C èchisussurraechigrida Alzi la mano chi non tornerebbe ... · Ai tempi della riunificazio-ne, nel...

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■■■ C’è chi è diventato famoso per averlo costrui- to e chi passerà alla storia per averlo demolito. Ci sono i testimoni “a loro insaputa” e i rei confessi non necessariamente pentiti. C’è chi scrive sui gior- nali e chi invece sui giornali ci finisce. C’è chi fa il giudice e chi invece l’avvocato. C’è chi della sua distruzione ne ha fatto una scel- ta di vita e chi ne parla a mezza bocca sperando di essere notato il meno possibile salvo dire quando succederà: «Io l’avevo detto!». C’è chi insegna nelle più prestigiose università al mondo e chi invece gestisce imprese multinazionali o montagne di sol- di per conto di danarosi investitori e miriadi di ri- sparmiatori. C’è chi ha vinto premi Nobel e chi in- vece ha governato importanti istituzioni internazio- nali. C’è chi è chiamato populista e chi invece in no- me del popolo ha governato interi paesi fra i più importanti al mondo. C’è chi sta in fondo a destra e chi invece in alto a sinistra. C’è chi macina equazio- ni e numeri in complessi modelli econometrici e chi invece fa lo scienziato della politica piuttosto che l’antropologo o il sociologo. C’è chi è italiano e chi invece non parla la nostra lingua. C’è chi alla fine si è ricreduto e chi invece non ha mai avuto dubbi fin dall’inizio. C’è chi è vivo e chi purtroppo si gode su dal cielo tutte le ragioni di quel che diceva. C’è chi vede in tutto questo il seme di una Unione sovietica europea e chi invece nei gulag c’è stato per davvero. Abbiamo raccolto in tutto 101 personaggi autore- voli. Proprio come gli adorabili dalmata della Di- sney che sfuggono dalle grinfie della perfida Crude- lia Demon. Ecco, se proprio sentite durante le va- canze l’irrefrenabile pulsione di mandare l’euro e l’Unione europea a quel paese, sappiate di essere in grande compagnia. Fatevi largo coi gomiti; c’è posto pure per voi comuni mortali. © RIPRODUZIONE RISERVATA C’è chi sussurra e chi grida ma non piace a nessuno ::: QUINDICI ANNI DI MONETA UNICA Alzi la mano chi non tornerebbe indietro Anziché diventare uno Stato federale, la Ue si è ridotta a mostro burocratico al servizio dei tedeschi La ricerca ::: PAOLO BECCHI - FABIO DRAGONI ::: PIETRO SENALDI ■■■ Quindici anni fa esatti l’Eu- ropa entrava nell’euro e l’allora presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, in vacanza a Vienna, festeggiava comprando con la moneta unica un mazzo di rose alla moglie Flavia. Come sono appassite. Alzi la mano chi non tornerebbe indietro; alzi la mano chi non pagherebbe pron- ta cassa 5 mila euro oggi per ave- re i 10 milioni di una volta. Anzi- ché rifiorire, il vecchissimo conti- nente si è rattrappito. L’ossessi- vo allargamento, perseguito an- che da Prodi, invece di fare di noi una neopotenza imperiale e raf- forzarci con l’innesto di sangue fresco, ci ha sfibrati, impoveriti, tolto identità. In sintesi, ci ha iniettato veleno fin nelle ossa. D’altronde i popoli non sono uni- camente entità organiche ma an- che anima, storia, idee e senti- menti e non rispondono solo al- le leggi del Risiko, della finanza o della botanica. Per addolcire l’amara ricorren- za Libero fa un regalo ai suoi let- tori. Con un lavoro importante, il professor Paolo Becchi ha raccol- to le opinioni su euro e Unione europea di 101 economisti, lea- der politici, filosofi, banchieri. Scoprirete che anche i padri fon- datori della moneta unica oggi non si vergognano di esprimere dubbi, pentimenti e recrimina- zioni sulla loro creatura. Amato si chiede se «siamo stati dei paz- zi», Prodi arriva alle conclusioni che la Thatcher aveva previsto tutto 10 anni prima - ognuno ha gli statisti che si merita -, ossia che la struttura non ha fatto che consolidare il potere di una euro- lobby di arroganti nullafacenti e della Germania. Il presidente del- la Fed Bernanke e gli americani per anni ci misero in guardia ina- scoltati. E poi ci sono le analisi ex post dei grandi economisti di ca- sa nostra, che hanno cominciato a manifestare critiche quando, dopo l’osannato e disastroso go- verno Monti, è diventato di mo- da farlo. Ma hanno studiato, ap- partengono alla élite, e il ravvedi- mento tardivo almeno lo argo- mentano bene. Tuttora però chi si dichiara convintamente scettico nei con- fronti dell’Europa, e magari si propone anche di cambiare in qualche modo le cose, è visto co- me un barbaro populista. Con questo lavoro vogliamo invece dimostrare che l’euroscettismo non appartiene solo a fascisti, ignoranti o poveracci. D’altron- de sabato scorso, in un’intervista a Libero, Silvio Berlusconi, con Caprotti, Del Vecchio e Ferrero, uno dei grandissimi imprendito- ri italiani degli ultimi cinquan- t’anni, gente che oltre a fare i sol- di ha creato decine di migliaia di posti di lavoro e brand eterni e non ha trasferito la residenza e la sede aziendale in Svizzera o altro- ve, dichiarando la propria delu- sione per l’euro, ha detto di valu- tare l’introduzione di una dop- pia moneta. E oggi, sempre a Li- bero, Giovanni Consorte, forse il più grande manager della sini- stra negli ultimi trent’anni, in me- rito a un referendum sull’euro si dice possibilista, purché si sotto- ponga al voto popolare un piano effettivo d’uscita e non la sempli- ce intenzione. Il punto è cosa ne sarà dell’Eu- ropa nel 2017. Se a primavera la Le Pen vince in Francia, la fine sarà pressoché immediata. Già ha salutato la Gran Bretagna, se poi anche Parigi comincia a sfi- larsi, che Europa è? Qualora inve- ce vincesse Fillon, il processo di disintegrazione richiederà anco- ra qualche anno di patetico e do- loroso trascinamento, ma reste- rà irreversibile. Non ci sarà nep- pure bisogno che altri paesi esca- no. Qualcuno, la Francia, o forse addirittura noi stessi, comincerà a ignorare le regole che l’Europa non avrà più forza e autorevolez- za per imporre e sarà il caos. Co- sì per la terza volta in cent’anni la Germania sarà stata decisiva nel portare povertà e disperazione nel continente al centro del qua- le il destino l’ha posizionata. E non solo perché Berlino utilizza la propria forza unicamente per accrescere la sua leadership al- l’interno dell’Unione. Ma soprat- tutto perché anziché lavorare al- la costruzione di un’Europa fede- ralista, che garantisca indipen- denza e dignità a tutti gli Stati membri, la Merkel continua a perseguire il suo progetto inter- comunitario che fa della Ue un corpaccione molle e indistinto fatto apposta per dar ragione a chi mena più forte; cioè lei. Giulio Andreotti diceva di amare a tal punto la Germania da preferire che ne rimanessero due. Ai tempi della riunificazio- ne, nel 1989, la Thatcher girava l’Europa come una Cassandra con le cartine del Terzo Reich sot- tobraccio per scongiurare la tra- gedia. Noi oggi abbiamo Tajani e Pittella a contrastare le armate tedesche a Bruxelles. Se diciamo «forza ragazzi» suoniamo irrive- renti? Eppure, stante la debolez- za dell’Unione, sarebbe questo il momento per provare a imporsi e cambiare i trattati europei che, è opinione comune, non funzio- nano. Ma a primavera la Germa- nia vota e la Merkel difficilmente sarà disponibile a mutare regi- stro. E poi anche noi ci preparia- mo a nuove elezioni; d’altronde dal 2013 abbiamo votato tutti gli anni, qualche volta pure due. Non c’è tempo per parlare di co- me cambierà la vita del Conti- nente, ci sono cose stupidamen- te giudicate più importanti: pro- porzionale, Italicum, Mattarel- lum o Martini Rosso? Il quarto, grazie: almeno mi tirerò un po’ su. © RIPRODUZIONE RISERVATA SPECIALI 11 __Lunedì 2 gennaio 2017__ @ commenta su www.liberoquotidiano.it

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Page 1: C èchisussurraechigrida Alzi la mano chi non tornerebbe ... · Ai tempi della riunificazio-ne, nel 1989, la Thatcher girava ... 1.ALESINAAlberto Economista e profeta della cosiddetta

■■■ C’èchièdiventato famosoperaverlo costrui-to e chi passerà alla storia per averlo demolito. Cisono i testimoni “a loro insaputa” e i rei confessinonnecessariamentepentiti.C’èchiscrivesuigior-nali e chi invece sui giornali ci finisce. C’è chi fa ilgiudice e chi invece l’avvocato.

C’èchidella suadistruzioneneha fattounascel-ta di vita e chi ne parla amezza bocca sperando diessere notato il meno possibile salvo dire quandosuccederà: «Io l’avevodetto!».C’è chi insegnanellepiù prestigiose università al mondo e chi invecegestisce impresemultinazionaliomontagnedisol-di per conto di danarosi investitori e miriadi di ri-sparmiatori. C’è chi ha vinto premiNobel e chi in-vecehagovernato importanti istituzioni internazio-nali.

C’è chi è chiamato populista e chi invece in no-me del popolo ha governato interi paesi fra i piùimportantialmondo.C’èchista in fondoadestraechi invece inaltoasinistra.C’èchimacinaequazio-ni e numeri in complessi modelli econometrici echi invece fa lo scienziato della politica piuttostoche l’antropologo o il sociologo. C’è chi è italiano echi invece nonparla la nostra lingua.

C’è chi alla fine si è ricreduto e chi invecenonhamai avuto dubbi fin dall’inizio. C’è chi è vivo e chipurtroppo si gode su dal cielo tutte le ragioni diquelchediceva.C’èchivede in tuttoquesto il semedi una Unione sovietica europea e chi invece neigulag c’è stato per davvero.

Abbiamoraccolto in tutto101personaggiautore-voli. Proprio come gli adorabili dalmata della Di-sneychesfuggonodallegrinfiedellaperfidaCrude-lia Demon. Ecco, se proprio sentite durante le va-canze l’irrefrenabile pulsione di mandare l’euro el’Unione europea a quel paese, sappiate di esserein grande compagnia. Fatevi largo coi gomiti; c’èposto pure per voi comunimortali.

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C’è chi sussurra e chi gridamanonpiace anessuno

::: QUINDICIANNIDIMONETAUNICA

Alzi la mano chi non tornerebbe indietroAnziché diventare uno Stato federale, la Ue si è ridotta amostro burocratico al servizio dei tedeschi

Laricerca

:::PAOLOBECCHI -FABIODRAGONI :::PIETROSENALDI

■■■ Quindicianni faesatti l’Eu-ropa entrava nell’euro e l’allorapresidente della CommissioneUe, Romano Prodi, in vacanza aVienna, festeggiava comprandocon la moneta unica un mazzodi rose alla moglie Flavia. Comesono appassite. Alzi la mano chinon tornerebbe indietro; alzi lamanochinonpagherebbepron-ta cassa 5mila eurooggiperave-re i 10milioni di una volta. Anzi-chérifiorire, ilvecchissimoconti-nente si è rattrappito. L’ossessi-vo allargamento, perseguito an-chedaProdi, invecedi faredinoiuna neopotenza imperiale e raf-forzarci con l’innesto di sanguefresco, ci ha sfibrati, impoveriti,tolto identità. In sintesi, ci hainiettato veleno fin nelle ossa.D’altrondeipopolinonsonouni-camenteentitàorganichemaan-che anima, storia, idee e senti-menti e non rispondono solo al-le leggi delRisiko, della finanza odella botanica.

Peraddolcire l’amararicorren-za Libero fa un regalo ai suoi let-tori.Conun lavoro importante, ilprofessorPaoloBecchiharaccol-to le opinioni su euro e Unioneeuropea di 101 economisti, lea-der politici, filosofi, banchieri.Scoprirete cheanche ipadri fon-datori della moneta unica ogginon si vergognano di esprimeredubbi, pentimenti e recrimina-zioni sulla loro creatura. Amato

si chiede se «siamo stati dei paz-zi», Prodi arriva alle conclusioniche la Thatcher aveva previstotutto 10 anni prima - ognuno hagli statisti che si merita -, ossiache la struttura non ha fatto checonsolidare ilpoterediunaeuro-lobby di arroganti nullafacenti edellaGermania. Ilpresidentedel-la Fed Bernanke e gli americaniperannicimisero inguardia ina-scoltati.E poi ci sono le analisi expostdei grandieconomistidica-sanostra, chehannocominciatoa manifestare critiche quando,dopo l’osannato e disastroso go-vernoMonti, è diventato di mo-da farlo.Ma hanno studiato, ap-partengonoallaélite,e il ravvedi-mento tardivo almeno lo argo-mentano bene.

Tuttora però chi si dichiaraconvintamente scettico nei con-fronti dell’Europa, e magari sipropone anche di cambiare inqualchemodo lecose,èvistoco-me un barbaro populista. Conquesto lavoro vogliamo invecedimostrare che l’euroscettismonon appartiene solo a fascisti,ignoranti o poveracci. D’altron-desabato scorso, inun’intervistaa Libero, Silvio Berlusconi, conCaprotti, Del Vecchio e Ferrero,unodeigrandissimi imprendito-ri italiani degli ultimi cinquan-t’anni, gente cheoltre a fare i sol-di ha creato decine dimigliaia diposti di lavoro e brand eterni enonha trasferito la residenzae lasedeaziendale inSvizzeraoaltro-

ve, dichiarando la propria delu-sioneper l’euro,hadettodivalu-tare l’introduzione di una dop-piamoneta. E oggi, sempre a Li-bero, Giovanni Consorte, forse ilpiù grande manager della sini-stranegliultimitrent’anni, inme-rito a un referendum sull’euro sidice possibilista, purché si sotto-pongaal votopopolareunpianoeffettivod’uscita enon la sempli-ce intenzione.

Ilpuntoècosanesaràdell’Eu-ropa nel 2017. Se a primavera laLe Pen vince in Francia, la finesarà pressoché immediata. Giàha salutato la Gran Bretagna, sepoi anche Parigi comincia a sfi-larsi,cheEuropaè?Qualora inve-ce vincesse Fillon, il processo didisintegrazione richiederàanco-raqualcheannodipateticoedo-loroso trascinamento, ma reste-rà irreversibile. Non ci sarà nep-purebisognochealtripaesiesca-no.Qualcuno, la Francia, o forseaddirittura noi stessi, cominceràa ignorare le regole che l’Europanonavràpiù forzaeautorevolez-za per imporre e sarà il caos.Co-sìper la terzavolta incent’anni laGermania sarà stata decisiva nelportare povertà e disperazionenel continente al centro delqua-le il destino l’ha posizionata. Enon solo perché Berlino utilizzala propria forza unicamente peraccrescere la sua leadership al-l’internodell’Unione.Masoprat-tutto perché anziché lavorare al-lacostruzionediun’Europa fede-

ralista, che garantisca indipen-denza e dignità a tutti gli Statimembri, la Merkel continua aperseguire il suo progetto inter-comunitario che fa della Ue uncorpaccione molle e indistintofatto apposta per dar ragione achimena più forte; cioè lei.

Giulio Andreotti diceva diamare a tal punto la Germaniada preferire che ne rimanesserodue. Ai tempi della riunificazio-ne, nel 1989, la Thatcher giraval’Europa come una CassandraconlecartinedelTerzoReichsot-tobraccio per scongiurare la tra-gedia. Noi oggi abbiamo Tajanie Pittella a contrastare le armatetedescheaBruxelles. Se diciamo«forza ragazzi» suoniamo irrive-renti? Eppure, stante la debolez-zadell’Unione, sarebbequesto ilmomento per provare a imporsie cambiare i trattati europei che,è opinione comune,non funzio-nano.Maaprimavera laGerma-nia vota e laMerkeldifficilmentesarà disponibile a mutare regi-stro. E poi anche noi ci preparia-mo a nuove elezioni; d’altrondedal 2013 abbiamo votato tutti glianni, qualche volta pure due.Non c’è tempoper parlare di co-me cambierà la vita del Conti-nente, ci sono cose stupidamen-te giudicate più importanti: pro-porzionale, Italicum, Mattarel-lum o Martini Rosso? Il quarto,grazie: almeno mi tirerò un po’su.

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SPECIALI 11__Lunedì 2 gennaio 2017__

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Page 2: C èchisussurraechigrida Alzi la mano chi non tornerebbe ... · Ai tempi della riunificazio-ne, nel 1989, la Thatcher girava ... 1.ALESINAAlberto Economista e profeta della cosiddetta

1. ALESINAAlberto

Economista e profeta della cosiddetta au-sterità espansiva: «più taglipiù cresci».Unos-simoro. Ma in gioventù scriveva ben altro. Iltitolo di un suo editoriale del 1997 valeva dasolo il prezzo del quotidiano: «I quattro gran-di bluff dell’Unione Monetaria». Cogliamofior da fiore: «Lamoneta unica si farà senz’al-tro equindi sideve raggiungere il 3%deldefi-cit/Pil invecedel3,5%. (Comesequestadiffe-renza avesse alcun significato economico opersino contabile). Si è persa l’occasione diuna pacata discussione sui costi dell’Unionemonetaria, al di là di una vaga retorica euro-peista.Nonesiste alcunaevidenza che la fles-sibilità dei tassi di cambio riduca la crescitadel commercio internazionale. Dal 1953 al1973con icambifissidiBrettonWoodsilvolu-medelcommercio internazionaleècresciutodella metà rispetto ai venti anni successivi,cioècon icambimoltopiù flessibili.L’Unionemonetariaèsolounpassoverso l’unionepoli-tica.Icontrasti traPaesieuropeiaumenteran-noalcresceredella tendenzaacoordinarepo-litichemonetarie, fiscali, diwelfare eccetera».Categoria: nasce rivoluzionario muore pom-piere (della sera).

2. ALVI Geminello

Economista conunpassato inBancad’Ita-lia e allaBancadei regolamenti internaziona-li.Editorialista escrittore. Inun’intervistaaLi-bero del 12 settembre 2016 rivendica “orgo-glione” lasuaprimordialeavversioneallamo-neta unica: «L’Unione europea si è allargatatroppo. Politicamente non funziona e buro-craticamenteancorameno.Nel1998solo ioeCesare Romiti dicevamo che l’euro era unafollia. Oggi siamo in compagnia più varia.L’euroèunosbaglioebasta.Lanostraecono-mia non è adatta ad una moneta forte comel’euro». Sull’uscita è però più prudente: «Maabbandonareora l’euroconungestounilate-rale sarebbe folle. Una soluzione valutabile èquellodeldoppioeuro,maandrebbeconcor-data con gli altri e soprattutto con la Bce, chedetiene parte del debito pubblico italiano».Categoria:uneuroèunproblema,immagina-tevi due.

3. AMATOGiuliano

IlDottorSottilenonhacertobisognodipre-sentazioni.Eviteremodi tediarvicolsuocurri-culum. Ma trovarlo fra gli euroscettici potràsicuramente sembrarvi una boutade. Beh?Chedire? LeggeteLezioni dalla crisi: «Abbia-mo fatto una moneta senza Stato. Eravamopazzi? Qualche esperimento nella storia loavevamovistodimonete senzaStato,divalu-te comuni,diunionimonetarie,maper la ve-rità nonerano statimolto fortunati. E allora cisiamoconvinti, e abbiamocercatodi convin-cere ilmondo, che sarebbebastato coordina-re lenostrepolitichenazionaliperaverequel-la zona,quella convergenzaeconomica,que-gliequilibrieconomici-fiscali interniall’Unio-neeuropeacheservonoadare forza realeallamoneta. Non tutti ci hanno creduto. Moltieconomisti, specie americani, ci hanno detto

allora: “Guardatechenonci riuscirete!Nonvifunzionerà! La vostra banca centrale, se nonappartiene ad uno Stato, non può assolverealla stessa funzione cui assolve la banca cen-tralediunoStato;chequando loStato lodeci-de diventa il pagatore senza limiti di ultimaistanza”.Eradavverodifficile che funzionassee ne abbiamo visto tutti i problemi». Catego-ria: commissariometta a verbale che confes-so il reato.

4. ANDORLàzslò

21 gennaio 2014. La Commissione euro-pea pubblicava il suo rapporto annuale sul-l’occupazione.«Perunaripresaduratura,chenonsi limitisoltantoaridurre ladisoccupazio-ne, ma faccia anche diminuire la povertà,dobbiamo preoccuparci non solo della crea-zione di posti di lavoro, ma anche della loroqualità», dichiarava l’ungherese Andor, allo-ra commissario per l’Occupazione, gli AffariSociali e l’Integrazione. Va bene. E allora? Al-lora niente. Cinquanta righe più avanti, nelcomunicato stampa di presentazione trovia-moquestemeravigliose spiegazioni: «Venutameno la possibilità di svalutare la moneta, ipaesidellazonaeurochetentanodirecupera-re competitività sul versante dei costi devonoricorrere alla svalutazione interna (conteni-mento di prezzi e salari). Questa politica pre-

sentaperò limitierisvoltinegativi,nondaulti-mo in termini di un aumento della disoccu-pazione e del disagio sociale». Categoria: pa-rola di commissario.

5. ATTALI Jacques

Giustamente annoverato fra i padri fonda-toridell’Unione.Èunodiquelli cheha scrittoi trattati. Economista e banchiere francese,vicinoprimaaMitterrandepoiSarkozy;gran-deamicodiMassimoD’Alema. Il 24 gennaio2011 a un incontro pubblico dal titolo Crisidell’Euro. Crisi dell’Europa.Quali soluzioni?pronuncia, nella compiaciuta ilarità degliascoltatori, le seguenti testualiparole:«Abbia-mominuziosamentedimenticatodi include-re l’articolo per uscire da Maastricht. In pri-mo luogo, tutti coloro -ed ioho ilprivilegiodiaverne fatto parte - che hanno partecipatoalla stesura delle prime bozze del Trattato diMaastricht, hanno scritto le cose inmodo ta-le - facendoci coraggio l’un l’altro - cheuscir-ne fosse impossibile. Abbiamo cioè attenta-mente dimenticato di scrivere l’articolo chepermettessediuscirne.Nonèstatomoltode-mocratico naturalmente, ma è stata un’otti-ma garanzia per rendere le cose più difficili,per costringerci ad andare avanti». Catego-ria: come si dice furbetti del quartierino infrancese?

6. BAGNAI Alberto

Economista. Brillante divulgatore. Un se-guitissimo blog, apprezzato più del Sole 24Ore comesitowebdi economia. Instancabilela sua opera di ricerca scientifica e didivulga-zione. «L’unico senso che può avere oggi unlibro sull’euro non è dimostrare ma spiegar-ne il fallimento. Fatto questo ormai acquisitoalla scienza economica da decenni comepa-trimonio condiviso dagli economisti di tuttele scuole». È con questo spirito che ha scrittodue best seller sul tema. Frasi cult: «Dall’eurousciremo, perché la Germania segherà il ra-mo su cui è seduta» e «Gli schizzi di sanguestonanomeno sul grembiule rosso» (26 ago-sto 2011 a proposito della profetica previsio-ne in merito all’arrivo di un governo tecnicoappoggiatodalla sinistra).Qualchecollega in-vidioso prova pateticamente ad attaccarloper ilsuopessimocaratterenonpotendoscal-fire la robustezzascientificadeisuoi lavori.Or-ganizza ogni anno il cosiddetto Gooofy; inquei giorni Pescara diventa regina e Bagnaiinvita prestigiosi colleghi da tutto il mondo.Categoria: sarebbe “de sinistra” ma suomal-grado lo cercano solo a “destra”.

7. BARNARDPaolo

Giornalista, reporter e free lance. Inviato

«Abbiamodimenticatodi includere l’articoloperusciredaMaastricht» Jacques Attali

«Si è persa l’occasionediunapacatadiscussionesui costi dell’Unionemonetaria» Alberto Alesina

«Abbiamo fatto unamoneta senza Stato.Eradifficile che funzionasse»GiulianoAmato

SPECIALI12 __Lunedì 2 gennaio 2017__

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Page 3: C èchisussurraechigrida Alzi la mano chi non tornerebbe ... · Ai tempi della riunificazio-ne, nel 1989, la Thatcher girava ... 1.ALESINAAlberto Economista e profeta della cosiddetta

nellepartipiùdiversedelmondohavisto tan-te atrocità di cui porta ancora il ricordo e larabbia.Divulgaperprimo in Italia i temi lega-ti alla moderna teoria monetaria di WarrenMosler. Opinionista ingestibile. Leggendarial’intemperanza sul suo blog, il giorno in cuipubblica una foto col suo poderoso “gioiellodi famiglia”.Unassaggio tra imolti:«Se laGre-cia fosse ancora uno Stato che emettemone-ta sovrana non avrebbe nessun problema,perché potrebbe fare quello che fecero gliUsa con un indebitamento assai peggiore 60annifa (deficitdibilancioal25%delPil):emet-teremoneta,pagarepartideldebitoerilancia-re l’economia senza quasi limite. È esatta-mente quello che fa il Giappone da decenni.Maavetesentitochevisiaunallarmecatastro-fico su Usa, Giappone e Gran Bretagna? C’èqualcuno che sta infliggendo a quei tre paesile sevizie che saranno inflitte ai greci? No!».Categoria:èstato ilprimo.Percertiversi l’uni-co.

8. BARRACARACCIOLOLuciano

Magistrato del Consiglio di Stato, già capodi gabinetto di PalazzoChigi e consigliere delMinistero di Giustizia. Lapidarie le sue paro-le:«Abbiamopersounterzodelmanifatturie-ro ed oltre il 25% della produzione industria-le.Bisognausciredall’eurozona.Odiventere-mo un Paese deindustrializzato e del terzomondo. È una lotta contro il tempo» (24 giu-gno2016).Conosce i trattatiUemegliodell’A-veMaria.Autoredinumerosi testiediuncaz-zutissimoblog:Orizzonte48.Sostienecondo-vizia di particolari, argomentazioni, deduzio-nie tesidueconcetti fondamentali.1)L’Unio-nemonetariaeuropeaviola iprincipi fondan-tidellanostraCostituzioneapartiredagliarti-coli1ed11.2)Sipuòattuareun limitato reces-soexart.139.Tradottopernoicomunimorta-li: basta un semplice decreto legge e l’Italiapuòriacquistare lapropriasovranitàmoneta-ria rimanendo nell’Ue. Acquisendo cioè lostatusdiPaeseconderogaalparidiDanimar-ca e Svezia che stanno nell’Ue ma con unalorovaluta.Categoria: ildecretoperusciredal-

l’euro lo scriverà lui,ammessochenonsiagiàpronto.

9. BASUKaushik

Economista indiano.Congrandediscrezio-ne ammonisce chenella creazionedell’euro-zona ci sono i germi della crisi. Il professorBasu, capo economista della BancaMondia-le, esprime il suo critico punto di vista sull’at-tuale crisideldebito sovrano.E lo fa inqualitàdi ospite del Festival dell’Economiadi Trentonel2013.Nonpropriouncovodirivoluziona-ri. «Gli investitori vogliono seguire paesi sicu-ri; vogliono spostare il loro denaro in luoghiprotetti. Dal 1999 in poi gli investitori hannoinfatti iniziato a sottrarre denaro all’Europaper investirlo negli Stati Uniti. Un paese chehaunasuabancacentrale.Tuttoquestosigni-fica che negli Stati Uniti il governo federalepuògarantireprotezioneaicrediti,mentreal-l’interno dei paesi europei questo non puòaccadere».Categoria: prendi i soldi e scappa.

10. BERGER Roland

È il più famoso consulente aziendale tede-sco. Uno dei più conosciuti al mondo. Lacompagnia che porta il suo nome, anche senon lo vedepiùoperativo, accompagna ipia-ni delle più rinomate imprese del pianeta. Inuna sua intervista al prestigiosoHandelsblattdel 14 dicembre 2016 sottolinea che «L’Euro-pa è in uno stato disastroso e la Germaniadovrebbe abbandonare l’euro per far sì chel’Unione europeapossa sopravvivere.Occor-rono in pratica scelte radicali, non tirare acampare». Ilconsulente invitaBerlinoapren-dere atto che il terremoto è in arrivo. L’euroassicura il surplus commerciale.Manonpuòdurare. Il costo di abbandonarlo per tempo èenormemente inferiore al costo politico chenederiverebbecontinuandoarimanerci.Ca-tegoria: consulenza senzaparcella.

11. BERNANKEBen

AltimonedellaFederal reserve(megliono-

ta come Fed, cioè la banca centrale Usa) perotto anni, ha gestito in primapersona il crackLehman Brothers inventandosi per primomanovre di politica monetaria non conven-zionali. Una su tutte: il cosiddetto Quantitati-ve easing; ovvero l’acquisto di titoli (non solodi Stato) da parte della Banca centrale pur diliberare le banchedai cosiddetti titoli tossici emettere così in circolonuove risorse da desti-nare al rilancio dell’economia.Dalle colonnedel suo blog nel luglio del 2015 si domanda eci chiede: «Cosa diavolo sta facendo l’Europaper assicurare la crescita di una Grecia deva-statadallapoliticadiausterità impostadaBru-xelles?». Risposta lapidaria: niente. «Dal 2008la crescita dell’eurozona è debole e le asim-metrie fra le diverse economie del vecchiocontinente sono troppo ampie. Tutto questomette il progetto europeoa rischio fallimentogiacché leriformestrutturali impostealleeco-nomiepiù deboli non fanno chedeprimere ilciclo economico».Categoria: lamoneta,que-sta conosciuta.

12. BLANCHARDOlivier

Famosoeconomista francese.Autorediunapprezzato manuale di macroeconomia. In-segna alMassachusetts institute of technolo-gy. Ricopre la carica di capo economista alFondomonetario internazionale finoal 2015.Appena uscito si confessa al quotidiano bri-tannicoDaily Telegraph. Il suo è un duro av-vertimento per chi ancora non avesse chiaralasituazione.Unadocciagelatasulleambizio-nidiunsuperstatoeuropeo:«L’eurosaràcon-dannatoadunostatodicrisipermanente,poi-chéunapiùprofonda integrazionenonporte-rànessunaprosperità all’unione in crisi».L’e-conomista prosegue: «Il trasferimento di so-vranità dagli statimembri a Bruxelles non sa-rebbe la panacea per imali dell’euro». Senzail potere di svalutare le loro valute, le econo-mie periferiche sarebbero sempre costrette asubire duri aggiustamenti, come ad esempioil tagliodei salari,per tenere ilpassodegli statimembri più forti». Categoria: sassolini nellescarpe.

13. BOFINGER Peter

Economista tedesco.È unodei cinque sag-gi di quel Comitato di esperti che dà consigliad AngelaMerkel. Nel febbraio 2016 rivela alDailyTelegraph: «Moltoprestopotrebbesca-tenarsiunattaccospeculativo.Se fossiunpoli-tico italiano e mi trovassi davanti ad un talerischio di insolvenza vorrei tornare alla miavaluta prima possibile, perché questo è l’uni-co modo per evitare la bancarotta». Bofingerla trova l’unica opzione sensata di fronte alpiano tedesco di bail-in del debito pubblico.Un’idea scellerata che farebbe precipitare ipaesi periferici in una crisi terminale e allafine farebbe anche saltare lamoneta unica. IlComitato di cui fa parte propone da tempol’introduzionediunmeccanismodi insolven-za sovrana, capace di sconvolgere i principisu cui si è basato l’ordine finanziario europeodaldopoguerra.MaBofingerha espresso piùdi una riserva in proposito. Il piano ha però ilsostegnodellaBundesbankeanchedelmini-stro delle Finanze tedesco, WolfgangSchäuble.Untiziochedisolito riescea impor-re la sua volontànell’eurozona.Categoria:di-ce il saggio…

14. BOLKENSTEIN Fritz

InqualitàdiCommissarioUeè ilpadredel-la famigerata direttiva Bolkenstein che framolte altre cose obbliga gli stati a fare tabularasa delle concessioni rilasciate agli stabili-menti balneari per metterle all’asta. Politicoolandese di lungo corso. Europeista pentitocondannasenzaappello l’Unionemonetaria:«Un esperimento fallito. Le differenze econo-miche inEuropasi sonoampliate. Ipaesidel-l’eurozonadovrebbero introdurreunasecon-da e nuova valuta. Solo in questo modo saràpossibile evitare la completa disintegrazionedellamoneta unica». Per Bolkenstein l’uscitadall’Unionemonetaria dei paesi in crisi è l’u-nica soluzione. Accusa apertamente Franciae Germania di aver violato il patto di stabilitàgiànel2003,ediessere stati iprimia superarela soglia di indebitamento del 3% prevista dalTrattatodiMaastricht.Categoria:collaborato-re di giustizia.

15. BONINOEmma

È laquintessenzadell’europeismosenzasee senzama.Niente affatto pentita. Leader delPartito Radicale che vide tra i suoi fondatoriquell’Ernesto Rossi che insieme ad AltieroSpinelli ed Eugenio Colorni aveva scritto ilManifesto di Ventotene. Cionondimeno pu-re una come Emma ha dovuto arrendersi difronte all’evidenza. Queste le sue parole a Li-bero del 12 settembre 2016: «L’Unione - cosìcom’è -è inadeguata adaffrontare le sfidedeinostri tempi.Amioavvisobisognacambiare itrattati e adeguare il progetto iniziale almon-dod’oggi.Fuunerrore fare l’eurocomeunicacosa:nonèmaiesistitanelmondounamone-ta unica senza una politica comune, un teso-ro ed una banca di ultima istanza. Si disse,facciamo l’euro, la politica seguirà, invece si èaddormentata». Categoria: ci vorrebbe unamicoperpoterti dimenticare…

«LaGermaniadovrebbeabbandonare l’europer far sì che l’Unione sopravviva» RolandBerger

«Abbiamopersoun terzodelmanifatturieroe il 25%diproduzione» Luciano Barra Caracciolo

«Sidisse: facciamolo e la politica seguiràInvece si è addormentata» EmmaBonino

SPECIALI 13__Lunedì 2 gennaio 2017__

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16. BOOTLE Roger

Economistaemanagerbritannico.Ammi-nistratoredelegato della società di consulen-za finanziaria Capital Economics che elargi-sce, a pagamento, preziosi consigli a impor-tanti investitori in tutto il mondo. Nel 2012Bootle siaggiudica ilPremioWolfson; il temadelconcorsovertevasull’elaborazionedipro-poste concrete per lo smantellamento sicurodella zona euro. Si aggiudica insieme al suoteamunpremiodi250miladollariper il lavo-ro svolto. Titolo: Abbandonare l’euro: unaguida pratica. Come recita il titolo l’obiettivodegliautorièquellodi rispondereadunado-mandasemplicesemplice:«SegliStatimem-bri lasciassero l’Unione economica emone-taria quale sarebbe la migliore prassi al finedi assicurare la più solida prospettiva di futu-ra crescita e prosperità all’Europa?». Bootleed i suoi collaboratori esaminano problemimolto pratici cui riservano specifici capitoli erisposte concrete. Una vera propria guida

per uscire illesi dall’Unione monetaria. Si vadall’analisi delle logiche cui dovrebbe sotto-stare un divorzio consensuale al come gesti-re ladecisioneanche in terminidicomunica-zione e riservatezza; dal come effettuare laridenominazione al come far fronte alla pos-sibile svalutazione. Non c’è insomma alcunsalto nel buio uscendo dalla moneta unica.Categoria: come lasciare l’euro for dummies(per i negati).

17. BORGHI Claudio

Iniziaaparlaredidisastrodell’euro inqua-

si completa solitudine e con la sola compa-gnia di Alberto Bagnai e Paolo Becchi. Unpassato da trader. Molla tutto per godersi lafamiglia e fare ildocentea contratto presso laCattolica di Milano. Ha scritto un pamphletdiffuso in oltre 350mila copie: «Occorre pre-pararsi, perché rottamare l’euro non è unascelta: questo sistema è destinato inevitabil-mente a finire. L’unico dubbio è quando. Enon è una differenza da poco. Prima finiràquesto incubo meno macerie ci saranno daspalareeprimasipotràricominciareacostru-ire e fare quello che abbiamo dimostrato neltempo di saper fare: lavorare». Tortura i suoiavversari con una provocazione beffarda:«Se laBcecancellasse i titolidiStatocheha inbilancio che succederebbe?». La risposta èsemplice e devastante nel contempo: «Nullasuccederebbemasi ridurrebbesolo ildebito.Punto». Si accorge di lui Salvini che lo nomi-na responsabile economicodellaLega.Twit-tatore infaticabile, smette di parlare di euroduevolte l’annodurante ilPaliodiSiena.Bor-ghi è infatti battezzato nella nobile contradadell’aquila. Invece di investire in euro consi-gliadi investire inquadri.Categoria:bastaeu-

ro.

18. BUKOVSKIJ Vladimir

Scrittore, neurofisiatra e attivista dissiden-te russo. Trascorre dodici anni nelle prigionipsichiatriche russe e nei campi di lavoro, peraver difeso i diritti umani durante gli Anni 60e70.Questealcunedelle sueparole rilasciatein una ormai celebre intervista alla Bbc e dif-fuse in Italia daClaudioMessora. «Seppellitoun mostro come l’Unione Sovietica ne stia-mo costruendo un altro notevolmente simi-le: l’Unione europea. Entrambe governatedaoligarchienonelette.Conparlamentielet-ti (Europarlamento e Soviet Supremo) senzapoterimadediti soloa ratificare le sceltedegli

esecutivi (Commissione Ue e Politburo).Tempidiparolaperdiscutere iprovvedimen-ti contingentati inminuti.Nell’Unione sovie-tica avevamo i gulag; nell’Unione europeaavete un gulag particolare: il “politically cor-rect”. Chiunque cerchi di esprimersi su que-stioni relative alla razza o alla differenziazio-nedigenere,o se le sue opinionidifferisconoda quelle approvate, viene ostracizzato. Nel-l’Unione sovietica ci hanno detto che aveva-mo bisogno di uno stato federale per evitarele guerre. Lo stesso vi dicono oggi. L’Unioneeuropea non è nient’altro che il vecchiomo-dello sovietico presentato in vesti occidenta-li». Categoria: ha vissuto nel nostro futuro. Enonha funzionato.

19. CAMERONDavid

Propriocosì.Sul trenodeglieuroscettici sa-le in corsa chi per “colpa dell’Europa”hado-vuto lasciare ilGovernodelRegnoUnito.«Ve-do più guai in vista e l’euro non funziona co-me avrebbe dovuto. Alcuni paesi devono farfronteadundecenniodicrescitapersa.Qua-li paesi hanno una moneta unica ma non

hanno sistemafiscaleunicoco-me invece av-viene negli StatiUniti d’Ameri-ca?». Questa èla sintesi dellaprima uscitapubblica diDa-vid Camerondopo il referen-dumdello scor-so giugno. So-no le parole pe-santi comema-cigni che il di-missionariopre-mier britannicoha pronunciatoinunsuodiscor-so alla DePauwUniversity nel-l’Indiana. Cate-goria: folgoratosulla via di Da-masco ma con

qualchemese di ritardo.

20. CARLI Guido

Economista, banchiere, governatore dellaBanca d’Italia, parlamentare e ministro. NeiprimiAnni 70 si faceva strada negli ambientiaccademici la folle ideadi unire il continentesottoun’unicamoneta.Era ilcosiddettoRap-portoWerner.Carli dubitava che si potesse edovesserealizzarecosì ribaltando ivaloridel-lo sviluppoedell’occupazioneche furonoal-la base di tutta la politica nel secondo dopo-guerra.Di fronte alla prima prospettiva di di-vorziodella Banca d’Italia dalTesoro,ovveroil dogma dell’Unione monetaria in base allaqualeallabancacentraleèvietatosottoscrive-re i titoli emessi dal Tesoro, Carli si ribellavaapertamente: «Ci interroghiamo se la Bancad’Italia potrebbe rifiutare il finanziamentodel disavanzo del settore pubblico astenen-dosidall’acquistare titolidiStato. Il rifiutopor-rebbe lo Stato nella impossibilità di pagarestipendi ai pubblici dipendenti dell’ordinemilitare, dell’ordine giudiziario, dell’ordinecivile e pensioni alla generalità dei cittadini.Avrebbel’apparenzadiunattodipoliticamo-

netaria; nella sostanza sarebbe un atto sedi-zioso,alquale seguirebbe laparalisidelle isti-tuzioni» (Considerazioni finali1973).Catego-ria: ecco magari potevi evitare di firmare ilTrattato diMaastricht.

21. CONSTANCIOVito

Daunbanchieredi ieriadunodioggi.Vice-governatoredellaBancacentraleeuropea. Inun ormai celebre intervento tenutosi ad Ate-ne nel maggio 2013 il vice di Super Mario fastramedi tutti ipiù triti e ritriti luoghi comuniin merito alla causa della crisi dei paesi delSud a partire dalla Grecia. «Prima di tuttodobbiamo guardare non solo alle politichefiscali: gli squilibri si sono infatti originati perlo più nella crescente spesa del settore priva-to, finanziata dalle banche dei paesi debitoriecreditori».L’autorevole interlocutoreprose-guenella diagnosi: «Il rapido incremento deidebitipubbliciderivadalcollassodelleentra-te fiscali e delle spese sociali (tipo la cassaintegrazione), che sono aumentate durantela recessione. Pericolose ripercussioni dal si-stemabancario al debito sovrano (i salvatag-gi delle banche a carico cioè degli stati), han-no fatto il resto.Madadovevenivano i finan-ziamenti che hanno fatto esplodere il debitoprivato? Venendomeno il rischio di cambio,l’esposizione delle banche dei paesi del cen-troverso ipaesidellaperiferiaèpiùchequin-tuplicata tra l’introduzionedell’euroe l’iniziodellacrisi finanziaria.Categoria:silenzio,par-la la Bce!

22. CHRISTENSENLars

Economistadanese già consulentedelmi-nistrodelle Finanze. In un suo articolo del 14luglio 2015 Christensen si esprime con chia-rezza: «La crisi greca non riguarda la Grecia,ma è il sintomo di un problema più grande:l’euro. Infatti senon fosse statoper lamonetaunica,nonsaremmostatiobbligatiadaffron-taremassiccisalvataggidistati;noncisarem-mo trovati con sette anni di recessione nel-l’eurozona; infine ladisoccupazione sarebbestata (molto) più bassa se in Europa avessi-moavutoun tassodicambio flessibile invecedi quello che io chiamo il Meccanismo distrangolamento monetario». L’autore con-clude: «Se guardiamo semplicemente allamedianadei tassi di crescita delPil reale tra il2007e il2015 ipaesisenzamonetaunicahan-no fatto molto meglio dei paesi con l’euro.Senza la moneta unica, la crisi sarebbe datempo alle nostre spalle. L’importante van-taggio nella crescita dei paesi con tasso dicambio flessibile rispetto a quelli nell’euronon è una coincidenza. E infatti per la mag-gior parte dei paesi con moneta nazionale etasso di cambio flessibile la crisi è superata.Possiamo discutere sul perché l’euro è statounasimilemacchinaperuccidere lacrescita,manonc’èdubbioche la crisi in Europaoggièstata causatadall’euro in sé».Categoria:eu-ro sadomaso.

23. CRAXI Bettino

Èil1997.Dueanniprimache l’euroentras-se formalmente invigorecomemoneta scrit-turale con cui esprimere ad esempio i prezzidelle azioni e delle obbligazioni.Nelle nostretasche l’euro sarebbe arrivato comunque dilì a breve. Bettino Craxi è stanco. In esilio adHammamet dicono i suoi fedelissimi. Lati-tante ribattono imagistratiche lohannocon-

«L’Europanellamigliore ipotesi saràun limboo,nella peggiore,un inferno» Bettino Craxi

«Bankitalia chenon finanzia ildisavanzo è sedizione» GuidoCarli

«Seppellitounmostro come l’Unione sovieticane costruiamounaltro simile» Vladimir Bukovskij

P&G/L Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Commissione Europea

SPECIALI14 __Lunedì 2 gennaio 2017__

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dannato. Provato nel fisico, e con indossouna sahariana, pronunciava parole profeti-che ed inequivocabili: «Si presenta l’Europacome una sorta di paradiso terrestre. Arrive-remo al paradiso terrestre. Ma l’Europa pernoi, come ho già avuto modo di dire, nellamiglioredelle ipotesisaràun limbonellapeg-giore delle ipotesi l’Europa sarà un inferno.Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta fa-cendoperché la cosa più ragionevole di tutteerarichiedereedipretendere la rinegoziazio-nedeiparametridiMaastricht; essendo l’Ita-liaungrandePaese.Perchése l’Italiahabiso-gno dell’Europa è altrettanto vero che que-st’ultima ha bisogno dell’Italia». Una visionelucidadegli effetti collaterali della cessionedisovranità. Categoria: nostalgia di Prima Re-pubblica.

24.DEGRAUWEPaul

Economista belga. Docente alla Londonschool of economics. È uno dei massimiesperti almondo inmateria diunionimone-tarie. Questi i passaggi essenziali di una suarecente intervista: «È evidente. L’Europanonera un’area valutaria ottimale. Non avendorequisiti di omogeneità deimercati del lavo-ro e non essendoci sufficiente solidarietà percompensare le divergenze. L’unificazionemonetaria è figlia di impeti politici piuttostochedi valutazioni economiche. In pochepa-

role, non dovevamo fare l’euro. I paesi del-l’eurozona si trovano in una condizione digrave fragilitàneiconfrontideimercati finan-ziari, in quanto costretti ad emettere debitoin una valuta che non controllano: non han-nocioèunabancacentralechepossa interve-nire sul mercato del debito. Si guardi peresempioalla Spagna.Avevaundebito sovra-no inferiore a quello dell’Inghilterra, ma si èdovuta finanziarea tassipiùaltiperchéimer-cati percepivano un suo probabile default.Spalleggiata da una propria banca centrale,l’Inghilterra ha fatto invecemeno austerity e,grazie anche alla svalutazione della sterlina,è tornata a crescere rendendo il suo debitopiù sostenibile» (23 giugno 2015). Categoria:serveun disegninoo è chiaro così?

25.DORNBUSCHRudiger

GiàdocentealprestigiosissimoMassachu-setts institute of technology. Scrive a quattromaniconStanleyFischer(oggibanchieredel-laFed)unmanualedimacroeconomia,pun-to di riferimento per intere generazioni dieconomisti.Sudalcieloorasista facendotan-te grasse risate. Già nel 1996 dalle colonnedella prestigiosissima rivista Foreign Affairsscriveva:«Loscenariopiùprobabileèche l’U-nione monetaria si farà ma non porrà finealledifficoltàvalutariedell’Europanérisolve-rà i suoi problemi. Una volta che l’Italia saràentrata, conun euro sopravvalutato, si trove-rà di nuovo alle corde, comenel 1992, quan-dovenneattaccata la lira.Abolendogliaggiu-

stamenti del tasso di cambio si trasferisce almercato del lavoro il compito di adeguare lacompetitivitàe iprezzi relativi.Diventerannopreponderanti recessione, disoccupazione epressionisullaBceaffinchéinflazioni l’econo-mia. Gli italiani sognano che la Bce renderàla loro vita più facile di quanto faccia ora laBundesbankma è certo che la nuova bancacentralesiproporrà findall’iniziocomeconti-nuazione diretta della banca centrale tede-sca».Categoria: comedamanuale.

26. ELLIOT Larry

Giornalista e saggistabritannico.Scrive sulGuardian, illuminatoquotidianodicentrosi-nistra. Non stiamo certo parlando dell’ulti-modeipopulisti.Dasempreconcentratosul-l’economia internazionale. Ha attivamentecombattuto nel referendum a favore dellaBrexit in aperta antitesi con la linea editorialedelquotidiano.«Noinonsiamonell’euroediquestodobbiamotutti ringraziare ilcielo.Madiciamocela tutta: rimanere nell’Unione eu-ropea significa comunque restare appiccica-tiall’eurozona.Un treno immobile. Incapacedi andare avanti o indietro a dispetto di tutti isuoi inutili sforzi.La crisidell’eurozonanonèsolamente la Grecia.Ma anche l’Italia, la cuieconomia è a malapena poco più grossa diquanto che era nel 1999.Ed anche la Franciala cui disoccupazione è due volte quella delRegnoUnitoedegliStatiUniti.Pernonparla-re dell’avanzatissima Finlandia la cui econo-mia èdel 7% inferiore rispetto al 2008.E purelaGermania dove il boom delle esportazionie gli elevati profitti aziendali sono stati pagatidai lavoratori i cui salari non hanno tenuto ilpassodell’inflazione»(20maggio2016).Cate-goria: l’insostenibile pesantezzadell’euro.

27. FARAGENigel

Riconosciamo che inserire il leader delloUkip (il Partito indipendista britannico) nei101 non sia una grossa alzata di ingegno.Maconverrete con noi che la brutale e sinteticalezione di economia da lui pronunciata alParlamentoeuropeo il25 febbraio2014echeora vi riporteremo testualmente meriti unamenzione d’onore che noi ci apprestiamo ariconoscergli senza indugio: «Secondo la ri-spettabile rivista medica The Lancet ora inGreciacisono800milapersonechenonhan-nopiùaccessoalle curemedichedibase.Be-ne è il momento di una semplice lezione dieconomia: quando ci sonodue paesi che so-no in fasi completamente diverse del cicloeconomico,una valutadeve svalutare.Masetalipaesi sono incatenatinella stessamonetae non puoi svalutare, allora devi svalutare ilpaese. Ecco cosa sta succedendo alMediter-raneo; stiamo svalutando il Mediterraneoportandolo al livello di terzomondo. Nessu-naquantitàdispesapubblicapuòormairipa-rarequesto squilibrio, ed è giunto ilmomen-to, se a qualcuno qui importa dei cittadinieuropei, inparticolarediquellidelsud,diam-mettere che l’euro non funziona per i Paesidel Mediterraneo. Bisogna spezzare la cate-nae ridareaquestipaesi la lorogiustamone-ta».Categoria:novantadueminuti ininterrot-ti di applausi.

LOSCANDALODELPRESIDENTEDELLACOMMISSIONE

«Stiamo svalutando ilMediterraneoportandoloa livello del terzomondo»Nigel Farage

Juncker da premier favorì le multinazionali contro l’Ue

«L’unificazioneè figlia di impeti politicipiù chedi calcoli economici» PaulDeGrauwe

Il presidente della Commissione europea, Jean-ClaudeJuncker,durante il suoprecedente incaricodiprimomini-stro del Lussemburgo avrebbe bloccato segretamente glisforzidell’Unioneeuropeapercombattere l’evasione fisca-le delle multinazionali. È quanto emerge da documentidiplomatici tedeschi pubblicati dal quotidiano ingleseGuardian riguardanti le manovre interne al comitato sul-la tassazione. Il codice di condotta di questo organismo

sulle imprese è stato istituito quasi 19 anni fa per impedireagli stati membri di giocare uno contro l’altro per attrarreimpresemultinazionalidesiderosedi eludere le tasse.Tut-tavia, i documenti trapelati rivelano come una piccolamanciatadipaesihannoutilizzato i loro segginel comitatoper frustrare un’azione concertata dell’Ue e proteggere iloro regimi fiscali. In testa, i paesi piccoli tra cui il Lussem-burgo guidato da Juncker.

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28. FAZIO Antonio

Governatore della Banca d’Italia dal 1993 al2005.OriginariodiAlvito inCiociaria.Professio-nalmente cresciuto nelprestigiosoUfficio studidi viaNazionalemacinandonumeri. Euroscet-tico da sempre pur non potendo dare liberosfogo ai suoi istinti a causa del ruolo. Scrive disuo pugno le Considerazioni finali col consue-tostile sobrioeasciuttochesicompetealnume-ro uno di Via Nazionale. Soggetto, predicatoverbale e complemento oggetto.Di subordina-te ed avverbi il minimo sindacale. Ogni voltachepuò si rifiuta diusare le parole «Banca cen-traleeuropea»declinando il tutto inunpiùem-blematico «Sistemaeuropeodelle banche cen-trali». Caduto in disgrazia ma assolto nel 2013«perché il fatto non sussiste» riappare sulla sce-na due anni fa picchiando come un fabbro. Inun incontro pubblico parla di moneta unica:«L’euro è un’istituzione fallita. Nel 1997 avevoprevisto che l’Italia avrebbe subito un bradisi-smo. Così è stato». Qualche mese più tardi sisoffermaanche sullaqualità dell’azionedi con-trollosvoltadallaBancad’Italia.Quando lavigi-lanza «era esercitata dalle banche centrali sulterritorio i risparmiatori non hanno perso nep-pure una lira. La vigilanza sulle banche di oggidà l’impressione di essere solo successiva. Ne-gliAnni 70 e80 era soprattutto preventiva».Ca-tegoria: la vendetta è un piatto che va servitofreddo.

29. FELDSTEINMartin

Una montagna di lavori scientifici, docentedi Harvard, già presidente del National econo-mic research ed editorialista del Wall StreetJournal. Dalle colonne del solito Foreign Af-

fairs già nel 1997 afferma: «Invece di favorirel’armoniae lapace, èmoltopiùprobabile che ilpassaggio all’unione monetaria e l’integrazio-nepolitica chene conseguirà conducaaunau-mento dei conflitti all’interno dell’Europa. An-che se i 50 anni dipacedalla finedella Secondaguerramondiale fannoben sperare, occorre ri-cordare che ci furono più di 50 anni di pace frail congresso di Vienna e la guerra franco-prus-siana. Inoltre, contrariamente alle speranzedeifautoridell’integrazione europea, la devastanteguerra di secessione americana ci ricorda cheun’unione politica formale non costituisce diper sé una garanzia contro una guerra dentrol’Europa». Categoria: born in the Usa (nato inUsa).

30. FERREIRADOAMARAL Joao

Professore all’Istituto superiore di Economiadell’Università di Lisbona. In una intervista del2013 al sito Antidiplomatico.it l’illustre econo-mistaportoghese traccia lamappadelledivisio-ni dentro l’eurozona: «La moneta unica è unprogetto insostenibile perché provoca spacca-ture irreparabili tra gli stati europei. Non con-sente, inparticolare,aipaesiconeconomieme-no competitive di poter crescere e creare postidi lavoro. Pertanto, la priorità dovrebbe esserelo smantellamento controllato della zona euroo l’uscita degli stati in peggiori condizioni. Uncambiamento della politica tedesca, per con-sentire una certa crescita nei paesi che versanoin una situazione più difficile, sarebbe utile afaresichequesto smantellamentooquest’usci-taavvenissenelmodopiùequilibratopossibile.Quando si tratta di economiemolto indebitate,come sono in generale quelle della zona euro,la deflazione èuna situazionemolto pericolosachescoraggiagli investimentierendepiùdiffici-le ilmantenimentodeidebiti. I consumiquinditendono a ridursi. Come ci insegna la storia,

un’economiacheentra indeflazionehaun’altaprobabilitàdivivereun lungoperiododistagna-zione o addirittura di depressione economica.Qualialtri risultati ci si poteva aspettaredapoli-tiche di austerità che sono state imposte dalleistituzioni europee?». Categoria: lasciate ognisperanza o voi che (nella deflazione) entrate...

31. FLASSBECKHeiner

Economista tedesco, già segretario e consu-lente del ministero delle Finanze. Queste alcu-ne delle sue più significative parole in una re-cente intervistaaRealNews: «LaGermaniavio-la le regole non scritte dell’Unione monetariafin dall’inizio. L’approccio mercantilista tede-sco sugli scambi, che cerca di accumulare deisurplus sempre più elevati, è chiaramente pre-giudizievole all’idea di un’unionemonetaria. ElaGermania l’ha fatto,violando l’obiettivoprin-cipale dell’Unione monetaria, che è l’obiettivodi inflazione. La Germania ha un surplus dellepartite correnti che sta andandooltreogni limi-te. Adesso il surplus è al 7,5 per cento del Pil,cheè chiaramenteunaviolazionedel limite fis-sato dalla Commissione, nella normativa cheprevede che non si dovrebbe superare il 6 percento.Berlinohaviolatoquesta regola,nonper-ché sia diventata più produttiva ma perché hacontratto enormemente i salari.Così laGerma-nia ha operato una svalutazione reale senzaavere più una propria moneta, ma ottenendoesattamente lo stesso risultato» (22 febbraio2015).Categoria: vi svelo i segreti del baro.

32. FORSTATERMatthew

Professoredieconomiaall’UniversitàdiKan-sasCitynelMissouri. Il15gennaio2013parteci-pa ad un incontro pubblico per parlare di rico-struzionedelle zone terremotate. In particolaredellanecessitàunapoliticaespansivaconemis-sione di moneta destinata a ricostruire la cittàde l’Aquila. «Non sono solo io col senno di poiad evidenziare i difetti congeniti dell’euro. Mavisonounsaccodidocumentiscientifici inpro-posito.Giànel1998 iomierosoffermatosuque-stiveriepropriproblemistrutturalidell’architet-tura euro. Non perché io sono un genio. Siachiaro. Ma in quanto la Teoria monetaria mo-

derna ci dà gli strumenti per comprendere co-me funziona veramente la moneta ed i sistemicheruotanoattornoadessa.L’euronon funzio-naenonpoteva funzionarenonperchéci fosse-ro persone cattive al comando. Lamoneta uni-caècomeilgold standard.Ovveroquelsistemain cui l’unica moneta è il metallo prezioso pereccellenza: l’oro. Finché le cose vanno benenessunproblema.Maquandola situazionevol-gealpeggiodiventaunsistemanonpiùsoppor-tabile. Sostituisci l’oro con una moneta unicaper tanti. Il risultato non cambia. È un proble-ma che colpisce non solo l’Italia. Ma l’interaeurozonaediconseguenza tutto ilmondo».Ca-tegoria: il gold standard ècrollatonel1972.Fateunpo’ voi.

33. FRENKEL Roberto

Economistaargentino.Piùchescagliarsicon-tro l’euro, è divenuto famoso per aver studiatoe sviluppato unmodello che prevede l’inevita-bile fallimento di qualsiasi Unione monetaria.È il cosiddettoCiclodiFrenkel. Studiando ilde-faultdel suoPaesenel2001,Frenkelha sintetiz-zato e sviluppato un modello in sette fasi chedescriveneldettaglio ciòcheaccadeadunpae-se periferico quando si aggancia allamoneta diun paese più forte attraverso un tasso di cam-bio fisso o - peggio - adottandone addirittura lamonetaerinunciandoaconiarneunanaziona-le.Ladinamicae l’esitodelciclosembranocuci-ti su misura dell’Italia. 1) Accettando l’Unionemonetaria, si liberalizzano imovimentidi capi-tale. È un dato di fatto. L’Italia è entrata nell’U-nione monetaria accettando anche il liberoscambio di uomini emerci. 2) Affluiscono i ca-pitali esteri che trovano conveniente investireinunpaesedove i tassidi interesse sonopiùaltima senza che vi sia un rischio di cambio. 3) Ilfiumedi liquidità fa crescere consumie investi-menti, quindi inizialmente crescono Pil ed oc-cupazione. 4)Aumentanoquindi anche l’infla-zione e il debito privato; inoltre si creano bolleazionarie e immobiliari. L’illusione della ric-chezza alimenta ulteriormente i consumi. 5)Un evento casuale (ad esempio il crack Leh-manBrothers)creapanico tragli investitoristra-nieri, che arrestano i finanziamenti. Ricordatel’impennata dello spread? 6) Inizia la crisi: si

«LaGermania viola le regoledell’Europa fin dall’inizio»Heiner Flassbeck

«L’euro èun’istituzionefallita»Antonio Fazio

«Aumenteranno i conflittiall’internodel continente»Martin Feldstein

SPECIALI16 __Lunedì 2 gennaio 2017__

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innesca un circolo vizioso tra calo del Pil e au-mento del debito pubblico. Il governo taglia laspesapubblica o aumenta le tasse, aggravandola recessione. È storia recente dal GovernoMonti inpoi.7) Ilpaeseècostrettoadabbando-nare il cambio fisso e a svalutare. Qui purtrop-popernoièmoltopiù complicato.Non si trattadi lasciare fluttuare semplicemente il tasso dicambio ma cambiare moneta. Categoria: eratutto già scritto.

34. FRIEDMANMilton

Economista. Premio Nobel nel 1976. Espo-nente supremo della Scuola di Chicago. Il suopensieroe isuoistudihanno influenzatomoltis-sime teorie economiche soprattutto in campomonetario. È l’idolo incontrastato dei turbo-li-beristi di tutto il Pianeta, ma a differenza deimolti coglioni innamorati della tecnocrazia diBruxelleschenelnostropaesesostengono l’eu-ro, ecco alcune sue parole tratte da un’intervi-staalCorrieredella Sera il23marzo1998:«L’eu-ro è un progetto dirigista e pericoloso. Franco-forte e Bruxelles prenderanno il posto delmer-cato. La moneta unica è un Soviet e l’euro vitorturerà. Il caro Vecchio continente rischia uncapitombolomai visto dalla vetta dellamonetaunica che si sta innalzando. Una costruzionenondemocratica. Più cheunire lamoneta uni-ca creaproblemi e divide».Categoria:meditateliberistimeditate.

35. FUEST Clemens

L’IfodiMonacodiBavieraè forse ilpiùcono-sciuto istituto di ricerche economiche tedesco.Un serbatoio di idee e di scienza che pubblicaun rapportomensile sulla fiduciadelle impresetedesche. È presieduta dall’economista Cle-mence Fuest che un’intervista del 16 dicembre2016 ci dicepari pari tutte coseben note: «Si c’èun forte interessenell’Europanel suo comples-so a tenere l’Italia nell’euro,ma questo è accet-tabile per la popolazione italiana solo se il Pae-se riesce a tornare a livelli soddisfacenti di cre-scita. L’Italia deve riuscirci attraverso migliora-mentidellacompetitività e riforme.Sepoirisul-ta che l’euro è un ostacolo alla crescita dell’Ita-lia, sembra preferibile che il Paese lasci l’euro.

Certo è una decisione che deve prendere il go-verno italiano».Categoria: repetita iuvant.

36. GALLINO Luciano

Sociologo e scrittore di sinistra. Muove i pri-mi passi dentro l’Olivetti di Adriano prima diintraprendere un brillante percorso accademi-co.Collaboracon leprincipali testategiornalisti-che italiane. Innamoratodasempredelproget-to europeo nel settembre 2015 arriva l’amarasvolta. In un lungo editoriale viene illustrata lamorte della sua passione che precede di pochimesi il suo prematuro decesso: «L’Italia ha duebuonimotivi per uscire. L’euro si è rivelato unacamicia di forza idonea solo a comprimere isalari, peggiorare le condizionidi lavoro, taglia-re la spesaper laprotezionesociale, soffocare laricerca,gli investimentie l’innovazionetecnolo-gica e, alla fine, rendere impossibile qualsiasipolitica progressista. Risultato: otto anni di re-cessione, che hanno provocato la perdita diquasi300miliardidiPil al2014 rispetto allepre-visioni del 2007; 25% di produzione industrialeinmeno, unmercato del lavoro di cui è difficiledire quale sia l’aspetto peggiore fra tre milionidi disoccupati, tre-quattro diprecari e dueo tredi occupati in nero. Il secondomotivo perusci-redall’euroè l’eccessivoammontaredeldebitopubblico, il che rende di fatto impossibile perl’Italia far fronte agli oneri previsti dal cosiddet-to Fiscal compact». Categoria: l’amore è eternofinché dura...

37. GALLONI Nino

Antonino -dettoNino - figlio diGiovanni ce-lebre esponente della sinistra Dc. Economistacon un passato professionale nel mondo deglientiprevidenziali. Inunadelle sueultimeappa-rizioni televisive alla trasmissioneUnomattinasu Rai 1 (15 maggio 2015) stronca categoricosulnascere l’entusiasmodelconduttorechesta-vapateticamentecercandodiraccontareaitele-spettatori che l’Italia stava uscendo dalla crisi.La classica luce in fondo al tunnel. «Assoluta-mente no - lo gela Nino - chiunque può capireche 0,3 o 0,4 non significa nulla. Senza una cre-scita superiore al 2-2,5% cioè dieci volte di piùl’attuale crescita non avremo nessuna ripresa

occupazionale. E senza riappropriarsi di queglispazi di sovranità (ad esempio la moneta) chenoi abbiamo da soli deciso di cedere a Bruxel-les, non torneremomai a crescere a quei livel-li».Categoria: Rai off limits perNino.

38. GIACCHÉVladimiro

Studi universitari a Pisa e Bochum. Menteraffinata. Collabora professionalmente con ilbanchiere Arpe. Una passione mai nascostaper il marxismo. Autore di numerosi saggi, fracui spiccaAnschluss. L’annessione. Spulciandodocumenti e conti dell’unificazione tedesca,Giacchédemolisce la leggendadellaGermaniaOvest che salva quella dell’Est. Anzi è propriosulla pelle di quest’ultima che la Germania hacostruito le basi della sua supremazia. L’intro-duzionedelmarcoconuncambio1:1equivale-va per la ex Ddr ad una rivalutazione di oltre il350%.Glieffettisull’economia furonodevastan-ti: crollo verticale dell’export; squilibri nella bi-lancia dei pagamenti; ripida caduta del PIL;deindustrializzazione, disoccupazione edeser-tificazione urbana. Con l’unificazionemoneta-ria la Germania ha testato sui cugini ciò chedieci anni dopo avrebbe fatto con l’Europa.Guardare alla exDdr significa osservare e capi-re in anteprima ildeclino italianodentro l’euro.QuellacheGiacchéchiama«lamaggioredistru-zionediricchezza sociale in tempidipace».Ca-tegoria:parla e pensa in tedesco.Manon comelaMerkel.

39. GIANNINOOscar

Iconadi tutti i liberisti nostrani. Fonda ilmo-vimento Fare per fermare il declino. Ma vienefermato luialleultimeelezioniacausadelcurri-culum… Feroce avversario dell’interventismopubblico in economia, adora tutto ciò cheodo-ra di spending review e Statominimo. Benedi-

ce le severe regole diBruxelles; servono vincoliesterniper inostripolitici incapaci.Vabbèdire-te voi; distillato di puro eurismo. Oltretutto nelfebbraio2015siesprimesecco:«Usciredall’eu-ro sarebbe unmassacro» sebbene «l’eurozonanon sia un’area valutaria ottimale». Dopodi-ché, un fulmine a ciel sereno. Di quelli che tilasciano sbigottiti. Intervista a Libero nell’otto-bre 2015. «Per l’Italia il problema è l’euro, co-struito inantitesiallenostreesigenzeecaratteri-stiche economiche,ma non è un problema ri-solvibile. L’Europa invece non esiste e non esi-steràmai, gli Statinoncederanno la loro sovra-nità».Categoria: laureahonoris causa.

40. GODLEYWinnie

Economista britannico. Ha collaborato peranni al Tesoro prima di insegnare a Cambrid-ge. Inunsuo saggiodel1992dal titoloMaastri-cht e tutto il resto prevedeva il fallimento del-l’euro: «La creazione diunamoneta unica nel-la Comunità europea porrà fine alla sovranitàdelle sue nazioni componenti e alla loro auto-nomia di intervento sulle questioni dimaggiorinteresse. Il potere di emetteremoneta, di faremovimentazioni sulla propria banca centrale,è la prerogativa di una nazione indipendente.Se un paese rinuncia o perde questo potere,acquisisce lo status di un ente locale o colonia.Se un paese o una regione non ha il potere disvalutare allora non c’è nulla che possa impe-dirgli di subire un tracollo. L’emigrazione delsuopopolo sarà l’unica alternativa alla povertào alla fame. Sono solidale con la posizione dichi - come Margaret Thatcher - di fronte allaperdita di sovranità, desidera scendere all’i-stante dal treno della Uem». Categoria: Brexitnel sangue.

«Il poteredi emetteremoneta è la prerogativadiunanazione indipendente»WinnieGodley

«L’Unione si è rivelatauna camiciadi forzaper comprimere i salari» LucianoGallino

«L’Ue èunprogettodirigistapericoloso»Milton Friedman

SPECIALI 17__Lunedì 2 gennaio 2017__

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Page 8: C èchisussurraechigrida Alzi la mano chi non tornerebbe ... · Ai tempi della riunificazio-ne, nel 1989, la Thatcher girava ... 1.ALESINAAlberto Economista e profeta della cosiddetta

41. GRANVILLE Brigitte

Economista francese. Insegna Economia in-ternazionale e Politica economica all’Universitàdi Londra, Queen Mary. Consulente in materiemonetarie per molti Paesi emergenti. In un’in-tervista del 2014 individua in Italia e Francia idue possibili epicentri del terremoto prossimoventuro: «L’euro è stato creato per una volontàpolitica,essenzialmentediMitterrand,enonc’e-ra logica economica. Allo stessomodo l’euro sa-ràdissoltodaunavolontàpolitica.Sesipresente-rà questa volontà, potrà anche venire da paesicomeFrancia o Italia. Ipopoli considerano il co-sto delle riforme e delle misure economiche ri-chieste troppo alto rispetto a risultati mediocri.Unagran fettadellapopolazione colpitadaque-ste riforme è giovane, il tasso di disoccupazioneche tocca chi hamenodi 25 anni è elevato; que-sti giovani nonhanno lo stesso senso storico deipadridi“preservare l’euroadognicosto”.A livel-lo economico, il cataclisma potrebbe arrivaredalpeso del debito per paesi come Italia o Fran-cia,soprattutto se lapoliticamonetariaUsadive-nisse ancora più restrittiva e i tassi d’interesseaumentassero. Imercatipotrebberoessere inal-lerta. Ma finché troveranno una sicurezza nelleazioni della Bce, non accadrà nulla». Categoria:ilmetadone primao poi finirà.

42. GRIGORIU Panagiotigis

Antropologo e storico greco di fama. Più dellesue analisi ha colpito una sua lettera inviata al-l’associazione A-simmetrie che meglio di ognisaggio descrive la vera tragedia greca: «Le ho in-viato unmessaggio con un appello per la nostracampagna di finanziamento pubblico(crowdfunding) per la nostra associazione Gre-cia Terra Incognita, che potrebbe far circolareattraverso la sua rete. Stremati da questo paese,in realtà in punto di morte eppure sempre cosìbello da visitare, lanciamo infine la nostra cam-pagna… credo come ultima possibilità! La trap-pola finale scatta dopo l’euro, l’ulteriore armadidistruzione di massa utilizzata dell’europeismo(e non solo) sono i migranti. La mia compagna(da ottobre scorso priva di risorse perché disoc-cupata)ed iostesso, tentiamoquest’ultimasorti-taper la sopravvivenza,attraverso lanostraattivi-tà Greece Terra Incognita, nel campo del turi-smo. Se falliremonon ci resterà che attendere lamorte fisica dopo quella economica, o lasciarelaGrecia». Categoria: recessione è quando il tuovicinodicasaperde il lavoro.Depressionequan-do lo perdi tu.

43. GUARINOGiuseppe

Classe 1922, napoletano, giurista di vaglia, giàministro delle Finanze dell’ultimo governo Fan-fani (1987) e di Industria e Partecipazioni statalinel1992,premierAmato.Nell’intervistaaGoffre-do Pistelli rilasciata nel 2013 afferma che l’eurosarebbestato il fruttodiun«colpodiStato» inten-dendoper taleogni«trasformazioneradicaledel-l’assetto politico di un Paese realizzata a mezzodella violazione delle apposite procedure costi-tuzionali». Ciò che è stato violato è addirittura lostesso Trattato sull’Unione europea (Tue) «nelsuopiùpeculiareoggetto, ladisciplinadellamo-neta comune edella economiadeiPaesi. IlTrat-tato disciplinava con equilibrio l’euro il cui lan-

cioavvennepuntualmente.Manonsiapplicò ladisciplina del Trattato, dei famosi parametri diMaastricht.La si sostituì conquella diun regola-mento, il n. 1466/97, tuttora poco conosciuto,non assoggettato al vaglio dei Parlamenti degliStati, e non ratificato con la osservanza delle ap-positeprocedurecostituzionali».Lasostituzioneè stata frutto di una operazione «fraudolenta». IlTUE - secondo Guarino - si poneva l’esplicitoobiettivodellacrescitaaffidandone le relativepo-litiche agli Statimembri cui competeva la politi-ca economica e una possibilità di indebitamen-to;comunqueentrocerti limiti. IlRegolamento -di rangogiuridicamente inferiorealTrattato -hafatto invece tabula rasa di quanto sopra impo-nendo l’obbligo del«pareggio delbilancio ame-dio termine cui pervenirvi attenendosi ad unprogrammastabilitoPaeseperPaesedagli orga-ni dell’Unione». Categoria: con l’età si smette disognarema continuano le illusioni.

44. GUNLAUGSSONSigmundurDavid

Premier dell’Islanda fino all’aprile del 2016, lacuieconomianel2008haconosciuto lapiùgran-de crisi della sua storia. Le tre principali banchedel Paese si dimostrarono incapaci di onorare illoro debito. Il debito estero era oltre sei volte ilPil.Furononecessariemisuredraconiane.Laco-rona perse oltre il 35% del suo valore rispettoall’euro. Furono instaurate misure sul controllodei capitali e stanziati prestiti da parte del Fmi. IlPil reale 2015 (al netto dell’inflazione) è comun-queoggisuperioredel5%rispettoal2008. Illumi-nanti le parole dell’ex premier: «Non far partedell’area euro si è dimostrato essenziale al finedi una veloce ripresa.Non ci sono dubbi in pro-posito. Avessimo avuto l’euro, il Paese avrebbefatto bancarotta ed oggi saremmo un Paese intutto e per tutto simile alla Grecia. Non ciò che

invece siamo ora» (15 giugno 2016). Categoria:ci spiace per voi, a noi è andatameglio.

45. HAMPLMojmir

Economista. Vicegovernatore della Bancacentrale ceca. Passato da ricercatore e banchie-re alla guida della bad bank di Stato. Firmatariodello European solidarity manifesto, consessodieconomisti europei chepromuovono iniziati-ve di studio per realizzare un divorzio consen-suale fra iPaesidell’euro.SulWall Street Journalnelsettembre2010 ironizzavasuquellochechia-mava il Patto di Instabilità Europeo. «L’imposi-zione di regole sopranazionali sui singoli Stati,ciascuno con un suo bilancio, è impossibile».Scriveva: «Un’Unionemonetaria senza unoSta-to è un esperimento unico. Nessuna regola diconvivenzaedisciplina internasaràmaipossibi-le». «È come avere il potere di condannare i col-pevoli lasciando loro la facoltà di decidere se equando andare in galera». Categoria: nel dub-biomi tengo stretta lamia coroncina.

46. HARTOliver

Si aggiudica ilNobel per l’economia nel 2016.Non fa in tempo a ritirare il premio che subitospara a zero sull’Ue. «L’euro è stato un errore.Per sopravvivere l’Ue deve restituire potere agliStati o rischia il fallimento». La conclusione?«Non sarei triste se in futuro l’Europa si liberassedella moneta unica. Credo che la parola chiavesia decentralizzazione. Siamo andati troppo ol-tre nel centralizzare tutto il potere a Bruxelles».L’economista britannico si compiace della scel-ta di Londra di non unirsi al treno della monetaunica e si unisce all’ormai folta schiera dei No-bel anti-euro. Categoria: se li mettessimo in filatutti ci faremmodue squadre di calcetto.

47. HEISBOURG Francois

Ardente federalista europeo e sostenitore dilungadatadell’Uem,nonchépresidentedelpre-stigioso International Institute for Strategic Stu-dies (IISS). Uomo dell’establishment d’oltralpe.Esperto di geopolitica. Nel suo libro La Fin duRêve Européen (La fine del sogno europeo) so-stiene che il «cancro euro» deve essere estirpatoper salvare il resto del progetto dell’Ue primachesia tardi.«Ilsognosiè trasformato inunincu-bo.Dobbiamoaffrontare la realtà: la stessaUnio-ne europea è minacciata dall’euro. Gli attualisforzi per salvarlo stanno ancor piùmettendo inpericolo l’Unione». (Daily Telegraphdel24otto-bre2013).Convintocheunadisintegrazionedel-l’euro potrebbe portare al disastro se non atten-tamente gestita, prosegue nella sua analisi.«Non si può creare una federazione per salvareuna moneta. La moneta deve essere al serviziodella strutturapolitica,non il contrario».Èpessi-mista perché i tentativi di creare un «popolo eu-ropeo» hanno fallito e la direzione attuale deglieventi porterà a delle «crisi seriali che termine-ranno in un esaurimento nervoso e una disgre-gazione incontrollata dell’euro con tutte le sueconseguenze». Il suo piano prevede un ritornoalle valute nazionali. La rottura dell’euro deveessere preparata in segreto da un gruppo diesperti fraBerlinoeParigie realizzataalla veloci-tà della luce in un weekend, sul modello dell’a-bolizione del cruzerio brasiliano nel 1994. Cate-goria: abbandonare l’euro conunblitz.

48. HENKELHansOlaf

Manager e giornalista tedesco. Un passato dadirigentenelGruppo IBMeacapodellaConfin-dustria tedesca.Dal2014ènelParlamentoEuro-peo nelle fila del partito euroscettico Alternativa

«Questa valuta è troppodeboleper laGermaniae troppo forte per gli altri» HansOlafHenkel

«L’introduzionedell’euro è stata tecnicamentecomeun colpodi Stato» GiuseppeGuarino

«Unbuonargomentoperdire che l’Unionenon è stataun errore?Mai sentito» PaulKrugman

SPECIALI18 __Lunedì 2 gennaio 2017__

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per la Germania. Questo un suo intervento nel-l’autunno2015. «Alcuoredella crisidell’eurozo-na c’è l’euro stesso. La moneta unica è stata digran lunga troppo debole per la Germania etroppo forte per l’Europa del sud, Francia inclu-sa. Inoltre, una strategia monetaria “taglia uni-ca” alla fine non si adatta a nessuno. Secondo laretorica di Bruxelles, l’eurozona ha bisogno diessere sostenutaunificando i trasferimenti fisca-li, in modo da far ripartire l’economia europea.Ma basterebbe riflettere - purché la si conosca -sull’esperienza italiana e sugli infelici esiti deitentativi dimigliorare attraverso trasferimenti fi-scali la competitività di una regione schiacciatada una moneta fortemente sopravvalutata, perfrenare gli entusiasmiaquestoproposito. Eppu-re, questa considerazione basata sulla lezionedellastorianonsembra trovarepostoneldibatti-tomainstream europeo».Categoria: unamone-ta unica non funzionava in Italia, figuriamociper l’intera Europa.

49. JONUNGLars - DREA Eoin

Il primo è un economista svedese pressol’università di Stoccolma; il secondo è uno stori-co ed economista belga presso il Centro studieuropeiMartensdiBruxelles.Dobbiamometter-

liassieme,perché insiemehanno redattoundo-cumento scientifico quasi “inarrivabile”. Nel2009 pubblicano infatti uno studio finanziatodalla Commissione Ue. Il titolo parla da solo:«L’Euro non può essere realizzato. È una pessi-ma idea. Non durerà. Il parere degli economistiamericani nel periodo 1989-2002». Prendono inconsiderazione oltre 170 pubblicazioni redatteda economisti e banchieri americani nel perio-dodei15annichehannopreceduto l’introduzio-ne dell’euro. Il campione di studi analizzati èquindi statisticamente significativo per quantitàe qualità. La sentenza riportata nel sommario èimpietosa:«Tuttiglieconomisti -purnelladiver-sitàdiapproccio -mostranoun forte scetticismoperunprogettopoliticoche ignora ipiùelemen-tari fondamentidella scienzaeconomicanones-sendol’Europaun’areavalutariaottimale».Cate-goria: provatevi a dire che la Commissione UEsia colpevole di censura preventiva.

50. KALDORNicholas

Economistaungheresenaturalizzatobritanni-co. Dopo aver studiato alla London School ofEconomics fra le tante cose insegnaall’università di Cambridge svolgendo pure lafunzione di consulente del governo laburista. È

stato membro della camera dei Lord. Orienta-mento post keynesiano; quindi “de sinistra”.Muore nel 1986. Ma il suo fiuto gli fece intuiregià nel 1971 che gli europei erano sul punto difare una cazzata. E ha quindi lasciato ai posteril’ardua sentenza («The dynamic effetcs of com-mon market»): «Un giorno le nazioni d’Europapotrebberoessereprontea fondere le loro identi-tà nazionali e a creare una nuova Unione euro-pea - gli Stati Uniti d’Europa. Se e quando lo fa-ranno, un governo europeo assumerà tutte lefunzioni che il governo federale adesso forniscenegli Stati Uniti, o in Canada o in Australia. Ciòcomporterà la creazione di una “piena unioneeconomicaemonetaria”.Maèunerroreperico-loso credere che l’unione monetaria ed econo-mica possa precedere un’unione politica o cheagirà come “lievito” per l’evolversi di un’unionepolitica, della quale in ogni caso a lungo andarenon potrà fare ameno. Infatti, se la creazione diun’Unionemonetaria e il controllo comunitariosuibilancinazionaligeneranopressionichepor-tano al collasso dell’intero sistema, ciò impediràlo sviluppo di un’unione politica anziché pro-muoverla». Categoria: non si costruisce una ca-sa partendo dal tetto.

51. KAVALECH Stefan - PYTTLARCZYCHErnest

Entrambi economisti polacchi. Il primo hapartecipato come consulente del premier nel-l’implementazione del programma di riformedella Polonia in seguito della caduta del regimecomunista. Il secondoora ricopre i ruolodicapoeconomista della polacca Bre Bank (gruppoCommerzbank). Nel 2013 hanno redatto unostudio: «Smantellamento coordinato dell’euro-zona: una proposta per un Nuovo SistemaMo-netarioEuropeoedunnuovo ruoloper laBancacentraleeuropea».Partendodallaconsapevolez-zache«lamonetaunica rappresentaunaminac-cia per l’esistenza dell’Unione europea nonchédelMercato unico continentale», i due autori siconcentrano su tutte quelle misure «che mini-mizzerebbero irischidiunosmantellamentoco-ordinato dell’Eurozona in modo da ristabilireunclimadi fiducianelContinente».Le lineegui-da da seguire sarebbero semplici: 1) Sostituzio-ne della moneta unica con un sistema di valute«coordinate» attraverso. 2) L’iniziale uscita dal-l’eurozona dei paesi economicamente più fortiin modo che l’euro rimanga la valuta dei paesipiùdebolimentre.3)LaBcedovrebbemantene-re il ruolo di organismo che coordina il nuovosistema valutario europeo. Categoria: primaesca laGermania.

52. KINGMervin

Economista britannico. Ha guidato la Bancad’Inghilterradal 2003al2013.Nonhamaismes-so di attaccare l’Unione economica monetaria,dopo aver predetto che l’Eurozona dovrà esseresmantellataper liberare i suoimembripiùdebo-lida austerità edisoccupazione record.Hadettochenonavrebbemai immaginatocheuncollas-so economico dell’intensità degli Anni 30 si sa-rebbe nuovamente manifestato in Europa dal2008 in poi. «Nell’area euro, i paesi della perife-ria non possono fare nulla per compensarel’austerità. È stato semplicemente chiesto a lorodi tagliare la spesa totale, senza alcunacompen-sazione per la domanda. Credo che sia un pro-blema serio. I paesi deboli della zona euro nonhannoaltrasceltache tornareallemonetenazio-nali per tracciare un percorso di ritorno alla cre-

scita e alla piena occupazione». Categoria: il bri-tannico scuserà il francesismo: portare via i co-glioni e al più presto.

53. KRUGMANPaul

Allievo di Dornbusch. Insegna in universitàtipoYale,Mit,Princeton e Stanford.Vince il Pre-mio Nobel per l’economia nel 2008 ed è autoredi un importante manuale di macroeconomia.«C’è un qualsiasi buon argomento per non direche la creazione dell’euro è stato un errore didimensioniepiche?Forse.Magliargomenti cheho sentito finora sono alquanto pessimi. E sonoanche decisamente irritanti». Questa è l’apertu-ra di uno dei suoi caustici editoriali pubblicatisulNew York Times. «Un argomento che conti-nuo a sentire è che gli economisti critici, comeme,non capiscono che l’euro è stato un proget-to politico, anziché un mero fatto economicocon dei costi e dei benefici. E certo, io sono unrozzo e ottuso economista che non sa nulla del-l’importanzadella politica edelle strategie inter-nazionali nelle decisioni politiche, uno che nonhamai sentito parlare di progetto europeo e delsuo fondamento nel tentativo di lasciarsi dietrolespalleunastoriadiguerre.Madurante lamar-cia verso l’euro le élite europee hanno chiuso lamente ad ogni avvertimento sul fatto che un’U-nione monetaria - a differenza della semplicerimozione delle barriere al commercio - eraquantomeno ambigua nella logica economica.Insomma una pessima idea». (22 luglio 2015).Categoria: l’allievo supera ilmaestro.

54. LUTTWAKEdward

Esperto di geopolitica ed economia. Falco,conservatoreeguerrafondaio.Americanodiori-gini rumene con un’infanzia passata in Italia; èconosciutissimo al grande pubblico per le pre-senze nei nostri talk show. Queste le sue paroleinun’intervistaaGoffredoPistelli: «L’euro?Èsta-tounerroreenormeper l’Italia.Volutodaipoliti-ciper sentirsi più europei e,qualcuno l’ha persi-no detto, per guardare in faccia i tedeschi: unacosa ridicola, come quando Mussolini volevacercare di essere all’altezza di Hitler. Gli italianinon sono i tedeschi. Con l’euro non c’è e non cisarà crescita. E ci sarà maggiore disoccupazio-ne».Categoria: spaghettiwestern.

55.MADDALENAPaolo

VicepresidenteemeritodellaCorteCostituzio-nale.Misuratomadecisonellasuabattagliacon-tro l’euro e l’alta finanza.Non siunisce al corodichi parla di Colpo di Stato ma le sue considera-zioni rilasciate in un’intervista aLibero il 27 ago-sto2016 fannocomunque impressione.«I tratta-ti favoriscono i paesi forti e danneggiano quellipiù deboli economicamente, grazie al principiodella forte competitività contenuto nel trattatodi Lisbona. L’impatto normativo comunitario èincompatibile con i principi fondamentali dellanostra Costituzione che pongono come fini losviluppo della persona umana ed il progressomateriale e spirituale della società». Rimane ro-manticamente affezionato all’ideale degli StatiUniti d’Europa ma sostiene altresì che «usciredall’euro avrebbe effetti soltanto positivi per l’e-conomia del nostro Paese». Categoria: l’euro èanticostituzionale. Punto.

«Sarebbeun errorepericoloso farprecedere l’unitàpoliticadaquellamonetaria»NicholasKaldor

«Così l’Italianon cresceràmai» Edward Luttwak

«I paesi perifericinonhannoaltra sceltache tornareallemonetenazionali»MervinKing

SPECIALI 19__Lunedì 2 gennaio 2017__

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56.MAGLI Ida

Antropologa e docente di psicologia socialeall’Università di Siena. Ha definito l’Europa un«Continente inventato». Firma autorevole dimolti quotidiani e settimanali. Muore il 21 feb-braio2016.Parlanoper lei leultime testimonian-ze letterarie. Una su tutte: La dittatura europea.Questa la premessa del libro: «Quando ho scrit-to Contro l’Europa sapevo soltanto una cosa:che l’unificazione dell’Europa era un’idea deltutto contraria alla ragione e alla storia. Le socie-tàe leculturenon possonocamminareall’indie-tro, così come le specie: o progrediscono nelladirezionedimarciaverso la loro formaoppuresiestinguono. Germania, Francia, Italia ed Inghil-terraeranogiunti adiventareNazioni con la loroindividualità di territorio, di confini, di paesag-gio, di patria, di lingua, di letteratura, di arte, dimusica,dibellezza,diciviltà attraverso un lungopercorso storico perché questo “essere Nazio-ne” era la forma di civiltà cui aspiravano: piena,forte, matura e felice». Categoria: l’effige di que-sta donna nella prima nuova banconota italia-na!

57.MANKIWGregory

Brillante economista americano, ascoltatoconsulente del presidente George W. Bush. Au-tore di un diffuso manuale di macroeconomia(il Mankiw-Taylor). Insegna ad Harvard. SulNew York Times rileva perché l’euro è un falli-mento. «Non può essere paragonato al dollaro.Così come l’Unione europea non può essere inalcun modo equiparata agli Stati Uniti. Questiultimi possono permettersi una moneta in co-mune avendo una stessa lingua; conseguentiscarse barriere alla mobilità del fattore lavoro edun bilancio federale unico che consente di farfronte a shock asimmetrici». Per noi comunimortali: se le cose in un certo momento vannomale, gli Stati più ricchi, produttivi e fortunaticontribuiscono ed aiutano quelli più poveri. Edil bello è, conclude Mankiw, «che ve l’avevanopure detto un sacco di economisti cari europei»(17 luglio 2015). Categoria: Casa Bianca.

58.MIRRLEES James

Economista britannico. Premio Nobel nel1996. Docente ad Oxford e a Cambridge. Espri-me tutti i suoi dubbi sulla moneta unica in unincontro pubblico all’Università Ca’ Foscari neldicembre 2013. Mette in guardia i presenti chel’abbandonodellamonetanon saràunapasseg-giata. Una materia da gestire con grande atten-zione per non minare la fiducia dei correntistinelle banche. Cionondimeno «guardando daldi fuori, dico che non dovreste stare nell’euro,mauscirneadessoe finché l’Italia resterànell’eu-ro non potrà espandere la massa di moneta incircolazione o svalutare: ecco perché si imponela necessità didecidere se rimanere o meno nel-lamonetaunica,questionenon faciledadirime-re». Categoria: la libertà non è gratis. Ma neppu-re la schiavitù.

59.MITCHELL Bill

William Mitchell, detto Bill. Economista au-straliano. Esponente di spicco della Modermmonetary theory (Mmt) il cui padre ispiratore è

Warren Mosler. Insegna economia. Orienta-mento progressista post keynesiano. Macina inumeridell'economia greca prima e dopo i soli-ti e consueti piani di salvataggio che non salve-ranno un bel niente. Chiude sconsolato un suoarticolo dello scorso maggio 2016: «I dati sullaGrecia continuano a togliermi il fiato. Il Progettoeuropeoè lentamentemainesorabilmenteauto-distruttivo. Con alcuni paesi che hanno un’inte-ragenerazione digiovanialienatidallanarrazio-ne mainstream. È solo questione di tempo pri-ma che avvenga qualche grosso cambiamentopolitico. Il timore è che siano i partiti di destra aprendersi carico di queste generazioni di giova-ni. La sinistra continua a pavoneggiarsi nel deli-rio della sua grande visione di un’Europa unita,del ripristino della democrazia e altre cose». Ca-tegoria: il fallimento della sinistra fognatrice.

60.MODYAshoka

Economista indiano.Scriveper l’IstitutoBrue-gel, un centro studi concorde con le direttive diBruxelles. Non manca tuttavia di criticare l'ope-rato del Fondo monetario internazionale nellagestione della crisi greca. E nell’aprile del 2015condanna già a fallimento certo quello che di lì apoco sarà l’ennesimo piano imposto ad Atene:«Inevitabilmente, si arriverà alla riduzione deldebito - ma col contagocce e con una sofferenzaincessante. Il governo greco dovrà trattenere ipagamenti ai fornitori e ai lavoratori, e razziare ifondipensione.Tracinqueanni, lostressecono-mico e sociale del paese potrebbe essere ancorapiù grave. La domanda sarà: perché il debitonon è stato condonato prima? Nessuno è dispo-sto a confrontarsi con questa sgradevole aritme-tica,e l’illusioneprevale.Avendo fallito ilsuopri-mo test greco, il Fondo monetario internaziona-le rischia di fallire di nuovo. Rimane intrappola-tadallepriorità degli azionisti, tra cuinegliultimianni il Regno Unito e Germania. Per riaffermare

lasua indipendenza eriscattare lacredibilitàper-duta, dovrebbe cancellare una grossa fetta deldebito della Grecia». Categoria: abbiamo tocca-to il Fondo?!

61.MOSLERWarren

Amato ed odiato. Irriso e venerato. Economi-sta e imprenditore americano. È il padre fonda-tore della Moderna teoria monetaria che si pro-ponedistudiareespiegare lemodalità concui lacreazione della moneta interagisce ed interferi-sce con le dinamiche dell’economia reale. In uncontesto di piena sovranità monetaria, chiarisceMosler, la disoccupazione è solo un scelta politi-ca. In un’intervista al blog scenarieconomici.itnelmarzo2014disegnaunpercorsodiprogressi-va uscita del nostro Paese dalla galera della mo-netaunica. Il tuttodovrebbeavvenire indue fasi.La prima è una fase negoziale in cui «rivolgersiall’Uechiedendo chesianoallentati i limitialde-ficitdall’attuale3% finoadarrivareall’8%.Al tem-po stesso chiederei che la garanzia ufficiosa suldebitopubblicodeglistatimembrisia trasforma-ta in una disposizione di legge. E inoltre chiede-rei all’Ue che la Bce finanzi un posto di lavoro ditransizione per tutti coloro che sono in grado dilavorare e disponibili a farlo». In caso di diniegosi passerebbe all’introduzione della cosiddettamonetaparallela il cuiobiettivo finaleè quellodiguidare progressivamente il Paese fuori dall’eu-ro. «Darei loro non oltre 90 giorni di tempo peresprimersi con una risposta. Nell’ipotesi di unrifiuto, l’Italia dovrebbe iniziare a imporre le tas-se e spendere in lire in modo tale da applicareeffettivamente i cambiamenti necessari a soste-nere la piena occupazione». Categoria: WarrenMosler.

62.MÜNCHAUWolfgang

Illustre firmadelFinancialTimes,curaunpre-

stigiosoecostososerviziodi informazione finan-ziaria, eurointelligence.com, in cui illustra agliabbonati tendenze e scenari in arrivo nel prossi-mo futuro. In servizio permanente fra gli euro-scettici, spiega da tempo alla comunità finanzia-riaperché lamonetaunica èdestinata acrollare.«L’Unione europea si sta spezzando lungo trelinee di faglia. Una divide il prospero Nord dal-l’indebitatoSud.Lasecondadivideuna periferiaeuroscettica da un centro eurofilo. La terza divi-de un Ovest liberale da un Est sempre più auto-cratico.Questa è la scena della disintegrazione edella frattura dell’Ue. Con tutte queste crisi chesi svolgono nello stesso momento, mi pare piùutile guardare alla figura d’insieme; al rischio si-stemico che non viene da una singola crisi inparticolare, ma dal fatto di doverne affrontarecosì tante nello stesso momento. C’è uno sche-ma comune sottostante a tutto questo. L’Ue hauna tendenza innata ai cattivi compromessi eallecostruzioniadatte soloalbeltempo.Nell’ulti-moannonon ècambiato sostanzialmente nien-te, eccetto il fatto che il problema è diventatoevidente a un maggior numero di persone. Larottura,quandoverrà,potrebbeancorascioccar-ci. Ma offre anche delle opportunità. Penso chela cosa peggiore che l’Ue possa fare sia quella dicontinuare a procedere nella stessa direzione incuiè andata finora» (3 gennaio 2016).Categoria:più che un’Unione questa è una torre di Babele.

63.MUNDELL Robert

Economista canadese. Ha insegnato nelleUniversità di Chicago e Columbia. Molto cono-sciuto per la sua teoria delle valutarie ottimali.Ovvero lo studio delle caratteristiche che rendo-no conveniente per una specifica area geografi-ca condividere o meno una moneta. Teoria chegli è valsa un Nobel nel 1999. È considerato, atorto o ragione, uno dei più influenti teorici del-l’architettura dell’euro. Certe sue dichiarazioni

«La cosapeggiore è procederenella stessadirezione.La rotturaoffre opportunità»WolfgangMünchau

«Ve l’avevanodetto un saccodi economistiche sbagliavate, cari europei» GregoryMankiw

«Guardandoda fuori, dico chedovresteusciresubitodallamonetaunica»JamesMirrlees

SPECIALI20 __Lunedì 2 gennaio 2017__

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Page 11: C èchisussurraechigrida Alzi la mano chi non tornerebbe ... · Ai tempi della riunificazio-ne, nel 1989, la Thatcher girava ... 1.ALESINAAlberto Economista e profeta della cosiddetta

cinicheecompiaciute sul temagli sonodel restovalse questa particolare fama (o infamia). Inun’intervista sul Guardian del 2012 Mundellconsiderava l'euro come l’arma che avrebbe«spazzatovianormeeregolamentisul lavoroco-stringendo i governi nazionali a tagliare la spesasociale» e a limitare i diritti civili, svendendo lapropria sovranità alla stessaUe e ai grandi grup-pi finanziari. Rimane il fatto che lo studio dellateoria di Mundell sulle aree valutarie ottimalinon lasciaalcundubbio: l’eurozonanonpuòes-sere definita come tale non avendo i suoi Paesiincomunenessunodeiparametrimacroecono-mici più rilevanti: welfare, politiche fiscali, infla-zione,altamobilità fattore lavoro.Categoria: luci-do genio... delmale.

64.MYRDALGunnar

Economista e politico svedese. Già membrodel partito social democratico. Consegue il Pre-mio Nobel nel 1974. Muore nel 1987. Studiò alungo il perché alcune nazioni crescessero me-no di altre. Individuava anche nelle aree valuta-rie comuni - come ad esempio l’eurozona - lecause di disuguaglianze nei tassi di sviluppo. Alloro internosicreano inevitabilmentediversinu-clei. Da un lato le nazioni che crescono di più echetendonoadacquisireunvantaggiocompeti-tivo cumulativo rispetto a chi invece cresce dimeno. In pratica il forte diventa sempre più for-te. Ildebole semprepiùdebole.«L’unicasoluzio-ne in tal caso è che lenazioni più produttive fac-cianocrescere i loro salari sìda tornare adesseremeno competitivi rispetto a chi non cresce co-me loro». Peccato che tutto questo non si verifi-chi mai. A partire da ciò che avviene in Europa.Categoria: sogno premonitore?

65. NORTHGary

Discusso e controverso economista, storico esaggista americano. Aderisce al ricostruzioni-smo cristiano; calvinista imperterrito e tosto se-guacedell’economista liberista austriacoLudvigvon Mises. Dalle colonne del suo blog non hamancato di esultare per il risultato del referen-dumbritannico fin dal 25 giugno 2016: «L’Unio-ne europea è un prodotto civetta. Un GovernoUnicoMondiale che attrae intellettuali e politicicon la promessa dimaggiore ricchezza attraver-so il libero scambio. Ciò però non dà vita ad unliberocommercio,maadungiocoorganizzato egestitodaun’élitediburocrati internazionali.Daun lato dazi bassi ma dall’altro normative esa-sperate su produzione e distribuzione di cui be-neficiano le grandi multinazionali che hanno adisposizione avvocati costosi. Questo sistema diregolamentazione creabarriere contro iconcor-rentineonati ed innovativi,mapurtroppo sotto-capitalizzati. Inaltreparole, l’escadiunamaggio-re ricchezza nazionale persuade i governanti acaderenella trappoladi trattati in cui iPaesiade-renticedonopezzidisovranitànazionale».Cate-goria: peccato sia calvinista.

66.O’BRIENMatt

Editorialista del Washington Post, osserva escrivediEuropamaimancandodievidenziarnei limiti. In un suo editoriale del luglio 2015men-tre tutti parlano e scrivono diGrexitO’Brien sot-tolinea come la fine dell’Europa partirà dall’Ita-lia. «Qual è il paese che, dopo la sua adesioneall’euro 16 anni fa, è cresciuto del 4,6% in totale?Be’, forse quello che con più probabilità usciràdallamoneta comune: l’Italia. È difficile dire checosa è andato storto, perché nulla èmai andatobene. È cresciuta nei primi anni di euro,ma poiquasipernientenei15annisuccessivi.Ora,que-

sto non vuol dire che sia stata sempre in stagna-zione. È cresciuta fino al 14 per cento in più ri-spettoaquandoèentratanell’euro,primache larecessione del 2008 e la doppia recessione del2011 cancellassero i progressi. Ma a differenza,ad esempio, della Grecia, non c’è mai stato unboom. C’è stata solo la contrazione. Il risultato,però, è stato lo stesso. La Grecia e l’Italia sonoentrambe cresciute di un misero 4,6 per centonegli ultimi 16 anni, anche se hanno preso stra-de drasticamente diverse per arrivarci». Catego-ria: da lontano si vedemeglio.

67.OPPENHEIMERPeter

Unacarrieradaeconomista inprestigiose isti-tuzioniecorporation internazionali.Fierooppo-sitore dell’euro. Lamoneta unica e tutti i tentati-

vi fatti per tenere cambi fissi anziché flessibili,hanno finito per creare soltanto danni. Nel giu-gno 2015 interviene nel dibattito politico dellasua Polonia stroncando sul nascere ognimalsa-na tentazionediaderireall’eurozona:«Alloraco-sa dovremmo suggerire ad un paese membrodell’Unione europea, che ancora deve decidersicirca l’opportunità di aderire all’eurozona? Tuttii paesi, che siano membri dell’eurozona o me-no,soffronoeconomicamente inunacertamisu-ra a causa di essa. Potrebbe essere un’occasioneunica per la Polonia di innescare il suo smem-bramento -primaaderendoallamonetaunicaequindi, due o tre anni più tardi, uscendone inmaniera deliberata. Ma ahimè, il successo diquesti pianimachiavellici è troppo incerto e po-trebbecomportarecosti ingiustificati.Date lecir-costanze attuali, il meglio che la nostra Polonia

possa fare è ascoltare le parole del vecchio pro-verbio inglese: “Non toccarla nemmeno con unremo lungo”». Categoria: vade retroBruxelles.

68.OWENDavid

AttualmentemembrodellaCameradeiLord.Incarichi di governo primadell’arrivo diMarga-reth Thatcher. Un passato da laburista prima diavventurarsi nella fondazione del Partito social-democraticobritannico.Nel1975eraunconvin-tosostenitoredell’adesionedelRegnoUnitoallaComunitàEconomicaEuropea.Daalloramoltaacquaèpassatasotto iponti. Inun’intervista rila-sciata al Telegraph nel maggio 2016 nel pienodella campagna referendaria si indignadi frontealla cecità della tecnocrazia europea: «La disoc-cupazione dei giovani under 25 in Spagna rag-giunge il 56%. Ma Bruxelles tollera tutto questoperché ancora ritiene che possa essere realizza-ta un’unione fiscalementre tutto cade a pezzi. Esapetecosamihadettodi recenteunamico tec-nocrate di Bruxelles? “Ma David lo sappiamotutti che l’eurozona collasserà.Maperché pren-derci noi la responsabilità di tutto ciò votandoBrexit?”. Gli ho risposto: responsabilità? La no-stra responsabilità è salvare la nostra gente dalcollasso».Categoria: il principio responsabilità.

69. PADOANPier Carlo

No,nonèunoscherzo.SonomesichePiercar-lo Padoan conduce quasi in solitaria una batta-glia dentro l’Ue affinché sia istituito a livello so-vranazionale un sussidio continentale contro ladisoccupazione. Beh, direte, e cosa c’entra tuttoquesto con l’essere euroscettici? Non è tanto labattaglia in sé ma la motivazione di Padoan anon lasciare dubbi. Una nota del ministero dalui presieduto il 27 giugno del 2016 dopo loshockdellaBrexit recitachequesto sussidiocon-diviso «potrebbe consolidare sia la crescita nelmedio terminesiamitigare lenecessitàdiaggiu-stamentonelcaso soprattuttodiun’Unionemo-netaria dove, a causa dell’assenza di un tasso dicambio, icostidiaggiustamento sonoparticolar-mente pesanti sul mercato del lavoro». Catego-ria: o svaluti lamoneta o svaluti il lavoro.

70. PETTIFORAnn

Ann Pettifor, direttrice del Policy research ofmacroeconomics di Londra, in un’analisi del 31luglio 2015 trova punti in comune fra l’euro e ilgold standard; quel sistema in cui lamoneta eradi fatto costituita soltanto dal prezioso metallogiallo.Unsistemaandato incrisinel1972.«L’ab-bandono da parte dei governi del controllo suitassi di cambio; la perdita di una banca centralecontrollatadallo Stato; l’euforia iniziale riguardoal fatto che un tasso di cambio sopravvalutatorende più economiche le importazioni e che lamobilitàdeicapitali incoraggiaprestiti sconside-rati; le conseguenti pressioni deflazionistiche;l’assenza di un organismo di coordinamento ingrado di controllare gli squilibri all’interno dellazonae infineuna crescente resistenzapolitica alsistema monetario. Nel primo trimestre 2015 ildebito dell’eurozona era 9.400 miliardi di euro,il 92,9% del Pilmentre perMaastricht sarebbe il60».Categoria: non è tutto oro ciò che luccica.

(Domani la seconda e ultima puntata)

«Senza tassodi cambio, i costi di aggiustamentopesano sulmercatodel lavoro» Pier Carlo Padoan

«L’euro spazza via le norme sul lavoro e costringei governia tagliare la spesa sociale» RobertMundell

SPECIALI 21__Lunedì 2 gennaio 2017__

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