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Nicara Bollettino trimestrale della Associazione di amicizia, solidarietà e scambi culturali Italia - Nicaragua - Redazione e Amministrazione: Coordinamento Nazionale: Via Mercantini, 15 - 20158 Milano - Tel. 333-7101333 - www.itanica.org e-mail: [email protected] - Stampato in proprio Hanno collaborato a questo numero: Massimo Angelilli, Marcello Colombini, Federica Comelli, Roberto Cova, Angela Di Terlizzi, Giorgio Trucchi. N. 140 - APRILE - GIUGNO 2017 - NUOVA SERIE “Molte denunce erano state presenta- te dai genitori dei bambini per maltrat- tamenti, violenze, abusi sessuali, stu- pri, incitazione alla prostituzione e si temono fatti ancora più orribili, come tratta di minori, adozioni illegali e as- sassinii”. Queste le parole di Gerard Lutte, al- l’indomani della tragedia nella casa di accoglienza “Hogar seguro”, a pochi chilometri da Città del Guatemala. Parole pronunciate all’indomani del- l’Otto Marzo, come se ancora una volta il destino si sia voluto prendere gioco della storia. Una tragedia quasi annunciata, prece- duta dalle proteste per le pessime condizioni nelle quali erano costrette a vivere le persone ospiti di una casa, che a dispetto del nome, di sicuro non aveva praticamente nulla. Se non la certezza, verificata a posteriori, di in- contrare una sorte peggiore di quella riservatagli dalla vita di strada. Il ma- cabro bollettino riporta cifre da ecci- dio: quaranta sono infatti, fino ad oggi, le vittime di un incendio preparato con meticolosa cura dall’abbandono dello stato e dalla perfidia delle forze dell’or- dine. Un femminicidio di Stato. Ado- lescenti in balia di qualsiasi tipo di abuso prima, imprigionate nelle fiam- me poi. Quasi una storia di ordinario genocidio, in un paese come il Gua- temala che negli anni passati ha pagato un costo altissimo in termini di sangue innocente. Repressione e neoliberismo sono stati una formula micidiale e criminale che ha agito da rullo compres- sore nel piegare le istanze di cambiamento e di democrazia provenienti dagli strati più emarginati della popolazione. Senza dimenticare la questio- ne indigena, sempre al centro del mirino dei vari governi para- militari che si sono succeduti dagli accordi di “pace” fino ai nostri giorni. L’ex capo di go- verno ed ex generale Otto Pérez Molina e l’attuale presi- dente ed ex comico Jimmy Morales sono i responsabili dell’ennesimo ster- minio. Hanno istituito una casa sicura per accogliere niñas de la calle dietro la cui facciata si consumavano delitti degni di una casa degli orrori. Le testimonianze delle sopravvissute e dei loro familiari rendono conto di uno scenario raccapricciante; la tragedia dell’otto marzo ne è solo il triste, drammatico, inevitabile epilogo. E come un tragico scherzo del desti- no, questa vicenda s’inserisce nelle mobilitazioni su scala mondiale della rete NiUnaMenos. Con il suo tragico contributo di morte violenza e sopraf- fazione rende quelle stesse mobilita- zioni semplicemente necessarie. Come se non fosse sufficiente l’atro- cità dei numeri riguardo il saldo delle donne vittime della violenza maschi- le. In Italia, in Guatemala, in tutto il mondo. Ci obbliga a prenderne parte, per non obbligare la nostra coscienza a volgere lo sguardo altrove. L’altrove di una violenza che apparentemente sembra annidarsi in una dimensione che non ci appartiene, è invece prepo- tentemente presente in tutte le mani- festazioni della nostra esistenza. Sia quella “scontata” dell’ambito familia- re, che lavorativo professionale politi- co relazionale etc etc. Interroga la nostra capacità di leggere e analizza- re le cause per neutralizzarne gli effet- ti. Non si può separare, a nostro avviso, il femminicidio dai rapporti di forza interni a una mentalità di stam- po capitalista. Separarlo dunque da una cultura del dominio e del posses- so che sono alla base di una delle colonne portanti del capitalismo: il Anniversario di Berta Caceres L’Associazione Italia - Nicaragua, in diverse città come Bologna, Aosta, Milano, Livorno, Roma e Viterbo, ha cercato di dare il suo contributo di visibilità, nelle proprie realtà, organiz- zando dibattiti proiezioni e presidi per sostenere la lotta di Berta e del Copinh. Berta Vive, Copinh Sigue. La necessità di un Otto Marzo di Lotta (continua in seconda pagina)

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NicaraBollettino trimestrale della Associazione di amicizia, solidarietà e scambi culturali Italia - Nicaragua- Redazione e Amministrazione: Coordinamento Nazionale: Via Mercantini, 15 - 20158 Milano -Tel. 333-7101333 - www.itanica.orge-mail: [email protected] - Stampato in proprioHanno collaborato a questo numero: Massimo Angelilli, Marcello Colombini, Federica Comelli,Roberto Cova, Angela Di Terlizzi, Giorgio Trucchi.

N. 140 - APRILE - GIUGNO 2017 - NUOVA SERIE

“Molte denunce erano state presenta-te dai genitori dei bambini per maltrat-tamenti, violenze, abusi sessuali, stu-pri, incitazione alla prostituzione e sitemono fatti ancora più orribili, cometratta di minori, adozioni illegali e as-sassinii”.Queste le parole di Gerard Lutte, al-l’indomani della tragedia nella casa diaccoglienza “Hogar seguro”, a pochichilometri da Città del Guatemala.Parole pronunciate all’indomani del-l’Otto Marzo, come se ancora unavolta il destino si sia voluto prenderegioco della storia.Una tragedia quasi annunciata, prece-duta dalle proteste per le pessimecondizioni nelle quali erano costrettea vivere le persone ospiti di una casa,che a dispetto del nome, di sicuro nonaveva praticamente nulla. Se non lacertezza, verificata a posteriori, di in-contrare una sorte peggiore di quellariservatagli dalla vita di strada. Il ma-cabro bollettino riporta cifre da ecci-dio: quaranta sono infatti, fino ad oggi,le vittime di un incendio preparato conmeticolosa cura dall’abbandono dellostato e dalla perfidia delle forze dell’or-

dine. Un femminicidio di Stato. Ado-lescenti in balia di qualsiasi tipo diabuso prima, imprigionate nelle fiam-me poi. Quasi una storia di ordinariogenocidio, in un paese come il Gua-temala che negli anni passati hapagato un costo altissimo in terminidi sangue innocente. Repressione e

neoliberismo sono stati unaformula micidiale e criminaleche ha agito da rullo compres-sore nel piegare le istanze dicambiamento e di democraziaprovenienti dagli strati piùemarginati della popolazione.Senza dimenticare la questio-ne indigena, sempre al centrodel mirino dei vari governi para-militari che si sono succedutidagli accordi di “pace” fino ainostri giorni. L’ex capo di go-verno ed ex generale OttoPérez Molina e l’attuale presi-

dente ed ex comico Jimmy Moralessono i responsabili dell’ennesimo ster-minio. Hanno istituito una casa sicuraper accogliere niñas de la calle dietrola cui facciata si consumavano delittidegni di una casa degli orrori. Letestimonianze delle sopravvissute edei loro familiari rendono conto di unoscenario raccapricciante; la tragediadell’otto marzo ne è solo il triste,drammatico, inevitabile epilogo.E come un tragico scherzo del desti-no, questa vicenda s’inserisce nellemobilitazioni su scala mondiale dellarete NiUnaMenos. Con il suo tragicocontributo di morte violenza e sopraf-fazione rende quelle stesse mobilita-zioni semplicemente necessarie.Come se non fosse sufficiente l’atro-cità dei numeri riguardo il saldo delledonne vittime della violenza maschi-le. In Italia, in Guatemala, in tutto ilmondo. Ci obbliga a prenderne parte,per non obbligare la nostra coscienzaa volgere lo sguardo altrove. L’altrovedi una violenza che apparentementesembra annidarsi in una dimensioneche non ci appartiene, è invece prepo-tentemente presente in tutte le mani-festazioni della nostra esistenza. Siaquella “scontata” dell’ambito familia-re, che lavorativo professionale politi-co relazionale etc etc. Interroga lanostra capacità di leggere e analizza-re le cause per neutralizzarne gli effet-ti. Non si può separare, a nostroavviso, il femminicidio dai rapporti diforza interni a una mentalità di stam-po capitalista. Separarlo dunque dauna cultura del dominio e del posses-so che sono alla base di una dellecolonne portanti del capitalismo: il

Anniversario di Berta CaceresL’Associazione Italia - Nicaragua, indiverse città come Bologna, Aosta,Milano, Livorno, Roma e Viterbo, hacercato di dare il suo contributo divisibilità, nelle proprie realtà, organiz-zando dibattiti proiezioni e presidi persostenere la lotta di Berta e del Copinh.Berta Vive, Copinh Sigue.

La necessità di un Otto Marzo di Lotta

(continua in seconda pagina)

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patriarcato.Questo era il capitolo che aveva scel-to di indagare Berta Cáceres, e perquesto è stata assassinata, il 2 mar-zo del 2016. Scegliere la zona delcampo di battaglia in cui stare, portacon sé la determinazione e la consa-pevolezza del proprio agire, ma sitrascina anche fatica e, spesso, dolo-re. Lo hanno raccontato, con instan-cabile dedizione e lucidità, quanti equante con quel tipo di scelta hannoavuto a che fare. Partigiani e partigia-ne della nostra Resistenza, guerri-gliere e guerrigliere nelle lotte di libe-razione in America Latina Asia e Afri-ca, combattenti per la indipendenzain Irlanda del Nord, Paesi Baschi, fino

(segue dalla prima)

ad arrivare allo straordinario esempiodel Popolo Curdo. Insomma, una pe-dagogia dell’impegno civile che forse,in questa nostra triste epoca, stiamodimenticando. Un tesoro inestimabileche rischia seriamente di essere dila-pidato, o peggio ancora, svenduto inuno squallido mercimonio di principi einteressi. Ne è testimone la lenta mainesorabile deriva di quella “sinistra”da Palazzo che ha anteposto i propriinteressi alla salvaguardia dei principidi tutti e tutte. Che non ha sostenutola lotta di Berta in vita, maledettamen-te troppo breve, e che se ne infischiaora della sua morte. Berta ha racchiu-so in sé le rivendicazioni proprie di chisi scaglia contro le ingiustizie, la di-

Il presidente della Bolivia, Evo Mora-les, ha criticato gli atteggiamenti raz-zisti e fascisti nel mondo, alludendoal muro che il mandatario statuniten-se, Donald Trump, vuol costruire allafrontiera con il Messico, ha informatoPL.“Nel nord fanno i muri per i latini nonfrenano gli interventi né le basi militarinel mondo. Quanto è ingiusta la vitaper il razzismo e il fascismo!”, hascritto nel suo spazio della rete socia-le Twitter.Trump ha firmato due ordini esecutiviin materia d’immigrazione, uno sullasicurezza della frontiera che includel’ordine di destinare fondi all’edifica-zione del muro, e l’altro per terminarecon le dette *città santuario*.Con quest’ultima misura Trump ne-gherà fondi federali alle città dovealcuni funzionari rifiutano di conse-gnare gli immigranti per farli deporta-re.Il presidente Morales dopo questi an-nunci ha convocato il popolo messi-cano a guardare verso sud per conso-lidare l’unione latinoamericana in basealle identità culturali.

Non obbediscono all’ordine diTrump contro i rifugiati

I Procuratori generali di 15 Stati e diWashington d.c. hanno respinto inmaniera congiunta l’ordine esecutivodel presidente Donald Trump che proi-bisce l’entrata negli Stati Uniti deirifugiati per quattro mesi.Condannata dentro e fuori del territo-rio nordamericano, la disposizione delgovernante repubblicano impedisceanche di concedere visti per 90 giorniai cittadini di Siria, Iraq, Irán, Libia,Somalia, Sudán e Yemen.Secondo i procuratori di Nuova York,California, Pennsilvania, Washington,Massachusetts, Hawai, Virginia, Ore-gon, Connecticut, Vermont, Illinois,Nuovo Messico, Iowa, Maryland e Mai-ne, la decisione di Trump è anti statu-nitense e illegale.“Lavoreremo insieme per assicurareche il governo federale obbedisca allaCostituzione, rispetti la nostra storiacome paese d’immigranti e non attac-chi illegalmente nessuno per la suanazionalità o fede”, si legge in uncomunicato che sostiene anche che

la libertà religiosa è stata e sarà sem-pre un principio di base degli StatiUniti che nessun presidente potràcambiare. Inoltre i procuratori hanno promessodi usare tutti gli strumenti dei lorouffici per lottare contro questi ordini epreservare la sicurezza nazionale e ivalori fondamentali del paese.Trump ha scritto nel suo spazio per-sonale della rete sociale Twitter che:“Solamente 109 delle 325.000 perso-ne sono state detenute e recluse perinterrogarle negli aeroporti dall’entra-ta in vigore del misure, e che i grandiproblemi sono stati provocati da gua-sti informatici della linea aerea Delta,che hanno provocato il ritardo e lacancellazione di circa 250 voli. Nonc’è niente di gradevole nella ricercadei terroristi prima che possano en-trare nel nostro paese. Questo è statauna parte della mia campagna: stu-diate il mondo”, ha segnalato, riporta-to da PL.

Febbraio 2017Prensa Latina/ Traduzione GM- Gran-ma Int.)

Evo Morales ha criticato i comportamentirazzisti e fascisti

seguaglianza sociale, lo sfruttamen-to dell’essere umano come delle ri-sorse naturali. Un dizionario di ine-guagliabile umanità. O forse il migliormodo di onorarla sarebbe quello diattingerne quotidianamente per trova-re le parole giuste che ci permettanopoi di trasformarle in azioni. Bertasapeva “quanto sarebbe stato duro,sapevo però che avremmo trionfato:me lo ha detto il fiume”.Continuare il suo cammino significarendere giustizia a lei e al grido che ciaccompagna: Berta vive! Glielo dob-biamo, lo dobbiamo al fiume.

Per l’Associazione Italia-NicaraguaMassimo Angelilli

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Il rafforzamento va inteso:- di fronte alla minaccia di uno statoparlamentare post – golpe- di fronte al rischio crescente dellacriminalizzazione degli attori sociali

di Sergio Ferrari

Quali sono il ruolo e la sfida di unacooperazione realmente solidale nelcontesto di una situazione politica com-plessa come quella che attraversa oggiil gigante sud-americano? Domandaessenziale posta al teologo ed educa-tore popolare Djalma Costa, che coor-dina in Brasile il programma della orga-nizzazione svizzera E – CHANGER,presente nel paese sudamericano dapiù di 25 anni. Costa è, inoltre, lapersona di riferimento del Centro diDifesa dei Diritti dei Giovani ed Adole-scenti di Interlagos (CEDECA Interla-gos ) e per Novo Movimento, altraorganizzazione di solidarietà svizzera.L’intervista.

Cosa significa per Lei attivare dinuovo il coordinamento di un pro-gramma di solidarietà come quellodi E – CHANGER (E – CH) in Brasile?Mi riempie di gioia. Implica la possibili-tà di continuare a promuovere una coo-perazione costruita orizzontalmente in-sieme alle controparti, che ha provatola sua alta qualità percorrendo uncammino comune. Mostra che la soli-darietà tra “il Nord” e “il Sud” – perchiamarli in qualche modo - è forte esempre possibile quando c’è una realeconvinzione e una corrispondente vo-lontà politica da parte degli attori diquesta relazione.

Qual è il più grande capitale eredi-tato dalla presenza di E – CH nelsuo paese da più di 25 anni?L’enorme credibilità. Fin dall’inizio Fra-telli Senza Frontiere ed in seguito E –CH hanno promosso una relazione for-te ed orizzontale con le controparti.Queste hanno partecipato sempre allaformulazione delle proposte e nella de-finizione del programma, in ogni fase.Ci hanno trasmesso sempre la lorodeterminatezza, le loro esperienze e i

loro progetti come movimenti socialied attori essenziali della società civilebrasiliana. Ciò dà una gran forza al-l’identità di una cooperazione realmen-te solidale come quella che promuoveE – CH.

Le stesse controparti che, negli ul-timi anni, hanno manifestato leproprie inquietudini nei confrontidell’identità di E – CH...In effetti. Queste controparti hannoincentivato e sostenuto E – CH quandosono venute a conoscenza dell’allean-za che si stava costruendo in Svizzeracon altre ONG, nell’ipotesi di rafforzarequesto tipo particolare di cooperazioneattraverso lo scambio di persone delvolontariato internazionale. Però hannocondizionato la propria fiducia e il pro-prio sostegno all’esistenza di E – CHin quanto attore sociale nella stessaSvizzera. Alla condizione cioè checontinui ad essere protagonista di unparadigma di cooperazione che si op-pone alla visione tradizionale, vertici-sta, di trasferimento o imposizione divalori. Nel senso che E – CH devecontinuare a mettere in discussione ilmodello neoliberale che è antagonistadi uno sviluppo planetario durevole esolidale. Le nostre controparti hannoaccolto con preoccupazione certi se-gnali che arrivavano dalla Svizzera. Equesto spiega perché, nell’ultimo in-contro nazionale tra controparti e coo-peranti, tenutosi nel maggio 2015 aManaos, si sono pronunciate nel sen-so che E – CH si riappropriasse del suoprogramma e dei suoi valori storici,benché questo fosse più modesto diprima.

Le sue priorità per il 2017…Mettere in ordine la casa. Assicurarsiche il nuovo programma 2017 – 2018 siinstauri con tranquillità. Nei prossimimesi dobbiamo rafforzare la nostrarelazione privilegiata, storica, con lenostre controparti; e focalizzarci su uncontributo al rafforzamento istituziona-le delle stesse. E’ un momento moltodifficile per i movimenti sociali brasilia-ni in generale, e per le nostre contropar-ti in particolare. Stanno attraversando

una congiuntura di fragilità. Sentono laminaccia di uno stato che ha cambiatorapidamente prospettiva dal colpo distato parlamentare dell’anno scorso.Come segnalano personalità amicheda sempre di E – CHANGER, come iteologi Leonardo Boff e Frei Betto, oggile organizzazioni sociali sono crimina-lizzate e sempre più perseguitate. Inquesto senso, penso sia coerente ladecisione di riadottare, nel 2017, ilprogramma di E – CHANGER concooperanti nazionali, locali, brasiliani;però senza perdere di vista la futurapresenza di cooperanti svizzeri, i qualicostituiscono l’asse centrale della co-operazione dal volto umano, di andatae ritorno, di ponte tra le società civili delNord e del Sud che porta avanti E –CHANGER.

Altre riflessioni complementari…E’ importante integrare anche, in unmodo o nell’altro, nel lavoro di E – CH inBrasile, alcune precedenti cooperantisvizzere che sono rimaste nel paese.Dobbiamo riflettere sulla maniera difarlo. Ed è fondamentale che prece-denti cooperanti che sono tornati inSvizzera, continuino ad apportare illoro contributo al movimento. E’ ancheimportante innovare, creare nuovi mec-canismi affinché il lavoro dei cooperan-ti nazionali, in questa fase, serva atti-vamente alla informazione e sensibiliz-zazione in Svizzera. Non ci sono for-mule magiche; questo è il bello diquesta fase. Dobbiamo quasi partire da zero, perquanto riguarda le nostre metodologie.Però, lo ripeto, con l’enorme capitalecostituito dalla credibilità che ha E –CH e dalla qualità, coraggio e valoredelle nostre controparti; siano i movi-menti che, come il MST (Movimento deiSem Terra, n.d.t.) lavorano a favore deldiritto alla terra, o quelli che reclamanodiritti per le popolazioni urbane margi-nalizzate, o la Marcia Mondiale delleDonne o piuttosto le organizzazioniche sono impegnati a favore degli indi-geni Yanomamis nell’Amazzonia bra-siliana.

Traduzione: M.Di Michele

Al servizio dei movimenti sociali del BrasileRafforzare il paradigma di una cooperazione realmente solidale

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Sono passati già 83 anni dal trapassodell’Eroe che ispirò la rivoluzione inNicaragua, che oggi vive il suo pienosviluppo. Augusto C. Sandino, il Gene-

rale di Uomini e Donne Liberi, fu unnicaraguense che amò la sua patria e lasua gente fino alle ultime ore della suavita.Il Generale installò il suo quartier gene-rale nel più profondo nord del paese, acirca 300 km dalla capitale, precisa-mente tra la vegetazione del monte ElChipote, a 11 km dal centro urbano diQuilalì.Sul monte egli fu protetto dai contadiniche ispirarono la sua epica crociata.Erano la classe storicamente oppres-sa, che sotto l’occupazione yankee era

sfruttata e crudel-mente maltratta-ta.Questo 21 febbra-io si compiono 83anno dal trapassodel Generale San-dino, ed è un buonmomento per dareun’occhiata allasua trincea e co-noscere la nuovavita delle famiglieche vivono nellazona.Il monte El Chipo-te è di difficile ac-cesso per le ca-ratteristiche geo-grafiche della

zona, tuttavia adesso è possibile arriva-re là con veicoli, grazie alle strade e aisentieri costruiti fino a quel luogo.Gli abitanti del monte hanno abbando-

nato l’illuminazione con lam-pade a olio e possono usarel’energia elettrica grazie a pan-nelli solari installati sulle abita-zioni.Il loro stile di vita è semplice ela paura di essere vittime dipersecuzioni e di non poterlavorare la terra èun incubo cheormai da moltoappartiene al pas-sato.“L’idea di Sandi-no era che oggifossimo liberi eche potessimo

coltivare la terra per avereil nostro cibo, per l’eco-nomia nostra e della co-munità. Noi produciamocaffè, fagioli, mais e que-sto era il sogno: che vi-vessimo liberi e che aves-simo l’educazione cheabbiamo oggi” commen-ta Willis Moràn, soddi-sfatto di avere l’opportu-nità di lavorare la propriaterra.Willis assicura anche di

essere orgoglioso di abitare le terre dacui Sandino diresse la sua lotta. “Se luinon avesse avuto quell’idea forse noiadesso non saremmo qui, ma per que-gli stessi diritti per i quali si è combat-tuto stiamo qui nella nostra terra” ag-giunge.A sua volta Don Felipe de Jesùs Moransottolinea che oggi il progresso si affac-cia su questa terra che i suoi nonnisentivano dimenticata e repressa. Unprogetto che risalta e gli dà sollievo, è lastrada che ha portato per loro grandisperanze. “In passato non avevamoaccesso ad una strada ma finalmente loscorso anno è stata fatta questa strada,e possiamo avere accesso alle comuni-cazioni. Non c’era modo di arrivare qui,era difficile addirittura a piedi” raccontal’uomo che fino ad ora non aveva pensa-to di vedere questo sogno realizzato.Don Felipe definisce questa un’epocadi felicità grazie al Governo Sandinista,che riprende gli ideali della lotta del-l’eroe nazionale. La sua testimonianzaè spontanea, mentre sotto il sole con-trolla il caffè che ha tostato.“Bisogna essere realisti. Si è visto ilprogresso, si sono visti i progetti chesono arrivati e noi ci sentiamo felici divivere su questo monte da cui passò ilGenerale Sandino (…) Viviamo in pace,

Così si vive oggi nel luogo che Sandino scelsecome quartier generale

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stiamo tranquilli, non abbiamo problemicon nessuno. Viviamo un momento diriconciliazione, di cui siamo grati alGoverno, che si sta impegnando per lariconciliazione, e per noi è un motto”assicura.foto 3Dai monti alla città

Scendendo dalmonte, anche nel-l’area urbana delmunicipio di Quila-li, i programmi so-ciali sono accolticon entusiasmodalle famiglie.Uno dei progettichiave e particolar-mente soddisfa-cente è la casamaterna, in cui ledonne in gravidan-za provenienti dal-le zone più remotesono seguite già a

partire da mesi prima del parto e dopoaver partorito, nel periodo del puerperio.Dalla zona di Teocintal, Keyling Cente-no è stata portata in questo luogo peressere seguita durante il parto, serviziomolto apprezzato dalla comunità.

“Mi sento bene perché è un bene per noie per i nostri bambini, perché siamoseguiti dai medici che qui ci controllanoper vedere come stanno i nostri neonati”afferma la giovane madre che ha parto-rito il 14 di febbraio. Portare al mondouna nuova vita è un momento delicato,per questo queste donne sono seguitescrupolosamente e gratuitamente.“Qui sono permesse le visite dei familia-ri in qualunque momento e un altroaspetto importante è che le donne sonoseguite durante il giorno dall’infermiera,che se rileva segni di pericolo fa riferi-mento al medico o allo specialista. Daquando sono state fondate le casematerne sono diminuite le morti perparto”, spiega Enma Donde, infermieradella Casa Materna nella quale in que-sto fine settimana si trovavano 10 donnein gravidanza e 4 in fase di puerperio.

El 19 digital

Per la sovranità alimentare ed energetica,contro le speculazioni finanziarie, contro l’accaparramento deiterreni agricoli per realizzare serre fotovoltaiche

Per riprenderci il futuro

Condannati dal Consiglio di Stato a risarcire 15.000 euro alla multinazionale Enervitabio.

Sostieni la nostra lotta IBAN IT61D0101585560000000010436 Banco di Sardegna - Cabrasintestato a Italia Nostra Onluscausale “Pro Comitato S’Arrieddu”

Per informazioni: Pietro Porcedda 348.9848003email: [email protected]

https://it-it.facebook.com/nofurtovoltaico.anarboliahttp://www.croceviaterra.it/landgrabbing/green-land-grabbing/

L'Associazione Italia-Nicaragua appoggia il comitato S’Arrieddu in Sardegna in nome dell’insegnamento diBerta Caceres.Diverse latitudini, stessa arroganza del capitale multinazionale, una sola, consapevole e solidale, dev’essere la resistenza.

Dal Comitato S’ Arrieddu per Narbolia

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Durante il primo trimestre di quest’annola Repubblica Bolivariana del Venezue-la è stata oggetto di diversi attacchiimperiali dagli Stati Uniti che attentanola sovranità del paese.Autore: María Inés Torres23 marzo 2017

Lo scorso 13 gennaio l’amministrazio-ne dell’ex presidente Barack Obama harinnovato il decreto che dichiara il Ve-nezuela «una minaccia inusuale e stra-ordinaria» per la sicurezza interna delpaese nordamericano.Alla fine dello stesso mese l’Organizza-zione non Governativa FreedomHouse,finanziata dal Dipartimento di Stato, hapubblicato un rapporto che dichiara ilVenezuela «un paese senza libertà».Gli attacchi contro la Repubblica Boli-variana sono continuati il 6 febbraio,quando la stessa ONG ha chiesto azio-ni della comunità internazionale controil Venezuela. La settimana seguente ilDipartimento del Tesoro degli Stati Unitiha sanzionato il VicepresidenteEsecutivo,Tareck El Aissami, attraver-so l’Ufficio di Controlo degli attivi stra-nieri (OFAC).Il 18 febbraio il portavoce del Diparti-mento di Stato, Mark Toner, ha firmatoun comunicato che appoggia il dirigentedell’opposizione Leopoldo López, con-dannato dalla giustizia venezuelana perla sua responsabilità in azioni di violen-za avvenute nel febbraio del 2014 nelpaese, che provocarono la morte di 43persone.Seguendo questa linea, una risoluzionedel Senato degli Stati Uniti, dettata il 28febbraio scorso, ha appoggiato il segre-tario generale dell’Organizzazione de-gli Stati Americani (OSA), Luis Alma-gro, per l’applicazione della Carta De-mocrática Inter americana contro ilVenezuela.Il 2 marzo il vicesegretario al narcotraf-fico degli Stati Uniti, William Brown-field, ha pubblicato un rapporto attac-cando le politiche anti droga del Ve-nezuela.Il giorno dopo il Dipartimento di Stato haignorato i passi avanti fatti dal paesesudamericano in termini di garanzia deidiritti umani nel suo rapporto sui DirittiUmani nel 2016.

Tutte queste azioni sono state respintedalle autorità venezuelane nel più pro-fondo rispetto del dirito internazionale ein difesa della sovranità nazionale.Il Presidente della Repubblica Bolivaria-na del Venezuela, Nicolás Maduro, hadenunciato il 21 marzo che il Diparti-mento di Stato degli USA coordina conpaesi della regione un intervento perviolare la sovranità nazionale, nel tenta-tivo di far crollare la Rivoluzione boliva-riana. Il Dipartimento di Stato degliStati Uniti ha attivato tutti i suoi amba-

sciatori per appoggiare un interventoglobale sul Venezuela, ha allarmato ilCapo di Stato.Nicolás Maduro ha chiamato il popolovenezuelano ad essere preparato confermezza a difendere la dignità del pae-se.Non accettiamo che nessuno interven-ga nei temi interni del Venezuela !

Ambasciata della Repubblica Boliva-riana del Venezuela nella Repubblica diCuba.

Cronologia degli attacchi degli USA contro ilVenezuela nel 2017

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Il popolo e il governo della Palestinaringraziano il Nicaragua e il Gover-no Sandinista per l’accoglienza ri-servata in questi giorni al Comitatoper l’Esercizio dei Diritti Inalienabilidel Popolo Palestinese, un organi-smo delle Nazioni Unite (ONU).Il programma En Vivo di Canal 4 haintervistato alcuni illustri invitati aquesti incontri, tra i quali l’Amba-sciatore palestinese presso l’ONURyad Mansour, e Vera Baboun eNicola Khamis, sindaci rispettiva-mente di Betlemme e Beit Jala, duelocalità che sono il simbolo dellapolitica portata avanti dal governoisraeliano attraverso l’edificazionedel muro che separa le famigliepalestinesi dalle loro terre ance-strali.

Il Nicaragua e la Palestina alle-ateL’Ambasciatore Mansour ha ricor-dato che il Nicaragua e il FronteSandinista sono da sempre forti al-leati della causa palestinese, dacui deriva la gratitudine del popolopalestinese.“Il Nicaragua e il Fronte Sandinistahanno un posto speciale nel cuore enella mente del popolo palestinese”ha assicurato. “Conosco bene ilegami storici e di lotta che ci uni-scono da molti anni nella storia”, haaggiunto.In virtù di ciò ha portato il saluto delPresidente della Palestina, Mah-mud Abbas, al Presidente Coman-dante Daniel Ortega.“Grazie Nicaragua, grazie Daniel,grazie al popolo nicaraguense”, haespresso.Mansour ha poi riferito che in que-sto momento critico e cruciale nellalotta del popolo palestinese, la riu-nione del Comitato in Nicaraguaassume un interesse particolare.“In questo momento così tragico ecruciale per il popolo palestinese, que-ste riunioni che terremo con respon-sabili e funzionari di governo per af-frontare importanti questioni dell’agen-da del Comitato, sono importanti, te-nendo conto che la posizione del Ni-caragua aiuterà molto il cammino della

nostra lotta” , ha sottolineato.Ha inoltre evidenziato che sia in Nica-ragua che in altri paesi del CentroAmerica è presente una grande co-munità palestinese.

Un muro che divide e spoglia Relativamente al muro israeliano,Mansour ha sottolineato che non sim-boleggia niente altro che spoliazione.“La costruzione del muro e delle colo-nie illegali, vuol dire rubare la terra aipalestinesi; noi stiamo lottando con-tro questo muro a tutti i livelli”, haaffermato.Bisogna ricordare che recentementeil Movimento dei Paesi Non-Allineati èriuscito ad ottenere una risoluzionecontro le colonie.“Ieri abbiamo chiesto ai nostri amicidel Venezuela di indire una riunionestraordinaria e di dibattere su questoaspetto delle colonie israeliane. Chie-diamo anche sostegno ai nostri amicidel Nicaragua affinché ci aiutino inquesta iniziativa ministeriale dei Pae-si Non–Allineati, affinché ci appoggi-no nell’affrontare le violazioni di Israe-le e la sua politica contro di noi e porrefine alle colonie e agli insediamentiisraeliani, e per poter sostenere unaposizione forte dei Paesi Non–Alline-ati a favore di ciò”, ha detto.Betlemme, senza dubbio alcuno, rap-presenta un caso speciale della lottapalestinese, e la sua sindaca VeraBaboun non ha potuto che ringraziarel’appoggio che il Nicaragua da allacausa del suo popolo.“In nome della città di Betlemme,desidero ringraziare la presa di posi-zione del Nicaragua e del suo Presi-dente Daniel Ortega; è un segno im-portante per il popolo palestinese poterriunirsi in un paese amico e fratellodella giusta lotta palestinese”, hadetto.Baboun ha criticato il muro di Israele,dal momento che questo è stato co-struito dentro la stessa città in cui ènato il messaggio di pace e giustizia.“Questa città è divisa, poiché c’è unmuro che divide la terra di Betlemmeda quella di Gerusalemme; c’è genteche vive dentro al muro, e gente chevive fuori di esso e questa è l’ingiusti-

zia, visto che siamo dello stesso po-polo”, ha lamentato.

La Palestina vive senza il diritto difarlo degnamenteTuttavia, l’impatto di questa operacolossale va molto oltre a ciò. Secon-do la sindaca, con questo muro si staseparando il popolo palestinese dallesue risorse naturali.“Quello che vogliamo è vivere comegente degna nella nostra città, voglia-mo vivere come gente normale, e oggistiamo vedendo delle anormalità”, harilevato.“Ammiro la posizione del Nicaragua eringraziamo il suo appoggio e il suosostegno della giusta causa palesti-nese affinché noi possiamo viverecome popolo degno nella nostra pa-tria, affinché possiamo vivere comegente normale”, ha aggiunto.Non meno importante è la testimo-nianza del sindaco di Beit Jala, Nico-la Khamis. Questa località è la piùcolpita dalla presenza del vergognosomuro e delle colonie. Il sindaco haspiegato che prima dell’occupazioneisraeliana del 1967, il territorio appar-tenente al comune di Beit Jala era di1 milione e 400 mila metri quadri.“Hanno confiscato tutti i territori chehanno a che vedere con Beit Jala perunire a Gerusalemme Est, che è lanostra capitale, quelle colonie [chesorgono, n.d.t.] dove sta Beit Jala”,ha segnalato.“Questo territorio, benché sia la no-stra terra, lo utilizzano gli Israeliani, enoi palestinesi non possiamo usareneanche la strada”, ha spiegato.“Israele non rispetta né le leggi, né lerisoluzioni, né lo stesso tribunale isra-eliano, né le risoluzioni internaziona-li”, ha riferito.Per dare un’idea di quanto dannofaccia il muro, basta dire che Beit Jalaè completamente isolata, come an-che Betlemme e Gerusalemme, chesono sempre state unite.“La gente di Betlemme è rinchiusa inun grande carcere dentro quel muro”,ha sottolineato

Febbraio 2017 / El 19 DigitalTraduzione: M. Di Michele.

Ringraziamento per l'accoglienza in Nicaraguadel Comitato Palestina dell'ONU

Page 8: Nicara · cabro bollettino riporta cifre da ecci-dio: quaranta sono infatti, fino ad oggi, le vittime di un incendio preparato con meticolosa cura dall’abbandono dello stato e dalla

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Il 2017 sarà l’anno dell’artista cilenaVioleta Parra. Il 5 febbraio ha compiuto50 anni dalla sua morte (1967), il 4ottobre si compiranno cent’anni dallanascita (1917). Per quel giorno d’ottobreè già stato annunciato un grande spetta-colo in Cile, la sua patria. Ci sarannotante altre icone delle generazioni del ’70e ’80, gli Inti Illimani, Isabel e Tita Parra,Luis Advis con Canto para una semilla…E la chitarra di Violeta, quella del padredon Nicanor Parra che lei scoprì quandoaveva sei anni, racconta Marisol Garcíain “Violeta Parra en sus palabras”, Inter-viste (1954-1967) pubblicato nella colla-na Tal Cual di Periodismo UDP-Catalo-nia. Quando il padre usciva di casa chiu-deva la chitarra sotto chiave nel vanodella macchina da cucire della moglieClarisa Sandoval. Dopo che Violeta sco-prì il segreto – scrive Marisol García –arrivò il furto. «Guardando le posizioni disuo padre, Violeta, appoggiando la chi-tarra a terra cominciò a trarre dei suonidallo strumento e a cantare piano pianole canzoni che ascoltava dai più grandi.“Un giorno che mia madre mi ha sentitonon poteva credere che fossi io”, disseVioleta Parra in una intervista del 1958,pubblicata dalla Revista Musical Chilenae riscattata adesso da Marisol García.Violeta Parra ha dato pochissime intervi-ste nel corso della sua vita e tante sonopraticamente impossibili da recuperare.Il libro curato da Marisol García permettedi incontrare mezzo secolo dopo il mon-do di Violeta Parra, la sua vita intensa eferita da cui sono nate alcune delle can-zoni più belle di questa periferia delmondo.

L’anno diVioleta Parra