcio2OOO8

Page 9: Calcio 2000 n.203

ono già trascorsi quattro anni dall’ultimo trionfo italiano in Champions. Era l’Inter del Triple-te, quella guidata da Mou. Dal 2009/10,

solo delusioni per il nostro Paese, alla ricerca del 13esimo trionfo della storia (ad oggi, 7 successi Milan, 3 Inter e 2 Juventus). Meglio di noi, solo la Spa-gna che, complice la recente Decima del Real, è volata a quota 14 succes-si complessivi. A 12 anche l’Inghilterra che manca all’appello dal 2011/12 (Chelsea). In ritardo la Germania con “solamente” 7 vittorie, a fronte di 10 finali perse (14 ne abbiamo perse noi italiani, nessuno ha fatto peggio di noi). Se il Real Madrid, a livello di club, è la più vincente di sempre (10), curioso il caso del Nottingham Forest: due suc-cessi (1978/79 e 1979/80), unico club ad aver vinto più edizioni del trofeo eu-ropeo che campionati (una sola gioia).

iggs non ha bisogno di presentazioni. L’ex stella dello United ha, nel corso della sua infinita carrie-ra, portato a casa re-cord e trofei in maniera

continuativa. Tra i tanti, quello di record man di presenze in Champions League: ben 151 le presenze nella Coppa dal-le grandi orecchie. Un traguardo che, in questa edizione, potrebbe cadere. Alle sue spalle ci sono un paio di giocatori che puntano a superarlo. In primis, at-tenzione a Xavi. Rimasto al Barcellona, il fenomenale centrocampista è fermo a quota 147, quindi ad un soffio dal galle-se. Non è lontanissimo neppure Casillas. Il numero uno del Real Madrid ha già messo in cantiere 142 gettoni… Nes-sun italiano in corsa (Maldini, ex Milan, è quinto con 139 partite). Possibili novità anche nella classifica marcatori di tutti i tempi con il primatista Raul (71 reti) che ha Cristiano Ronaldo (68) sul collo…

a Champions è ricca di record. Ce ne sono a bizzeffe. Partiamo dal super Manche-ster United del biennio 2007/09, squadra ca-

pace di restare imbattuta per 25 gare di fila. Il club con più vittorie consecutive è il Bayern Monaco (10) mentre appar-tiene alla Juventus il primato come gare consecutive in Champions League (43, dal 13 settembre 1995 al 21 aprile 1999). L’ultima squadra a centrare il Triplete (campionato, coppa nazionale e Champions) è stato il Bayern Monaco nell’edizione 2012/13 (il Celtic il primo a riuscirvi, nella stagione 1966/67). Gento è il calciatore che ha vinto più Coppe Campioni/Champions (6) men-tre Babayaro (16 anni e 87 giorni) e Ballotta (43 anni e 253 giorni) sono, ri-spettivamente, il più giovane e il più vec-chio ad aver partecipato al torneo… La Champions aspetta altri record…

SPECIALE / CHAMPIONS leAguefoto Image SPORT

CERCASI 13di Thomas SACCANI

DALLA GIOIA DELL’INTER DI MOURINHO, SOLO GRANDI DELUSIONI PER I NOSTRI COLORI. IL SUCCESSO MANCA DA TROPPO TEMPO…

GIGGS TREMAdi Fabrizio PONCIROLI

L’EX STELLA DEL MANCHESTER UNITED è IL GIOCATORE CON PIù PRESENzE IN CHAMPIONSMA C’è CHI LO INSEGUE DAVICINO…

QUALCHERECORDdi Thomas SACCANI

DALL’IMBATTIBILE MANCHESTER UNITED AL RECORD DELL’ETERNO BALLOTTA, ECCO LE CURIOSITà DELLA MANIFESTAzIONE PIùRICCA D’EUROPA

S G Lfo

to F

eder

ico

De

Luca

Calcio2OOO 9

Page 10: Calcio 2000 n.203

Provaci ancora, JuveDOPO LA DELUSIONE TURCA DELLO SCORSO ANNO, I BIANCONERI

CONTENDERANNO AGLI UOMINI DI SIMEONE IL TITOLO DI REGINA DEL GRUPPO A.

Tutto sommato poteva andare peggio alla Juventus di Massimi-liano Allegri. L’At-letico Madrid è la squadra del momen-to (a dir la verità un

momento che oramai dura da oltre un anno), ma Olympiakos e Malmo, a li-vello di potenziale tecnico, non dovreb-bero impensierire i bianconeri. Poi si sa, nel calcio conta il campo e l’esperienza della Juve dello scorso anno, insegna che la Champions regala sempre qual-che sorpresa, quindi attenzione, i viaggi in Grecia e Svezia non saranno semplici scampagnate. Squadra giovane e fisi-ca, il Malmo, allo Juventus Stadium ha dato prova di grande voglia ma anche di evidenti limiti tecnici. Alcuni calcia-tori interessanti, magari in prospettiva

LA NUOVA JUVEDa Conte ad Allegri

ma sempre di qualità

ATLETICO MADRID - JUVENTUS - OLYMPIAKOS - MALMO

OCCHIO AI GRECIl’Olympiakos è la possibile sorpresa del torneo

di Simone BERNABEI

Calcio2OOO10

Page 11: Calcio 2000 n.203

FORZA TEVEZTornato al gol

anche in Champions,l’Apache è la stella

bianconera

LE STELLE

Diego Godin (A. Madrid) - Oggi è uno dei difensori più apprezzati al mondo, difficile credere che nel 2003 il suo cartellino fosse valutato… 27 euro. Esatto, non ave-te letto male, la parola ‘milioni’ non c’è così come non c’è alcun errore di stampa. Diego Godin fu pagato 27 euro dal Cerro Montevideo, che lo acquistò dal Defen-sor Sporting. Oggi, Godin è l’uomo dei gol importanti: Italia al Mondiale, Real Madrid in Champions, Barcello-na in campionato…Carlos Tevez (Juventus) - L’Apache dopo un anno di ambientamento a Torino, sembra essersi cucito addosso la maglia bianconera. Classe, grinta e un senso del gol addirittura migliorato rispetto agli scorsi anni, lo ren-dono forse la stella più luccicante dell’intero girone. Ha ritrovato il gol in Champions dopo oltre 5 anni e non vorrà certamente fermarsi qua.Kostas Mitroglou (Olympiakos) - L’attaccante ex Fulham è tornato alla base ed ha già cominciato a se-gnare. Con lui, Dominguez e Afellay la classe non man-ca nell’undici di Michel, ed i tanti interessamenti giunti in estate confermano la sua classe. Peccato che i greci se lo siano tenuto stretto per tentare di superare, ancora una volta, la fase a gironi.

futura, ma difficilmente l’ex squadra di Ibrahimovic potrà essere l’outsider in ottica qualificazione. Diverso il discor-so per l’Olympiakos, che annovera fra le proprie fila calciatori del calibro del Chori Dominguez, Afellay, Mitroglou e Abidal. I dirigenti del club ellenico hanno creato un vero e proprio melting pot di etnie e nazionalità diverse, as-semblate sapientemente dall’ex Real Madrid Michel. E poi c’è l’Atletico cam-pione di Spagna e finalista nella scorsa Champions: gli uomini di Simeone sono la dimostrazione che il lavoro paga, e la Juventus potrebbe sfruttare l’occa-sione per “studiare” da vicino l’approc-cio e la cattiveria agonistica che han-

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO A

DIEGO GODIN

CARLOS TEVEZ

foto

Dan

iele

Mas

colo

Calcio2OOO 11

Page 12: Calcio 2000 n.203

LE SORPRESERaul Jimenez (A. Madrid) - Chilena, o più semplicemente rove-sciata. Questo il colpo preferito di Raul Jimenez, attaccante mes-sicano pescato dall’Atletico Madrid nel Club America. La bontà dell’investimento sarà confermata dal campo, intanto basti sa-pere che i Colchoneros hanno pagato oltre 10 milioni per questo centravanti veloce e tecnico.Kingsley Coman (Juventus) - Fino ad oggi, le analogie con Pogba sono impressionanti. Stessa provenienza, dal PSG a pa-rametro zero, ma 3 anni di meno. Allegri gli ha dato fiducia, e se il buongiorno si vede dal mattino, quella di Coman potrà essere una carriera da top player. Emil Forsberg (Malmo) - Esterno mancino in forza al Malmo, so-gna di ripetere i successi del connazionale zlatan Ibrahimovic. Classe ’91, Frosberg è già uno degli uomini chiave della Nazio-nale svedese e se il Malmo riuscirà a non essere solo una compar-sa in questa fase a gironi il merito sarà anche e soprattutto suo.

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO A

no portato una buona squadra, senza troppi fenomeni ma con un allenatore dal grande carisma, sul tetto di Spa-gna e d’Europa. L’Atletico di quest’anno ha cambiato tantissimo, sono andati via i grandi protagonisti della scorsa sta-gione, ma è rimasto Diego Simeone, il vero artefice del miracolo rojiblanco. Il Cholo sembra aver già trovato la giu-sta alchimia per inserire i nuovi, non inganni la sconfitta alla prima contro l’Olympiakos. L’Atletico è squadra vera ed il Calderòn, uno degli stadi più caldi d’Europa. Passare a Madrid non sarà facile per nessuno, ma è un percorso obbligatorio per quelle squadre che come la Juventus vogliono diventare fi-nalmente grandi anche nel continente.

ANCORA SIMEONESenza Diego Costa,l’Atletico si affida

al suo tecnico...

ATLETICO MADRID (4-3-3)

OLYMPIAKOS(4-2-3-1)

JUVENTUS(3-5-2)

MALMO(4-4-2)

OblakAnsaldiGodin

MirandaSiqueira

KokeGabi

Mario SuarezArda TuranMandzukicGriezmannAll: Simeone

RobertoSalinoAbidalBotia

MasuakuManiatisKasamiDossevi

DominguezAfellay

MitroglouAll: Michel

BuffonBarzagliBonucciChiellini

LichtsteinerPogbaPirloVidalEvraTevez

LlorenteAll: Allegri

OlsenTinnerholmHelanderJohansson

KonateErikssonHalstiAdu

ForsbergRosenberg

ThelinAll: Hareide

KINGSLEY COMAN

DIEGO SIMEONE

Calcio2OOO12

Page 13: Calcio 2000 n.203

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO B

Una voglia RealREAL PER L’11ESIMA

I blancos puntanoa bissare il successo

dello scorso anno

Due favorite assolute e due outsider ansio-se di guastare i pia-ni alle big: il Grup-po B di Champions è quanto di meglio i tifosi di Liverpool

e Real Madrid potessero ambire, con Ludogorets e Basilea classiche squadre materasso. A meno di sorprese, bulgari e svizzeri sembrano destinate a lottare per il terzo posto, ovvero per l’Europa League. Per i Campioni d’Europa e vi-cecampioni d’Inghilterra dunque strada spianata fino alla fase finale della ma-nifestazione, anche se, nel torneo che riunisce la crème dell’Europa calcistica, nulla può essere dato per scontato e le insidie sono sempre dietro l’angolo. Orfano di Suarez, il Liverpool si affida a Balotelli, al mercato aggressivo con-

di Simone LORINI

IL REAL MADRID PUNTA A ENTRARE NELLA STORIA COL DOPPIO TRIONFOIN CHAMPIONS, MA ATTENzIONE AL RITORNO DEI REDS

REAL MADRID - BASILEA - LIVERPOOL - LUDOGORETS

Calcio2OOO 13

Page 14: Calcio 2000 n.203

CR7 HA ANCORA FAMECristiano Ronaldo vuole un’altraChampions League

dotto da Rodgers e ai giovani di belle speranze portati ad Anfield Road, con Sturridge che rimane comunque la pun-ta di diamante di una formazione. Le merengues di Ancelotti, libere finalmen-te dall’ossessione “Decima”, potranno giocare a mente più libera anche se l’interrogativo riguardo le tante, forse troppe, stelle da coniugare insieme ri-mane pressante per il tecnico italiano, che ha visto partire l’importantissimo Di Maria e il leader Alonso, ottenen-do però gioielli del calibro di Kroos e James Rodriguez. In casa Basilea come sempre si fa di necessità virtù affidan-dosi ai giovani del settore giovanile messi a disposizione del nuovo tecnico Paulo Sousa, che avrà il difficile com-pito di continuare il lavoro magistral-mente impostato da Murat Yakın. Pitto-resca invece la storia che ha condotto

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO B

LE STELLE

Cristiano Ronaldo (Real Madrid) - Pallone d’Oro, 51 reti stagionali in 47 partite, Scarpa d’Oro della Champions e anche qualche titolo di squadra non in-differente. Anche quest’anno, Cristiano Ronaldo non è una delle stelle del Gruppo B di Champions League, ma la stella principale dell’intera manifestazione. James Rodriguez (Real Madrid) - Dopo aver vissuto la Champions da comprimario col Porto, ora vuole esserne un protagonista assoluto col Real Madrid: un anno di pausa al Monaco per migliorare e di-ventare un astro del calcio mondiale, poi gli 80 mi-lioni spesi dalle merengues per affiancarlo a Bale e Ronaldo. Deve dimostrare che sono stati ben spesiMario Balotelli (Liverpool) - Quarta esperienza in Champions con una maglia diversa per il centravan-ti italiano, che dopo aver vissuto la vittoria del tro-feo con l’Inter, essersi messo poco in luce con City e Milan, è atteso dalla stagione della consacrazione a livello europeo e di club: ha iniziato bene, ma non fa rimpiangere Suarez non sarà semplice.

MARIO BALOTELLI

Calcio2OOO14

Page 15: Calcio 2000 n.203

i bulgari del Ludogorets Razgrad fino agli ambitissimi gironi di Champions Le-ague: sconfitto in Romania nell’andata del terzo turno preliminare, il club bian-coverde è riuscito ad avere la meglio in casa sulla Steaua Bucarest grazie ad un gol allo scadere di Wanderson, che porta la sfida ai supplementari. Ma al 119’ il portiere Stoyan si fa cacciare e non ci sono cambi per poterlo sostitu-ire: in porta ci va il centrale difensivo Moti, rumeno e passato anche dalle parti di Siena nella sua vita, che para due rigori mandando i tifosi bulgari in estasi e la squadra dritta nel Gruppo B di Champions. Ora servirà un altro miracolo per passare alla fase finale.

RODGERS CI PROVAI Reds si affidanoalla voglia di Balo...

LE SORPRESEFabian Schär (Basilea) - Gioiello del settore giovanile rossoblù, mi-steriosamente ignorato dalle big europee durante l’ultimo mercato nonostante una stagione da protagonista e un timido accostamento ai tedeschi del Borussia Dortmund, specialista in giovani prospetti. 22 anni, indossa la casacca del Basilea dal 2012. Roman Bezjak (Ludogorets) - Carnefice della Lazio in Europa Lea-gue, ora il nazionale sloveno dal tiro importante si mette alla prova anche nella massima competizione europea: sotto porta non ha ritmi da cannoniere, ma da quando è sbarcato a Razgrad il suo apporto alla causa è stato sostanziale, non solo in termini di offesa. Alberto Moreno (Liverpool) - Reduce da una stagione di altissimo livello col Siviglia, il 22enne laterale spagnolo è stato a lungo conteso sul mercato salvo poi finire alla corte dei vicecampioni d’Inghilterra. Si tratta di un talento incontestabile, ma che si mette per la prima volta alla prova in Champions: dopo i buoni responsi avuti in Premier, ora dovrà dimostrare di valere anche in Europa…

REAL MADRID (4-2-3-1)

LIVERPOOL(4-2-3-1)

BASILEA(3-4-2-1)

LUDOGORETS(4-2-3-1)

Navas Carvajal RamosVaraneMarceloModricKroosBale

James RodriguezRonaldoBenzema

All: Ancelotti

MignoletJohnsonSkrtelLovrenMorenoGerrard

HendersonSterlingLallana

SturridgeBalotelli

All: Rodgers

VaclikSchar

SamuelSuchyDegenXhakaFrei

SafariGashi

KakitaniStreller

All: Paulo Sousa

StoyanovJunior Caicara

MotiTerzievAngulo

Fabio EspinhoDyakov

M.AleksandrovMarcelinhoMisidjanBejzak

All: Dermendzhiev

FABIAN SCHäR

BRENDAN RODGERS

Calcio2OOO 15

Page 16: Calcio 2000 n.203

Può succedere di tuttoQUATTRO FORMAzIONI, NESSUNA FAVORITA. NEL GIRONE PIù EQUILIBRATO DELLA CHAMPIONS OGNI RISULTATO è POSSIBILE

Trovare una vera fa-vorita nel Gruppo C della Champions Le-ague è complicato. Ognuna delle quattro formazioni ha pregi e difetti. I giocatori di

alto livello non mancano (come è normale che sia, in fondo è pur sempre la massima competizione europea per club!), ma di stelle vere e proprie non si ha traccia. Il Benfica ha cambiato almeno un elemento in ogni reparto e fra questi spicca Julio Cesar, chiamato a dimostrare di essere ancora il campione decisivo che i tifosi dell’Inter ricordano. In difesa, invece, sarà da valutare la tenuta del reparto dopo l’addio di Garay, mentre a centrocampo Andreas Samaris è un giocatore di sicu-ra prospettiva, ma ad oggi è una scom-messa. Lo Zenit, abbandonata la guida

JESUS CI RIPROVAIl benfica punta a lasciare il segno

in Champions

E’ LA VILLAS BUONA?Alla guida dello Zenit,

il portoghese ritenta...

BENFICA - ZENIT SAN PIETROBURGO - BAYER LEVERKUSEN - MONACO

di Luca BARGELLINI

Calcio2OOO16

Page 17: Calcio 2000 n.203

FORZA HULKLo Zenit puntasulla classe delsuo grande bomber

LE STELLE

Nicolas Gaitan (Benfica) - Dopo la scorpacciata di trofei dello scorso anno in Portogallo, per l’attac-cante argentino è arrivato il momento della con-sacrazione a livello internazionale. Le qualità sono evidenti e in molti se ne sono accorti. Le due finali perse consecutivamente in Europa League, poi, gri-dano vendetta. Può essere davvero la sua stagione.Hulk (zenit) - Alla terza stagione in Russia e con un Mondiale tutt’altro che esaltante alle spalle, l’ex talento del San Paolo ha una gran voglia di ripren-dersi i palcoscenici che contano. La Champions non gli ha mai regalato molte soddisfazioni, ma le stati-stiche sono fatte anche per essere smentite. Dimitar Berbatov (Monaco) - Due estati fa l’Italia lo attendeva come un fenomeno, mentre il bulgaro sa-lutava la Premier quasi come un ex giocatore. Oggi in un Monaco orfano di Falcao e con un’avventura al Fulham piuttosto negativa, è lui la stella dei monega-schi. Anche se gli anni passano la classe non scompa-re. Ecco la prova perfetta per darne dimostrazione.

di Luciano Spalletti si è affidato ad An-drè Villas-Boas. Sia per il tecnico che per la squadra questa può essere la stagione della definitiva consacrazione: Ezequiel Garay (proprio l’ex Benfica), Axel Wit-sel, e Hulk sono un trittico che può fare le gioie di ogni allenatore, e lo stesso “Spe-cial Two”, come veniva chiamato ai tempi della sua collaborazione con Josè Mou-rinho, può rivelarsi un tecnico di gran lun-ga migliore di quanto le recenti avventure con Chelsea e Tottenham abbiano dimo-strato. Da non sottovalutare, inoltre, la vena realizzativa di Josè Salomon Ron-don. I due anni al Rubin dopo l’avventura al Malaga lo hanno escluso dai riflettori del grande calcio, ma i numeri dicono che il venezuelano è un bomber di razza. Ba-yer Leverkusen e Monaco sono, infine, le vere incognite del girone. I tedeschi han-no un gruppo di “ragazzi terribili” capita-

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO C

NICOLAS GAITAN

HULK foto

Dan

iele

Mas

colo

Calcio2OOO 17

Page 18: Calcio 2000 n.203

LE SORPRESELisandro Lopez (Benfica) - Raccogliere l’eredità di un gioca-tore del calibro di Garay non è certo semplice, soprattutto perché il centrale argentino è stato una delle colonne dei re-centi successi. Lopez, però, rappresenta il futuro dei lusitani e della stessa Nazionale argentina. Dopo il prestito al Getafe è tornato più maturo e forte che mai.Hakan Calhanoglu (Bayer) - Ennesimo prodotto dell’ecceziona-le generazione di talenti nata in Germania ma di origine turche, il 10 del Leverkusen ha già conquistato con le sue giocate la Bundesliga grazie all’Amburgo. Adesso è il momento dell’Europa.Lucas Ocampos (Monaco) - Per tutta l’estate si è parlato mol-tissimo del suo compagno di squadra Ferreira Carrasco, ma l’ex talento del River Plate, approdato nel principato appena diciottenne, ha lo stesso talento del collega. Veloce, tecnico e con una buona visione della porta, Ocampos ha tutto per sfon-dare. Scommettiamo che il prossimo anno si parlerà solo di lui?

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO C

nato da quel Hakan Calhanoglu che ha già catturato su di sé le attenzioni delle big di mezza Europa, mentre il club del Principato ha perso dopo un solo anno sia James Rodriguez che Radamel Falcao. Attenzione, però, la squadra è tutt’altro che priva di qualità. Dimitar Berbatov sa com’è fatta una porta, Lucas Ocampos e Yannick Ferreira Carrasco hanno talento e colpi ad effetto, mentre Goeffrey Kon-dogbia è pronto all’ascesa finale verso il calcio che conta. Piccola nota tricolore: in questo girone ben tre formazioni su quat-tro hanno giocatori italiani in rosa: Dome-nico Criscito dello zenit, Giulio Donati del Bayer e Andrea Raggi del Monaco. Possibile che i nostri talenti abbiano più spazio all’esterno che in Italia?

MONACOSORPRESA?Senza Falcao,

Jardim deve trovare altre soluzioni...

BENFICA(4-3-3)

BAYER LEVERKUSEN(4-2-3-1)

ZENIT SAN PIETROBURGO(4-2-3-1)

MONACO(4-3-3)

Julio CesarMaxi Pereira

LuisaoLisandro Lopez

BenitoPerezFejsa

SamarisGaitanLima

SalvioAll: Jorge Jesus

LenoDonatiSpahic

PapadopoulosBoenischBenderRolfesCastro

CalhanogluSon

KiesslingAll: Schmidt

LodyginSmolnikovLombaerts

GarayCriscitoWitsel

FayzulinHulk

ShakovDannyRondon

All: Villas-Boas

SubasicFabinho

Ricardo CarvalhoAbdennourKurzawaToulalanMoutinho

KondogbiaFerreira-Carrasco

BerbatovOcamposAll: Jardim

HAKAN CALHANOGLU

LEONARDO JARDIM

Calcio2OOO18

Page 19: Calcio 2000 n.203

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO D

Melting PotLA SCOMMESSA DI CESARE

Prandelli ricomincia dalla Turchia,

col Galatasaray

Dalla voglia di rivin-cita di Cesare Pran-delli, all’eterno in-compiuto Arsenal di Arsene Wenger. Dal nuovo che avanza con i belgi dell’An-

derlecht fino al Borussia Dortmund che ha rubato alla Serie A Ciro Immobile. E’ questo il mix da versare nello shaker per dare vita al girone D della Cham-pions League 2014-2015. Un raggrup-pamento che raccoglie stili di gioco e modi di allenare completamente diver-si da loro, squadre dall’antica storia e dalle tifoserie infuocate. Tra le quattro partecipanti sicuramente ci sono due favorite che sulla carta si giocheranno fino all’ultimo match il primo posto e sono l’Arsenal ed il Borussia Dortmund. Una sfida che si ripete dopo l’edizione

di Pietro LAzzERINI

PRANDELLI, ORA ALLA GUIDA DEL GALATASARAy, HA IL DIFFICILECOMPITO DI FARE MEGLIO DI KLOPP E WENGER…

ARSENAL - BORUSSIA DORTMUND - GALATASARAY - ANDERLECHT

Calcio2OOO 19

Page 20: Calcio 2000 n.203

L’ARMA DI KLOPPIl Borussia vuoleprimeggiare anche in Europa

passata, che vide le due squadre af-frontare anche il Napoli di Benitez e chiudere il girone con lo stesso punteg-gio. La spuntarono i tedeschi, che gra-zie alla differenza reti passarono per primi. Quest’anno il duello si ripropone con due vecchi volponi della Champions come Wenger e Klopp, che si daranno battaglia per cercare di primeggiare ed avviarsi sereni verso gli ottavi di fina-le. La mina vagante del girone è sicura-mente il Galatasaray di Prandelli. L’ex tecnico della Fiorentina ha preso il po-sto di Mancini per cercare di scacciare i fantasmi di un Mondiale fallimentare e delle polemiche scaturite dall’addio alla panchina azzurra. L’ambiente non è cer-to semplice, sia perché in Turchia si vive per il calcio come e forse più che in Ita-lia e soprattutto per le grandi ambizioni che il club ha riposto in questa edizione

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO D

LE STELLE

Marco Reus (Borussia Dortmund): Dopo aver saltato il Mondiale trionfale della Germania in Brasile, l’attac-cante tedesco ha fame di successo. L’obiettivo è vince-re e confermare le proprie doti, dopo aver trascinato la squadra di Klopp nelle due edizioni precedenti.

Wesley Sneijder (Galatasaray): Uno degli eroi del triplete interista, è sicuramente anche l’uo-mo in più di Cesare Prandelli. L’anno passato è stato anche il giustiziere della Juventus di Con-te e quando sente la musichetta della Cham-pions si trasforma. I tifosi turchi sognano grazie ai suoi numeri e sono pronti a portarlo in trionfo.

Jack Wilshere (Arsenal): E’ il più limpido talento del calcio inglese non che il nuovo simbolo del rinno-vato Arsenal di Arsene Wenger. In lui i tifosi dei Gunners rivedono il possibile condottiero capa-ce di trasformare la qualità in risultati per sfa-tare il tabù internazionale che perseguita il club.

WESLEY SNEIJDER

CIRO IMMOBILE

Calcio2OOO20

Page 21: Calcio 2000 n.203

della Champions. Un fallimento potreb-be immediatamente essere fatale per un allenatore tra i migliori al mondo che però ancora non ha trovato la strada giusta per trasformarsi in vincente. Infine c’è l’Anderlecht, squadra data immedia-tamente per spacciata al momento del sorteggio di Nyon, che però cercherà di dimostrare che il calcio belga si sta evolvendo anche all’interno dei confini nazionali e non solo con i propri pezzi pregiati sparsi in giro per l’Europa. L’an-no scorso concluse il girone con un solo punto conquistato in casa del PSG di Ibrahimovic, l’obiettivo di quest’anno è riuscire a fare più punti ed insidiare la terza del girone per provare a centra-re la qualificazione in Europa League.

BORUSSIA MADEIN ITALYImmobile, il volto nuovoin casaDortmund...

LE SORPRESECiro Immobile (Borussia Dortmund): E’ il grande campione in fuga dal nostro calcio. Dopo aver vinto la classifica capocannonieri in Serie A, non ha saputo dire di no alla chiamata di Klopp, che lo ha voluto fortemente per sostituire Lewandowski. Alla prima parteci-pazione in Champions, potrebbe essere lui il crack del club tedesco.

Dennis Praet (Anderlecht): Inserito nel 2012 nella lista dei mi-gliori calciatori nati dopo il 1991 stilata da Don Balon, è il prossimo talento in rampa di lancio nella nuova generazione del Belgio. Numero 10 di grande tecnica ha già assaggiato la Champions ed ora è pronto a dimostrare tutto il proprio valore.

Joel Campbell (Arsenal): Girovago del calcio, negli ultimi anni non è mai riuscito ad esprimere a pieno il proprio valore. Al Mondiale ha trascinato la Costa Rica ad una storica qualifica-zione agli ottavi di finale. Adesso è tornato all’Arsenal per cer-care di cambiare l’inerzia della propria carriera. Ci riuscirà?

ARSENAL(4-2-3-1)

GALATASARAY(4-2-3-1)

BORUSSIA DORTMUND (4-2-3-1)

ANDERLECHT(4-4-2)

OspinaDebuchy

MertesackerKoscielny

GibbsRamsey

WilshereSanchez

OzilOxlade-Chamberlaine

GiroudAll: Wenger

MusleraEbouèKaya

ChedjouTelles

Felipe MeloInan

BrumaSneijder

Adinyilmaz

All: Prandelli

WeidenfellerPiszczekHummelsSubotic

SchmelzerGundogan

GinterBlaszczikowski

MkhitaryanReus

ImmobileAll: Klopp

ProtoN’SakalaMbembaNuytinck

DeschachtNajar

TielemansDefourPraet

SuarezMitrovicAll: Hasi

JOEL CAMPBELL

ARSèNE WENGER

Calcio2OOO 21

Page 22: Calcio 2000 n.203

Il girone di ferroBAyERN, MANCHESTER CITy E CSKA ANCORA INSIEME, COME LA SCORSA STAGIONE.

MA QUEST’ANNO C’è ANCHE LA SUPER ROMA DI RUDI GARCIA.

Il girone della morte. Il girone infernale. Il gi-rone di ferro. Gli ag-gettivi e gli attributi si sono sprecati per definire questo girone uscito fuori dalle urne.

E pensare che Bayern Monaco, Manche-ster City e CSKA anche lo scorso anno erano state inserite, sempre casualmente, nello stesso girone eliminatorio. Ma al po-sto della Roma di Rudi Garcia c’era il Vik-toria Plzen, con tutto il rispetto per i cechi. Difficoltà maggiore, quindi, visto il poten-ziale tecnico della squadra giallorossa. Il ritorno in Champions della Roma non è certamente stato dei più fortunati, Bayern e City sono due delle più grandi squadre europee, ma c’è chi analizza il gruppo sotto un altro punto di vista: se Champions deve essere, che lo sia per davvero. Gli

GARCIA CI PROVALa Roma ha tantavoglia di stupire

CSKA CENERENTOLA?Sulla carta,

la squadra di Mosca pare

la più debole

BAYERN MONACO - MANCHESTER CITY - CSKA MOSCA - ROMA

di Simone BERNABEI

Calcio2OOO22

Page 23: Calcio 2000 n.203

CLASSE AGUEROC’è anche il Kunnel super Citydi Pellegrini

LE STELLE

Arjen Robben (Bayern Monaco) - L’ala volante, ma an-che l’uomo di vetro. Negli anni l’olandese è stato eti-chettato con diversi nomignoli, dovuti alla sua classe, ma anche alla sua predisposizione agli infortuni mu-scolari. Durante il Mondiale in molti credevano avesse i pattini sotto gli scarpini, oggi con Ribery forma una delle coppie di esterni più forti al mondo.Sergio Aguero (Manchester City) - El Kun dopo un’e-state travagliata a causa del Mondiale e di alcuni infortuni avuti ad inizio preparazione è pronto a stu-pire. Pellegrini ha mostrato grande fiducia in Dzeko e Jovetic, ma la classe di Aguero è fatta appositamente per le notti di Champions. Sperando che la squadra lo possa sostenere a dovere...Francesco Totti (Roma) - Il Capitano, quello con la C maiuscola. La bandiera giallorossa non sente il peso delle 38 primavere, e in Champions, più che in cam-pionato, potrà essere il valore aggiunto di una squa-dra giovane e frizzante. Sarà proprio lui a guidare l’impresa, il tentativo di qualificazione ai danni delle corazzate Bayern e City.

stimoli, contro corazzate del genere, non mancheranno di certo agli uomini di Gar-cia, che anzi faranno la parte dell’outsid-er visto che Pellegrini ha già confessato di temere i giallorossi. Anche Mourinho, a pochi minuti dall’estrazione dei gironi, tuonò contro il sistema di sorteggio: “La Roma non può essere in quarta fascia, sfor-tunate le squadre che la incontreranno…”. Il tutto sarà condito dalla voglia di rivalsa dei campioni di Russia del CSKA, dopo la batosta presa all’esordio proprio contro i giallorossi, dalla volontà del Bayern di dimostrare che la Germania non ha vinto

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO e

ARJEN ROBBEN

SERGIO AGüERO foto

Dan

iele

Mas

colo

Calcio2OOO 23

Page 24: Calcio 2000 n.203

LE SORPRESEGianluca Gaudino (Bayern Monaco) - Figlio d’arte, il padre Maurizio era un prolifico attaccante mentre lui, classe ’96, è un cen-trocampista che sta studiando da difensore. Guardiola è rimasto fol-gorato dalla sua freddezza e dall’abilità nel gestire il pallone, tanto che in questo inizio di stagione l’ha spesso schierato con i titolari.Juan Iturbe (Roma) - Non ce ne vogliano i tifosi romanisti, ma per Iturbe questa sarà la prima Champions League e spesso l’impatto può non essere semplice. L’argentino non sembra uno che si lascia condizionare dalle situazioni, lui pensa a correre e a dribblare, ma se dovesse far bene in tutto il girone allora le possibilità gial-lorosse di qualificazione schizzerebbero verso l’alto.Ahmed Musa (CSKA) - Rapidità e buona tecnica. Il nigeriano è un classe ’92, ma vanta già buone esperienze sia a livello di club che di Nazionale, con cui ha giocato il Mondiale in Brasile da pro-tagonista. I russi lo hanno pagato 5 milioni di euro, il che giustifica la sua presenza nella lista dei migliori talenti di Don Balon.

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO e

il Mondiale per caso (Neuer, Schweinstei-ger e Muller solo per ricordarne alcuni) e dalla smaniosa voglia del Manchester City di affermarsi finalmente anche in Eu-ropa. Il gruppo di Pellegrini ha cambiato pochissimo in estate, e forse questa po-trebbe essere davvero la chiave di vol-ta per il salto di qualità. Il Bayern, dopo l’anno di assestamento con Guardiola, ha fatto innesti mirati volti al miglioramento di una rosa già stellare in fatto di nomi e qualità. Se Robben e Ribery riusciran-no a lasciarsi definitivamente alle spalle i rispettivi problemi fisici, allora il primo posto del girone sarà difficilmente mes-so in discussione. Ma la Roma c’è, ed è pronta a giocare un brutto scherzetto al Manchester City. CSKA permettendo…

NELLE MANI DI GUARDIOLA

Il BayernMonaco vuole

un’altra coppa...

BAYERN MONACO (4-1-4-1)

CSKA MOSCA (4-2-3-1)

MANCHESTER CITY (4-2-3-1)

ROMA(4-3-3)

NeuerLahm

BenatiaDanteAlaba

Xabi AlonsoRobbenMuller

SchweinsteigerRibery

LewandowskiAll: Guardiola

AkinfeevA.BerezutskiV.BerezutskiIgnashevichFernandez

NachoTosic

EremenkoDzagoev

WernbloomMusa

All: Slutski

HartzabaletaDemichelisKompany

ClichyFernando

yaya TourèSilva

JoveticNasriDzeko

All: Pellegrini

De SanctisMaiconManolas Castan

ColeStrootmanDe RossiPjanicIturbeTotti

GervinhoAll: Garcia

JUAN ITURBE

JOSEP GUARDIOLA

Calcio2OOO24

Page 25: Calcio 2000 n.203

GUSTAVO MANDUCA

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO F

Nuovo Barca, vecchi sogni...MESSI ANCORA RE?

La Pulce rivuoleil trono d’Europa

LEO MESSI

Mai nessuno dopo Guardiola. Il Barcellona at-tende ancora un degno erede del tecnico che ve-

nendo dalla Masia vinse tutto, soprattutto la Champions League al primo colpo. Né il compianto Vilanova, né l’acclamato Marti-no, ci riproverà un altro tecnico formatosi nella cantera blaugra-na, ovvero Luis Enrique. In Italia non ha convinto, in Spagna sì, e il suo Barça ha tanto talento in più rispetto a quello con zeru titoli di Martino: Luis Suarez davan-ti, Ivan Rakitic in mezzo, Jeremy Mathieu e Douglas dietro, Marc-André rer Steger in porta e la

di Pietro LAzzERINI

IL BARCELLONA SI RIPRESENTA AL VIA PER VINCERE TUTTO, MA CON UN SUAREz IN PIù IN SQUADRA. PSG, IBRA ALL’ULTIMA GRANDE CAVALCATA…

BARCELLONA - PSG - AJAX - APOEL NICOSIA

C’E’ ANCHE L’APOELGirone proibitivo

per la squadradi Cipro...

Calcio2OOO 25

Page 26: Calcio 2000 n.203

L’OSSESSIONE DI IBRAForse ultima chanceper il fenomenalesvedese

solita infornata di giovani ta-lenti. L’uruguaiano tuttavia, col-po dell’estate al pari di James Rodriguez, dovrà attendere al-meno fino al 5 novembre, giorno di Ajax-Barcellona, per esordire in Champions con la sua nuova maglia. Alle spalle dei catalani ringhia il PSG, forse ancora trop-po acerbo ma con super Ibra ed un David Luiz in più nel motore. Il colpo di prospettiva Serge Aurier è interessante, ma sembra più un coprire il buco lasciato dal par-tente Jallet che un vero e proprio rinforzo. Senza dimenticare Ca-vani, a centrocampo Blanc potrà contare fin da subito sul talento di Cabaye, arrivato solo a gen-naio nell’anno passato. Dietro le

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO F

LE STELLE

Lionel Messi (Barcellona) - Il quattro volte Pallone d’Oro, dopo aver mancato il pokerissimo e perso l’oc-casione di aggiungere anche il Mondiale alla lista dei trionfi della sua carriera, è ansioso di rimettersi in gio-co col suo club, in quella che è da sempre casa sua. Ovviamente, con Ronaldo e pochi altri, è tra i campioni più importanti dell’intera manifestazione. Zlatan Ibrahimovic (PSG) - Fino al suo ritiro, lo sve-dese sarà sempre accostato alla vittoria della Cham-pions League, uno dei pochi trofei che manca alla sua ricchissima bacheca di titoli di squadra. Ci riproverà anche quest’anno, con un PSG ritoccato nei punti giusti e alleggerito di alcune riserve che potevano creare problemi allo spogliatoio. Luis Suarez (Barcellona) - L’acquisto dell’anno, superiore anche a James Rodriguez come valore economico e peso specifico all’interno della squadra, arriva alla sua pri-ma Champions League con la maglia del Barcellona con attese altissime: se riuscirà ad essere decisivo come a Li-verpool, difficilmente il trofeo potrà sfuggire ai catalani.

LUIS SUAREZ

ZLATAN IBRAHIMOVIC

Calcio2OOO26

Page 27: Calcio 2000 n.203

due favoritissime, il solito eter-no Ajax, con consueto manipolo di giovani vogliosi di stupire il mondo e conquistarsi un posto al sole in vista delle prossime ses-sioni di mercato. Talenti già mes-si in mostra ai recenti Mondiali dall’Olanda, ma che il tecnico De Boer è ansioso di far vede-re anche sulla vetrina europea più prestigiosa. Un tappeto rosso su cui camminerà anche l’APOEL Nicosia, inevitabilmente da con-siderare la squadra materasso del girone, almeno in partenza.

SI RIPARTE DA LUISNuova lineaguida alBarcellona

LE SORPRESEMunir El Haddadi (Barcellona) - Salito alla ribalta in questo inizio di stagione perfetto del Barcellona, il giovane attaccante spa-gnolo, che ha già esordito in Nazionale subentrando durante la vittoriosa gara contro la Macedonia, si propone come una delle possibili sorprese anche per la Champions League, specie se Luis Enrique continuerà a dargli fiducia. Davy Klaassen (Ajax) - Uno degli innumerevoli talenti usciti dal florido settore giovanile dei lancieri, attende questa stagione come quella della consacrazione dopo l’esordio in Nazionale e il titolo olandese vinto coi lancieri l’anno passato. Veste la maglia numero 10 e di conseguenza molte sono le aspettative circa il suo futuro. Serge Aurier (PSG) - Sedotto ed abbandonato dall’Arsenal in estate, questo classe 1992 ivoriano, con già un Mondiale da tito-lare alle spalle, ha trovato infine la via di una big, il PSG di Blanc, Ibrahimovic, Cavani etc. Grande speranza del calcio africano, mira a sostituire a breve van der Wiel come titolare.

BARCELLONA(4-3-3)

AJAX(4-3-3)

PSG(4-3-3)

APOEL NICOSIA (4-3-3)

Ter StegenDani Alves

PiquèMathieu

Jordi AlbaRakitic

BusquetsIniestaSuarezMessi

NeymarAll: Luis Enrique

CillessenVan Rhijn

Van der HoornMoisanderBoilesenSereroDuarteKlaasenFischerMilik

SchoneAll: De Boer

SiriguAurier

Thiago SilvaDavid Luiz

DigneVerratti

Thiago MottaMatuidiCavani

IbrahimovicLavezzi

All: Blanc

PardoSergio

GuilhermeCarlao

AntoniadesGomesMoraisOliveira

De VicentiDjebbourManducaAll: Donis

DAVY KLAASSEN

LUIS ENRIqUE

Calcio2OOO 27

Page 28: Calcio 2000 n.203

Blue is the colorIL CHELSEA DI MOURINHO è FRA LE FAVORITE PER LA VITTORIA FINALE.

SCHALKE E SPORTING POSSONO RENDERE IL CAMMINO PIù COMPLICATO

Fra le grandi del cal-cio inglese il Chel-sea è, senza dubbio, la società con mi-nor storia. Solo con l’avvento di Roman Abramovich, i Blues

sono saliti agli onori del calcio mondia-le. Negli ultimi tre anni, con la vittoria della Champions nel 2012 e dell’Eu-ropa League l’anno successivo, tale processo si è consolidato in maniera definitiva. Oggi la formazione di Josè Mourinho è chiamata, dunque, a ripe-tersi su altissimi livelli. L’ultima finestra di mercato ha dato, in questo senso, una grossa mano. Ceduti David Luiz, Romelu Lukaku e Fernando Torres, oltre all’ad-dio di Frank Lampard, i Blues hanno operato in ogni settore della squadra per completare la rosa. Il trittico com-

CHELSEA 2.0Mou ha la squadra giusta per puntare

al titolo

IL CACCIATORE HA FAMEHuntelaar non vede l’ora di

segnare altri gol

CHELSEA - SCHALKE 04 - SPORTING LISBONA - MARIBOR

di Luca BARGELLINI

KLAAS-JAN HUNTELAAR

Calcio2OOO28

Page 29: Calcio 2000 n.203

ATTENZIONE ALLO SCHALKE 04

Voglia di stupire da parte della

squadra di Keller

LE STELLE

Diego Costa (Chelsea) - L’acquisto più pagato del mercato dei Blues si è presentato ai suoi nuovi ti-fosi con quattro gol nei primi tre match di Premier. Impatto devastante. Che possa essere lo stesso in Europa? Difficile ma non impossibile. Sopravvissuto a Simeone e temprato da Mourinho, il bomber spa-gnolo è pronto a tutto.Klaas-Jan Huntelaar (Schalke04) - Chiunque abbia avuto modo di apprezzare il “cacciatore” da vicino ha avuto la riprova di quale grande campione sia. Ovunque sia andato (Ajax e Real su tutte) ha segna-to con continuità, portando sempre a casa l’obietti-vo. Tutta da gustare la sfida a distanza con Costa del Chelsea.Nani (Sporting) - Talento più scostante dell’ex Uni-ted probabilmente non esiste. I Red Devils lo acqui-starono per farne il nuovo CR7, ma senza riuscirci. In estate ecco, dunque, il ritorno a Lisbona dopo sette stagioni. In Inghilterra ha comunque vinto molto, ma in Portogallo riuscirà, finalmente, ad esplodere?

posto da Thibaut Courtois, Filipe Luiz e Diego Costa, proveniente dall’Atleti-co Madrid, ha trasferito la colonna por-tante di una delle finaliste della scorsa Champions agli ordini del tecnico por-toghese. A questo, poi, va aggiunto un Cesc Fabregas pronto a tornare gran-de dopo i chiaroscuri del Barcellona e un Didier Drogba tornato all’ombra di Stamford Bridge per l’ultima sta-gione da protagonista. Non male.Gli avversari del girone, però, non sono di poco conto. Schalke04, Sporting Lisbona e Maribor hanno sia qualità individuali che di squadra per mettere in difficoltà i londinesi. La formazione di Gelsenkirchen, ad esempio, ha ta-lenti di assoluto valore e prospettiva: Julian Draxler, Max Meyer, Roman Neudstader, Joel Matip sono solo al-cuni dei giovani che Jens Keller sta

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO g

NANI

JENS KELLER

Calcio2OOO 29

Page 30: Calcio 2000 n.203

LE SORPRESEMax Meyer (Schalke04) - Per un fan della Bundesliga il nome del trequartista dello Schalke è tutt’altro che una novità. Qua-ranta presenze fra i big a neanche 19 anni non sono per tutti. Quest’anno, però, la maglia da titolare, affidatagli da Keller, lo chiamerà al salto di qualità. Il talento c’è tutto.Fredy Montero (Sporting) - Il colombiano a 27 anni non è più giovanissimo e l’etichetta di “sorpresa” potrebbe stargli stret-ta. La sua carriera, però, ha finora regalato meno di quanto era lecito aspettarsi. L’avventura in MLS nel momento sbaglia-to lo ha, forse, escluso dal giro che conta troppo presto. Ades-so è il momento di mettere ordine.Agim Ibraimi (Maribor) - In Italia le 25 presenze dello scorso anno a Cagliari hanno dato solo l’impressione di quello che è il reale valore di questo trequartista macedone. Con il Mari-bor è arrivata l’occasione nel calcio che conta. I piedi hanno qualità, mentre la personalità deve ancora crescere del tutto.

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO g

cercando di trasformare in veri cam-pioni. Un discorso simile vale anche per i biancoverdi di Lisbona dove spicca su tutti William Carvalho, gio-vane centrocampista che nella scorsa estate ha già ricevuto i corteggia-menti di molte big del calcio europeo.Infine il Maribor, vera e propria mina vagante del girone. Eliminare una leg-genda del pallone come il Celtic non è da tutti, ma soprattutto è la riprova delle qualità di una compagine in gra-do, sotto la guida di Ante Simundza, di far parlare di sé. Superare pienamente questo raggruppamento per gli uomini dello “Special One” vorrà dire una sola cosa. Che è il momento di tornare a sol-levare il trofeo più importante d’Europa.

BOATENG, RISCATTO IN VISTA

Attenzione anche ai colpi dell’ex

rossonero...

CHELSEA(4-2-3-1)

SPORTING LISBONA(4-3-3)

SCHALKE 04(4-2-3-1)

MARIBOR(4-4-2)

CourtoisAzpilicueta

Terry Cahill

Filipe Luis Matic

Fabregas Willian Oscar

HazardDiego CostaAll: Mourinho

Rui PatricioSoares

MauricioOliveiraJefferson

Adrien SilvaWilliam Carvalho

Andrè MartinsNani

MonteroCapel

All: Marco SIiva

Fahrmann Uchida Matip

Howedes Kolasinac

Neudstader Boateng

Sam Meyer Draxler

Huntelaar All: Keller

J.HandanovicStojanovicRajcevic

SulerVilerVrsic

MerteljFilipovicIbraimiMendyTavares

All: Simundza.

THIBAUT COURTOIS

KEVIN-PRINCE BOATENG

Calcio2OOO30

Page 31: Calcio 2000 n.203

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO H

MARTINEZ PER LA CONSACRAZIONEL’asso del Porto è

alla caccia della gloria europea

Tutto può succedere. Dal cielo di Monte-carlo piove un’urna imprevista ed im-prevedibile, clas-sico gruppo senza stelle, ma fatto di

sudore ed ambizioni. Non manca la storia, è che latita la gloria d’oggi. Non ci sono le grandi d’Inghilterra, né di Germania, neppure un’italiana né una francese. C’è la quarta di Spagna, l’Athletic Club, cuore e identità di una regione come quella basca. Niente fo-restieri, benintesi pure come spagnoli, solo autoctoni con timidi inserimenti di francesi ma con chiare origini basche e pirenaiche. Vedi il difensore Laporte. Il Porto è drago con la fiammella sempre accesa, quel Jackson Martinez che vo-leva Galliani ma che il Condor non ha

di Marco CONTERIO

Tre cuori e due capanneL’IDENTITà BASCA DELL’ATHLETIC, L’ORGOGLIO DELLO SHAKHTAR

E LA CLASSE DEL PORTO: L’INCERTEzzA REGNA SOVRANA

PORTO - BATE - ATHLETIC CLUB - SHAKHTAR DONETSK

ATTENZIONE A LUCESCUMai sottovalutare l’esperienza del tecnico dello Shakhtar

MIRCEA LUCESCU

JACKSON MARTINEZ

Calcio2OOO 31

Page 32: Calcio 2000 n.203

CLASSE PURISSIMADouglas Costanon ha cambiatosquadra, per la gioia delloShakhtar

strappato dalle costose tasche di Pinto da Costa. Con lui anche Juan Quinte-ro, vecchio pescarese, dieci senza però galloni da certo titolare, in una forma-zione guidata dallo spagnolo Julen Lo-petegui. Scuola Real, scommessa in una grande dopo ori e allori con le giovani Furie Rosse, sino all’Under 21. Il Porto è sì squadra di prima fascia, ma era l’ultima della serie, quella che le altre volevano pescare dall’urna monegasca. Poi lo Shakthar, che meriterebbe testi interi per raccontare la difficile situa-zione geopolitica che ora vive la squa-dra. Sei brasiliani, poi reintegrati, non volevano tornare in Ucraina. Ed i nero-arancio ora giocano a Kiev, lontano da casa, dal cuore ma pure dalla guerra. C’è Douglas Costa, ma c’è pure Fernan-do, c’è un’Ucraina verdeoro lì trattenuta perché i soldi non mancano. Li guida Lu-

SPECIALE / CHAMPIONS leAgue / gRuPPO H

LE STELLE

Jackson Martinez (Porto) - Ha leve lunghe e tocco felpato. Ha pure classe e Adriano Galliani disse, di lui, “mi piacerebbe molto”. Averlo al Milan, sussur-randolo a microfoni spenti. Per questo l’ha trattato. ‘Pagare moneta, vedere Martinez’, ha risposto il Por-to. E se il prezzo è una clausola da 35 milioni, ecco perché il colombiano è rimasto.Douglas Costa (Shakhtar Donetsk) - Nome omen. Co-sta, caro, molto. Clausola rescissoria 60 milioni, prezzo trattabile sino a 25 milioni. E qui torna il Milan, che ha poi virato sulla punta Torres anziché sull’esterno fanta-sioso del club di Donetsk, considerato tra i talenti più brillanti del Brasile già da molti anni. Iker Muniain (Athletic Bilbao) – Last but not least. Ha il biondo del freddo nordico e il passo del latino caliente. Basco, orgoglioso, è un ‘92 capitano del-la nazionale Under 21 ed ora nel giro delle Furie Rosse. Già da tempo. Perché ha talento puro, cri-stallino, che presto lo porterà a vestire la maglia di una grande.

IKER MUNIAIN

DOUGLAS COSTA

foto

Liv

eran

i

Calcio2OOO32

Page 33: Calcio 2000 n.203

cescu, vecchio e saggio maresciallo del-le panchine rumene, un passato in Italia, un presente ben saldo in una terra ora dura, complicata. “Ma non mollo”, dice lui, con la sua voce bassa, lenta, pro-fonda. E poi il BATE Borisov., perché nel girone con meno appeal della Cham-pions League, non può certo mancare la carneade. Vengono dalla Russia bianca, bianca come la mosca che rap-presentano. In un girone di combattenti ma di nomi anche noti e conosciuti, to-sta pensarli come favoriti, i gialloblù di Barysau. Tre cuori e due capanne. Per viaggiare caldi, al sicuro, verso gli ot-tavi di finale. A qualcuno l’impresa ri-uscirà, agli altri, comunque, resterà la soddisfazione di aver partecipato….

C’E’ ANCHE L’ATHLETICIl tecnico Valverdesogna decisamentein grande...

LE SORPRESEHector Herrera (Porto) - E’ stato il migliore, al Tolone 2012. Classe 1990, è messicano già a vederlo, prima di saper-lo. Ha il coraggio dei gringos ma pure la freddezza di un architetto indio, lì in mezzo. Clausola rescissoria da 40 mi-lioni, ha contratto sino al 2017 a Oporto ed è campio-ne olimpico dopo aver battuto Neymar in finale nel 2012.Taison (Shakhtar Donetsk) - E’ sì ventiseienne, ma in Europa dal 2010. Al Metalist, in provincia, dove ha iniziato a corre-re e dribblare. Esterno di tecnica, rapido e brevilineo al di là del soprannome, è a Donetsk dal 2013 e può giocare la pri-ma grande stagione da protagonista agli ordini di Lucescu.Aymeric Laporte (Athletic Club) – Nasce in Francia, ma nei ba-schi transalpini e tanto basta per vestire la maglia dell’Athletic. Classe 1994, difensore centrale, è già stato inserito nell’undici ideale dell’ultima Liga Spagnola, campionato con grandi e nobi-liari. Un bel biglietto da visita, per esser ben più che rivelazione.

PORTO(4-1-4-1)

ATHLETIC CLUB(4-2-3-1)

BATE(4-5-1)

SHAKHTAR DONETSK(4-2-3-1)

FabianoSandro

Martis IndiMaiconDanilo

CasemiroQuinteroHerreraNevesBrahimi

J. MartinezAll. Lopetegui

IraizozDe MarcosGurpeguiLaporte

BalenziagaIturraspeMikel RicoSusaetaBenat

MuniainAduriz

All: Valverde

ChernikKhagushFilipenkoPolyakov

Mladenovicyakovlev

OlekhnovichA. VolodkoAleksievichM. VolodkoRodionov

All. yermakovich

KanibolotskiySrna

KryvtsovOrdets

RakitskiyStepanenkoFernando

Douglas CostaAlex Teixeira

TaisonLuiz AdrianoAll: Lucescu

HECTOR HERRERA

ERNESTO VALVERDE

Calcio2OOO 33

Page 34: Calcio 2000 n.203

ualche giorno fa ho bruciato una torta. forse mi sono distrat-to un po’, ma sto im-parando a cucinare”. Dategli tempo e poi ai fornelli Marco

Parolo si muoverà quasi con la stessa disinvoltura che ha in campo. Ora che è diventato padre di Dante, le faccen-de di casa spettano anche a lui. Non si tira indietro, perché ogni novità può essere un arricchimento. Il centrocampi-sta della Lazio del resto ama scoprire tutti i lati della vita, senza fermarsi al pallone. Ha interessi variegati e chiac-chierandoci emerge proprio l’impres-sione di trovarsi di fronte ad un ra-gazzo lontanissimo dal prototipo del calciatore amante della vita mondana a tutti i costi o appassionato di Ferrari e Lamborghini. Lo abbiamo incontrato a Roma, al Centro sportivo di Formello, un’oasi di pace nella campagna lazia-le, dove è possibile affrontare con cal-

ma anche alcuni temi non strettamente legati al calcio. Seduto su una panchina del campo d’allenamento, il centrocam-pista biancoceleste si apre e racconta se stesso.

Parolo, partiamo da lontano. Se lei è diventato un calciatore affermato a chi lo deve? “Ringrazio i miei genitori per avermi dato innanzitutto delle regole di vita. Da ragazzini c’è il rischio di perdere i pun-ti di riferimento e invece loro mi hanno insegnato la cultura del lavoro e la se-rietà. E poi non mi è mancata la capar-bietà, grazie anche a mia moglie che mi è sempre stata vicina pure nei momenti più difficili”.

I suoi primi allenatori che cosa le di-cevano?“Il mio primo tecnico al Torino Club di Gallarate mi fece addirittura piangere. Mi diceva: ‘corri qui, corri là’. Restai traumatizzato, perché sembrava quasi

IL VERBODEL PAROLO

NON SI è MAI ARRESO ED HA CORONATOIL SUO SOGNO MA C’è ALTRO

OLTRE AL CALCIO…

di Lorenzo MARuCCI

foto Andrea STACCIOLI/IMAGE SPORT

“Q

INTERIVSTA

MARCO PAROLO

Calcio2OOO34

Page 35: Calcio 2000 n.203

RAGAZZO NORMALEEquilibrato e senza

grilli per la testa,Parolo sa il fatto suo

INTERVISTA / MARCO PAROlO

Calcio2OOO 35

Page 36: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MARCO PAROlO

SGUARDO FIERODopo tanta gavetta,ha conquistatoanche l’azzurro

Calcio2OOO36

Page 37: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MARCO PAROlO

che il calcio non facesse per me”. La sua carriera però poi ha parlato per lei. E nel corso degli anni quali sono stati i tecnici che le hanno lasciato un segno profondo?“Con la sua grinta, Bisoli mi ha insegnato a sacrificarmi, a lottare per conquistarmi spazio. Come era da calciatore, lo è an-che da allenatore. È stato il primo a dirmi che avrei tranquillamente potuto giocare in A. Anche Donadoni è stato molto im-portante, perché mi ha trasmesso la men-talità vincente, l’idea di giocare sempre, in qualunque occasione, per conquistare il successo. Ficcadenti invece mi ha insegna-to alcuni movimenti utili per il 4-3-3”.

Lei è sempre stato una mezzala?“Da bambino per la verità il mio primo ruolo fu il libero. Non lo faceva nessuno e l’allenatore ritenne che avevo le carat-teristiche adatte per quel ruolo. Poi passai a fare l’esterno sinistro e infine sono stato utilizzato sul centro sinistra a metà campo. Così sono migliorato col mancino. Lo pos-so usare tranquillamente, quando gioco

non devo... tagliarmelo”.

È un gran tiratore: ha sempre avuto la gran botta da fuori?“Mi è sempre piaciuto calciare la palla, anche da piccolino in casa. Ho avuto tanti maestri che mi hanno dato la possibilità di affinarmi grazie ai loro segreti. Su tut-ti Mario Bortolazzi, vice di Donadoni al Parma. Anche lui in carriera ha sempre avuto un tiro eccellente”.

Dunque un suo maestro è un ex mi-lanista. Contento anche per questo

motivo, visto che è stato tifoso del Milan?“Da ragazzino avevo in camera i poster di Maldini, Van Basten e Baresi. Era il Milan degli anni ‘90 che vinceva in con-tinuazione. La prima volta che vidi i rosso-neri a San Siro, fu in una partita contro la Reggiana di Futre. Ricordo l’emozione di entrare allo stadio ma anche che ci rimasi male perché il Milan non vinse”.

Tornare a giocare a San Siro da av-versario che effetto le ha fatto?“La prima volta stranissimo. Giocai contro l’Inter e per dieci minuti non capii niente della partita. Il primo tiro lo mandai verso la bandierina.... Poi pian piano giocai me-glio anche se perdemmo 3-2”.

Torniamo a lei: il suo idolo?“Gerrard perché cerca sempre la porta e l’inserimento. È un centrocampista a tutto campo e a me, come lui, piace essere nel vivo del gioco, altrimenti mi addormen-to. Ai Mondiali gli ho chiesto la maglia ma purtroppo l’aveva già promessa. Ma averci giocato contro è stata un’emozione

“”Da bambino per la veritàil mio primo

ruolo fu quello Del libero.non lo faceva

nessuno

PENSIERI IMPORTANTINel futuro di Parolo

non c’è solo il calcio...

Calcio2OOO 37

Page 38: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MARCO PAROlO

fortissima”.

Tifoso anche del Liverpool?“Sì, mi affascinano la squadra, la curva, l’inno. Mi piace anche l’Arsenal, il rosso del resto è il mio colore preferito”.

Non è che prima o poi farà un’espe-rienza in Inghilterra allora?“Il calcio inglese mi affascina molto. Gli stadi sono un modello da esportare in Italia, anche se qualcosa finalmente si sta muovendo anche da noi. Giaccherini mi racconta che il tifoso inglese si sente un tutt’uno con lo stadio e ha un grande at-taccamento, quasi un senso d’appartenen-za anche all’impianto della sua squadra”.

Parliamo della Nazionale: che espe-rienza è stata quella dei mondiali dal punto di vista personale?“Aver fatto parte dei convocati è stato bellissimo. Purtroppo ci è mancata anche un po’ di fortuna. Però è stata un’espe-rienza nuova che in fondo ero convinto di poter vivere”.

In che senso?“In occasione della finale del 2006 stavo tornado da un viaggio a Santo Domingo con mia moglie. Mentre eravamo in volo le dissi di non preoccuparsi perché nel 2014 li avrei giocati da protagonista. È la dimostrazione che se uno vuole arriva-re, può farcela”.

E adesso, con Conte?“Ha portato una nuova mentalità, il Ct punta molto sul concetto di squadra. Sce-glie i suoi uomini per il proprio gioco, ma devono dare garanzie. E tutti devono guadagnarsi il posto”.

Lei intanto si concentra ed evita i soliti passatempi dei calciatori...

STELLA ALLA LAZIODa quest’anno, Parolo è un biancoceleste...

L’AZZURRO IN MENTEParolo ha un feeling particolare conla Nazionale...

foto

Imag

e S

port

foto

F.G

aeta

no

“”iDolo? GerrarD perché cerca semprela porta e

l’inserimento.È sempre nel vivo Del Gioco

foto

Imag

e S

port

Calcio2OOO38

Page 39: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MARCO PAROlO

OBIETTIVI IMPORTANTIParolo ha voglia di

vincere e convincere...

Calcio2OOO 39

Page 40: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MARCO PAROlO

EX TIFOSO DEL DIAVOLOParolo è cresciutonel mito del grande Milan

Calcio2OOO40

Page 41: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MARCO PAROlO

punto sembrava sfumato dopo che era stato a lungo acca-rezzato. Quella fu la sua seconda doppietta in Serie A, visto che la prima l’aveva messa a segno il 25 settembre 2013 in occasione della sfida vinta 4-3 contro l’Atalanta. È stata una partita che Parolo ricorderà a lungo proprio, perché ha realizzato una doppietta: il primo gol era stato realizzato dopo una discesa di Biabiany sulla fascia: palla prima sui piedi di Gobbi e poi sulla ribattuta ecco Parolo che col sini-stro trafigge il portiere Gabriel. A conferma di un momento eccezionale che stava vivendo il centrocampista lombardo. Che con quelle reti era arrivato al quinto gol in stagione, il terzo consecutivo dopo quello che aveva segnato a Verona. Tutti sottolinearono in quella partita le sue qualità, ma l’in-telligenza tattica, considerato che i suoi inserimenti avevano portato sempre qualcosa di pericoloso. Ed erano anche i se-gnali che Parolo stava trovando sempre di più la confidenza con il gol. A fine stagione infatti in trentasei partite di cam-pionato metterà a segno ben otto reti, il suo miglior bottino in assoluto in carriera. Oltretutto quel successo firmato Parolo, gettava ancor più in crisi la squadra rossonera, destinata poi ad un campionato dominato dalle delusioni. Insomma un bello scherzetto per la sua vecchia squadra, quella che da bambino lo faceva palpitare, emozionare e gioire. Ma la vita da professionisti non può guardare in faccia a nessuno.

IL GOL AL MILAN…di Lorenzo MARuCCI

IL DIAVOLO è STATA LA SUA SQUADRA DEL CUORE,PUNIRLA CON UN GOL è STATO COMUNQUEIL MASSIMO DELL’APOTEOSI…

Il gol più bello e importante della carriera contro la squadra del cuore. Succede anche questo ad un calciatore profes-sionista, fa parte del gioco. E Parolo ha toccato con mano questa realtà. L’anno passato, in occasione di Parma-Milan, nona giornata di Serie A, nei minuti di recupero l’arbitro as-segna un calcio di punizione dalla distanza. Un’occasione ghiotta per uno specialista come lui. Il risultato era in quel momento sul 2-2 (reti di Parolo, Cassano, Matri e zapata), e quella era una delle ultimissime occasioni per provare a vincere quel match: “Sistemai il pallone, mi concentrai e cal-ciai. Gol. Sotto la curva del Parma”. Inutile, in un momento del genere, al novantaquattresimo, trattenere la gioia. Va bene essere stati tifosi rossoneri, ma in quel momento il protago-nista è il goleador, Parolo appunto. L’uomo decisivo in tutti i sensi. “Fu il massimo dell’apoteosi, quando uno segna in quel modo del resto è festa per forza”. Sì, non a caso scattò il ‘mucchio selvaggio’ intorno a lui, per un successo che a quel

“Ho disattivato i social network. Mi sono tolto da facebook anche perché in tanti ti scrivono e poi magari se non rispondi a tutti sembri scortese. Non mi piace che la gente pensi che io me la tiri. Sono un ra-gazzo normale e credetemi tanti calciatori sono come me”.

Però non ha tatuaggi...“Mia moglie voleva farsene uno con me, ma mi sono rifiutato. Penso a come sarò tra qualche anno e se lo avessi fatto poi mi chiederei: perché mi sono tatuato?”

Un ragazzo con pochi grilli per la te-sta insomma...“Ma nel calcio non ci sono solo i giocatori che vanno in giro con auto da capogiro. A me piace stare in famiglia, ma non di-sprezzo certo una bevuta la sera con gli amici. Può anche capitare una volta di fare le tre di notte, ma non lo faccio per forza”.

La vita da padre di famiglia adesso com’è?“Impegnativa, vedo molte meno partite, perché devo occuparmi delle faccende di casa. Ma quando vedo mio figlio Dante tutti i problemi scompaiono. Cerco di esse-re d’aiuto a mia moglie, cambio il panno-

SEMPRE SORRIDENTENiente social network

per non deludere i fan...

Calcio2OOO 41

Page 42: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MARCO PAROlO

che segna anche la grande promozione in A del Cesena e il ritorno nella massima serie porta anche la firma di Parolo. E il Cesena, non a caso, decise di acquistarlo. Nella sua prima stagione in A il suo zampino si è avvertito eccome perchè dal punto di vista realizzativo è riuscito a ripetersi: in 37 gare cinque reti. L’esordio è datato 28 agosto 2010, in trasferta contro la Roma (0-0). Il primo gol in A lo ha realizzato contro il Napoli nel giorno in cui però i partenopei vinsero 4-1. La mez-zala lombarda è stata uno dei protagonisti della salvezza del Cesena, mentre l’anno successivo non è riuscito, con la squadra, ad evitare il ritorno dei romagnoli in B. Parolo si è comunque affermato come uno dei centrocampisti più regolari e interes-santi della serie A e – dopo che anche varie grandi avevano messo gli occhi su di lui – il Parma ha deciso di acquistarlo in prestito con diritto di riscatto (fissato a quattro milioni). Dopo la prima stagione, i gialloblù si sono convinti a riscattarlo e l’anno scorso il centrocampista ha contribuito con otto reti alla qualificazioni dei parmensi in Europa League (poi sfumata a causa di alcune inadempienze Irpef del club). L’approdo alla Lazio infine è di quest’estate. L’esordio in Nazionale invece è arrivato il 29 marzo 2013 durante la gestione Prandelli (par-tita contro l’Ucraina finita 2-0 per gli azzurri). Ha partecipato anche ai Mondiali in Brasile, debuttando contro l’Inghilterra e poi giocando anche nella ripresa contro l’Uruguay, ultima gara del girone e degli azzurri in quella spedizione.

SEMPRE DI CORSAdi Lorenzo MARuCCI

RIPERCORRIAMO LE TAPPE DELLA CARRIERA DI PAROLO, GIOCATORE IN COSTANTE CRESCITA E DAL RENDIMENTO ASSICURATO…

Il volo lo ha preso dal Torino club di Gallarate. E’ stato in quella società che Marco Parolo ha mosso i primi passi da calciatore. La sua carriera si è poi sviluppata attraverso svariate tappe: dal Como è passato alla Pistoiese dopo il fallimento del club lombardo: in Toscana è rimasto due anni per poi essere riscattato dal ChievoVerona che lo ha ceduto in prestito al Foligno allenato da Pierpaolo Bisoli. E’ stato in questo periodo che è nato e si è sviluppato il feeling con il tecnico di Porretta Terme: l’ex cagliaritano lo stima, spro-nandolo e dandogli grande fiducia. In 29 presenze in cam-pionato ha segnato anche tre gol. Poi, l’anno successivo, nel 2008-09, è passato al Verona in prima divisione, allenato da Remondina.A partire dal 2009 è iniziata la sua grande avventura al Ce-sena (il Chievo intanto lo aveva acquistato a titolo definitivo): in Romagna ha ritrovato Bisoli, l’allenatore che più di altri gli aveva regalato spazio e certezze. Alla sua prima stagione in bianconero ha realizzato cinque reti in 36 partite. E’ l’annata

lino a mia figlio e mi metto anche dietro ai fornelli. E poi quando ho un attimo libero continuo a leggermi i thriller o le biogra-fie o le storie vere dei grandi personaggi. In particolare ho letto tutti i libri di Mi-chael Connelly (statunitense, i suoi thriller sono stati tradotti in ben trentacinque lingue, ndr)”.

Poi deve anche portare il cane a pas-seggio...“Sì, a casa mia abbiamo sempre avu-to la passione per i cani. E col passare del tempo non ho abbandonato l’idea di averne uno (in effetti in macchina sul

retro gli ha predisposto pure una posta-zione speciale, personalizzata). Chef è un hovawart e ha una bocca che, solo quella, è grande come mio figlio. Per ora lo lecca e basta per fortuna (ride, ndr)..”.

Ora sta prendendo anche dimesti-chezza in cucina, ma qual è stata la città in cui ha trovato il miglior cibo?“Devo dire che in Romagna si mangia davvero bene. I primi, gli strozzapreti, i passatelli al sugo, le piadine, lo squacque-rone...Le possibilità di scegliere non man-cano affatto e da questo punto di vista, nel mio girovagare tra le varie città, sono stato fortunato”.

Chiudiamo con i progetti futuri.“Non so cosa farò da grande. Se resterò o meno nel calcio lo vedremo più avanti. Mi piacerebbe girare il mondo, mi man-ca la possibilità di farmi una settimana bianca durante l’inverno. Sono stato in Sudamerica ad esempio, in Brasile con la Nazionale, ma quando sei in giro con la squadra inevitabilmente vedi poco o niente, dunque mi piacerebbe tornarci un giorno. Ma con mia moglie abbiamo in mente anche una missione in Africa per i bambini, per provare a dare aiuto a chi ha bisogno”.

Magari riprenderà anche lo studio?“Mah, forse è passata l’ora. Dopo aver terminato il liceo scientifico avevo prova-to a fare l’università, Economia e Com-mercio. Volendo, il tempo a disposizione c’era eccome, ma mi accorsi che non ave-vo la testa per andare avanti. In quel pe-riodo comunque partecipai anche a due universiadi (in squadra con lui c’era tra gli altri anche Antenucci, ndr) arrivando sempre in finale”.

“”ho Disattivato i socialnetwork. misono toltoDa facebook,

se non risponDi a tutti sembri

scortese

Calcio2OOO42

Page 43: Calcio 2000 n.203

Intervista di Lorenzo Marucci

INTERVISTA / MARCO PAROlO

ANCHE INDOVINOParolo sapeva che, nel 2014, avrebbegiocato il Mondiale

Calcio2OOO 43

Page 44: Calcio 2000 n.203

FENOMENO VEROAnno dopo anno, il talento di Gabbiadiniè sempre più cristallino

INTeRVISTA/ MANOLO gABBIADINI

foto

Ag.

Liv

eran

i

Calcio2OOO44

Page 45: Calcio 2000 n.203

volte si confonde l’educazione e la riservatezza con la mancanza di deter-minazione e perso-nalità. E in un mon-do come quello del

calcio, che spesso premia personaggi mediatici oltre i loro meriti tecnici, riu-scire ad emergere in silenzio e grazie al lavoro quotidiano e alla voglia di migliorarsi, dovrebbe essere un pregio più che un difetto. Manolo Gabbiadini è così: se i colleghi fanno a gara per guadagnarsi le copertine, lui rifugge alle interviste. Ne sappiamo qualcosa noi che lo abbiamo inseguito a lungo. Ma proprio per questo, a fine lavoro, siamo ancor più soddisfatti. Gli allena-tori dicono che una vittoria è più bel-la quando sofferta, ma noi - piuttosto - siamo felici di aver intaccato quella barriera e guardato al di là del calcia-tore. Scoprendo un ragazzo umile, ma che sogna in grande. Perché la forza non è nelle creste o nei tatuaggi, ma nella testa e nel coraggio. Per cui la

Nazionale per il Gabbia non è un so-gno, come capita di sentir dire spesso a molti di quelli che l’azzurro lo inseguo-no, ma un obiettivo…

Allora Manolo, cominciamo dai tuoi inizi: dicono che il settore giovanile dell’Atalanta sia una scuola di vita... “È vero, è così perché ti insegnano so-prattutto a crescere con sani principi. Pensano prima alla maturazione dei ra-gazzi che a quella dei calciatori”.

All’Atalanta hai trovato una figura “mitologica” come Favini: hai avuto modo di conoscerlo personalmente e che impressione ti ha fatto? “Ho certamente avuto modo di conoscer-lo e parlargli qualche volta, anche se lui - giustamente - si rivolgeva un po’ a tutti e poi analizzava le varie situazioni o i diversi problemi con i dirigenti o a squa-dre riunite. Ricordo che quando parlava lui non volava una mosca, tutti lo rispet-tavano e lo ascoltavano. Ed è la classica persona che sa trovare sempre le parole giuste al momento giusto”.

UN LEONEIN GABBIA

INTERVISTA ESCLUSIVA A MANOLOGABBIADINI, ATTACCANTE DELLA SAMP

(COMPROPRIETà JUVE) PRONTO A SPICCARE IL VOLO...

di Sergio STANCO

A

INTERVISTA

MANOLO GABBIADINI

Calcio2OOO 45

Page 46: Calcio 2000 n.203

“Macché, quando mi sono presentato alla scuola calcio del mio paese volevo fare il portiere (ride, ndr), ma avevo solo 5 anni, ero il più piccolo e mi hanno detto “Tu mettiti là davanti e fai un po’ di casi-no (ride, ndr)”.

Da allora ne hai fatto di casino... “Già, anche se poi ho giocato in quasi tutti i ruoli, da laterale, addirittura da terzino, poi è stato Bonacina in Prima-vera a schierarmi definitivamente in at-tacco”.

Ti ha spiegato perché ti vedeva pun-ta? Tu ne eri convinto? “Io ne sono stato immediatamente felice, perché era quello che volevo fare. Mi ha detto che uno con il mio tiro doveva sta-re vicino alla porta. Mi ripeteva sempre: “Quando la vedi, calcia” (ride, ndr)”.

Già, il tiro: una dote naturale o l’hai allenato? “L’ho sempre avuto forte anche da ra-gazzino, ovviamente in proporzione, ed è anche per quello che mi hanno messo a giocare in attacco”.

Invece le punizioni? “Anche quelle le ho sempre calciate, per-ché è una cosa che mi piace e mi riesce bene, ma all’Atalanta avevo troppa gen-te davanti e a Bologna c’era Diamanti, che in quanto a calci piazzati era un ma-estro. Qui alla Samp, invece, sono riusci-to a farmi spazio”.

E ti allena Mihajlovic, uno che di pu-nizioni “qualcosina” se ne intende... Riuscito a rubargli qualche segreto? “No, perché non puoi copiare come calcia un altro, quel movimento ti viene naturale quindi puoi solo affinare la tua tecnica. Lui, però, ogni tanto si ferma a calciarle con me a fine allenamento e mi dà buoni consigli”.

Punizioni a parte, invece, qual è la raccomandazione che ti fa più spesso quando sei in campo? “Mi dice sempre di essere più cattivo. Sportivamente parlando, s’intende (ride, ndr). Vuole convinzione, concentrazione e determinazione sempre”.

Sono i marchi di fabbrica di casa Mihajlovic: non deve essere una bella sensazione quando si arrabbia...

INTERVISTA / MANOLO gABBIADINI

Nelle giovanili dell’Atalanta hai avu-to occasione di lavorare con tanti “maestri”: chi sono i mister che ricordi con maggior piacere e perché? “Direi Savoldi (Gianluigi, fratello di Beppe ndr), che è scomparso qualche anno fa. Aveva giocato in Serie A e aveva grande esperienza. I suoi consigli sono stati fondamentali”.

A chi devi dire grazie per essere di-ventato un calciatore? “Sicuramente ai miei genitori che hanno fatto tanti sacrifici per permettermi di giocare”.

Hai una sorella che gioca in A femmi-nile e in Nazionale: il calcio dunque è una malattia di famiglia? “Anche mio padre giocava, ma a livello amatoriale perché ai suoi tempi non ci si poteva certo permettere di mollare tutto per inseguire un sogno. A noi invece ha permesso di farlo, per questo dobbiamo essergli grati”.

Da piccolo giocavi a calcio con tua so-rella? Chi era più forte? “Lei, anche perché era più grande (ride, ndr)”.

E adesso? “Non si può paragonare, perché le situa-zioni sono molto diverse, ma se lei avesse il mio fisico sarebbe sicuramente molto più forte di me, senza alcun dubbio”.

Di sicuro è la più vincente dei due... “Questo è certo, per ora (ride, ndr)”.

Guarda le tue partite? Ti dà qualche consiglio visto che anche lei è attac-cante? “No, nessun consiglio, siamo entrambi troppo discreti e riservati per farlo, ma ci scambiamo i complimenti quando uno o l’altro fa qualcosa per meritarseli”.

Che ricordi hai del tuo esordio in ma-glia nerazzurra? “Ovviamente positivi: venivo da un buon Viareggio e sono stato aggregato alla prima squadra per la trasferta di Parma (14 marzo 2010, ndr), ma non pensavo di giocare. Invece ad un certo punto il mister mi ha chiamato per mandarmi in campo, non riuscivo a crederci. È stata davvero una bella sensazione, la realiz-

zazione di un sogno dopo tanti sacrifici”.

Alla fine di quella stagione, sei an-dato in prestito al Cittadella e lì hai incontrato un altro maestro di calcio: Claudio Foscarini... “un ottimo allenatore ed una bella per-sona. Per me era la prima volta lontano da casa, per cui ero un po’ spaesato, lui mi ha aiutato molto a crescere sia in campo che fuori”.

Di lui, però, raccontano di allenamen-ti particolari... “Io me li ricordo solo durissimi e infini-ti (ride, ndr). Sarà che arrivavo dalla Primavera e per me era tutto nuovo, ma ancora adesso me li sogno di notte. Tosti tosti... (ride, ndr)”.

29 novembre 2010: ti dice qualcosa questa data? “Sì, è il giorno del mio primo gol tra i professionisti, a Modena. Ero felicissimo perché in tribuna c’era Ciro Ferrara, che ai tempi era l’allenatore dell’under 21 e io ci tenevo a fare bene perché volevo andare in Nazionale”.

A proposito, la Nazionale per te è... “un obiettivo. Voglio tornare nel giro, ci tengo tantissimo, ma so che per farlo l’u-nico modo è fare bene nella Samp. Darò tutto me stesso quest’anno, come sempre, poi non importa se farò 5, 10 o 20 gol, la cosa fondamentale è essere a posto con la propria coscienza e non avere rimpianti”.

Ecco, i gol: tutti sono d’accordo che sei un attaccante, ma alcuni ti definisco-no centravanti, altri seconda punta, qualcuno addirittura laterale. Non ti chiediamo cosa ti senti, perché tanto ci risponderesti che “giochi dove ti met-te l’allenatore” (ride, ndr), ma sei sem-pre stato attaccante?

“”la nazionale È un obiettivo. voGlio tornare ma Devo far bene con la sampDoria

Calcio2OOO46

Page 47: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MANOLO gABBIADINI

foto

Dan

iele

Buf

fa/Im

age

Spo

rt

AZZURRO NEL CUOREGabbiadini sognadi diventare un puntofermo della Nazionale

Calcio2OOO 47

Page 48: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MANOLO gABBIADINI

LA SAMP PER CRESCERECon la casaccablucerchiata perdiventare grande

foto

Dan

iele

Buf

fa/Im

age

Spo

rt

“Ma no, dai, tutti gli allenatori si arrab-biano (ride, ndr). Poi, adesso lo cono-sciamo, ci rendiamo conto quando non riusciamo a giocare come vuole lui e ar-riviamo nello spogliatoio già preparati (ride, ndr)”.

Il tuo idolo da ragazzino e il giocatore che più ammiri ora? “Sono la stessa persona: Ibrahimovic. Lo “spiavo” da ragazzo e lo guardo ancora oggi, ma replicare le cose che fa lui è impossibile. Sembra un giocatore della play station (ride, ndr)”.

Eppure qualcosa di simile a lui c’è l’hai, il tiro, il modo di battere le pu-nizioni... “No, non scherziamo, Ibra è un extrater-restre, impossibile anche avvicinarsi a lui (ride, ndr)”.

Torniamo a sfogliare l’album dei ri-cordi: 25 marzo 2012... “Primo goal in Serie A, per di più con la maglia dell’Atalanta contro il Bologna in casa: per me, che son sempre stato tifosi della Dea e che ho fatto tutto il settore giovanile sognando quel momento, è sta-ta un’emozione indescrivibile”.

Ricordi come lo hai festeggiato? “Impossibile dimenticarselo: L’ho fatto sotto la Nord, mi è sembrato naturale correre sotto la curva per godermi quel momento con i nostri tifosi. Pensare che fino a qualche giorno prima ero dall’al-tra parte, mi ha fatto venire i brividi…”.

Un altro ‘prodotto’ dell’Atalanta, Bona-ventura, è andato al Milan nell’ultima sessione di mercato: il suo procura-

“”tatuaGGio? me lo sono

fatto fare Da mia sorella, che ha un Diploma. sono tre stelle

piccoline, ci sono molto

leGato

Calcio2OOO48

Page 49: Calcio 2000 n.203

INTERVISTA / MANOLO gABBIADINI

foto

Fed

eric

o D

e Lu

cafo

to F

eder

ico

De

Luca

tore ha sottolineato come non abbia né creste, né tatoo. Galliani lo ha elo-giato per essere un bravo ragazzo… Jack può essere un’altra faccia pulita della Nazionale? “Assolutamente, io Jack lo conosco bene e so quanto sia caparbio. Dà sempre il massimo, non si risparmia mai, è uno che non si arrende e poi è un ragazzo umilissimo, oltre che un gran giocatore ovviamente. Non ho dubbi che farà bene al Milan e che prima o poi tornerà anche lui in Nazionale”.

Anche tu sei un po’ fuori dai canoni del calciatore: riesci a viverlo l’am-biente del calcio? “Certo che sì, i giocatori non sono solo creste e tatuaggi e poi se ad uno piaccio-no non ci vedo nulla di male”.

Allora tu per cosa saresti disposto a farti un tatuaggio o la cresta? “Tatuaggio ne ho già uno, quindi ho dato. La cresta non mi piace: non ci sono scudetti che tengano, non la faccio (ride, ndr)”.

Hai un tatuaggio? Incredibile... “Perché? Me lo sono fatto fare da mia sorella, che ha un diploma. Sono tre stel-le piccoline, ci sono molto legato”.

Se non avessi fatto il calciatore? “Bella domanda, non saprei, anche per-ché a scuola non è che andassi molto bene (ride, ndr). Fin da quando ero pic-colo ho sempre sognato di fare il cal-ciatore e nient’altro...”. Sogno realizza-to. O, se volete, obiettivo raggiunto. E, statene certi, non è ancora finita. Anzi. Ormai il leone è scappato...

“”mio paDre Giocavaa livello amatoriale. ai suoi tempi non si poteva mollare tutto per inseGuire

un soGno

UNA FAMIGLIA DI CAMPIONIGabbiadini, un cognomesinonimo diqualità

Calcio2OOO 49

Page 50: Calcio 2000 n.203

risultati nel ruolo di allenatore.

GLI ANNI D’ORO - Il periodo miglio-re però inizia nei primi anni novanta, quando l’allora Presidente Antonio Per-cassi (in carica dal 1991 al ’94, ritor-nato nel 2010 e tuttora in carica), riuscì nell’impresa di convincere Fermo Favini, detto Mino, a trasferirsi dal Como all’A-talanta; mai scelta fu più azzeccata, in quanto il talent scout nativo di Meda ha scoperto, valorizzato e lanciato un’infi-nità di giocatori, quegli stessi che sotto la sua gestione, dal ‘91 al 2014, hanno contribuito alla conquista di 17 titoli na-zionali con le squadre giovanili. La storia però è destinata a continuare, in quan-to mastro Favini continua imperterrito a calcare i campi di zingonia tutti i giorni dell’anno, motivo per cui molti giovani

possono continuare a cullare il sogno di diventare giocatori professionisti.

Portieri, difensori, centrocampisti e at-taccanti, dal settore giovanile atalan-tino sono usciti giocatori per ogni ruolo che hanno fatto o stanno facendo la fortuna dell’Atalanta o di altre società. PORTIERI - Sono quattro gli estremi di-fensori usciti dal settore giovanile neraz-zurro: Ivan Pelizzoli attualmente in forza alla Virtus Entella, Michael Agazzi oggi terzo portiere al Milan, Andrea Consigli passato nell’ultimo mercato al Sassuolo e l’attuale numero uno Marco Sportiello.

DIFENSORI - Reparto numeroso quello arretrato, con giocatori del calibro di Davide Brivio, Michele Canini, Daniele

INTERVISTA / MANOLO gABBIADINI

anticamera del profes-sionismo, la bottega dei campioni, la scuola dei sogni possibili; in qual-siasi modo lo vogliate chiamare, il risultato non

cambia. Il settore giovanile dell’Atalan-ta è uno dei più stimati d’Europa ed una vera fucina di campioni. INIZI - L’Atalanta è stata fondata nel lontano 1907, ma soltanto sei anni più tardi è stata riconosciuta dalla FIGC e da quel momento ad oggi di passi ne sono stati fatti tantissimi, in special modo nella valorizzazione del settore giova-nile, vero punto di forza dei nerazzurri fin dal 1949, quando cominciarono ad essere sfornati giocatori di buon livello, aspetto reso possibile anche grazie al lavoro di Giuseppe Ciatto, la prima per-sona che si era impegnata ad allestire squadre giovanili e ad allenarle.

I PRIMI - Mentre Gagarin diventava il primo uomo a compiere un volo spa-ziale, Marilyn Monroe veniva trovata morta nella sua casa a Los Angeles, i Beatles pubblicavano il primo 45 giri e il Presidente Kennedy veniva assas-sinato a Dallas, due giocatori dall’in-discussa classe e dal talento immenso iniziavano la loro carriera: l’attaccante Angelo Domenghini e il difensore-libe-ro Gaetano Scirea. Il primo iniziò con l’Atalanta nel 1961 mentre il secondo nel ’67. Bastano i nomi per ricordare la loro grandezza e per sapere cosa han-no rappresentato nel mondo del calcio. Come non citare poi Roberto Donado-ni, centrocampista cuore e polmoni che ha fatto le fortune prima dell’Atalanta, successivamente del Milan e della Na-zionale per poi proseguire con ottimi

GRAZIEATALANTAGABBIADINI è UNO DEI TANTI GIOVANI CAMPIONI CRESCIUTI NEL VIVAIO DELLA CLUBBERGAMASCO. UNO DEI TANTI CHE CE L’HANNO FATTA…

di Stefano BENETAzzO

L’

foto

Bal

ti/P

hoto

view

s

ATALANTA, SCUOLA VERAIl club orobico ha forgiato diversi campioni, come

Gabbiadini

Calcio2OOO50

Page 51: Calcio 2000 n.203

TITOLO DIDASCALIATesto didascaliatesto didascalia

testo didascalia.

foto

Bal

ti/P

hoto

view

s

Capelli, Marco Motta, Cesare Natali, Gabriele Perico, Emanuele Suagher e Luciano zauri, senza però dimenticare Piermario Morosini, scomparso tragica-mente proprio su un campo da calcio.

CENTROCAMPISTI - Nel ruolo chiave del gioco del calcio l’Atalanta ha for-mato negli ultimi anni numerosi gioca-tori, tanti dei quali divenuti veri e pro-pri campioni: Daniele Baselli, Giacomo Bonaventura, Massimo Donati, Andrea Lazzari, Nadir Minotti, Salvatore Moli-na, Riccardo Montolivo, Massimo Muta-relli, Simone Padoin e Alex Pinardi. ATTACCANTI - Mangiare l’erba, per-cepire la porta in ogni momento e ve-dere la rete gonfiarsi sono le caratteri-stiche e i sogni di ogni attaccante, come i vari Rolando Bianchi, Manolo Gab-biadini, Giampaolo Pazzini e Simone zaza, ai quali si aggiunge lo sfortunato giocatore Federico Pisani - perito nel ’97 in un incidente stradale e a cui è dedicata la Curva Nord dello stadio di Bergamo – che ha potuto solo sfiorare sogni di gloria.

BANDIERE - Ne esistono sempre meno nel calcio, questo fa sì che, sia Cristian Raimondi, che l’attuale Capitano Gian-paolo Bellini – entrambi difensori – ri-entrino in questa ristretta cerchia, tra l’altro due giocatori elogiati e portati ad esempio da Mino Favini.

RICONOSCIMENTI - Secondo una clas-sifica stilata dal centro studi di Cover-ciano, l’Atalanta è indicata come una società in possesso di uno dei più stimati settori giovanili d’Europa, al primo po-sto in Italia e al sesto posto europeo alle spalle di vere potenze quali Real Ma-drid e Barcellona; a ulteriore conferma di quanto il lavoro e gli investimenti della società bergamasca posti nel set-tore giovanile siano giusti e di ottimo livello è anche uno studio del “CIES Fo-otball Observatory” di quest’anno, che ha inserito il vivaio atalantino all’ottavo posto a livello mondiale con 25 gioca-tori usciti dalle giovanili che giocano nei cinque principali campionati europei.

Il talento da solo non basta se non trovi una società che crede in te e che ti offre una possibilità, di crescita e di vita, senza smettere di sognare; questa è l’Atalanta.

INTERVISTA / MANOLO gABBIADINI

GLI ANNI DELLA FORMAZIONEAll’AtalantaGabbiadiniè diventato

un giocatore vero

Calcio2OOO 51

Page 52: Calcio 2000 n.203

VOGLIA DI STUPIREIl Frosinone ha tutte le carte in regolaper far bene in cadetteria...

SERIE B

FROSINONE

al Celtic Park di Glagow al Matusa di Frosinone. Gli estremi della carrie-ra, almeno fino a oggi, del centrocampista Alessandro Frara. La

Serie A vissuta appena per una stagione a meno di venti anni e poi un lungo gi-rovagare per la Serie B, da est a ovest, dal nord fino al centro, per trovare la completa maturazione arrivata con la maglia del Frosinone nelle ultime tre sta-gioni in cui il ragazzo cresciuto nelle gio-vanili della Juventus, è diventato uomo prendendo per mano la squadra ciocia-ra fino a diventarne capitano e contribu-ire alla risalita in serie cadetta sotto la guida di un “predestinato” come mister Roberto Stellone. Una chiacchierata con uno dei protagonisti della prossima Se-rie B fra passato e presente.

Partiamo dagli inizi. La Juventus e quell’esordio in Champions League al Celtic Park datato ottobre 2001.“Quello della Juventus è un ricordo lon-tano, ma anche molto piacevole per-ché non è da tutti esordire a 18 anni in Champions League, in un palcoscenico come il Celtic Park. È stato bellissimo ed

è da lì che ho capito che il mio sogno di essere un calciatore si stava realizzando, stava diventando realtà”.

Dopo un anno subito via, in prestito al Bologna. Cosa conserva di quell’e-sperienza?“A Bologna l’esperienza è stata bella e utile. Ero giovane, ma ho giocato con una certa continuità e imparato molto. Forse ho commesso qualche errore di gioventù, anche se non li definirei tali, ma quell’e-sperienza mi ha permesso di maturare e diventare il giocatore che sono”.

Prima e unica esperienza in Serie A. Poi tanti anni di cadetteria in giro per l’Italia. Rimpianti?

“Si dopo ho giocato molti anni in Serie B a Terni, Spezia, Rimini e infine Varese, in un campionato che da sempre difficile e complicato da affrontare. Sono soddi-sfatto di tutte queste esperienze e devo dire che non ho rimpianti per una man-cata chiamata dalla categoria superiore che in quegli anni non è arrivata. Forse ho avuto solo la sfortuna di essere fre-nato da qualche infortunio di troppo nei momenti chiave della stagione, visto che in Serie B la continuità di rendimento è fondamentale per provare il salto in Se-rie A, ma tutto sommato sono contento della mia carriera”.

Da tre anni difende i colori del Frosi-none, per cui è sceso ulteriormente di categoria.“Frosinone è arrivato dopo l’esperienza a Varese e onestamente non mi aspetta-vo tanto. Questa squadra e questa piaz-za mi ha dato tantissimo a livello perso-nale e qui sono riuscito a togliermi molte soddisfazioni. Sono arrivato nell’età del-la maturità e in questi anni sono ulterior-mente maturato sfruttando l’esperienza accumulata in precedenza. Sono cresciu-to molto come calciatore e come uomo e devo ringraziare la piazza per quanto mi

D

foto

Luc

a R

ea

CUORE DI CAPITANO DOPO TRE ANNI IN LEGA PRO ALESSANDRO FRARA TORNAIN SERIE B. “ORA VORREI CHIuDERE IL CERCHIO CON LA A”

di Tommaso MASCHIO

“”nessunrimpianto.frosinone miha Dato piùDi quanto mi aspettassi

Calcio2OOO52

Page 53: Calcio 2000 n.203

NATO NELLA JUVE32 anni a novembre,

è cresciuto nel vivaiobianconero...

foto

Fed

eric

o G

aeta

no

con lo stesso spirito che ci ha contraddi-stinto lo scorso anno sapendo che si trat-ta di un campionato più duro e che il no-stro obiettivo è mantenere la categoria. Siamo un gruppo forte, con un bel mix di giovani ed esperti, a cui si sono aggiunti giocatori d’esperienza e categoria che sicuramente ci faranno molto comodo per il raggiungimento dell’obiettivo”.

Nel cassetto c’è ancora il sogno di

giocare ancora in A? Che ambizioni nutre per il futuro?“Le mie ambizioni sono quelle di con-tinuare a giocare ad alti livelli il più a lungo possibile e dimostrare di essere sempre all’altezza del ruolo. Voglio to-gliermi ancora tante soddisfazioni con questa maglia e magari un giorno tor-nare in Serie A per chiudere simbolica-mente il cerchio ad anni di distanza dal mio esordio”.

ha dato e continua a darmi”.

Quanto è stato importante per lei, e la squadra, l’arrivo di Stellone – un allenatore molto giovane – alla guida della Frosinone?“Stellone per me è stato fondamentale. Mi ha dato fiducia e responsabilità af-fidandomi la fascia di capitano della squadra. È un tecnico emergente e cre-do che sia un predestinato visto quello che è riuscito a conquistare in così poco tempo (un campionato Berretti e la pro-mozione in Serie B). Ha un grande futuro davanti”.

Nella passata stagione avete conqui-stato la B al termine di un campio-nato molto combattuto. Ci sono stati momenti in cui avete pensato di non farcela?“La passata stagione siamo stati a lungo primi in classifica in uno dei tornei più duri degli ultimi 10 anni. Dopo la scon-fitta a Perugia c’è stato un momento di sconforto, perché è stata una vera e propria mazzata, ma abbiamo reagito subito tirando fuori la cattiveria che ci ha sempre contraddistinto facendo si che nei play-off, la squadra non sbagliasse nulla fino a conquistare la Serie B. Devo dire che, esclusa quell’ultima partita, la squadra ha sempre creduto nell’obiettivo e non si è mai demoralizzata mostrando carattere”.

Torna in Serie B, un campionato che conosce bene. Cosa si aspetta dalla stagione?“Ora mi aspetto di affrontare la Serie B

SERIE B/ FROSINONedi Tommaso MASCHIO

foto

Imag

e S

port

ALESSANDRO FRARA

Calcio2OOO 53

Page 54: Calcio 2000 n.203

e Kubrick fosse nato a Pistoia, terra di vivai, non avrebbe di cer-to esitato a modificare così il titolo di uno dei suoi lavori più celebri.

L’Olandesina, come veniva chiamata la compagine arancione dell’Alta Toscana nei primi anni ’80, sta cercando di farsi nuovamente bella in un calcio che sta perdendo, con Galeano, “l’allegria del giocare per giocare”: per riuscirci ser-vono anime vere. Cristiano Lucarelli rimane, anche da allenatore, la made-leine di quel pallone romantico che gli archivi c’insegnano.

Mister Lucarelli, quando è nata l’op-portunità Pistoiese?“Sono stato contattato a fine campio-nato scorso. Mi chiamò il DS Nelso Ricci (vedi box, ndr), chiedendomi di vederci. Ero di ritorno da un viaggio in Sarde-gna e mi vennero addirittura a prendere all’aeroporto di Pisa”.

Addirittura?“Questo episodio mi colpì moltissimo, perché mi dimostrò quanta fiducia la so-cietà avesse in me. Nelso ha facilitato la

mia scelta, ci conosciamo da tempo e la sua presenza è la garanzia del proget-to. È una fortuna avere a fianco un DS esperto come lui”.

Che ambiente hai trovato?“Molto familiare, anche il presidente è una persona umile e seria. Si lavora bene e senza pressioni in una piazza comunque importante per la Lega Pro. Nonostante abbia avuto offerte da altre squadre, tra cui una di B, ho ritenuto Pistoia l’oppor-tunità giusta per crescere. Si è trattato di una decisione ben ponderata”.

L’organico, rispetto alla passata sta-gione, è stato rivoluzionato.“Sì, complice il doppio salto di categoria (dalla D alla Lega Pro “unificata”, ndr), abbiamo fatto una scelta dettata da ne-cessità tecniche ed economiche, anche perché i giovani ci portano benefici le-gati al loro minutaggio, aspetto decisivo quando si ha un budget ridotto”.

Ci sono tanti giovani, appunto. Ti pia-ce lavorare con loro?“Sono abituato, dopo l’esperienza con gli Allievi Nazionali del Parma e con il Viareggio non ho avuto difficoltà”.

Quali sono i “contro” nel lavorare con i ragazzi? “Il giocatore già “fatto” richiede meno attenzioni e legge certe situazioni in campo prima degli altri, mentre con i giovani il prezzo più alto da pagare è la discontinuità. I ragazzi, però, hanno più entusiasmo”.

Parliamo della tua idea di gioco.“Io vengo dalla scuola di Mazzarri e uli-vieri, allenatori che curano molto l’aspet-to tattico. Mi piace che la mia squadra sappia stare bene in campo”.

Chiedi qualcosa in particolare ai tuoi uomini?“Io dico due parole ai miei giocatori: “Date l’anima”, gli avversari ci devono battere solo se si dimostrano più bravi, non perché hanno più fame di noi. Ai ragazzi chiedo anche di non avere un approccio superficiale alle partite, nessun pallone deve essere sottovalutato, anche il più “stupido”…”.

Sei un allenatore più “amico” o maestro?“A me piace scherzare e sdrammatizzare, ma sono i miei giocatori a decidere come volermi. Se mi dimostrano che si può

S

LEGA PRO

PISTOIESEfo

to U

ffici

o S

tam

pa P

isto

iese L’ARANCIA BOTANICA

OSPITI A CASA DELLA PISTOIESE DOVE LUCARELLI STA RIPORTANDO LA VOGLIA DI GIOCARE E DIVERTIRSI...

di Pierfrancesco TROCCHI

NELLE MANI DI LUCARELLICon lui al timone, nulla è preclusoalla Pistoiese...

Calcio2OOO54

Page 55: Calcio 2000 n.203

foto

Uffi

cio

Sta

mpa

Pis

toie

se

lavorare in serenità ed allegria, senza che questo atteggiamento influisca sulla concentrazione, allora mi concedo una battuta con loro. Se, invece, mi accorgo che ridere porta a deconcentrarsi e non affrontare le partite come si deve, diven-to un martello pneumatico. Dico sempre loro che hanno la sfortuna di avere un al-lenatore grande e grosso e che li picchia pure (ride, ndr). Il gruppo deve essere maturo e capace di distinguere i momen-ti scherzosi da quelli in cui bisogna farsi trovare pronti”.

Allo stato attuale, quali sono i vostri obiettivi?“In rosa ci sono giovani bravi, tra cui alcuni che, complici infortuni e scelte tec-niche, hanno pochi minuti nelle gambe e sono da ritrovare. Abbiamo tanti talenti, che possono “esserci” una domenica e non quella successiva. Cercando di valo-rizzare i ragazzi, il nostro scopo è quello di salvarci”.

A Pistoia non c’è fretta, ma Lucarelli è pronto ad essere ancora decisivo. CRISTIANO LUCARELLI

LEGA PRO/ PISTOIeSedi Pierfrancesco TROCCHI

Sdella squadra non supera i 23 anni!), che “debbono percepire la stima di tut-to l’ambiente per rendere al massimo. Cristiano, ad esempio, andò a Milano di persona per assicurarsi le prestazioni di Calvano”, spiega Ricci. Quello di ave-re tanti ragazzi in rosa è un vantaggio in termini tecnici (“non sono appagati come i più anziani”, afferma), ma anche finanziari. “È fondamentale, in una cate-goria come la nostra, tenere d’occhio i conti. L’impiego di giovani – continua il DS – ci permette di ricevere svariati van-taggi economici, un aiuto importante per non incappare in un fallimento, come è invece successo a tante società toscane”. L’obiettivo per Ricci è uno solo: “Avere continuità e stabilità sotto ogni aspetto”. L’ammiraglio vede e provvede.

copriamo la vera colon-na della Pistoiese, un ds dalle mille risorse…Lo chiamavano così a Carrara, sua terra na-tia, e così lo chiamano a

Pistoia. Nelso Ricci, DS degli oranje to-scani, si è occupato profondamente del nuovo assetto della Pistoiese, a partire dall’ingaggio di Lucarelli. “Conosco Cri-stiano dai tempi di Livorno - dice - mi è sempre piaciuto il suo modo di inten-dere il calcio. Ha già dimostrato il suo valore, sono sicuro che anche da noi farà bene”. C’è da fidarsi, se a garantirlo è chi ha lanciato allenatori del calibro di Baldini, De Canio e, soprattutto, Mar-cello Lippi. Lucarelli avrà il compito di gestire diversi giovani (l’età media NELSO RICCI

L’AMMIRAGLIO NELSOdi Pierfrancesco TROCCHISCOPRIAMO LA VERA COLONNA DELLA PISTOIESE, UN DS DALLE MILLE RISORSE…

foto

Uffi

cio

Sta

mpa

Pis

toie

se

foto

Uffi

cio

Sta

mpa

Pis

toie

se

Calcio2OOO 55

Page 56: Calcio 2000 n.203

SOGNI D’ELITEIl Lecco ha l’entusiasmogiusto per non sfigurare...

SERIE D

LECCO

uel ramo del lago di Como…” così esordisce Manzoni nel primo capi-tolo de “I Promessi Spo-si”. Quella città di Lecco - così si potrebbe dire

meno romanticamente qualche anno dopo - dove dal 1912, a partire dal-la Società Canottieri Lecco, si mastica calcio. Si va dai ruggenti anni ’60 della Serie A del presidente Ceppi con An-gelo Piccoli in panchina, al sali e scendi tra Serie C e dilettantismo degli ultimi trent’anni, che ha comunque dato spa-zio ad allenatori e giocatori di primo livello. L’ex CT della nazionale Roberto Donadoni e Massimiliano Allegri, scu-dettato col Milan e oggi Mister della Juve favorita per la vittoria del cam-pionato, sono i nomi di maggior spic-co. Tra i calciatori c’è anche Massimo Oddo, passato da qui sul finire degli anni ’90 e poi divenuto campione del mondo a Berlino nel 2006. Oggi, con un progetto serio alle spalle, c’è anche un presidente dal nome altisonante, Evari-sto Beccalossi.

Si è abituati a pensare a lei come fan-tasista, ma a volte i ruoli cambiano.

Chi è Evaristo Beccalossi come presi-dente del Lecco?“Come presidente metto a disposizione tutta la mia esperienza maturata in tanti anni di calcio. Cambia il punto di vista, non ho bisogno di concentrarmi come singolo, ma devo sempre farlo a livello di gruppo. Si cerca di mettere le perso-ne nelle migliori condizioni possibili per poter lavorare positivamente. Mi sono tuffato in questa esperienza con grande entusiasmo”.

Lo scorso campionato si è concluso con un nono posto, quali sono gli obiettivi per la stagione 2014-2015? “Cercheremo di fare un bel campionato, poi si sa nel calcio non c’è niente di certo. Lecco ha una grande città e una grande tradizione come squadra e un mese fa non si sapeva neanche che futuro avesse. È importante che il Lecco ci sia e che sia ripartito per fare un campionato impor-tante come la Serie D. L’obiettivo è quello di far bene con il budget che abbiamo a disposizione. Però, ripeto, la cosa più im-portante è che il Lecco c’è, ora bisogna impegnarsi a livello sportivo per fare un campionato di un certo tipo”.A chi sogna la promozione cosa ri-

sponde?“Dopo una partita vinta sembravamo il Real Madrid, poi abbiamo perso in Cop-pa Italia e sembrava tutto da rifare. Ci sono dei passaggi da compiere, mante-nendo i piedi per terra, non mi piace dire che si punta a questo o a quello. C’era da ricostruire una società, siamo conten-ti del lavoro svolto in un mese, abbia-mo creato un buon gruppo poi dovremo anche ricostruire il settore giovanile, ma pian piano si fa tutto. C’è il massimo im-pegno da parte di tutti, grande umiltà e coscienza di fare le cose a modo. Alla fine tireremo le somme, adesso s’inizia a lavorare sul campo per cercare di fare i risultati. La gente ci sta seguendo ed è la cosa più importante e noi non dobbiamo deludere i tifosi”.

Sì, i tifosi vi seguono molto, la dimo-strazione sono gli oltre 300 abbonati, molti di più della passata stagione. In questo calcio “moderno” in cui si dice spesso che le TV allontanano il pub-blico dagli stadi, come vede le dirette televisive anche per la Serie D?“Di certo la televisione non è un ostacolo, basti pensare che ci sono squadre di Serie A che solo con i diritti televisivi riescono

“Q

foto

Uffi

cio

Sta

mpa

AC

Lec

co LECCO IS BECK! CON L’OBIETTIVO DI FARE UN BEL CAMPIONATOE NON DELUDERE I TIFOSI

di Simone TONINATO

Calcio2OOO56

Page 57: Calcio 2000 n.203

PRESIDENTE DI CLASSEA guidare l’ambizioso

Lecco c’è un certo Beccalossi...

foto

Imag

e S

port

foto

Uffi

cio

Sta

mpa

AC

Lec

co

foto

Uffi

cio

Sta

mpa

AC

Lec

co

a fare il fatturato più importante. Credo che sabato avendo trasmesso la partita in tv (Lecco – Mapello del 6/9/14 ndr.) ci abbiano potuto vedere tutti. Ben venga quindi per la visibilità”.

Passando la parola al campo. Nell’un-dici di Mister Cotroneo, chi è il Becca-lossi della situazione?“Guarda, il calcio di oggi è diverso e ri-spetto a quando giocavo io è cambiato completamente. Ogni periodo ha deter-minati giocatori con determinate carat-teristiche. Chi viene a Lecco deve avere entusiasmo, perché si tratta di una piazza importante in cui la stima e l’affetto dei tifosi devono servire da ulteriori motiva-

SERIE D/ leCCOdi Simone TONINATO

zioni per far bene. Chi assomiglia a que-sto o a quello o chi c’è e chi non c’è non mi interessa”.

È cambiato tanto, non il Mister, che è quello della passata stagione, non Tignonsini che è stato promosso a ca-pitano. Qualche parola su entrambi?“L’allenatore è arrivato a campionato in corso nella passata stagione e pen-so che abbia fatto bene, ha fatto cose importanti. Abbiamo valutato insieme come poter migliorare la squadra e ci siamo messi a lavoro per ripartire. Il capitano è un giocatore esperto, insie-me ad altri tre o quattro elementi della rosa a disposizione del mister”.

Tra i calciatori esperti figura anche una punta, Cristian Bertani, trascina-tore del Novara promosso in A nel 2010-2011. Ma, squalificato per cal-cio scommesse nel 2012, non può es-sere schierato a meno che la richiesta di grazia non venga accolta…“Noi stiamo lavorando sperando di po-terlo avere a disposizione, ma siamo tranquilli e sereni e aspettiamo quello che sarà. È chiaro che poter contare su un giocatore come lui sarebbe importan-tissimo, però è anche vero che dobbiamo guardare la realtà e in questo momento non ce l’abbiamo e andremo avanti con le nostre forze. Speriamo che si conclu-da positivamente”.

EVARISTO BECCALOSSI

ROCCO COTRONEO LUCA BALDO

Calcio2OOO 57

Page 58: Calcio 2000 n.203

na professione, quel-la dell’agente, nata quasi per caso. Sono passati oltre 25 anni, era il 1988, ed il lavoro del procura-tore nel mondo del

calcio non aveva ancora conosciuto la sua massima espansione. I contratti era-no più stringati e i calciatori non erano ancora macchine mediatiche. è qui che inizia la storia di Vincenzo D’Ippolito, avvocato prestatosi al mondo del pal-lone. Ci accoglie nella sua splendida casa romana, zona Parioli, per raccon-tare i segreti, le gioie e, perché no, le delusioni di una professione in continua evoluzione. “Sono romano di adozio-ne, ma salentino di nascita, del paese di Latiano”, ci tiene a precisare. “Mi sono trasferito qua da bambino e ci sono stato fino a 24 anni. Poi gli studi a Teramo, la laurea in giurisprudenza e il praticantato per diventare avvocato”.

Perché allora la ritroviamo nel mondo

del calcio?“Ci sono finito quasi per caso in realtà… Era il 1988 e stavo iniziando la carriera da avvocato. Vincenzo Rodia, calciatore dell’Ascoli e amico di famiglia, mi chia-mò per una consulenza su un contratto. Non mi sono più allontanato da quel mondo”.

Se le dico Antonio Caliendo?“Con Eugenio Ascari e Barendt Krausz, ci mettemmo a lavorare nell’agenzia di Caliendo, il primo procuratore della sto-ria del calcio. Iniziai con alcune procure dei giocatori del Lecce, fra cui ricordo su tutti un giovanissimo Antonio Conte, ma anche Petrachi, Moriero e Morello”.

Gancio perfetto. Antonio Conte ct del-la Nazionale. Se l’aspettava? “Me l’aspettavo ma sono comunque rima-sto sorpreso dai tempi. Si vedeva fin da ragazzo che aveva stoffa, pensate che pur giocando, si laureò col massimo dei voti all’Isef. Detto questo, non credevo di ve-derlo sulla panchina dell’Italia così presto”.

IL CACCIATOREDI TALENTI

ORA è UNO DEI MIGLIORIAGENTI IN CIRCOLAzIONE

di Simone BERNABEI

foto Sara BITTARELLI

U

I RE Del MeRCATO

VINCENzO D’IPPOLITO

Calcio2OOO58

Page 59: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

SEMPRE IN PRIMA FILAAgente di professione

da oltre 25 anni

Calcio2OOO 59

Page 60: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

PIONIEREResponsabile della primatrattativa di un club italianocon uno africano

Calcio2OOO60

Page 61: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

L’ARRIVO DEL MATADORFu proprio D’Ippolito a

scoprire Cavani nel Danubio“”vincenzo roDia,

calciatore Dell’ascoli e amico Di famiGlia, mi chiamò per una consulenza su un contratto. non mi sono più allontanato Da quel monDo

Come giudica le prime uscite della sua Italia?“Molto molto bene. Col tempo è riusci-to a incamerare tutte le nozioni, pensate che anche mentre era giocatore prende-va appunti. Sono convinto che possa far davvero bene in Nazionale, anche perché meglio di lui oggi non c’era nessuno”.

Torniamo a lei: quando decise di la-vorare autonomamente?“Dopo qualche anno mi misi in proprio. Avevo 23 procure quando mi separai da Antonio: ai ragazzi che stavo seguendo lasciai libera scelta se continuare con me o se restare nella scuderia di Caliendo. In 21 continuarono a darmi fiducia”.

Cosa cerca Vincenzo D’Ippolito nei suoi assistiti?“Ho uno stile di lavoro tutto mio: non mi piace seguire le squadre Primavera, c’è troppo affollamento. Preferisco andare a scovare le potenzialità nelle serie mi-nori. Già i primi anni seguivo le gare di serie C1 e C2, il talento esiste anche lì e certamente si può lavorare con più tran-quillità. Tecnicamente, comunque, credo sia essenziale la rapidità per giocare in Italia, e soprattutto devo conoscere per-sonalmente il calciatore. Da questo punto di vista, devo dire che uno come Laxalt mi ha davvero fatto una bella impressio-ne fin dal primo incontro”.

Un nome che ricorda particolarmente?“Leonardo Colucci: lo scovai al Ceri-gnola. E Cristian Bucchi. Quando lo vidi giocava in Eccellenza, l’anno successivo

Calcio2OOO 61

Page 62: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

correva sul campo del Curi col Perugia di Gaucci. In serie A. Poi ricordo con pia-cere Giampaolo, zaini e Flavio Destro, il padre di Mattia. Ma la lista sarebbe davvero lunga: Di Liso, Nappi, Colonel-lo…”.

Insomma, ha sempre preferito il Made in Italy...“Fino al 1996 sì. In quell’anno feci la pri-ma trattativa con un giocatore straniero. Seguivo la Coppa d’Africa e sapevo che la Lazio stava cercando un difensore. Chiamai il direttore Nello Governato, chiedendogli di guardare la gara del Su-dafrica in onda su TMC. Al fischio finale mi chiamò e mi disse di trattare l’acqui-sto di Mark Fish. una trattativa davvero particolare”.

In che senso?“Trattai il giocatore col presidente degli Orlando Pirates nel casinò di Johanne-sburg, mentre giocava alla roulette. Alla fine l’operazione andò in porto e fu la prima trattativa di un club italiano con uno africano”.

Diciamo che aveva abbattuto le fron-

tiere, quindi.“I mesi a cavallo del 2000 segnarono la mia carriera. Portai in Italia il primo honduregno della storia, un certo David Suazo. Lo proposi a 3-4 società di Serie A e alla fine la spuntò il Cagliari. Spostai l’attenzione dei club italiani sui paesi su-damericani meno battuti come, appunto, l’Honduras”.

A livello di quotidianità cambiò molto il suo lavoro?“Decisi io, di cambiare qualcosa. Alla so-glia del 2000 avevo in procura 90 cal-ciatori. Dovevo seguire quotidianamente le necessità di tutti questi giocatori. De-cisi di ridurre il numero dei miei assistiti, anche perché in Italia ci fu un vero e pro-prio boom di agenti e procuratori. Cam-biai filosofia di lavoro. In passato ero un agente nel vero senso della parola, oggi mi sento più uno scout che fa da inter-mediario nei trasferimenti dei giocatori. un cambiamento voluto, ad ogni modo”.

Nel pratico, come faceva e come fa adesso a proporre i giocatori ai vari club?“Vado spesso in Sudamerica. Prima le

valigie erano piene di vhs, oggi grazie ai dvd e soprattutto alle e-mail è tutto più semplice, logisticamente parlando”.

I paesi in cui preferisce operare?“Amo i giocatori uruguayani. Ho inizia-to con loro e con quelli dell’Honduras, appunto. Oltre a Suazo portai in Italia anche Leòn. Poi giro l’Argentina e ulti-mamente ho allacciato contatti anche in Paraguay”.

Il Brasile, la patria del calcio, non le interessa?“C’è tanta qualità, ma i prezzi del mer-cato sono altissimi. Io preferisco trovare le potenzialità in quei paesi dove le spese per un giocatore sono molto più contenu-te e, spesso, la qualità è similare”.

Prendiamo l’aereo per l’Uruguay. Ri-cordi?“All’inizio non fu semplice, il mercato era chiuso e il 90% dei giocatori era del potentissimo Paco Casal. La mia fi-gura, per i primi viaggi, non fu affatto ben vista da quelle parti. Col tempo mi sono fatto largo e adesso ho contatti con i top club del paese: Liverpool, Defensor,

PASSIONE SUDAMERICANANiente Brasile, Uruguay e Honduras i mercati preferiti

Calcio2OOO62

Page 63: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

Come scoprì questo grande centra-vanti?“Collaboravo con un agente peruviano che operava in uruguay che lo conosce-va. Il nostro rapporto, però, si è interrot-to nel giugno 2011. Abbiamo avuto dei dissidi e non lavoriamo più insieme da tempo. Adesso lavoro autonomamente con l’uruguay e negli ultimi sono riuscito a portare diversi giocatori”.

Avevate concluso altri affari insieme?“Cavani, poi Ramirez, Hernandez e Gar-gano”.

C’è qualcuno che l’ha colpita partico-larmente, di questi giocatori?“Diego Polenta. Su di lui c’era il Barcel-lona, custodisco ancora la proposta uf-ficiale dei blaugrana: prestito oneroso con diritto di riscatto. Il Genoa alzò le pretese all’ultimo, quando tutto sembra-va fatto e così zubizarreta mi chiamò e si tirò indietro”.

L’ultimo colpo è stato Gaston Silva. È vero che c’erano anche Inter e Juven-tus?“Si, ma non solo, anche Lazio e Parma.

Insieme all’agente e alla sua famiglia, però abbiamo scelto il Torino, con Ven-tura potrà crescere moltissimo. Gaston Silva è un predestinato, pensate che fu ceduto al Benfica a 16 anni, ma con la famiglia fu deciso di rimandare lo sbar-co in Europa. Ha fatto tutte le Nazionali minori, al Mondiale under 20 in Turchia le ha prese tutte contro un certo Pogba”.

E Laxalt?“Ha fatto bene i primi mesi a Bologna, adesso aveva bisogno di una squadra in cui fare il salto di qualità e abbiamo scelto Empoli. Quando è arrivato all’In-ter poteva andare al Milan, ma Galliani era impegnato ad acquistare Balotelli e non se ne fece più nulla”.

Altro biglietto aereo. Atterriamo in Honduras.“Oltre a Suazo c’era Leòn. Lo vidi a Puerto Cortez, era un ‘utilero’ della squadra, una specie di tuttofare che si scopri calciatore per caso. Fu vicinissimo alla Juventus, nel 2001…”.

Ci racconti la sua storia.“Alla Juve serviva un vice Del Piero. Mog-

Penarol… All’inizio non era pensabile portare giocatori in Italia senza la “be-nedizione” di Casal, ma con un po’ di testardaggine riuscii comunque a fare alcune operazioni. Riuscii a liberalizzare il mercato uruguayano”.

Il primo nome che le viene in mente che ha portato nel Belpaese?“Cavani”.

Allora ce lo racconti, l’arrivo del Ma-tador in Italia…“Era il settembre del 2006, con il Da-nubio avevo ottimi rapporti. Ottenni dal club il mandato per la sua cessione in Ita-lia, e già da novembre iniziai a proporlo ai club di A a costi contenutissimi, ma le risposte non furono positive. A gennaio 2007 Cavani giocò da protagonista il Mondiale under 20 ed il suo prezzo lievi-tò, e di parecchio anche. Gli ultimi giorni il Palermo fece l’offerta giusta e Cavani sbarcò in Sicilia. In seguito ebbi problemi col Danubio, che non voleva riconoscere il mio lavoro, ma una sentenza del Tas di Losanna datata 5 ottobre 2012 mi ha dato ragione al 100%”.

IL PRIMO AGENTE DI CONTEDa calciatore, il Ct azzurro

scelse D’Ippolito come agente

Calcio2OOO 63

Page 64: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

STORIE DI CALCIOLeòn fu scoperto in un campo di periferia.Faceva il magazziniere

Calcio2OOO64

Page 65: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

“”i mesi a cavallo Del 2000

seGnarono la mia carriera. portai in italia il

1° honDureGno Della storia,

un certo DaviD suazo

Calcio2OOO 65

Page 66: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

gi il 1 settembre mandò un osservatore a seguire usa-Honduras e decise di com-prarlo, anche perché il mercato quell’an-no chiudeva eccezionalmente il 28 di settembre. Arrivai in Italia col ragazzo nella massima segretezza, ma la mattina della firma trovai le foto sul giornale. A quel punto l’affare saltò inspiegabilmen-te e Leòn andò alla Reggina”.

Viaggio nel futuro: un nome di cui sentiremo presto parlare.“Dico Diego Facundez, classe ’95 che gioca nel New England Revolutions in MLS. Negli States è una star, ma sono sicuro che potrà essere il nuovo crack del calcio europeo. Negli usa è titolare già da tre anni. Poi segnatevi anche Ichazo, portiere destinato a diventare titolare della Celeste, e Guillermo Cotugno, un difensore classe ’95 con origini italiane, come suggerisce il cognome”.

Fra gli ‘italiani’, qual è quello con cui ha stretto il rapporto migliore?“Su tutti Ledesma. La sua storia è parti-colare: lo conobbi in un torneo in Svizze-ra, lui era con il Boca Juniors. La Lazio a quei tempi si era già mossa per lui, ma gli Xeneizes volevano molti soldi per il cartellino. Ledesma però voleva l’Italia, quindi non tornò in Argentina col Boca e restò a casa mia per circa un anno. Poi arrivò un provino col Lecce… il resto è storia nota”.

Un rapporto duraturo e proficuo per entrambi…“Esatto. Lui arrivò anche a vestire la ma-glia azzurra, con Prandelli. Purtroppo c’è un po’ di rammarico, fu un’apparizio-ne lampo, senza avere seguito. Peccato perché con una sola presenza è difficile valutare le qualità di un ragazzo, e Pran-delli non dette mai seguito a quella prima convocazione. Acqua passata, anche se ai tempi Ledesma era seguito e aveva parlato anche con Maradona, all’epoca ct dell’Argentina. Diego si era interes-sato a lui, ma il debutto con la maglia azzurra frenò tutto”.

Chi altro?“Michele Pazienza è un mio amico stori-co. Poi Abero, Rolin, oltre a Laxalt”.

Ce l’ha un rimpianto, un giocatore che avrebbe voluto seguire?“Del Piero. Lo vidi al Torneo di Viareggio

SGUARDO AL FUTUROSegnatevi il nome di Diego Facundez. Ne sentirete presto parlare

Calcio2OOO66

Page 67: Calcio 2000 n.203

I RE Del MeRCATO / VINCENzO D’IPPOlITO

Intervista di Simone Bernabei

che era un ragazzino. Doveva scegliere un procuratore fra me e Andrea D’Amico e alla fine scelse lui”.

E all’estero?“Facile, anche in questo caso. Si chiama Angel Di Maria. Era il 2007, Di Maria giocava ancora nel Rosario Central. Io avevo il mandato per l’Italia, il ragazzo si poteva prendere con una cifra di 1,5-1,8 milioni di dollari. Praticamente nien-te. Parlati con tre club italiani, ma solo una si interessò. Dopo averlo studiato, il ds mi disse ‘è bravo ma fragile, si rompe-rà facilmente’. Tutto saltò e adesso tutti conoscono la carriera di Di Maria…”.

Il giocatore che l’ha fatta “ammattire” di più, in senso buono?“Caratterialmente Leòn. Ha avuto un’in-fanzia difficile e per questo ha un modo di fare un po’ particolare. Lo sapevo, ma ho voluto rischiare scommettendo sulle qualità del ragazzo”.

Per concludere, voltiamo pagina: nel-la sua carriera si è cimentato anche nel ruolo di dirigente alla Sambene-dettese.“Diciamo che ero più un consulente. Il 29 agosto 2004 ricevo una chiamata da un mio amico imprenditore che voleva risol-levare le sorti della Sambenedettese. Ac-cettai con entusiasmo questa sfida com-plicatissima, visto che mancavano 48 ore alla fine del mercato e in rosa c’e-rano solo 5 giocatori. Scelsi l’allenatore, Davide Ballardini, che dalla Primavera del Parma poteva portarsi dietro diversi giocatori tra cui Cigarini, Gazola e Ca-nini. Feci la squadra e portammo avanti un campionato di Serie C1 eccezionale nell’anno in cui c’era anche il Napoli. A fine anno gli azzurri presero Amodio e Bogliacino. Con rammarico mi resi conto di non poter più proseguire, ma quell’e-sperienza mi ha dato forza e convinzione nelle mie competenze”.

NON SOLO MERCATOD’Ippolito è stato

anche dirigentedella Sambenedettese

Calcio2OOO 67

Page 68: Calcio 2000 n.203

n giorno Nereo Roc-co incontrò suo cugi-no e gli disse... “Tè presento Albertosi. El ga tuto quel che mi no poso soportar: el magna, el bevi, el va

in giro de notte, el xè carigo de babe, el scometi sui cavai come ti. Ma mi lo tegno perché el xè el meo portier del mondo”. Ricky Albertosi, il più grande di tutti. Più di zoff, più di Sarti, più di Buffon. E se lo dice il “paròn”, c’è da fidarsi. Ricky, invece, professa umiltà e si limita a dire: “Sono stato un grande portiere, questo sì. Il più grande? Mi spiace, non sta a me dirlo”. Interviene allora la moglie Betty: “Ricky è stato il migliore. Ma lui non lo dice, perché è una persona umile. Anche se molti la pensano diversamente”. Eh già, perché Ricky Albertosi ha sem-pre avuto l’immagine del guascone, di chi conduce una vita spericolata: donne, gioco, sigarette (un pacchetto al gior-no). Un personaggio “contro”, tutto l’op-posto di come dovrebbe essere un’at-

leta. “Che vi devo dire? Confessa Ricky anche un po’ divertito. zoff, per esempio: se faceva l’amore il venerdì, la domeni-ca aveva le gambe molli. Io potevo farlo anche di sabato, ma la domenica facevo ugualmente la differenza. Questione di fisico”. E allora con uno come Albertosi, proviamo anche noi ad andare contro-corrente, partendo dalla fine. “Nella vita ho fatto il fenomeno - aggiunge - però per due volte ho rischiato seriamen-te di morire. La prima nel 2004, men-tre andavo a cavallo per beneficenza. Eravamo all’ippodromo di Montecatini, sono crollato all’improvviso e l’ambu-lanza non aveva medico a bordo. Sono stato incosciente per 18 minuti, mi fece-ro l’elettroshock... tre, quattro volte, ma niente. Dopo tre giorni mi risveglio dal coma e per miracolo non avevo subito danni cerebrali. Anzi, litigai col medico perché volevo togliermi la mascherina e baciare mia moglie”.

La seconda, invece, la sanno in pochi...“Problemi alla tiroide, era il 2010. In un

RICKY, ILPIU’ GRANDE

DI TUTTIGENIO E SREGOLATEzzA, è CONSIDERATO IL MIGLIOR PORTIERE ITALIANO DI SEMPRE.

ANCHE SE LUI NON LO DICE...

di Stefano BORGI

foto Federico DE LuCA

U

I GIGANTI DEL CALCIO

ENRICO ALBERTOSI

Calcio2OOO68

Page 69: Calcio 2000 n.203

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

IL PIU’ FORTEAlbertosi,

il vero portiere,quello dei miracoli

Calcio2OOO 69

Page 70: Calcio 2000 n.203

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

mese ero dimagrito 15 chili, e non capi-vo il perché. La colpa era di una medicina che prendevo per il cuore, il cordarone, che solo nel 20% dei casi può causare danni alla tiroide. Ed io, guarda caso, ri-entravo in quella percentuale. Sono stato un mese ricoverato a Pisa, fui operato, mi è andata bene”.

Torniamo all’Albertosi bambino“Se sono diventato un calciatore è merito di mia madre. E di una casualità: io na-sco a Pontremoli, in Lunigiana, nel ‘39. A 15 anni esordisco in prima squadra sostituendo il portiere Gregoratto, che

si doveva imbarcare come marinaio. Poi, altra coincidenza, sostengo due provini: uno all’Inter, uno allo Spezia. Li supero entrambi, e ovviamente spero di anda-re all’Inter. E invece fu lo Spezia a fare un’offerta per prima”.

Però?“Però c’è da convincere mio padre. E pensare che anche lui aveva fatto il por-tiere nella Pontremolese, in promozione. Allo stesso tempo era maestro di scuola e voleva continuassi a studiare. Per fortu-na mia madre riuscì ad imporsi, anche se il meglio deve ancora venire: la mattina

dopo telefona l’Inter che voleva ingag-giarmi. Ma ormai l’accordo era fatto...”

Nonostante la vicinanza, l’inizio fu duro“La mattina alle 6 prendevo il treno degli operai, due ore per arrivare a Spezia. Scuola al mattino, pranzo alle 12,30, allenamento il pomeriggio. Ripartivo alle 18 ed arrivavo a casa alle 20. Il primo anno ce l’ho fatta, il secondo ho mollato e mi sono dedicato al calcio. Finché nel ‘58 è arrivata la Fiorentina, con Ferrero che mi tenne in prova una settimana”.

Ci racconti l’esordio in serie A

LO SCUDETTO A CAGLIARIAlbertosi è stato ilgrande protagonistadel tricolore dei sardi

foto

Liv

eran

i

Calcio2OOO70

Page 71: Calcio 2000 n.203

“Fu con la Roma, sul neutro di Livorno, nel gennaio ‘59. Finì 0-0, non presi gol e feci delle grandi parate. Ricordo che Ca-rosio, in cronaca, mi fece i complimenti perché da quanto ero tranquillo sembra-vo un veterano”.

E lì cominciò il dualismo con Giuliano Sarti“In realtà il mio rapporto con Sarti è sempre stato buono, anche se non perde-va occasione per ricordarmi che era lui il titolare. E poi eravamo diversi in tutto: nel carattere, nel modo di stare in cam-po. Sarti concreto, poco appariscente, io un gatto, amante dello spettacolo. Però da Giuliano ho imparato tanto, soprat-tutto la posizione, quasi da libero ag-giunto. In cinque anni, dal ‘58 al ‘63, giocai solo 30 partite, però feci a tempo ad esordire in nazionale, proprio a Firen-ze... (15 giugno 1961, Italia-Argentina 4-1 ndr.) Quella per me fu una grossa rivincita”.

Con la Fiorentina 10 stagioni, 185 presenze, due Coppe Italia, una Cop-pa delle Coppe, una Mitropa Cup. Qual è il ricordo più bello?“Senza dubbio la vittoria in Coppa del-le Coppe contro i Rangers di Glasgow. Ricordo la partita d’andata in Scozia, davanti a 80.000 spettatori. Da quanto era forte il tifo degli scozzesi non riu-scivo nemmeno a farmi sentire dai miei compagni. Vincemmo 2-0 con doppietta di Gigi Milan, una gioia enorme...”

Il ricordo più bello della sua carriera in generale

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

“”il più belricorDo?

potrei Dire italia-Germania 4-3, oppure lo scuDetto Della stella col

milan nel ‘79.e invece Dicolo scuDetto col caGliari nel ‘70

GRAZIE ALLA MAMMAE’ diventato portiere

grazie all’aiuto della madre...

Calcio2OOO 71

Page 72: Calcio 2000 n.203

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

Calcio2OOO72

Page 73: Calcio 2000 n.203

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

STELLA AZZURRAIndimenticabili i

ricordi con la Nazionale...

Calcio2OOO 73

Page 74: Calcio 2000 n.203

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

LA TESTIMONIANzA DI RIGAMONTIdi Stefano BORGI

FU IL “SECONDO” DI ALBERTOSI AL MILANNELL’ANNO DELLA “STELLA”, FAMOSO PER CALCIARE I RIGORI

Ruolo ingrato quello del portiere. Soprattutto quello del portiere di riserva. Addirittura negli anni ‘70 fare il numero 12 era una missione, una sorta di vocazione. Ricordate nel-la Juve i vari Piloni e Alessandrelli? Onesti professionisti, ci mancherebbe, “invecchiati” dietro ad un mostro come Dino zoff. Prendete Antonio Rigamonti da Carate Brianza: nel ‘71 esordisce nella massima serie con l’Atalanta, 3 anni a Como da protagonista (con tanto di promozione in serie A), poi Marchioro lo porta al Milan a fare la riserva di Alberto-si. E da lì... “E da lì giocai solo due partite in 4 anni. – racconta - Nell’anno dello scudetto della stella addirittura disputai solo un tempo, in casa contro la Fiorentina. Ah dimenticavo, giocai anche le ultime 10 del campionato ‘79-’80, ma solo perché Albertosi era invischiato nel calcio scommesse”.

A proposito...“Guardi, tutti sapevano che la partita incriminata era Milan-Lazio e che doveva vincere il Milan. Tutti meno io. Pensi che l’unica volta che ho scommesso qualcosa fu a Roma, all’ippo-dromo delle Capannelle. Puntai 10.000 lire, ma ero lì solo per far contenta mia figlia che era appassionata di cavalli”.

Quindi lei non ha mai giocato a niente?“Giocavo a carte, quello sì. Poker, ramino, scala quaranta, quello che capitava. E spesso facevo coppia con Ricky. Certo se era per lui non smettevamo mai: ricordo che una volta sull’ae-reo, stavamo per atterrare e lui disse: “Ma che fate, scendete? Dai che facciamo a tempo a farne un’altra”.

Che tipo era Albertosi da giocatore?“un’ottima persona, di grande compagnia. Sempre allegro, battute a ripetizione, andava d’accordo con tutti. E poi un ta-lento calcistico infinito. Se si fosse allenato un po’ di più...”

Prego?“Non gli piaceva allenarsi. E non faceva vita da atleta. Ricordo il preparatore dei portieri Duccio Tessari che ci provava, ma niente da fare. 20 minuti, al massimo mezz’ora... per lui era più che sufficiente. E nonostante tutto, per me, è stato il più grande di tutti. Pensa se si fosse anche allenato”.

Più grande anche di Zoff?“Per me si. Tra i pali era insuperabile, quando si alzava da ter-ra sembrava un gatto... e non è un modo di dire. Forse difetta-va un pochino nelle uscite, ma per il resto un vero fuoriclasse”.

C’è oggi un nuovo Albertosi?“Sinceramente non lo vedo. Negli anni l’unico che gli si è avvi-cinato è stato Buffon. Come caratteristiche, dico. Però ripeto: fisicamente e tecnicamente Albertosi è stato insuperabile”.

Tanto che lei, si dice, si fece crescere i baffi per assomi-gliargli...“Alt, non è vero. I baffi erano frutto di una scommessa dai tempi del Como. La squadra cominciò a vincere, ed io non me li tagliavo per scaramanzia. Poi c’era il discorso dei capelli lunghi... ma anche lì Albertosi non c’entrava niente. Li portavo così perché mi piacevano”.

Un altro pregio di Ricky?“Il carattere. Lui non soffriva le critiche, si faceva scivolare tutto addosso e questo per un portiere è fondamentale. Lui di-ceva che un portiere non si deve mai far divorare dal dubbio di aver sbagliato. Che un portiere non sbaglia mai, che è sempre colpa degli altri. Solo una volta, me lo raccontò proprio lui, chiese il cambio nell’intervallo, perché non ci stava con la testa. Successe a Cagliari, ma fu un caso eccezionale. E poi gli pesò l’errore col Porto in Coppa dei Campioni nel ‘79. Fu un errore talmente evidente che non ci si poteva credere (una punizione dal limite, apparentemente innocua, che scappò di mano ad Albertosi ndr.) Devo dire che, nel caso specifico, fu colpa anche del pallone. Quell’anno il Milan giocava con dei palloni strani, molto leggeri. Noi portieri protestammo, ma non ci fu niente da fare...”

Ha più rivisto Albertosi?“Purtroppo no. Dovevamo vederci 10 anni fa per una partita celebrativa dello scudetto della stella. La organizzò Albertino Bigon, ma Ricky si era da poco sentito male e non era presente. Peccato, lo avrei rivisto volentieri, però so che adesso sta bene e questo è l’importante”.

Antonio Rigamonti, lo abbiamo detto, 4 anni da “secondo” al Milan, ma la sua carriera aveva vissuto momenti esaltanti nel Como. Anche per un particolare curioso... “Fui tra i primi portieri a tirare un calcio di rigore. Anzi, in serie A ne segnai addirittura tre. Successe quasi per caso: l’ultimo anno di B, nel Como, erano stati sbagliati diversi rigori, ed io durante un al-lenamento (scherzando) mi proposi. E li tiravo pure bene. Così un giorno a Novara fischiano un rigore a nostro favore e l’alle-natore mi dice: vai, tiralo tu. Io non ci potevo credere, però mi feci coraggio e andai. Insomma, feci gol. E da lì...”

foto

Liv

eran

i

IL PENSIERO DI RIGAMONTIFu il secondo diAlbertosi al Milan elo ricorda con affetto

Calcio2OOO74

Page 75: Calcio 2000 n.203

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

TANTI PREMIAlbertosi ci mostraalcuni dei tantitrofei vinti...

“Potrei dire Italia-Germania 4-3, oppure lo scudetto della stella col Milan nel ‘79. E invece dico lo scudetto col Cagliari nel ‘70. Vincere uno scudetto a Caglia-ri equivale a vincerne 10-15 con altre squadre. E pensi che non ci volevo an-dare: ancora una volta mi voleva l’Inter, ma il presidente della Fiorentina Baglini mi volle dare a tutti i costi al Cagliari. Vede, vincere uno scudetto su un’isola è difficile, è la rivincita verso il continente. Dopo quella vittoria la Sardegna ebbe una grande evoluzione. Fino ad allora si parlava di quell’isola solo per i banditi e i rapimenti. La vittoria del campionato mise i sardi sotto una luce diversa. Ed eravamo fieri di aver giocato per loro, noi che non eravamo nati qui, ma sardi ci sentivamo e lo siamo diventati d’adozione”.

E poi c’era Gigi Riva...“Gigi era un alfiere, un trascinatore, ti dava la carica. Ma quella squadra non era solo lui, la vera forza era l’unione del gruppo. uno per tutti, tutti per uno... nessuno mollava mai. Il mio rapporto con i compagni e con l’allenatore? Assoluta-mente unico. Intanto non andavamo mai in ritiro, quando giocavamo fuori casa ero in camera con Riva e spesso face-vamo tardi il sabato a giocare a poker. Succedeva solo a Cagliari...”

A questo punto ci deve raccontare quella famosa battuta...“una sera Scopigno ci beccò in 10 a gio-care e fumare, e il giorno dopo c’era la Lazio. Lui non fece una piega, anzi chie-se: ‘Posso entrare? Da fastidio se fumo?’ Vincemmo la partita 4-1, questo era il Cagliari di Scopigno”.

Capitolo Nazionale. Lei ha fatto quat-

“”sono statoun GranDe portiere,questo sì.

il più GranDe? mi spiace, non sta

a me Dirlo

Calcio2OOO 75

Page 76: Calcio 2000 n.203

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

“”il più forteDi tutti?

senza Dubbio pelÈ.

ancora oGGinon mi spieGoil Gol nellafinale DelmonDiale

centrocampo per sfuggire alla mia rab-bia. Può darsi. E infatti, pochi secondi dopo, realizzò il gol del 4-3 che è pas-sato alla storia”.

Da Rivera al Milan, al calcio scom-messe... il passo è breve“Quando arrivai a Milano nel ‘74, Rive-ra era già un giocatore-dirigente. Della mia esperienza al Milan ho bei ricordi, mi portò Buticchi che avevo avuto come presidente allo Spezia. Vincemmo uno scudetto, feci da chioccia a futuri cam-pioni come Baresi e Collovati. Poi arrivò il gol di Duda e cominciò il declino”.

Si spieghi meglio...“La partita col Porto, a San Siro, nella coppa dei campioni del ‘79. Rivera, che aveva smesso ed era dirigente a tutti gli effetti, aveva fatto un accordo per un pallone diverso dagli altri, di una ditta di Vipiteno. Era leggero, a me non piaceva. Io glielo dissi, ed in campionato tornam-mo al pallone ufficiale dell’Adidas. Inve-ce, in coppa, senza saperlo mi ritrovai ancora quel pallone brutto e leggero, e sulla punizione del portoghese Duda feci

tro mondiali: il primo e l’ultimo come riserva, gli altri due invece...“In Cile nel ‘62 ed in Germania nel ‘74 ero ad inizio e fine carriera. In Inghilter-ra fui uno di quelli che presero i pomo-dori in faccia dopo la Corea. Addirittura ricordo che Edmondo Fabbri voleva emi-grare in Ghana. Atterrammo a Genova per depistare i tifosi, ma fu tutto inutile. In Messico, invece, perdemmo in finale col Brasile. Era un grandissimo Brasile: Pelè, Tostao, Rivelino, Jair, eppure per un’ora reggemmo alla grande. Poi su-bimmo il gol del 2-1 di Carlos Alberto sul quale, devo essere sincero, mi buttai in ritardo. Fino al crollo finale ed i sei minuti di Rivera”.

La sua parata più bella?“Quella su Seeler nel secondo tempo sup-plementare di Italia-Germania. un colpo di testa che rimbalzò per terra, io con un colpo di reni riesco a deviarla sopra la traversa. A quel punto vedo Rivera av-vicinarsi al palo... strano, pensai, non fa per lui. Comunque gli urlai di stare atten-to. Guarda caso, proprio da quel calcio d’angolo venne il famoso gol di Muller”.

foto

Liv

eran

iIL POTERE DELL’AZZURROTantissimi i campionicon cui ha giocatoAlbertosi in Nazionale

A proposito, cosa disse esattamente a Rivera dopo quel gol?“Lo ammetto: gli dissi che era uno s*****o ed un figlio di p*****a. Che per togliersi dalla mischia era venuto a rom-pere la palle a me”.

E lui?“E lui non aveva scelta. Stette zitto e mi disse che avrebbe rimediato. Qualcuno racconta che ebbe paura, che corse a

Calcio2OOO76

Page 77: Calcio 2000 n.203

I GIGANTI Del CAlCIO / ENRICO AlBeRTOSI

LE TRE SQUADRE DI ALBERTOSI

CAGLIARI SCuDETTATO, MILANDELLA “STELLA” E L’AzzuRRO

DELLA NAzIONALE…

IL CAGLIARI DELLO SCUDETTOAlbertosi, Martiradonna, zignoli, Cera, Niccolai, Tomasini, Domenghini, Nenè,

Gori, Greatti, Riva. All: Manlio Scopigno

IL MILAN DELLA “STellA”Albertosi, Collovati, Maldera, De Vec-chi, Bet, Baresi, Buriani, Bigon, Novelli-

no, Rivera (Antonelli), Chiodi. All: Nils Liedholm

L’ITALIA DEI “MeSSICANI”Albertosi, Burgnich, Facchetti, Bertini, Rosato, Cera, Domenghini, Mazzola (Ri-

vera), Boninsegna, De Sisti, Riva. All: Ferruccio Valcareggi.

Intervista di Stefano Borgi

foto

Liv

eran

i

una papera che ci buttò fuori dalla cop-pa. Successe un casino, fui contestato, e da lì si ruppe qualcosa...”

Fino allo scandalo vero e proprio“Guardi, sembrerà strano, ma io feci solo da tramite. Il mio errore fu di non denun-ciare la cosa, ed invece fui punito come quelli che avevano organizzato tutto. Presi quattro anni, soprattutto passai 10 giorni a Regina Coeli. Fu un’esperienza molto brutta. Ricordo ancora i palleggi con Giordano e Manfredonia nell’ora d’aria...”

A chi l’accusa di aver fatto la bella vita, cosa risponde?“Rispondo che non mi sono fatto man-care niente, ma che mi sono conquistato tutto da solo. E che ho sempre portato rispetto a tutti. Lo chieda ai miei compa-gni, nessuno parlerà male di me...”

C’è un triangolare tra Fiorentina, Ca-gliari e Milan. Lei per chi tifa?“Per la Fiorentina. Abito vicino, a Forte dei Marmi, aiuto mio figlio in negozio che è tifoso viola. Quindi...”

Risposta secca: l’attaccante più forte che ha incontrato“Senza dubbio Pelè. Ancora oggi non mi spiego il gol nella finale Mondiale. Pra-ticamente è salito in cielo, nonostante lo marcasse Burgnich che non era proprio l’ultimo arrivato”.

Quello che invece le faceva più paura“In questo caso rispondo Omar Sivori. E’ l’unico che non mi faceva prendere sonno il sabato sera. Spesso nel letto pensavo... domani questo mi fa gol”.

Più forte lei o Zoff?“Io, sicuramente”

Più forte lei o Sarti?“Sempre io”

Più forte lei o Buffon?“Guardi, a me Buffon piaceva tanto, ri-cordava me da giovane. Ora è un po’ in difficoltà, però... No, a pensarci bene sono stato più forte io”.

Insomma, lo possiamo dire: lei è stato il più forte di tutti!“Gliel’ho detto: io sono stato un grande, ma che sono stato il più forte dovete dirlo voi”. Lo hanno detto la signora Betty e Ne-reo Rocco, a noi basta e avanza.

PELE’, IL PIU’ FORTEMeglio di Buffon

ma O Rei eradavvero il migliore...

Calcio2OOO 77

Page 78: Calcio 2000 n.203

SPECIALE STORIACOPPA DEI CAMPIONI

LA MAGIAOLANDESE

Il titolo europeo è tor-nato nuovamente in un paese latino, con la vittoria del Milan sull’Ajax. La Fiorenti-na ha conquistato il suo secondo scudetto,

perciò l’edizione 69-70 vede due squa-dre italiane al via, il che costringe l’UE-FA a organizzare un turno preliminare. I

Lancieri, invece, hanno ceduto il titolo al Feyenoord, che dopo la vittoria hanno ingaggiato l’austriaco Ernst Happel, ex nazionale austriaco e reduce da sette anni fantastici alla guida dell’ADO Den Haag. Le favorite sono le solite: il Milan e gli altri titolati Real Madrid, Benfica e Celtic, ma fa paura anche il Leeds, che con Ron Greenwood ha vinto la First Di-vision, con il record di 67 punti e il cam-

po imbattuto.Anche stavolta c’è una novità regola-mentare: in caso di parità dopo 210’ non c’è più lo spareggio, ma si lancia la monetina per decidere chi andrà avanti; l’esperimento sarà utilizzato in due occa-sioni, ma avrà vita breve. Il turno prelimi-nare vede i danesi del KB Copenaghen avere la meglio sul TPS Turku. Il primo turno passa alla storia non tanto per le

NONOSTANTE DUE ITALIANE AL VIA, LA COPPA DALLE GRANDI ORECCHIE FINISCE

NELLE MANI DI UN SORPRENDENTE FEyENOORDdi Gabriele PORRI

foto archivio storico IMAGE SPORT

CHIARUGI NON BASTAItalia poco fortunatanella CoppaCampioni 1969/70

foto

Fed

eric

o D

e Lu

ca

Calcio2OOO78

Page 79: Calcio 2000 n.203

sorprese, quanto per i punteggi roboan-ti. Sia il Leeds che il Feyenoord segnano 16 gol totali ai malcapitati avversari (rispettivamente Lyn Oslo e KR Reykja-vik), il Real ne rifila 14 all’Olympiakos Nicosia, la Stella Rossa 12 al Linfield e il Legia Varsavia 10 ai rumeni dell’Arad. Il 1969/70 è anche l’anno d’esordio nella Coppa di una delle squadre più di suc-cesso nel torneo: il Bayern Monaco, che alla fine degli anni ’60 non è ancora una grande d’Europa, anche se nel 1967 ha conquistato la Coppa delle Coppe. L’e-sordio non è dei più fortunati: opposti al Saint-Étienne, Beckenbauer e compagni subiscono la rimonta, completata da uno dei rari giocatori africani della competi-zione d’allora, il maliano Selif Keita.Fiorentina e Milan si qualificano entram-be, senza patemi, agli ottavi di finale. Qui i rossoneri trovano il Feyenoord, sei mesi dopo avere surclassato l’Ajax in finale. Non devono però sottovalutare una squadra che si basa su un collettivo che funziona, grazie al gioco di Hap-pel, alla prolificità dello svedese Ove Kindvall e al centrocampo guidato dal giovane Wim van Hanegem. A Milano i rossoneri trovano un gol nei primi minu-ti, nella nebbia, con Combin, ma si stira Rivera poco dopo la mezzora e il Milan, stanco e inconcludente, porta al ritorno di Rotterdam una dote esigua e deve fare i conti con l’assenza del più talen-tuoso dei suoi. Gli olandesi passano con un tiro cross che Cudicini valuta fuori e dominano per tutti i novanta minuti, con il portiere Treitel a fare da spettatore. Nonostante ciò, i campioni in carica resi-stono fino all’81’, quando van Hanegem realizza di testa il gol-qualificazione. A Rotterdam i tifosi, che avevano fatto la coda per i biglietti tutta la notte, festeg-giano come se avessero vinto un Mon-diale.Va meglio ai campioni d’Italia, che de-vono vedersela con la fortissima Dinamo Kiev di Victor Maslov, accreditato come inventore del 4-4-2 e del pressing. Da-vanti a quasi 85.000 spettatori, i viola riescono nell’impresa con le reti di Chia-rugi e Maraschi, intervallate da quella di Serebrjanikov. “La Fiorentina in Russia meglio di Napoleone” titola il Corriere dello Sport e in effetti la vittoria in URSS è storica. Nella gara di ritorno, la squa-dra del “Petisso” Pesaola controlla per tutti i novanta minuti, mandando i suoi uomini d’attacco a dare una mano in di-

fesa e alla fine la tattica paga, visto che la gara termina 0-0. Don Revie fa sul serio e porta i suoi ai quarti con un duplice 3-0 sul Ferencvaros, con due doppiette di Jones. A sorpresa esce di scena il Real Madrid per mano dei belgi dello Standard Liegi, è l’ama-ro addio di Gento che chiude col record di 6 Coppe conquistate (finora nessuno come lui). Sempre agli ottavi, per ben due volte l’arbitro lancia in aria la te-mutissima monetina. La prima delle due sfide è quella tra Spartak Trnava e Ga-latasaray, con il sorteggio che arride ai turchi, la seconda è quella più blasonata tra Celtic e Benfica. Entrambi ex deten-tori, scozzesi e portoghesi danno vita a un avvincente confronto: a Glasgow, un tiro da fuori di Gemmell dà il vantaggio ai Bhoys e all’intervallo è 2-0 con la rete di Wallace. Nella ripresa arriva il 3-0 di Hood, ma a Lisbona, dopo una traversa e le parate decisive di Fallon, Eusebio porta in vantaggio i suoi al 35’, imita-to poco dopo da Graça. La rete che pareggia i conti arriva al 90’ con una punizione di Diamantino. I supplementari non danno altro esito e non resta che ve-dere come cadrà la monetina. L’arbitro van Ravens lancia, gli scozzesi esultano e passano ai quarti. A dire il vero, vincere così lascia un po’ di amaro in bocca e il Celtic lo fa sapere alla UEFA, chiedendo un metodo alternativo: il sorteggio sarà rimpiazzato dai rigori, a partire dalla stagione successiva.Dunque, le magnifiche otto sono Celtic, Fiorentina, Feyenoord, Vorwärts Berlino, Galatasaray, Legia Varsavia, Standard Liegi e Leeds. Pur con risultati meno ro-boanti dei turni passati, gli inglesi vinco-no di misura entrambi gli incontri coi giu-stizieri del Real. A Liegi risolve Lorimer a 20’ dalla fine e al ritorno il risultato è in bilico fino a quando Concetto Lo Bel-lo concede un rigore ai padroni di casa, trasformato da Giles. Si ripete il Celtic in casa, rifilando un 3-0 alla Fiorentina, che i viola non riescono a ribaltare al ritorno. Nonostante il grande pubblico e un incasso che per la prima volta supera i 100 milioni di lire, la Fiorentina si limita a un gol e un palo di Chiarugi. Vani gli assalti nella ripresa, il Celtic è in semifi-nale. La terza semifinalista è il Feyeno-ord, che fatica con il Vorwärts Berlino: 0-1 nella DDR, 2-0 in casa, chiude il quadro il Legia Varsavia, prima squa-dra polacca a raggiungere il penultimo

atto (la imiterà soltanto il Widzew Lodz nel 1983).Non poteva che esserci una “Battle of Britain” tra Celtic e Leeds, città che di-stano poco più di 200 miglia tra loro. L’andata a Elland Road vede in gol gli scozzesi dopo soli 45’, con il tiro di Con-nelly che finisce alle spalle di Sprake dopo una deviazione. Un altro gol di Connelly è annullato a inizio ripresa, ma i biancoverdi possono guardare con fiducia al ritorno. Si gioca a Hampden Park, sugli spalti ci sono più di 135.000 spettatori. Il Celtic parte forte, batte otto corner in sei minuti; nel primo tempo se-gna uno scozzese, però è del Leeds: Billy Bremner fa partire un missile terra-aria che si infila all’incrocio. Il finale di tempo è tutto del Celtic che, nella ripresa, trova il pari con un colpo di testa di Hughes. Lo stesso Hughes si scontra col portiere Sprake, che lascia il posto a Harvey. Quest’ultimo subisce gol al primo tiro da Murdoch: il Leeds, favorito alla vigi-lia, esce dalla competizione. In finale, il Celtic trova il Feyenoord che, dopo un pareggio senza reti a Varsavia, regola il Legia al ritorno con un classico 2-0 e vola a San Siro.A Milano si trovano 25.000 scozzesi e altrettanti olandesi. Favorito stavolta è il Celtic, che vincendo raggiungerebbe Benfica, Inter e Milan a quota due vitto-rie. Jock Stein dice ai suoi di non temere gli avversari e quando Gemmell (auto-re del primo gol all’Inter nel ’67) porta avanti i suoi su punizione, con l’arbitro Lo Bello che in pratica fa velo, ingannando Pieters-Graafland, sembra avere ragio-ne. Ma siamo solo al 29’, il centrocampo olandese blocca quello scozzese e il pe-ricoloso e velocissimo Johnstone è costan-temente raddoppiato sull’ala. Nemmeno due minuti più tardi, su azione di punizio-ne, dopo svariati tocchi di testa, quello di capitan Israel è decisivo per l’1-1. La ripresa è dominata dal Feyenoord, ma le parate di Williams e il palo portano il match ai supplementari. Qui, proprio quando si pensa al replay della finale, arriva il gol decisivo: il difensore McNeil giudica male un pallone, sembra toccar-lo con una mano, ma prima che Lo Bello metta mano al fischietto per assegnare il rigore, Kindvall si avventa sulla palla e realizza. La coppa va così al Feyenoord, atteso da oltre 200.000 tifosi festanti ed è l’inizio del dominio olandese, anche se col Feyenoord avrà poco a che fare.

SPECIALE COPPA DEI CAMPIONI/ 1969-1970

Calcio2OOO 79

Page 80: Calcio 2000 n.203

RITO

RNO

RITO

RNO

ANDA

TA

ANDA

TA

SPECIALE COPPA DEI CAMPIONI/ 1969-1970 STATISTICHE

Giocatore N° Minuti% Titol.Rig. N°Partite Giocate

CLASSIFICA MARCATORI

N° OgniRig. Falliti

RetiMaxReti

Michael JONES (Leeds United) 8 720 0,0 8 0 0 8 90' 3

Ove KINDVALL (Feyenoord) 9 840100,0 9 0 1 7 120' 3

Rudy GEELS (Feyenoord) 4 288 0,0 2 0 0 6 48' 4

Zoran ANTONIJEVIC (Stella Rossa) 4 360 0,0 4 0 0 5 72' 4

Stanislav KARASI (Stella Rossa) 4 285 0,0 2 1 0 5 57' 3

Karl Aage SKOUBORG (KB Copenaghen) 4 360 0,0 4 1 0 5 72' 2

Jozef ADAMEC (Spartak Trnava) 4 377 0,0 4 0 0 4 94' 3

Lucjan BRYCHCZY (Legia Varsavia) 8 720 0,0 8 0 0 4 180' 2

EUSEBIO (Benfica) 4 270 0,0 4 0 0 4 68' 2

John GILES (Leeds United) 7 599 0,0 7 1 0 4 150' 2

Wilhelmus VAN HANEGEM (Feyenoord) 8 750 0,0 8 0 0 4 188' 2

Horst BEGERAD (Vorwärts Berlino) 6 501 0,0 6 0 0 3 167' 2

William BREMNER (Leeds United) 8 698 0,0 8 0 0 3 233' 2

Nestor COMBIN (Milan) 4 316 0,0 4 0 0 3 105' 1

Henri DEPIREUX (Standard) 6 540 0,0 6 0 0 3 180' 2

Kazimierz DEYNA (Legia Varsavia) 8 720 0,0 8 0 0 3 240' 1

DIAMANTINO (Benfica) 4 284 0,0 3 0 0 3 95' 2

Sebastian FLEITAS (Real Madrid) 3 270 0,0 3 0 0 3 90' 2

Robert GADOCHA (Legia Varsavia) 8 720 0,0 8 0 0 3 240' 2

Thomas GEMMELL (Celtic Glasgow) 9 870 0,0 9 0 0 3 290' 1

Francisco GENTO (Real Madrid) 3 197 0,0 3 1 0 3 66' 2

Peter LORIMER (Leeds United) 7 621 0,0 7 0 0 3 207' 1

Jürgen PIEPENBURG (Vorwärts Berlino) 5 435 0,0 5 0 0 3 145' 2

Hervé REVELLI (Saint Etienne) 4 360 0,0 4 0 0 3 120' 2

Gökmen ÖZDENAK (Galatasaray) 4 390 0,0 4 0 0 3 130' 2

LEEDS UNITED-CELTIC GLASGOW 0-1 (0-1)

Mercoledì 1 aprile 1970, ore 19:45LEEDS (Stadio “Elland Road”)Arbitro: Michel KITABDJIAN (FRA)Spettatori: 45.505

leeDS uNITeD: Gareth SPRAKE, Paul REANEy, Terence COOPER, William BREMNER (cap.) [69’ Michael BATES], John Jack CHARLTON (cap.), Paul MADELEy, Peter LORIMER, Allan CLARKE, Michael JONES, John GILES, Edwin GRAyCommissario tecnico: Donald REVIE.

CelTIC glASgOW: Evan WILLIAMS, David HAy, Thomas GEMMELL, Robert MURDOCH, William MC NEILL (cap.), James BROGAN, James JOHNSTONE, George CONNELLy [78’ John HUGHES], William WALLACE, Robert LENNOX, Robert AULDCommissario tecnico: John STEIN.

Rete: 1’ George CONNELLy.

CELTIC GLASGOW-LEEDS UNITED 2-1 (0-1)

Mercoledì 15 aprile 1970, ore 20GLASGOW (Stadio “Hampden Park”)Arbitro: Gerhard SCHULENBURG (GER)Spettatori: 135.805

CelTIC glASgOW: Evan WILLIAMS, David HAy, Thomas GEMMELL, Robert MURDOCH, William MC NEILL (cap.), James BROGAN, James JOHN-STONE, George CONNELLy, John HUGHES, Robert AULD, Robert LENNOXCommissario tecnico: John STEIN.

leeDS uNITeD: Gareth SPRAKE [52’ David HAR-VEy], Paul MADELEy, Terence COOPER, William BREMNER (cap.), John Jack CHARLTON, Norman HUNTER, Peter LORIMER [82’ Michael BATES], Allan CLARKE, Michael JONES, John GILES, Edwin GRAyCommissario tecnico: Donald REVIE.

Reti: 14’ William BREMNER, 47’ John HUGHES, 53’ Robert MURDOCH.Ammonito: Allan CLARKE.

LEGIA VARSAVIA-FEYENOORD 0-0

Mercoledì 1 aprile 1970, ore 18VARSAVIA (Stadio “Wojska Polskiego”)Arbitro: Francesco FRANCESCON (ITA)Spettatori: 28.021

legIA VARSAVIA: Wladyslaw GROTyNSKI, Wladyslaw STACHURSKI, zygfryd BLAUT, Andr-zej zyGMUNT, Antoni TRzASKOWSKI, Bernard BLAUT, Janusz zMIJEWSKI, Kazimierz DEyNA, Lucjan BRyCHCzy (cap.), Jan PIESzKO [46’ Jan MALKIEWICz], Robert GADOCHACommissario tecnico: Edmund zIENTARA.

FeYeNOORD: Eddy TREyTEL, Augustinus HAAK, Marinus ISRAEL (cap.), Matheus LASEROMS, Theo VAN DUIVENBODE, Franz HASIL [46’ Rudy GE-ELS], Willhelmus JANSEN, Hendrik WERy, Ove KINDVALL, Wilhelmus VAN HANEGEM, Coenraad MOULIJNCommissario tecnico: Ernst HAPPEL.

Ammoniti: 15’ Ove KINDVALL, 60’ Wladyslaw GROTyNSKI.

FEYENOORD-LEGIA VARSAVIA 2-0 (2-0)

Mercoledì 15 aprile 1970, ore 20:30ROTTERDAM (Stadio “Feyenoord”)Arbitro: Kevin HOWLEy (ENG)Spettatori: 62.995

FeYeNOORD: Eddy TREyTEL, Augustinus HAAK, Marinus ISRAEL (cap.), Matheus LASEROMS, Theo VAN DUIVENBODE, Franz HASIL, Willhelmus JANSEN, Hendrik WERy, Ove KINDVALL, Wilhel-mus VAN HANEGEM, Coenraad MOULIJN Commissario tecnico: Ernst HAPPEL.

legIA VARSAVIA: Wladyslaw GROTyNSKI, Wladyslaw STACHURSKI, Antoni TRzASKOWSKI, zygfryd BLAUT, Andrzej zyGMUNT, Bernard BLAUT, Janusz zMIJEWSKI, Kazimierz DEyNA, Lucjan BRyCHCzy (cap.), Jan PIESzKO, Robert GADOCHACommissario tecnico: Edmund zIENTARA.

Reti: 4’ Wilhelmus VAN HANEGEM, 30’ Franz HASIL.Ammonito: 62’ Wilhelmus VAN HANEGEM.

SEMIFINALE 1 SEMIFINALE 2

ANCHE MARASCHINella Fiorentinadel 1969/70c’era anche ilbuon Maraschi

FEYENOORD-CELTIC GLASGOW 2-1 d.t.s. (1-1, 0-0; 0-0, 1-0)

Mercoledì 6 maggio 1970, ore 21MILANO (Stadio “San Siro”)Arbitro: Concetto LO BELLO (ITA)Spettatori: 53.187

FeYeNOORD: Eduard PIETERS GRAAFLAND, Pie-ter ROMEIJN [106’ Augustinus HAAK], Marinus ISRAEL (cap.), Matheus LASEROMS, Theo VAN DUIVENBODE, Franz HASIL, Willhelmus JANSEN, Hendrik WERy, Ove KINDVALL, Wilhelmus VAN HANEGEM, Coenraad MOULIJNCommissario tecnico: Ernst HAPPEL.

CelTIC glASgOW: Evan WILLIAMS, David HAy, Thomas GEMMELL, Robert MURDOCH, William MC NEILL (cap.), James BROGAN, James JOHN-STONE, William WALLACE, John HUGHES, Robert AULD [77’ George CONNELLy], Robert LENNOX Commissario tecnico: John STEIN.

Reti: 29’ Thomas GEMMELL, 31’ Marinus ISRAEL, 117’ Ove KINDVALL.

FINALE

ERNST HAPPEL

IL COLPO DI HAPPELFeyenoord campione,apoteosi del calcioolandese

foto

Age

nzia

Liv

eran

i

foto

Fed

eric

o D

e Lu

ca

Calcio2OOO80

Page 81: Calcio 2000 n.203

CALCIO IN ROSA

CATERINA CASTIGLIONIdi Barbara CARERE

i sono conosciuti sette anni fa nella loro città, Varese, durante un alle-gro pomeriggio al pala-ghiaccio con una coppia di amici. Galeotto fu

un burro di cacao per il centrocampi-sta della Lazio Marco Parolo e la sua bellissima moglie Caterina Castiglioni: “Marco mi chiese in prestito il mio burro di cacao per attirare la mia attenzione - confida Lady Parolo - e dà lì iniziò tutto, mi prendeva in giro perché il burro di cacao era di colore verde”.

È stato per entrambi un colpo di fulmine?“È stato un colpo di fulmine per te Mar-co? Mi dice di sì anche se fa il prezioso (ride, ndr), a parte gli scherzi ricordo che quando tornai dal palaghiaccio dissi a mia madre che avevo conosciuto l’uo-mo della mia vita”.

Cosa ti ha fatto innamorare di lui?“Al nostro primo appuntamento, in un pub, sapendo della mia passione per l’arte, ha sfoderato le sue uniche cono-scenze perché aveva da poco letto, il libro del Codice da Vinci e così mi ha conquistato!”.

C’è un suo difetto che non sopporti?“uno che mi viene in mente subito è im-paziente! E bisogna fare le cose sempre come vuole lui”.

Come è Marco Parolo come compagno?

A CASA PAROLOINTERVISTA A CATERINA, LA COMPAGNA DEL CENTROCAMPISTA IN FORzA ALLA LAzIO…

“Affettuoso, dolce e quando ho bisogno di lui, c’è sempre e questo credo che sia la dimostrazione d’amore più grande”.

È una persona scaramantica?“Moltissimo, l’anno scorso gli ho regala-to un paio di slip e in ritiro metteva sem-pre quelli”.

Ascolta della musica prima di una partita?“Sì ed anche in questo caso è scaraman-tico, infatti, ascolta sempre la stessa can-zone e ogni anno la cambia. In antepri-ma ti dico che la prossima sarà “Play the life” di Saffri duo”.

Come trascorrete il tempo libero?“Quando Marco ha voglia di uscire andiamo a fare shopping o al cinema. Amiamo fare anche delle passeggiate con il mio cane Chia. Non siamo molto mondani amiamo fare cose semplici”.

Chi cucina in casa?“Direi io, anche se lui quando s’impegna è molto bravo a preparare le tagliatelle con pomodorini e salsicce”.

Qual è il piatto preferito di Marco?“Difficile a dirlo poiché mangia tutto e di tutto”.

Quando vuoi prenderlo per la gola cosa gli prepari?“Dei dolci al caffè però adesso mi dice che adora lo strudel alla mela perché siamo in compagnia e il nostro amico lo sta preparando (ride, ndr)”.

Ricordi la promessa matrimonio?

“Certo ma da parte mia (ride, ndr), do-vevo partire per un’esperienza all’estero e così lui era molto preoccupato di que-sta lontananza. Fu allora che decisi di regalargli l’orologio, un Rolex che desi-derava da tempo (ho speso tutti i rispar-mi, ndr) e in ginocchio gli ho chiesto di sposarmi. Lui è rimasto molto sorpreso, però dopo un momento di meraviglia mi ha risposto di sì”.

Per terminare proviamo a dare dei voti al tuo Marco no come giocatore ma nella vita privata?“Assolutamente si mi piace molto questa cosa!”.

Un voto come compagno?“Dieci”.

Come amante?“Assolutamente dieci”.

E come casalingo?“Sette, senza esagerare”.

Un voto per il suo carattere?“Nove pieno”.

CATERINA INSIEME A MARCO

S

Calcio2OOO 81

Page 82: Calcio 2000 n.203

LACRIME DI...“RE LEONE”

UN DESTRO DA FUORI AREA STENDE LA“SUA” FIORENTINA. E BATISTUTA PIANGE...

di Stefano BORGI

CUORE DI LEONEA Roma, Batigolha vinto l’agognato scudetto

foto

FD

L

ACCADDE ANOVEMBRE

Calcio2OOO82

Page 83: Calcio 2000 n.203

di Stefano BORGI foto Federico DE LuCA

strapagato) proprio per vincere lo scudet-to? Insomma, la domanda sorse spontanea: quelle di Batistuta furono vere lacrime op-pure lacrime di coccodrillo? Noi preferiamo chiamarle: “Lacrime di Re Leone”, lo sfogo di un ragazzo che, in un colpo solo, cancellava il passato e gioiva per il proprio futuro. Fu lo stesso Bati, nel dopo-partita, a mettere d’accordo tutti: “Ho fatto il mio dovere - ebbe a dire - la vittoria era troppo impor-tante. Certo, preferivo vincere senza segnare ma... come si fa?” Questo il teorema di Ga-briel: nove anni (in viola) da tenero amante, ma in campo (con la Roma) nessuna pietà.

7 GIORNI DI FUOCO - La settimana che portava alla Fioren-tina era cominciata come meglio non poteva: 19 novembre 2000, la Roma di scena al Bentegodi schianta il Verona per 4-1. Reti di Candela, Totti, e doppietta di Batistuta. Quattro giorni dopo c’è l’Amburgo, per i sedicesimi di Coppa Uefa. Capello lascia a casa il Re leone, e qualcuno ci vede una mossa tattica: “Lo risparmia per domenica”, diranno. Intanto a Firenze si parla solo di quello, della prima volta di Bati-stuta contro la Fiorentina. Addirittura qualcuno paventa che

er piangere, pianse... Ec-come. Un pianto discreto, progressivo, lento ma co-stante, nascosto dall’ab-braccio dei compagni in maglia giallorossa: zago, Cafù, Guigou, ze-

bina, fino al capitano Francesco Totti. Tutti addosso a Gabriel Batistuta per una pro-dezza che valeva tre punti ed il 1° posto in classifica... a più sei sulla Juventus. Sullo sfondo Francesco Toldo, portiere viola ami-co di tante battaglie, chino a raccogliere il pallone in fondo al sacco. Insomma ne valeva la pena piangere per un gol. Piangere per “quel” gol. E poco importa se, subito dopo, si scatenarono le ipotesi più disparate: “Batistuta piange perché ha segnato alla sua Fiorentina”. Fu la prima impressione, quella dei buoni senti-menti. La replica non si fece attendere, specialmente dalle parti di Firenze: “A che serve piangere? Ci poteva pensare prima”. Andiamo avanti. “Batistuta segna e scoppia in un pianto liberatorio”, altro titolo altra corsa. Ma... liberato da cosa? Dai rimorsi di aver lasciato Firenze? Dal dubbio di non essere all’altezza, dopo che Sensi lo aveva pagato (anzi,

UN GOL PESANTELa rete che

condanna lasua amata Viola

“”70 miliarDi Di lire per vincere il campionato, e maGari salvarela fiorentina Del suo amico cecchi Gori

Pfo

to F

DL

ACCADDE A/ NOVeMBRe

Calcio2OOO 83

Page 84: Calcio 2000 n.203

ACCADDE A/ NOVeMBRe

anche il risultato finale. A quel punto, tutte le telecamere dell’Olimpico stringono su-gli occhi del Re Leone che... piange. Non c’è dubbio, piange. Lo abbiamo detto, chi siamo noi per giudicare? A noi interessa l’uomo che esterna le sue sensazioni, il pro-fessionista che compie il proprio dovere, alla larga da coloro che cambiano con-tinuamente maglia. E si battono il petto... casualmente dalla parte sinistra. Firenze accusò il colpo, ci mise un po’ a capire. Poi si sa, il tempo cancella tutto ed oggi Bati-stuta può camminare a testa alta.

TUTTE LE STRADE PORTANO ALLO SCUDETTO - 70 mi-liardi di lire per vincere il campionato, e magari salvare la Fiorentina del suo amico Cecchi Gori. Questo il progetto del presidente Sensi. Che dire? Buona la prima, peccato per la seconda. Ma Gabriel Batistuta fu solo la punta di un son-

Gabriel farà di tutto per non giocare, che sarà Montella a reggere l’attacco gial-lorosso. Questo qualcuno, evidentemente, non conosce Batistuta: lo abbiamo detto, il teorema ha le sue regole. La Fiorentina, dopo un avvio di campionato difficoltoso (l’addio dell’argentino, l’avvento di Te-rim...) sembra riprendersi, ma l’imperatore fa un’eccezione per la Roma di Capello: tiene fuori Chiesa, schiera un centrocampo folto con Rui Costa in appoggio a Nuno Gomes unica punta. E infatti la Fiorentina regge. Subisce, ma regge. Batistuta, gio-coforza contratto, viene chiuso a turno da Pierini e Torricelli... e siamo già all’83’. L’azione si svolge sotto la Sud, Guigou dentro per zago che restituisce, ancora Guigou tocca fuori area per Gabriel che arma il destro... Toldo, leggermente fuori dei pali non ci arriva, ed il regista occulto chiude la scena madre. Roma-Fiorentina 1-0, sarà

“”tommasi: batiDopo nove anni Di fiorentina, voleva vincere lo scuDetto eD a roma trovò un ambiente iDeale’

foto FDL

A ROMA PER VINCEREDopo l’esperienza

gigliata, l’argentinoaveva voglia di vincere

TUTTE LE RETI DI BATISTUTA NELL’ANNO DELLO SCUDETTO

2° giornata, 15-10-2000,Lecce-Roma 0-4: 41’, 80’3° giornata, 22-10-2000,Roma-Vicenza 3-1: 86’5° giornata, 5-11-2000,Brescia-Roma 2-4: 60’, 78’, 91’7° giornata, 19-11-2000,Verona-Roma 1-4: 58’, 90’8° giornata, 26-11-2000,Roma-Fiorentina 1-0: 83’10° giornata, 10-12-2000,Roma-Udinese 2-1: 20’16° giornata, 28-01-2001,Roma-Napoli 3-0: 84’17° giornata, 4-02-2001,Parma-Roma 1-2: 74’, 83’18° giornata, 11-02-2001,Bologna-Roma 1-2: (rig.)11’ 24° giornata, 1-04-2001,Roma-Verona 3-1: 60’28° giornata, 29-04-2001, Roma-Lazio 2-2: 48’31° giornata, 20-05-2001,Bari-Roma 1-4: 43’, 88’33° giornata, 10-06-2001,Napoli-Roma 2-2: 42’34° giornata, 17-06-2001,Roma-Parma 3-1: 78’

TABELLINO DELLA PARTITAStadio “Olimpico” di Roma, 26-11-2000, 8° Serie A

ROMA (3-4-1-2): Lupatelli, zebi-na, Aldair, zago, Cafu, Tommasi, zanetti (29’ st Guigou), Candela, Totti (42’ st Assuncao), Batistuta, Del Vecchio (22’ st Montella).In panchina: Amelia, Rinaldi, Man-gone, Nakata.Allenatore: Fabio Capello.

FIORENTINA (4-4-1-1): Toldo, Torricelli (39’ st Chiesa), Repka, Pierini, Vanoli, Di Livio, Cois, Amo-roso (9’ st Bressan), Rossi (35’ st Rossitto), Rui Costa, Nuno Gomes.In panchina: Tagliatela, Adani, Lassissi, Leandro.Allenatore: Fatih Terim.

Arbitro: Cesari di Genova.RETE: 83’ Batistuta.

NOTE: Angoli: 5 a 4 per la Roma, Recupero: 1’ E 3’, Ammoniti: za-netti, Assuncao, Torricelli, Vanoli, Pierini e Nuno Gomes per gioco falloso, zebina per proteste; spet-tatori: 65.000 circa.

Calcio2OOO84

Page 85: Calcio 2000 n.203

ACCADDE A/ NOVeMBRe

GRANDE ACCOGLIENZAA Roma tutti

pazzi per Batigol

CUORE VIOLA, VITTORIA GIALLOROSSA BATISTUTA, NOVE ANNI GRANDIOSI ALLA FIORENTINA, EPPURE PER VINCERE ANDòA ROMA...

Nove anni alla Fiorentina, tre alla Roma, sei mesi all’Inter prima di chiudere negli Emirati Arabi. In precedenza tanta gavetta nella natia Argentina, equamente divisa tra Newell’s Old Boys, River Plate e Boca Juniors. Poi, una sera di luglio del 1991, il colpo di fulmine: protagonista Vittorio Cecchi Gori, che si innamora di un ragazzone biondo (in verità un po’ grezzo, ma dalla grande forza fisica) di nome Gabriel Omar Batistuta. Gabriel arriva a Firenze per 12 miliardi di lire, qualche difficoltà all’inizio, poi l’esplosione improvvisa: 13 reti il primo anno, 16 il secondo ed il terzo, addirittura 26 il quarto, che gli valgono il titolo di capocannoniere. Alla fine saranno 151 i gol in campionato con la maglia della Fiorentina, record assoluto che stacca di una lunghezza il precedente di Kurt Hamrin. Coppe e scudetti? Ahi, il piatto piange: una Coppa Italia, una supercoppa italiana... nient’altro. Poco, pochissimo per uno come lui. Quasi nulla per un bomber di livello mondiale, per l’uomo che detiene il record delle reti con la maglia dell’Argentina (addirittura più di Maradona, 56 contro 34). Gabriel da anni medita l’addio, vuole vincere uno scudetto e Firenze comincia a stargli stretta. Nell’estate 2000 Franco Sensi, presidente della Roma, sferra l’attacco deci-sivo: l’offerta è di 70 miliardi, manna dal cielo per le casse asfittiche della Fiorentina. Roma impazzisce, il “Re Leone” che fa il suo ingresso nel Colosseo, sembra un film col finale già scritto. E Batistuta non tradisce. La squadra di Capello sembra respirare il carattere, la personalità dell’argentino, vince il titolo da dominatrice dopo aver condotto in testa gran parte del campionato. Bati segna 20 gol (4 doppiette ed una tripletta al Brescia) ma soprattut-to trascina i compagni da vero leader. Ben presto, ahimè, cominciano i primi guai fisici, le caviglie di Gabriel pagano le tante battaglie, i tanti calci presi, le tantissime infiltrazioni. I 18 mesi seguenti in maglia giallorossa saranno un lento declino, lo score finale alla Roma recita 33 gol in 86 partite. Non va meglio nei sei mesi all’Inter nei quali realizza due sole reti. Nel 2003 passa all’Al-Arabi per una sorta di pensione dorata. Oggi Gabriel Batistuta è torna-to in Argentina, segue la sua fattoria, le sue mucche, gioca ogni sabato a calcetto con gli amici. E intanto sogna di poter lavorare per una società italiana, magari come osservatore per il Sud America. Di lui ci resterà la grande forza di volontà, il calcio devastante, la chioma al vento, lo stacco imperioso di testa. E soprattutto i suoi magnifici gol.

foto

FD

L

Calcio2OOO 85

Page 86: Calcio 2000 n.203

ACCADDE A/ NOVeMBRe

foto

FD

Lfo

to F

DL

BATIGOL DECISIVO20 gol in campionatonella sua prima, magica stagione romana

TIFOSERIA CALDAA Roma entusiasmoalle stelle per lo scudetto

Calcio2OOO86

Page 87: Calcio 2000 n.203

amiano Tommasi, oggi stimato presidente dell’AIC (Associazione Italiana Calciatori), un tempo faceva il mediano nella Roma di Capello. I

tifosi giallorossi lo avevano ribattezzato “anima candida”, un po’ per la sua re-ligiosità, un po’ per la sua correttezza in campo. E poi quell’aria da bravo ra-gazzo che non guasta mai. Eppure sulle spalle portava il numero 17 (a proposi-to: Tommasi nasce il 17 maggio 1943, alla faccia della scaramanzia...) e l’anno dello scudetto giocò 34 partite su 34. Il 26 novembre 2000, data di quel fa-moso Roma-Fiorentina, Damiano disputò tutti i 90 minuti. “Fu una partita molto dif-ficile, sbloccata solo a pochi minuti dalla fine - racconta. Se fu una partita partico-lare? Era molto sentita, da tutti noi, ma soprattutto da Batistuta. Capirà, dopo

nove anni passati a Firenze si trovava a giocare contro la “sua” Fiorentina. Però devo dire che Gabriel nascondeva bene le proprie emozioni, furono più i media che pomparono l’evento”.

A distanza di 14 anni ce lo può dire: quel-le dell’argentino furono vere lacrime?“Chi può dirlo? Non posso sapere cosa pensasse in quel momento. Noi corremmo tutti quanti ad abbracciarlo perché ci ri-solse un match molto equilibrato. Di certo non esultò come sempre, correndo e muo-vendosi per il campo. Del resto il suo lega-me con Firenze si conosce, non possiamo certo criticarlo”.

E con Roma invece?“Il rapporto con la Capitale fu buonissimo fin da subito. Dopo nove anni di Fiorentina voleva vincere lo scudetto ed a Roma tro-vò un ambiente ideale. Tutti noi eravamo determinati a raggiungere quel risultato, e Bati fu la ciliegina sulla torta realizzan-do 20 gol. All’interno dello spogliatoio, poi, andava d’accordo con tutti”.

Anche con Montella?“Va beh, la storia del numero nove. Ok, Batistuta voleva quel numero e Vincenzo non glielo lasciò. Che problema c’era? En-trambi alla fine risultarono determinanti. Montella spesso entrava a partita in cor-so e decideva le partite. Devo dire che fu bravo Capello a metterli in competizione, anche perché Del Vecchio doveva giocare sempre...”

Prego?

“Marco Del Vecchio era tatticamente indi-spensabile. Era attaccante e centrocampi-sta allo stesso tempo, un giocatore unico. Mi fa piacere ricordarlo, perché Marco era il mio compagno di camera ed era anche grande amico di Gabriel”.

Ed i suoi rapporti con Batistuta? Si racconta che l’argentino fosse un po’ introverso...“Tra di noi i rapporti erano ottimi, ci sentiamo tutt’ora. L’ultima volta l’ho in-contrato a Firenze per la terza edizione della “Hall of Fame” del calcio italiano (dicembre 2013, e fu proprio Tommasi a premiare Batistuta ndr.) Poi le vittorie rafforzano i rapporti tra le persone, e con Gabriel in poco più di due anni abbiamo vinto uno scudetto ed una supercoppa ita-liana. Non male...”

Torniamo all’anno dello scudetto: qua-le fu il momento decisivo?“Certamente il pareggio in extremis con-tro la Juventus a Torino. Anche perché venivamo dal 2-2 nel derby, col gol di Castroman al 95’. E poi non dimentiche-rei l’1-1 casalingo col Milan alla terzul-tima, con la Juve che stava rimontando. Montella in quell’occasione si inventò un pallonetto incredibile... Comunque fu uno scudetto strameritato, in un cam-pionato condotto in testa dall’inizio alla fine, certamente il ricordo più bello del-la mia carriera. Fu una gioia incredibi-le anche per Franco Sensi. Il presidente ci credette più di tutti, in un periodo di politica sportiva assai delicato. Per lui fu una grande rivincita”.

I SEGRETIDELLO SCUDETTOTOMMASI, PROTAGONISTA DELLA TRIONFALE CAVALCATA GIALLOROSSA, NON HA DUBBI: “BATISTUTAVALORE AGGIUNTO, DEL VECCHIO INSOSTITUIBILE”

D

ACCADDE A/ NOVeMBRe

tando determinante per la conquista del terzo scudetto del-la storia capitolina: 28 presenze e 20 gol, alcuni bellissimi. Dalla prima incornata a Lecce (2° giornata), alla doppietta in fotocopia contro il Parma (due destri al volo, entrambi in spaccata). Dalla zampata nel derby, all’ultima perla di sinistro (ancora contro il Parma) che sancì l’apoteosi dell’O-limpico. Unico neo, la scarsa partecipazione di Batistuta al delirio giallorosso. Gabriel non è mai stato un allegrone, a dispetto delle origini sudamericane, Gabriel non è mai stato un “caciarone”. Bati era uno campo, casa e (chissà...) chiesa. Insomma, non partecipava alle feste, si concedeva poco ai tifosi. Faceva così anche a Firenze, estese il con-cetto in quel di Roma. Non fece eccezione la sera del 24 giugno, quella del Circo Massimo, nonostante un milione di tifosi, nonostante la Ferilli che si spoglia, nonostante si fe-steggiasse il “Giubileo giallorosso”. Gabriel Batistuta era campione d’Italia, e questo (per lui) era già abbastanza.

tuoso iceberg: nell’estate 2000 arrivarono anche Samuel dal Boca Juniors, zebina dal Cagliari, Emerson dal Bayern Leverkusen. Il tutto poggiato su un telaio composto dal por-tiere Antonioli (forse l’unica nota incerta dell’annata), dai brasiliani Aldair, zago e Cafu in difesa, zanetti, Tommasi e Candela a centrocampo, Del Vecchio e Montella in attacco. Più Francesco Totti, il capitano dei capitani. Non male dav-vero. E del resto c’era da pareggiare il tricolore laziale di un anno prima, celebrare l’anno del Giubileo, ritornare sul tetto d’Italia dopo 18 anni dall’ultimo scudetto griffato Fal-cao. E a proposito di numero 18: finì sulle spalle proprio di Batistuta, come somma algebrica del mitico numero 9... di proprietà dell’aeroplanino Vincenzo Montella. I due si sono ritrovati quest’anno a Firenze per la “Partita del cuore”, hanno minimizzato, hanno “abbozzato” senza affrontare l’argomento. Lo abbiamo detto, il tempo cancella tutto. Alla fine Gabriel Batistuta fece in pieno il proprio dovere, risul-

Calcio2OOO 87

Page 88: Calcio 2000 n.203

foto

Age

nzia

Liv

eran

i

TRIONFI IN BIANCONEROVerza ha vinto,

con la Juve,due scudetti e

una Coppa Italia

DOVE SONO FINITIVINICIO VERzA

di Gabriele CANTELLA

IL BRASILIANO DI BORA PISANI

PIEDI E FANTASIA DA SUDAMERICANO PER VERZA, UN 7 DI QUELLI CHE, UN TEMPO, DOMINAVANO LA FASCIA…

Il numero 7 riceve palla sulla destra, ma è subito bracca-to. Con una finta si libera del suo diretto marcatore e si lancia a gran velocità verso

la porta avversaria. Come Hermes, il messaggero degli dei greci, lui, messag-gero del dio del calcio, sembra avere le ali ai piedi. La sua corsa è inarrestabi-

le, i suoi dribbling ubriacanti. I difensori saltati come birilli, il pubblico sugli spalti si stropiccia gli occhi di fronte a tanta meraviglia. Poesia in movimento, il pal-lone diventa arte. L’arte dei numeri 7, dei Best, dei Meroni, dei Causio. E di Vi-nicio Verza, un brasiliano nato per caso a Bora Pisani.

“Piede magico, tiro bruciante, invenzioni a gogò”, così Massimo Burzio definisce

Vinicio Verza su ‘Hurrà’ nel novembre 1987... Ma Vinicio Verza come defini-rebbe se stesso?“un calciatore atipico, dotato di grandi qualità tecniche, funambolico, ma disconti-nuo. ‘Il Milan ha il suo brasiliano’, così mi definirono sulla copertina di ‘Forza Milan’ e trovo che sia una definizione azzeccata”.

Non solo estro Vinicio Verza, ma an-che duttilità e sostanza se è vero che

Calcio2OOO88

Page 89: Calcio 2000 n.203

DOVE SONO FINITI/ VINICIO VeRZAdi Gabriele CANTELLA

Gibì Fabbri a Cesena la schierò addi-rittura nel ruolo di mediano.“Io lasciai la Juventus perché non volevo diventare il nuovo Furino, ritenendomi non adatto a inter-pretare quel tipo di ruolo, ma poi a Cesena Gibì cominciò a schierar-mi davanti alla difesa e in quella posizio-ne giocai anche nel Milan”. I suoi primi calci ad un pallone li tira nel San Carlo, in quel di Casale Mon-ferrato ed è lì che gli osservatori del-la Juve rimangono intrigati dal suo talento... Per un ragazzino vivace e movimentato come il Verza dell’epoca non dev’essere stato semplice l’impat-to con lo “Stile Juventus”.“Ho rimpianto i tempi del San Carlo, quan-do, da ragazzino, ero libero di giocare seguendo il mio istinto e assecondando il mio estro, cosa che alla Juventus non potei più fare. L’impatto col mondo bianconero non fu dei più semplici, ma grazie al mio carattere esuberante riuscii comunque a su-perare le difficoltà iniziali”. Dalla Juventus al Vicenza per farsi le ossa…“Direi che fu determinante e oggi, con il senno di poi, aggiungo che sarebbe forse stato meglio per me rimanere a Vicenza perché lì avrei giocato da titolare in Serie A e sarei stato protagonista, mentre alla Juventus fui relegato in panchina per quat-tro anni, chiuso da giocatori straordinari del calibro di Causio, per citarne uno”. A Vicenza ci arriva insieme a Pao-lo Rossi, anche lui di proprietà della Juve... Mi viene in mente una scena: assist di Verza, gol di Rossi. Era una scena ricorrente?“Direi di sì, il binomio Verza-Rossi fu sen-za dubbio vincente in quella stagione a Vicenza, anche perché tra noi c’era una grande intesa, avendo percorso insieme tutta la trafila delle giovanili bian-conere”. Poi si torna alla Juventus: 26 febbraio 1978, cosa ricorda di quel giorno, quello del suo e-sordio in maglia bianconera?“Fu una giornata particolare, perché ini-zialmente non ero stato nemmeno con-vocato per quella partita. Infatti ero ri-masto a Torino in quanto reduce da una distorsione alla caviglia, ma fui chiama-to in extremis e così, nonostante l’infortu-nio, feci il mio esordio in Serie A, a soli 19 anni. Per un ragazzo di quell’età,

all’epoca, debuttare nel massimo cam-pionato era un traguardo eccezionale”.

In quella Juventus c’è un certo Causio, il Barone, che gioca con il numero 7 sulle spalle e per lei non è semplice trovare spazio, ma ciò non le impedi-sce di contribuire alla conquista dello scudetto 1978…“Per un ragazzino com’ero io allora conqui-stare uno scudetto al fianco di Scirea, Cau-sio, Bettega, riuscendo anche a contribuire in prima persona con un gol a Bergamo, rappresentò qualcosa di straordinario”.

Salvezza e Milan in B… Poi proprio al Diavolo in Paradiso dopo averlo man-dato all’Inferno?“Fu un’emozione indescrivibile, anche per-ché esser stato richiamato da Farina per me significò tanto, fu un’enorme gratifi-cazione la sua stima nei miei confronti. Stima che poi, però, venne meno al ter-mine della mia ultima stagione in rosso-nero. Quella di trasferirmi al Milan fu una scelta soffer-ta, perché avrei potuto continuare a giocare in Serie A con il Ce-sena, ma non mi sono mai pentito, poiché fu una soddisfazione essere tra i princi-pali artefici della risalita del Diavolo”. Ha lasciato a soli 30 anni, perchè? Stanco del calcio…“A trent’anni per il calcio dell’epoca ero ri-tenuto vecchio, mentre oggi si gioca fino a quarant’anni. Quando arrivai a Como, mi scontrai con l’amara realtà di una società che mi mise da parte per da-re spazio ai giovani che dovevano essere valorizzati per poi essere venduti bene. La delusione fu talmente grande che mi portò alla decisio-ne di smettere di giocare. Non rimpiango nulla, anzi, ag-giungo che sono felicissimo della scelta che ho fatto, anche perché ho avuto la possibilità di stare più vicino alla mia famiglia, che, per forza di cose, du-rante la mia carriera da calciatore avevo un po’ trascurato. Quella di dedicarmi al commercio è stata una decisione dettata dalla mia voglia di mettermi ancora una volta in gioco e devo ammettere che si è rivelata una decisione giusta, non tanto dal punto di vista economico, quanto da quel-lo personale. Oggi al pallone non penso più, guardo il calcio in TV quando capi-ta, ma per me non rappresenta un’osses-sione. Da quando ho appeso le scarpette al chiodo comunque non sono più entra-to in uno stadio, nemmeno a San Siro”.

Cosa del Verza calciatore c’è oggi nel Verza commerciante e cosa di questo Verza avrebbe voluto trasfondere in quello di trent’anni fa?“Nel Verza calciatore avrei voluto tra-sfondere l’esperienza dell’uomo che sono oggi, mentre nel Verza commercian-te è rimasto qualcosa del calciatore di trent’anni fa, perché anche nella vita di tutti i giorni non accetto compromessi e poi perché nel mio lavoro attuale cerco di mettere un po’ dell’estro che mi con-traddistingueva sul campo, quella fanta-sia che caratterizzava le mie giocate”.

Nella stagione successiva, Verza met-te a segno il gol più bello della Serie A 1978/79 al Comunale contro la Fio-rentina...“Lancio di Causio dalla destra, stoppai il pallone di petto, saltai Galbiati con un sombrero e senza che la palla toc-casse terra, la calciai al volo all’incrocio dei pali. Fu una prodezza straordina-ria, premiata alla ‘Domenica Sportiva’ come miglior gol di quella stagione”. Poi lo scudetto 1980/81, con la magia contro il Napoli... Il più importante di sempre?“Direi che quel gol fu piuttosto il mio regalo d’addio alla Juventus. Rega-lo che la Juventus ricambiò cedendo-mi al Cesena. Quella rete valse lo scu-detto e segnò al tempo stesso la fine della mia avventura in bianconero”. Nell’estate dell’81 passa al Cesena…

nel verza calciatore avrei volutotrasfonDerel’esperienza Dell’uomo che sono oGGi,

mentre nel verza commerciante È rimasto qualcosa Del calciatore Di trent’anni fa

“”

Calcio2OOO 89

Page 90: Calcio 2000 n.203

LIGASPAGNA

C un triennio di continuo ping-pong tra le due serie. Scordiamoci però il 4-5-1 ‘da rimonta’ di Irureta, i gol di Tristan e lo giocate sopraffine di Djalaminha: il nuovo Depor è il classico ‘non finito’ scultoreo, un blocco di marmo grezzo ancora da smussare e raffinare con cesello e pazienza. Scultore d’occasio-ne sarà Victor Fernandez, scelto dalla dirigenza per proseguire il lavoro di Vazquez Pena, esonerato per dissidi con la società poche settimane dopo la conquista della promozione.

FATTORE FERNANDEZ- Si riparte

EL DEVOLVER DEL DEPORA FERNANDEz VIENE CHIESTO DI RIPORTARE ENTUSIASMO IN UN CLUB CHE HA VISSUTO MOMENTI DI PURA GLORIA…

hissà quante volte, nei quasi 2000 anni di veglia ininterrotta sul porto di La Coruña, l’antico faro della Torre di Ercole avrà visto

la città ribollire d’amore e di passione per il suo Deportivo. Dai fasti del gran-de Depor, che a fine anni ’90 metteva in fila tutte le grandi di Spagna, fino ai giorni nostri e ai continui viaggi di an-data e ritorno verso l’inferno della Se-gunda Division. Il viaggio della forma-zione biancazzurra riparte da qui: da una promozione, conquistata dopo un solo anno di purgatorio, che ha chiuso ISAAC CUENCA fo

to L

iver

ani

Calcio2OOO90

Page 91: Calcio 2000 n.203

EIBAR:UNA BASCABASTIANCONTRARIA!

UNA MATRICOLA SPAVALDA CHE PUNTA A LASCIARE IL SEGNO NELLA LIGA…

Athletic Bilbao e Real Sociedad, ma non solo. Quest’anno, per la prima volta nella storia, c’è anche l’Eibar a rappresentare i Paesi Baschi nella Liga. Fondata nel 1940, la matricola rossoblu ha festeggiato per ben due volte la promozione in massima se-rie. La prima sul campo, dopo aver battuto nel derby il Deportivo Ala-ves lo scorso 25 maggio. La seconda in tribunale: l’iscrizione al campiona-to è infatti stata possibile solo grazie ad una sottoscrizione, da parte dei circa 27mila abitanti di Eibar, che ha consentito di raccogliere i 2 milioni di euro necessari per la tasse arretrate col fisco. “L’ultima cosa che volevamo – dice il presidente Aranzabal – era l’ingresso di un uomo d’affari che trasformasse la nostra creatura”. Fie-rezza tipicamente basca, unita ad una mentalità aperta: qui i calciatori non sono solo ‘indigeni’ , ma anche spagnoli e (in qualche raro caso) stranieri. Tra questi, anche il nostro Federico Piovaccari, partito alla con-quista della Spagna. Buena suerte!

di Carlo TAGLIAGAMBE

dunque dal tecnico che fece grande l’altra squadra di Galizia (il Celta) in-tuendo per primo - sul finire degli anni ’90- le potenzialità del modulo 4-2-3-1, vero caposaldo del suo sistema calcistico, che ha poi fatto le fortune di molti colleghi negli anni a venire. Su tutti, quel Josè Mourinho che al Porto lo ha preceduto e gli ha lasciato ‘in dote’ - forse per sdebitarsi - una Coppa In-tercontinentale facile facile da mette-re in bacheca. E che oggi rappresenta il picco della sua carriera da allenato-re: riportare a vincere il Depor, però, sarebbe tutta un’altra storia…

RICOMINCIO DA TRE- Helder Postiga, Josè Rodriguez e Cuenca: sono questi i giocatori scelti per la rinascita del De-por. Il bomber portoghese è un pupillo del tecnico, che lo ha già allenato ai tempi del Porto rilanciandolo nel gran-de calcio dopo il flop al Tottenham. Ora come allora, Postiga -reduce dal-la fallimentare esperienza laziale- è

che la maglia Deportivistas altro non è che la trasposizione calcistica della bandiera galiziana, antica vestigia di un’identità celtica sopravvissuta al cor-so impassibile della storia. Esattamen-te come la leggenda del Super Depor.

in cerca di riscatto: e nessuno meglio di Fernandez sa come valorizzarlo. Josè Rodriguez invece, su raccomandazio-ne di Carletto Ancelotti, ha scelto la Galizia per l’anno della consacrazio-ne dopo aver fatto intravedere gioca-te alla Xabi Alonso sia nel Real che nelle nazionali giovanili spagnole. Qui, oltre ad aver vinto il titolo di miglior giocatore dell’Europeo 2013, ha già avuto modo di conoscere un altro ‘ba-by-fenomeno’ con cui dividerà campo e spogliatoio. Stiamo parlando di Isaac Cuenca, jolly offensivo che ha studiato all’ombra di Messi e Iniesta, ma che sembra aver dimenticato il talento nel-la Masia blaugrana. Oggi, lasciato il Barça, il catalano ha preso in mano il suo cartellino per intraprendere il cammino di Santiago in direzione La Coruña, dove cercherà di raggiungere il pieno compimento del suo pellegri-naggio calcistico.

EL SUPER DEPOR - D’altronde, la sto-ria ci insegna che il Deportivo è la squadra giusta per sognare: ambien-te tranquillo, pochi soldi e tante idee. Così è nato il Super Depor, la squadra che - negli anni 2000 - rappresentava l’altra Spagna, quella sana provincia lontana anni luce dall’altera nobiltà di Barcellona e Real, capace di conqui-starsi la promozione sociale sul campo. E a suon di vittorie, avendo sollevato in pochi anni una Liga, due Coppe del Re e 3 Supercoppe di Spagna. Un fuoco di paglia che ha rischiato di in-cendiare anche l’Europa: nel 2004 gli Herculinos furono domati solo in semi-finale dal Porto dopo aver eliminato in serie Juventus e Milan (clamoroso il 4-0 subito dai rossoneri al Riazor) ed essersi guadagnati - entro i confini del Belpaese - il soprannome di ‘Deportivo La Carogna’. Nomignolo poco onore-vole per una squadra che, tra i suoi ranghi, annoverava i vari Djalaminha, Mauro Silva, Naybet, Pandiani, Tristan e Maakay: una babele calcistica che però in campo parlava la stessa lin-gua, caratterizzata da un possesso palla incessante, precursore dell’o-dierno Tiki-taka.

IDENTITA’ GALEGA - Oggi come al-lora, il Depor fa dell’orgoglio galego il proprio segnale d’identità, oltre che la propria divisa. Pochi sanno infatti

foto

Imag

o/Im

age

Spo

rt

ARIA NUOVA AL DEPORC’è anche l’ex Lazio

Postiga a La Coruna...

FEDERICO PIOVACCARI

foto

Zan

giro

lam

i/Im

age

Spo

rt

Calcio2OOO 91

Page 92: Calcio 2000 n.203

PREMIER LEAGUEINGHILTERRA

D a stiano acquisendo squadre di calcio d’oltre Manica. Si badi bene, non solo della massima divisione. E il business in-teressa ormai da vicino anche gli italia-ni, sebbene gli imprenditori connaziona-li, per ora si debbano accontentare di acquisire “realtà minori”. Da due anni il Watford, il club del cuore del cantante Elton John, è della famiglia Pozzo, inten-zionata a metter su una sorta di multi-nazionale del football (oltre all’Udinese, infatti, possiede la spagnola Granada). Nel 2014, dopo un lungo tira e molla, l’ex patron del Cagliari Massimo Cellino è riuscito a mettere le mani sul glorioso,

PREMIER, DI NOME E DI FATTOIL CAMPIONATO INGLESE è L’ECCELLENzA NEL CALCIO EUROPEO. SOLDI IN ABBONDANzA PER UN PRODOTTO CHE FUNzIONA A DOVERE...

iritti televisivi che fruttano oltre un miliardo di euro l’anno, stadi quasi sempre tutti esauriti, 4 club tra le 50 società sportive più ric-

che al mondo (Forbes), tifosi in crescita esponenziale nei ricchi mercati asiatici. Signori, benvenuti in Premier League. Il campionato inglese si gioca, con la Liga spagnola e la Bundesliga tedesca, il tito-lo di competizione più bella del pianeta, ma senza dubbio è la più seguita – e “produttiva” – in circolazione.Non è un caso che sempre più impren-ditori stranieri abbiano fiutato l’affare MASSIMO CELLINO fo

to N

inni

Calcio2OOO92

Page 93: Calcio 2000 n.203

GOL LAMPARD, CIVILTà INGLESE

L’EX BLUES SEGNA ALLASUA EX SQUADRA, CONDANNANDOLA AL PARI, EPPURE I CORI SONO TUTTI PER LUI...

Solo in Inghilterra… Lampard, ban-diera del Chelsea (13 anni con i Blues, per un totale di 211 gol in 648 gare), a pochi minuti dalla fine, entra in campo. Ora indossa la ca-sacca del City. Il Manchester è sotto di un gol e di un uomo ma Frankie, con una magia delle sue, trova il gol del pareggio che condanna l’arma-ta di Mou. Ovviamente i tifosi dei Citizens gioiscono come pazzi ma, qui sta la notizia, i tifosi del Chelsea, a fine gara, riempiono di applausi il loro vecchio condottiero. A nessu-no importa che, pe colpa di Frankie, il Chelsea non ha portato a casa i tre punti, meglio osannare l’uomo, il campione. Un gol non può cancella-re 13 anni di magie (e successi). “E’ stata una grande emozione”, dirà Lampard nel dopo partita. Lo è sta-to anche per chi ha assistito a quei cori. La dimostrazione che, in Inghil-terra, la cultura sportiva è una real-tà ben radicata. A voi immaginare cosa sarebbe accaduto in Italia…

di Luca MANES

ma un po’ decaduto (manca dalla Pre-mier dal 2004) Leeds United. Nell’esta-te appena conclusasi è stato il turno del Leyton Orient, team di terza serie del quartiere dell’East End londinese, fa-moso soprattutto per aver dato i natali ad Alfred Hitchcock e David Beckham. A rilevare la compagine un altro italia-no, l’imprenditore Francesco Becchetti, in passato già accostato al Bologna. Se-condo l’ormai ex proprietario del Leyton Barry Hearn “fra qualche anno tutte le squadre professionistiche inglesi saranno in mani straniere”. Forse non sbaglia. Già adesso gruppi o imprenditori stranieri detengono la maggioranza delle azioni di 11 società su 20 della Premier, nella serie cadetta siamo a 13 su 24.Uno dei precursori è stato il magnate russo Roman Abramovich, il quale nel 2003 ha salvato il Chelsea dai debiti. Se i tifosi dei Blues accolsero la notizia con un gigantesco sospiro di sollievo, una buona fetta dell’opinione pubbli-ca inglese storse il naso. Come nel caso

dei calciatori non britannici (in Premier circa il 70 per cento di quelli disponibi-li in rosa), alla fine si sono giudicate le azioni più che il passaporto di appar-tenenza. La tifoseria del Chelsea per decenni è stata caratterizzata da una forte impronta nazionalista, ma nessuno ha osato sindacare le origini di Abramo-vich, soprattutto dopo le vittorie in cam-pionato e in Champions League. Quelli del Manchester City adorano lo sceicco al Mansour (e il fondo sovrano di Abu Dhabi), che come per magia ha cancel-lato l’etichetta di squadra perdente, da tempo sulle maglie dei Light Blues.Altre grandi del football inglese hanno invece sperimentato – o stanno ancora sperimentando – i pericoli legati alle manovre finanziarie di imprenditori sen-za scrupoli. Il Liverpool ha faticato non poco a liberarsi del duo a stelle e stri-sce Hicks & Gillett, fonte di debiti e di mediocri risultati sportivi. Il Manchester United è terzo nella classifica stilata da Forbes – valore stimato in 2,81 miliardi di dollari – ma ha sul groppone un far-dello di quasi 400 milioni di sterline di debiti, regalo della famiglia americana dei Glazer, abile solo a “traslare” il co-sto dell’operazione sul bilancio societa-rio. Dal loro contestatissimo take over nel 2005, i Glazer hanno speso di più per ripagare il debito (696 milioni di sterli-ne), che per acquistare giocatori (poco più di 400 milioni).Di esempi poco “virtuosi” ce ne sono an-che di peggiori. Al Birmingham City si sono ritrovati un proprietario, il cinese di Hong Kong Carson yeung, condan-nato a sei anni di galera in patria per riciclaggio di denaro. L’ex patron del West Ham, Björgólfur Guðmundsson, è stato addirittura uno degli “artefici” del flop delle banche islandesi, mentre varie proprietà straniere – alcune molto “dub-bie” – hanno portato il Portsmouth dalla gloria della vittoria in Coppa d’Inghil-terra (2008) a scomparire dai radar…Cose che capitano nel calcio moder-no, e non solo per “colpe straniere”. Tanto per citare un esempio recente, il Blackpool ha una situazione societa-ria talmente dissestata, che a una set-timana dall’inizio del campionato ca-detto poteva contare solo 12 giocatori professionisti sotto contratto. Il 20 per cento delle azioni fa sì capo al lettone Valeri Belakon, ma il restante 80 per cento è dell’inglesissimo Owen Oyston...

foto

Giu

sepp

e C

eles

te/Im

age

Spo

rt

ABRAMOVIC IL RIVOLUZIONARIOIl Chelsea è diventato

un top club grazieal suo potere economico

foto

Imag

o/Im

age

Spo

rt

Calcio2OOO 93

Page 94: Calcio 2000 n.203

ster United decide di sborsare 16 milioni di euro per strapparlo ai gialloneri, ma in maglia Red Devils il ragazzo, complice anche la fine dell’era Ferguson ed una mancata adattabilità al calcio inglese, cade nel dimenticatoio. Klopp però cre-de ancora in lui (anche perchè parlia-mo di un 25enne) e così questa estate decide di mettere mano al portafoglio e riportarlo in Germania per 8 milioni di euro. Di sicuro non sarà facile per lui riprendersi una maglia da titolare, visto che Reus, Mkhitaryan e Grosskreutz non sembrano intenzionati a fargli spazio.

NICKLAS BENDTNER (WOLSFBURG)

BUNDESLIGAGERMANIA

PROVA DI MATURITàKAGAWA, BENDTNER, BOATENG ED HERRMANN, QUATTRO PSEUDO CAMPIONI ALLA CLASSICA PROVA DEL NOVE…

S HINJI KAGAWA (BORUS-SIA DORTMUND)La Bundesliga edizione 2014-2015, che vedrà, presumibilmente combatte-

re Bayern Monaco e Borussia Dortmund per il titolo, è caratterizzata da alcune storie che meritano di essere raccontate prima di passare ad analizzare quanto accadrà sul campo. Partiamo con l’inso-lita avventura del giapponese Shinji Ka-gawa: comprato nel lontano 2010 dal Cerezo Osaka, con la maglia del Borus-sia Dortmund si è imposto come uno dei migliori centrocampisti del panorama europeo. Nel luglio del 2012 il Manche- fo

to Im

ago/

Imag

e S

port

KEVIN-PRINCE BOATENG

Calcio2OOO94

Page 95: Calcio 2000 n.203

Sono molto lontani i tempi nei quali, con la maglia dell’Arsenal (che lo aveva acquistato dal Birmingham), sembrava destinato ad una carriera sfavillante. Nel corso degli anni Nicklas, tra infortuni ed uno stile di vita non proprio consono ad un professionista del calcio (è stato beccato più volte ubriaco al volante e qualche mese fa ha anche molestato ed aggredito un tassista), si è trasformato in un giocatore scomodo (tante maglie indossate in poco tempo)… Adesso, a 26 anni, con molti anni di carriera anco-ra alle spalle, Bendtner ha la possibilità di far ricredere tutti con la maglia del Wolfsburg. L’ambiente sembra adatto, visto che nessuno di sicuro gli metterà particolari pressioni. è chiaro, però, che dopo aver fallito per la seconda volta con la maglia dell’Arsenal e dopo non avere lasciato praticamente tracce del suo passaggio con la maglia della Ju-ventus, il lungagnone danese ha l’ultima chance per dimostrare di non essere so-lamente un amante della bella vita.

KEVIN PRINCE BOATENG (SCHALKE 04)Acquistato dal Milan per 10 milioni di euro nell’estate del 2013, la prima sta-gione del ghanese con la maglia della compagine di Gelsenkirchen non è stata come molti ci si aspettavano, nonostante abbia collezionato in Bundesliga 27 pre-senze e 6 goal. Per gran parte dell’an-nata Kevin ha sofferto di non avere da parte del tecnico Jens Keller una collo-cazione precisa in campo, essendo stato utilizzato a volte come seconda punta ed a volte come centrocampista centra-le (ruolo, quest’ultimo, che ha sempre apertamente dichiarato di non volere interpretare). Quest’anno, finalmente, avrà la possibilità di essere uno dei tre trequartisti dietro Huntelaar (in questo ruolo si è messo in mostra con la maglia rossonera). E, visti anche i compagni di re-parto che si troverà a disposizione, ossia il giovane Draxler e l’esperto ex-Bayer Leverkusen Sam, Kevin non avrà possi-bilità di sbagliare, ma dovrà finalmen-te dimostrare, sia in campionato che in Champions, di essere un valore aggiunto.

PATRICK HERRMANN (BORUSSIA MONCHENGLADBACH)34 presenze, 6 goal e 9 assist nella scorsa stagione, che sono valsi il sesto posto in classifica e l’approdo in Europa League del Borussia Monchengladbach, non gli sono bastati per poter attirare l’attenzione di una delle big del calcio europeo o tedesco (si sono interessati a lui nel corso del tempo Juventus, Inter, Napoli, Chelsea e Real Madrid) né del commissario tecnico della nazionale te-desca Joachim Low (non ha ancora esor-dito). Patrick così, dovrà accontentarsi di restare ancora nel ‘secondo’ Borussia e di aumentare ulteriormente il livello del-le sue prestazioni per poter sperare di fare il salto di qualità, come già capita-to al suo ex-gemello Marco Reus, insieme al quale ha fatto faville sino a due sta-gioni fa. Herrmann, per chi non lo cono-scesse, è un centrocampista centrale, in grado di poter giocare sia come esterno che anche come trequartista, che col suo piede destro è in grado sia di andare a rete che di servire i compagni d’attacco. La sua attuale valutazione di mercato si aggira intorno ai 10 milioni di euro. Chissà se nell’estate del 2014 qualcuno vorrà investire in questo ragazzo, che sembra proprio avere le carte in regola per poter essere un Top player europeo.

BENATIANON CI STA…

IL MAROCCHINO DIFENDE LA SUA PROFESSIONALITà E RISPONDE AGLI INSULTI…

“Ho ricevuto tanti insulti da quando sono andato via ma, per la maglia della Roma, ho sempre dato il mas-simo e ho continuato a sentire metà squadra al telefono, per cui forse non sono la persona brutta che dicono tut-ti”, firmato Benatia. Non è la prima volta che un giocatore, dopo aver lasciato l’Italia, decida di rimpro-verare i tifosi italiani. A conti fatti, la cessione del marocchino è stato un affare per tutti. Contento il gio-catore, felice Sabatini (28 milioni di euro) e pure Manolas, arrivato in sostituzione di Benatia. Eppure al tifoso giallorosso l’addio non è pia-ciuto. Colpa di una mentalità, pret-tamente italiana, che ancora vive nell’illusione di poter trattenere un campione solo con le belle parole e il prestigio della maglia. Davanti a 28 milioni (e, lato Benatia, la chance di giocare con la casacca del Bayern Monaco), è difficile essere romantici. Curiosità per vedere come l’Olimpi-co accoglierà Benatia nella sfida di Champions con il Bayern…

di Flavio SIRNA

foto

Imag

o/Im

age

Spo

rt

foto

Imag

o/Im

age

Spo

rt

KAGAWA E GLI ALTRITanti i giocatori in cerca di conferme in Bundes

Calcio2OOO 95

Page 96: Calcio 2000 n.203

taliano? Oh, Verratti...”. è insolito e quanto mai pia-cevole rendersi conto del fatto che, in qualche parte del globo, la propria na-

zionalità venga associata a quella di un brillante atleta piuttosto che ritro-varsi ad abbozzare un sorriso forzato di fronte al classico ritornello “Italia? Pizza, spaghetti...”, o ad imbarazzarsi di fronte ad accostamenti sicuramente più spiacevoli. Girando per Parigi, in-fatti, ci si rende piacevolmente conto di come l’Italia sia facilmente associa-ta a Marco Verratti e Salvatore Sirigu,

due dei punti di forza del Paris Saint-Germain, club per il quale a Parigi fanno il tifo pressoché tutti gli appas-sionati di calcio.Maglie blu griffate PSG ovunque, dal-la metro ai ristoranti di lusso. Perché a Parigi, come racconta sorridente un edi-colante italiano trapiantato nella Capi-tale francese, “quella maglia ormai vale più di uno frac”. Vale, in termini di va-lore affettivo. Ma anche di costi, tenuto conto dell’eloquente gesto che accom-pagna la frase. Strano ma vero, però, in casa PSG l’entusiasmo legato all’av-vento di Al-Khelaifi sta un po’ sceman-

LIGUE 1FRANCIA

“I

PARIGI A FESTADOPO IBRA, CI SONO VERRATTI E SIRIGU, EMBLEMI DEL NOSTRO CALCIO, TRA I PIù AMANTI DEL POPOLO PSG…

foto

Buf

fa/Im

ageS

port

SALVATORE SIRIGU

Calcio2OOO96

Page 97: Calcio 2000 n.203

do e i motivi vengano sintetizzati dalla semplice spiegazione che ci viene data da Florent, simpatico giovanotto con addosso, chiaramente, la maglia del PSG: “Riuscire a vincere in Francia, dopo tanti anni, è bello. E anche fare bella fi-gura in Champions non è male, però in molti abbiamo paura che quello del PSG sia un fenomeno passeggero. Avete visto cosa sta succedendo a Montecarlo?”Già, strano ma vero, il ridimensiona-mento del Monaco – principale rivale del PSG in Ligue 1 – non ha alimenta-to le gioie dei tifosi del club parigino, bensì innescato in loro un dubbio: “E se succedesse anche a noi?”. La paura di dipendere dalle volontà di un singolo uomo, sceicco o magnate del petrolio che sia, fanno infatti vivere tutti sul filo del rasoio. Le cessioni di Falcao e James Rodriguez hanno inevitabilmente ridot-to il valore del Monaco e in casa PSG, sebbene il progetto vada avanti da più tempo e l’organico sia decisamente più ricco di stelle, il timore non viene meno.

Adesso, ovviamente, si accompagna però l’entusiasmo. E, non senza sorpren-derci, ci accorgiamo che gli uomini più osannati sono tre: zlatan Ibrahimovic, Salvatore Sirigu e Marco Verratti. “E il Pocho?”, vien da chiedere. Né lui né Cavani nella Top 3 dei più amati dai parigini, letteralmente fuori di testa per zlatan Ibrahimovic. “Il PSG è lui”, “Appena smetterà di giocare, non so come faremo”, “Mio figlio tifava per il Lione, sono riuscito a convincerlo a passare al PSG soltanto mostrandogli i goal di Ibrahimovic su YouTube”, alcuni dei commenti più eloquenti. E come dar loro torto ripensando ai 76 goal messi a segno dallo svedese in appena 92 partite disputate con il PSG nel corso delle prime due stagioni?Una volta superati gli elogi nei confron-ti di Ibra, ecco sgorgare tutto il nostro orgoglio italiano. La stima e la fiducia in Marco Verratti (“Il est meilleur que Ro-naldinho”, urla con entusiasmo un uomo sulla cinquantina, non certo nostalgico del ‘Dentone’), ma soprattutto in Salva-tore Sirigu, riconosciuto come l’autentico eroe del primo titolo dell’era El-Khelai-fi. “Sirigu parava e zlatan segnava”, è il suo riassunto di quella stagione. Anzi, zlatàn, per dirla come loro.Ma il confine che separa l’entusiasmo per i trionfi arrivati dopo anni di digiu-no e la paura del declino è davvero labile: il timore del Fair Play Finanzia-rio, le paure in merito ad una gestione economica forse troppo poco oculata per poter essere sostenuta a lungo e, soprattutto, l’assenza di figure di riferi-mento, spaventano i fan del PSG. In molti rimpiangono Leonardo, ricordato come il perfetto elemento di raccordo tra socie-tà e tifosi, in tanti non apprezzano Lau-rent Blanc, ritenuto l’uomo meno adatto a spingere il PSG verso il salto di qua-lità. E tutti, all’unanimità, sperano che Al Khelaifi si limiti a “sganciare”, affidando a qualcun altro i compiti di rappresen-tanza e di operatività.Intanto, però, nei celebri negozi di souvenir, tra una Tour Eiffel fosfore-scente, un ‘gargoyle’ e una riproduzio-ne di Nôtre Dame, è facile scorgere le statuette degli eroi del PSG. E tra un Ibra e un Pastore, tra un Lucas e un Thiago Silva, non è difficile individua-re Sirigu e Verratti. Perché adesso l’immagine dell’Italia, per una buona fetta di Parigi, sono proprio loro due.

VE BENE ANCHELO STEMMA

L’ENTUSIASMO PER I RISULTATI CONSEGUITI SUL CAMPO HA SPENTO ANCHE LE CONTESTAzIONI PER IL NUOVO LOGO…

Primeggiare sulle altre città francesi è la prerogativa che contraddistin-gue Parigi, in toto. La Capitale è il centro del Paese e tutto – o quasi – passa sotto la Torre. Non riuscire a primeggiare nel calcio ha dunque rappresentato, per anni, il cruccio di un’intera città. Per questa ragio-ne, probabilmente, nessuno fa cenno alla ‘noia’ di un campionato a larghi tratti dominato. Anzi, a quanto pare, il sogno del parigino perfetto sareb-be quello di Ludovic che, su un treno interno, racconta: “Prima, quando noi parigini ci vantavamo di qualcosa, tutti ci rispondevano dicendo che nel calcio non contavamo nulla. Adesso, non possono risponderci più nemme-no quello”. Riconoscenza verso Al-Khelaifi, dunque, senza perdersi in eccessivi romanticismi. La storia del cambio dello stemma, ad esem-pio, non dà più fastidio a nessuno, sebbene all’epoca in molti avevano espresso le proprie perplessità sul-la volontà da parte della società di ‘ridimensionare’ il riferimento al quartiere periferico di Saint-Ger-main-en-laye e di eliminare persino l’anno di nascita del club, dando così un taglio netto con il passato, come a voler dire “la storia del PSG inizia qui, oggi”. Lo stemma campeggia sulle tantissime magliette che si ve-dono in tutte le zone della città ed è possibile anche tatuarselo addosso, in maniera provvisoria o permanen-te, persino in strada.

di Renato MAISANI

foto

Buf

fa/Im

age

Spo

rt

MARCO IL FRANCESEA Parigi sono

tutti pazzi peril talento azzurro

Calcio2OOO 97

Page 98: Calcio 2000 n.203

Guardate cosa ha riesumato Bale per

l’occasione... Una foto della Decima insieme a Modric subito dopo

la finalissima contro l’Atletico Madrid…

Prima con Boateng e adesso con un pallone di pallacanestro, passione di molti calciatori.

Il difensore brasiliano ci regala sempre foto particolari. Eccolo con

Marcelo e Robinho.

Lo sappiamo, i calciatori viaggiano tanto, tante trasferte e molte delle foto più simpatiche vengono scattate proprio in aereo, qui Neymar con alcuni suoi com-pagni di squadra.

Pronti a tornare a Mo-naco. Boateng e colui che ha deciso l’ultima finale dei Mondiali in

Brasile: Mario Goetze.

Sta segnando tanti goal al Real Madrid, qui ci regala una pa-noramica di Miami.

Appena arrivato a Manchester, il colom-

biano con il suo nuovo compagno Van Persie e l’ex stella olandese

e del Milan, adesso vice di Van Gaal,

Kluivert.

Una vecchia conoscen-za del calcio italiano, Pato, adesso al San Paolo, si rilassa con un massaggio decisa-mente particolare...

Il DJ/Speaker di RTL 102.5 Carlo CARleTTO Nicoletti seguirà i profili Instagram e Twitter dei giocatori più importanti del pianeta Calcio e ci segnalerà le foto e i tweet più divertenti e particolari. Segnalate quelle che magari potrebbero sfuggirgli scrivendogli al suo profilo Instagram e Twitter: @carlettoweb

BAle gOeTZe

BOATeNg JAMeS

DAVID luIZ NeYMAR JR.

FAlCAO PATO

scovate da CARleTT

Calcio2OOO98

Page 99: Calcio 2000 n.203

SCEGLI LA TUA LINEA SU WWW.SPORTIKA.IT

TRENTESIMO

30°

teamwear since 1982

Page 100: Calcio 2000 n.203

U E F A C H A M P I O N S L E A G U E ® O F F I C I A L S T I C K E R C O L L E C T I O N

LE STELLE DEL CALCIO EUROPEO

TUTTE DA COLLEZIONARE!

2 FIGURINE IN 1 !

REAL

MAD

RID

CFKA

RIM

BEN

ZEM

A

9

9 64

36

FRA

19-12-1987

KARI

M B

ENZE

MA

1,87 m79 Kg

1

REAL

MAD

RID

CFKA

RIM

BEN

ZEM

A

1

REAL

MAD

RID

CFKA

RIM

BEN

ZEM

A

REAL

MAD

RID

CFKA

RIM

BEN

ZEM

A9

9

64

36

KARI

M B

ENZE

MA

9

• All names, logos and trophies of UEFA are the property, registered trademarks and/or logos of UEFA and are used herein with the permission of UEFA. No reproduction is allowed without the prior written approval of UEFA.• All club names, club logos and individual players names are the property of the respective club or person. UEFA shall bear no responsibility for the use of these names and/or logos.

www.paninigroup.com

FC B

ASEL

189

3FA

BIAN

SCH

ÄR

16

16 6

-

SUI

20-12-1991

FABI

AN S

CHÄR

1,86 m85 Kg