Cadenza Musicale

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Cadenza La cadenza è una formula armonico-melodica, tipi- camente consistente nella successione di due (o più) accordi, che conclude un brano musicale, o una sua fra- se o sezione. Nel linguaggio musicale le cadenze han- no un ruolo per certi versi paragonabile a quello della punteggiatura nell'espressione verbale. In alcune forme musicali, come l'aria d'opera o il concerto solistico, la cadenza conclusiva del brano era talora espan- sa in un lungo assolo di carattere virtuosistico, spesso im- provvisato dall'esecutore: da ciò l'uso del termine “caden- za”, al di fuori dello stretto contesto della teoria musicale, anche per denotare un lungo inciso solistico che precede la conclusione di un brano. 1 Armonia tonale Essa è uno dei momenti più importanti di una com- posizione in quanto permette di stabilire pienamente la tonalità, dà coerenza alla struttura formale del brano e costituisce un momento di alta espressività. Può essere paragonata al punto che conclude una frase ma bisogna ricordare che esistono cadenze che possono essere più o meno incisive e possono venir usate per creare un effetto di pausa temporanea o definitiva. Con l'affermarsi del sistema tonale la cadenza acqui- stò la funzione a ribadire la tonalità, attraverso precise successioni accordali. 1.1 Cadenza autentica o perfetta I gradi più importanti per la definizione della tonalità di un brano sono il V ed il I (la sensibile dell'accordo di dominante deve risolvere sempre sulla tonica dando un accentuato senso di conclusione). La loro successione dà origine alla formula di cadenza più nota: la cadenza auten- tica. Le cadenze autentiche possono essere ulteriormen- te suddivise in perfette o imperfette, a seconda del loro grado di “perfezione”, cioè di conclusività. Le cadenze perfette sono quelle che terminano con la nota tonica al soprano; se, invece, conclude con la terza o la quinta della triade di tonica, la cadenza si dice imperfetta. La formula della cadenza autentica (V-I) può essere este- sa includendo il IV od il II grado (sia nello stato fonda- mentale che in primo rivolto) ed inserendo anche la quar- ta e sesta di cadenza avente funzione di appoggiatura dop- pia sull'accordo di dominante. In base a ciò si possono avere due formule assai forti dal punto di vista armonico: Esempio di cadenza autentica perfetta (V-I) II-I (in secondo rivolto)-V-I IV-I (in secondo rivolto)-V-I Altre formule usabili sono: IV-V-I II-V-I Tre formule meno comuni sono: VI-V-I III-V-I I-V-I L'accordo di tonica conclusivo, volendo, può essere or- nato o tramite un'appoggiatura od un ritardo. Un'altra variante consiste nel prolungare l'accordo di dominan- te mentre il basso intona la tonica sia fungendo come appoggiatura sia per permettere una risoluzione più in là. 1.2 Cadenza evitata La cadenza evitata presuppone una modulazione e si ve- rifica quando il V di una tonalità passa al V di una nuova tonalità. Da qui il nome di cadenza evitata dato che il V “evita” la risoluzione al I per passare direttamente al V di una nuova tonalità. Questo tipo di cadenza crea una sono- rità imprevedibile ed una forte sensazione di movimento alla ricerca di una risoluzione conclusiva. Esempio di cadenza imperfetta (V-I in primo rivolto) A differenza della cadenza autentica imperfetta, la cadenza evitata non è in grado di concludere un brano. 1

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  • Cadenza

    La cadenza una formula armonico-melodica, tipi-camente consistente nella successione di due (o pi)accordi, che conclude un brano musicale, o una sua fra-se o sezione. Nel linguaggio musicale le cadenze han-no un ruolo per certi versi paragonabile a quello dellapunteggiatura nell'espressione verbale.In alcune formemusicali, come l'aria d'opera o il concertosolistico, la cadenza conclusiva del brano era talora espan-sa in un lungo assolo di carattere virtuosistico, spesso im-provvisato dall'esecutore: da ci l'uso del termine caden-za, al di fuori dello stretto contesto della teoria musicale,anche per denotare un lungo inciso solistico che precedela conclusione di un brano.

    1 Armonia tonaleEssa uno dei momenti pi importanti di una com-posizione in quanto permette di stabilire pienamente latonalit, d coerenza alla struttura formale del brano ecostituisce un momento di alta espressivit. Pu essereparagonata al punto che conclude una frase ma bisognaricordare che esistono cadenze che possono essere pi omeno incisive e possono venir usate per creare un eettodi pausa temporanea o denitiva.Con l'aermarsi del sistema tonale la cadenza acqui-st la funzione a ribadire la tonalit, attraverso precisesuccessioni accordali.

    1.1 Cadenza autentica o perfettaI gradi pi importanti per la denizione della tonalit diun brano sono il V ed il I (la sensibile dell'accordo didominante deve risolvere sempre sulla tonica dando unaccentuato senso di conclusione). La loro successione dorigine alla formula di cadenza pi nota: la cadenza auten-tica. Le cadenze autentiche possono essere ulteriormen-te suddivise in perfette o imperfette, a seconda del lorogrado di perfezione, cio di conclusivit. Le cadenzeperfette sono quelle che terminano con la nota tonica alsoprano; se, invece, conclude con la terza o la quinta dellatriade di tonica, la cadenza si dice imperfetta.La formula della cadenza autentica (V-I) pu essere este-sa includendo il IV od il II grado (sia nello stato fonda-mentale che in primo rivolto) ed inserendo anche la quar-ta e sesta di cadenza avente funzione di appoggiatura dop-pia sull'accordo di dominante. In base a ci si possonoavere due formule assai forti dal punto di vista armonico:

    Esempio di cadenza autentica perfetta (V-I)

    II-I (in secondo rivolto)-V-I IV-I (in secondo rivolto)-V-I

    Altre formule usabili sono:

    IV-V-I II-V-I

    Tre formule meno comuni sono:

    VI-V-I III-V-I I-V-I

    L'accordo di tonica conclusivo, volendo, pu essere or-nato o tramite un'appoggiatura od un ritardo. Un'altravariante consiste nel prolungare l'accordo di dominan-te mentre il basso intona la tonica sia fungendo comeappoggiatura sia per permettere una risoluzione pi in l.

    1.2 Cadenza evitataLa cadenza evitata presuppone una modulazione e si ve-rica quando il V di una tonalit passa al V di una nuovatonalit. Da qui il nome di cadenza evitata dato che il Vevita la risoluzione al I per passare direttamente al V diuna nuova tonalit. Questo tipo di cadenza crea una sono-rit imprevedibile ed una forte sensazione di movimentoalla ricerca di una risoluzione conclusiva.

    Esempio di cadenza imperfetta (V-I in primo rivolto)

    A dierenza della cadenza autentica imperfetta, lacadenza evitata non in grado di concludere un brano.

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  • 2 1 ARMONIA TONALE

    1.3 Cadenza sospesa

    La cadenza sospesa quella che termina sull'accordo didominante allo stato fondamentale. Rispetto alla prece-dente indica una pausa debole, temporanea.Il pi delle volte il V grado viene preceduto dal IV o dal IIma anche dal I (utile l'uso della quarta e sesta di cadenzacome elemento sottolineativo) o dal VI.

    Esempio di cadenza sospesa (I-V)

    Spesso la cadenza sospesa viene utilizzata in caso si ab-biano due frasi musicali parallele (od anche due perioditra loro diversi). In tal caso la prima frase chiude con lacadenza sospesa e la seconda con quella autentica.

    1.4 Cadenza plagale

    Consiste nell'uso della successione IV-I e viene spessousata dopo una cadenza autentica per marcarne ancoradi pi il ruolo conclusivo ma pu anche essere inserita dasola. Pu essere preceduta dal VI o dal I grado.

    Esempio di cadenza plagale (IV-I)

    A conclusione di un brano in tonalit maggiore il IV gradopu venir anche utilizzato nella sua forma minore e ciserve a conferire una coloratura molto particolare.

    1.5 Cadenza d'inganno

    Si basa sulla cadenza perfetta ma al posto del nale di Igrado ne viene utilizzato un altro. In base a ci possonoesistere molte cadenze d'inganno con dierente eca-cia. La tonalit non viene smarrita in quanto sucientel'accordo di dominante per denirla a pieno (ed anzi, nel-la cadenza plagale la denizione tonale assai incisiva).La progressione pi nota quella V-VI che conferisce unforte senso di sorpresa.

    Esempio di cadenza d'inganno (V-VI)

    Una cadenza d'inganno crea un momento di sospensioneche determina un aumento d'interesse verso la compo-sizione in quanto la sensazione di una conclusione vie-ne disattesa ed inoltre fa s che il compositore possaaggiungere una o due frasi che chiudano il tutto.

    1.6 Cadenza frigia

    Si tratta di una cadenza tipicamente barocca che consistenella progressione, in un brano di tonalit minore, IV (inprimo rivolto)-V ove quest'ultimo nella forma maggio-re. In genere usata come conclusione di un movimentolento.

    Esempio di cadenza frigia (IV in primo rivolto-V)

    Il nome deriva dal movimento discendente di un semitonodel basso che si ritiene sia una derivazione delle cadenze,di tipo II-I, della musica medioevale nel modo frigio.

    1.7 Cadenza imperfetta

    La cadenza imperfetta caratterizzata dalla presenza del-la progressione V-I in cui il I grado o il V sono allo statodi rivolto. Ci determina la perdita di parte del carattereconclusivo della cadenza autentica indicando una pausasolo transitoria. In questi casi, in eetti, la conclusionearriva successivamente.

    Esempio di cadenza imperfetta

    Un eetto poco conclusivo lo si pu anche ottene-re, volendo, utilizzando l'accordo di tonica allo sta-to fondamentale ma facendo cantare al soprano la 3^mediante.

    1.8 Cadenze in battere o in levare

    Questa dierenziazione si basa sul tempo in cui cadel'ultimo accordo della cadenza. Se si tratta di un tempoforte si ha la cadenza in battere, altrimenti si tratta di unacadenza in levare.Ogni tipo di cadenza armonica pu essere sia in battereche in levare.

  • 2.2 Cadenza borgognona 3

    Esempio di cadenza (perfetta) in battere

    Esempio di cadenza in levare

    1.9 Cadenza piccarda

    Consiste nel concludere una composizione basata sulmodo minore sull'accordo del I grado con la terza innal-zata. In questa maniera la composizione basata sul modominore conclude su un accordo perfetto maggiore anzi-ch su quello perfetto minore; questo crea nell'ascoltatorecome un bagliore di luce o di speranza sull'ultimo accor-do che, essendo maggiore, in contrasto con la sonoritcupa propria del modo minore. Il termine tierce de Picar-die (terza piccarda) per indicare questa formula fu usatoper la prima volta da J.J. Rousseau nel Dictionnaire demusique (1767). La motivazione di questa scelta lingui-stica risiedeva nel fatto che la suddetta formula cadenzaleera usata (ancora ai tempi di Rousseau) nella musica dachiesa. Nella regione della Piccardia si faceva musica innumerose cattedrali, da qui - secondo lo stesso Rousseau- il nome tierce de Picardie.[1]

    In realt, nel corso dei secoli XVI e XVII era una pras-si pressoch sistematica quella di concludere un brano intonalit minore con l'accordo maggiore: a quell'epoca laterza minore era considerata una consonanza imperfetta(quindi non sucientemente conclusiva), e risultava par-ticolarmente calante nel temperamento mesotonico allo-ra in uso (che invece aveva terze maggiori perfettamenteconsonanti).

    2 Cadenze nella polifoniapre-rinascimentale

    2.1 Cadenza di Landini

    Esempio di Cadenza di Landini

    spesso indicata come cadenza di Landini la formu-la di cadenza usata tipicamente nella polifonia dei secoliXIV e XV. A quel tempo un accordo nale poteva con-tenere solo l'ottava e la quinta della fondamentale poichla terza non era considerata una consonanza. Nella formapi tipica di questa cadenza, illustrata in gura, la vocesuperiore raggiunge la fondamentale con la successioneVII grado (sensibile, spesso ribattuta) - VI grado - VIIIgrado. La voce pi grave scende dal II al I grado, mentrel'eventuale voce intermedia, sale dal IV al V grado. Se-condo le regole della musica cta, occorre alterare il IVgrado per evitare il tritono con il VII grado della voce alta,e per questa ragione si parla talvolta di doppia sensibi-le[2]. La stessa formula melodica si applica anche, nellastessa epoca, alle cadenze frigie.Il nome cadenza di Landini in riferimento alla disce-sa melodica del Cantus no al sesto grado prima dellanalis [3], fu coniato dal musicologo tedesco A.G. Rit-ter nel 1884, che ne descrisse la struttura nel contestodell'analisi della ballata Non ar mai piet di FrancescoLandini[4]. Landini sembra in eetti essere il primo com-positore ad aver dato forma a questa cadenza[5] che fulargamente usata dai compositori europei no alla ge-nerazione di Guillaume Dufay e Gilles Binchois, e oc-casionalmente ancora dai principali compositori franco-amminghi delle generazioni successive (incluso JosquinDesprez).

    2.2 Cadenza borgognona

    Le ultime quattro battute del rondeau J'atendray tant qu'il vousplayra di Guillaume Dufay (1397-1474), esempio di cadenzaborgognona

    Una formula alternativa a quella illustrata nella sezioneprecedente fu talora usata nella prima met del XV seco-lo, soprattutto dai compositori della Scuola di Borgogna(gli esempi pi tipici si ritrovano nelle opere profane diDufay e Binchois): in questa formula, prima della riso-luzione la voce di contratenor viene a trovarsi sul V gra-do della scala, ma all'ottava inferiore. Come nell'esempioprecedente, fra le altre due voci (cantus e tenor) una sa-le per semitono alla fondamentale, l'altra scende dal IIal I grado. Se la voce di contratenor salisse a sua voltaalla fondamentale con un salto di quarta, si troverebbeall'unisono con il tenor, e nell'accordo nale manchereb-be la quinta: i compositori borgognoni preferivano quindifar salire il contratenor al V grado, con un salto d'ottava.Questo schema fu poi abbandonato nella scrittura polifo-nica a quattro voci, che divenne prevalente nella seconda

  • 4 7 COLLEGAMENTI ESTERNI

    met del XV secolo: in quel caso la quinta nell'accordonale pu essere raggiunta dal contratenor altus, mentreil bassus termina sulla fondamentale, all'unisono con il te-nor o un'ottava sotto: si ottiene cos lo schema classico dicadenza perfetta (V-I) che si aerm denitivamente nelcorso del Rinascimento.

    3 La cadenza vocale o strumentale

    3.1 Opera lirica e concerto

    Nell'opera il termine cadenza indica un passag-gio melodico, anche esteso e pressoch privo diaccompagnamento, utilizzato poco prima dellaconclusione del brano.Fino alla ne del XVIII secolo le cadenze delle aried'opera erano quasi sempre scritte o improvvisate daicantanti che le eseguivano. In seguito i compositori prov-vedettero a scrivere le cadenze vocali per esteso, ma i can-tanti non smisero di modicarle o riscriverle. celebrela lunghissima cadenza col auto nell'aria della pazzia diLucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti, forse com-posta dal soprano Teresa Brambilla e comunque assen-te nell'originale donizettiano. Nel corso del XX secolo icantanti d'opera abdicarono quasi del tutto a tale ruolodi compositori aggiunti, ma in cambio si assistette ad uncurioso fenomeno di codicazione di ci che in originecostituiva un momento improvvisativo, o almeno estem-poraneo, dell'evento musicale: l'editore Ricordi pubbli-c le cadenze (e le variazioni) raccolte ed elaborate dalmaestro Luigi Ricci, che i cantanti presero ad usare rego-larmente in luogo di quelle delle partiture originali. Solonegli ultimi decenni del secolo la lologia ha cominciatoa scalzare questa tradizione.Per quanto riguarda le cadenze strumentali, nei concertiper strumento solista e orchestra celebre quella diJohann Sebastian Bach nel suo quinto Concerto bran-deburghese nel quale, verso la ne del primo tempo,l'orchestra tacet e il clavicembalo solista esegue una pa-rentesi virtuosistica prima della ripresa che conclude ilbrano; viene considerata il primo esempio di cadenzanei concerti solistici. In Germania viene introdotto inpartitura attraverso il termine Kadenz.In questa accezione, la Kadenz si riallaccia al preceden-te signicato armonico in quanto si svolgeva in questitermini:

    l'orchestra si portava sul V grado della tonalit ar-monizzato con quarta e sesta (accordo di tonica in2 rivolto)

    questo era il segnale d'inizio della cadenza solisti-ca e del tacet dell'orchestra, la quale, da qui in poi,assiste in silenzio all'improvvisazione del solista

    ultimo segnale era costituito dal trillo su armoniadi dominante, che il solista eseguiva poco primadi cadenzare sull'accordo di tonica; sulla risoluzio-ne l'orchestra riprendeva a suonare e concludeva ilbrano.

    4 Note[1] Articolo del Dictionnaire de musique di Rousseau relati-

    vo alla tierce de Picardie. URL consultato l'11 settembre2012.

    [2] Vincent Arlettaz, Musica cta: une histoire des sensiblesdu XIIIe au XVIe sicle, Madraga 2000, p.255.

    [3] M.T. Rosa-Ballenzani, La cadenza alla Landini, in Coldolce suon che da te piove, SISMEL ed. Galluzzo, 1999p. 141-143.

    [4] David Fallows, voce Landini cadence sul New GroveDictionary of Music and Musicians.

    [5] Anna Chiappinelli, La dolce Musica Nova di FrancescoLandini, Sidereus Nuncius, 2007.

    5 Bibliograa Walter Piston, Armonia, EDT, Torino, 1989

    6 Voci correlate Progressione armonica Armonia (musica)

    7 Collegamenti esterni Corso d'armonia: Terza e quinta - Le cadenze

  • 58 Fonti per testo e immagini; autori; licenze8.1 Testo

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    Armonia tonaleCadenza autentica o perfettaCadenza evitataCadenza sospesaCadenza plagaleCadenza d'ingannoCadenza frigiaCadenza imperfetta Cadenze in battere o in levareCadenza piccarda

    Cadenze nella polifonia pre-rinascimentaleCadenza di LandiniCadenza borgognona

    La cadenza vocale o strumentale Opera lirica e concerto

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