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Nicara Bollettino trimestrale della Associazione di amicizia, solidarietà e scambi culturali Italia - Nicaragua - Redazione e Amministrazione: Coordinamento Nazionale: Via Mercantini, 15 - 20158 Milano - Tel. 333-7101333 - www.itanica.org e-mail: [email protected] - Stampato in proprio Hanno collaborato a questo numero: Massimo Angelilli, Federica Comelli, Roberto Cova, Angela Di Terlizzi, Giorgio Trucchi, Giulio Vittorangeli. N. 138 - OTTOBRE - DICEMBRE 2016 - NUOVA SERIE Una vittoria di popolo, una vittoria del popolo. La formula presidenziale Da- niel Ortega – Rosario Murillo ha sbara- gliato quel poco di destra agonizzante rimasta in Nicaragua. Una percentua- le, il 72% del consenso elettorale, che non lascia adito a nessun dubbio. Lascia invece tanto amaro in bocca agli improbabili altri candidati, i quali invece di ragionare e riflettere sulla propria inconsistenza e sulle cause della propria sconfitta, inveiscono con- tro la frode perpetrata ai loro danni. Secondo loro, ovviamente. Percentua- li che a fatica raggiungono la doppia cifra e hanno la pretesa di addebitare il proprio insuccesso alla presunta prepotenza altrui. In questa prospetti- va “politica”, concava e convessa a seconda delle convenienze immedia- te, si rovesciano dati e cifre fino a denunciare l’80% di astensione; il re- sto, a favore di una maggioranza “dit- tatoriale”. In realtà, il Nicaragua segue un trend in controtendenza rispetto a tutta l’America Latina, e non solo. La percentuale di partecipanti al voto è tra le più alte, se non la più alta, delle Americhe. Stati Uniti inclusi. La popo- lazione, dopo sedici anni di interruzio- ne neoliberista, continua a dare fidu- cia alla linea politica e soprattutto ai programmi sociali perseguiti (e nella maggior parte dei casi, eseguiti) dal- l’FSLN e dall’alleanza che lo sostie- ne. Con le contraddizioni e i limiti che inevitabilmente si trova ad affrontare. Questo, in tutta onestà, vale per il Nicaragua come per tutti i paesi ade- renti all’ALBA. Ma sono precisamente questi paesi a ricevere ossigeno da questo suc- cesso elettorale. Anzi, lo sono ancor di più quelle po- polazioni, non necessariamen- te circoscritte al continente lati- noamericano, che ancora vivo- no sotto lo scac- co neoliberista. E lo sono anco- ra di più alla luce di quanto avve- nuto presso lo scomodo e fasti- dioso inquilino del Nord. La fragilità della politica di Obama, resa ingannevol- mente più solida dalla voce grossa fatta in politica estera, ha ri-partorito quei mostri di xenofobia nazionali- smo becero e neonazismo tipici di una larga parte della cosiddetta “Ame- rica bianca”. Mostri che sembravano essere morti e sepolti per sempre, ma che al contrario la retorica grottesca e al tempo stesso realista di Donald Trump, ha riportato in auge. Fino a condurlo, nello “sconcerto” generale, alla Casa Bianca. Che ora, più bianca di così non lo è forse mai stato. L’ affermazione di Daniel in Nicaragua testimonia invece che un’altra Ameri- ca è già in cammino. E infastidisce a sua volta le certezze granitiche del capitalismo. Le ripetute aggressioni al Venezuela bolivariano, tanto per fare un esem- pio, stanno lì a dimostrarlo, sebbene in modo drammatico, e non farsesco. O il golpe “blando” del Brasile, per rimanere sempre in tema. L’agenda dell’ALBA però prevede sca- denze di ben altro tenore. La isteria Daniel ha vinto, ha vinto il popolo

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NicaraBollettino trimestrale della Associazione di amicizia, solidarietà e scambi culturali Italia - Nicaragua- Redazione e Amministrazione: Coordinamento Nazionale: Via Mercantini, 15 - 20158 Milano -Tel. 333-7101333 - www.itanica.orge-mail: [email protected] - Stampato in proprioHanno collaborato a questo numero: Massimo Angelilli, Federica Comelli, Roberto Cova, AngelaDi Terlizzi, Giorgio Trucchi, Giulio Vittorangeli.

N. 138 - OTTOBRE - DICEMBRE 2016 - NUOVA SERIE

Una vittoria di popolo, una vittoria delpopolo. La formula presidenziale Da-niel Ortega – Rosario Murillo ha sbara-gliato quel poco di destra agonizzanterimasta in Nicaragua. Una percentua-le, il 72% del consenso elettorale, chenon lascia adito a nessun dubbio.Lascia invece tanto amaro in boccaagli improbabili altri candidati, i qualiinvece di ragionare e riflettere sullapropria inconsistenza e sulle causedella propria sconfitta, inveiscono con-tro la frode perpetrata ai loro danni.Secondo loro, ovviamente. Percentua-li che a fatica raggiungono la doppiacifra e hanno la pretesa di addebitareil proprio insuccesso alla presuntaprepotenza altrui. In questa prospetti-va “politica”, concava e convessa aseconda delle convenienze immedia-te, si rovesciano dati e cifre fino adenunciare l’80% di astensione; il re-sto, a favore di una maggioranza “dit-tatoriale”. In realtà, il Nicaragua segueun trend in controtendenza rispetto atutta l’America Latina, e non solo.La percentuale di partecipanti al voto ètra le più alte, se non la più alta, delleAmeriche. Stati Uniti inclusi. La popo-lazione, dopo sedici anni di interruzio-

ne neoliberista, continua a dare fidu-cia alla linea politica e soprattutto aiprogrammi sociali perseguiti (e nellamaggior parte dei casi, eseguiti) dal-l’FSLN e dall’alleanza che lo sostie-ne. Con le contraddizioni e i limiti cheinevitabilmente si trova ad affrontare.Questo, in tutta onestà, vale per ilNicaragua come per tutti i paesi ade-renti all’ALBA.Ma sono precisamente questi paesia ricevere ossigeno da questo suc-cesso elettorale. Anzi, lo sono ancordi più quelle po-polazioni, nonnecessariamen-te circoscritte alcontinente lati-noamericano,che ancora vivo-no sotto lo scac-co neoliberista.E lo sono anco-ra di più alla lucedi quanto avve-nuto presso loscomodo e fasti-dioso inquilinodel Nord.La fragilità della

politica di Obama, resa ingannevol-mente più solida dalla voce grossafatta in politica estera, ha ri-partoritoquei mostri di xenofobia nazionali-smo becero e neonazismo tipici diuna larga parte della cosiddetta “Ame-rica bianca”. Mostri che sembravanoessere morti e sepolti per sempre, mache al contrario la retorica grottesca eal tempo stesso realista di DonaldTrump, ha riportato in auge. Fino acondurlo, nello “sconcerto” generale,alla Casa Bianca. Che ora, più biancadi così non lo è forse mai stato.L’ affermazione di Daniel in Nicaraguatestimonia invece che un’altra Ameri-ca è già in cammino. E infastidisce asua volta le certezze granitiche delcapitalismo.Le ripetute aggressioni al Venezuelabolivariano, tanto per fare un esem-pio, stanno lì a dimostrarlo, sebbenein modo drammatico, e non farsesco.O il golpe “blando” del Brasile, perrimanere sempre in tema.L’agenda dell’ALBA però prevede sca-denze di ben altro tenore. La isteria

Daniel ha vinto, ha vinto il popolo

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della scalcinata compagine anti-san-dinista, che va dall’iper-corrotto Mon-tealegre per arrivare allo zero-virgoladell’MRS, segnala inequivocabilmen-te una mancanza di un serio e credi-bile programma politico, che vada al-dilà della solita invocazione di un in-tervento salvifico da parte del potentevicino del Nord. Che ora, con l’avventodi Trump, potrebbe rinverdire i fasti,per così dire, delle passate ammini-strazioni, come quelle tristemente notidi Reagan e Bush, in termini di appli-cazione della Dottrina Monroe.

Ora questa potrebbe cominciare adaffermarsi all’interno dei propri confi-ni, dove le irresponsabili politiche in-terventiste degli anni precedenti han-no scatenato islamofobia e vetero-nazionalismo come poche altre voltenella Storia.Un riflesso d’altronde, di quanto giàsta succedendo in Europa.Anche per questo è necessaria unALBA più forte e con una coscienzapopolare più determinata di quantoespresso finora. Ed è necessaria,conseguentemente, trovare nuova lin-

fa al movimento di Solidarietà Interna-zionale. Sotto attacco sempre manon sempre per colpe altrui.Non sia Trump il termometro a cuiaddebitare la colpa del proprio au-mento di temperatura.Il Nicaragua ha dato un segnale chia-ro: il Sandinismo 2.0 continua condecisione il suo percorso. El procesorevolucionario está en camino.

Daniel ha vinto, ha vinto il popolo.

Massimo Angelilli

(segue dalla prima)

Ollantay Itzamná | ALAI

Il legittimo processo elettorale nica-raguense che si è svolto il 6 novem-bre, non ha solo spazzato via la fram-mentata e debole opposizione politi-ca che aveva chiamato all’astensioneelettorale, ma ha anche evidenziato evinto tutte le menzogne fatte circolaresui mezzi di disinformazione nazio-nali e internazionali.Giornali spagnoli, guatemaltechi,honduregni….prima e durante la cam-pagna elettorale, hanno continuato aripetere slogan tipo: ”Il Nicaragua, ilpaese più povero sotto la dittatura diOrtega”, “Il Nicaragua in decomposi-zione sociopolitica”, “Il Nicaragua nel-l’abisso del binomio Ortega-Murillo”.Gli argomenti usati per screditare ilprocesso elettorale sono stati: “L’as-senza di un’alternativa elettorale”, “laparentela tra Ortega, candidato presi-dente, e sua moglie, Rosario Murillo,candidata a vicepresidente”, “l’assen-za di una forza di opposizione com-patta”.Giornali come El Paìs, hanno scrittopagine intere per disinformare e parla-re di quanto sia brutto e dittatoriale ilgoverno di Daniel Ortega, senza maidedicare una parola agli obiettivi rag-giunti da questo governo nell’ultimadecade. Non hanno nemmeno accen-nato ai motivi per cui questo “dittato-re” che ha vinto le elezioni più volte,gode di tanto credito e appoggio da

parte della popolazione nicaraguen-se.Gli stessi quotidiani di Guatemala eHonduras hanno spinto all’astensio-ne e proclamato che non sarebbestata riconosciuta la terza vittoriaconsecutiva di Ortega. In cosa si dif-ferenzia oggi il Nicaragua dai suoipaesi fratelli Guatemala e Honduras?Fino a 10 anni fa, il Nicaragua era ilpaese più impoverito e arretrato delCentroamerica con le percentuali didenutrizione infantile e analfabetismopiù alte.I nicaraguensi nel 2006, hanno decisodi dare una svolta, eleggendo per laseconda volta, l’ex comandante guer-rigliero Daniel Ortega che, contro ogniguerra mediatica e risentimento so-ciale, è riuscito a strappare il Nicara-gua dal suo triste destino.In una decade, la povertà è passatadal 48% al 29,6% del 2015. Secondostime ufficiali, nello stesso anno, ilGuatemala e l’Honduras hanno rag-giunto un indice di povertà che sfiorail 60%. In altre parole, mentre la deca-de di “dittatura” di Ortega trasformavapiù di un milione di nicaraguensi pove-ri in nuovi membri della classe media,i governi “democratici” liberisti dei duepaesi, hanno affondato due milioni dipersone in una condizione di nuovapovertà. Senza parlare della situazio-ne di impoverimento e disoccupazio-ne che sta vivendo la Spagna!Il “dittatore” Ortega, non solo ha fatto

retrocedere il livello di povertà nel suopaese, ma ha aperto gli occhi a cen-tinaia di migliaia di analfabeti e affran-cato dalla denutrizione i bambini. Nonsi può dire altrettanto di Guatemala eHonduras in cui più del 60% dei bam-bini soffre di denutrizione cronica.Mentre in questi paesi si assiste auna sanguinosa scomposizione so-ciale, sotto la tirannia della violenza,il Nicaragua è stato dichiarato darapporti ufficiali, uno dei paesi piùsicuri della regione. Mentre nel 2015,in Honduras, sono stati commessi 60omicidi per 100.000 abitanti e in Gua-temala 30, in Nicaragua si sono regi-strati 8 omicidi.Honduras, Guatemala e Messico, tut-ti sotto un regime neoliberista, sonoconsiderati stati falliti, con interi terri-tori sotto il controllo totale del narco-traffico e il crimine organizzato. Omi-cidi impuniti di difensori dei diritti umanie giornalisti, sono la quotidianità.Succede qualcosa di simile in Nicara-gua?Le oligarchie guatemalteche e hondu-regne, che criticano tanto il processonicaraguense, hanno trasformato que-sti paesi in accattoni della coopera-zione nordamericana, campioni di cor-ruzione pubblica, in balia del narco-traffico e del riciclaggio di denaro.Il cammino intrapreso dal Nicaraguanon è perfetto ma coloro che lo stannodenigrando, ci vogliono trattare daidioti.

Di cosa parlano quelli che sbraitano contro ilprocesso di cambiamento in Nicaragua?

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Berta Cáceres, mia madre, la miamami, era la lotta in marcia, carica ditutte le oppressioni, portava sulle suespalle i dolori di questo sistema chesi impone sui poveri, sugli indigenipoveri, sulle donne indigene povere.Berta, capace di indignarsi di fronte aognuna delle ingiustizie del mondo, diribellarsi e lottarvi contro. Grazie aquesto, ha raggiunto un’integrità nelsuo pensiero, ha pienamente com-preso che capitalismo, patriarcato erazzismo si combattono in modo con-giunto. Ricordo, come se lo avessi vissuto,la bambina dai capelli lunghi, a cuifacevano male i molari, che portavacon sè segretamente le lettere con leinformazioni utili per le lotte dell’Ame-rica Centrale, nello specifico la lottane El Salvador nel corso degli anni’70. Ricordo pure la giovinetta, senzacibo da mettere sotto i denti, allaricerca di un lavoro negli stabilimentidi assemblaggio, lavoro che le fu ne-gato perché incinta. La ricordo quasibambina, senza nulla da mangiare,incinta, in un quartiere marginale diuna città sconosciuta sostenendo lalotta come poteva. Il capitalismo simanifestò nella sua pienezza. Ricor-do anche la donna che decise di nonavere più figlie, ma il sistema le disseche lei non poteva decidere sul suocorpo, che doveva partorire di nuovo.

Il patriarcatosi fece mani-festo. La ri-cordo con unbraccio livi-do, di questoricordo sonodavvero pro-tagonista, lapolizia l’ave-va picchiata.Lei e gli indi-geni non han-no il diritto dilottare per laloro terra. Ilrazzismo siera manife-stato.La ricordo for-

te, potente, immensa, infinita, in lottacontro i megaprogetti che si impos-sessano dei territorio indigeni Lenca,contro i picchiatori e aggressori didonne, in lotta contro i governi corrot-ti, contro il golpe dello Stato, strin-gendo solidarietà con chi ne avevabisogno. La ricordo in molteplici modi,senza paura, ridendo, scherzando,umana, mettendo alle corde tutti quelliche la volevano bloccare. Questo Paese così tanto afflitto, conbasi militari gringhe, col 30% del ter-ritorio dato in concessione a multina-zionali, compagnie che si imposses-sano dei territorio ancestrali con pro-getti come quello delle zone di svilup-po – ZEDES – che sono le nuoveforme del colonialismo, con la venditadell’ossigeno – RED PLUS – chesono la privatizzazione dei boschi,con gli indici più alti di povertà, violen-za, femminicidio. A questo Paese ildolore fa sgorgare la rabbia, perchéhanno rubato le braccia di Berta, han-no rubato le braccia della mia mami.Questo Paese, che è l’umanità stes-sa, rifugge dal rassegnarsi per questoassassinio.Per questo Paese ha lottato BertaCáceres, perché la mamma lottavaper il mondo. Si è appassionata allasua terra, dove vivono i Lenca, dove cisono le sue radici; e si è inorridita difronte alle forme sinistre e violente

Me l’ha già detto il fiumeLettera di Laura Zuñiga, figlia di Berta Cáceres

con le quali l’imperialismo agisce qui,con gli esperimenti che si portano atermine.La mamma, la mia compagna di lotta,Berta Cáceres era d’intralcio per ilsistema, perché la sua trasparenzapolitica, la crescita costante del suodiscorso e dei suoi progetti non avreb-bero permesso, non permettono al-l’estrattivismo saccheggiatore, al ca-pitalismo sfruttatore, al razzismoschiavizzante, al patriarcato violento,all’imperialismo assassino di muo-versi con libertà.LEI, la mamma, la signora, la coman-dante, la mia mami, Berta Cácerescon tutte le oppressioni addosso siribella alla morte, giace nel bel mezzodel cuore di un popolo che non hafrontiere, Berta si è moltiplicata enessun assassinio la può uccidere.Berta la moltiplicata, Berta la semen-ta, Berta seminata, Berta eterna, Bertaimmensa, mami infinita: ce l’ha giàdetto il fiume, TRIONFEREMO.

Traduzione di Lucia Cupertino

Originale spagnolo, per gentile con-cessione del sito Hagamos lo imposi-ble http://hagamosloimposible.com/me-lo-dijo-el-rio-carta-de-laura-zuni-ga/

Riunione nazionaledell'AssociazioneItalia-Nicaragua

Si terrà a Roma sabato 19novembre dalle 10,30 alle17,30 in Via San TommasoD'Aquino 11/A

Per informazioni:[email protected]

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El Salvador è stato un Paese alungo governato dalla destra estre-ma e violenta, sostenuta dall’impe-rialismo USA: ad essa si è sempreopposto il Frente Farabundo Martípara la Liberación Nacional (FMLN).Nel 1992 si giunge all’accordo dipace di Chapultepec tra le destre elFMLN e nel 2009 la sinistra riesce avincere le elezioni.Nel 2014, l’ex comandante delFMLN, Salvador Sánchez Cerén,viene eletto presidente de El Salva-dor. Dal suo insediamento, il gover-no del FMLN ha concentrato glisforzi sulle politiche sociali, sull’al-fabetizzazione di massa, sulla co-struzione delle garanzie e dei dirittiper il popolo salvadoregno, impe-gnandosi strenuamente nella lottacontro la corruzione dilagante e ladelinquenza organizzata.La destra, sin dall’inizio, si è violen-temente opposta a questo nuovocorso democratico e popolare, pun-tando a smantellare i processi dicambiamento introdotti dal FMLN,ad ostacolare in ogni modo la con-cretizzazione delle misure gover-native tendenti a lottare, innanzitut-to, contro la grande emarginazione

sociale e a riconsegnare al popolosalvadoregno la dignità, il lavoro ele garanzie sociali.Le destre di El Salvador puntano afermare il processo rivoluzionario epopolare in atto contrapponendo algoverno legittimo guidato dal FMLNaltri pezzi dello Stato e oggi lepolitiche di trasformazione socialerischiano di arenarsi di fronte allavera e propria “dittatura giudiziaria”in atto, tendente a screditare il go-verno legittimo e spingere al falli-mento il progetto politico del FMLN.Per raggiungere tali obbiettivi, il Par-tito Arena – erede di Duarte e deisuoi “squadroni della morte” e oggia capo delle destre reazionarie -punta a costruire un vasto caossociale, come già accaduto e acca-de in altri paesi dell’America Lati-na, spingendo in piazza, contro ilgoverno, sia i sindacati “gialli” chela vasta criminalità organizzata,sempre a fianco delle destre perragioni di profitto e impunità.Al tempo stesso, la destra, potentesul piano mediatico e sostenuta dapoderose forze economiche interneed esterne al Paese, organizza quo-tidianamente una grande campa-

A fianco del popolo e del governo di El SalvadorAppello alle cittadine e ai cittadini italiani

gna tendente a demonizzare la rivo-luzione sociale e politica del FMLN.La battaglia, in questa fase, è attor-no ad una Legge governativa volta astanziare 900 milioni di dollari perl’alfabetizzazione, le scuole, lo sta-to sociale e il lavoro per il popolo deEl Salvador. Contro tale Legge si èscatenata, sul piano istituzionale,politico e sociale, tutta la potenzadi fuoco delle destre, chiaramentesorrette dall’imperialismo statuni-tense.Come già in Venezuela, in Argenti-na, in Brasile e in altri Paesi del-l’America Latina liberata, anche neEl Salvador è in atto un chiaro pro-getto “golpista” contro il processorivoluzionario e popolare.Si rende necessaria dunque, anchein Italia, una mobilitazione che pos-sa raccogliere quante più adesionipossibili e che riesca a sensibiliz-zare i lavoratori, gli intellettuali, idirigenti politici e sindacali, ogniforza democratica, rispetto a quan-to di grave sta accadendo anche neEl Salvador.Occorre che tutte le forze sincera-mente democratiche, di sinistra, an-ticapitaliste e antimperialiste dianoil proprio sostegno alla lotta per ladifesa del governo popolare del pre-sidente Salvador Sánchez Cerén edel suo partito, il FMLN.

Chiediamo che la legittimità delgoverno de El Salvador vengarispettata.Chiediamo che i tentativi di gol-pe vengano fermati.Chiediamo agli Stati Sovrani eall’opinione pubblica di espri-mere il proprio pubblico dissen-so dinanzi alla privazione dellalibertà di cui è fatto vittima ilpopolo salvadoregno.

Invitiamo pertanto tutti i movi-menti politici, le singole cittadi-ne e i singoli cittadini, le asso-ciazioni, ad unirsi a questo Ap-pello.

Per aderire:[email protected]

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Geraldina ColottiOttobre 2016

Riprende a Cuba un nuovo round dinegoziati tra il governo colombiano diManuel Santos e la guerriglia marxistaFarc. Il 2 ottobre, un referendum habocciato con stretto margine (50,2%contro 49,8%) e un’altissima astensio-ne (62, 57%) gli accordi già firmati inuna cerimonia internazionale a Carta-gena e raggiunti dopo quattro anni dinegoziati all’Avana. Un referendum vo-luto solo da Santos, ma consideratoinutile e pericoloso dai movimenti edalla sinistra, dato l’altissimo grado diintossicazione che permea le istituzio-ni colombiane. E, infatti, vi sono statemolte denunce di brogli. Santos ha cosìportato a casa il Nobel, ma ha consen-tito il rientro in gioco dell’estrema de-stra di Alvaro Uribe, ex presidente di cuiè stato ministro della Difesa, tantonemico del processo di pace quantoamico dei paramilitari e dei grandi inte-ressi che tutelano. Il fratello Santiago èsotto processo per i massacri compiutinegli anni ’90 dal gruppo paramilitareLos 12 apostoles, nella regione di An-tioquia.SANTOS ha incontrato i fautori del Noal referendum per rimettere in gioco gliaccordi (al ribasso). Anche le Farchanno avuto un unico incontro con Uri-be, subito finito. Nel 2008, durante letrattative per la liberazione di IngridBetancourt, la mediazione dell’allorapresidente venezuelano Hugo Chavezaveva portato a discutere proprio Uribe,

ma le condizioni dalui poste erano risul-tate inaccettabili. Lapace voluta dalle de-stre, infatti, è quelladella tomba, per laguerriglia e per l’op-posizione: non unapace con giustiziasociale, come vorreb-bero la sinistra e i mo-vimenti. Un percorsodi trasformazione cheporti a soluzione leprofonde storture eineguaglianze di unpaese lacerato da 52

anni di conflitto armato.UN PAESE in cui i leader indigeni econtadini continuano a morire. Da quan-do è in vigore il cessate il fuoco bilate-rale tra Santos e le Farc, nella regionedel Cauca si sono moltiplicati gli attac-chi ai leader sociali. Vi sono stati 5morti e 2 feriti. L’ultimo contro EsneiderGonzalez, dell’Associacion de Victi-mas Arte Paz y Vida e dell’Associa-cion de Trabajadores Campesinos. Loscorso 19 maggio era toccato a CeciliaCulcué, che avrebbe dovuto ospitare unpunto di smobilitazione della guerriglianella sua fattoria. I paramilitari – denun-ciano le organizzazioni per i diritti uma-ni – hanno solo cambiato nome, rici-clandosi come guardie private dellemultinazionali, a cui il governo lasciamano libera per rapinare e contaminarei territori ricchi di risorse.LE POPOLAZIONI del Cauca lancianoperciò l’allarme: fare melina sul proces-so di pace – dicono – serve solo aimmobilizzare la guerriglia, sorta pro-prio per fronteggiare la violenza e i

soprusi, e per sostenere la principaledelle rivendicazioni, al centro di un’al-ternativa di sistema: la riforma agraria.Il primo punto degli accordi, ora rimes-so in gioco.UN GRUPPO DI DONNE, guidate dal-l’ex senatrice colombiana Piedad Cor-doba ha consegnato una lettera a San-tos, chiedendogli di rispettare gli ac-cordi, e di non recedere sul tema digenere e sui diritti delle donne, presen-te in tutti i punti dell’Avana. Su 127.708vittime del conflitto armato – nella stra-grande maggioranza provocate dallaviolenza dello stato e dei paramilitari –il 52% sono donne. Il presidente haassicurato che tutto si concluderà en-tro fine anno. Un percorso che potrebbeessere facilitato da un iter legislativoaccelerato, la costituzione lo prevede.Nel frattempo ha firmato un decreto performalizzare la smobilitazione delleFarc nelle 26 zone previste dagli accor-di.Il 14 scorso in migliaia hanno manife-stato per la pace. Il 27 inizia a Quito ildialogo con la seconda guerriglia, l’Eln.E la Corte costituzionale dell’India hainvitato il governo a seguire la via co-lombiana per intavolare trattative di pacecon il gruppo armato maoista naxalita.

*** Ultima ora ***Sabato 12 novembre Il governo co-lombiano e le Forze Armate Rivolu-zionarie della Colombia (FARC) han-no annunciato di aver trovato unnuovo accordo di pace, dopo che il2 ottobre scorso i cittadini colom-biani avevano respinto quello pre-cedente con un referendum, ritenu-to eccessivamente favorevole perle FARC).

Santos-Farc, nuovi negoziati all’Avana

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La cancelliere di questa nazione,Delcy Rodríguez, ha affermato chedall’irruzione del Comandante HugoChávez nel 1998, c’è stata una svol-ta positiva, paragonata all’epoca ne-oliberista - capitalista nel paeseGranma | [email protected] novembre 2016

GINEVRA.— La cancelliere ve-nezuelana, Delcy Rodríguez, hasegnalato il 1º novembre, nell’Orga-nizzazione delle Nazioni Unite - Onu– che il modello per i Diritti Umanidel Venezuela è profondamente ir-reversibile, ed ha al centro il popo-

lo.“Il modello dei Di-ritti Umani in Ve-nezuela è assolu-tamente irreversi-bile, perché i cit-tadini hanno fattoper sè e propria lat ras fo rmaz ioneprofonda che sista real izzandonel nostro pese”ha segnalato lacancell iere nel-l’esposizione pe-riodica universaledella materia.

Di fronte al Consiglio dei DirittiUmani della ONU, la cui sede sitrova a Ginevra, in Svizzera, la Ro-dríguez ha indicato che dall’irruzio-ne del Comandante Hugo Chávezen 1998, c’è stata una svolta posi-tiva paragonata all’epoca neoliberi-sta - capitalista nel paese ha riferitoTelesur.“Possiamo paragonare quello chesignificava il modello neoliberista ecapitalista, un fallimento per il no-stro popolo”, ha detto la diplomati-ca aggiungendo che la Rivoluzionein Venezuela è profondamente im-

Il modello venezuelano dei Diritti Umani èprofondamente irreversibile

pegnata con i diritti umani e c’è unostato costituzionale per i diritti uma-ni.Accompagnata dall’ambasciatoredel Venezuela presso la ONU, Jor-ge Valero, dalle ministre per laSalute, Luisana Melo; per La Donnae l’Uguaglianza di Genere, BlancaEekhout; per i Servizi penitenziari,Iris Varela, ha poi reclamato l’elimi-nazione della persecuzione controil Venezuela.La cancelliere ha chiamato a unacampagna mondiale degli Stati na-zione che affrontano i due modelliantagonisti del sistema economicomondiale: il capitalismo e il sociali-smo.“Mandiamo un richiamo dal Ve-nezuela. Questa è l’ora dei popoli,dopo un modello fallito, di quelli cheabbiamo l’intenzione in questo ulti-mo minuto di salvare la specie uma-na”, ha detto.L’ Esame Periodico Universale(EPU) è un nuovo e unico meccani-smo del Consiglio dei Diritti Umani,con l’obiettivo di migliorare la situa-zione in questa materia nel terrenodi ognuno dei 193 paesi membridella ONU controllati ogni cinqueanni.

Nel 2015, 185 ambientalisti uccisi

Ancora piombo, in Honduras, con-tro i movimenti popolari. Questavolta, a cadere sotto i colpi deisicari è stato il presidente del Movi-miento Unificado Campesino delAguán (Muca), José Angel Flores.Lo hanno ucciso nella comunità LaConfianza, nel dipartimento di Co-lon. Uomini incappucciati gli hannosparato nel suo ufficio, ammazzan-do anche un’altra persona, SilmerDionisio George. Il dirigente conta-dino aveva ricevuto numerose mi-nacce e intimidazioni, anche dallapolizia, che a marzo lo aveva prele-vato senza motivo insieme alla fa-

miglia nonostante fosse malato. Erasotto la protezione della ComisionInteramericana de Derechos Huma-nos (Cidh), ma questo non ha fer-mato gli assassini.

Un copione purtroppo già vistoE’ andata così anche nel caso delleambientaliste Berta Caceres e Le-sbia Yaneth, uccise rispettivamen-te il 3 marzo e il 6 luglio.Entrambe appartenevano all’orga-nizzazione indigena Copinh e sibattevano contro lo strapotere dellemultinazionali, che rubano e deva-stano i territori dei nativi. Omicidi distato, denunciano le organizzazio-ni popolari, maturati all’ombra di

grandi interessi. Organizzazioni in-digene e contadine, legittime pro-prietarie delle terre in base alla ri-forma agraria del 1992, si scontra-no con le imprese dell’agroindustriae con i paramilitari che le difendo-no. Secondo Global Witness, dal2010 a oggi si sono registrati oltre3.064 casi di persecuzione controdifensori dei diritti umani. Solo nel2015 sono stati ammazzati 185 am-bientalisti. Le violenze sono aumen-tate dopo il golpe contro l’allorapresidente Manuel Zelaya, nel 2009,che avrebbe voluto portare il paesenell’Alba di Cuba e Venezuela.

Geraldina Colotti

Honduras, ucciso un altro leader contadino

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La dichiarazione del Comandante inCapo, Fidel Castro Ruz, a Melena delSud come Primo Territorio Libero dall’Analfabetismo in Cuba, è stata ricor-data in occasione del 55º anniversario dello storico avvenimento

Autore: Alberto G. Walon | granma.cu9 novembre 2016

Il popolo ha ricordato il suo incon-tro con Fidel a 55 anni dallo storicoavvenimento

Foto : Carlos CánovasMAYABEQUE.

La dichiarazione del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, a Melena del

Sud come Primo Territorio Libero dall’Analfabetismo in Cuba è stata ricorda-ta in occasione del 55º anniversariodello storico avvenimento.Nel parco centrale della località, di-chiarato Monumento Nazionale, gli abi-tanti hanno ricordato quel 8 novembredel 1961 nel quale il leader della Rivo-luzione Cubana parlò agli alafabetizza-tori e al popo, lì riuniti, ed hanno ricor-dato che Fidel tornò in occasione del30º anniversario e nuovamente si riunìcon il popolo per ricordare la data eparlare dello sviluppo dell’educazioneraggiunto nel paese, così come deicompiti che avrebbero avuto gli educa-tori in futuro.Paula Rita Brito ha parlato a nome deglialfabetizza tori, orgogliosi d’aver realiz-

zato nelle città e nei campi quella bellaopera d’insegnamento.La giovane maestra Yeney ÁlvarezHernández ha riaffermato l’impegnodegli educatori di oggi con la Patria.Tra i protagonisti dell’incontro del 1961c’era Bárbara Palenzuela Urquiaga, al-fabetizzatrice che, a soli dieci anni,fece parte del gruppo di giovani maestriche raggiunsero i luoghi più isolati del-l’Isola al richamo di Fidel. A Varadero conobbe i segreti dell’utiliz-zo dei registri e dei manuali, poi fu aSagua de Tánamo, a Holguín; e mesidopo i contadini dalla fattoria Garzón, aMelena del Sud, l’avevano accolta comeloro alfabetizzatrice.L’8 novembre del 1961 Bárbara parlòcon Fidel, e anche se sono passati 55anni, lei non ha dimenticato nemmenoun dettaglio di quel momento che se-gnò la sua vita.“Mi sollevarono e passai di mano inmano e mi misero sopra una scrivania,poi cercarono una sedia e cominciam-mo a parlare. Fidel mi regalò le operecomplete di José Martí”, ha dichiaratoBarabara cinque decenni dopo quellamemorabile giornata.Hanno partecipato alla manifestazio-ne Ulises Guilarte de Nacimiento, mem-bro del Burò Politico del Partito e segre-tario generale della CTC; i membri della Segreteria Abelardo Álvarez Gil eOlga Lidia Tapia Iglesias; Juan MiguelGarcía Díaz, membro del ComitatoCentrale e primo segretario a Mayabe-que con autorità del governo e delministero d’Educazione.

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Cuba: e l’Isola fu una grande scuola

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Le organizzazioni firmatarie appoggia-no la creazione del Gruppo di AssessoriInternazionali di persone esperte (GAI-PE), questo gruppo nasce per collabo-rare nell’indagine per l’assassinio diBerta Cáceres Flores, ed il tentativo diassassinare il difensore dei diritti umaniGustavo Castro Soto

Da quando Berta, leader e coordinatricedel Consiglio di Organizzazioni Popola-ri e Indigena di Honduras ( Copinh) fubrutalmente assassinata il 2 di marzo2016, abbiamo accompagnato la richie-sta della famiglia e del Copinh e della

società civile hon-duregna per co-noscere la veritàe che ci sia giu-stizia.Nelle precedentioccasioni abbia-mo fatto appellialla Stato hondu-regno affinché sirealizzi una inda-gine indipenden-te, esaustiva cheassicuri l’identifi-cazione, proces-so e sanzioni deiresponsabili tan-to materiali cheintellettuali.

In questo senso ci preoccupa, nono-stante le numerose sollecitudini di figu-re nazionali ed internazionali, le autoritàsiano rimaste in silenzio e fino ad oggicontinuano ad impedire la partecipazio-ne piena dei familiari e vittime.Ci preoccupa anche che le indaginiattuali non abbiano fatto chiarezza suimandanti morali, né sui differenti livellidi partecipazione degli imputatiDi fronte a questo panorama, la parteci-pazione del Gaipe, formato da profes-sionisti esperti indipendenti, costitui-sce una iniziativa importante che per-metterebbe di poter fare una lettura

obiettiva del processo per il raggiungi-mento di una maggiore rigorosità nellaindagine in conformità con gli standardinternazionali.Va fatto presente che la partecipazionedegli esperti internazionali nel proces-so interno è stato importante per pro-muovere cambi strutturali in diversi pa-esi, possiamo citare come esperienzarecente il Gruppo Internazionale diesperti Indipendenti (Giei) Messico. Nelcaso dell’Honduras, le organizzazioniauspicano che questa equipe possaapportare raccomandazioni per supera-re le cause che assicurano l’impunitànei delitti contro i difensori dei dirittiumani.Abbiamo anche richiesto di garantire lemisure di sicurezza sia per gli integrantiche collaboratori del Gaipe possanosviluppare le proprie attività senza inge-renze indebite.Sollecitiamo quindi le autorità a dareaccesso alla indagine in corso cosìcome approfittare di questa opportunitàdi collaborazione con il mantenimentodi un ruolo di rispetto, trasparente cheporti legittimità al processo e dimostrila fiducia alle vittime e alla societàhonduregna, così come alla comunitàinternazionale.L’appello è stato firmato da centinaia diorganizzazioni di America Latina, USAed Europa.

“Ricordatevi ragazziquando vi sentite tristi, scoraggiati,demoralizzati.Quando vi viene voglia di andarve-ne e piantar lì tutto.Quando sentite una gran voglia dipiangereRicordatevi che nessuno ci ha obbli-gato a questo,che lo facciamo volontariamentee pensate alle migliaia di bambiniche chiedono l’elemosina,scalzi e straccioni,pensate all’ingiustizia della miseria,pensate che i padroni non si arren-deranno mai

di propria volontà.E tenete bene a menteche noi siamo l’unicaalternativadegli umiliati e deglisfruttati,l’unica speranza cheessi hanno in questomondo.Se voi riuscirete a ri-cordarlo,allora ritroverete laforza,non so da dovema ritroverete la for-za

Appoggio internazionale alla creazione di un gruppo di espertiper investigare sull’assassinio di Berta Cáceres in Honduras

8 novembre 1976 - muore in Nicaragua Carlos Fonseca Amador