Regia Torpediniera Antares - Marinai d'Italia · L’Antares aumentava la velocità e girava...

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23 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014 D opo tre giorni di inferno in porto a Tobruk 24 ore al giorno sotto bom- bardamento, alle volte un solo ae- reo chiamato il disturbatore, altre volte dozzine di aerei che sganciavano bombe a volontà la baia di Tobruk era un cimitero di navi Italiane e Ingìesi. Finalmente alle ore 16 dell’undici Ottobre 42 lasciavamo Tobruk di scorta a 4 pirosca- fi e un sommergibile a rimorchio di una del- le navi, diretti a Taranto. Alle ore 20 venivo rilevato dal servizio in caldaia dal sotto ca- po Meccanico Tozzi. Dopo avere consu- mato la cena mi recavo in segreteria mac- chine (mio posto di combattimento a di- sposizione del Direttore Macchine quando non ero di servizio in caldaia o in macchi- na). In segreteria c’era il direttore macchi- ne signor Bassotti Capitano GNDM capo Tipolotti Capo Giannini e Capo Ascolese, il Direttore stava spiegando certi lavori che si avrebbe dovuto fare una volta arrivati a Taranto, sempre che il Comando Marina ci avesse dato il tempo. (Perché in questi ultimi mesi eravamo in continua navigazione). Ore 23 circa uscivo per fare un giro intorno alla nave quando notavo un bagliore ora bianco ora rosso lontano verso il sud, chia- mavo il Direttore che venisse a vedere e disse: Stanno bombardando Tobruk. Ore 24 scendevo in caldaia N° 2 per il mio secon- do turno. Ore 0.50 ricevevo ordine di aprire la valvola nafta: per i fuumogeni e il Diret- tore mi informava che il mare era illumina- to come se fosse giorno. L’Antares aumentava la velocità e girava intorno al convoglio coprendolo di nebbia artificiale. Ore 0,59 si udiva un colpo che sembrava sotto la chiglia, la nave sbanda- va paurosamente sul lato sinistro, e si fer- mava, Benché tutti i bruciatori fossero ac- cesi al massimo la pressione in caldaia scendeva rapidamente, cercai di comuni- care con la caldaia N° uno, ma quando tol- si il tappo dal tubo porta voce usciva vapo- re con forza, compresi che la uno doveva essere danneggiata, perciò io chiusi la co- municazione del vapore fra te due caldaie, poco dopo la pressione nella 2 si fermava di scendere e poi incominciò a risalire alla pressione di regime. A questo punto cercai di comunicare con la macchina di Prora, con la Segreteria Macchine con la Plancia ma da nessuno ricevevo risposta, la situa- zione era critica i Fuochisti mi chiedevano di abbandonare il locale, per me era un di- lemma abbandonare il locale potevo esse- re messo alla corte marziale rimanere la sotto potevamo tutti 4 fare la fine del topo Perciò mandai il fuochista Ceresoli in co- perta a cercare il Direttore o qualunque al- tro ufficiale che le dasse istruzioni. Dopo 7/8 minuti Ceresoli ritornava ( Non bo mai dimenticato le sue parole e le ripeto) Mi disse: “Munari in coperta c’è solo mor- ti e feriti, a Poppa ho trovato il signor Scar- pato (sarebbe il Comandante in seconda) mi disse di dirti di spegnere la caldaia, sca- ricare la pressione e poi vai a Poppa che ti aspetta.” Dopo fatto quanto ordinato mi avviavo verso Poppa cercando di non pe- stare su qualche morto o ferito, mentre camminavo verso Poppa notavo che sul la- to sinistro il mare lambiva la coperta per una profondità di 10/15 centimetri. A Poppa trovavo il signor Scarpato con 5/6 Marinai aggrappati alla draglia per non scivolare. 22 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014 Testimonianze Regia Torpediniera Antares Giovanni Munari - Socio del Gruppo di Sydney 19 luglio 1936. Varo della torpediniera Antares Quello che leggi è un succinto di quello che quella notte abbiamo vissuto. A scrivere i dettagli uno scrittore farebbe un libro, io l’ho scritto in parole povere e forse con tanti sbagli di ortografia... L’ Antares nei 2 attacchi più gravi ha perduto 48 persone morte. Nelle diverse missioni per la Grecia e per l'Africa, per la Tunisia il numero esatto non lo so ma sono piu di una ventina i morti e i feriti sono il doppio dei morti. Questa è verita io sono uno dei pochi fortunati. Per me la Guerra è un crimine e qualunque governo Politico o Religioso che inizia una Guerra è un governo di criminali... Giovanni Munari al tempo di questi fatti Sergente membro dell’Equipaggio. La torpediera Antares nel 194i (Foto tratta dal volume US MM Le torpediniere italiane 1981-1964 - 2a edizione - 1974)

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  • 23Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014

    D opo tre giorni di inferno in porto aTobruk 24 ore al giorno sotto bom-bardamento, alle volte un solo ae-reo chiamato il disturbatore, altre voltedozzine di aerei che sganciavano bombe avolontà la baia di Tobruk era un cimitero dinavi Italiane e Ingìesi. Finalmente alle ore 16 dell’undici Ottobre42 lasciavamo Tobruk di scorta a 4 pirosca-fi e un sommergibile a rimorchio di una del-le navi, diretti a Taranto. Alle ore 20 venivorilevato dal servizio in caldaia dal sotto ca-po Meccanico Tozzi. Dopo avere consu-mato la cena mi recavo in segreteria mac-chine (mio posto di combattimento a di-sposizione del Direttore Macchine quandonon ero di servizio in caldaia o in macchi-na). In segreteria c’era il direttore macchi-ne signor Bassotti Capitano GNDM capoTipolotti Capo Giannini e Capo Ascolese, ilDirettore stava spiegando certi lavori chesi avrebbe dovuto fare una volta arrivati aTaranto, sempre che il Comando Marina ciavesse dato il tempo. (Perché in questi ultimi mesi eravamo incontinua navigazione).

    Ore 23 circa uscivo per fare un giro intornoalla nave quando notavo un bagliore orabianco ora rosso lontano verso il sud, chia-mavo il Direttore che venisse a vedere edisse: Stanno bombardando Tobruk. Ore 24scendevo in caldaia N° 2 per il mio secon-do turno. Ore 0.50 ricevevo ordine di aprirela valvola nafta: per i fuumogeni e il Diret-tore mi informava che il mare era illumina-to come se fosse giorno. L’Antares aumentava la velocità e giravaintorno al convoglio coprendolo di nebbiaartificiale. Ore 0,59 si udiva un colpo chesembrava sotto la chiglia, la nave sbanda-va paurosamente sul lato sinistro, e si fer-mava, Benché tutti i bruciatori fossero ac-cesi al massimo la pressione in caldaiascendeva rapidamente, cercai di comuni-care con la caldaia N° uno, ma quando tol-si il tappo dal tubo porta voce usciva vapo-re con forza, compresi che la uno dovevaessere danneggiata, perciò io chiusi la co-municazione del vapore fra te due caldaie,poco dopo la pressione nella 2 si fermavadi scendere e poi incominciò a risalire allapressione di regime. A questo punto cercai

    di comunicare con la macchina di Prora,con la Segreteria Macchine con la Planciama da nessuno ricevevo risposta, la situa-zione era critica i Fuochisti mi chiedevanodi abbandonare il locale, per me era un di-lemma abbandonare il locale potevo esse-re messo alla corte marziale rimanere lasotto potevamo tutti 4 fare la fine del topoPerciò mandai il fuochista Ceresoli in co-perta a cercare il Direttore o qualunque al-tro ufficiale che le dasse istruzioni. Dopo7/8 minuti Ceresoli ritornava ( Non bo maidimenticato le sue parole e le ripeto) Mi disse: “Munari in coperta c’è solo mor-ti e feriti, a Poppa ho trovato il signor Scar-pato (sarebbe il Comandante in seconda)mi disse di dirti di spegnere la caldaia, sca-ricare la pressione e poi vai a Poppa che tiaspetta.” Dopo fatto quanto ordinato miavviavo verso Poppa cercando di non pe-stare su qualche morto o ferito, mentrecamminavo verso Poppa notavo che sul la-to sinistro il mare lambiva la coperta peruna profondità di 10/15 centimetri. A Poppatrovavo il signor Scarpato con 5/6 Marinaiaggrappati alla draglia per non scivolare.

    22 Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014

    Testimonianze

    Regia Torpediniera AntaresGiovanni Munari - Socio del Gruppo di Sydney

    19 luglio 1936. Varo della torpediniera Antares

    Quello che leggi è un succinto di quello che quella notte abbiamo vissuto.A scrivere i dettagli uno scrittore farebbe un libro, io l’ho scritto in parole povere

    e forse con tanti sbagli di ortografia...L’Antares nei 2 attacchi più gravi ha perduto 48 persone morte.

    Nelle diverse missioni per la Grecia e per l'Africa, per la Tunisia il numero esattonon lo so ma sono piu di una ventina i morti e i feriti sono il doppio dei morti.

    Questa è verita io sono uno dei pochi fortunati.Per me la Guerra è un crimine e qualunque governo Politico o Religioso

    che inizia una Guerra è un governo di criminali... Giovanni Munari al tempo di questi fatti Sergente membro dell’Equipaggio.

    La torpediera Antares nel 194i (Foto tratta dal volume US MM Le torpediniere italiane 1981-1964 - 2a edizione - 1974)

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    del’Antares, mentre noi venivamo alloggia-ti sulla Pacinotti. Dopo 5 giorni il SignorScarpato mi chiamava in quel sgabuzzinoche le serviva da ufficio, e mi leggeva laMotivazione che doveva mandarla al Co-mandante Ceccone per la firma, e in confi-denza mi disse: con questa motivazione ri-ceverai la medaglia d’Argento e la promo-zione. lo lo ringraziavo e non ci ho più pen-sato. Dopo 10 giorni a Suda a rimorchio delrimorchiatore Valente in 2 tappe ci portaro-no all’Arsenale del Pireo, dove iniziarono ariparare la macchine. Siamo rimasti fermial Pireo una quarantina di giorni, durante iquali il Comando Marina aveva mandatouna dozzina fra Marinai e fuochisti e 3 Capimeccanici, Capo Matera di carriera e duesecondi capi richiamati, che mi dissero cheloro non sanno dove mettere le mani, han-no sempre lavorato su navi con macchinealternative, ed erano in congedo da più di15 anni, così io e capo Matera abbiamocercato dì istruirli per quando la nave saràpronta a muovere. Non ricordo il giorno maverso la metà di dicembre 42 dal Pireo cisiamo trasferiti a Taranto, dove I’Antaresveniva messa in secca e tutti i superstitifummo mandati in licenza per 40 giorni. E qui voglio fare un commento. Da anni non passavo il Natale con i mieigenitori, noi eravamo 4 fratelli e 3 eravamoin prima linea io in Marina dove il fronteandava da Trieste e Genova all’Africa e ildodecaneso gli altri 2 fratelli Giuseppetrattenuto ha combattuto sul fronte Greco

    e Antonio chiamato alle armi nel 1941 oratutti e due negli Alpini sul fronte Russo, acasa c’era il piu piccolo che allo scoppiodella Guerra aveva 9 anni. Voi che leggere-te questo scritto potrete capire l’angosciadei miei Genitori.Finita la licenza ai primi di Gennaio 43 ritor-navo a bordo e trovavo l’Antares fatta co-me nuova quel giorno che rientravo stava-no facendo nafta e caricavano le munizio-ni. Trovavo più della metà di nuovo equi-paggio e i sotto uffciali e il direttore mac-chine tutti nuovi, degli Ufficiali vecchi soloil Comandante Ceccone e il Signor Scarpa-to erano rimasti. Il 15 Gennaio 43 cominciala prima missione di scorta una nave daTaranto a Messina. Da Messina ci trasferi-rono a Napoli dove abbiamo cominciato lascorta a singole navi e convogli per la Tu-nisia su quella che era chiamata la rottadella morte. Nel mese di Febbraio 43 di ri-torno da Biserta a Napoli perdevamo 2 ma-rinai portati via dal mare e in quel mesesbarcava il signor Scarpato e lo sostituivail Tenente di Vascello Adamo Rook. Nei primi giorni di Marzo 43 arrivava le De-corazioni che ci furono consegnate dal Co-mandante in seconda signor Rook benchéil Comandante Ceccone fosse a bordo. Tut-ti i superstiti la Croce di Guerra al V.M, ioLa Medaglia di Bronzo al V.M.. Un giorno in Aprile 43 avevo 4 ore di liberauscita a Napoli, il caso volle che incon-trassi il Signor Scarpato e cosi parlando ledissi che avevo ricevuto la medaglia diBronzo e no promozione. (Volete saperecosa mi ha risposto?) Queste sono le pa-role del Signor Scarpato. Mi ha detto (Mu-nari devi ringraziare il Comandante Cec-cone che ha cambiato i termini della mia

    motivazione, perché ha detto che hai lalingua troppo lunga (Allora ho ripensato aquello che avevo detto sul Lupo.) Poi con-tinuando mi ha detto che per questo e al-tre cose lui non poteva più collaborarecon il Comandante Ceccone perciò ha fat-to domanda di essere trasferito. La Moti-vazione del signor Scarpato descrivevaquello che avevo fatto e terminava cheavevo salvato la nave da sicuro affonda-mento. La modifica del Comandante Cec-cone parla che ho cercato di mantenerenel limite del possible i vari macchinari. fnfunzione. Non c’erano macchinari damantenere in funzione perché spenta lacaldaia non c’era più forza. La forza è ritornata quando ho messo infunzione il Motore Diesel Generatore. Verso la metà di marzo credo era il 15 ab-biamo perso la Motonave Monzoni silurataalle 2 di notte da sommergibili, il 19 Maggio43 nelle acque di Olbia l’Antares affondavail terzo sommergibile.Il 23 o 24 Maggio sbarcava il ComandanteCeccone e lo sostituiva il Caoitano di Cor-vetta Nicolò Nicolini che aveva comanda-to l’Antares nel 40/41. lo salutavo il Co-mandante Ceccone con queste parole: (Lasaluto Comandante e la ringrazio per aver-mi fatto saltare la medaglia d’Argento e lapromozione). Non ha detto una parola: il28 Maggio 43 alle ore 9,30 un attacco ae-reo in porto a Livorno faceva grandi dannisul porto, alle ore 11,30 dello stesso giornoun secondo attacco aereo sul porto a Li-vorno una bomba cadeva razando lo scafodell’Antares ed eplodeva sotto la naveaffondandola. E qui finisce la storia dell’Antares No certola mia che con alti e bassi continuava finoil 26 Giugno 1947 quando da Maridepo Ta-ranto venivo congedato. Epilogo l’Antares ha al suo passivo la per-dita di 3 navi Il PRF Sardegna affondato dasommergibile il 29 Dicembre 1940 nel bas-so Adriatico. La Petroliera Sant’Andreaaffondata da aerei il 30 Agosto 1942 sullarotta Taranto Bengasi La Motonave Mon-zoni affondata da sommergibili non sonosicuro ma credo sia stato il 15 o il 17 Mar-zo 1943 sulla rotta Tunisi Livorno. Ha subi-to la perdita di circa 60 morti dai numero-si attacchi aerei in mare e un numerogrande di feriti. Al suo attivo l’Antares ha l’affondamentosicuro di 3 sommergibili e 2 probabili e ladistruzione di 13 aerei da sola senza conta-re quelli distrutti assieme ad altre navi.

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    Il signor Scarpato mi disse Munari sei ilsolo dei sotto ufficiali di macchina incolu-me (Qui faccio una osservazione era la pri-ma volta che da Sergente passavo per sot-to uf1iciale) il djrettore è morto, Capo Tipo-lotti, Giannini e Ascolese sono morti e glialtri due sono gravemente feriti, non te loordino perché la nave può capovolgersiogni momento, ti chiedo se scendi nel lo-cale timone e porti il timone al centro cheè rimasto tutto alla banda forse raddrizze-remo di qualche grado la nave. Non che avessi piacere andare là sotto mail lamento dei feriti che se la nave fosseaffondata per loro non c’era tanta speran-za e forse neanche per noi, scesi nel loca-le timone l’acqua mi arrivava sopra le gi-nocchia disconettavo la manovra mecca-nica e inserivo la manovra a mano, e con laruota timone sistemata nel locale stessoportavo il timone al centro. Risalito in co-perta notavo che il mare non lambiva più lacoperta perciò la nave si era raddrizzata diqualche grado.Il signor Scarpato mi ringraziava, ma nonaveva finito mi disse: io (lui Scarpato) pren-do cura dei feriti e tu cerca di salvare la na-ve. Sapevo che in magazzino c’era unapompa a mano come quelle usate dai pom-pieri, con l’aiuto di alcuni marinai la porta-vamo in coperta, in pochi minuti fu messainsieme e incaricai il sotto capo meccanicoFarella che con gli uomini presenti provas-se ad asciugare il locale dinamo, io con Ce-resoli scendevamo nel locale dinamo etamponavamo 2 fori, poi passavamo inmacchina di Prora e tamponavamo 3 fori 2dietro le pompe d’aria e di circolazione euno dietro le pompe dell’olio, dove mi pren-devo diverse scottature, poi passati inmacchina di Poppa tamponavamo altri 2 fo-ri. Faccio presente che in macchina di Pro-ra c’era Capo Giannini morto e in Macchi-na di Poppa c’era capo Ascolese morto. Fare questi lavori aveva preso tempo estava per spuntare l’alba quando andai a

    vedere cosa aveva fatto Fa-rella, e visto che I’acqua erascesa al disotto dei pagIioIiprovavo mettere in moto ilmotore Diesel Generatore,

    dopo diversi temtativi il motore andava infunzione, ora avevamo corente, Passavoin macchina di Prora dove cera una pom-pa elettrica di esaurimento la mettevo infunzione e iniziavo ad asciugare i locali al-lagati e con le pompe elettriche di travasonafta e acqua passavo i liquidi dal Iato si-nistro sul lato destro e portavo la nave inchiglia, con la nave in chiglia molti dei foriche prima entrava acqua, ora non entravapiù perché qui fori erano venuti a trovarsial di sopra della linea di galleggiamento. Verso le ore 0,8 arrivava 2 idrovolanti Tede-schi che portarono via 8 dei feriti piu gravie circa alle ore 16 arrivava la TorpedinieraLupo a portarci aiuto. Passavamo i feriti sulLupo e fu facendo questo che persi il ri-spetto. Stavo portando il mio amico Tozziche non sapevo se era vivo o morto quan-do ai piedi delle passerella mi incontravocon il mio Comandante Ceccone, che lamagior parte di noi lo credevamo mortoperché si era mai fatto vedere dopo l’at-tacco, si teneva una mano sopra l’occhiosinistro, lo lasciai passare, ma quando vidiun Tenente medico che si avviava verso dilui io gridai: Dottore questo ragazzo ha bi-sogno di lei più del Comandante. Quel Te-nente sI girava e visto che io tenevo inbraccio uno che sembrava morto venne vi-cino e mi disse: mettilo su quel materrassi-no e cominciò a esaminare Tozzi, io lechiesi se era vivo la risposta fu SI. Portavosul Lupo il fuochista Caminetti rimasto cie-co e altri feriti, portati tutti i feriti sul Lupo ilLupo ci prendava a rimorchio (Siamo statifortunati che l’Inglesi non sono più ritorna-ti, dopo circa un’ora a rimorchio si era al-zata una buona maretta e il cavo di manil-la si spezzava, cosi veniva perso ancoratempo ad allacciare un cavo d’acciaio, ilLupo ci portava in porto a Suda (Creta) e ciattraccavano vicino alla nave officina Pa-cinottì, ambulanze Italiane e tedesche por-tarono via morti e feritì, e il ComandanteCeccone partiva in aereo quel pomeriggioper l’Italia e non si è più visto fino circa lametà di gennaio 43. In porto a Suda gli operai della Pacinotti la-

    vavano e disinfettavano echiudevano in diversi fori

    Un vecchio Marinaiodopo più di circa 65 anni non è capacedimenticare la storia delle Torpedinierepiccole navi veloci-le belleed eficenti signorine del mare .Questo è un raccontodi un passato che per ragioni diverseda molti dimenticato

    Le Torpediniere

    Quando spunta il sole al’orizonte la Torpediniera da ore è fuori in mare, nella calma, nella tempesta singola nave o convoglio, su l’altra sponda deve scortare.

    Arrivano gli aeri,la Torpediniera zig zaga, spara rabbiosa. vengono dai lati da Poppa da Prora,volano tutto al’intorno cadono le bombe,mitragliano a tutto andare, è un inferno,un manicomio difficile da descrivere o raccontare.

    Gli aeri se ne vanno;meno alcuni finiti in mare,ci si guarda intorno dal mitragliamentosei morti e una ventina di feriti;c’è, da assistere e medicare. Non c'è dottore, per loro poco si può farea qui poveretti,soltanto conforto si cerca di dare.

    Si arriva su l’altra sponda,sbarcano morti e feriti, nuovo personale viene a imbarcare, e la stessa storia sta per ricominciare. Per le Torpediniere non c’è sosta,non c’è riposo una singola nave o un convoglio è sempre,pronto da scortare.

    Erano trentuna le Torpedinieredella classe Spica ne sono rimaste otto,le altre ventitré riposano in fondo al mare,fra queste anche la Torpediniera Antares

    Ex Secondo Capo Meccanico G. Munarimembro equipaggio della Torpediniera Antares18 giugno 1940-28 maggio 1943 (Giorno del suo affondamento) Yagoona (Australia) 3/2012

    Il relitto della torpediera Antares nel 1944,a Livorno dove era stata affondataper bombardamento aereo,il 28 maggio 1943

    (collezione E. Bagnasco)