Nicara · stri membri e la maggior parte di loro decisero di piegarsi ai voleri della strut-tura...

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NICARAHUAC 84 - 2005 1 Nicara Bollettino bimestrale della Associazione di amicizia, solidarietà e scambi culturali Italia - Nicaragua - Direttore Responsabile: Bruno Bravetti - Redazione e Amministrazione: Coordinamento Nazio- nale: Via Mercantini, 15 - 20158 Milano - Tel. e Fax 02-33220022 - Autorizzazione Tribunale di Bologna n. 5289 del 5/9/1985 - Spedizione in abb. postale 70% Filiale di Milano - Stampato in proprio - Hanno collaborato a questo numero: Federica Comelli, Roberto Cova, Angela Di Terlizzi, Giorgio Trucchi. N. 84 - NOVEMBRE - DICEMBRE 2005 - NUOVA SERIE Movimenti interni al sandinismo Quando la corrente interna al sandini- smo, Izquierda Democrática (ID), attra- verso un lungo documento che ripercor- re tutte le tappe vissute all’interno del Fsln, ha annunciato la sua decisione di appoggiare formalmente il Movimiento de Rescate al Sandinismo e la candida- tura dell’ex sindaco di Managua, Herty Lewites, i pareri sono stati contrastanti. Di tutto questo abbiamo parlato con Mó- nica Baltodano, ex deputata del Fsln e leader di Izquierda Democrática. Il processo di avvicinamento Come abbiamo spiegato nel documen- to, Izquierda Democrática è nata nel 1993 ed ha attraversato varie fasi. Nel 1994 abbiamo anche appoggiato la elezione di Daniel Ortega come Segre- tario, in un Congresso in cui rischiava davvero di perdere la dirigenza del par- tito a seguito della rottura con il movi- mento di Sergio Ramírez. La nostra corrente era molto forte e nel processo di discussione per la candida- tura del 1996 ci siamo schierati contro una nuova candidatura di Ortega. Questa posizione ci ha fatto perdere l’appoggio di un settore emergente al- l’interno del partito, quello degli impre- sari sandinisti, che è poi diventato il punto di riferimento per Ortega. Con il Patto Ortega-Alemán del 2000, c’è stata una grossa rottura con la diri- genza del partito e siamo riusciti a coin- volgere gran parte della militanza sandi- nista su questo punto, dato che a Mana- gua controllavamo circa il 50 per cento della struttura di base. E’ quindi iniziata una vera e propria politica di smantellamento di ciò che avevamo creato e di esclusione dei no- stri membri e la maggior parte di loro decisero di piegarsi ai voleri della strut- tura centrale del partito. Nonostante questa situazione e il nostro disaccordo con un’ennesima candidatu- ra di Ortega, come ID abbiamo comun- que deciso di appoggiare il Frente du- rante la campagna elettorale del 2001, ma lo stesso partito ci ha chiuso ancora gli spazi ed ha proibito alle strutture di base di invitarci alle attività. In questo momento crediamo che all’in- terno del partito non ci siano più gli spazi per poter lanciare un messaggio diverso e quindi vogliamo appoggiare il diritto della militanza a poter votare per una opzione sandinista che non leda nessu- no spazio democratico. Crediamo che la unica possibilità per modificare l’apparato controllato dalla cupola sia sulla base di un appello popo- lare e l’unico modo per far capire che si vuole un cambiamento sia attraverso il voto. Il fatto che all’interno del partito non si permetta l’esistenza di correnti alterna- tive, ci porta a dover creare una forza nuova attraverso la quale la gente pos- sa esprimersi e magari riuscire a far cambiare anche la situazione interna al Frente. Un candidato della Izquierda Demo- crática? Sono vari i fattori per cui ID non ha mai cercato di presentare un proprio candi- dato. Per otto anni siamo rimasti senza spazi di azione all’interno del partito e quindi abbiamo cercato di articolare movimenti sociali autonomi, creando spazi di di- scussione e partecipazione, spazi con- tro la globalizzazione e il neoliberismo. Nonostante ciò, esiste un profondo pro- cesso di involuzione politica nelle mas- se popolari a causa dell’abbandono da parte del Fsln delle lotte sociali ed in Nicaragua esiste ancora un’esagerata aspettativa rispetto al tema elettorale. Indipendentemente da quanto siano for- ti i movimenti popolari autonomi in un paese, è il processo elettorale che at- trae le persone ed è direttamente pro- porzionale alla loro povertà materiale e culturale, tanto da aver bisogno di affer- (continua in seconda pagina) La Izquierda Democrática-Fsln si unisce a Herty Lewites Quello che all'inizio ci sembrava un'uto- pia è divenuto un libro in grande formato di 352 pagine che l'editore Fratelli Frilli di Genova si è reso disponibile a pubbli- care. Il debutto si è svolto a Roma il 24 novem- bre, nella sala delle Bandiere del Parla- mento Europeo. La presentazione uffi- ciale è è stata curata da Luisa Morgan- tini, parlementare europea, ed Alessan- dra Ricco, docente universitario a Napo- li e Direttore responsabile della rivista "Latinoamerica". La prossima presentazione sarà il 1 di- cembre a Genova, poi il 15 dicembre a Milano, mentre altre sono in program- mazione. Il libro sarà nel circuito di Circoli e riferi- menti dell'Associazione Italia-Nicaragua; sarà inoltre disponibile anche in tutte le librerie delle maggiori città e si può ordi- nare anche on-line all'editore all'indiriz- zo [email protected] Abbiamo il piacere di informarvi che il libro "Que linda Nicaragua" è diventata una realtà.

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NICARAHUAC 84 - 2005 1

NicaraBollettino bimestrale della Associazione di amicizia, solidarietà e scambi culturali Italia - Nicaragua- Direttore Responsabile: Bruno Bravetti - Redazione e Amministrazione: Coordinamento Nazio-nale: Via Mercantini, 15 - 20158 Milano - Tel. e Fax 02-33220022 - Autorizzazione Tribunale diBologna n. 5289 del 5/9/1985 - Spedizione in abb. postale 70% Filiale di Milano - Stampato inproprio - Hanno collaborato a questo numero: Federica Comelli, Roberto Cova, Angela Di Terlizzi,Giorgio Trucchi.

N. 84 - NOVEMBRE - DICEMBRE 2005 - NUOVA SERIE

Movimenti interni al sandinismo

Quando la corrente interna al sandini-smo, Izquierda Democrática (ID), attra-verso un lungo documento che ripercor-re tutte le tappe vissute all’interno delFsln, ha annunciato la sua decisione diappoggiare formalmente il Movimientode Rescate al Sandinismo e la candida-tura dell’ex sindaco di Managua, HertyLewites, i pareri sono stati contrastanti.Di tutto questo abbiamo parlato con Mó-nica Baltodano, ex deputata del Fsln eleader di Izquierda Democrática.

Il processo di avvicinamentoCome abbiamo spiegato nel documen-to, Izquierda Democrática è nata nel1993 ed ha attraversato varie fasi.Nel 1994 abbiamo anche appoggiato laelezione di Daniel Ortega come Segre-tario, in un Congresso in cui rischiavadavvero di perdere la dirigenza del par-tito a seguito della rottura con il movi-mento di Sergio Ramírez.La nostra corrente era molto forte e nelprocesso di discussione per la candida-tura del 1996 ci siamo schierati controuna nuova candidatura di Ortega.Questa posizione ci ha fatto perderel’appoggio di un settore emergente al-l’interno del partito, quello degli impre-sari sandinisti, che è poi diventato ilpunto di riferimento per Ortega.Con il Patto Ortega-Alemán del 2000,c’è stata una grossa rottura con la diri-genza del partito e siamo riusciti a coin-volgere gran parte della militanza sandi-nista su questo punto, dato che a Mana-gua controllavamo circa il 50 per centodella struttura di base.E’ quindi iniziata una vera e propriapolitica di smantellamento di ciò cheavevamo creato e di esclusione dei no-stri membri e la maggior parte di lorodecisero di piegarsi ai voleri della strut-tura centrale del partito.Nonostante questa situazione e il nostrodisaccordo con un’ennesima candidatu-ra di Ortega, come ID abbiamo comun-que deciso di appoggiare il Frente du-rante la campagna elettorale del 2001,

ma lo stesso partito ci ha chiuso ancoragli spazi ed ha proibito alle strutture dibase di invitarci alle attività.In questo momento crediamo che all’in-terno del partito non ci siano più gli spaziper poter lanciare un messaggio diversoe quindi vogliamo appoggiare il dirittodella militanza a poter votare per unaopzione sandinista che non leda nessu-no spazio democratico.Crediamo che la unica possibilità permodificare l’apparato controllato dallacupola sia sulla base di un appello popo-lare e l’unico modo per far capire che sivuole un cambiamento sia attraverso ilvoto.Il fatto che all’interno del partito non sipermetta l’esistenza di correnti alterna-tive, ci porta a dover creare una forzanuova attraverso la quale la gente pos-sa esprimersi e magari riuscire a farcambiare anche la situazione interna alFrente.

Un candidato della Izquierda Demo-crática?Sono vari i fattori per cui ID non ha maicercato di presentare un proprio candi-dato.Per otto anni siamo rimasti senza spazidi azione all’interno del partito e quindiabbiamo cercato di articolare movimentisociali autonomi, creando spazi di di-scussione e partecipazione, spazi con-tro la globalizzazione e il neoliberismo.Nonostante ciò, esiste un profondo pro-cesso di involuzione politica nelle mas-se popolari a causa dell’abbandono daparte del Fsln delle lotte sociali ed inNicaragua esiste ancora un’esagerataaspettativa rispetto al tema elettorale.Indipendentemente da quanto siano for-ti i movimenti popolari autonomi in unpaese, è il processo elettorale che at-trae le persone ed è direttamente pro-porzionale alla loro povertà materiale eculturale, tanto da aver bisogno di affer-

(continua in seconda pagina)

La Izquierda Democrática-Fsln si unisce a Herty Lewites

Quello che all'inizio ci sembrava un'uto-pia è divenuto un libro in grande formatodi 352 pagine che l'editore Fratelli Frillidi Genova si è reso disponibile a pubbli-care.

Il debutto si è svolto a Roma il 24 novem-bre, nella sala delle Bandiere del Parla-mento Europeo. La presentazione uffi-ciale è è stata curata da Luisa Morgan-tini, parlementare europea, ed Alessan-dra Ricco, docente universitario a Napo-li e Direttore responsabile della rivista"Latinoamerica".La prossima presentazione sarà il 1 di-cembre a Genova, poi il 15 dicembre aMilano, mentre altre sono in program-mazione.

Il libro sarà nel circuito di Circoli e riferi-menti dell'Associazione Italia-Nicaragua;sarà inoltre disponibile anche in tutte lelibrerie delle maggiori città e si può ordi-nare anche on-line all'editore all'indiriz-zo [email protected]

Abbiamo il piacere di informarviche il libro "Que linda Nicaragua"è diventata una realtà.

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rarsi a un qualcosa, a una speranza peril futuro, ma questo qualcosa è identifi-cato con una persona e non con deicontenuti e degli ideali.Solo con contenuti ed ideali, come lalotta alla globalizzazione, è oggi moltodifficile coinvolgere la gente.Proprio per questo crediamo che con lacandidatura di Lewites, che gode di po-polarità, possa essere più facile artico-lare dei movimenti.All’interno di questo movimento dovre-mo fare un lavoro politico, ideologico,organizzativo che ci permetta, dopo leelezioni, di rimanere con qualcosa diarticolato ed organico.La candidatura di Herty la vediamo comeun mezzo per poter lavorare e non comeil nostro obiettivo e allo stesso tempo cisembra che una eventuale presidenzadi Lewites, sia comunque meglio di unasconfitta sicura di Ortega, che manter-rebbe inalterate le cose e con la stessacorrelazione di forze in Parlamento.Per noi è ormai inaccettabile arrivare

alle elezioni sempre con lo stesso ricattodel “favorire la destra” se non si votaFsln.Se avessimo gli spazi per svilupparci dasoli lo avremmo fatto, ma non è così equindi dobbiamo farlo muovendoci inquesto mondo ancora dominato dai pro-cessi elettorali.Attualmente Lewites non ha ancora pre-sentato un programma, ma sappiamoche era a capo del blocco degli impren-ditori che appoggiavano Ortega e sap-piamo anche la sua visione di centro sutematiche come quelle economiche.Crediamo però che in questo Movimen-to sia più facile per noi incidere nellacostruzione di una proposta program-matica, cosa che il Frente non ci hapermesso fare.Quello su cui puntiamo, quindi, è incor-porarci come corrente che rivendica lapropria appartenenza al sandinismo e aisuoi postulati ed incidere con le nostreidee, i nostri valori e visioni nella forma-zione di una proposta programmatica

(dalla prima pagina)

grazie a una correlazione di forze con unMovimento che non ci sta assorbendo.Abbiamo già chiesto che la parte pro-grammatica venga determinata con lapartecipazione della gente e non calatadall’alto.Quello che ci interesse è avereuno strumento per poter lavorare conquella base che è la parte critica delFsln.Non sono imprenditori, ma gente comu-ne, di sinistra, che si è allontanata dalpartito e che vuole recuperare i valoridella mistica del sandinismo, che vuolerecuperare i principi programmatici chehanno dato origine al Frente, come ladifesa degli interessi popolari.Ci sono molti temi come il Cafta, laprivatizzazione dell’acqua, che la genteconosce per sentito dire, ma non c’ènessuno che vada a spiegare cosa vo-glia dire esattamente per la loro vita.Questo è quello che vogliamo fare. Spie-gare alla gente, inserirci in questo con-testo e parallelamente, lavorare per ildiscorso elettorale.Esiste sempre il pericolo che alla fine siuniformi al voto per Ortega, ma proprioper questo puntiamo sul lavoro con lagente perché non dobbiamo più cercaredi coinvolgerla solo per il nome di unapersona, ma attraverso un processoorganizzativo e di coscientizzazione.

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L’effervescenza dei partiti politici nel di-sputarsi il controllo della Costa Caribenicaraguense nelle prossime elezioni re-gionali del 5 marzo 2006, contrasta con ildisinteresse e l’allarmante disincanto del-la popolazione costeña nei confronti dellesue autorità, le quali si sono da semprepreoccupate più del proprio arricchimentoche del miglioramento delle condizioni divita degli abitanti delle Regioni Autonomedella Costa Atlantica Nord (Raan) e Sud(Raas).I rappresentanti delle cinque Alleanze iscrit-te al Consejo Supremo Electoral (Cse)sembrano essere coscienti di questa si-tuazione, dato che ogni anno i leader co-munitari e il Consiglio degli Anziani insisto-no sulla necessità di incrementare i fondiche vengono destinati dal Governo cen-trale.Attualmente questi fondi riescono a mala-pena a coprire le spese di gestione el’esecuzione di alcuni progetti minori.Quest’anno, per la quarta volta, i candidatidi queste alleanze e i partiti che partecipe-ranno alle prossime elezioni, si presente-ranno con bauli colmi di promesse di frontead un elettorato ogni giorno sempre piùincredulo.

Scarsa partecipazione cittadinaI risultati delle elezioni regionali del 2002mettono in evidenza questo disincanto,dato che solo il 38,1 per cento era andatoa votare e l’astensionismo aveva raggiun-to il 61,9 per cento.L’ambiente elettorale nelle strade di Bilwi(Puerto Cabezas) nell’Atlantico Nord nonè molto diverso da questi dati e il fantasmadell’astensionismo circonda silenziosa-mente la struttura del Consiglio Regiona-le. Recentemente le autorità del Cse han-no dato il via ufficiale alla campagna elet-torale e i magistrati di questo Potere delloStato hanno richiesto 120 milioni di cordo-bas (7 milioni di dollari) per finanziare leelezioni, ma il Ministero dell’Economia nonha ancora dato una risposta sicura.Venancio McDonald è un abitante di Bilwie tutte le mattine si reca al porto alla ricercadi qualche pesce per alimentare la fami-glia.Il suo sogno è quello di trovare lavoro perevitare di dover dipendere sempre daifrutti che gli offre l’Oceano Atlantico.“Speriamo che i prossimi leader dei Consi-gli Regionali siano leali e che aiutino laregione e non come gli anteriori che pen-savano solo ai propri benefici”.Assicura che il bisogno più grande per icosteños è la creazione di posti di lavoroper diminuire la povertà estrema in cui vivela maggior parte della popolazione.Mc Donald chiede inoltre investimenti in

istruzione e sanità e per la riparazionedelle strade e vie di comunicazione.

Yatama, il più popolareNonostante la sfiducia, il partito che godedelle maggiori simpatie è Yatama (YaptiTasba Masraka Nanih Aslatakanka) e ciòè dovuto al suo ruolo storico nel Caribe eall’aver organizzato importanti proteste nel2000, quando le autorità del Cse gli impe-dirono di partecipare alle elezioni munici-pali per una presunta mancanza delle fir-me necessarie per l’iscrizione.Proprio in questi ultimi mesi, il CentroInternazionale per i Diritti Umani (Cidh) hacondannato il Governo del Nicaragua apagare due milioni di dollari a Yatama peraver violato il suo diritto alla partecipazio-ne elettorale.Gli altri partiti che godono di buone possi-bilità sono il Frente Sandinista e il PartidoLiberal Constitucionalista, più le primeapparizioni di quei movimenti legati ai “dis-sidenti” dei due principali partiti, tra cuiEduardo Montealegre (ex Plc) ed HertyLewites (ex Fsln), che si apprestano alanciare la loro candidatura per le Presi-denziali del 2006.Brooklin Rivera, Presidente di Yatama, haavvertito che le autorità elettorali devorispettare il calendario elettorale ed haaggiunto che non accetteranno nessuntipo di scusa che tenti di sospendere leelezioni.La reazione è dovuta al fatto che il Cseaveva ventilato la possibilità di accorparele elezioni regionali a quelle nazionali, inquanto attualmente non ci sarebbero ifondi ed esisterebbe un grave ritardo sul-l’emissione dei documenti d’identità ne-cessari per poter votare.Rivera ha aggiunto che gli indici di povertànella Costa Caribe sono altissimi in quantoi vari governi hanno sfruttato la regionecaribeña, che contribuisce per un 40 percento alla formazione del Bilancio dellaRepubblica, ma senza nessun tipo di realeinvestimento nella zona.Le due Regioni Autonome del Caribe rice-vono in totale solo 40 milioni di cordobasall’anno (2 milioni di dollari), che dovreb-bero servire a mantenere le strutture am-ministrative e legislative dei Consigli Re-gionali e coprire le necessità di creazionedi lavoro, assistenza sanitaria e istruzio-ne, dato che da parte del Governo nonesistono programmi di investimenti pubbli-ci e progetti.Sempre secondo Rivera, esiste un’evi-dente disparità tra i fondi che assegna ilGoverno per la Costa Caribe e ciò cheviene assegnato ai vari ministeri centrali.Proprio per questo motivo il Consiglio de-gli Anziani ha iniziato azioni di protesta per

convincere il Governo centrale ad aumen-tare la quota che viene destinata a questeregione, dato che sono zone che ognianno apportano più di 120 milioni di dollariin concetto di sfruttamento della pesca,delle miniere e delle foreste.Una delle minacce è quella di boicottare leelezioni invitando la gente a non esercita-re il proprio diritto al voto.Hanno anche minacciato di ricorrere allaCorte Internazionale di Giustizia dell’Ajaper chiedere la separazione della RegioneCaribe dal Nicaragua, se il Governo e ideputati non si impegneranno formalmen-te a riformare e firmare un nuovo Trattatodello Statuto di Autonomia della CostaAtlantica.Secondo Oscar Hodgson, membro delConsiglio degli Anziani “le comunità nonhanno accesso a un punto del Trattatodello Statuto di Autonomia. Questo puntoriguarda il divieto di trasferimento a Mana-gua delle rendite prodotte da queste regio-ni (l’antica Mosquitia).In 108 anni sono state trasferiti a Managuapiù di 120 milioni di dollari all’anno e ilGoverno del Nicaragua versa alla CostaCaribe solo lo 0,2 per cento del BilancioGenerale della Repubblica. Lo Stato hasempre rubato le nostre risorse”.Un altro punto importante che richiede ilConsiglio degli Anziani è una profondariforma della Legge Elettorale per evitarele anomalie accadute durante le elezionidel 2000 a danno di Yatama.Per il momento però, gli abitanti della Co-sta Caribe aspettano senza molte speran-ze una campagna elettorale con la ideache almeno generi qualche guadagno perla regione.

Disinteresse, scetticismo, astensionismoL’abbandono della Costa Caribe nicaraguense (di Léster Juárez – El Nuevo Diario)

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I bananeros ammalati a causa del Nema-gón hanno arrotolato i lunghi fogli di plasti-ca nera che utilizzavano per proteggersidal freddo e dalle piogge, hanno raccolto ipochi utensili per cucinare, i loro vestiti esono tornati a casa dopo quasi otto mesi diintensa lotta.Era stata chiamata la “Marcia senza ritor-no” per far sapere al mondo intero chequesta volta non si sarebbero fatti ingan-nare come durante le marce degli anniscorsi.In quell’ormai lontano 20 febbraio 2005,quando erano partiti a piedi da Chinande-ga, avevano i visi determinati di chi non hapiù molto da perdere e di chi è stato giàtroppe volte ingannato.Si sono alleati con altri settori di ex lavora-tori e lavoratrici che soffrono malattie cau-sate da vari pesticidi, come il caso deicañeros e delle loro vedove ed insiemehanno fatto fronte comune, come a dimo-strare che di fronte alla globalizzazionedell’economia e delle politiche neoliberi-ste che emarginano i settori più poveri ènecessaria la globalizzazione della lottaper i propri diritti, superando le differenzee gli interessi specifici di ogni singolo set-tore.In questa lotta hanno trovato spazio anchegli ex lavoratori e lavoratrici che richiedonoil rispetto degli accordi del 1992, che die-dero loro il diritto a ricevere il 25 per centodegli introiti della commercializzazionedelle banane e della canna da zucchero.Tutti insieme hanno presentato le loro ri-vendicazioni e si sono aiutati a vicenda,senza cedere nemmeno un momentoquando, con il passare dei mesi, alcuni deipunti venivano risolti.Nessuno se n’è andato ed hanno fattofronte comune fino all’epilogo di questalotta, che ora entra nella parte più difficile,quella del rispetto degli accordi e dellaripresa della lotta contro le multinazionali,che resta l’elemento essenziale di questomovimento.Oggi però conta anche con un’importanterete di solidarietà nazionale ed internazio-nale, che ha fatto proprio il motivo che staall’origine della lotta stessa dei banane-ros.Su questo punto, durante la grande marciache si è svolta a Chinandega il 23 ottobreper celebrare gli accordi, i bananeros han-no ufficializzato la richiesta al Governo diaffiancarli nella ricerca di un contatto conle multinazionali per iniziare una negozia-zione che porti al pagamento degli inden-nizzi per i danni subiti.In questa nuova strategia, i bananerossaranno costantemente affiancati dallasocietà civile e da avvocati di organismiche lavorano per la difesa dei diritti umani.

Proprio per dareun’impronta anco-ra più marcata eprogettuale a que-sta nuova dimen-sione della lotta, ibananeros hannodeciso di trasfor-marsi in Centralesindacale e conquesto strumento,potranno coinvol-gere molti altri set-tori di lavoratori elavoratrici che sof-frono le misure ne-oliberiste impostein Nicaragua da-gli Organismi fi-nanziari interna-zionali e dai go-verni degli ultimi15 anni.

L’intervistaVictorino Espinales, presidente della Aso-traexdan, mi aspetta sotto la tenda ormaicotta dal sole e rovinata dalle violentepiogge invernali.E’ il giorno precedentealla partenza. Nell’accampamento c’è ten-sione mescolata a frenesia.Tutti si muovono, si agitano. Dopo ottomesi non è comunque facile lasciare unposto che ha significato tante privazioni estanchezza, ma anche tanti importantisuccessi.Non è nemmeno facile lasciare i compagnie le compagne di lotta e la gente che quasitutti i giorni arrivava per portare aiuti osemplicemente per far sapere loro chec’erano e che potevano contare su di loro.

Sono passati 231 giorni da quando sie-te partiti da Chinandega. Domani ritor-nate a casa. Possiamo fare un’analisi diquesti mesi di lotta?

Credo che tutta questa esperienza la sipossa dividere in due momenti.La prima è stata la tappa di presentazionedelle 19 richieste che ampliavano i 5 punticontenuti negli Accordi del Raizón firmaticon il Governo nel 2004.Grazie a questa lotta, i 19 punti si sonoampliati a 24 e sono stati tutti accettati daparte delle autorità governative.Il Governo ha dimostrato apertura ed ac-cettazione alle nostre richieste e alla fineha ceduto anche la Asamblea Nacional.La prima tappa delle negoziazioni, cheimplicava la stesura della piattaforma dilavoro, si è quindi conclusa e la secondatappa sarà quella di esecuzione degli ac-cordi firmati e richiederà un doppio sforzo,

perché dovremo lavorare in modo dinami-co e continuo per non perdere quello cheabbiamo già stabilito nella piattaforma eper far rispettare i vari punti accordati.Un elemento importante di questa lotta èstata la presenza dei mezzi di comunica-zione che, con la loro azione, ha permessodi ammorbidire le posizioni del Governo edella Asamblea Nacional.Siamo riusciti anche ad avere un appoggiopiù integrato con la solidarietà nazionaleed internazionale e queste organizzazionisono state presenti in modo permanente,diventando garanti di tutti i punti negoziaticon le Istituzioni.

Quali sono i punti più importanti degliAccordi e quanto è stato già compiuto?

Rispetto all’esecuzione di quanto abbia-mo accordato siamo ancora all’inizio.Tra i punti più importanti c’è sicuramentel’aspetto sanitario che effettivamente sista già concretizzando nei vari Diparti-menti del Paese.Non è ancora attivo al cento per centoperché manca ancora l’approvazione daparte del Parlamento dei fondi specificiche, per la prima volta nella storia, copri-ranno le spese sanitarie per i mesi chemancano nel 2005 (circa 30 milioni dicordobas) e tutto il 2006 (102 milioni), maè un punto assodato.Sono però già state garantite le visitemediche, le analisi, molte medicine e varitipi di operazioni chirurgiche per casi dicancro, problemi alla vista e molto altro.Altri punti già avviati sono quelli del “PianoLibra por Libra”, in cui più di mille famigliehanno avuto le sementi migliorate per po-ter coltivare i loro piccoli appezzamenti diterreno.

I bananeros tornano a casaIntervista di Giorgio Trucchi a Victorino Espinales – Presidente della Asotraexdan

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Siamo riusciti a difendere e garantire laLegge 364 e ad accordarci con i deputatiaffinché nei prossimi mesi si possa lavora-re per la stesura di una legge speciale perconcedere una Pensione vitalizia alle mi-gliaia di persone ammalate a causa delNemagón. Alla fine però nessun punto èpiù importante dell’altro e tutti hanno a chefare con la vita.

Le richieste che invece avevano più ache fare con l’ambiente?

Per quello che riguarda la riforestazione,si é approvato il progetto per una sommadi circa 2 milioni e 700 mila dollari in circaquattro anni e con questo si riforesteràl’occidente del paese, riscattando la so-pravvivenza dell’ambiente e di conseguen-za, della gente.Il punto sulle analisi del grado d’inquina-mento delle risorse acquifere è pratica-mente concluso e a partire da novembreverranno eseguite analisi in 276 punti comeinizio. Anche sul discorso dei pesticidi cisono stati risultati molto importanti. Dei 29pesticidi di cui chiedevamo la completaeliminazione ne sono già stati proibiti 23 estiamo terminando la negoziazione pereliminare gli ultimi sei.E’ importante ricordare che tra questi pe-sticidi ci sono quelli che fanno parte dellafamosa “sporca dozzina” e la nostra lottasarà per eliminare qualsiasi tipo di pestici-da dal paese.In definitiva direi che a questo punto ab-biamo completato con successo la primafase ed ora si tratterà di difendere quantoabbiamo accordato e far sì che vengarispettato ogni punto.

Questa è stata la lotta più lunga e piùdura di questi anni. Che cosa vi riporta-te a casa e che cosa lasciate qui aManagua di questa esperienza?

Lasciamo cose importanti come la buonaalleanza con altre organizzazioni e i lega-mi che si sono creati in tutti questi mesi eche sono cose che non avevamo prima.Lasciamo un ricordo importante alla popo-lazione perché, nonostante quasi tutti sia-mo stati nel passato uomini e donne for-mate per la guerra, abbiamo rinunciatoalla violenza ed abbiamo dimostrato che sipossono risolvere le cose senza bisognodella violenza.La cosa più importante credo che però sial’aver esercitato il nostro diritto alla dignitàe al non permettere che nessuno la calpe-sti. E’ stato sempre latente il tentativo dimanipolarci o di far rientrare la nostra lottain un discorso di partito politico, ma nonglielo abbiamo mai permesso.

Al popolo lasciamo l’esempio di come sipuò lottare senza essere manipolati.Cosa ci portiamo via? Dovresti chiedereun po’ a tutti perché ieri erano molti quelliche piangevano.Te lo dico sinceramente. Partiamo contanta tristezza perché sappiamo che moltidei compagni e delle compagne che cihanno sostenuto e che vedevamo quasitutti i giorni, ora non li potremo vedere contanta frequenza.E’ nato un senso di fratellanza profondache ci mancherà.Personalmente ho impressa nell’animal’amicizia di molti compagni e compagne emi mancherà, ci mancherà.

In questi giorni avete presentato il pro-getto di costituzione della Central Obre-ra, di che cosa si tratta esattamente?

L’esperienza dei bananeros è molto solidae non abbiamo lavorato solo per noi, maanche per la società e per la classe lavo-ratrice.La classe lavoratrice non ha sindacati veriche la difendano e crediamo che con unaCentral Obrera potremo dare risposte veread altri settori sociali che ce lo stannochiedendo ma che, con la conformazionegiuridica che abbiamo oggi, non è possibi-le dare.Molti settori sociali non riescono a espri-mersi, non perché non lo vogliano fare, maperché i loro dirigenti manipolano il tuttoper motivi di affiliazione a partiti.Ci sono inoltri altri ambiti di lotta come ildiscorso dell’eliminazione dei pesticidi, lasalvaguardia dell’ambiente, la pluralitàdelle organizzazioni.L’abbiamo già dimostrato. In questa lottahanno partecipato persone di diverse ten-denze politiche, religiose, di estrazionesociale ed abbiamo dimostrato che si puòlavorare e lottare insieme.L’obiettivo principale è comunque quellodi avere uno strumento legale per potercoinvolgere altri settori sociali del mondodel lavoro e avere uno strumento politicosindacale forte per contrastare qualsiasimanovra da parte dei partiti politici e delGoverno di turno.Le varie organizzazioni di bananeros cheesistono oggi non spariranno, ma farannoparte della Central Obrera, la quale si faràcarico delle lotte di ogni settore, pur man-tenendo, ognuna, la propria autonomia diazione”.

Sintesi del comunicato dei bananerosprima della partenzaCome persone che abbiamo partecipatoalla Marcia senza Ritorno vogliamo espri-merci pubblicamente per dire che du-

rante questi 231 giorni ci siamo dedicatia intense negoziazioni con la Commis-sione Interistituzionale del Governo, conla quale abbiamo raggiunto accordi chebeneficiano migliaia di persone amma-late e i loro famigliari.Abbiamo anche raggiunto un accordocon la Giunta Direttiva della AsambleaNacional l’11 agosto del 2005, fissandoun’agenda legislativa con questo Poteredello Stato e che la sua approvazionesignificherà risultati molto importanti permigliaia di persone.Facciamo appello alla comprensione deideputati per ottenere le norme giuridi-che e i fondi del Bilancio della Repubbli-ca che abbiamo richiesto.Per arrivare a questi accordi, abbiamopotuto contare sulla solidarietà di mi-gliaia di persone del nostro Paese esull’appoggio internazionale di varie or-ganizzazioni di cui menzioniamo in modoparticolare la Union Internacional deTrabajadores de la Alimentación (UITA)e la Associazione Italia-Nicaragua, leReti che lottano contro i pesticidi, i par-lamentari europei, etcIn Nicaragua abbiamo avuto il sostegnodi organizzazioni senza fini di lucro, sa-cerdoti, pastori evangelici, religiosi, ecu-menici, studenti di varie scuole e miglia-ia di persone.A tutti loro esprimiamo un profonda gra-titudine e il ringraziamento delle nostrefamiglie.Vogliamo anche ricordare che in questoperiodo di quasi otto mesi abbiamo avu-to la comprensione, la qualità professio-nale, la ricettività e il grande calore uma-no degli uomini e delle donne che lavo-rano nei mezzi di comunicazione sociali.Alcuni di loro hanno anche ricevuto mi-nacce da parte di persone ed organizza-zioni che praticano l’intimidazione perfar desistere le persone dal reclamo deidiritti che ci hanno tolto.Per voi, uomini e donne dei mezzi dicomunicazione, il nostro rispetto e grati-tudine.A tutti i funzionari pubblici, che nellosvolgimento delle loro funzioni hannocontribuito a raggiungere questi accor-di, chiediamo in primo luogo scusa seabbiamo creato problemi al momento dipresentare i nostri reclami e riconoscia-mo che i vostri sforzi hanno permesso diraggiungere risultati molto importanti inqueste negoziazioni.Anche per voi la nostra gratitudine.Ancora un grazie a chi ci ha sostenuto,al popolo del Nicaragua e alla comunitàinternazionale e vogliamo riaffermareche "né le marce, né le minacce can-cellano i delitti ”.

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(di Yaoska Dávila e Anne Pérez Rivera –La Prensa / El Nuevo Diario)

Con le sue scarpe rotte, la camicetta sfi-lacciata e i pantaloni corti, Mario, di appe-na otto anni, percorre le strade di Mana-gua con un cestino sulla testa pieno ditortillas da vendere.Alle tre del pomeriggio ha già fatto treviaggi a casa per raccogliere altre tortillase continuare la vendita.Come Mario ci sono migliaia di bambini inNicaragua che si dedicano al lavoro peraiutare a sfamare la propria famiglia.Sono i bambini e le bambine che vendonotortillas, lustrano le scarpe, vendono ac-qua e qualsiasi altra cosa, pulisco i vetridelle macchine, chiedono l’elemosina aisemafori o nei terminal degli autobus.Sono quei bambini e bambine che rischia-no ogni giorno la vita per pochi centesimistandosene sulla striscia gialla che dividele due corsie di marcia, mentre le macchi-ne sfrecciano a tutta velocità.La disoccupazione che soffrono le perso-ne in Nicaragua ha fatto sì che i bambini sicarichino sulle spalle la responsabilità didover portare qualcosa a casa per potermangiare.Diventano ben presto attori insostituibilidell’economia familiare a scapito dellosviluppo proprio di un bambino o bambinadi questa età.

Lavoro infantile nascostoPer molti genitori il lavoro dei propri figli èvisto come una cosa normale, come qual-cosa che hanno fatto anche loro e che èindispensabile per la sopravvivenza.Il lavoro infantile è visto come un doveredei bambini nei confronti della famiglia, maquesto li priva di molti diritti come l’educa-zione e la ricreazioneOltre ad essere un lavoro invisibile e di-sconosciuto, non è nemmeno retribuito.Mario, ad esempio, ha abbandonato lascuola per poter vendere più tortillas eportare più soldi a casa.La stanchezza provocata dalle lunghecamminate e il dover poi andare a scuolaper cinque ore ad ascoltare i maestri, glihanno fatto abbandonare la scuola preco-cemente.Secondo lo Studio Nicaraguense di De-mografia e Salute del 2001 (Endesa 2001),di ogni cento bambini e bambine tra i 10 ei 13 anni, 22 stanno lavorando attivamenteall’interno o fuori di casa.Di questi 22, circa 13 si sono incorporati allavoro informale, mentre 9 lavorano inattività domestiche.Questi dati testimoniano che l’infanzia ni-caraguense si sta sempre più integrandoal mondo del lavoro in età molto giovane e

questo nonostante il Codicedel Lavoro fissi a 14 anni l’etàminima per poter lavorare.Un’altra violazione è il nume-ro di ore lavorate che solita-mente sono molte di più delle30 ore settimanali fissate dal-lo stesso Codice.Secondo lo stesso studio, piùdel 50 per cento di questi bam-bini e bambine lavorano mol-te più ore e solitamente nonfrequentano la scuola od han-no serie limitazioni per poter-vi accedere o permanere unavolta entrati.Nell’ambito dell’Istruzione, cir-ca il 23 per cento di bambini,bambine ed adolescenti tra i 7 e i 12 anninon vanno a scuola e nella zona ruralequesto indice si eleva al 30,7 per cento. Diogni 10 bambini, 3 restano esclusi dalsistema scolastico nicaraguense.La zona rurale è quindi il settore dovel’infanzia soffre maggiormente del feno-meno del lavoro infantile, ma avviene lostesso nelle grandi città e spesso in ambitidegradanti come le miniere, lo sfruttamen-to sessuale e attività illecite ed illegali.Lo Studio Nazionale sul Lavoro Infantiledel 2000 indicava la presenza in Nicara-gua di 314 mila bambini e bambine lavora-trici in età compresa tra i 7 e i 12 anni.Questo dato rappresenta il 17,7 per centodel totale (un milione e 773 mila). Di questonumero, 224.397 sono maschi e 89.615femmine.Secondo la Organizzazione Mondiale delLavoro (Oml), esistono più di 183 milioni dibambini, bambine ed adolescenti lavora-tori tra i 5 e i 14 anni nel mondo.

I figli dell’emigrazioneUn altro fenomeno che colpisce l’infanziain Nicaragua è quello dell’emigrazione.Alcuni bambini od adolescenti sono partitialla ricerca dei loro genitori che un giornose ne sono andati senza far più ritorno.Altri, invece, emigrarono con i loro genitoriin Costa Rica e vengono abbandonati unavolta arrivati sul posto.I minori tra i 14 e i 16 anni sono quelli chesono maggiormente disposti a passareillegalmente la frontiera.Si sentono più indipendenti e in molti casiscappano dalle case-alloggio dove ven-gono sistemati quando vengono scopertidalla Polizia.Il quadro indica una situazione di grandesolitudine per la mancanza dei genitoriche sono dovuti emigrare e il miglioramen-to della situazione economica famigliaregrazie all’invio di denaro dal Costa Rica,non è sufficiente a compensare il senti-

mento di perdita.Secondo la Red Nicaraguense de la So-ciedad Civil para la Migración, il denaroche viene inviato è sicuramente molto im-portante, ma non è sufficiente a riempire ilvuoto interno che si crea nei bambini edadolescenti.Inoltre si genera molto spesso un conflittogenerazionale tra le nonne, che per lamaggior parte dei casi restano a gestire lafamiglia, e i bambini ed adolescenti.Solitamente adottano misure molto soffo-canti e nel caso delle bambine, gli trasfe-riscono una carica di responsabilità ec-cessiva, convertendole in madre sostituteper i fratelli e le sorelle più piccole.I minori restano quindi sotto la tutela dellenonne e ciò provoca quasi sempre proble-mi di comunicazione, aumento del lavoroper gli/le adolescenti, mancanza di unafigura con cui potersi confidare e problemiscolastici per l’eccessivo peso famigliare.La situazione diventa ancora più gravequando i bambini vengono affidati a pa-renti lontani o a vicini di casa, i quali moltospesso accettano per poter poi ricevere isoldi inviati dall’estero. Questa situazionecrea ancora più disperazione nei minoriche si sentono in balia di persone che nonli amano e che lo fanno solo per interesse.Quando i genitori spariscono e sospendo-no l’invio del denaro, i minori vengonomolto spesso abbandonati a sé stessiLa reazione a tutto questo è moto spessola fuga o la necessità di trovare un lavoro,soprattutto quando la nonna è anziana enon è in capacità di badare alla famiglia.Sono frequenti i casi di abbandono deiminori da parte dei genitori emigranti.Molto spesso accade quando il genitoreresta senza lavoro, è implicato in qualchereato o forma una nuova famiglia.Attualmente i nicaraguensi emigrati al-l’estero sono circa un milione 281 mila emolti di loro perdono il contatto con i proprifigli.

Lavoro infantile e figli di emigrantiIl difficile lavoro di essere bambino in Nicaragua

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Durante il mese di ottobre, un consistentenumero di muralisti di varie parti del mon-do (tra cui anche l’Italia) hanno partecipatoal progetto “Murales de Octubre”, formula-to e organizzato dall’artista nicaraguenseAlicia Zamora, con l’obiettivo di ridisegna-re il lungo muro (236 m²) situato sullaAvenida Bolívar a Managua.Questo muro divenne un importante puntodi riferimento durante gli anni 80 quando,il muralista cileno Victor Carifrú, vi dipinseun famoso mural che riprendeva le tema-tiche del sandinismo e della lotta di libera-zione in America Latina.Dopo la sconfitta elettorale del Frente San-dinista nel 1990, l’allora sindaco di Mana-gua, Arnoldo Alemán, mandò a cancellarela maggior parte dei murales che abbelli-vano la capitale, tra cui l’opera della Ave-nida Bolívar, come tentativo di eliminare lamemoria storica di quei dieci anni di rivo-luzione e di risveglio della cultura in Nica-ragua.L’importante progetto di Alicia Zamora haora l’obiettivo di rafforzare le capacità deigiovani artisti interessati alla pittura mu-rale contemporanea e di motivarli all’in-dagine teorica e pratica sulla tecnica delmurale contemporaneo, per poter identi-ficare nuovi linguaggi, discorsi, espres-sioni e sentimenti generati in un contestonuovo.Intervenire, inoltre, nelle aree urbane diManagua con diverse proposte plastiche,motivandoli al riscatto di spazi urbani pub-blici, alla discussione e al dialogo attra-verso un confronto sulle implicazioni so-cioculturali, storiche ed artistiche del pro-getto.Secondo Alicia Zamora, “Murales de Oc-tubre ha a che vedere con l’arte e laresistenza. Si tratta di ripensare a un peri-odo storico del Nicaragua, di reinterpreta-re un Sandino contemporaneo. La cosaimportante è che una generazione di artistigiovani ed emergenti centroamericani pos-sano ridipingere questo mural con un lin-guaggio diverso e all’interno di un conte-sto diverso. E’ il recupero della memoriastorica e non è solo un’attività sociologicae artistica, ma ha anche implicazioni poli-tiche ed urbanistiche”.

Le implicazioni politiche dell’operaDopo un lungo lavoro, i muralisti hannocompletato l’opera ed hanno invitato lapopolazione ad una serata conclusiva incui si è fatta un’analisi del progetto con lapartecipazione di Tamara Díaz Bringas,critica d’arte e con Giorgio Tinelli, docentedell’Università di Bologna, che ha coadiu-vato il lavoro organizzativo di Alicia Zamo-ra ed ha esposto le implicazioni politichedell’opera.

“Le implicazioni politiche han-no a che vedere con l’oriz-zonte dell’aspettativa. I mu-rales sono stati fatti perchécomunicano qualcosa allagente che passa e quindi imuri parlano nonostante cisiano persone che li vorreb-bero zittire.Per questo ho pensato di darea questa mia esposizione iltitolo “Riprendere la parola”.Il muro della Avenida Bolívarè un simbolo e non solo per-ché c’era un mural all’internodi un dato contesto politico eche esprimeva le sue prefe-renze di tipo politico-ideolo-gico, le sue radici storiche e simboliche, lesue tensioni e funzioni emotive, ma questomuro ha vissuto tutte le vicende storichedel Nicaragua con un’incredibile ricchez-za di elementi e fattori.Ha passato il periodo drammatico dellaguerra, l’entusiasmo per il periodo rivolu-zionario, il periodo della transizione deglianni 90 e le passioni e tensioni di questiultimi anni.Questo muro percorre tutto questo perio-do politico molto contraddittorio del Nica-ragua. Gli artisti che hanno dipinto i nuovimurales hanno dovuto grattarne la super-ficie, portando alla luce pezzi di memoriadi fondamentale importanza per l’interpre-tazione delle multipli tappe della storia delPaese.Questo storia la possiamo dividere in quat-tro tappe.La prima è quella del mural che vennepitturato negli anni 80 da Victor Carifrú eda altri artisti nicaraguensi e che esprime-va il contesto politico di quegli anni, con unfilo conduttore che univa la lotta di resi-stenza indigena alla lotta contro l’autorita-rismo predatorio della dittatura somozistae alla fine, la difesa della Rivoluzione difronte dall’attacco della Controrivoluzioneappoggiata politicamente ed economica-mente dagli Stati Uniti.Erano immagini che esprimevano il rifiutoverso quelle relazioni di lealtà verticale trail peón e il padrone e la mancanza disolidarietà orizzontale tra peón e peónche, a livello politologico, si può conside-rare come la genesi del sistema di disvalo-ri presente nella cultura politica che haorigine nella prima istituzione socio-politi-ca ed economica e cioè la hacienda.La Rivoluzione proponeva, in opposizio-ne, la figura del Hombre Nuevo, che pos-siamo collocare tra la costruzione teorico-concettuale del latinoamericano e l’insur-rezione della coscienza, proponendo l’in-surrezione della propria quotidianità e del-

la propria vita. Questo patrimonio teoricoverrà poi abbandonato e relativizzato nel-la scala di priorità dell’agenda politica diattori politici in transizione.Ritornarono quindi quei fattori della vitapolitica che considero dei disvalori, comeil pactismo, il cortoplacismo, arreglismo,caudillismo che portò alla corruzione.La seconda è rappresentata dalla distru-zione del mural da parte del sindaco diquell’epoca.Fu un atto di censura violenta legata altentativo di desandinizzare la società daparte dell’attore politico che in quel mo-mento rappresentava l’antisandinismo piùspinto.Un’azione quindi per cancellare la memo-ria e ciò che la poteva mantenere nell’im-maginario collettivo.La terza tappa è rappresentata da scritte dimovimenti sociali, cittadini e popolari du-rante tutti gli anni 90 e fino ai giorni nostri.Alcune di queste erano contro la ratifica-zione del Trattato di libero commercio, afavore del 6 per cento universitario e con-tro la privatizzazione dell’acqua.La quarta e ultima tappa è quella appenaconclusa con il nuovo mural.Questo muro ha cominciato nuovamentea parlare e di altri temi. Al contrario dellastagione passata caratterizzata da unagrande partecipazione politica, esiste oggiun periodo di distanziamento dalla politi-ca, soprattutto da parte dei poveri.I murales parlano oggi di temi nuovi chenon riguardano strettamente la politica dipartito, ma che si riferiscono alla politicainternazionale, tensioni che riguardano lanatura e la sua distruzione, la guerra,l’alienazione di fronte all’esagerato prota-gonismo dei mezzi di comunicazione, lamercificazione dell’acqua, l’imposizione dicoltivazioni transgeniche, la tematica delNemagón e della protesta dei bananerosammalati, impressa dagli artisti italiani esoprattutto, la libertà d’espressione”.

Murales de OctubrePer non perdere la memoria

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8 NICARAHUAC 84 - 2005

Gli Stati Uniti hanno puntato nuovamentegli occhi sull’America Latina.Con la fine della bipolarizzazione politico-militare agli inizi degli anni 90 e l’iniziodell’egemonia nordamericana come po-tenza all’interno del nuovo ordine mondia-le, gli Stati Uniti hanno lentamente relega-to il continente latinoamericano in unaposizione di secondo piano (ad eccezionedella sempre più ingiustificabile politicacontro Cuba).La creazione di forti blocchi economicinegli altri continenti, ha però ben prestocostretto gli Stati Uniti a interessarsi nuo-vamente del continente latinoamericanocome obiettivo politico-economico-milita-re e per far fronte ai cambiamenti mondialie alle nuove sfide della globalizzazione.Il tentativo, per ora fallito, di creare la Areade Libre Comercio de las Américas (Alca),non è altro che il disperato bisogno digarantirsi un amplissimo mercato di paesiconsiderati “satelliti”, su cui riversare tuttaquella produzione che ormai risulta inven-dibile in altre parti del mondo per l’enormeconcorrenza createsi negli ultimi anni (tracui un’enorme quantità di prodotti transge-nici).Quello che gli Stati Uniti non avevanocalcolato, è che il sistema neoliberista,con tutte le sue deformazioni ed aberra-zioni, e l’economia di esportazione su cuibasavano le proprie politiche i governi didestra dei paesi latinoamericani, stavanovelocemente esaurendo la propria impor-tanza, lasciando per altro centinaia di mi-lioni di persone in condizioni di estremapovertà.La conseguente installazione di governiprogressisti in numerosi paesi dell’Ameri-ca del Sud, ha iniziato a far crollare leaspettative egemoniche nordamericane sulContinente e quindi rinviare il progetto delAlca, sostituita ben presto dalla nuovapolitica di Trattati di libero commercio coni singoli paesi.Il caso del Venezuela e la proposta diHugo Chávez dell’Alternativa Bolivarianapara las Américas (Alba) in contrapposi-zione al Alca, ha inoltre obbligato gli StatiUniti a concentrarsi ancora di più su que-sto Continente.

Il CentroamericaSe il “vento progressista” dell’America delSud ha creato non pochi grattacapi alcolosso statunitense, il Centroamerica, dasempre considerato come il proprio “giar-dino”, non ha invece creato grandi proble-mi. In effetti le uniche due forze politicheche da sempre creano incubi, forse anchein modo esagerato, all’amministrazionenordamericana sono il Nicaragua e il Sal-vador.

In Salvador, il Frente Farabundo Martí(Fmln) ha ottenuto sempre buoni successia livello municipale, per poi crollare nelleelezioni presidenziali, grazie anche allavergognosa politica intromissoria degli StatiUniti che hanno fatto di tutto per mantene-re vivo nella gente il ricordo della guerra eprospettando anni bui in caso di vittoriadella ex guerriglia.In Nicaragua la politica nordamericana haseguito la stessa linea.

Il caso NicaraguaLa delicata situazione nicaraguense, cheper più di dieci mesi ha mantenuto il Nica-ragua sull’orlo del baratro per la violentacrisi istituzionale che ha contrapposto ilgoverno di Enrique Bolaños all’alleanzacongiunturale tra il Frente Sandinista (Fsln)e il Partido Liberal Constitucionalista (Plc),si è in parte risolta grazie a un nuovoriavvicinamento tra il leader sandinista,Daniel Ortega e lo stesso Bolaños.Oltre a fatti congiunturali e al costo politicoche il Fsln stava pagando per l’alleanzacon il partito dell’ex presidente ArnoldoAlemán, condannato a venti anni di carce-re per una serie infinita di delitti, la svoltaoperata dal Frente ha a che vedere conl’avvicinarsi delle elezioni presidenziali pre-viste per novembre del 2006.La rottura interna alla destra nicaraguense(Governo-Plc), la fedeltà dell’intero appa-rato del Plc al suo leader indiscusso, Ar-noldo Alemán e l’insorgere di alcuni pre-candidati di estrazione liberale che hannoabbandonato il partito, ha iniziato a preoc-cupare l’amministrazione nordamericana,la quale teme che una frattura del votoantisandinista possa davvero permetteread Ortega, ancora una volta candidatopresidenziale, di ritornare a ricoprire levesti di Presidente della Repubblica.Un eventuale governo sandinista è vistocon estrema preoccupazione da parte diWashington per la sua vicinanza a Cuba eal Venezuela di Chávez, ma soprattutto,perché potrebbe essere un elemento “de-stabilizzante” in Centroamerica.Da alcuni mesi, quindi, il Dipartimento di

Stato nordamericano ha iniziato un attac-co senza precedenti contro il Frente San-dinista e contro lo stesso Partido Liberal,reo di non accettare una riunificazione conil resto della destra nicaraguense e di nonvoler abbandonare l’ex presidente Alemán,violando le più elementari norme di diplo-mazia e di indipendenza di uno stato so-vrano.A capeggiare l’offensiva nordamericana èstato posto il nuovo ambasciatore, PaulTrivelli, il quale ha ripetutamente lanciatomessaggi espliciti sulla necessità di unariunificazione delle “forze democratiche”ed ha escluso qualsiasi tentativo di media-zione con il Frente Sandinista, dimostran-dosi invece aperto al Movimento dell’exsindaco di Managua, Herty Lewites che,per l’amministrazione Bush, rappresental’opportunità di rompere il voto disciplinatoe duro della base sandinista.Secondo Trivelli “le elezioni del 2006 sa-ranno una scelta tra un modello fallito(quello del Fsln), i partiti di destra e unostato democratico moderno; tra uno stile digoverno caudillesco e le nuove opportuni-tà economiche del XXI secolo.Il governo sandinista è stato un esempio dioppressione e di gestione economica di-sastrosa e bisogna ricordare la violazionecontinua ai diritti umani, le restrizioni allelibertà basiche, il servizio militare obbliga-torio, le confische, il mercato nero, l’iperin-flazione e la svalutazione della moneta.Dobbiamo ricordare queste cose alla gen-te, giorno dopo giorno, affinché guardi alfuturo con ottimismo e non si proietti versomodelli falliti del passato.Daniel Ortega non ha la capacità di gover-nare democraticamente.Gli Stati Uniti hanno imparato a conviveree cooperare con governi di centro-sinistradella regione che sono stati eletti demo-craticamente e che seguono una politicaeconomica responsabile e che sono di-sposti a cooperare con gli Stati Uniti suitemi della sicurezza.Non sarebbe così nel caso di un trionfo delFsln. Non posso proprio immaginarmi cheil sandinismo abbia la capacità per gover-nare democraticamente il paese”.

Unire la destra e separare la sinistraLa strategia nordamericana in Nicaragua

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Leonela Relys Días è la maestra cubanache ha inventato il programma di alfabetiz-zazione “Yo, sí Puedo”, che in questi mesisi sta applicando in numerosi municipi delNicaragua per cercare di ridurre gli indici dianalfabetismo che negli ultimi anni sonoaumentati vertiginosamente.La giornalista Lucía Navas de El NuevoDiario, l’ha intervistata per conoscere l’im-patto che questo metodo sta avendo invarie parti del mondo.Dal punto di vista del linguaggio è stato ungrande successo, in quanto il suo conte-nuto si traduce nella lingua del paese doveverrà utilizzato e si adegua alla cultura delpopolo stesso. Il successo non è stato lostesso ovunque. In Nicaragua, per esem-pio, la maestra che è anche Assessoreaccademico dell’Istituto Pedagogico Lati-noamericano e Caribeño di Cuba, si èscontrata con le critiche per la sfiducia daparte del governo verso tutto ciò che pro-viene da Cuba e soprattutto, temendo ilcontenuto ideologico che può avere.

L’intervistaQuesto programma ha i suoi antecedentiin un lavoro svolto per due anni ad Haiti,dove abbiamo fatto un lavoro intenso permontare un programma d’alfabetizzazio-ne per radio. Da lì è sorta una strategia diintervento educativo combinandolo con lapolitica, il metodo di alfabetizzazione e unprogetto di formazione.Era il 2001 e cominciammo ad elaborare itesti e l’idea per poterli sviluppare conl’uso della televisione, con la partecipazio-ne di attori cubani e con un caratterelatinoamericanista per poterlo adattare amolti paesi e offrirlo al mondo intero. L’ideadella televisione ci è venuta per la forzache dà l’immagine e perché permette nonsolo di lavorare sulla conoscenza dellelettere, ma anche dare alla persona anal-fabeta la conoscenza del mondo esternocon un orizzonte culturale. Impara a cono-scere il proprio paese, ma anche il mondo.Una delle caratteristiche del programma èla flessibilità. Si impara a leggere e scrive-re in poco più di tre mesi, ma se il program-ma è intensivo anche in sette settimane.Lo abbiamo sperimentato anche nelle pri-gioni e lì riusciamo ad alfabetizzare in unsolo mese.I tempi dipendono comunque molto dalpunto di partenza di chi impara, perchénon tutti sono totalmente analfabeti.Chi lo è, ha bisogno di sviluppare le abilitàdi motricità, agilità e bisogna lavorare sullasua autostima e sulle sue reali possibilitàdi imparare. Deve capire che non è analfa-beta perché lo ha voluto, ma perché qual-che governo non si è preoccupato davverodell’istruzione del suo popolo.

La cosa che un Paese ha è la sua gente.Come si può raggiungere lo sviluppo uma-no se il popolo è analfabeta?Per ora il maggior successo di questometodo è stato in Venezuela. C’è statauna volontà politica, finanziaria, tecnica,delle Ong e della società e dei beneficiati.In meno di sei mesi sono state alfabetizza-te un milione di persone e lavorando con le34 lingue delle varie etnie presenti nelpaese. Rispetto alla sfiducia di alcuni go-verni sul contenuto ideologico del metodo,voglio dire che non è un programma poli-ticizzato, ma che serve ad insegnare aleggere e scrivere e far sì che la personapossa ampliare il proprio orizzonte e che siinserisca nella società.Abbiamo studiato le condizioni reali del-l’America Latina e abbiamo fatto un pro-gramma che può essere utilizzato ed ap-plicato da qualsiasi istanza che abbia l’in-teresse reale di farlo.Mi chiedo qual è la paura che la genteimpari a leggere e scrivere?Quello che accade è un impatto forte,perché quando si impara, la persona facadere una benda che aveva sugli occhi,ma questo è sviluppo!Il fatto che sia un metodo cubano crea deifantasmi ed io dico sempre ai mezzi dicomunicazione che m’intervistano di con-trollare i testi, le videocassette e che poi midicano se ci trovano qualcosa di sociali-smo o comunismo, che è la cosa che moltigoverni temono di più.Il programma non è indirizzato all’ideolo-gia, nonostante l’educazione sia ideologiain quanto sviluppo del pensiero e delleidee. Le idee che si affrontano nei videosono ad esempio “La donna che lavora neicampi” e questo è uguale in Nicaragua,Argentina, Bolivia, Guatemala, ovunque.Sono idee inoffensive, ma con un pro-gramma integrale che parla di ambiente,educazione famigliare, malattie che i gio-vani devono evitare, letteratura, i grandiscrittori latinoamericani, i vincitori dei Pre-mi Nobel per la Pace che abbiamo. E’inoltre importante far capire che non sonoi cubani quelli che alfabetizzeranno, magente dello stesso popolo, i loro maestri etutti quelli che si vogliono coinvolgere.Perché dovremmo portare mille maestricubani in Nicaragua quando qui ce nesono di bravissimi?E’ importante però che si faccia presto,perché il Nicaragua non sopporta più que-sta situazione di regressione educativa.Un popolo incolto non sarà mai un popololibero, un popolo che produce, che si svi-luppa economicamente e socialmente.Attualmente il “Yo, sí puedo” si sta appli-cando in Messico, Brasile, Argentina, Perù,Paraguay, Ecuador, Bolivia e in quasi tutto

il Centroamerica. Lavoriamo anche in Ni-geria, Guinea Bissau, Mozambico e pros-simamente in Sud Africa e qui subisce unatrasformazione rispetto ai contenuti, che siadattano alla realtà continentale e cheprendono origine dalla cultura locale. Infi-ne siamo anche in Nuova Zelanda.In tutti questi posti è arrivato su richiestadei governi, della società civile, di organiz-zazioni religiose o dei Comuni e firmiamodegli accordi in cui offriamo l’assistenzatecnica e metodologica iniziale e la verificafinale.Il processo d’apprendimento è basato sutre tappe.Durante la prima si esplora l’intero conte-sto del paese in cui viene introdotto. Vienepoi fatto un censimento delle persone anal-fabete o semianalfabete e contempla an-che il metodo Braille per persone nonvedenti. Dopo il lavoro preliminare si iniziacon l’attività pratica.Dopo la fine delle sette settimane o dei tremesi, si integra con un mese di lecto-scrittura senza la televisione e successi-vamente passano all’altro programma cheè il “Yo sí puedo seguir”, dove la personapuò prendere il titolo elementare, ma que-sto dipende sempre dal Ministero dell’Istru-zione locale.L’Unesco ha già premiato due volte il lavo-ro di Leonela Rélys, ma non lei direttamen-te.“Non credo che me lo daranno mai e nonaspiro a questo. E’ un prodotto cubano edesistono ancora molti pregiudizi nei nostriconfronti. Sono rassegnata, ma quello acui non rinuncerò mai è affermare che è unprodotto cubano”.

Un popolo incolto non sarà mai liberoParla la promotrice del programma di alfabetizzazione “Yo, sí Puedo”

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Da ormai parecchi anni il Costa Rica èdiventata la meta obbligata per centinaiadi migliaia di nicaraguensi che sfuggonoalla povertà e a salari da miseria del pro-prio paese.L’emigrazione come unica alternativa pos-sibile per poter sostenere la propria fami-glia, anche se questo comporta una seriedi traumi e di ripercussioni molto forti all’in-terno del nucleo famigliare e di sgretola-mento sociale per le comunità, in preva-lenza rurali.Tra le conseguenze di questo arrivo mas-siccio di nicaraguensi in Costa Rica è darimarcare l’insorgere sempre più rilevantedi fenomeni xenofobi e una serie di misuresempre più rigide da parte delle istituzionicostarricensi, che negli ultimi tempi hannoanche approvato una legge che puniscepenalmente chi facilita l’entrata o sempli-cemente ospita o da lavoro a nicaraguensiillegali.Se da una parte il fenomeno dell’emigra-zione è diventato una colonna insostituibi-le dell’economia nicaraguense (è il settoreche fornisce la maggior entrata di divisastraniera attraverso le remesas familiares,che per il 2005 è stata di circa mille milionidi dollari), dall’altra sta provocando gravidanni al tessuto sociale e famigliare nazio-nale.Il giornalista José Mendoza, corrispon-dente de El Nuevo Diario, si è recato inCosta Rica per parlare con i nicaraguensiche sono stati costretti ad emigrare per lagrave crisi economica.

Al calare della sera, Marcial Navarro Cruz,nicaraguense originario di El Sauce e cherealizza un lavoro che sarebbe per novepersone, ci accompagna al buio all’internodelle piantagioni di banane.“Sono stato membro dell’Esercito, ho fattola guerra e una volta uscito, mi sono inte-grato con i recompas perché pensavo fos-se la cosa migliore da fare.Adesso guadagno circa 500 dollari al mese,

ma sono ben guadagnati perché mi faccioun c… così tutti i giorni”.E’ arrivato qui perché si era stancato di tuttii problemi che creano i politici e per iproblemi che ha avuto con ex compagni diarmi. “Vivo qui con mia moglie e due bam-bini. Lavoro duro, ma abbiamo pace etranquillità”.

Con i “bachers”Mentre camminiamo vediamo un gruppodi persone, due con la chitarra e il restocantando vicino a una casa.“Questi sono i Bachers”, ci dice Marcial.Alla fine scopriamo che, come in qualsiasipiantagione, esistono i posti dove si instal-lano le persone non sposate o che hannolasciato le loro mogli in Nicaragua.Fanno suonare le corde delle loro chitarree le loro voci, con canti religiosi dai ritmimoderni.Nei “bachers” vivono circa 20 persone.“Qui ci manteniamo allegri, ci aiutiamo avicenda e ne approfittiamo per ricordare lanostra terra” racconta Carlos della NuevaGuinea, mentre Oscar confessa che delNicaragua conosce solo la parte del muni-cipio de El Ayote, dato che è venuto qui dabambino con il padre.Ci fermiamo a mangiare con loro mentre siapprestano a vedere un programma cap-tato dal Nicaragua. Il cibo costa circa 800colones (2 dollari) ed è una buona occa-sione per chiacchierare un po’.La giornata di lavoro è massacrante.Prima che sorga il sole le persone comin-ciano ad entrare nelle piantagioni e pocodopo, i potenti raggi solari le sorprendonoin mezzo al fango delle bananeras.A metà della mattinata si fermano un atti-mo per fare colazione dato che stannolavorando dalle 4 di mattina.Troviamo anche un abitante del famoso eproblematico quartiere “Jorge Dimitrov” diManagua.Si chiama Silvio Gutierrez, ha 24 anni esono 4 anni che non torna in Nicaragua.Vive nei “bachers” e da quando è arrivatonon ha mai smesso di inviare soldi a suamamma e a suo figlio.Il suo lavoro è quello di seguire 10 ettari dipiantagione.“Sono parceleros e il mio compito è diinfilare il casco di banane in una borsa diplastica cosparsa di insetticida, gli tolgo ilfiore per evitare che la frutta si macchi,lego la pianta affinché il peso del casconon la faccia cadere e questo lo faccio conogni pianta che c’è sulla superficie che iodevo seguire.Inoltre partecipo anche al taglio finale delcasco e della pianta”.Praticamente segue la vita della piantadalla nascita al taglio finale.

Ci spiega che lo sviluppo della pianta, perfar arrivare alla maturazione completa dellafrutta, ci mette 12 mesi, ma con l’uso deiprodotti chimici riescono a farla maturareanche in meno tempo.“Sono dovuto venire qui per la situazioneche c’è in Nicaragua e se cambiassero lecose tornerei a casa perché qui non rico-noscono il lavoro che facciamo.Ci pagano in base ai capricci del capo diturno. Mi spacco la schiena tutto il giornoper guadagnare circa 14-16 dollari al gior-no, ma a Managua sarei finito male efacendo cose di cui mi sarei pentito, per cuiho preferito venire qui. Non è il massimo,ma per lo meno mi guadagno la vita”.Un bananero in Nicaragua guadagna at-tualmente circa 70-80 dollari al mese.“Esistono due Costa Rica, - dice Silvio –quello che si vede nelle grandi città equesto della campagna, dove non voglio-no riconoscere l’importanza della nostrapresenza e del nostro lavoro”.

Le piantagioni sono luoghi segretiArriviamo all’entrata della piantagione conDon Rafa e l’amministratore dice che nonha nessuna autorizzazione per farci entra-re. Ci fa aspettare fuori mentre chiama unaltro incaricato.Intanto ne approfitto per parlare con IsidroHernández e per fare foto alle nicaraguen-si che stanno lavorando nel taglio e sele-zione delle banane da esportare.“Dice l’incaricato che dovete andare aGuápiles, nella sede della Chiquita perchiedere il permesso”, ci comunica l’am-ministratore.Ci incamminiamo verso l’uscita e ci rag-giunge una macchina che ci ripete la stes-sa cosa e propone di accompagnarci finoalla strada asfaltata.Saliamo sulla macchina mentre il guidato-re ci ripete che dobbiamo capire questamisura perché non hanno l’autorizzazionee noi facciamo finta di ascoltare questascusa ridicola.Usciamo con la sensazione di lasciarcidietro una parte essenziale del nostro Ni-caragua, uomini e donne che sono venutea dare il meglio di sé per aiutare le propriefamiglie nel proprio paese e per apportareall’economia del Costa Rica.Esseri umani che sono stati costretti ademigrare alla ricerca di opportunità.Persone che devono sopportare espres-sioni e azioni xenofobe per evitare proble-mi con i “ticos” che li discriminano.Nonostante ciò non rinnegano mai la loronazionalità “perché non è la loro Patria cheli ha fatti emigrare, ma i governi e i politicidi turno. Restiamo nicaraguensi e ne sia-mo orgogliosi” mi dicono salutando Mar-cial e Don Rafa.

L’esodo nicaraguense in Costa Rica“Non ci ha buttati fuori la Patria, ma i politici svergognati”

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NICARAHUAC 84 - 2005 11

Una delegazione del Movimiento dei SemTerra del Brasile ha visitato per diecigiorni il Nicaragua e si è incontrata connumerose organizzazioni della societàcivile.Durante una conferenza promossa dallaOng nicaraguense “Popol Na”, la Dott.ssaÂndrea Francine Batista, ha illustrato l’im-portante lavoro che il Mst svolge nel cam-po della formazione delle persone chefanno parte di questa organizzazione.

Dalla fondazione del MST abbiamo speri-mentato molte tecniche di formazione peril popolo lavoratore in generale.La prima esperienza è stata avviata per-ché pensavamo che esistessero molti ele-menti convergenti, ma ci siamo accortiche c’erano molte specificità diverse tra ilavoratori delle città e quelli delle campa-gne. Abbiamo capito che era necessariocreare una metodologia specifica per ilavoratori delle campagne.Mescolavamo lo studio e il lavoro agrico-lo, artigianale e quello che chiamiamo“domestico” e cioè gli stessi studenti mili-tanti che partecipavano ai corsi si occu-pavano delle pulizie, di cucinare e di ge-stire la casa.Abbiamo poi inserito lentamente altri ele-menti che dessero una dimensione peda-gogica a questo processo, come ad esem-pio i processi di organizzazione, cioè diorganicità per un corso che deve renderepossibile la partecipazione effettiva di tut-ti i militanti per costruire insieme il corsostesso. Un’altra dimensione che abbiamoincluso è quella delle relazioni umane edel rispetto verso i processi di convivenzacollettiva, di affermazione culturale di re-sistenza, utilizzando anche strumenticome il teatro e la musica.

A partire dal 1995, durante il nostro TerzoCongresso, abbiamo coniato il motto “Ri-forma Agraria, una lotta di tutti”, comeobiettivo da raggiungere con la lotta einsieme a tutta la società.Su questo tema siamo riusciti a crearevarie collaborazioni con università e scuoleper organizzare corsi che contribuisseroalla scolarizzazione dei nostri militanti eche, allo stesso tempo, avessero un indi-rizzo ben preciso per la loro coscientizza-zione come la Pedagogia della Terra,l’Agronomia, la Storia.Tra il 1995 e il 2000 abbiamo realizzato unincontro nazionale per discutere il biso-gno emergente di dare un salto qualitati-vo ai nostri processi di formazione politi-ca.Abbiamo discusso anche il bisogno dicreare uno spazio nostro dove poter svi-luppare questi processi di formazione.Abbiamo quindi deciso di creare una scuo-la nello Stato di Sao Paolo che ha preso ilnome di Escuela Nacional “Florestán Fer-nández” e che è diventata la nostra scuo-la di formazione politica di quadri.Sappiamo che non si tratta solo di unascuola per la formazione di quadri, mache esistono altri elementi importanti peril lavoro di formazione, come le azioni dilotta, la organicità dei movimenti sociali,che insieme al popolo lottano per la tra-sformazione della società.La Scuola “Florestán Fernandez”, cheprende il nome da un sociologo moltoimportante per il popolo brasiliano, è stataavviata basandoci su tre aspetti fonda-mentali.Il primo è quello della solidarietà dei mili-tanti di altre organizzazioni nazionali ostraniere.Il secondo è stato il lavoro volontario deimilitanti dei Sem Terra che stanno occu-pando terre o che sono già stati beneficia-ti dalla Riforma Agraria, che venivano afare brigate di lavoro volontario per unperiodo di circa tre mesi.In tutto il processo di costruzione dellascuola sono passate circa 25 brigate econ un totale di circa 1.200 persone.Il terzo pilastro pretendeva far sì che ilprocesso di costruzione fosse un proces-so formativo. Abbiamo organizzato corsidi alfabetizzazione, formazione politico-ideologica, discussioni su elementi dellalotta per la terra, della costruzione di unprogetto popolare per il Brasile. Si è an-che affrontata la formazione tecnica perpoter costruire l’edificio e alla fine, tutte lepersone avevano acquisito queste capa-cità utili anche per il proprio futuro.L’inaugurazione è stata in gennaio del2005 con un gran seminario sulla forma-zione politica di quadri.

Gli obiettivi della scuola sono contribuirea uno sviluppo della coscienza politicaorganizzativa, elevando la capacità di or-ganizzazione dell’insieme del Movimien-to Sem Terra.Organizzare e promuovere eventi concarattere di studio, riflessione, analisi edibattiti.Effettuare collettivamente analisi siste-matiche sulla realtà locale e ampliarleall’intero Paese e all’America Latina, conla prospettiva di rafforzare strumenti dilotta per una trasformazione della socie-tà.Rafforzare la costruzione di una nuovaetica basata su valori umanistici e socia-listi.I corsi uniscono varie dimensioni, comel’aspetto pedagogico dello studio e ap-profondimento di varie tematiche, il lavo-ro pratico e volontario, le relazioni umaneattraverso la convivenze e la costruzionedi una cultura di resistenza, l’organicitàaffinché la struttura organizzativa rendapossibile la partecipazione di tutti.A partire dall’inaugurazione abbiamo svi-luppato due tipi di corsi.Nel primo caso sono corsi che si sonorealizzati con l’appoggio delle università,che partecipano anche alla scolarizzazio-ne dei nostri militanti e dirigenti.Gli altri corsi sono quelli che chiamiamo“informali”, perché i militanti si presenta-no già con un buon grado di scolarizzazio-ne. Alcuni corsi che abbiamo iniziato,dopo la Grande Marcia, sono la Storiadelle lotte in Brasile, Economia politicadell’agricoltura, La produzione teorica o ilpensiero politico brasiliano, Corso di spe-cializzazione in Studi latinoamericani, incui si studia la storia della formazioneeconomica, politica e antropologica del-l’America Latina, Sociologia rurale, perdiscutere la questione agraria, Filosofia,Agroecologia. Siccome la maggior partedelle persone che partecipano ai corsihanno varie attività da portare avanti, icorsi si adattano alle loro esigenze.Si fermano per circa un mese studiando elavorando e poi ritornano alle loro attivitàe tornano a studiare dopo un certo tempoe così continuiamo a rotazione.Esiste anche un processo per arrivarealla formazione delle persone.Esistono due tipi di formazione: la forma-zione di base e la formazione dei militanti.La prima si basa su corsi meno intensivi ecorti, la formazione dei militanti viene fat-ta con corsi, seminari a livello nazionale edurano circa tre mesi e all’interno deinostri corsi, si studia anche la Rivoluzionenicaraguense, che per noi resta un aspet-to molto mistico all’interno dei processirivoluzionari dell’America Latina.

Per trasformare la realtà attraverso la formazioneL’esperienza della Scuola “Florestán Fernandez” in Brasile

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Approvato il Trattato di libero commer-cio Usa-Centroamerica-RepubblicaDominicana (Cafta)

Il Nicaragua si è unito a Guatemala, Sal-vador, Honduras, Stati Uniti e RepubblicaDominicana nell’approvazione del Cafta,dopo alcune settimane di tensioni e diboicottaggio da parte del Frente Sandini-sta.Con solo tre voti in più del minimo neces-sario (49 voti a favore e 37 contro), ladestra nicaraguense ha superato le pro-fonde divergenze interne e si è unita perapprovare un trattato che, a detta di molti,sarà disastroso per la piccola e mediaimpresa e per i piccolo produttori, che inNicaragua captano più del 65 per centodella forza lavoro attiva.La seduta parlamentare è durata più dicinque ore, ma a nulla sono valsi gli inter-venti dei deputati sandinisti che elenca-vano le gravi ripercussione che avrebbeportato l’approvazione del Cafta.Fuori dalla Asamblea Nacional non c’èstata nessuna protesta, cosa che fa tra-sparire alcuni dubbi sulla reale volontàdel Frente Sandinista di impedirne l’ap-provazione e che mette in evidenza lasmobilitazione della base sociale nicara-guense.All’appello manca ora solo il Costa Rica,il cui Governo ha già presentato il proget-to di approvazione in Parlamento nono-stante la forte opposizione dei sindacati edelle organizzazioni della società civile.Il Cafta entrerà in vigore a tutti gli effetti apartire da gennaio del 2006.

Acquistato pacchetto azionario dellaParmalat Nicaragua

Latin Financial Service (Lafise) ha acqui-stato il 49 per cento delle azioni dellaParmalat Nicaragua.Secondo Enrique Zamora, Gerente gene-rale di Lafise, “l’obiettivo è quello di inve-stire nell’espansione di Parmalat, soprat-

tutto nei centri di raccolta del latte, incamion frigoriferi e in assistenza tecnica”.Il nuovo Consiglio di Amministrazione con-terà con due rappresentanti di Lafise e tredi Parmalat.La vendita delle azioni è avvenuta a se-guito di un accordo firmato nel 2004 tral’impresa italiana e la finanziaria nicara-guense e per coprire un debito di oltre 5milioni di dollari.Negli anni scorsi ed a seguito della violen-ta crisi del gruppo Tanzi in Italia, la Par-malat Nicaragua non era più riuscita acoprire un debito di 5 milioni di dollariassunto con il Banco de America Central(Bac) e con la Tower Bank di Panama.Per evitare la messa all’asta delle sueproprietà, Parmalat aveva chiesto un pre-stito a Bancentro, il quale aveva poi cedu-to i diritti al gruppo Lafise, di cui fa parte.Si erano vissuti momenti di tensione quan-do il banchiere Haroldo Montealegre, av-valendosi di un presunto credito nei con-fronti di Lafise, era riuscito a prendere ilcontrollo della Parmalat.L’intervento diretto dall’Italia da parte del-l’amministratore speciale Enrico Bondi,aveva costretto Montealegre ad abban-donare la sua carica e una nuova senten-za giudiziaria aveva riconsegnato in maniitaliane l’amministrazione dell’impresa.Ora, a circa due anni dai fatti, Parmalat harispettato l’accordo originario e il debitocontratto, cedendo il 49 per cento delleproprie azioni alla finanziaria Lafise.

"¡AL-CA, AL-CA!, ¡al carajo!""Mar del Plata su sepultura"

Bandiere di Cuba e grida di "venceremos"hanno accolto nello stadio "José MaríaMinella" di Mar del Plata il presidente delVenezuela Hugo Chávez, che nel suodiscorso davanti a migliaia di manifestanticontrari a George Walker Bush ha affer-mato che l'idea di realizzare l'Area diLibero Commercio de las Américas (Alca)non ha futuro.

Notizie in breve

SocioEuro 16,00

Socio + Rivista EnvioEuro 42,00

StudenteEuro 13,00

Studente + EnvioEuro 39,00

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versamento tramite conto corrente po-stale n. 13685466oppuretramite cc bancario n. 19990 Banca Po-polare di MilanoAg. 21 - ABI 05584 - CAB 01621intestati a Associazione Italia-Nicara-gua c/o CGILVia Mercantini 15 - 20158 Milano

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Con un saluto ai popoli americani e inmodo particolare al leader cubano FidelCastro, Hugo Chávez ha iniziato un acce-so discorso criticando la politica statuni-tense e l'Alca."Alca al carajo!", ha arringato Chávez lemigliaia di manifestanti riuniti. "L'Alca èmorta ed oggi la seppelliremo ben in fon-do nel IV Vertice delle Americhe ed è perquesto che ho portato la mia pala".Lo scenario comprendeva anche tre gi-gantesche fotografie di Simón Bolívar, ilpoeta cubano José Martí e l'argentinoJosé di San Martin.Il presidente venezuelano ha fatto il suoingresso vicino a Maradona ed al cantan-te cubano Silvio Rodríguez, provocandoun'esplosione di applausi e grida."Grazie per avermi invitato a questo atto.Sono contento di condividere questo gior-no storico", ha detto dopo avere invitatoMaradona a salire sul palco: "Saluto Die-go Armando Maradona, il pibe de oro".Inoltre è stato invitato sul palco Evo Mora-les, leader cocalero e uno dei favoriti perle elezioni generali boliviane di dicembreche ha dedicato "un saluto rivoluzionarioa tutto il popolo latinoamericano antimpe-rialista."Solo uniti potremo sconfiggere l'imperia-lismo per una vita migliore. Come l'imperoha fallito nel cercare di ostacolare la rivo-luzione cubana, fallirà anche nel tentativodi impedire la rivoluzione bolivariana", haaggiunto il presidente.Chávez, Maradona e Morales hanno fattoun simbolico minuto di silenzio per la"morte" dell'Alca. Il minuto non si è potutorealizzare completamente a causa dellegrida delle 50 mila persone presenti al"Contro Vertice".Chavez ha continuato il suo discorso di-cendo che "oltre a seppellire l'Alca, i paesidell'America seppelliranno il modelloeconomico che ci ha imposto l'imperiali-smo capitalista. Siamo le levatrici di que-sti nuovi tempi, della nuova storia, dellanuova integrazione".