Editoria Musicale

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Fabio Mancini – Tecniche di Editing per l'Editoria Musicale PERCORSO DEL TESTO MUSICALE FISSAZIONE Evoluzione del materiale compositivo prima della versione definitiva secondo i vari comportamenti di un compositore. Bach: non concepisce una versione deinitiva ma una traccia su cui compiere continue rielabolazioni improvvisate. Beethoven: l’ultima versione è sempre la migliore ed è quella definitiva dopo un percorso di ripensamenti e rielaborazioni dovute anche a esigenze di strumentisti e committenti che coinvolsero molti compositori, specialmente i suoi predecessori. Schumann: la prima versione di un’opera è sempre la migliore perchè dettata dall’istinto musicale. Da una differente posizione di pensiero si giunge - a un differente obiettivo compositivo nelle versioni di ultima mano: forma definitiva o traccia da rimodellare - a un differente comportamento nei confronti dei posteri riguardo alla conservazione dei vari manoscritti: ad esempio Brahms gettò via molti manoscritti, così come Beethoven, mentre altri come Bartók catalogarono ogni composizione, comprese quelle giovanili. TRASMISSIONE Periodo che passa dalla fissazione dell’opera da parte del compositore alla trasmissione attraverso varie fonti dette testimoni: - manoscritto autografo - copia del manoscritto autografo - stampa curata dal compositore - stampa curata dagli editori questa è la fase della modifica di un’opera nel corso del processo di copiatura. In base al livello di deformazione di un’opera in fase di copiatura si può risalire tramite alcuni testimoni alla versione di ultima mano, tramite altri alla storia della trasmissione che in genere cambia in base ai generi e ai repertori. Ad esempio per le musiche di tradizione orale come quella dei trovatori e trovieri del ‘300 è utile un riferimento con la letteratura, mentre la presenza per lo meno di bozze scritte permette uno studio biografico più mirato e un’edizione più critica. Sono importanti anche le tecniche di stampa utilizzate come Xilografia, Calcografia, Litografia o Tipografia (a caratteri mobili). RICOSTRUZIONE DEL TESTO L’obiettivo di ogni musicologo è quello di risalire i vari testimoni di un’opera studiandoli uno per uno per risalire alla versione di ultima mano di un compositore: - recensio: recensione su tutti i testimoni esistenti che vengono raccolti - collatio: collazione ovvero l’analisi e il confronto di tutti i testimoni per creare uno stemma, ovvero un albero genealogico dei vari testimoni - reconstructio: ricostruzione secondo due metodi Lachmann: ricostruzione stemmatica che punta a ricostruire l’archetipo (da non confondere con l’originale) attraverso la lezione di ogni testimone Bédier: viene scelto il testimone più attendibile presentato in edizione diplomatica o dilomatico-interpretativa - emendatio: presentazione dell’edizione ottenuta che coincide con la rpesentazione del testo musicale.

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Fabio Mancini – Tecniche di Editing per l'Editoria Musicale

PERCORSO DEL TESTO MUSICALE

FISSAZIONE

Evoluzione del materiale compositivo prima della versione definitiva secondo i vari comportamenti di un compositore.

Bach: non concepisce una versione deinitiva ma una traccia su cui compiere continue rielabolazioni improvvisate.Beethoven: l’ultima versione è sempre la migliore ed è quella definitiva dopo un percorso di ripensamenti e rielaborazioni dovute anche a esigenze di strumentisti e committenti che coinvolsero molti compositori, specialmente i suoi predecessori.Schumann: la prima versione di un’opera è sempre la migliore perchè dettata dall’istinto musicale.

Da una differente posizione di pensiero si giunge

- a un differente obiettivo compositivo nelle versioni di ultima mano: forma definitiva o traccia da rimodellare

- a un differente comportamento nei confronti dei posteri riguardo alla conservazione dei vari manoscritti: ad esempio Brahms gettò via molti manoscritti, così come Beethoven, mentre altri come Bartók catalogarono ogni composizione, comprese quelle giovanili.

TRASMISSIONE

Periodo che passa dalla fissazione dell’opera da parte del compositore alla trasmissione attraverso varie fonti dette testimoni:

- manoscritto autografo- copia del manoscritto autografo- stampa curata dal compositore- stampa curata dagli editori

questa è la fase della modifica di un’opera nel corso del processo di copiatura. In base al livello di deformazione di un’opera in fase di copiatura si può risalire tramite alcuni testimoni alla versione di ultima mano, tramite altri alla storia della trasmissione che in genere cambia in base ai generi e ai repertori. Ad esempio per le musiche di tradizione orale come quella dei trovatori e trovieri del ‘300 è utile un riferimento con la letteratura, mentre la presenza per lo meno di bozze scritte permette uno studio biografico più mirato e un’edizione più critica.Sono importanti anche le tecniche di stampa utilizzate come Xilografia, Calcografia, Litografia o Tipografia (a caratteri mobili).

RICOSTRUZIONE DEL TESTO

L’obiettivo di ogni musicologo è quello di risalire i vari testimoni di un’opera studiandoli uno per uno per risalire alla versione di ultima mano di un compositore:

- recensio: recensione su tutti i testimoni esistenti che vengono raccolti- collatio: collazione ovvero l’analisi e il confronto di tutti i testimoni per creare uno stemma, ovvero un

albero genealogico dei vari testimoni- reconstructio: ricostruzione secondo due metodi

• Lachmann: ricostruzione stemmatica che punta a ricostruire l’archetipo (da non confondere con l’originale) attraverso la lezione di ogni testimone

• Bédier: viene scelto il testimone più attendibile presentato in edizione diplomatica o dilomatico-interpretativa

- emendatio: presentazione dell’edizione ottenuta che coincide con la rpesentazione del testo musicale.

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PRESENTAZIONE

In questa fase si sceglie come presentare al pubblico il lavoro di edizione, in base alle esigenze di alcuni e purtroppo contro quelle di altri che si spera siano una minoranza dei fruitori.

- Edizioni più scientifiche: cercano di comunicare l’ultima volontà del compositore.- Edizione meno scientifiche: privilegiano gli aspetti didattici.

A partire da questa suddivisione generale possiamo trovare vari tipi di edizioni musicali: Pratica, Diplomatica, Interpretativa, Anastatica, Urtext, Critica.Per quanto riguarda invece la presentazione delle edizioni esse possono essere emendate come:

- Opera Omnia: edizione critica e scientifica di tutte le oprere di un autore.- Monimenti Musicali: sono legate per repertorio a una particolare area geografica, a un periodo storico o

a uno strumento musicale.

FORMATI FILE

Si dividono in formati statici e dinamici, i quali si dividono ulteriormente in formati proprietari e di interscambio.

Formati statici: sono formati non modificabili e volti esclusivamente alla rappresentazione grafica (PDF, GIF, JPG, TIF). Il PDF è il formato preferito perchè consente una organizzazione in pagine e una protezione del contenuto a vari livelli inibendo esportazione o stampa. I documenti PDF, se creati direttamente dal SW notazionale (vettoriali), sono molto più leggeri rispetto a quelli creati a partire da collezioni di immagini.

Formati dinamici: offrono un certo grado di interazione con il contenuto musicale, a partire dall’ascolto ella partitura fino alla possibilità di personalizzare o variare completamente la partitura. Fanno parte di tale categoria i vari formati proprietari dei software di notazione musicale e i formati di interscambio. A questi vanno aggiunti i formati testuali aperti, cioè formati in cui il testo musicale, concepito con la libertà di un foglio o di una lavagna pentagrammata, ha origine da un file testuale redatto dal compilatore, che può essere visualizzato da qualunque editor txt, e viene tramutato in partitura musicale con appositi software. Fra questi tipi di file citiamo ABC e il formato file del software Lilypond che ha per estensione “.ly”.I principali formati proprietari sono: Finale (MUS), Sibelius (SIB), Vivaldistudio (VIV, protetto e MYV open source), Encore (ENC), Turandot (TUR).I principali formati di interscambio sono: il MIDI, l’ETF (formato pubblico di Finale), il NIFF e il MusicXML; quest’ultimo in particolare si sta affermando come il nuovo standard, essendo molto ricco di informazioni ed essendo al momento il formato più utilizzato per lo scambio di informazioni fra i software di scansione e quelli di notazione (per maggiori approfondimenti il sito di riferimento è http://www.recordare.com/). Il più diffuso formato di interscambio, anche se il più limitato, rimane indubbiamente il MIDI, che può essere aperto non solo da software di notazione musicale ma anche da tutti i software tipo sequencer. Alcuni software permettono anche di importare file proprietari appartenenti ad altri software, rendendo di fatto tali formati interscambiabili; in pratica però tali conversioni non sempre ottengono i risultati sperati. Il formato XML permette, a differenza del formato MIDI, di scambiare informazioni riguardanti più specificatamente la partitura musicale, inoltre, molto importante, permette di mantenere la polifonia di due diverse voci all’interno di uno stesso pentagramma e mantenere la divisione voluta fra le diverse voci nell’ambito di un doppio pentagramma.

PROTEZIONE DEI FILE

È l’elemento che influenza maggiormente gli editori sull’uso dei formati precedentemente descritti. Oltre a metodi restrittivi applicati al download esistono vari metodi di protezione a partire dall’interno del file o tramite plug-in. Una tecnologia applicata ai singoli file è per esempio ScoreShare di Vivaldistudio che registra il codice della macchina che possiede la licenza, senza però impedire la copia a mezzo stampa. È un sistema che tuttavia permette licenze multiple per scuole o biblioteche.Funziona basandosi su tre codici: codice prodotto (o codice collezione in caso di più file per una stessa opera), attribuito al file, codice PC e codice di attivazione. La collezione viene costruita dall'utente. Il codice attivazione può essere creato off-line oppure in.line ed è il risultato tra il codice PC e il codice prodotto e, se presete, di collezione; cambiando uno di questi codici il file torna in modalità prova.

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I sistemi di protezione tramite plug-in funzionano all'interno del browser e limitano alcune funzioni sui file (salvataggio, ascolto, stampa). Un esempio è lo Scorch di Sibelius. Questo sistma di protezione è facilmente eludibile, perchè i files rimangono criptati solo se sono sul sito di Sibelius, e non ha uno scopo commerciale ma promozionale perchè Sibelius non ha la licenza per far pagare i file agli utenti. Un altro esempio di protezione tramite plug-in si trova su MusicNotes in cui è possibile accedere alle partiture in modalità prova tramite l'installazione del plug-in, stampando pagine test o ascoltando in MIDI la partitura.

NOTAZIONE MUSICALE E TIPOGRAFIA MUSICALE

Compito del tipografo è riprodurre con precisione e chiarezza la notazione musicale, rendendo più chiaro anche l'intento musicale. Per raggiungere un certo grado di chiarezze occorre prefissare delle regole ma anche delle eccezioni alle stesse che si presentano comunque per esempio in un'edizione critica moderna di testi antichi in cui devono essere preservati per esempio gli stessi raggruppamenti. Il risultato di un buon lavoro di tipografia è la difficoltà a riconoscere l'edizione da parte di un musicista con un occhio non allenato.La vaghezza o meno delle regole tipografiche dipende anche da situazioni di contrasto tra le stesse che possono presentarsi in alcune occasioni piuttosto che problemi di gerarchia in caso di coopresenza, di conseguenza il computer non è sempre un buon tipografo musicale.

ALTERAZIONI:

− Diversamente da molti editor digitali l'alterazione vale anche per le note legate con legatura di valore oltre la battuta;− l'alterazione va ripetuta in caso di simbolo di 8va sopra o sotto;− le alterazioni di cortesia possono essere con o senza parentesi;− per intervalli sincronici minori di una sesta l'alterazione superiore deve essere più vicina alla nota;− per gli intervalli dalla sesta in su le alterazioni possono essere allineate;− le regole sugli intervalli valgono anche per gli accordi di tre note in cui l'alterazione sulla nota in mezzo viene messa più

distaccata rispetto alle altre.− Nei passaggi cromatici si sale usando i diesis e si scende usando i bemolli.− In caso di cambio di tonalità e quindi possibile annullamento di alcune alterazioni in chiave una doppia barra semplice

precede le alterazioni di cortesia. Se il cambio di tonalità è contemporaneo su più pentagrammi si preferisce impaginare in modo da lasciare le alterazioni di cortesia sul pentagramma precedente e la nuova tonalità a capo.

ALTERAZIONI ANTICHE

Anticamente venivano usati solo diesis e bemolle e uno annullava l'altro. Ogni alterazione non in chiave coinvolgeva una sola nota (fatta eccezione per i trilli scritti per intero) e poteva essere messa anche sotto di essa o sotto l'accordo, alterando in tal caso la nota più bassa.

STANGHETTE

− In genere devono essere lunghe un'ottava, in caso di tagli addizionali deve arrivare sulla linea centrale del pentagramma,− se le stanghette sono rivolte verso l'alto sono più corte;− sela nota superiore di un intervallo o di un accordo è vicina alla linea centrale la stanghetta va verso l'alto.

STANGONI (BEAMS)

− oltre il secondo stangone dopo il prmario la stanghetta viene allungata;− lo stangone interrotto, tipicamente conosciuto ad esempio nella figura “ottavo puntato + sedicesimo”, è lungo quanto la testa

della nota;− solitamente gli stangoni seguono le pulsazione ritmica all'interno delle battute, dando un riscontro visivo il più chiaro

possibile del tipo di tempo (binario o ternario, semplice o composto, irregolare);− in altri casi gli stangoni possono indicare cambi di mano, come ad esempio nelle fioriture e nelle cadenze per organo (Bach) o

pianoforte;

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− nelle edizioni critiche vengono riprodotti fedelmente gli stangoni antichi che nella maggior parte dei casi erano interpretabili come legature di frase;

− se la nota del raggruppamento più lontana dalla riga centrale è sopra lo stangone e le stanghette saranno in basso e viceversa. Vale anche calcolando la percentuale di note che sono o meno lontane dalla linea centrale nel contesto di una battuta o di una frase;

− la direzione dello stangone segue la linea melodica delle note, in caso di direzione multipla si tengono in considerazione la prima e l'ultima nota, in caso di più note si considerano quelle più vicine allo stangone.

LEGATURE DI FRASE (SLURS)

− La legatura di frase è un concetto abbastanza mutevole nei vari periodi musicali e non ha lo stesso significato per tutti gli strumentisti. Per evitare confusione nei significati talvota vengono usate le legature tratteggiate;

− quando due legature hanno una fine e l'altra origine sulla stessa nota si dice elisione;− gli accentie e le corone alla fine di una legatura stanno sopra la sua origine o la sua fine, mentre gli staccati e i marcati stanno

sotto;− nella musica vocale sono indicate in relazione al fiato; in caso di liriche multiple, quindi di testo disponibile in diverse

lingue,le legature possono essere tratteggiate per venire incontro alla sillabazione che potrebbe essere diversa.+ù

LEGATURE DI VALORE

− In caso di più voci le legature di valore sono orientate (con concavità) in basso per la parte superiore e in alto per quella inferiore;

− quando c'è un accordo le legature sono in alto o in basso se la nota e sotto o sopra la linea centrale del pentagramma;− possono essere usate per indicare un arpeggio in forma estesa.

GRUPPI IRREGOLARI

− la numerazione non va confusa con le diteggiature e quindi i numeri sono più grandi;− i numeri sono posizionati sopra gli stangoni;− le graffe sono usate solo in caso di suddivisioni complesse dei gruppi irregolari e devono sovrastare i simboli di articolazione;− non è necessario indicare il gruppo irregolare in caso si ripeta molte volte, basterà indicare i primi due e scrivere “simile” sul

terzo.

METRICA

− Come già detto è evidenziata er mezzo degli stangoni che cercano di dividere le note presenti in una battuta in parti uguali, in relazione ai movimenti;

− in caso di metriche irregolari si evidenzia la suddivisione (es. 7/8 = 2/8 + 2/8 + 3/8), con ausilio di barre di battuta tratteggiate, tempo di battuta combinato (il numeratore del tempo o il tempo intero è rappresentato come una somma).

METRICHE ANTICHE

Considerando la breve (ovvero la nota da due interi) detta Tempus si poteva avere una suddivisione in tre parti (Tempus perfecto, in relazione alla trinità) o in due parti (Tempus imperfecto). A livello della semibreva si poteva avere però un'ulteriore suddivisione detta Prolatio che poteva essere a sua volta perfecta o imperfecta. Si potevano quindi avere differenti combinazioni che erano indicate con un cerchio o un semicerchio, con o senza puntino, ed equivalevano ai nostri tempi semlici e composti.

In ordine sono rappresentati: Tempus perfecto con Prolatio perfecta, Tempus imperfecto con Prolatio perfecta, Tempus perfecto con Prolatio imperfecta e Tempus imperfecto con Prolatio imperfecta.

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La durata effettiva dei valori dipendenti da una misura ternaria poteva poi essere modificata dalle leggi della Imperfectio e della Alteratio.

Imperfectio: un valore ternario (perfetto) poteva essere reso binario (imperfetto):

Alteratio: un valore poteva essere raddoppiato per completare una metrica ternaria:

Esisteva anche una scala di valori neri detti di colorazione che valevano i 2/3 delle note bianche corrispondenti;in misure ternarie essi annullavano le leggi della imperfectio e della alteratio, e in misure binarie costituivano gruppi ritmici corrispondenti alle attuali terzine.

PARTITURA E PARTI

− In una partitura orchestrale le varie parti non sono scritte in maniera identica perchè per esempio la distanza diversa del leggio implica una dimensione diversa delle note e dei simboli in partitura e la presenza o meno in un passaggio orchestrale rende comodi determinati punti per la voltata di pagina;

− una parte in orchestra raramente è letta da un solo strumentista: più strumentisti possono trovarsi a suonare diverse voci su un pentagramma, quindi a ogni voce vengono attribuiti simboli musicali indipendenti;

− per facilitare le prove il dirtettore sulla partitura orchestrale completa ha dei numeri all'inizio dei vari passaggi, riportati nei corrispondenti punti sulle singole parti così come le ripetizioni scritte per esteso o meno;

− per le partiture più lunghe possono essere usate le lettere al posto dei numeri;− all'inizio di una partitura orchestrale sono presenti tutti i pentagrammi, mentre nelle pagine seguenti ci sono solo i

pentagrammi con strumenti attivi in quel momento;− dall'alto in basso i pentagrammi sono raggruppati in sistemi per famiglie seconod quest'ordine: legni, ottoni, percussioni,

archi; gli altri eventuali strumenti vengono posizionati tra ottoni e archi;− nelle varie famiglie si segue lo stesso ordine da acuti a gravi, fatta eccezione per il corno che è sotto le trombe;− anche nelle percussioni c'è una gerarchia: metalli, legni, intonate, a membrana, effetti, timpani;− quando uno strumento resta inattivo per molte battute si usano le battute d'aspetto dove il numero di

battute vuote è rappresentato col numero in alto; che può essere al massimo 10 battute. Il susseguirsi di gruppi di battuti d'aspetto è studiato in relazione a quello che suonano gli altri strumenti per avere dei punti di riferimento;

− per aiutare ulteriormente lo strumentista a gestire le battute di aspetto vengono scritte in piccolo frammenti di parti di altri strumenti che introducono con un loro passaggio in rilievo l'entrata dello strumentista;

− in notazione ridotta vengono scritte anche parti di rinforzo o opzionali che vengono suonate a discrezione del direttore;− per accentuare un assolo o un concertato viene usata l'espressione in corsivo “solo” o I e II se c'è un passaggio di rilievo e

uno di accompagnamento; allo stesso modo per mettere in rilievo una famiglia di strumenti si usa l'esprerssione “tutti”;− per le percussioni vengono inseriti segni in più sulle parti che indicano per esempio il tipo di bacchetta da utilizzare;− nella parte di arpa vengono segnate indicazioni per settare i pedali che servono a eseguire diesis e bemolle (diagramma di

Salzedo), non sempre nell'arpa le alterazioni in chiave sono indicazioni esaustiva per i pedali;

− le parti di coro possono essere scritte sopra una riduzione per piano della parte orchestrale o in parti specifiche.

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STRUMENTI TRASPOSITORI

Sono strumenti le cui note reali suonate sono diverse da quelle scritte sulla parte: se li vediamo in una partitura per orchestra o banda quando suonano all'unisono con gli altri strumenti la notazione è diversa dagli altri, così come sono diverse le alterazioni presenti in chiave a pari tonalità. Questa convenzione deriva dall'accordatura fissa degli strumenti antichi che non potevano eseguire tutte le tonalità e per porre rimedio si usavano ad esempio i ritorti applicati agli ottoni che permettevano allo strumentista di eseguire una melodia trasposta automaticamente suonando le stesse note fondamentali. La trasposizione effettuata dagli strumenti traspositori sulle note reali può essere interpretata facilmente trasponendo il pezzo nella chiave antica più opportuna, per intenderci le chiavi di soprano, mezzo-soprano, tenore e baritono cadute in disuso a favore delle tre chiavi di violino o sol, basso o fa e contralto o do che con esse compongono il cosiddetto setticlavio. Se per esempio quindi leggiamo “normalmente” un Do centrale in chiave di violino un sax soprano eseguirà un Mib mentre un corno eseguirà il Fa sotto.

TABLATURE O INTAVOLATURE

È un sistema di notazione semplificato per strumenti a corda o a tastiera (per questi in particolare erano diffuse quelle tedesche) in cui viene rappresentata graficamente la posizione delle dita per ottenere una nota o un accordo. Il primo esempio stampato è del 1507: “Intavolatura de Lauto” di Francesco Spinacino, stampata a Venezia da Ottaviano Petrucci, mentre tra i manoscrinti è importante uno di intavolatura tedesca che risale al 1470.ca.

Le tablature venivano usate anche a scopo didattico, come dimostra “Il scolaro, per imparare a suonare il violino et altri strumenti” di Gasparo Zanetti (Milano, 1645), stampato a caratteri mobili: la corda più acuta è posizionata in basso, e sopra il rigo troviamo i valori di durata. All’interno dello stesso volume vi sono esempi che riportano il rigo relativo alla intavolatura sia sormontato da un normale pentagramma riportante la notazione tradizionale, sia da solo senza dunque alcun pentagramma.

In “Varii scherzi di sonate per la chitarra Spagnola” di Franceso Corbetta (Bruxelles, 1648) troviamo invece un esempio di tablatura per chitarra a 5 corde, incisa con la tecnica della calcografia: anche in questo caso i valori relativi alle note sono posizionati in alto sopra al sistema in corrispondenza del posizionamento del primo cambio di valore. Le intavolature erano anche utilizzate per gli strumenti a tastiera, soprattutto per quanto riguarda l’intavoltura tedesca.

Nelle tablature moderne al posto della chiave c'è la dicitura TAB scritta in verticale. Ogni numero su una corda indica il numero del tasto appropriato. Siccome non sono previsti valori ritmici ad esse viene affiancata la scrittura tradizionale unita con la linea di sistema (systematic barline) alla tablatura. Come in antichità il numero di righe in TAB è uguale al numero di corde dello strumento (es. 6 per la chitarra, 4 per il basso elettrico ecc.).

Un altro sistema usato è la sostituzione della testa delle note in tablatura con i numeri dei tasti, comunque abbinato alla scrittura tradizionale. Questo sistema è simile a quello usato nelle intavolature antiche in cui la stanghetta indicante il valore delle note sovrastava l'intavolatura (spesso dimezzato nelle trascrizioni moderne).

Nell'esempio sottostante abbiamo una trascrizione tratta dalla “Intabolatura de Lauto, Libro I” di A. Rotta.

Esistevano vari tipi di intavolature, diffuse in varie aree geografiche: Italiana e Spagnola, Francese e Tedesca. Le loro differenze possono essere sia nella disposizione delle corde (acuta in basso o in alto), sia nell'uso di numeri o lettere per i capotasti. In quella tedesca per esempio non abbiamo linee ma solo numeri o lettere.

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Le trascrizioni diventano complicate quando ci sono intavolature polifoniche perchè è difficile distinguere le varie voci, di conseguenza la trascrizione può essere integrale o, preferibile, interpretativa che però richiede conoscenze di composizione daparte del trascrittore.

Nelle tablature moderne sopra la parte tradizionale e sopra la tablatura vengono inserite talvolta delle lettere: C = bend, U = pre-bend, D = bend release, S = slide, P = pull-off, etc., affiancando anche altri tipi di tablatura sullo stesso pentagramma riferiti a tecniche particolari di chitarra (es. pennate veloci sulle corde).

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LIRICHE

Molti editori preferiscono usare ancora per la musica classica vocale la notazione a palette sciolte per le note inferiori a ¼, unite da stangoni solo in caso di melismi, ovvero di più note per la vocale di una sola sillaba.

− Dinamiche e agogiche vengono poste sopra il pentagramma;− le legature di frase indicano i melismi;− le parole sono allineate a sinistra con le note, quindi la prima lettera coincide con la prima nota;− le linee di estensione che seguono ad alcune parole in presenza di melismi per indicare il mantenimento di

una sillaba non vanno protese per tutto lo spazio delle note coivolte, ma devono essere allineate col margine dstro della nota seguente;

− quando una linea di estensione va a capo ricomincia subito dopo le chiavi;− le legature di valore sono trattate come i melismi;− nelle note non legate o che fanno parte di melismi le sillabe vengono centrate il più possibile sotto la testa delle note;− i trattini di separazione tra le sillabe devono seguire il dizionario e non solo il suono, devono essere centrati tra le parole e

possono essere ripetuti quando si va a capo;− si consiglia di usare punteggiatura e maiuscole;− le legature trattegiate si usano quando in più strofe cantate su una sola melodia non corrispondono i melismi;− in caso di più strofe parallele talvolta, al posto della pausa rimpicciolita (che comunque è preferibile), si usano linee di

omissione che visivamente sono linee di estensione usate come i trattini di separazione;− le strofe multiple dovrebbero essere sempre numerate;− quando strofe multiple convercono in una sola linea (es. ritornello) si possono

racchiudere in una parentesi graffa.

SEGNI DI RIPETIZIONE

Esistono tre livelli di ripetizione: ripetizione di un movimento o battito, di battuta o di sezione. I primi due sono tipicamente utilizzati nella musica manoscritta o popolare, ma anche nelle parti singole di musica da camera o di orchestra.

I simboli di ripetizione sono molto usati nella chitarra per localizzare un cambio di accordo ripetuto molte volte.Questo tipo di simbolo è quello generalmente usato per indicare la ripetizione di un accordo e consiste nel variare in parallelogramma la forma delle teste delle note o nel lasciare stanghette di note private della testa. L'accordo deve essere riscritto per intero però una volta che il pentagramma va a capo.

In caso di ripetizioni di battuta, usata molto in parti ritmiche, ci considera la battuta posta prima del segno. In caso di ripetizioni molto prolingate si può aggiungere la numerazione. Per ripetere due battute alla volta viene utilizzato un simbolo simile, posto a cavallo di due battute vuote seguenti a quelle da ripetere, con font e grandezza uguale al tempo di battuta. Anche in questo caso si può usare la numerazione per ripetizioni prolungate.

La ripetizione di sezione è tipicamente usata per i ritornelli e la sezione da ripetere è indicata dai due puntini.

In caso di cambio di tonalità:

Esistono, come visto qui in seguito, simboli di ripetizione di sezioni più articolati.

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FINALE MULTIPLO una sezione ripetuta può essere anche variata nel finale come mostrato qui sotto: la parte sovrastata da 2 andrà eseguita la seconda volta al posto di 1, e così anche in caso di più numeri. È un simbolo che può trovarsi in mezzo ma anche alla fine di un brano.

D.C. AL CODA

una volta che si trova il simbolo “D.C.” Si torna da capo e si esegue fino il segno “ ” (al coda) e poi si salta a “Coda” per finire.

− Il simbolo “al coda” deve essere allineato con la linea di battuta destra;− dove c'è il “D.C. al coda” ci vuole una doppia barra semplice;− il simbolo “Coda”, scritto un po' più grande di “al coda” va messo a inizio battuta;− La coda è il finale e quindi termina con la doppia barra finale.

D.C. AL FINE

Significa tornare all'inizio del brano all'indicazione “D.C. al Fine”, seguita da una doppia barra semplice, e ripetere fino all'indicazione “Fine”.

D.S. AL CODA E D.S. AL FINE

Sono due varianti di “D.C. al Coda” e “D.C. al Fine”, con le stesse regole, dove anziché tornare all'inizio del brano si torna alla battuta sulla cui barra destra viene messo il simbolo , grosso quanto il simbolo “al coda”.

DIZIONARIO INGLESE-ITALIANO DEI PRINCIPALI TERMINI MUSICALI accidentals alterazioni –augmentation dot – punto di valore bar – battuta, misura barlines – barra di battuta beam – stangone, tratto d’unione bowing – arcate brace – parentesi per unire i pentagrammi (piano) bracket – parentesi graffa per unire i pentagrammi (archi) chord – accordo clef – chiave musicale cross staff beaming – stangone che comprende note posizionate su pentagrammi differenti cue notes – notine, note scritte in piccolo dot – punto endings – finali (usati con i segni di ripetizione) flag – codetta (ottavo sedicesimo etc) flat – bemolle fractional beam – parte di stangone secondario riferito ad una sola nota graces note – appoggiatura o acciaccatura key signature – alterazioni in chiave

leger lines – tagli addizionali natural – bequadro notehead – testa della nota pick up bar – battuta iniziale non completa rest – pausa sharp – diesis slope – inclinazione (dello stangone) slur – legatura di frase staff – pentagramma stave – rigo musicale all’ interno di un sistema stem – stanghetta della nota system – sistema tie – legatura di valore time signature – tempo in chiave triplet – terzina tuplet – gruppo irregolare

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NOTAZIONE GREGORIANA

Le prime notazioni risalgono all'VIII e IXsec. La notazione gregoriana è detta neumatica o chironontica, termini derivanti dal greco che idicano un campo sematico relativo a gesti e fiato, quindi indicano sommariamente che lnotazione neumatica o chironontica era, più che un sistema vero e proprio di note, un insieme di indicazioni di salita o discesa e respiro per i cantanti detti appunto gesti chironomici (da chironomia = arte del gesto).

Segni:− per indicare i suoni− per indicare l'intonazione− per indicare ritmo ed espressioni, ovvero gli accenti detti icti (sing. ictus)

i neumi si dividono in neumi semplici e neumi composti. I neumi semplici esprimono una sola nota, ognuno di loro vale un tempo primo e indivisibile del valore di una sillaba, la mutevolezza sta nell'espressione data dall'accentuazione o meno di una sillaba. Approssivativamente il valore di queste note sta tra i 120 e i 160 battiti del metronomo Maelzel. La differenza di scrittura è un fatto puramente melodico e non dinamico. I neumi composti indicano più note sempre con un tempo primo ed indivisibile che si allungherà o si accorcerà in alcuni neumi solo in funzione del ritmo della frase.

NEUMI DI DUE NOTE

− Pes o Podatus: sono due note che vanno lette in senso ascendente e derivano dall'accento anticirconflesso, può diventarepes quadratus , con la prima nota leggermente appoggiata e prolungata con un episema orizzontale (-), oppure pes quassus quando è la seconda nota, con l'episema verticale, quella più appoggiata di fatto è un pes + virga ma non è interpretato così (scandicus). Se si trova in un finale vengono allungate tutte e due le note.

− Clivis o flexa: deriva dall'accento circonflesso e rappresenta due suoni in movimento discendente. − È breve ma può essere prolungata in uno dei due suoni con un episema.

NEUMI DI TRE NOTE

− Apostofra, Distrofa, Tristrofa: sono neumi ornamentali in quanto si trattano di duplicazione (tempo binario) e triplicazione (tempo ternario) di un'apostrofa (in figura, quelle quadrate). Vangono uste per la ripercussione, ovvero una sorta di vibrato melismatico eseguito dalla voce, quando si trovano sulla stessa linea; le distrofe e le tristrofe indicano una distribuzione degli accenti lungo il melisma che va eseguito con un solo fiato di voce.

− Virga, Bivigra, Trivirga: la virga (in figura, quelle a rombo) nasce dall'accento acuto grammaticale e corrisponde al punto semplice in musica, però la virga da sola vale un tempo normale. Rispetto a distrofa e tristrofa le ripercussioni sono più forti.

− Torculus: somma di tre accenti grave+acuto+grave, l'accento centrale è il più acuto quindi più elevato ed è detto pes flexus che, quando riceve l'episema orizzontale, riceve anche l'appoggio ritmico.

− Porrectus o clivis resupina: somma di tre accenti acuto+grave+acuto in cui l'accento in mezzo è il più basso. La fascia obliqua rappresenta solo le due note estreme.

NEUMI DI TRE O PIÙ NOTE

− Scandicus: suoni ascendenti leggeri e ben ritmati, prolungamento del pes.− Salicus: insieme di note ascendenti

Neumi Semplici Neumi Composti (due note)

Neumi Composti (tre note)

Neumi Composti (tre o più note)

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− Climacus: virga seguita da due o più accenti gravi. Sono note discendenti che vanno eseguite sostenute poiché è un neuma composto di tempi primi indivisibili.

Neumi subpunctis e resupini: neumi precedentemente visti a cui aggiungiamo, rispettivamente, suoni discendenti o ascendenti.Naumi liquescenti: note terminali che indicano la retta pronuncia del testo e sono qulisma, pressus e oriscus.

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