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Non solo cura Le Buone Pratiche di Promozione della Salute negli ospedali della Regione Lombardia

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Non solo curaLe Buone Pratiche di Promozione della Salute negli ospedali della Regione Lombardia

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PRESENTAZIONE

Introdurre l’educazione sanitaria e la promozione della salute nella cultura degli ospedali, facilitare e incoraggiare lo scambio di esperienze tra gli ospedali di una regione e di una nazione ai fini di una concettualizzazione delle esperienze, porre attenzione non solo alla diagnosi e alla terapia ma anche alla tutela della salute dei cittadini ed alla utilità della comunità, sono gli obiettivi prioritari di tutti gli attori coinvolti nella rete degli Ospedali per la promozione della salute.

La rete lombarda Health Promoting Hospitals, dopo cinque anni di attività, ha voluto raccogliere in questa pubblicazione “Le Buone Pratiche di Promozione della Salute” attivate negli ospedali pubblici e privati della propria regione nel periodo 2000-2005.

Il documento - tradotto anche in lingua inglese per favorire lo scambio di esperienze con gli altri ospedali europei - comprende una sintesi di 38 Buone Pratiche, scelte dalla Direzione Scientifica HPH, tra le migliori iniziative aziendali e interaziendali, con temi di interesse sia locale che regionale. Sono indicati, altresì, i progetti ancora in corso.

Tale primo documento vuole essere anche una testimonianza oltre che un riconoscimento al prezioso lavoro quotidiano degli operatori impegnati negli ospedali sul versante della promozione della salute e delle relative Direzioni generali e sanitarie che li hanno sostenuti, nonché della Direzione Scientifica HPH per il costante supporto tecnico fornito per lo sviluppo della rete.

Luciano BrescianiAssessore alla Sanità

Pubblicazione a cura di:

Regione LombardiaDirezione Generale SanitàU.O. Programmazione e sviluppo pianiVia Pola 9/11 - Milanowww.regione.lombardia.it

Referente della Rete lombarda HPHLucia Scrabbi Tel. 02/67653275Fax 02/6753128E-mail: [email protected]

Progettazione graficaAB Comunicazioni Srl

StampaSolidarietà Nuova Coop. Soc.

Finito di stampare nel mese di Aprile 2007

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INDICE

Impostazione metodologica per la crescita e lo sviluppo delle Buone Pratiche della Promozione della Salute della rete lombarda HPH pag. 7

Elenco strutture e coordinatori aderenti alla rete lombarda HPH (Agreement 2000-2005) pag. 17

Le Buone Pratiche di Promozione della Saluteriferite al periodo 2000/2005 suddivise per macroarea pag. 21

Macroarea: corretti stili di vita pag. 22 Macroarea: educazione paziente ospedaliero pag. 34 Macroarea: informazione/educazione pag. 48 Macroarea: ospedale interculturale pag. 54 Macroarea: ospedale senza fumo pag. 59 Macroarea: ospedale e territorio pag. 64 Macroarea: ospedale senza dolore pag. 74 Macroarea: prevenzione/cura pag. 84 Macroarea: sicurezza pag. 94 Macroarea: umanizzazione/accoglienza pag. 97

Elenco strutture e coordinatori aderenti alla rete lombarda HPH (Agreement 2006-2010) pag. 117

Le Buone Pratiche di Promozione della Salute in corso nelle strutture sanitarie o sociosanitarie suddivise per macroarea.Coordinate a livello regionale pag. 121

Macroarea: ospedale senza dolore pag. 122 Macroarea: ospedale senza fumo pag. 130 Macroarea: ospedale interculturale pag. 137

Le Buone Pratiche di Promozione della Salute in corso nelle strutture sanitarie o sociosanitarie suddivise per macroarea.Coordinate a livello locale pag. 137

Macroarea: corretti stili di vita pag. 138 Macroarea: umanizzazione/accoglienza pag. 142 Macroarea: corretto utilizzo farmaci pag. 145 Macroarea: corretto utilizzo pronto soccorso pag. 146 Macroarea: disabilità pag. 147 Macroarea: oncologia pag. 148 Macroarea: sicurezza pag. 149 Macroarea: prevenzione/cura pag. 150 Macroarea: ospedale e territorio pag. 151

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Impostazione metodologicaper la crescita e lo sviluppodelle Buone Pratiche dellaPromozione della Salute della rete lombarda HPH

A cura di Antonio Liverani, Loredana Luzzi e Carlo Alberto Tersalvi (componenti della Direzione Scientifica della rete lombarda HPH) Lucia Scrabbi e Caterina Tridico (Centro di Coordinamento della Rete Lombarda HPH).

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È stata introdotta una metodologia di lavoro attraverso percorsi formativi piuttosto impegnativi destinati ai coordinatori/responsabili di progetto, con un risultato non rispondente alle aspettative del Centro di Coordinamento della rete, dovuto in parte, anche alla mobilità degli stessi coordinatori/responsabili dei progetti individuati dalle strutture ospedaliere. Pertanto è stato necessario realizzare, negli anni successivi, altre edizioni dello stesso percorso formativo.Nel grafico che segue sono riportati alcuni dati delle “Buone pratiche di promozione della salute” presentati dalle strutture ospedaliere, in questa prima fase del percorso, suddivisi per tematica.

Nella tabella che segue risulta evidente la situazione di incertezza che ha caratterizzato questo triennio, in cui gli operatori spesso iniziavano progetti HPH che poi, solo in minima parte, portavano a conclusione.

Nutrizione

Sicurezza

Ospedale senza fumo

Ospedale interculturale

Accoglienza

TOTALE

N° strutture ospedaliere

13

4

17 17

11

62

0

5

10

15

20

25

30

35

40

PREMESSALa rete lombarda HPH (Health Promoting Hospitals) è stata costituita formalmente il 16.9.1998 con decreto del Direttore Generale della Direzione Generale Sanità di Regione Lombardia e ratificata dalla Giunta regionale con proprio atto del 28.6.2000, n. 215. Da tale data, la rete è stata avviata concretamente con una serie di azioni indirizzate ad alimentare una cultura ospedaliera attenta non solo ad offrire prestazioni sanitarie di alta qualità, ma anche a mettere a disposizione dei cittadini, del personale e della comunità, nuove capacità di gestione della propria salute, migliorandone la motivazione, le conoscenze, le competenze, il senso critico e l’autonomia decisionale.

Tutto ciò, naturalmente, per tendere all’obiettivo generale del Programma europeo degli Health Promoting Hospitals promosso dall’OMS di “riorientamento dei servizi sanitari” che prevede un costante impegno delle reti aderenti a:

sviluppare specifiche iniziative di promozione della salute all’interno dell’ospedale;ampliare l’interesse del management ospedaliero e delle strutture verso la tutela della salute e non limitarlo solo alle cure delle malattie;sviluppare esempi di buona pratica clinica e organizzativa, documentati e valutati, che possano essere trasferiti ad altri ospedali;Facilitare ed incoraggiare la cooperazione e lo scambio di esperienze e iniziative tra ospedali aderenti;identificare aree di interesse comune per sviluppare programmi e procedure di valutazione.

LE FASI DEL PERCORSO METODOLOGICO PROGETTUALEIl percorso della rete lombarda HPH è stato graduale e non privo di difficoltà. Il periodo temporale considerato (2000-2005) che ha dato come risultato questa prima raccolta delle Buone pratiche di promozione della salute concluse o in corso negli ospedali lombardi, può essere suddiviso in due fasi:

fase promozionale (2000-2002)fase di sviluppo (2003-2005)

Fase promozionale (2000-2002)Questa fase ha avuto l’obiettivo di far conoscere la cultura della rete HPH in tutte le strutture ospedaliere pubbliche e private del territorio lombardo.Essa è stata caratterizzata da un avvio entusiastico e creativo degli operatori che hanno avviato un numero anche eccessivo di progetti, spesso non in linea con gli orientamenti dell’Health Promoting Hospitals o di scarso contenuto metodologico progettuale (mancanza di obiettivi specifici e relativa individuazione di indicatori).

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dalla DG Sanità - a partire dal 2004 ed in attuazione di una specifica indicazione del PSSR 2002 - 2004 teso ad inserire stabilmente nell’organizzazione ospedaliera l’acquisizione e il mantenimento di standard di qualità1 effettuando una periodica autovalutazione sul grado di compliance con gli standard proposti e sul grado di acquisizione, da parte dell’organizzazione, degli standard nel loro complesso. In particolare vi sono standard di qualità proposti dalla rete HPH, di fatto coincidenti con alcuni standard relativi al percorso del paziente, all’abbattimento delle barriere culturali, alla presa in carico ecc. Il ruolo regionale è stato quello di favorire l’integrazione fra i programmi a livello aziendale onde consentire di sviluppare tutte le possibili sinergie in un’ottica di miglioramento continuo dei processi e dei risultati. In alcune riunioni con i responsabili della qualità delle strutture ospedaliere sono state evidenziate le correlazioni fra gli standard e le modalità di valutazione. Infatti, sia il programma della rete HPH che quello di valutazione aziende poggiano sulle solide basi della metodologia di sviluppo e miglioramento della qualità.La promozione della salute, infatti, è parte integrante del processo di cura ed è correlata agli aspetti clinici, educazionali, di comportamento e di organizzazione. Il miglioramento della qualità ha la necessità di coinvolgere anche le attività di promozione della salute per essere sicuri che siano utilizzati approcci efficaci e costantemente monitorati per migliorare gli outcomes.Vi è da rilevare che molti strumenti comuni del management della qualità non indirizzano esplicitamente alle attività di promozione della salute, a tal fine il network dell’HPH, promosso dall’Organizzazione mondiale della sanità ha sviluppato il manuale per implementare la promozione della salute negli ospedali”.Si tratta di un manuale di autovalutazione che pone alcuni standard ed elementi misurabili in modo da consentire all’organizzazione aziendale di implementare le azioni di promozione della salute. La metodologia e la tipologia degli standard proposti dalla rete HPH è, come si diceva, sostanzialmente assimilabile a quella proposta nel programma di valutazione aziende secondo gli standard Joint Commission adottati da Regione Lombardia. Parti dello stesso sistema, trovano nella qualità il minimo comune denominatore, anche se tale comunanza richiede una precisazione molto importante: le attività di promozione della salute indubbiamente contribuiscono al miglioramento della qualità dell’assistenza sanitaria, mentre non tutti i progetti di miglioramento della qualità promuovono la salute.Quindi vi è integrazione fra progetti e programmi apparentemente afferenti ad ambiti diversi, tramite l’utilizzo delle metodiche comuni e di iniziative di empowerment, in una logica di crescita dell’organizzazione aziendale e dell’intero sistema sanitario.

N° 62 strutture aderenti

Anni Progettipresentati

Progettieffettivamente

iniziati

Progettiinterrotti

Progetticonclusi

2000 195 83 60 15

2001 119 78 45 30

2002 99 55 27 28

Fase di sviluppo (200�-2005)Questa fase è stata caratterizzata da un forte input di sviluppo della rete, dovuto all’inserimento della rete stessa tra i progetti innovativi del Piano Socio Sanitario Regionale 2002-2004 ed ai relativi provvedimenti attuativi. Al fine di migliorare la metodologia progettuale è stata avviata una iniziativa di formazione sul campo. È stato messo a disposizione delle aziende richiedenti la figura professionale di un esperto in metodologia di impostazione e sviluppo progettuale, al fine di fornire un supporto tecnico concreto ai progetti impostati.Ciò ha permesso di superare, in alcuni casi, alcune criticità riscontrate dagli operatori, quali l’individuazione di indicatori appropriati ed il loro conseguente utilizzo, sia nella fase previsionale che nell’effettiva misurazione a progetto concluso.

Per favorire l’inserimento stabile nell’organizzazione ospedaliera delle attività orientate alla promozione della salute della popolazione, sono state anche individuate forme di incentivazione, quali:

l’individuazione di aree tematiche di interesse regionale su cui avviare i progetti (quali: corretti stili di vita, ospedale senza dolore, ospedale senza fumo, ospedale interculturale, corretto utilizzo dei farmaci, accoglienza,… );l’introduzione di strumenti metodologici per un monitoraggio sistematico dei progetti. (Individuazione di un unico form per tutte le strutture sanitarie, su cui presentare i progetti HPH, sia per facilitarne la lettura ai fini della valutazione, sia per la costituzione di un database dei progetti stessi);l’inserimento, tra gli obbiettivi dei Direttori Generali delle Aziende Ospedaliere, della realizzazione di almeno un progetto HPH ogni anno;lo stanziamento di un finanziamento regionale di 360.000 Euro, per il triennio 2003-2006, finalizzato alla premiazione dei progetti più significativi presentati dalle strutture sanitarie e socio-sanitarie (dgr. n.VII/13234/2003). Premi consistenti in denaro o rimborso spese per la partecipazione a Conferenze Nazionali/Internazionali HPH.

Lo sviluppo delle progettualità nell’ambito della rete HPH è coinciso anche con lo sviluppo del programma di valutazione delle aziende sanitarie lombarde - adottato

1 Si tratta di una selezione degli standard Joint Commission per l’accreditamento all’eccellenza delle strutture sanitarie

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Negli istogrammi che seguono, sono riportate le principali aree su cui sono stati sviluppati i progetti di Buone pratiche di Promozione della salute, nel biennio 2004-2005.

Distribuzione per area tematica dei �� progettipresentati nell’anno 2004

Distribuzione per area tematica dei 1�5 progettipresentati nell’anno 2005

Ospedale senza dolore

Ospedale senza fumo

Ospedale interculturale

Stili di vitaOspedale e territorio

Uso corretto farmaci

Umanizzazione/Accogl...

DisabilitàOncologiaSicurezzaAltre tematiche

6 5 4

13

25

5

9

1 0 2

29

0

5

10

15

20

25

30

35

40

Ospedale senza dolore

Ospedale senza fumo

Ospedale interculturale

Stili di vitaOspedale e territorio

Uso corretto farmaci

Umanizzazione/Accogl...

DisabilitàOncologiaSicurezzaAltre tematiche

24

8

23

3 2 5

48

11

1723

31

0

10

20

30

40

50

60

VALUTAZIONE DEI PROGETTIGrazie a queste strategie introdotte dalla programmazione regionale, la Direzione Scientifica HPH (organismo tecnico di cui si avvale la rete lombarda HPH) sta riscontrando - nella valutazione dei progetti presentati annualmente al centro di coordinamento della rete - un miglioramento della qualità degli stessi e della specificità degli indicatori individuati, rispetto ai primi anni.

Nell’anno 2004 , sono stati presentati alla Direzione Scientifica HPH n. 99 progetti di Buone pratiche di promozione della salute, di cui n. 56 sono stati valutati positivamente e valorizzati attraverso l’assegnazione di premi (7 progetti premiati con € 10.000 ciascuno ed i restanti con un rimborso spese per la partecipazione a Conferenze Nazionali ed Internazionali HPH). Nel 2005, 43 strutture sanitarie e sociosanitarie hanno sviluppato complessivamente n. 195 progetti di Buone pratiche di promozione della salute, di cui n. 143 sono stati valutati positivamente e tra questi ultimi ne sono stati premiati 42 scelti tra i migliori (7 progetti premiati con € 10.000 ciascuno ed i restanti con un rimborso spese per la partecipazione a Conferenze Nazionali ed Internazionali HPH). Dei 195 progetti complessivamente presentati, n.165 sono ancora in corso. Nei grafici che seguono, vengono riportati i progetti suddivisi per tipologia di struttura sanitaria che li ha realizzati.

Progetti di promozione della salute presentati nel 2005

Aziende Ospedaliere

Case di cura

IRCCS pubblici e privati

Strutture Sociosanitarie

N° strutture N° progetti

25 155

415

710

7 15

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Il presente opuscolo vuole essere una testimonianza dell’impegno progettuale aziendale e interaziendale degli ospedali e degli altri attori del territorio che li hanno sostenuti su questa materia. Esso riporta oltre alle Buone pratiche concluse nel periodo 2000-2005 anche l’elenco di quelle ancora in corso nel 2006.

PROSPETTIVE 2007- 200�: IL PIANO SOCIO-SANITARIO REGIONALERegione Lombardia intende proseguire l’attività avviata in quanto è convinta che la partecipazione al programma degli “Ospedali per la promozione della salute” rappresenti un’ulteriore leva di sviluppo dei programmi di miglioramento della qualità dell’assistenza. Nel Piano Socio Sanitario 2007-2009 è, infatti, previsto che “dovranno essere sviluppati e divulgati esempi di buona pratica clinica e organizzativa, che traducano nella realtà i principi di promozione della salute, obiettivo questo da realizzarsi anche attraverso la cooperazione, il coordinamento e lo scambio di esperienze tra le strutture ospedaliere e le altre strutture territoriali operanti nell’ambito della rete regionale, nazionale ed internazionale e che verranno messe in atto iniziative, anche multimediali, di informazione e di comunicazione sulla prevenzione primaria, secondaria e terziaria delle varie patologie e sui corretti percorsi di assistenza e cura delle varie patologie”.

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Elenco strutturee coordinatori aderentialla rete lombarda HPH(Agreement 2000-2005)

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Strutture Città Coordinatore

Ospedali pubblici

Azienda Ospedaliera Ospedale Civile di Legnano Legnano (VA) Calloni Gian Luigi

Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo - Fondazione Macchi Varese Giombelli Cristina

Azienda Ospedaliera “Bolognini” di Seriate Seriate (BG) Gherardi Flavia

Azienda Ospedaliera Provincia di Pavia Pavia Tavani Ilaria

Azienda Ospedaliera S. Antonio Abate di Gallarate Gallarate (VA) Jerino Fulgenzio

Aziende Sanitarie Locali

Azienda Sanitaria Locale Vallecamonica Sebino Breno Bonomelli Danilo

Ospedali privati

Casa di Cura “Istituto Policlinico San Donato” San Donato (MI) Cuppone Maria Teresa

Casa di Cura “Clinica San Carlo” Paderno Dugnano (MI) Sottili Sandro

Casa di Cura “Istituto Clinico Humanitas” Milano Silvestri Norberto

Casa di Cura Istituto Clinico Mater Domini Castellana (VA) Angelini Luciano

Ospedali scientifici privati

IRCCS Fondazione Maugeri Istituto Scientifico di Pavia Pavia Garbelli Claudio

IRCCS Istituto Auxologico Italiano Istituto Scientifico San Luca Milano Marzorati Daniela

Fondazione Don Carlo Gnocchi Milano Ripamonti Maurizio

Ospedali scientifici pubblici

IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Milano Mazza Roberto

IRCCS Istituto Nazionale Neurologico “C. Besta” Milano Triulzi Marco

Elenco strutture e coordinatori aderenti alla rete lombarda HPH(Agreement 2000-2005)

Strutture Città Coordinatore

Ospedali pubblici

Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti” Bergamo Locati Francesco

Azienda Ospedaliera “Ospedale Treviglio - Caravaggio” Treviglio (BG) De Giuseppe Antonella

Azienda Ospedaliera “Spedali Civili” Brescia Avisani Rosaria

Azienda Ospedaliera “Ospedale Sant’Anna” Como Fumagalli Annalisa

Azienda Ospedaliera “Ospedale di Circolo” Lecco Bosio Marco

Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda Desenzano del Garda (BS) Rovere Antonio

Azienda Ospedaliera “Mellino Mellini” Chiari (BS) Maffezzoni Nazzarena

Azienda Ospedaliera “Istituti Ospitalieri” Cremona Canino Rosario

Azienda Ospedaliera “Ospedale Maggiore” Crema Sfogliarini Roberto

Azienda Ospedaliera “Niguarda Cà Granda” Milano Bevilacqua Luciana

Azienda Ospedaliera “G. Pini” Milano Buccini Nunzio Angelo

Azienda Ospedaliera “Ospedale Luigi Sacco” Milano Morgutti Marina

Azienda Ospedaliera “Istituti Clinici di Perfezionamento” Milano Papetti Cristina

Azienda Ospedaliera “Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico” Milano Giovanni Monza

Azienda Ospedaliera “Ospedale San Paolo” Milano Amorosi Alessandro

Azienda Ospedaliera “Ospedale San Carlo Borromeo” Milano Perotti Gabriele

Azienda Ospedaliera “San Gerardo dei Tintori” Monza Monza Cipriani Roberto

Azienda Ospedaliera “G. Salvini” Garbagnate (MI) Castelli Donata

Azienda Ospedaliera “Ospedale Civile” di Vimercate Vimercate (MI) Pontoni Humberto

Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi Lodi Arrigoni Cristina

Azienda Ospedaliera Istituti Ospedalieri “Carlo Poma” Mantova Mantova Sturani Carlo Rigo Alberto

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio Vesnaver Anna Maria

Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio (VA) Zaffaroni Cinzia

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Le Buone Pratiche di Promozione della Saluteriferite al periodo 2000/2005suddivise per macroarea

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corsi di 3 ore a cadenza quindicinale gestiti dal personale infermieristico e

dalle dietiste (da febbraio a dicembre). Azioni Fase di Valutazione

Indicatori di esami ematochimici (dicembre 2004); valutazioni tabelle varie (dicembre 2004); questionari d’uscita (dicembre 2004).

Azioni Fase di ComunicazioneLezioni e descrizione degli opuscoli e ricettari.

Tempi previstiTre anni.

Risorse e strumentiOpuscoli; ricettario con dieci ricette facili a base di omega 3; tabelle per l’attività fisica e per l’assunzione dei farmaci.

ValutazioneSono stati reclutati 76 utenti e 61 familiari per un totale di 137 persone (32 maschi, 44 femmine). Dei 76 utenti, 63 hanno compilato il questionario d’ingresso, 6 sono stati ricoverati, 7 si sono persi in follow up. Si sono osservati a distanza di 8 mesi la riduzione del 56% dei valori di trigliceridi, del 15% della glicemia e del 30% del colesterolo. Diverse persone hanno avuto una riduzione di peso con l’utilizzo del programma. Dall’analisi dei risultati è emersa l’utilità dei percorsi informativi, si è verificata una ricaduta positiva sull’agire quotidiano del personale coinvolto e l’impegno a sviluppare l’esperienza proposta.

Persona da contattare Olga Cinelli (AO Ospedali Civili di Brescia)Tel. 030/3995536Fax 030/3996544E-mail: [email protected]

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MACROAREACORRETTI STILI DI VITA

REPORT PROGETTOUn percorso informativo può modificare lo stile di vita del paziente cardiopatico?

Durata del progetto2004

Staff del progettoOlga Cinelli (Coordinatore); Cardaci Francesca; Gavazzane Franco; Malandrino Nunzio; Papa Leonida; Bertoli Romina.

Analisi del contestoCostante aumento (circa il 10% annuale) di ricoveri di utenti affetti da patologie cardiovascolari nella provincia bresciana. Riduzione della fascia di età dei pazienti.Aumento del numero di persone ipertese. Aumento del numero di persone ipertese ed obese.

DestinatariUtenti afferenti al DH cardiologico inclusi in una fascia di età tra i 30 e i 60 anni. Degenti dell’UO cardiologia con patologia ischemica e cardiomiopatia dilatativa.

Obiettivo generaleRiduzione delle recidive con conseguente controllo delle installazioni; miglioramento della qualità di vita; sperimentazione di un modello assistenziale teso all’educazione sanitaria.

Obiettivi specificiControlli corretti dei valori pressori; alimentazione corretta ed integrata da assunzione di Omega 5; controllo peso corporeo; corretta assunzione della terapia.

Metodologia di interventoAzioni Fase Progettuale

Reclutamento utenti (gennaio-febbraio-marzo 2004); distribuzione di questionari di ingresso per la valutazione delle abitudini individuali (da gennaio a dicembre 2004); identificazione di una nuova metodologia di lavoro:

ricerca dei dati; note informative su aree tematiche; verifica dei dati; controllo dell’assetto lipidico e glicidico (da gennaio a dicembre 2004);

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Indicatore grado di coinvolgimento e del grado di partecipazione:n° di scuole partecipanti rispetto al numero di scuole selezionate; n° di studenti; interessati rispetto al totale dei possibili studenti.

Indicatore di gradimento: n° di scuole che richiedono di ripetere il progetto rispetto alle scuole che

hanno partecipato inizialmente.

Risorse e strumentiVideo VHS, cd-rom, questionari.

Persona da contattareMaria Ausilia Manganoni (AO Spedali Civili di Brescia)Tel. 030/3995300 Fax 030/3995016 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOSole sì/sole no: perché è importante esporsi al sole in modo corretto. Consigli utili per bambini e adulti.

Staff del programma Maria Ausilia Manganoni (Coordinatore progetto); Sala Raffaella (medico Dermatologia); Tucci Giovanna (medico Dermatologia).

Durata progetto2000-2001 (1 anno)

AlleanzeUniversità Cattolica del Sacro Cuore, progettazione.

Analisi del contestoL’aumentata incidenza di melanoma ha sensibilizzato l’attenzione dell’equipe di dermatologia. L’informazione dei media sull’esposizione al sole è imprecisa e a volte confusa, fonte di errati comportamenti. L’ambiente scolastico, tipicamente educativo, offre un campo ideale per la ricettività di apprendimento di nuove abitudini e permette di influenzare gli interlocutori nel corretto comportamento di esposizione al sole.

Destinatari Bambini (studenti delle scuole elementari e medie selezionate: 1945 soggetti); corpo insegnanti (docenti dei ragazzi destinatari del progetto); educatori e genitori dei ragazzi destinatari del progetto.

Obiettivo generaleSpiegazione dei messaggi errati diffusi dai media, dei luoghi comuni o delle abitudini sbagliate già assunte attraverso la modificazione e l’ottimizzazione delle abitudini comportamentali connesse con l’esposizione al sole, grazie ad una migliore comprensione delle conoscenze relative agli effetti della fotoesposizione.

Obiettivi specificiUtilizzare l’attuale destinatario come stimolo anche per le persone a lui vicine; cercare di stimolare il bambino a porre maggiore attenzione alla prevenzione in generale; influenzare lo stile di vita del bambino durante l’età evolutiva.

Metodologia di interventoQuestionari a scelta multipla, lavori di gruppo, lezioni educative.

ValutazioneRiscontrati dati positivi (agli atti struttura) calcolati sulla base degli indicatori.

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In questo ambito, è stato ritenuto opportuno:analizzare i principali nutrienti e la loro funzione nel corpo umano;sviluppare i concetti di base antropometrici e dell’igiene; elaborare i concetti di: quantità, indispensabilità, inutilità, dannosità dei

cibi per la salute della gravida “normale” o con difetti metabolici (celiachia, favismo);

esplicitare le conseguenze patologiche della scarsità di attività fisica, dell’eccesso calorico, delle alterazioni glicemiche e della conseguente insulinoresistenza sulla pressione arteriosa, sulla bilancia emostatica, sulla riproduzione cellulare;

individuare i “cibi spazzatura” e i nutrienti contenuti nei piatti più diffusi;

ideare diete specifiche per correggere gli errori nutrizionali di gravide preeclamptiche o con diabete gestazionale o con alterazioni epatiche, rilevati dai ”Diari Alimentari Sintomatologici”.

Tutte le lezioni sono state organizzate sulla base di lavori di gruppo.Effettuazione di una lezione di Dietoterapia in Gravidanza ad ogni corso di preparazione al parto. Coinvolgimento dei medici e delle ostetriche del territorio e del dipartimento materno infantile affinché invitino ad una consulenza gratuita presso l’ambulatorio di dietoterapia in gravidanza le gravide con:

problemi di ipertensione/preeclampsia, colestasi intraepatica, in corso o che li abbiano presentati in una gravidanza precedente;

edemi, alterazioni del glucosio nel sangue o nelle urine, proteinuria, disturbi digestivi, alvo irregolare, cistiti/vaginiti recidivanti, coliche renali;

con problemi di sovrappeso/obesità o con eccessivo aumento ponderale.Allo scopo di conoscere lo stile di vita e la capacità metabolica di queste gravide è stato infine predisposto un apposito modulo, ”Diario Alimentare Sintomatologico”, sul quale le stesse devono registrare i cibi ingeriti, l’attività fisica effettuata e i disturbi presentati nell’arco di 7 giorni. Durante la consulenza, si valutano il Diario e i problemi della donna, si suggeriscono le dificazioni della dieta con l’ausilio di moduli esplicativi, dieta più o meno rigida a seconda che si debba risolvere una patologia grave (dieta dell’urgenza nell’ipertensione con edemi massivi) o che si debba evitare un eccessivo aumento ponderale (dieta preventiva).

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REPORT PROGETTOEducazione nutrizionale? In gravidanza è meglio!

Durata del progettoDall’inizio del 1998 al 2006

Analisi del contestoNegli ultimi anni risulta accresciuto il numero delle gravide sovrappeso/obese, diabetiche, ipertese, con aumentato rischio di morbilità/mortalità sia materna che perinatale. La letteratura scientifica internazionale e i nostri dati (presentati in svariati congressi medici) ottenuti dalla elaborazione dei casi clinici seguiti nell’Ambulatorio di “Dietoterapia in Gravidanza” - attivato ufficialmente alla fine del 1997 - indicano che riduzioni dell’intake calorico, soprattutto di quello derivante dai grassi e dagli zuccheri semplici danno miglioramenti dell’outcome materno e fetale.

ObiettiviAccrescer le conoscenze nutrizionali della totalità del personale del Dipartimento Materno Infantile affinché le gravide che contattano la nostra struttura possano ricevere informazioni nutrizionali omogenee da tutti gli operatori.Il sentire da più fonti lo stesso messaggio favorisce infatti la modificazione di comportamenti alimentari scorretti assicurando benefici sia a breve che a più lungo termine. A breve termine: contenimento dell’aumento ponderale nonchè guarigione/miglioramento di svariate patologie che possono svilupparsi durante la gestazione - quali diabete, preeclampsia, vaginiti, cistiti, edemi - che potrebbero comportare l’assunzione di farmaci con possibili effetti dannosi sul feto. A più lungo termine: prevenzione del soprappeso/obesità, del diabete, di malattie cardiovascolari tramite una corretta gestione dei pasti che potrebbe coinvolgere positivamente anche il resto della famiglia.

DesinatariGravide, ostetriche, medici, infermiere, addetti alla cucina.

MetodologiaLa metodologia d’intervento è stata strutturata su tre capisaldi:

organizzazione di corsi di formazione interattivi (12 ore ciascuno, suddivisi in 3 incontri) per il personale sanitario (medici, ostetriche, infermieri del Dipartimento materno infantile) e gli addetti alla cucina sulla nutrizione in gravidanza per chiarire i concetti di: dieta dell’urgenza, di mantenimento, preventiva, a chi proporle e perché.

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Risorse economicheSì.

Persona da contattare Lauro Vanda (AO Istituti Ospitalieri di Cremona)Tel. 0521/961340Fax 0375/281493E-mail: [email protected]

È stato organizzato il follow up fino al momento del parto, per raccogliere su apposito registro:

dati della sintomatologia, se presente, della partoriente;statura, peso corporeo della stessa a inizio e fine della gravidanza ;dati riguardanti il parto e il neonato.

Principali attività e risultatiDal 1998 al 2006 sono stati:

effettuati ogni anno 6 corsi di preparazione al parto (8 incontri per corso) con 1 lezione dedicata alla dieta in gravidanza. Hanno partecipato mediamente 145 gravide per anno;realizzate mediamente 190 consulenze di Dietoterapia ogni anno;effettuati 7 corsi di formazione per lo staff del dipartimento materno infantile sulle correlazioni tra nutrizione e salute in gravidanza con una media di oltre 20 partecipanti che hanno completato i corsi stessi; registrate (tramite questionari - consegnati ai partecipanti dello staff all’inizio, alla fine di ogni corso di formazione, nonché dopo 6 mesi dal termine dello stesso) le variazioni di vari sintomi (cefalea, meteorismo, pirosi gastrica, gambe pesanti) nei partecipanti stessi. Sono stati presentati a congressi medici, alcuni dati con riduzione superiore al 40%, nell’assunzione di farmaci; registrate le evoluzioni (molto spesso con miglioramento/guarigione senza l’uso di farmaci) di svariate patologie nelle gravide afferenti all’ambulatorio di dietoterapia in gravidanza: i dati clinici già elaborati sono stati presentati a congressi medici.

Documentazione prodottaDiversi lavori presentati durante congressi medici (agli atti AO Cremona). Pubblicazioni su riviste mediche

A. Lauro V, Zannoni M, Pisani C, Zacchè G. “Pregnancy Diet Theraphy Unit: a proposal for operative procedures in the prevention/theraphy of glycomethabolic and hypertensive pathologies through the modification of incorrect dietary habits” Diab.Nutr. Metab. 1997; 10 (suppl. to no 6) pag 41; B. Lauro V. “Dietoterapy in pregnancy: Nutritional Training For Maternal Infant Department” Journal of Perinatal Medicine 2006, vol 34, suppl. 1, A25; C) Lauro V. “Food symptomatologic diary, a further instrument in the pregnant’s nutritional consultation” Journal of Perinatal Medicine 2006, vol 34, suppl. 1, A14.

Questionari e materiali specifici“Diario Alimentare-Sintomatologico” e “Piramide Alimentare con elenco Macronutrienti”.

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Gruppo di lavoro Formare operatori sanitari sul tema della promozione della salute in ambiente ospedaliero; fornire sistematicità all’intervento educativo nell’assistenza alla donna durante il puerperio; creare un collegamento tra Servizi Ospedalieri e Servizi territoriali.

Comunità Costituire un modello di riferimento.

Destinatari Partorienti, operatori sanitari (medici, infermieri ed ostetriche), comunità servita.

MetodologiaAzioni orientate alle pazienti

Rilevazione dei bisogni delle puerpere mediante predisposizione e successiva distribuzione di un questionario anonimo. Il questionario viene distribuito alla pluripara nel corso della degenza e alla primipara al momento del 1° controllo del neonato (circa dopo una settimana dalla nascita).Analisi dei dati raccolti.Produzione di opuscoli, manifesti o altro materiale (distribuiti nelle camere dedicate alla degenza delle partorienti e nelle sale di attesa degli ambulatori di ostetricia) che descrive le problematiche che potrebbero manifestarsi nel corso del puerperio e fornisce suggerimenti su come superarle.Istituzione di un apposito momento formativo (colloquio individuale o collettivo, contatto telefonico), rivolto al genitore/i in tema di abitudini e comportamenti da adottare per far fronte alle problematiche del puerperio.Analisi degli ambienti ospedalieri al fine di verificarne l’idoneità ad accogliere le famiglie e a sostenere le iniziative volte alla promozione della salute.

Azioni orientate al personaleCondivisione, nell’ambito del gruppo di lavoro, delle competenze/conoscenze sulle tematiche di promozione della salute in ambito ospedaliero e costruzione di una strategia comune.Coinvolgimento dei medici e delle ostetriche ai fini della promozione e diffusione dell’iniziativa per creare continuità nell’attività di promozione della salute.Creazione di un collegamento tra servizi ospedalieri e servizi territoriali che si occupano dell’assistenza al puerperio e al neonato dopo la dimissione.

Azioni orientate alla comunitàInformazione della popolazione di riferimento sull’esistenza dell’iniziativa.

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REPORT PROGETTOLa promozione della salute durante il puerperio

Durata progetto 24 mesi (da 01/11/02 a 31/10/04)

Analisi del contestoLa strategia che guida il programma degli Ospedali per la Promozione della Salute (HPH) è tesa ad inserire stabilmente nell’organizzazione ospedaliera le attività orientate al mantenimento e al potenziamento della condizione di salute della popolazione. Le iniziative di promozione della salute nell’ambito dell’ostetricia possono consentire alla donna di acquisire ed avvalersi di competenze per una gestione ottimale della propria salute e di quella dei figli. Con la sempre più precoce deospedalizzazione della puerpera, i genitori, specie se alla prima esperienza, si trovano a dover affrontare una situazione del tutto nuova e sconosciuta senza un sostegno da parte di operatori competenti e soprattutto senza aver ricevuto una completa informazione/formazione sulla gestione delle difficoltà che si presenteranno nel puerperio. Esiste la necessità di un’organizzazione più attenta alle esigenze di ogni singola donna e di proseguire un rapporto che non si concluda con l’atto della dimissione dall’Ospedale. In questo contesto gli operatori sanitari, ma soprattutto l’ostetrica, sono parte integrante del vissuto emotivo della neomamma. Il loro lavoro è mettere in evidenza che il puerperio non è solo allattamento ma soprattutto accompagnamento, affinché il “curare” possa integrarsi con il “prendersi cura”, rassicurando e incoraggiando ogni madre a manifestare le proprie risorse endogene.

Obiettivi generali Promuovere stili di vita sani all’interno dell’ospedale in base alle indicazioni della Rete Regionale Lombarda degli Ospedali per la Promozione della Salute; promuovere il benessere fisico, psichico e sociale della puerpera al fine di favorire un suo rientro a casa più sereno, caratterizzato da più ampie conoscenze, dalla consapevolezza delle proprie capacità e dalla fiducia in se stessa.

Obiettivi specificiPazienti

Informare il genitore/i in merito a quelle che sono le maggiori problematiche del puerperio e alle modalità per affrontarle; mettere la donna in grado di adottare comportamenti che le consentano di far fronte alle problematiche del puerperio; confermare e sostenere le competenze materne per tutelare la salute della donna e della sua famiglia durante il puerperio;

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Persona da contattareAntonio Triarico (AO “Ospedale di Circolo e Fond. Macchi” di Varese)Tel. 0332/299320 Fax 0332/299406 E-mail: [email protected]

Azioni e risultatiIl campione analizzato consta di un totale di 300 puerpere, di cui il 45,7% di età compresa tra i 25 e i 29 anni mentre l’1% collocato al di sotto dei 18 anni. Un campione quindi che non si discosta molto da quelle che sono le caratteristiche della popolazione delle partorienti su scala nazionale. Dato rilevante è quello che riguarda l’allattamento. Una percentuale considerevole di puerpere (42,3%), afferma di avere avuto difficoltà con l’allattamento; dalla nostra indagine però non si può desumere se questo problema sia collegato al momento dell’inizio dell’allattamento o quando questo è già stato intrapreso. L’esperienza lavorativa e il dato fornito dall’ampia letteratura sul tema, suggeriscono di puntare l’attenzione sui momenti iniziali. Il tempo necessario per un buon avvio dell’allattamento al seno corrisponde ai primi dieci giorni di vita del neonato. In questo periodo la mamma e il bambino necessitano di osservazione, sostegno e rassicurazione da parte di operatori sanitari esperti nell’allattamento e capaci di aiutare la donna a risolvere i problemi che possono insorgere in questa delicata fase. È emerso che mentre nel caso di parto spontaneo ci si concentra sulle difficoltà legate all’allattamento (43,8%), nel caso di parto con taglio cesareo l’attenzione si focalizza sulle coliche (47,3%), così come nel caso di parto indotto (50,5%). Mettendo in relazione l’età della madre con i problemi collegati al neonato non si evidenziano significative differenze per ciò che riguarda l’allattamento, anche se quest’ultimo argomento si presenta in una percentuale maggiore (circa il 3,4% in più) nella fascia d’età tra i 25 e i 29 anni. Le donne più giovani (fascia d’età compresa tra i 18 e i 24 anni) ritengono le coliche del neonato una difficoltà minore (37,1%) rispetto alle altre puerpere (46,5% per la fascia d’età 30-35 anni). La presenza di un servizio di consulenza facilmente accessibile a cui rivolgersi per la risoluzione di problemi che si possono presentare dopo la dimissione, nel corso del puerperio, è accolta favorevolmente dalla quasi totalità delle donne (95%). Il 76,3% di esse preferirebbe avere a disposizione sia un ambulatorio che un numero di telefono dedicato a cui rivolgersi nei momenti di bisogno. Questo dato rimarca l’esigenza delle puerpere di avere un riferimento ospedaliero 24 ore su 24 dopo la dimissione. A questo proposito è stato attivato un servizio di consulenza ambulatoriale facilmente accessibile ed è stato predisposto un libretto informativo che viene distribuito alle partorienti.

Materiale prodotto Pubblicazione in rivista nazionale specializzata, in atti di Congressi; opuscolo informativo; questionari; poster, database.

Risorse economicheNessuna.

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fornire conoscenze teoriche e pratiche inerenti l’assistenza infermieristica nella prevenzione delle lesioni da decubito;definire ed implementare il processo di prevenzione;implementare l’utilizzo sistematico della scala di Braden per la rilevazione del rischio;promuovere un corretto utilizzo dei presidi antidecubito;definire i punti di attenzione per la pianificazione dell’assistenza infermieristica;elaborare strumenti utili per l’educazione del paziente e del care-giver.

Destinatari I destinatari del progetto sono i pazienti degenti nelle struttura aziendali e successivamente dimessi, gli operatori sanitari e i care-giver dei pazienti in fase post-dimissione.

MetodologiaLa principale criticità è la mancanza di un approccio omogeneo alla prevenzione delle lesioni da decubito e di strumenti idonei all’individuazione del rischio. Per una buona pratica infermieristica è essenziale il riferimento a: sperimentazioni cliniche, studi sull’assistenza infermieristica, confronto con le esperienze internazionali; tutto ciò trova la sua massima espressione nelle linee guida. È stato quindi realizzato un documento metodologico di riferimento per l’assistenza infermieristica basato sull’analisi di 4 linee guida presenti in letteratura (AISLeC – EPUAP- NICE – AWMA). Sono stati inoltre predisposti programmi di educazione personalizzati per pazienti e famiglie al fine di promuoverne un coinvolgimento attivo e consapevole nel processo di prevenzione. Nel 2004 è stato effettuato uno studio di prevalenza nei reparti di area medica per una valutazione dell’andamento del fenomeno. È stata scelta la scala di Braden come strumento per la valutazione sistematica del rischio nella persona assistita.Azioni Fase ProgettualeSelezione ed individuazione componenti gruppo di lavoro; formazione gruppo di lavoro, reperimento e analisi della letteratura (1 mese). Stesura del processo di prevenzione (3 mesi). Test sul processo (1 mese). Pianificazione intervento formativo (1 mese).

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MACROAREAEDUCAZIONE PAZIENTE OSPEDALIERO

REPORT PROGETTOLa prevenzione delle lesioni da decubito in ambito ospedaliero, analisi delle best current evidence based ed elaborazione di un processo aziendale di prevenzione.

Durata progettoDal 01/07/2003 al 31/12/2005

Analisi del contestoLa lesione cutanea da decubito è una soluzione di continuo della cute e dei tessuti sottostanti, con tendenza ad estendersi in ampiezza e profondità. La causa principale della lesione è la pressione prolungata che conduce ad anossia, acidosi e conseguente morte cellulare. Oltre alla pressione molti altri fattori contribuiscono alla formazione di lesioni da decubito: forze di taglio o di stiramento, frizione o attrito. Il rischio di sviluppare lesioni aumenta se si associano fattori legati alle condizioni generali della persona: immobilità, incontinenza, patologie croniche invalidanti, vasculopatie, malnutrizione e invecchiamento. I dati più completi sulla prevalenza e sull’incidenza delle lesioni da decubito derivano da studi effettuati su popolazioni ospedaliere e indicano una prevalenza del 6,6-10,1% negli ospedali pubblici britannici e di 8,7 nelle cliniche universitarie degli Stati Uniti. Le più comuni aree a rischio e le regioni maggiormente interessate dalle lesioni sono: sacro 36-43%; grande trocantere 12-17%; tallone 11-12%; tuberosità ischiatiche 5-15%; malleoli laterali 6-7%. La presenza di lesioni da decubito è associata con un aumento da 2 a 4 volte del rischio di morte nella popolazione anziana nei reparti di terapia intensiva e sono inoltre un indicatore della gravità della malattia di base o di altre condizioni morbose intercorrenti piuttosto che un fattore indipendente e predittivo della mortalità. Dimensione e gravità variano molto. La prevenzione delle lesioni cutanee da decubito rappresenta un’importante area di attività infermieristica. Un approccio omogeneo basato sull’uso di un protocollo condiviso di prevenzione contribuisce alla riduzione dell’insorgenza di lesioni e al miglioramento dell’assistenza infermieristica.

ObiettiviIl progetto prevede l’elaborazione di un protocollo assistenziale di prevenzione “evidence based” con le finalità di: migliorare le prestazioni infermieristiche attraverso il riferimento ad una pratica standard; ridurre l’incidenza delle lesioni da decubito; favorire un utilizzo appropriato delle risorse disponibili; individuare indicatori per la valutazione della qualità dell’assistenza infermieristica. Il progetto di prevenzione elaborato si pone come obiettivi specifici di:

implementare la rilevazione sistematica del rischio di sviluppare lesioni da decubito, •

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Si conferma quindi la validità di un approccio omogeneo alla prevenzione delle lesioni cutanee da decubito, oltre che la necessità dell’utilizzo di uno strumento di rilevazione del rischio atto ad indirizzare il processo di assistenza infermieristica. Le risorse disponibili sono compatibili con quanto richiesto dall’attività di prevenzione, tale attività è infatti parte integrante e fondamentale dell’assistenza infermieristica clinica quotidiana.

Materiale prodottoPubblicazioni Poster; cd-rom; questionari. Altro materialeRelazioni, indagini, studi e ricerche.

Relazione finale progettoLe osservazioni effettuate si riferiscono al periodo compreso tra il mese di luglio del 2003 ed il mese di dicembre del 2005. In questo arco temporale sono state svolte le principali fasi del progetto.La fase progettuale, è stata caratterizzata da: selezione ed individuazione componenti gruppo di lavoro; formazione gruppo di lavoro, reperimento e analisi della letteratura (1 mese). Stesura del processo di prevenzione (3 mesi). Test sul processo (1 mese). Pianificazione intervento formativo (1 mese). Nella fase realizzativa sono stati effettuati gli interventi formativi del personale sanitario (5 mesi), è stato predisposto il materiale informativo per i pazienti (6 mesi) ed è stata attuata la sperimentazione del processo di prevenzione (24 mesi).Nel corso della fase di valutazione sono stati rilevati gli indicatori ed è stata effettuata analisi dei dati acquisiti (1 mese con intervallo bi-trimestrale). È stata compiuta inoltre la revisione del processo di gestione (1 mese).La fase di comunicazione ha previsto sia incontri generali rivolti a tutti gli operatori sanitari, sia corsi di formazione rivolti a target specifici. È stato inoltre realizzato idoneo materiale divulgativo in forma cartacea e su supporto elettronico che è stato distribuito agli operatori sanitari in concomitanza dei momenti formativi.Andamento del progettoLe fasi di preparazione e di attuazione del progetto sono state completate nei tempi previsti. Il processo di prevenzione e l’utilizzo sistematico della Scala di Braden per la rilevazione del rischio è divenuto parte integrante dell’attività quotidiana del 70% delle strutture complesse coinvolte. Il processo di prevenzione è pianificato dal personale infermieristico adeguatamente formato all’utilizzo della scala di Braden. CriticitàLa principale criticità è stata rappresentata dalla disponibilità di idonei ausili antidecubito. Dopo la fase di sperimentazione del processo di prevenzione è stato aumentato il numero di ausili in dotazione, ma le indagini di prevalenza effettuate hanno evidenziato che tale numero non è ancora sufficiente per far fronte alle necessità reali delle strutture complesse coinvolte.

Azioni Fase RealizzativaElaborazione materiale informativo per utenza (6 mesi). Attuazione interventi formativi (5 mesi). Sperimentazione del processo di prevenzione (24 mesi). Azioni Fase di ValutazioneRilevazione indicatori e analisi dei dati acquisiti (1 mese con intervallo bi-trimestrale). Revisione del processo di gestione (1 mese).Azioni Fase di Comunicazione La fase di comunicazione agli operatori sanitari prevede sia incontri generali, sia corsi di formazione rivolti a target specifici. È stato prodotto materiale divulgativo in forma cartacea e su supporto elettronico, distribuito agli operatori in concomitanza dei momenti formativi.

Azioni e risultatiI punti nodali del protocollo assistenziale sono rappresentati da: valutazione del rischio (mediante scala di Braden valutazione iniziale entro 24 ore dalla presa in carico e rivalutazione periodica ogni 7 giorni); cura della cute (ispezione quotidiana, riduzione dell’umidità, detersione, ripristino dell’idratazione cutanea, valutazione degli eritemi), valutazione dello stato nutrizionale (indicatori per individuare soggetti a rischio nutrizionale, analisi dei dati inerenti il soddisfacimento del bisogno di alimentazione ed idratazione, verifica degli introiti alimentari giornalieri, intervento nutrizionale preventivo); interventi di corretta mobilizzazione ed educazione della persona; scelta ed utilizzo degli ausili; progetti educativi rivolti a infermieri/persone assistite/care-giver. Il monitoraggio del progetto viene effettuato mediante il seguente gruppo di indicatori:

numero effettivo infermieri partecipanti al progetto formativo aziendale/numero potenziale degli infermieri chiamati a partecipare; numero infermieri che hanno superato il test di apprendimento a livello d’aula/ numero infermieri partecipanti al progetto formativo (rilevazione unica); numero di strutture complesse che utilizzano il protocollo di prevenzione lesioni/numero strutture complesse interessate dal progetto formativo (4 rilevazioni annuali); numero di strutture complesse che utilizzano la scala di Braden/numero strutture complesse interessate da progetto (4 rilevazioni annuali); numero di casi clinici con corretto utilizzo di ausilio dinamico/numero totale pazienti individuati a rischio (4 rilevazioni annuali).

Per gli indicatori riportati sono stati raggiunti i seguenti valori: 1) 95%; 2) 100%; 3) 80%; 4) 71.4%; 5) 100%; in quest’ultimo caso deve essere però precisato che il numero di pazienti a rischio si è rivelato maggiore rispetto ai presidi dinamici disponibili; tuttavia sono stati definiti criteri di priorità per l’utilizzo dei presidi dinamici e tutti i pazienti a rischio sono stati trattati in base all’entità del bisogno stimato. Nelle quattro rilevazioni annue previste, sono stati esaminati complessivamente 2168 pazienti.

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REPORT PROGETTOTrattamento riabilitativo del linfedema secondario ad intervento chirurgico al seno con svuotamento ascellare.

Durata progettoDal 01/01/2005 al 31/12/2005

Analisi del contestoIl tumore della mammella è uno dei tumori maligni maggiormente diffusi nei paesi ricchi ed è il tumore più diffuso tra le donne: in Italia vi è la stima di oltre 30.000 nuovi casi di carcinoma della mammella all’anno. Gli studi sull’incidenza di linfedemi nelle pazienti trattate chirurgicamente con interventi radicali (mastectomia e svuotamento ascellare e/o radioterapia) dimostrano una media di insorgenza di 20% circa. Il linfedema è un edema da stasi linfatica caratterizzato da un’elevata concentrazione proteica presente nell’interstizio. La stasi linfatica determina più o meno precocemente fenomeni reattivi infiammatori a carico della parete dei vasi e delle componenti della matrice extracellulare con possibilità di evoluzioni fibrotiche del tessuto sovra-fasciale. Se non trattato, il linfedema costituisce una patologia cronica ingravescente con possibilità di complicanze infettive (linfagiti) e, nel tempo, compromissione della funzionalità dell’arto superiore e conseguente disabilità ed handicap. I parametri di valutazione del linfedema sono: presenza o assenza della fovea, consistenza, colore, volume, complicanze cutanee e deficit funzionale. Clinicamente si possono distinguere 5 stadi evolutivi: 1° stadio (subclinico)Casi con alterazioni morfo-funzionali della via linfatica evidenziabili con esame linfoscintigrafico che non presentano tuttavia un edema conclamato o che sviluppano un lieve edema incostante e fugace. 2° stadioEdema persistente che regredisce, in parte, spontaneamente con la posizione declive e il riposo notturno. 3° stadioEdema persistente (non regredisce spontaneamente con la postura declive) e ingravescente con possibilità di linfangiti acute e/o dermo-ipodermiti. 4° stadioFibrolinfedema con conformazione a colonna dell’arto e sua grossolana deformazione, possibili verrucosi linfostatiche iniziali, pachidermia importante e complicanze micotiche e linfangitiche ricorrenti.5° stadioElefantiasi con grave deformazione dell’arto, pachidermia sclerotico-indurativa, verrucosi linfostatica marcata ed estesa, ipotrofia muscolare, limitazioni articolari e grave impotenza funzionale.

Punti di forzaL’adeguato percorso di formazione predisposto ha consentito il coinvolgimento operativo di tutto il personale infermieristico che consente di gestire con grande elasticità l’utilizzo della scala di Braden ed il relativo processo di prevenzione, evidenziando il grosso contributo che l’assistenza infermieristica può dare in questa area di attività.Risultati ottenutiDal luglio 2003 al dicembre 2005:

il 95% degli infermieri ha partecipato al progetto formativo aziendale;il 100% degli infermieri frequentanti ha superato il test di apprendimento a livello d’aula infermieri; l’80% delle strutture complesse utilizza il protocollo di prevenzione lesioni complesse;il 71,4% delle strutture complesse ha implementato l’uso sistematico della scala di Braden per la rilevazione del rischio di sviluppare LDD; nel 100% dei casi clinici esaminati vi era un corretto utilizzo di ausilio dinamico. Deve essere però precisato che il numero di pazienti a rischio si è rivelato maggiore rispetto ai presidi dinamici disponibili; tuttavia sono stati definiti criteri di priorità per l’utilizzo dei presidi dinamici e tutti i pazienti a rischio sono stati trattati in base all’entità del bisogno stimato. Nelle quattro rilevazioni annue previste, sono stati esaminati complessivamente 2168 pazienti.

Considerazioni conseguenti Si conferma la validità di un approccio omogeneo alla prevenzione delle lesioni cutanee da decubito, oltre che la necessità dell’utilizzo di uno strumento di rilevazione del rischio atto ad indirizzare il processo di assistenza infermieristica. Le risorse disponibili sono compatibili con quanto richiesto dall’attività di prevenzione, tale attività è infatti parte integrante e fondamentale dell’assistenza infermieristica clinica quotidiana.

Persona da contattareAnna Cazzaniga (AO “Ospedale di Lecco” - Servizio Infermieristico Tecnico e Riabilitativo Aziendale) Tel. 0341/253050Fax 0341/253051 E-mail: [email protected]

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Azioni Fase di ComunicazioneRedazione e comunicazione report semestrale indicatori trattamento combinato (2 mesi). Comunicazione report semestrale sul questionario di gradimento (2 mesi). Sarà effettuata esposizione di poster all’interno del reparto su quanto realizzato durante le attività.

Azioni e risultati È di fondamentale importanza prevedere più trattamenti riabilitativi in funzione dello stadio, delle complicanze e delle caratteristiche del linfedema, mediante: linfodrenaggio, bendaggio, supporto elastico, pressoterapia, fisiochinesiterapia motoria e respiratoria, dieta, supporto psicologico. Il monitoraggio del progetto viene effettuato mediante i seguenti indicatori:

n° pazienti con linfedema/n° pazienti visitate X 100; n° pazienti con linfedema sottoposte a trattamento terapeutico combinato/n° pazienti con linfedema X 100; n° pazienti con linfedema sottoposte a trattamento terapeutico combinato/n° pazienti trattate solo con linfodrenaggio X 100; n° pazienti sottoposte a trattamento combinato aventi riduzione del parametro “circonferenza”/n° pazienti trattate X 100; n° pazienti sottoposte a trattamento “combinato” in “drop-out”/n° pazienti inizialmente visitate X 100; n° pazienti che hanno ricevuto opuscolo info/n° pazienti inizialmente visitate X 100; n° pazienti che hanno espresso un giudizio globalmente positivo (item relativi al processo di informazione presenti nel questionario)/n° totale delle donne partecipanti X 100 (≥70%, si ritiene un giudizio globalmente positivo quello espresso dalle risposte ottimo e buono del questionario di gradimento).

Per gli indicatori riportati sono stati raggiunti i seguenti valori: 53.12%; 93.38%; tutte le pazienti sono state sottoposte esclusivamente a trattamento combinato; 100%; 0%; opuscolo realizzato ma non distribuito in tempo utile per la rilevazione; questionario non realizzato. Il percorso assistenziale consente di sostenere psicologicamente le pazienti in particolare nella fase post-operatoria e punta all’individuazione e al trattamento precoce del linfedema mediante interventi individuali e personalizzati. Nell’ambito del trattamento riabilitativo combinato infatti, a partire dal recupero dell’autonomia funzionale e dalla prevenzione di menomazioni secondarie, sono poste le premesse per la salvaguardia del ruolo coniugale, familiare e lavorativo della donna. In prospettiva di un pieno recupero sul piano fisico, psichico e sociale, nel corso del trattamento è affidato ad ogni donna un ruolo di soggetto attivo chiamato ad impegnarsi con tutte le sue risorse psicomotorie.

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ObiettiviProgramma di formazione/informazione relativamente alla patologia, al trattamento e alle strutture di riabilitazione per le donne affette da linfedema secondario ad intervento chirurgico al seno con svuotamento ascellare.

DestinatariLe pazienti sottoposte a chirurgia per Ca Mammario con linfedema secondario a svuotamento ascellare, medici, infermieri e T.d.R. della struttura di medicina fisica e riabilitazione.

MetodologiaIl progetto prevede l’implementazione delle attività necessarie per instaurare:

un processo che preveda la formazione di un team di operatori sanitari specializzato nella valutazione ed esperto nelle varie tecniche attualmente in uso;l’adozione di parametri e linguaggi comuni nei vari Presidi ospedalieri aziendali, relativamente alla diagnosi e trattamento del linfedema;un percorso che permetta controlli ed interventi terapeutici sequenziali nel tempo per valutare l’evoluzione del linfedema. La valutazione diagnostica strumentale del linfedema comprende: linfoscintigrafia per definire la funzionalità del sistema linfatico residuo e le vie linfatiche alternative;ecografia per la valutazione della dimensione e della composizione del linfedema e del risultato del trattamento effettuato; TC per differenziare la componente prevalente in base alla densità dei tessuti.

Sono previsti inoltre:la realizzazione di un opuscolo informativo per le pazienti sul linfedema, sulle tipologie di trattamento e sulla organizzazione della struttura riabilitativa; la predisposizione di un questionario ad hoc per valutare l’efficacia del processo informativo e il grado di soddisfazione percepita. Per ogni quesito la paziente dovrà fornire una sola risposta, secondo la seguente scala: 1.OTTIMO; 2.BUONO; 3.SUFFICIENTE; 4.SCARSO; 5.PESSIMO. Successivamente sarà effettuata l’elaborazione dei dati raccolti.

Azioni Fase ProgettualeRaccolta ed esame delle fonti bibliografiche (1 mese). Costituzione gruppo di lavoro (1 mese). Valutazione qualitativa e quantitativa terapie da inserire nel protocollo (1 mese). Elaborazione del questionario (1 mese). Stesura protocollo d’intervento (2 mesi). Formazione degli operatori (2 mesi). Azioni Fase RealizzativaImplementazione delle attività previste (10 mesi), con applicazione del protocollo e redazione opuscolo. Azioni Fase di ValutazioneRilevazione dati (4 mesi).

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REPORT PROGETTOOrganizzazione delle attività ambulatoriali del centro di sclerosi multipla

Staff del progetto Silvia Barbieri, Isabella Bisceglia, Manuela Camicia, Marino Mondini, Paolo Previdi.

Durata progetto 2 anni, dal 02/01/2004 al 31/12/2005.

Analisi del contesto La Sclerosi Multipla (S.M), patologia degenerativa, invalidante, cronica, colpisce i giovani adulti, un’ età dove per coerenza si cerca il massimo delle potenzialità.

Dal 1996 al 1999 la nostra Unità Operativa offre ai pazienti affetti di Sclerosi Multipla un approccio simile alle altre patologie, tutti s’interessano, ma nessuno in particolare pensa di gestire la malattia e di conseguenza i pazienti coinvolgendoli in maniera diretta.I pazienti continuano ad aumentare e le stanze di degenza sono sempre più frequentate da giovani pazienti che cercano una adeguata cura all’insorgere della malattia o per migliorare la sintomatologia di una ricaduta.

I pazienti richiedono: Approccio diagnostico terapeutico medico ed attività di counseling infermieristico. L’aumento degli utenti che afferiscono al locale centro s.m. attivato da oltre 12 anni, inserito nel 1996 nell’elenco dei centri riconosciuti dal Ministero della Sanità (D.M.G.U. 9/4/96) e la necessità di adeguarsi ai migliori standard di qualità per i centri clinici per la Sclerosi Multipla, in particolare a quelli individuati dal Gruppo di studio della Sclerosi Multipla della Società Italiana Neurologi e dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (formazione personale, informazione, facilità di accesso), hanno determinato la necessità di riorganizzare le attività ambulatoriali del Centro per garantire:

costante disponibilità di personale qualificato e “formato” per affrontare i problemi specifici del paziente con Sclerosi Multipla;facilità di accesso ai servizi e possibilità di contattare rapidamente il centro da parte dei pazienti;day-hospital specifico per malati con Sclerosi Multipla;razionalizzazione del servizio di fornitura dei farmaci in fascia H;aumentare la capacità di intervento interdisciplinare dell’equipe in collaborazione con operatori esterni ad essa;migliorare l’informazione sui problemi della malattia per i pazienti e caregivers.

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Materiale prodotto PubblicazioniPoster, cd-rom, questionari.Altro materialeRelazioni.

Persona da contattare Renato Galanti (AO “Ospedale di Lecco” - Medicina Fisica e Riabilitazione - Presidio Riabilitativo Umberto I, via Carlo Alberto, 25 - 23822 Bellano) Tel. 0341/829293, 0341/829222 Fax 0341/829377E-mail: [email protected]

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punto telefonico di ascolto per almeno 10 ore alla settimana con un’infermiera “formata”;riorganizzazione delle metodologie di formazione dei farmaci; riduzione dei tempi di attesa e snellimento delle procedure;valutazione delle esigenze potenziali di intervento sulle tematiche sessuali con interviste strutturate praticate dall’infermiere professionale;sedute periodiche di discussione dei casi clinici;incontri con i responsabili di strutture riabilitative del territorio per concordare percorsi e programmi riabilitativi dei malati di Sclerosi Multipla;formazione del personale addetto (adesione del progetto INSIEME dell’AISM);apertura di Day-Hospital per malati di Sclerosi Multipla;riduzione tempi di attesa: minori di 2 giorni per ricoveri ordinari o in D.H., di 15 giorni per visite non urgenti, di 1 giorno per visite urgenti, di 4 giorni per trattamento riabilitativo urgente;possibilità per i malati di accedere sempre in urgenza a valutazioni neurologiche di medici dell’equipe;incontri di formazione con malati e care-givers.

Materiale prodotto Pubblicazioni, poster, leaflet.

Risorse economiche Budget ospedaliero specifico per il progetto.

Persona da contattare Paolo Previdi, Camelia Gaby Tiron (AO “Carlo Poma” Mantova)Tel. 0376/201291Fax 0376/201969 E-mail: [email protected]. 0376/201441 Fax: 0376/201808 E-mail: [email protected]

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ObiettiviObiettivo generale Elevare gli standard di qualità dell’assistenza al malato con Sclerosi Multipla, in collaborazione con le associazione dei malati (AISM) e le strutture di assistenza del territorio, migliorando la formazione del personale sanitario, e la relazione con i pazienti, facilitando l’accesso dei pazienti alle informazioni e alla struttura del centro, incrementando la capacità di attività multidisciplinare.Obiettivi specifici

Costante disponibilità di personale qualificato e “formato” per affrontare i problemi specifici del paziente con Sclerosi Multipla;facilità di accesso ai servizi e possibilità di contattare rapidamente il centro da parte dei pazienti;day-hospital specifico per malati con Sclerosi Multipla;razionalizzazione del servizio di fornitura dei farmaci in fascia H;aumentare la capacità di intervento interdisciplinare dell’equipe in collaborazione con operatori esterni ad essa;migliorare l’informazione sui problemi della malattia per i pazienti e caregivers.

Destinatari150 pazienti, attualmente in costante crescita; personale sanitario coinvolto nell’assistenza al malato di S.M. sia all’interno dell’equipe del centro, che all’esterno (medici di medicina generale, caregivers, strutture riabilitative residenziali e non del territoriali).

Metodologia Programma di formazione del personale;strutturazione dell’equipe, centro “di ascolto” telefonico, riorganizzazione dell’ambulatorio e della organizzazione di ricovero ordinario e in day-hospital;apertura di canali di comunicazione efficienti ed efficaci;programma di informazione a caregivers e malati e di sensibilizzazione sulla malattia;riorganizzazione dei rapporti con consulenti specialisti e strutture di riabilitazione.

Azioni e risultatiFormazione di un gruppo d’intervento multidisciplinare per i problemi genito/urinari del malato di S.M. (psicologo, infermieri, urologo, sessuologo);formazione continua del personale dell’equipe in collaborazione con AISM, SISM.ambulatorio infermieristico aperto tre giorni alla settimana a cui si accede senza formalità o prescrizioni;

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specializzazione dei diversi servizi dell’Istituto Palazzolo (Casa di Cura, R.S.A., C.D.I.);reazione di un Nucleo Alzheimer per una appropiatezza nella cura e nella gestione degli anziani affetti da demenza con gravi disturbi comportamentali.

MetodologiaAttivazione dei servizi all’interno dell’Istituto Palazzolo, organizzazione di convegni per i medici, programmi, corsi ed incontri per familiari e per il personale dell’Istituto. Valutazione ed elaborazione dei dati, azioni di comunicazione, pubblicazione dei risultati ottenuti, presentazione dei lavori a convegni e incontri scientifici.

Tempi previstiProgettazione da luglio 2003; convegni e corsi da gennaio 2004 sino al dicembre 2004; attuazione in regime della rete dei servizi ed apertura Nucleo Alzheimer in settembre 2005.

Risorse e strumentiModalità di diffusione: incontri scientifici, materiale informativo e divulgativo (dispense e pieghevoli).Risultati conseguiti

Congresso per medici in data 24/01/04;corso di 5 incontri per familiari dei malati di Alzheimer in febbraio-marzo 2004;opuscoli informativi, dispense e pieghevoli;disponibilità di assistenza specialistica ai malati di Alzheimer, nelle diverse fasi della malattia, con servizi diversificati all’interno dell’Istituto Palazzolo, tra cui anche un Nucleo Alzheimer (aperto in settembre 2005).

Persona da contattareNiccolò Viti (Fond.ne Don Carlo Gnocchi Milano-Onlus)Tel. 02/39703533Fax 02/33007193E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOUna possibile organizzazione a rete di servizi per la malattia di Alzheimer: informazione, formazione, supporto e cura rivolti al malato, alla famiglia ed agli operatori sanitari.

Durata del progetto01/07/2003-31/12/2005

Staff progettoDott. Niccolò Viti, medico specialista in geriatra (Coordinatore progetto); Leonora Chaiavri, (terapista della riabilitazione), Abbate Carlo (neuropsicologo), Paola Fazzo (terapista della riabilitazione), Achille Lex (assitente sociale).

IntroduzioneLa malattia di Alzheimer è la più comune causa di demenza e la famiglia viene spesso considerata come la “seconda vittima” di questa malattia. I familiari infatti devono sostenere un pesante carico assistenziale ed emotivo che diventa ancora più gravoso se accanto ai deficit cognitivi compaiono anche i disturbi comportamentali (agitazione, aggressività, vagabondaggio, ecc). Questi disturbi che modificano il comportamento, assieme ai deficit cognitivi ed alla perdita dell’autosufficienza nello svolgimento delle attività di base della vita quotidiana (mangiare, vestirsi, lavarsi, ecc.), sono infatti la principale causa di stress del familiare e di istituzionalizzazione del malato. L’impossibilità fino ad oggi di modificare in modo significativo la storia clinica del malato attraverso terapie farmacologiche determina la creazione di un modello strutturato come rete completa di servizi per la malattia di Alzheimer potrebbe venire incontro alle esigenze del malato e della famiglia in ogni fase della malattia.

DestinatariMalati di Alzheimer, parenti ed operatori sanitari.

Obiettivo generale Il presente progetto viene proposto come servizio trasversale con lo scopo di informazione sulla malattia, di formazione per una corretta gestione del malato, e supporto per la prevenzione e la gestione del burn-out. Inoltre prevede la creazione di una rete di servizi specifici per la demenza di Alzheimer nelle diverse fasi della malattia.

Obiettivi specificiCorso per familiari dei malati di Alzheimer con materiale informativo;formazione del familiare sulle tecniche di gestione del paziente al domicilio;supporto emotivo al familiare;formazione del personale sulle tecniche di cura del paziente istituzionalizzato, con particolare attenzione alla gestione disturbi comportamentali;informazione sulla malattia di Alzheimer rivolto ai medici;

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Questa esperienza inoltre ha condotto ad un progetto europeo dove il nostro ospedale è coinvolto con gli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna ed il sistema regionale di salute di Bruxelles. L’obiettivo finale di questo progetto è di espandere la nostra esperienza al cittadino europeo. I dati sopraccennati suggeriscono che questo servizio può condurre a benefici per i pazienti, per le loro famiglie e per la società intera. Non è un sostituto della chiamata medica tradizionale ma rappresenta un’integrazione nel corso di cura.Fattori che possono contribuire al successo ed all’istituzione di questo metodo sono:

lo sviluppo degli indicatori adatti a dimostrare l’utilità clinica; capacità di ridurre le ammissioni e gli accessi dei pazienti; integrazione con i servizi territoriali; accesso facilitato per medici generici; determinazione di un valore economico adatto;partecipazione diretta dei servizi sanitari regionali.

In conclusione il servizio virtuale dell’ospedale è stato percepito positivamente sia dal pubblico, sia nei rapporti tra ospedale ed operatori. Stiamo collaborando con i servizi sanitari della Regione Lombardia per sviluppare gli indicatori che consentiranno di valutare l’effetto sociale ed economico di questo servizio e del relativo ruolo all’interno del sistema di sanità pubblica. Stiamo, cioè, implementando la rete introducendo nuovi servizi (come ad es. chiacchierata in tempo reale e videoconferenza) ed espandendo la rete con altri ospedali europei come componente di un progetto finanziato da Unione Europea.

Materiale prodottoPubblicazioniLibri, articoli su riviste, opuscoli.Risorse economicheRisorse pubbliche aggiuntive provenienti da European Union (VIRTUS TEN-Telecom Programme C27286).

Persona da contattareAngelo Antonini (AO “Istituti Clinici di Perfezionamento” Milano)Tel. 02/57993222 Fax 02/57993357 E-mail: [email protected]

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MACROAREAINFORMAZIONE/EDUCAZIONE

REPORT PROGETTOOspedale Virtuale: un metodo semplice per ottenere brevi pareri medici senza muoversi da casa o dal posto di lavoro, sfruttando le possibilità offerte da internet.

Durata progetto1999-2003

Analisi del contestoI bisogni correlati con la salute costantemente stanno aumentando e richiedono le risposte specifiche per ogni patologia. La disponibilità di servizio prestato dalle istituzioni pubbliche è spesso limitata ed è insufficiente per coprire richieste dei cittadini.L’indicatore di questa situazione è rappresentato dalle lunghe liste di attesa.

Obiettivi Migliorare la gestione della richiesta e dell’offerta nel sistema di salute con mezzi tecnologici innovatori di facile applicazione e larga disponibilità;accertare l’ottimizzazione delle risorse dell’ospedale e la riduzione dei costi dell’amministrazione.

DestinatariCittadini che utitilizzano internet.

MetodologiaI quesiti giunti via internet vengono selezionati e assegnati ad un medico scelto tra gli oltre 40 che collaborano su un fronte di una decina di malattie. Generalmente ci occupiamo di disturbi cronici dove offriamo oltre che la seconda opinione, un aggiornamento dopo una chiamata reale all’ospedale. Più del 40% dei pazienti provengono dall’esterno della nostra regione. Finora il servizio è stato offerto gratuitamente.

Azioni e risultatiAttualmente stiamo gestendo oltre 500 questionari al mese. Le risposte sono spedite in meno di una settimana. Il numero totale di pagine visitate eccede le 20.000. Stiamo ora aggiungendo le nuove specialità al servizio ed introdurremo una linea di chat.Questo progetto ha determinato:

maggiore visibilità; maggiore partecipazione da parte dei medici dell’ospedale; riduzione del 20% degli accessi all’ospedale da parte di pazienti non residenti in Lombardia.

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caregivers e volontari; realizzazione di una ricerca sullo stress del caregiver; effettuazione di un monitoraggio dei casi presi in carico.

RisultatiIl totale delle persone che si sono presentate è stato di 883. Di questi 183 presentavano situazioni complesse e sono stati presi in carico. A 37 di questi è stato proposto il ricovero definitivo in RSA, a 34 altri servizi residenziali; a 23 servizi di prevenzione mentre a 122 servizi territoriali e a 121 servizi domiciliari (a una stessa persona poteva essere proposto più di un servizio). Il follow up a 6 mesi mostra che tra i servizi attivati 77 hanno avuto successo, 14 si erano già conclusi, 13 erano inattivi. Il tempo medio di attesa è stato di 52 per l’avvio di servizi residenziali, 20 per i servizi territoriali. Il grado di soddisfazione dell’utente è stato buono nel 82,14% dei casi e sufficiente nel 16,07.

Materiale prodotto Posters (due), schede e questionario.

Altro materialeSoftware applicativo specifico.

Risorse aggiuntiveRisorse interne dell’Istituto, finanziamento: Fondazione Cariplo.

Persona da contattareIvana Pisoni (Fondazione Don Carlo Gnocchi Milano - Onlus)Tel. 02/39703434 E-mail: [email protected]

REPORT PROGETTOSportello Unico per l’accesso dell’anziano alla rete dei servizi

Durata progettoDal 1/7/2003 al 31/12/2004

Staff progettoDott. Benigno Carrara (Coordinatore del progetto); S. Del Viscio; Dott. R. Sandri; Dott. L. Gaio; Dott.ssa I. Pisoni.

Analisi del contestoIl progetto si propone di dare risposte integrate all’anziano e ai problemi delle famiglie. L’Istituto Palazzolo con questo nuovo servizio si apre al territorio, collabora al rafforzamento e all’integrazione della rete dei servizi socio-sanitari promuove attività di formazione e ricerca.

ObiettiviInformazione all’anziano e ai caregivers con il fine di supportare le attività di assistenza; valutazione delle situazioni a rischio e sostegno ai familiari nella soluzione dei loro problemi; consulenza alle richieste dei diversi servizi dell’Istituto Palazzolo inviando verso più appropriate soluzioni territoriali; diventare punto di riferimento per le famiglie nella soluzione dei problemi dell’anziano, per i servizi interni dell’Istituto Palazzolo e per le associazioni di volontariato del territorio.

DestinatariL’anziano con la sua famiglia e i caregivers, gli operatori dell’Istituto, le associazioni di volontariato e gli operatori della rete dei servizi per l’anziano.

MetodologiaLe attività dello Sportello sono condotte da un’equipe multidisciplinare che accoglie la richiesta. La presa in carico dell’anziano avviene attraverso la valutazione multidimensionale di tutte le problematiche dell’anziano e della famiglia. Viene elaborato un piano di assistenza individualizzato che viene seguito da un case-manager. Una volta attivati i servizi proposti viene avviato un follow up dell’anziano nel tempo.

Azioni e risultatiDefinizione delle nuove procedure organizzative; elaborazione degli strumenti operativi; costituzione di un’equipe di lavoro; individuazione di una rete di interlocutori con i quali stabilire una collaborazione per lo svolgimento delle attività; realizzazione di un’indagine sulla domanda/offerta di servizi nell’area anziani a Milano; costruzione di un data base degli erogatori di servizi per anziani; realizzazione di un software di supporto; recupero di spazi fisici e loro arredamento per le attività dello Sportello; realizzazione di attività formative per familiari,

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L’applicazione delle linee guida distribuite ha permesso negli ultimi anni di trattare senza problemi i pazienti allergici che sono stati ricoverati nei vari reparti.

Persona da contattarePietro Olivieri (AO “Luigi Sacco” Polo Universitario, Milano)Tel. 02/39043546Fax 02/39043533 E-mail: [email protected]

REPORT PROGETTOGestione del paziente allergico al lattice: esperienza di un ospedale milanese

Durata progetto2 anni (1999-2000)

Analisi del contestoLa prima segnalazione di allergia al lattice risale al 1927, ma solo nel 1979 è stata chiaramente descritta da Nutter. Da allora le segnalazioni di patologia da lattice si sono moltiplicate. L’aumentata esposizione all’allergene ha indubbiamente comportato un incremento di sensibilizzazione soprattutto tra il personale medico e paramedico oltre che, più in generale, nei soggetti atopici.Si è posto negli ultimi anni il problema dell’identificazione dei pazienti ad alto rischio e dell’individuazione di procedure per evitare l’esposizione all’allergene in caso di ricovero in ospedale.

ObiettiviL’identificazione di modalità che permettano la rapida individuazione e segnalazione di pazienti con allergia al lattice ammessi in ospedale;l’individuazione di procedure che permettano la degenza in ospedale e l’esecuzione di manovre diagnostiche e terapeutiche in ambiente latex-free;l’attuazione di corsi di formazione per il personale sanitario.

DestinatariUtenti e lavoratori dell’ospedale allergici al lattice.

Azioni e risultatiIn seguito ai problemi emersi con il ricovero di alcuni pazienti con allergia al lattice, si è deciso di approntare un protocollo interno per il trattamento di questi pazienti. È stata in primo luogo nominata una commissione costituita da un rappresentante dalla Direzione Sanitaria, dal Servizio di Farmacia, del Servizio di Allergologia, della Divisione di Anestesia e Rianimazione e delle U.O. di Chirurgia e Ginecologia. Il primo obiettivo è stato quello di approntare materiale utile per l’informazione/formazione del personale medico e infermieristico. Per tale motivo è stato redatto un opuscolo che inquadra dal punto di vista epidemiologico, clinico e terapeutico l’allergia al lattice e delinea le procedure da utilizzare per una corretta diagnosi di allergia al lattice in caso di semplice sospetto. Vengono altresì individuati i percorsi e le precauzioni da utilizzare per il paziente, ricoverato o ambulatoriale; particolare attenzione è stata posta all’assistenza in pronto soccorso e in ambiente chirurgico (reparto di degenza e sala operatoria). È stato inoltre redatto un elenco dei dispositivi medici presenti in ospedale, certificati latex free. In una seconda fase sono stati organizzati incontri di sensibilizzazione con il personale sia medico che infermieristico.

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nelle prime settimane di gravidanza e ad un aumento del numero delle partecipanti ai corsi di accompagnamento alla nascita; una maggiore soddisfazione dell’utenza (è stato preparato un questionario di gradimento); un migliore e più corretto utilizzo da parte delle utenti dei Servizi (diminuzione degli accessi impropri al pronto soccorso); una prevenzione di situazioni di disagio sociale legate alla condizione di isolamento; una maggiore competenza interculturale degli operatori/operatrici italiani sia del Dipartimento materno infantile sia di altri Servizi dell’ospedale e del territorio.

Materiale prodottoPubblicazioni Libri, questionari. Materiali tradottiConsensi informati, spiegazioni di contraccettivi, modalità organizzative di alcuni servizi specifici, legge 194.

Risorse aggiuntiveBudget ospedaliero dedicato al progetto, fondi regionali aggiuntivi.

Persona da contattareGraziella Sacchetti (AO “San Paolo”, Polo Universitario, Milano)Tel. 0289181040 E-mail: [email protected]

MACROAREAOSPEDALE INTERCULTURALE

REPORT PROGETTOCentro di salute e ascolto per le donne immigrate ed i loro bambini

Durata progettoDal 1999 al 2004

Analisi del contestoL’aumento degli immigrati in Italia in questi ultimi 8-10 anni ha fatto aumentare l’accesso delle donne immigrate e dei loro bambini ai reparti di ostetricia e ginecologia e pediatria dei nostri ospedali e ai servizi territoriali (Consultori familiari). Questa situazione ha evidenziato difficoltà sia per le pazienti immigrate per farsi capire dal punto di vista linguistico e culturale sia per gli operatori italiani che si sono sentiti inadeguati a dare risposte corrette ai bisogni di salute di tale popolazione. Il progetto vuole sperimentare un servizio integrato nel campo materno infantile per le famiglie immigrate, presso due punti nascita della città di Milano in rete con i servizi materno infantili territoriali, in collaborazione con una Cooperativa del privato sociale.

ObiettiviFavorire l’accesso delle donne straniere e delle loro famiglie ai servizi materno infantili sia ospedalieri che territoriali; rimuovere gli ostacoli linguistici e culturali che impediscono la comunicazione fra operatori italiani e utenti stranieri al fine di facilitare la comprensione fra le due parti nel rispetto delle diversità culturali; sperimentare una metodologia di lavoro con una nuova figura professionale rappresentata dalla mediatrice linguistico culturale.

DestinatariComunità straniere di Milano, donne straniere, bambini e famiglie nel dipartimento mat. inf., operatori dell’ospedale e del territorio.

MetodologiaLe pazienti accedono senza prenotazione; la metodologia di lavoro prevede la presenza contemporanea di figure professionali di varie discipline e soprattutto con la nuova figura della mediatrice linguistico culturale; l’èquipe degli operatori è prevista ogni 2-3 settimane; si programma una supervisione clinica e organizzativa con un esperto del campo; è prevista una formazione comune tra operatori del Centro e operatori ospedalieri e territoriali.

Azioni e risultatiUn miglioramento della qualità dell’assistenza in campo materno infantile per le famiglie straniere si traduce in una diminuzione degli accessi ai servizi prenatali

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persona, con particolare attenzione agli immigrati; favorire un approccio transculturale ai processi di salute ed agli stili di vita; pianificare strategie di intervento orientate allo sviluppo del benessere psicofisico della Comunità multietnica.

MetodologiaLavoro di rete coordinato, sia all’interno dell’organizzazione aziendale, che all’esterno con enti ed associazioni del territorio; riorganizzazione e riorientamento delle risorse e della rete ospedaliera basati sulla promozione della salute; formazione del personale aziendale alle competenze relazionali e transculturali; raccolta dati epidemiologici e statistici, con rilevazione delle criticità; monitoraggio e verifiche periodiche tramite indagini di customer satisfaction, questionari, interviste.

Risorse e strumentiRisorse umane, organizzative e di budget aziendali; risorse regionali: ex Legge 40/98, tramite l’Amministrazione Provinciale.

Valutazione Sono stati individuati indicatori e analizzati i dati tramite indagini di customer satisfactions, osservazioni e rilevazioni di risultato, in riferimento agli obiettivi prefissati.

Risultati conseguitiLettura e valutazione del bisogno di salute della persona immigrata, effettuata in tutte le Unità Operative aziendali a diretto contatto col pubblico, tramite schede di rilevazione. Analisi ed elaborazione dei dati epidemiologici della domanda afferente riguardante, soprattutto, l’incidenza delle malattie, la frequenza e la tipologia dei ricoveri nei cittadini stranieri, effettuata tramite un’indagine sullo stato di salute degli immigrati (ciò ha conseguito il 5° premio di Operosità Scientifica istituito dall’Azienda).Diffusione di cartellonistica informativa aziendale, multilingue. Semplificazione, standardizzazione e riorganizzazione delle procedure di accesso ai Servizi Ospedalieri (ad esempio sull’utilizzo del Codice STP). Predisposizione di depliant informativi, modulistica (ad esempio consenso informato) e di linee guida per la profilassi e cura di alcune malattie, multilingue. Strutturazione di spazi dedicati e di procedure per la gestione dei decessi, con possibilità di attuare il culto di appartenenza del defunto. Sensibilizzazione del personale alle tematiche interculturali, con promozione di corsi di formazione sia residenziali che esterni, a vari livelli, riguardanti soprattutto le competenze interculturali.

REPORT PROGETTOProgetto Accoglienza Interculturale

StaffPatrizia Sironi (Resp. Progetto); gruppo di lavoro aziendale a valenza interdisciplinare.

AlleanzeAmministrazione Provinciale di Cremona, Osservatorio per l’immigrazione, Tavolo Tecnico Provinciale per l’Immigrazione, CRI di Cremona.

Analisi del contestoCon riferimento ai principi ispiratori della “Ottawa Charter for Health Promotion”, in cui viene rimarcata l’importanza di aumentare il controllo sulla propria salute e di migliorarla, le linee strategiche dell’AO Istituti Ospitalieri di Cremona sono state orientate nell’ottica della promozione della salute, valorizzando il fattore umano, inteso sia come risorsa interna che come centralità della persona che si rivolge alla struttura ospedaliera. Preso atto che già nel Progetto Accoglienza, inserito nella Rete Lombarda HPH, erano state attuate numerose azioni migliorative per aumentare la soddisfazione del cittadino e del personale aziendale, si è ritenuto necessario riconsiderare il percorso di accoglienza aziendale in un’ottica interculturale, sempre più emergente nella quotidianità della realtà ambientale, culturale e sanitaria.

Durata del progettoLuglio 2000 - dicembre 2004

DestinatariPazienti, con particolare attenzione alla presenza di immigrati, soprattutto donne e minori; personale aziendale (sia dedito alla cura e assistenza diretta alla persona che occupato in attività di front-office, informazione ed altro); comunità (intesa come area socio-territoriale di riferimento in cui coesistono varie etnie e come familiari/gruppo in relazione al paziente).

ObiettiviObiettivo generaleMigliorare costantemente la qualità di vita ed il benessere fisico, mentale e sociale della persona mediante un processo coordinato di promozione della salute, promuovendo l’empowerment e favorendo pari opportunità e risorse, secondo il principio di equità, nel rispetto delle differenze culturali e personali.

Obiettivi specificiAnalizzare la situazione esistente rispetto al bisogno di salute, soprattutto della persona immigrata; facilitare la comunicazione ed i percorsi di accesso ai Servizi Ospedalieri; migliorare le relazioni interpersonali tra il personale aziendale e la

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MACROAREAOSPEDALE SENZA FUMO

REPORT PROGETTOOspedale no smoking

Durata progetto2002 - 2004

Analisi del contestoL’ospedale è in continua ricerca verso una cultura del benessere che vede coinvolti, come attori, tutti gli operatori. Tale tensione, di conseguenza, non può non riflettersi anche sugli stessi utilizzatori dell’ospedale. Il progetto “Ospedale no smoking” si iscrive entro questo alveo culturale.

ObiettiviIl progetto si articola su più fronti:

indagine conoscitiva circa le abitudini al fumo dei dipendenti;percorso di disassuefazione dal fumo;affissione di adeguata cartellonistica e individuazione dei referenti responsabili del controllo.

DestinatariPersonale dipendente dell’Azienda Ospedaliera.

MetodologiaDistribuzione a tutto il personale dipendente dell’AO di questionari sull’abitudine al fumo ed elaborazione dei dati raccolti;valutazione psicologica (iniziazione, consumo, motivazione a smettere) e pneumologica (anamnesi, spirometria, rilevazione del monossido di carbonio espirato) dei fumatori interessati alla disassuefazione; formazione di gruppi omogenei di fumatori con incontri di tipo cognitivo-comportamentale condotti da psicologo formato; successivo supporto farmacologico facoltativo ai fumatori resistenti alla cessazione.

Azioni e risultatiDistribuiti 3.100 questionari di cui è stato restituito il 30% (930). Il 14% dei dipendenti si dichiarava fumatore, di questo campione ben il 60% era interessato al percorso di disassuefazione. 56 dipendenti hanno seguito il percorso di disassuefazione, al termine del quale 20 fumatori hanno cessato l’abitudine al fumo. 17 soggetti si erano mantenuti non fumatori.

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Progettazione e organizzazione del Convegno Regionale “Salute ed intercultura”, presso l’Azienda, in collaborazione con l’Amministrazione Provinciale di Cremona. Collaborazione al Tavolo Tecnico Provinciale, promosso dall’Osservatorio Provinciale per l’Immigrazione, nell’ambito di un lavoro di rete con il territorio. Partecipazione alla Giornata dell’Immigrazione “Mondinsieme”, promossa dall’Amministrazione Provinciale di Cremona, con uno stand aziendale attrezzato con materiale informativo. Coordinamento dell’attività di tirocinio per mediatori culturali in alcune aree del Presidio Ospedaliero di Cremona. Istituzione, organizzazione e coordinamento del Servizio di Mediazione Linguistico-Culturale in ambito ospedaliero, con la possibilità di consulenze e di interventi di supporto sia per i pazienti, familiari che per il personale aziendale. Indagine di customer satisfaction al personale aziendale sulla percezione del Servizio di Mediazione culturale ospedaliero. Partecipazione al gruppo di lavoro della Direzione Generale Sanità sull’intercultura, con predisposizione del documento “Raccomandazioni per un ospedale interculturale” (Decreto Direttore Generale 02.03.2005 n.3184 - Regione Lombardia). Presentazione di comunicazioni scientifiche periodiche alle Conferenze Nazionali ed Internazionali della rete HPH.

Persona da contattare Patrizia Sironi (AO Istituti Ospitalieri di Cremona)Tel. 037/2405409Fax 037/2405552 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOOspedale senza fumo

Durata del progettoAnno 2001

IntroduzioneLa consapevolezza che il fumo di tabacco sia nocivo alla salute è senza dubbio ormai bagaglio delle conoscenze non soltanto degli operatori sanitari, ma anche dell’opinione pubblica.Ogni anno il tabacco è responsabile della morte di circa 3.5 milioni di persone. Gli effetti del fumo si fanno evidenti non prima di 20 o 30 anni dopo l’inizio. I dati epidemiologi non riguardano solo il tumore al polmone, ma anche alle patologie cardio vascolari che risultano essere più precoci del danno al polmone. Infatti l’esposizione al fumo di sigaretta è stata associata ad un aumento del 50% della progressione dell’aterosclerosi.Anche il fumo passivo è stato associato a danno vascolare, al rischio di trombosi ed a eventi cardiaci fatali e non. Negli ultimi 15 anni, molti studi epidemiologici hanno focalizzato la loro attenzione sul ruolo negativo del fumo di tabacco nelle donne in gravidanza evidenziandone il rischio di basso peso alla nascita e di aborto.Circa le abitudini al tabacco, si stima, a livello mondiale, che un terzo della popolazione adulta sia fumatrice (47% dei maschi, 12% delle donne).In Italia, è stato evidenziato un leggero aumento della quota di persone che hanno l’abitudine di fumare. L’incremento riguarda soprattutto i giovani fino ai 24 anni in entrambi i sessi. In Lombardia, le persone di 14 anni e più che fumano, rappresentano il 27.1%.

Materiali e metodiIn base a quanto previsto dal Piano Sanitario Nazionale e dalle linee guida emanate dalla Regione Lombardia in relazione alla prevenzione del tabagismo che propone come prioritario il perseguimento di ridurre la prevalenza dei fumatori adulti, di tendere a zero la frequenza delle donne che fumano in gravidanza e della riduzione della prevalenza dei fumatori tra gli adolescenti, anche l’Azienda ospedaliera di Desenzano del Garda si è impegnata al perseguimento dei suddetti obiettivi attraverso l’attivazione di iniziative atte a curare e prevenire il fenomeno.Il Percorso avviato è stato rivolto in particolar modo al personale dipendente, ma anche alla popolazione generale attraverso la comunicazione e l’attivazione di un ambulatorio per il trattamento della dipendenza da fumo di tabacco.

Persona da contattareNicoletta Bertinelli (AO “Ospedale di Circolo”, Busto Arsizio)Tel. 0331/699326 E-mail: [email protected]

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Persona da contattareMaurizio De Giuli e Antonio Rovere (AO Desenzano del Garda)Tel. 0365/3781 E-mail: [email protected]; Tel. 030/9145830 E-mail: [email protected]

DestinatariTutto il personale medico ed infermieristico dipendente dell’Azienda, oltre che agli utenti afferenti alle strutture sanitarie dell’Azienda.

Attività e risultatiIl problema del tabagismo, che coinvolge anche parte del personale dipendente dell’Azienda, è stato affrontato a più livelli:

sensibilizzare il personale sui danni e sui rischi del tabagismo; disassuefare i dipendenti al fumo di sigaretta; informare il maggior numero di persone sul problema attraverso informazioni e sanzioni.

Le attività sono state implementate in conformità ad obiettivi ben precisi: riduzione del numero di fumatori tra i dipendenti dopo una analisi di un questionario consegnato a tutti i dipendenti; attivazione di un ambulatorio per la disassuefazione dal fumo; comunicazioni e informazioni alla popolazione sul problema tabagismo; attivazione di una commissione permanente per seguire il problema e sviluppare piani di intervento.

La pianificazione operativa consisteva: costituzione della commissione interna per la lotta al tabagismo; preparazione questionario interno rivolto ai dipendenti; somministrazione del questionario; elaborazione dati; progettazione e realizazzione di materiale informativo per i dipendenti; progettazione di comunicazione alla popolazione per interventi di sensibilizzazione; diffusione del materiale messo a disposizione dalla Regione Lombardia; attivazione dell’ambulatorio di disassuefazione al fumo.

I risultati sono stati valutati attraverso i seguenti indicatori:quanti fumatori tra i dipendenti hanno smeso di fumare;quante persone afferiscono all’ambulatorio in un anno;numero di comunicazioni/informazioni in un anno;numero di operatori sanitari dell’Azienda coinvolti in iniziative territoriali in un anno.

I risultati che si sono ottenuti non sono entusiasmanti, almeno per quello che riguarda il personale dipendente: solo il 3% dei fumatori ha smesso di fumare.Per quanto riguarda le altre iniziative le più apprezzate sono state le comunicazioni alla popolazione e l’affissione del materiale consegnato dalla Regione Lombardia (es. poster: Ospedale senza fumo, l’aria è per tutti, grazie di non fumare), ecc.Favorevolmente apprezzata dalla popolazione l’apertura dell’ambulatorio dedicato, anche se poi l’accesso è stato basso: 67 accessi nel 2002.

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predisporre programi, corsi ed incontri nei vari momenti del ciclo vitale: adolescenza, menopausa, andropausa, matrimonio e coppia, la genitorialità, accudimento del bambino, autonomia dei figli e loro distacco, eventi critici.

Tempi previstiIdeazione dei servizi (aprile 2003);attuazione dei servizi (giugno 2003);attivazione dei corsi ed incontri (settembre 2003);attuazione in regime 2004.

Risorse e strumentiAule;strumenti audiovisivi;materiale informativo e divulgativo;giornate di presenza al nido.

ValutazioneEffettuata la settimana successiva alla festa.

Risultati conseguiti Corsi informativi e formativi;giornate educative per i bambini; opuscoli informativi.

Persona da contattareRosaria Avisani e Sergio Paghera (AO Spedali Civili di Brescia)Tel. 030/3995959 Fax 030/3995954 E-mail: [email protected]

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MACROAREAOSPEDALE E TERRITORIO

REPORT PROGETTOIl “Battibaleno” e l’integrazione con il territorio

Durata progetto2002 - 2004

Staff progettoRosaria Avisani, Dr. S. Paghera (Coordinatori del progetto), C.S. ostetriche, infermiere operatrici asilo nido.

AlleanzeCooperativa Elefanti Volanti, Comune, Università.

Analisi del contestoL’Asilo Nido “Battibaleno” dell’ AO Spedali Civili di Brescia è nato per rispondere ai bisogni di una migliore qualità della vita dei propri dipendenti ed occuparsi del benessere dei loro bambini. L’Asilo Nido pone al centro del proprio progetto e delle proprie attenzioni, il bambino, come persona in crescita, ponendo quindi particolare attenzione ai bisogni pedagogici ed educativi dell’ età dagli 1 ai 3 anni. L’ AO e la Cooperativa Elefanti Volanti che gestisce l’Asilo Nido, sentono la necessità di sviluppare un forte integrazione socio-sanitario con il territorio attivando iniziative e servizi da offrire all’intera cittadinanza.

DestinatariGenitori, donne, uomini, coppie, operatori, insegnanti del quartiere della città.

Obiettivo generale Attivare servizi e iniziative di prevenzione sul territorio, trasferendo e integrando competenze dell’AO, della Cooperativa, dell’Università, dell’Amministrazione comunale, di altri soggetti interessati alla collaborazione.

Obiettivi specificiOffrire il Servizio Asilo Nido alle mamme degenti (bambini 1-3 anni);offrire il Servizio Centro ricreativo estivo (c.r.e.) per i bambini dei dipendenti dai 3 ai 6 anni;predisporre ed intrecciare corsi e incontri formativi di “Genere” e del “ciclo vitale”.

Metodologia di interventoCreare interesse e condivisione;attivare e divulgare i servizi;predisporre programmi, corsi ed incontri di “Genere”;

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Valutazione

Obiettivi Risultati/azioni Indicatori

1. Miglioramento del ben-essere dei cittadini dipendenti.

Elevato livello di gradimento dell’iniziativa.

Andamento del numero di bambini iscritti;la percezione della validità e della qualità del servizio a livello cittadino; numero di adesione alla “Progettazione Partecipata”.

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2. Validazione scientifica del modello.

Costituzione del Comitato Scientifico; coinvolgimento delle Università e delle famiglie; ben-essere dei bambini.

Applicazione e rispetto del “codice etico”;la continuità dell’educatrice di riferimento;effetti dell’alternanza dei turni e della relazione con il gruppo dei bambini di riferimento;l’ambiente.

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3. Miglioramento del clima organizzativo aziendale.

Coinvolgimento degli operatori sanitari sugli obiettivi strategici e operativi aziendali; la fidelizzazione del dipendente;mantenimento dell’investimento sul progetto dalla Direzione strategica;clima positivo dei dipendenti nei confronti dell’AO; aumento della domanda occupazionale verso l’AO.

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Analisi dei risultati del questionario sulla soddisfazione dell’utente;la permanenza in Azienda del personale;il livello di turn-over;rientro dalla maternità allo scadere dell’istituto obbligatorio e disponibilità al rientro sui turni;maggiore disponibilità alla modifica del turno lavorativo;le risorse economiche occupate.

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4. Miglioramento del modello di cura, verso la personaliz-zazione dell’assi-stenza.

Coinvolgere il territorio sulla funzione educativa e la promozione della cultura per l’infanzia;sviluppare sinergie tra i diversi soggetti istituzionali; produrre un cambiamento culturale nell’agire dell’operatore sanitario.

il numero e la tipologia di iniziative, integrative promosse;sinergie tra diversi soggetti istituzionali e non;numero, tipologia di famiglie ed età dei non dipendenti;in merito al modello di “PROMOZIONE DELLA SALUTE”, l’utilizzo di “momenti informativi sulla salute”, ecc.

5. Replicabilità del modello.

Fare conoscere l’esperienza a livello nazionale; partecipare a convegni; mettere a disposizione delle altre realtà il modello ed il progetto.

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Numero e tipologie di contatti;numero e tipologie di nuove esperienze; analisi dei punti di forza/di debolezza delle eventuali nuove esperienze.

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REPORT PROGETTOEffe Elle Esse: come conciliare tempo, famiglia, lavoro e salute

StaffR. Avisani, A. Castellani, S. Galleri, N. Guercè, M.D. Marchetti, L. Mastromatteo, A. Monteverdi, S. Paghera, P. Pezzotti, A. Pricoco, B. Venturelli.

Durata progettoDal 10/05/2004 al 31/12/2005

Analisi del contestoIn questi anni parliamo spesso di 'complessità, di stress e di corse contro il tempo', quali fattori sociali ed elementi incidenti sulla qualità della vita e sulla serenità di ognuno di noi, pur se con intensità e rilevanza diversi. Pur condividendo ogni aspetto di queste analisi, è oltremodo difficile agire sui fattori di stress nel settore sanitario e nella gestione delle nostre Aziende Ospedaliere. Il nostro settore vive infatti un livello di stress notoriamente e notevolmente elevato, ma le nostre direzioni strategiche devono misurarsi con la quadratura dei budgets, la integrazione dei diversi profili professionali, il miglioramento organizzativo e il raggiungimento degli obiettivi strategici. Il tutto cercando di migliorare la qualità di vita del singolo operatore sanitario, elemento basilare per una migliore qualità organizzativa e di prestazione sanitaria.I punti di partenza che hanno portato l’Azienda ad un progetto in grado di conciliare Tempo Famiglia, Tempo Lavoro e Tempo Salute, sono stati: l’intensità dei ritmi lavorativi; la forte femminilizzazione; il lavoro a turni; la difficoltà alla fidelizzazione delle figure professionali; il rapporto fiduciario tra Direzione Aziendale e Operatori; gli effetti delle trasformazioni aziendali; i problemi di natura socio economica “dall’umanizzazione alla personalizzazione dell’assistenza”.

ObiettiviMiglioramento del ben-essere dei cittadini dipendenti; validazione scientifica del modello di Asilo Nido Aziendale;miglioramento del clima organizzativo aziendale; miglioramento del modello di cura, verso la personalizzazione dell’assistenza;replicabilità del modello.

DestinatariDipendenti dell’Azienda e loro bambini; bambini dei genitori ricoverati.

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REPORT PROGETTOTrattamento integrato delle lesioni del piede diabetico

Durata progettoDal 1999 al 2003

Analisi del contestoIl termine “piede diabetico” indica la polimorfa patologia che può svilupparsi a carico del piede in pazienti affetti da diabete mellito. Le ragioni che hanno spinto alla formulazione del progetto sono la rilevanza dell’elevato numero di amputazioni agli arti inferiori nei pazienti diabetici con gravissimi costi conseguenti. Mediante l’intervento inter-disciplinare del diabetologo, del podologo, del protesista, del chirurgo e dell’infermiere è possibile ridurre la morbilità legata a tale patologia. Altri requisiti per la riuscita del progetto sono la cadenza ravvicinata delle medicazioni e l’abolizione del carico sull’arto interessato. Per queste esigenze è spesso necessaria l’ospedalizzazione del paziente; un’efficace alternativa può essere l’utilizzo dell’Assistenza Domiciliare Integrata da parte di personale infermieristico dell’ASL specificamente addestrato. Ciò permette sia di intensificare la frequenza delle medicazioni che di evitare la mobilizzazione del paziente, garantendo la continuità delle cure (Azienda Ospedaliera – Territorio). Da tali premesse è nato il progetto di fornire un trattamento integrato delle lesioni del piede diabetico mediante l’attivazione di un Ambulatorio specifico per la prevenzione e la cura del piede diabetico dell’USC Diabetologia degli Ospedali Riuniti, che si avvale sia della collaborazione degli altri Specialisti dell’Azienda, sia del Servizio di ADI dell’ASL di Bergamo.

ObiettiviRiduzione dell’incidenza annuale delle amputazioni non traumatiche agli arti inferiori in pazienti diabetici; riduzione del tempo di decorso clinico delle ulcerazioni al piede in pazienti diabetici; riduzione dei costi diretti dovuti agli interventi di amputazione agli arti inferiori in pazienti diabetici.

DestinatariI pazienti affetti da diabete mellito tipo 2 seguiti dall’USC Diabetologia dell’AO Ospedali Riuniti di Bergamo (numero: circa 7000).

MetodologiaPresso l’USC Diabetologia era già presente un Ambulatorio dedicato alla cura del piede diabetico. È stato attivato un protocollo di gestione integrata del paziente diabetico con lesioni al piede da parte dell’USC Diabetologia e del Servizio ADI

Conclusioni Effe Elle Esse appare, in sostanza come un ampio progetto di cambiamento culturale che investe anche la dimensione assistenziale, accompagnando in maniera non traumatica del passaggio in atto da una “Sanità microcosmo statale” a quella di “Sanità aziendale” e, progressivamente, a quella di “Sanità microcosmo persona”, centrata sul cittadino.

Persona da contattareRosaria Avisani (AO Spedali Civili di Brescia)Tel. 030/3995959 Fax 030/3995954 E-mail: [email protected]

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Materiale prodottoPubblicazioni N° 3 abstract:

Conferenza Nazionale degli Ospedali per la Promozione della Salute, Milano, 19/10/1999; V Congresso Interassociativo SID-AMD Lombardia, Brescia, 6/11/1999; 8th International Conference on Health Promoting Hospitals, Atene, 14-6/6/2000.

Risorse economicheNon sono state utilizzate per tale progetto risorse di personale e strutturali oltre quelle già disponibili.

Persona da contattareGiuseppe Lepore (AO Ospedali Riuniti di Bergamo)Tel. 035/266973 Fax 035/266889 E-mail: [email protected]

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dell’ASL di Bergamo, che è stato utilizzato per questo progetto. In caso di ricorso all’ADI, il medico dell’USC Diabetologia compilava una relazione clinica, che riportava i dati clinici salienti dell’utente, le indicazioni per l’esecuzione delle medicazioni, che venivano eseguite a domicilio (o, se in grado di deambulare, presso le strutture dell’ASL), da infermieri professionali (II.PP.) dell’ASL, specificamente addestrati. Periodicamente il paziente medicato a domicilio eseguiva visite di controllo presso l’USC Diabetologia per una rivalutazione delle lesioni e del trattamento. Gli II.PP. dell’ADI provvedevano inoltre a contattare l’USC Diabetologia in caso di evoluzione insoddisfacente delle lesioni o di nuove complicanze.Negli ultimi tre anni del progetto sono state inoltre attivate collaborazioni strutturate con le USC Chirurgia Vascolare, Chirurgia Plastica e Medicina Interna 2 dell’AO Ospedali Riuniti di Bergamo, che prevedevano percorsi diagnostici-terapeutici ottimizzati. Nell’ultimo anno del progetto sono state attivate due ulteriori risorse:

la possibilità di eseguire arteriografie ed eventuale angioplastica agli arti inferiori presso l’USC Radiologia, nell’ambito dei percorsi diagnostico-terapeutici ottimizzati; la possibilità di eseguire cicli di ossigenoterapia iperbarica presso l’Istituto Iperbarico Habilita di Zingonia (che ha attivato una consulenza con l’USC Diabetologia).

Per valutare i risultati si sono utilizzate due risorse:dalle schede di dimissione ospedaliera si sono estratte quelle con diagnosi di dimissione principale: “amputazione non traumatica agli arti inferiori” e con altra diagnosi “diabete mellito”. Questi dati sono stati confrontati con le Cartelle cliniche degli ambulatoriali e del DH dell’U.O. di Diabetologia per escludere dall’analisi i pazienti diabetici non in cura presso l’USC Diabetologia;dalle cartelle cliniche dell’Ambulatorio e del DH dell’USC Diabetologia si sono ricavati i dati delle amputazioni eseguite presso altri nosocomi ed i dati riguardanti la prevalenza e il tempo delle guarigioni delle ulcere al piede.

RisultatiLa gestione integrata del piede diabetico ha permesso una riduzione della prevalenza di amputazioni agli arti inferiori ed un incremento della prevalenza di guarigioni delle ulcere al piede nei pazienti diabetici afferenti all’Usc Diabetologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo. In particolare la prevalenza delle amputazioni agli arti inferiori è stata di 0,287/100 pazienti nel 1999 vs 0,205/100 pazienti nel 2003. La prevalenza di guarigioni delle ulcere al piede (valutata dopo 1 anno di follow up) è risultata del 47% nel 1999 vs 58% nel 2003. Inoltre il trattamento integrato ha ridotto il numero medio delle visite di ogni paziente presso l’USC Diabetologia rispetto al trattamento convenzionale (2,9±0,3 visite/paziente nel 1999 vs 4,4±0,4 nel 2003).

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Indicatori Realizzazione di team multidisciplinare. Tempo previsto: 1 anno.Formazione di pazienti e familiari

Misura: n° interventi formativi/n° pazienti trattati, 75%, verifica annuale.Efficacia clinica

Misura: valutazione dei parametri nutrizionali prima del trattamento/ valutazione dei parametri nutrizionali durante il trattamento, 50%, verifica annualeLivello di gradimento (soddisfazione)

Misura: n° valutazione dei gradimenti/n° destinatari dell’intervento, 10%, verifica annuale.

ValutazioneIl progetto completato, sulla scorta dei risultati conseguiti e degli indicatori espressi, è stato, a nostro parere, una esperienza positiva.La nutrizione artificiale domiciliare è una tecnica appropriata, sicura, efficace ed efficiente quando un team multidisciplinare assicura una rigorosa selezione dei pazienti, una corretta ed adeguata scelta e pianificazione del regime nutrizionale, uno scrupoloso addestramento del paziente e dei famigliari.La gestione della NA a domicilio richiede dialogo, collaborazione ed integrazione di tutte le forze professionali ed umane coinvolte, nel pieno rispetto dei propri ruoli e professionalità. Solo in questo modo si realizzerà una continuità assistenziale Ospedale-Territorio che ha come obiettivo il contenimento dei costi ma soprattutto il miglioramento della qualità di vita del paziente e della famiglia (outcomes).

Persona da contattare Eugenio Limido (AO “Ospedale di Circolo” di Busto Arsizio)Tel. 0331/699261 Fax 0331/699544 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTONutrizione artificiale domiciliare: continuità assistenziale ospedale-domicilio

StaffDr. Eugenio Limido, Gastroenterologo - U.O. di Medicina I del Presidio Ospedaliero di Busto Arsizio (Coordinatore del Progetto); un gruppo di volontariato (AVULSS) per l’assistenza su un gruppo-campione di pazienti.

Durata progettoGennaio 2000 - Dicembre 2003

ObiettiviObiettivo generale Favorire la continuità assistenziale al paziente in nutrizione artificiale domiciliare aumentando le opportunità offerte dall’ospedale con un supporto di tipo specialistico in stretta collaborazione con i servizi sanitari presenti sul territorio (distretti sanitari, medici di medicina generale).Obiettivi specifici

Formazione di un team multidisciplinare collegato ai medici di base e distretti sanitari; formazione del paziente e della famiglia;valutazione dello stato nutrizionale e controllo nel tempo; miglioramento qualità di vita del paziente e/o dei familiari.

Azioni e risultatiGenerali

Nel 1999 sono stati trattati in Nutrizione Artificiale Domiciliare (NAD) 121 pazienti, di questi 45 già in trattamento e 76 nuovi arruolamenti;nel 2000 sono stati seguiti dal Centro 61 nuovi pazienti fino ad oggi.

SpecificiÈ stato costituito il team multidisciplinare che si riunisce periodicamente (1 volta al mese almeno) e collabora con i distretti sanitari e con i medici di medicina generale;è stata realizzata formazione del paziente con l’ausilio di un manuale di addestramento realizzato e stampato nel corso del corrente anno;dal 2000 si è proceduto alla valutazione dello stato nutrizionale del paziente in NAD anche con supporto di nuove tecnologie (bioimpedenzometria);la qualità di vita e la soddisfazione del paziente e dei familiari è stata valutata attraverso la somministrazione di appositi questionari di gradimento.

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MetodologiaUtilizzo di questionari ad hoc, studi di prevalenza, formazione continua, materiale divulgativo, rilevazione quotidiana del dolore in cartella clinica.

Attività principali e risultatiNei 3 presidi dell’AO San Gerardo (Ospedale S. Gerardo vecchio e nuovo, Ospedale Bassini si è definito un progetto complesso di “Ospedale senza dolore” articolato in diverse fasi cadenzate nel tempo:

la prima fase ha riguardato la analisi della nostra specifica realtà attraverso una indagine conoscitiva sulla prevalenza del dolore nei pazienti ricoverati e sulla conoscenza e atteggiamenti degli operatori riguardo la rilevazione e la terapia del dolore. I risultati della indagine hanno orientato le successive fasi;la seconda fase ha definito un progetto di formazione continua, inserito annualmente nel programma di aggiornamento obbligatorio del personale sanitario, composto di corsi di preparazione generale sul dolore e corsi specifici su particolari situazioni cliniche (es.: dolore post-chirurgico, cure palliative);la terza fase riguarda i comportamenti pratici verso il dolore nei pazienti ricoverati, usando un nuovo modello di cartella clinica che comprende uno spazio per il rilievo quotidiano del dolore con metodo NAS e fogli specifici di terapia del dolore secondo protocolli definiti e condivisi;la quarta fase è composta di rilevazioni periodiche e diversamente temporalizzate dei cambiamenti di prevalenza del dolore nei pazienti ricoverati e di conoscenze ed atteggiamenti degli operatori; rilevazione dell’uso di oppioidi.

Contestualmente si promuovono iniziative periodiche rivolte alla popolazione e distribuzione di materiale informativo.

MACROAREAOSPEDALE SENZA DOLORE

REPORT PROGETTOOspedale Senza Dolore

Durata del Progetto1 luglio 2002 - 1 luglio 2005

Finalità del ProgettoLa finalità del progetto è una corretta e abituale gestione del dolore in ambito ospedaliero. Per giungere a questo obiettivo si è proceduto per tappe successive, coinvolgendo operatori sanitari e popolazione.In linea con le indicazioni delle Linee Guida nazionali e dei PSN-PSSR 2002-2004 la prima tappa del progetto è stata dedicata allo studio della realtà ospedaliera ed alla risposta della utenza.Nel marzo 2003 è stata svolta una indagine conoscitiva, usando dei questionari, sulla prevalenza del dolore nei pazienti ricoverati e sulle conoscenze ed atteggiamenti degli operatori verso il dolore.Come dato positivo si rileva una bassa prevalenza di dolore intenso (circa il 10%) nei pazienti ricoverati, che potrebbe stare a significare una già buona attitudine alla cura del dolore, ma persistono differenze tra unita operative della stessa disciplina (es. tra chirurgie generali). Oltre il 50% degli operatori ha mostrato una buona conoscenza di terapia del dolore, ma riserve su un uso diffuso degli oppioidi. Questa iniziativa è stata accompagnata da contatti con la popolazione afferente alle nostre strutture ospedaliere e dal coinvolgimento attivo delle Associazioni dei Malati. Emerge qualche timore verso i farmaci contro il dolore, soprattutto se oppioidi.L’uso di questionari ripetibili nel tempo, fornisce anche strumenti di verifica a distanza degli interventi attuati. Ognuno degli attori considerati (pazienti, operatori sanitari, popolazione, associazioni di malati) ha comunque condiviso il progetto di ospedale senza dolore e si è mostrato ricettivo per successive iniziative. Da questa indagine si sono potuti ricavare elementi utili per le azioni successive, in base alle differenze di prevalenza del dolore nelle diverse unità operative e di conoscenze ed atteggiamenti dimostrati dal personale medico e dal personale infermieristico. Negli anni successivi si sono svolti corsi specifici per gli operatori sanitari e campagne di sensibilizzazione della popolazione attraverso depliant e conferenze pubbliche.Infine nella nuova cartella clinica è stato inserito “l’indice numerico del dolore” nella rilevazione quotidiana dei parametri clinici del paziente.

DestinatariTutta la popolazione afferente all’ AO San Gerardo. Tutti gli operatori sanitari dell’AO San Gerardo.

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Persona da contattare Anna Bernasconi (AO San Gerardo, Monza)Tel. 039/2339466 Fax 039/2332514 E–mail: [email protected]

Risultati

Obiettivi specifici Indicatori Risultati previsti Risultati ottenuti

1 Rilevazione abituale del dolore.

Rilevazione bigiornaliera del dolore con metodo NAS e registrazione in cartella clinica.

Rilevazione del dolore da parte delle UU.OO.

La rilevazione abituale del dolore è stata av-viata dal momento in cui è stata introdotta la cartella clinica inte-grata.

2 Implementazione di protocolli di terapia e di linee guida per condizioni dolorose di più diffuso riscontro (dolore post-chirurgico, oncologico, riabilitativo e cure palliative).

Rilevazione periodica tramite questionario delle variazioni di prevalenza del dolore nelle singole UU.OO.

Distribuzione Protocolli nelle UU.OO.

Protocolli distribuiti alle seguenti UU.OO:Chirurgia, Oncologia, Neonatologia, Pediatria, Cure Palliative.

3 Consumo di oppioidi. Rilevazione semestrale del consumo di oppioidi in ospedale.

Rilevazione semestrale del consumo di oppioidi.

Rilevato dalla Farmacia Aziendale.

4 Rilevazione periodica della prevalenza del dolore nelle singole UU.OO.

Rilevazione periodica attraverso questionario delle variazioni di prevalenza nelle singole UU.OO.

Rilevazione periodica delle variazioni della prevalenza.

La rilevazione periodica non è stata eseguita ma verrà fatta attra-verso la nuova cartella clinica integrata dopo un tempo congruo dalla sua implementazione nelle UU.OO.

5 Corsi di formazione per gli operatori sanitari con verifica annuale tramite questionari del miglioramento delle conoscenze e degli atteggiamenti degli operatori sanitari riguardo il dolore.

Verifica annuale mediante questionari del miglioramento delle conoscenze e degli atteggiamenti degli operatori riguardo il fumo.

Verifica attraverso la compilazione dei ques-tionari di valutazione da parte dei partecipan-ti al corso.

Il miglioramento delle conoscenze è stato valutato attraverso questionario a fine corso.

Materiali ProdottiPubblicazione dei risultati della indagine conoscitiva; poster: Conferenza Nazionale HPH, Riva del Garda 2004; pieghevoli informativi da distribuire alla utenza ospedaliera; inserimento del Capitolo “Dolore in ospedale” nella Carta dei Servizi aziendale; fogli di rilevazione del dolore con scala NAS in cartella clinica

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postoperatorio e relativa iniziativa di aggiornamento.Nel 2003 scelta di sistemi di rilevazione, corso generale di base sul dolore con formazione di 350 operatori dei due presidi e formazione specifica alla rilevazione nei reparti.Nel 2004, secondo corso di formazione a piccoli gruppi e inserimento del sistema di rilevazione dolore in tutte le grafiche delle cartelle cliniche dei due presidi.

Principali attività e risultatiNel 2005 preparazione prontuari terapeutici per il dolore acuto e cronico e messa a punto della rilevazione nei reparti.Nel 2006 finito il progetto HPH originario si continua a lavorare a progetti di rilevazione e trattamento in categorie speciali: bambini, anziani, dementi e/o non collaboranti.

Persona da contattareGiannunzio Donatella (AO Istituti Ospitalieri, Cremona)Tel. 372/405330Fax 372/405330E-mail: [email protected]

REPORT PROGETTOVerso un ospedale senza dolore

Durata progettoDal 11/12/2001 al 30/11/2005

Analisi del contestoNell’ospedale di Cremona esisteva già dal 1983 una Sezione autonoma di Terapia del Dolore che serviva malati ricoverati e del territorio.Nel 1986 in città ed in collaborazione con l’ospedale veniva fondata una associazione - l’Associazione Cremonese per la Cura del Dolore - che tuttora si occupa di assistenza in Cure Palliative.Tale associazione in collaborazione con l’Ospedale e l’ASL forniva e fornisce assistenza domiciliare ai pazienti terminali e nel 2001 completava la costruzione di un Hospice intraospedaliero. Di conseguenza nel 2001 a seguito della pubblicazione delle Linee guida nazionali sull’Ospedale senza Dolore è stato immediatamente deliberato un apposito comitato di esperti della materia e di rappresentanti delle componenti ospedaliere e delle organizzazioni di volontariato.

Scopo del progettoIngresso nel progetto internazionale ugualmente denominato e recentemente importato in Italia (Vicenza) ma non ancora giunto nella nostra città.Lo scopo è quello di valutare il grado di sofferenza esistente nell’ospedale valutando al tempo stesso le conoscenze del personale sull’argomento per accrescere la sensibilità al problema dolore e migliorare le competenze tecniche in merito al riconoscimento ed al trattamento del sintomo stesso che nel 2000 non è più un sintomo necessario per fare diagnosi come poteva essere venti anni fa.Il dolore e la sofferenza vanno conosciuti, riconosciuti e combattuti poiché attualmente l’Ospedale non deve essere in alcun modo un Lazzaretto.

TargetPersonale di assistenza ed utenza ospedaliera (quindi cittadinanza tutta).

MetodologiaNel dicembre 2001 è stata organizzata una campagna pubblicitaria in due ospedali con gazebo nei quali per qualche giorno esperti del settore erano a disposizione del pubblico. Il 12 dicembre 2001 è stata eseguita un’indagine puntuale di prevalenza del dolore nelle corsie di degenza (tutte e non a campione) con successiva elaborazione dei dati che non si sono discostati da quelli di simili indagini della letteratura.Trasmissione sulla televisione locale (Telecolor) per spiegare il progetto. Questionario per valutare le conoscenze del personale. Nel 2002 analisi e presentazione dei dati, nonché valutazione della situazione esistente relativamente al dolore nel

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DestinatariIl personale medico ed infermieristico, in modo particolare dei reparti chirurgici di tutta l’Azienda.

Attività e risultatiL’attività principale è stata rappresentata dalla formazione del personale.Importanza è stata data poi alla valutazione del dolore sul paziente attraverso la compilazione del “cartellino post operatorio”.Le attività sono state svolte nel modo seguente:

costituzione del comitato Ospedale senza dolore ; stesura programma di formazione rivolto al personale; preparazione materiale didattico; preparazione poster: Ospedale senza dolore; formazione al personale in tre edizioni di due pomeriggi ad edizione; stesura protocolli operativi e stesura “cartellino post-operatorio”.

I risultati ottenuti, alla prima verifica, sono stati ottimi: tutto il personale dei reparti chirurgici ha partecipato all’evento; ha partecipato circa l’80% del personale dei reparti medici.Per tutti i malati che escono dal blocco operatorio viene redatto il modulo per la stadiazione del dolore post-operatorio e tutti i moduli vengono inseriti nella cartella clinica.

Persona da contattareWalter Jacovelli e Antonio Rovere (AO Desenzano del Garda)Tel. 030/9145342E-mail: [email protected]. 030/9145830E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOOspedale senza dolore

Durata del Progetto2001 - 2002

IntroduzioneLa diffusione del controllo del dolore e del trattamento dello stesso rappresenta un obiettivo ormai strategico nella programmazione sanitaria sia nazionale che regionale. La cultura del diritto a non soffrire inutilmente si sta affermando anche nel nostro paese. Oggi, anche nelle istituzioni più avanzate, il dolore continua ad essere una dimensione alla quale non viene riservata adeguata attenzione, nonostante sia stato dimostrato quanto la sua presenza sia invalidante dal punto di vista fisico, sociale ed emozionale. Il medico ancora oggi è portato a considerare il dolore un fatto secondario rispetto alla patologia di base cui rivolge la maggior parte dell’attenzione e questo atteggiamento può estendersi anche ad altre figure professionali coinvolte nel processo assistenziale.

Materiali e metodiIn base a queste considerazioni, si è costituito, oltre al comitato Ospedale senza dolore (COSD), un percorso intraospedaliero di formazione del personale medico e del personale di assistenza che ha portato alla consapevolezza dell’importanza di avere conoscenze adeguate (neurofisiologia, ecc) oltre che metodiche comuni di rilevazione e di trattamento del dolore. A tal fine sono stati redatti dei protocolli riferiti in particolar modo alla rilevazione del dolore post-operatorio che vengono applicati costantemente anche attraverso l’elaborazione da parte del COSD di un “cartellino post-operatorio” dove viene studiato il dolore, cioè una sorta di modalità di assicurare l’applicazione di metodiche di controllo e risoluzione del dolore presso la struttura sanitaria di degenza. A tale proposito sono state utilizzate diverse scale esemplificative come ad esempio la scala di Wong-Baker per il rilevamento del dolore cronico.I cardini del progetto, quindi, sono stati rappresentati dalla formulazione di protocolli specifici atti a rilevare correttamente e costantemente il sintomo dolore con scale validate e di semplice applicazione e comprensione, a codificare trattamenti pronti e corretti in base alle evidenze cliniche, a formulare un piano di formazione del personale, di informazione alla popolazione del territorio di riferimento, alla verifica a distanza dei risultati.In base alla realizzazione di questo piano già si possono immaginare i risultati virtuosi, che crediamo possano contribuire sicuramente a ridurre la sofferenza specialmente delle fasce più deboli della popolazione, quale quella pediatrica e geriatrica.

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formazione protocolli terapeutici per pazienti oncologici;stesura materiale informativo.

Azioni e risultatiIl progetto si è concluso positivamente, i protocolli per il trattamento del dolore post operatorio sono stati creati per ogni specialità chirurgica, insieme alle linee guida e degli opuscoli per i pazienti, e tutto questo sarà ulteriormente implementato ogni giorno nella cura quotidiana dei pazienti all’Istituto Clinico Mater Domini.

Materiale prodottoMateriali, questionari, relazioni, indagini, studi, ricerche, protocolli terapeutici, opuscoli informativi.

Risorse economicheBudget ospedaliero dedicato al progetto.

Persona da contattareFabio Rizzi (Casa di Cura Istituto Clinico Mater Domini)Tel. 0331/476111 Fax 0331/476204 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOOspedale senza dolore

Durata progetto01/08/2002 - 18/04/2005

Analisi del contestoIl progetto si propone di valorizzare le esperienze a livello aziendale su un argomento di grande importanza per il benessere del cliente-utente. Il Decreto direzionale Generale Sanità n° 23454 del 30/12/2004 sancisce i criteri per la costituzione del Comitato Ospedale senza Dolore presso le strutture sanitarie di ricovero e cura e l’adozione del “Manuale applicativo per la realizzazione dell’Ospedale senza Dolore”. Con riferimento alle Linee Guida Nazionali, la Regione Lombardia ha esteso il progetto nell’ambito della rete HPH, costituendo un gruppo di lavoro il cui obiettivo è quello di monitorare e trattare il dolore in modo adeguato e secondo comuni modalità.

ObiettiviMigliorare il benessere ed il confort del paziente. Si vuole rendere il ricovero ed il relativo intervento chirurgico come un fenomeno episodico nella vita del paziente, che modifichi il meno possibile le sue abitudini di vita. Istituire una rete tra il paziente oncologico, il centro di riferimento, il Medico di Medicina Generale e la famiglia, nell’ottica di offrire una corretta e razionale gestione del dolore del paziente neoplastico.Obiettivi specifici

Promuovere una cultura (rete di eccellenza) contro il dolore;effettuare in modo organico e di routine la terapia del dolore (acuto, cronico, fisiologico);prestare attenzione alla componente oggettiva e soggettiva del dolore;adottare per ogni prestazione di accoglienza diagnostica e terapeutica tutte le strategie necessarie (farmacologiche, tecniche più o meno invasive, tecniche alternative).

DestinatariPazienti, pazienti chirurgici, personale interno, medici di medicina generale.Metodologia

Corso di formazione; analisi dei bisogni; revisione protocolli terapeutici di analgesia perioperatoria.

In base ai risultati raccolti:formalizzazione dei protocolli terapeutici per pazienti oncologici;predisposizione materiale informativo;realizzazione del materiale informativo (opuscoli informativi, linee guida);

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Fare acquisire abilità manuali, tecniche e pratiche in tema di:educazione perineale nel ciclo vitale femminile;ri-educazione perineale in puerperio;tecniche classiche e non classiche di riabilitazione perineale.

Metodologia di interventoPredisposizione di procedure operative e scheda di valutazione del rischio individuale, riunioni individuali e di gruppo, predisposizione di incontri individuali specifici con le donne che presentano fattori di rischio, predisposizione opuscoli informativi per le puerpere degenti, questionari di gradimento, elaborazione di specifici esercizi di gestualità corporea.

Risorse e strumentiLavagna e lavagna luminosa.

ValutazioneRiscontri positivi calcolati sulla base dei seguenti indicatori: Indicatore grado di coinvolgimento: n° puerpere che partecipano agli incontri/n° puerpere degenti.Indicatore di gradimento: n° donne a rischio che contattano la struttura per prenotare il piano di cura/n° donne a rischio individuate.Percentuale di soddisfazione raccolta attraverso i questionari di gradimento somministrati.

Persona da contattareRosaria Avisani (AO Spedali Civili di Brescia)Tel. 030/3995808 Fax 030/3996544 E-mail: [email protected]

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MACROAREAPREVENZIONE/CURA

REPORT PROGETTOPerineal care

Durata progetto2004

StaffRosaria Avisani (coordinatore progetto); Minini Gianfranco (dirigente medico dipartimento ostetrico ginecologico); Peli Nives (ostetrica coordinatrice dipartimento ostetrico ginecologico); Zilocchi Stefania (ostetrica coordinatrice dipartimento ostetrico ginecologico).

Analisi del contestoNel rapporto delle Nazioni Unite e dell’O.M.S. “Lo stato della salute del mondo 1998”, si invitano i paesi a predisporre ”efficaci strategie di prevenzione delle patologie croniche invalidanti che affliggono le donne… e l’incontinenza…”. In Italia viene ripreso questo invito nel D.M. 24 aprile 2000 “Adozione del progetto materno-infantile relativo al piano Sanitario Nazionale per il triennio 1998-2000, capoverso 11: - La salute della donna in tutte le fasi della vita: “alle Aziende Ospedaliere di III° livello comprendere tra le attività lo sviluppo della ginecologia urologia”.L’Ostetrica, per la sua peculiare formazione, viene individuata come la “professionista della salute” più idonea ad occuparsi della salute della donna “durante l’intero ciclo vitale”.Ed occuparsi della salute significa prevalentemente saper predisporre piani di promozione della salute e di prevenzione delle patologie.La gravidanza e il parto sottopongono l’apparato urogenitale ad una serie di sollecitazioni causate dall’aumento progressivo del volume del peso dell’utero gravido, successivamente dal passaggio del bambino attraverso il canale del parto.

DestinatariDonne puerpere.

Obiettivo generale Fornire le basi teoriche e gli strumenti di prevenzione; far acquisire criteri operativi per l’assistenza al perineo e per il lavoro di gruppo finalizzato alla rieducazione perineale. Attraverso il lavoro esperienziale, stimolare la sensibilità personale verso il pavimento pelvico.

Obiettivi specifici Fare acquisire conoscenze teorico-pratiche e aggiornamenti in tema di:

anatomia e fisiologia del pavimento pelvico.•

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preservare lo stato di buona salute; prevenire condizioni di malattie e disabilità; migliorare la qualità di vita negli anni a venire.

Sensibilizzare il personale sanitario sulle necessità di prendersi cura dei problemi della menopausa e di utilizzare le strategie terapeutiche più opportune e già disponibili. Sensibilizzare i Mass-Media.

Obiettivi specificiEvitare un eccesso di medicalizzazione o una parcellizzazione della menopausa contribuendo invece ad una prospettiva più solistica che sappia porre al centro dell’attenzione ogni donna, nel suo insieme, nel complesso delle sue tante sfaccettature;enunciare, ricordare, sottolineare i tanti ruoli attivi e centrali delle donne in questa fase di vita, sia nelle società che nella famiglia evidenziandone anche le prerogative, i problemi, le necessità e diritti; sensibilizzare le autorità sanitarie ad istituire, promuovere ed implementare Centri di Menopausa, per migliorare la qualità di vita, prevenire disabilità e ridurre i costi di assistenza sanitaria.

MetodologiaUna giornata intera dedicata alla informazione e prevenzione della donna in menopausa con counseling e prestazioni finalizzate alla prevenzione.

Risorse e strumentiPoster, volantini, relazioni.

ValutazioneRiscontri positivi calcolati sulla base degli indicatori del grado di coinvolgimento e del grado di partecipazione: n° donne partecipanti/n° donne possibili partecipanti; n° donne che hanno gradito l’iniziativa/n° donne presenti.

Persona da contattareRosaria Avisani (AO Spedali Civili di Brescia)Tel. 030/3995808 Fax 030/3996544 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTORicomincio da 50

StaffRosaria Avisani (coordinatore progetto); Enrica Vitali, ostetrica coordinatrice; Umberto Omodei, medico responsabile; Elide Poltronieri, ostetrica coordinatrice; Annarita Monteverdi, collaboratore amministrativo.

Durata progettoDal 05/05/2003 al 06/12/2003

Analisi del contestoIl Centro Menopausa della Clinica Universitaria di Ginecologia ed Ostetricia dell’Università degli Studi di Brescia e l’AO Spedali Civili di Brescia, offrivano alla popolazione bresciana la Giornata per la Donna in Menopausa, in accordo con l’International Society of Menopause, con l’incoraggiamento della European Menopause and Andropause Society ed il sostegno della Società Italiana per la Menopausa. La giornata voleva anche essere una opportunità per riflettere su:

cosa conoscono e cosa pensano oggi le donne sulla menopausa, verificando quanto sia ancora legato alla cultura delle proprie mamme e nonne e quanto invece si sia innovato in accordo con le migliori conoscenze scientifiche disponibili;cosa pensa il personale sanitario italiano della menopausa;quale sia la percentuale di donne che si reca dal medico per problemi di menopausa;quanto aggiornato l’atteggiamento dei media sulla menopausa;quanto evidente ed incisivo il supporto delle Istituzioni Sanitarie alle donne in menopausa ed ai problemi sanitari e sociali che si pongono.

DestinatariDonne bresciane in menopausa; personale sanitario dipendente dell’azienda.

Obiettivo generale Le donne difficilmente si rapportano in modo sereno con la fase della menopausa, che per certe situazioni viene vista come un limite e non come l’inizio di una nuova fase di femminilità. Le donne bresciane sono chiamate a riflettere sui contenuti di questa fase e a conoscere in modo attivo le trasformazioni a cui il corpo femminile va incontro nel tentativo di far condividere il passaggio in modo sereno senza criticità dettate da falsi miti o errati luoghi comuni.L’obiettivo principale è stato:

sensibilizzare le donne sulle opportunità oggi disponibili per:

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MetodologiaNormalmente si accetta di eseguire il test per lo screening uditivo neonatale anche quando questo sia richiesto tra il 1° ed il 3° mese di vita. Oltre il 3° mese la procedura di screening non risulta più indicata ed i bambini per i quali sia stata formulata una richiesta di esecuzione di test uditivo saranno inviati direttamente al servizio di audiologia per una valutazione specialistica completa. Per la realizzazione del presente progetto è stata inoltre stabilita una collaborazione con il Centro di Audiologia dell’Università di Ferrara a supporto della fase relativa agli interventi terapeutici. Lo screening neonatale si basa sull’uso delle ABR Automatizzate che, diversamente da quanto fattibile con le otoemissioni, consentono di segnalare soggetti tra i quali si possono individuare pazienti con neuropatia uditiva. Il test è effettuato dalle infermiere in qualsiasi momento dell’attività diurna o notturna. Azioni Fase ProgettualeValutazione della letteratura/linee guida (1-3 mesi). Valutazione delle risorse umane e tecnologiche (1-3 mesi). Scelta della tecnica di indagine (2-3 mesi). Elaborazione di un piano di formazione del personale (2-3 mesi).Azioni Fase RealizzativaAcquisizione dell’apparecchiatura (3° mese). Formazione del personale (4-6 mesi). Definizione di un percorso diagnostico terapeutico-assistenziale aziendale (4° mese). Registrazione dei dati (6-24 mesi).Azioni Fase di ValutazioneAnalisi dei dati acquisiti (12-24 mesi).Azioni Fase di ComunicazioneLa fase di comunicazione prevede sia la diffusione di leaflet e documenti informativi ai genitori sulle modalità e finalità del test audiologico, nonché l’integrazione nella lettera di dimissione ospedaliera dei risultati del test, sia la divulgazione dell’iniziativa e dei dati relativi allo specifico processo assistenziale; a tal fine sono previsti: conferenza stampa sul progetto di screening, report semestrali di attività, pubblicazione dei dati del progetto.

Azioni e risultatiI soggetti positivi al test sono inviati alla struttura di Audiologia per la valutazione clinica completa da effettuarsi entro il 3° mese di età. I soggetti che passano il test sono dimessi senza programmi di ulteriori controlli presso il punto nascita. I genitori sono tuttavia informati con documentazione scritta della pur rara possibilità che il deficit uditivo possa manifestarsi in epoca successiva e che è comunque indicato valutare ancora con attenzione la funzione uditiva nel corso dello sviluppo. Per questo scopo è prevista la collaborazione con i Pediatri di Libera Scelta che hanno

REPORT PROGETTOAttuazione di test uditivo neonatale su base ospedaliera

Durata progettoDal 01/01/2003 al 31/12/2005

Analisi del contestoLa presenza di normali potenzialità uditive permette una corretta evoluzione del linguaggio e contribuisce al normale sviluppo del bambino. L’esistenza di un danno uditivo può tuttavia non compromettere il normale sviluppo infantile a condizione che sia riconosciuto precocemente. Il trattamento precoce dei difetti uditivi migliora infatti la prognosi in termini di acquisizione del linguaggio. È pertanto di fondamentale importanza supportare la normalità dello sviluppo infantile attraverso l’identificazione precoce del danno uditivo e delle relative conseguenze sullo sviluppo del linguaggio. Il deficit uditivo che necessita di trattamento incide nella misura di 2/1000 e nell’80% dei casi si tratta di deficit congeniti. I dati epidemiologici locali si ritengono sovrapponibili a quelli internazionali. Numerosi lavori scientifici dimostrano la fattibilità ed il favorevole rapporto costo/efficacia dei programmi di screening neonatali rispetto ad altre modalità di approccio. Sulla base dei soli fattori di rischio è infatti possibile identificare solo circa il 50% dei soggetti ipoacusici alla nascita, poiché il neonato ipoacusico non presenta sintomi specifici che facciano presagire la menomazione.

ObiettiviL’obiettivo generale del progetto è di supportare la normalità dello sviluppo infantile attraverso l’identificazione precoce del danno uditivo e delle relative conseguenze sullo sviluppo del linguaggio. Un ulteriore obiettivo del progetto è quello di offrire la diagnosi precoce anche ai neonati di altri punti nascita che si rivolgano all’Azienda Ospedaliera nei presidi ospedalieri di Lecco e Merate per avere il test uditivo, nei limiti consentiti dalle attuali risorse umane e dalla attuale organizzazione. Si identificano quali obiettivi specifici del progetto:

esecuzione del test uditivo a tutti i bambini nati presso i Punti Nascita di Lecco e Merate; attivazione del Servizio di Audiologia in tutti i casi di test positivo; completamento delle indagini finalizzate a confermare o correggere i risultati del test, entro i 3 mesi d’età, a cura del Servizio di Audiologia; presa in carico dei soggetti con deficit uditivo confermato da parte del Servizio di Audiologia.

DestinatariTutti i nati presso altri punti nascita, ma residenti nel territorio di competenza della ASL di Lecco, medici ed infermieri dei punti nascita dell’AO.

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Relazione finale progettoLe osservazioni effettuate si riferiscono al periodo compreso tra il mese di gennaio del 2003 ed il mese di dicembre del 2005. In questo arco temporale sono state svolte le principali fasi del progetto.Fase ProgettualeÈ stata caratterizzata da: valutazione della letteratura/linee guida (1-3 mesi); valutazione delle risorse umane e tecnologiche (1-3 mesi); scelta della tecnica di indagine (2-3 mesi); elaborazione di un piano di formazione del personale (2-3 mesi).Fase RealizzativaSono stati realizzati gli interventi formativi del personale sanitario (4-6 mesi), è stata effettuata l’acquisizione dell’apparecchiatura (3° mese) ed è stato definito un percorso diagnostico terapeutico-assistenziale aziendale (4° mese). È stata infine predisposta la registrazione dei dati inerenti le attività svolte (6-24 mesi). Fase di Valutazione Analisi dei dati ed implementazione continua per tutta la durata del progetto.Fase di Comunicazione Ha previsto sia la diffusione di leaflet e documenti informativi ai genitori sulle modalità e finalità del test audiologico nonché l’integrazione nella lettera di dimissione ospedaliera dei risultati del test, sia la divulgazione dell’iniziativa e dei dati relativi allo specifico processo assistenziale. A tal fine sono stati previsti: conferenza stampa sul progetto di screening, report semestrali di attività, pubblicazione dei dati del progetto.Andamento del progettoLe fasi di preparazione e di attuazione del progetto sono state completate nei tempi previsti. Lo screening uditivo è divenuto parte integrante dell’attività quotidiana delle strutture complesse di Terapia Intensiva e Patologia Neonatale dell’Ospedale A. Manzoni di Lecco e di Pediatria dell’Ospedale San L. Mandic di Merate. Le procedure di screening sono eseguite dal personale infermieristico di entrambe le Unità Operative; tutto il personale è stato addestrato ad eseguire il test. I risultati del test sono integrati in cartella clinica e registrati in un apposito database, nel quale sono stati rilevati per tutto il primo anno di attività anche i tempi di esecuzione del test. L’invio al servizio di Audiologia dei soggetti con test positivo è sempre avvenuto con regolarità e tempestività.CriticitàLa principale criticità è stata rappresentata dal sistema di raccolta dati che attualmente non è completamente integrato con il sistema informatizzato dell’Azienda Ospedaliera e pertanto implica operazioni di controllo supplementari nella fase di monitoraggio degli obiettivi del progetto.Punti di forzaL’adeguato percorso di formazione predisposto ha consentito il coinvolgimento

già il compito di effettuare un test di screening uditivo all’età di 9 mesi circa per valutare l’orientamento al suono. I soggetti che passano il test ma che presentano indicatori di possibile ipoacusia progressiva o a inizio tardivo devono essere controllati a distanza a prescindere dall’esito del test neonatale. Tali pazienti sono segnalati mediante apposita scheda alla struttura di Audiologia per programmare l’esecuzione di una valutazione specialistica all’età di 8-9 mesi. Il monitoraggio del progetto viene effettuato per mezzo di un sistema di raccolta dati informatizzato, che permette la valutazione degli aspetti rilevanti mediante specifici indicatori:

n° bambini testati/n° neonati ≥ 95%; n° bambini inviati per la diagnosi/n° bambini segnalati dallo screening 100%;n° bambini con diagnosi audiologica definitiva/n° bambini inviati 100%; n° bambini trattati/n° bambini con diagnosi audiologica definitiva 100%; n° infermieri professionali formati/n° infermieri professionali operanti nella Unità Operativa ≥ 80%; n° casi con percorso concordato/n° casi diagnosticati 100% (per la valutazione della percezione da parte dei genitori del percorso diagnostico terapeutico come elemento di supporto).

Il progetto complessivamente garantisce: diagnosi precoce (entro il 3° mese di vita) del deficit uditivo; completamento delle indagini finalizzate a confermare o correggere i risultati del test, entro i 3-4 mesi d’età; trattamento riabilitativo precoce (entro il 6° mese d’età). Il percorso diagnostico terapeutico consente al soggetto con deficit uditivo di sviluppare una competenza linguistica adeguata al suo livello cognitivo. Relativamente agli indicatori definiti:

nel corso di un anno di attuazione del progetto il 99.3% di 2730 neonati dei presidi ospedalieri di Lecco e Merate è stato sottoposto al test di screening, 7 neonati hanno mostrato esito positivo al test e sono stati inviati al servizio di Audiologia. In 4 casi il deficit uditivo è stato confermato e trattato in funzione del grado di intensità del deficit riscontrato; nel 100% dei casi di test positivo è stato attivato il servizio di Audiologia; nel 100% dei casi individuati sono state completate le indagini finalizzate a confermare o correggere i risultati dei test entro i tre mesi di età; nel 100% dei casi individuati è stata effettuata la presa in carico dei soggetti con deficit uditivo confermato; è stato rispettato lo standard definito dell’80% nella formazione degli operatori destinati all’esecuzione dello screening; nel 100% dei casi diagnosticati è stato possibile definire ed attuare un percorso di cura concordato con i genitori.

Materiale prodottoPubblicazioni, leaflets per i genitori, seminari e conferenze per i medici interni ed esterni all’AO partecipanti al progetto.

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MACROAREASICUREZZA

REPORT PROGETTOMigliorare la sicurezza dei pazienti: il foglio unico di terapia

Durata del Progetto Dal 01/12/2001 al 31/12/2003

Analisi del contestoDal 1994 nella AO Niguarda Ca’ Granda sono stati avviati programmi formativi sul corretto utilizzo dei farmaci. Questi programmi introducevano tutti gli operatori sanitari (medici e infermieri) alla conoscenza di: medicina basata sulle prove di efficacia (EBM), linee guida, percorsi diagnostico-terapeutici, protocolli, farmacovigilanza, errori terapeutici e gestione del rischio clinico. Nel 2001 si è iniziato un progetto di standardizzazione della documentazione clinica, che ha fornito l’opportunità di rivedere i nostri fogli di terapia. Da precedenti analisi nel nostro ospedale l’errore da farmaci risultava frequentemente dovuto alla trascrizione della terapia, ma anche altre fasi della gestione del farmaco sembravano prone a favorire l’errore (prescrizione, somministrazione, preparazione e monitoraggio). A quel tempo erano presenti molti modelli di fogli di terapia all’interno del nostro ospedale, ma quasi tutti non ben progettati e mancanti di alcuni requisiti di qualità, come ad esempio l’identificazione degli operatori sanitari che prescrivevano, preparavano o somministravano la terapia, l’identificazione del corretto intervallo di tempo della terapia e altro ancora.

Scopo del progettoIntrodurre il foglio unico di terapia al fine di evitare la trascrizione e di ridurre gli altri errori nella gestione della terapia. Migliorare lo standard di qualità dei fogli di terapia.

DestinatariTutti i pazienti (adulti e bambini); tutti gli operatori sanitari coinvolti nella gestione della terapia.

MetodiI fogli di terapia esistenti (116 modelli nel 2001) sono stati analizzati per identificare gli elementi migliori da mantenere nei nuovi modelli. Questa analisi è stata condotta da un gruppo multidisciplinare (clinico, amministrativo, etc.) e multispecialistico. Lo stesso gruppo è stato successivamente coinvolto nella creazione dei nuovi modelli. L’implementazione e il corretto uso dei nuovi fogli unici di terapia sono stati periodicamente monitorati.

operativo di tutto il personale infermieristico che consente di gestire con grande elasticità la somministrazione del test, potendolo eseguire con l’ausilio di ogni infermiere in qualsiasi ora del giorno e della notte. Il razionale utilizzo delle risorse infermieristiche ha consentito di integrare l’attività di screening nel complesso delle attività di reparto, senza ulteriori costi di personale.

RisultatiNel primo anno di attività il test è stato eseguito nel 99.3% della popolazione per la quale era indicato. La percentuale di invio al servizio di audiologia è stata estremamente bassa (0.3%) con risultati superiori alle attese per quanto riguarda la specificità del test utilizzato (AABR). In 4 su 7 bambini inviati al servizio di Audiologia i risultati del test positivo sono stati confermati e sono state portate a termine le indagini fino alla diagnosi definitiva di tipo e gravità del deficit uditivo; il trattamento riabilitativo è stato iniziato nei tempi previsti a quanto indicato.

ConclusioniSi conferma la validità della tecnica di screening scelta (ABR automatizzate) e del modello organizzativo sviluppato.Le risorse disponibili sono compatibili con una estensione dello screening ad una popolazione relativamente più ampia di quella finora coperta.La trasformazione di tale screening su base ospedaliera in screening universale rispetto all’area di comunità richiede invece un progetto più complesso nel quale possano essere incluse anche risorse extra-ospedaliere.

Persona da contattareRinaldo Zanini (AO Ospedale di Lecco)Tel. 0341/489230Fax 0341/489247E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOStrumenti di analisi di rischio e miglioramento della sicurezza nel processo di somministrazione del farmaco

Durata progetto2004 - 2007

Analisi del contestoUna gestione del rischio clinico efficace necessita di strumenti efficaci che supportino la Direzione Sanitaria nella pianificazione e revisione delle azioni implementate, promuovendo il senso di responsabilità, consapevolezza ed autoapprendimento negli operatori.

ObiettiviIl processo del farmaco viene analizzato dall’inoltro delle richieste di approvvigionamento di una unità operativa fino alla somministrazione del farmaco. L’uso di tecniche ingegneristiche, applicate al contesto sanitario, supporta il processo di accreditamento secondo Joint Commission e promuove il conseguimento degli standard di buona qualità e sicurezza per il paziente. In riferimento alla farmacia, lo studio si innesta in un programma più ampio di razionalizzazione della logistica, sempre nel rispetto degli standard di sicurezza necessari. L’obiettivo generale del progetto è l’implementazione di metodologie che consentano di sviluppare soluzioni tecnologiche e manageriali che riducano e contengano l’occorrenza degli errori in medicina, in particolare quelli di natura organizzativa, in grado di influenzare la sicurezza del paziente senza innescare un circuito di colpevolizzazione.

DestinatariPazienti.

MetodologiaApplicazione del metodo CREA (Clinical Risk and Error Analysis) per l’identificazione e valutazione del rischio clinico e del metodo ERASMO (Error and Risk Antecedent Statistical MOnitoring) che impiega le carte di controllo statistico per monitorare le condizioni critiche di rischio nei processi sanitari.

Azioni e risultatiIdentificazione dei pericoli (CREA)

Mappatura del processo mediante interviste al personale e materiale bibliografico. Il processo del farmaco è rappresentato graficamente con la tecnica IDEF, per evidenziare gli oggetti fisici e le informazioni che si scambiano le diverse funzioni (attività del processo). In ogni unità operativa, viene analizzato il processo dalla prescrizione del farmaco alla somministrazione al paziente;Task Analysis mediante interviste al personale. Ogni attività è descritta

Azioni e risultatiIl numero di fogli di terapia è stato ridotto a nove modelli che erano sufficienti a rispondere alle necessità di tutti gli specialisti del nostro ospedale. Gli errori da trascrizione sono completamente scomparsi. Il periodico controllo dell’utilizzo di questi fogli nelle differenti unità cliniche ha mostrato un progressivo incremento, raggiungendo il 98% alla fine del 2003. Dove erano utilizzati questi fogli vi era una eccellente identificazione dei farmaci, degli intervalli di uso, dei responsabili della prescrizione e delle altre fasi della gestione del farmaco, e tutte queste informazioni rimanevano permanentemente nella cartella clinica dopo la dimissione dei pazienti.

Materiale prodottoPubblicazioneManuale per il corretto utilizzo del foglio unico di terapia.Altro materialeMateriale formativo per corsi in altre aziende ospedaliere.

Risorse aggiuntiveBudget ospedaliero (dedicato al progetto): 92.000,00 Euro; fondi pubblici (addizionali): nessuno; sponsorship/donazioni private: nessuna.

Persona da contattare: Luciana Bevilacqua (AO Niguarda Ca’ Granda, Milano)Tel. 02/64442866Fax 02/64442319E-mail: [email protected]

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MACROAREAUMANIZZAZIONE/ACCOGLIENZA

REPORT PROGETTOConsenso informato: una comunicazione più trasparente al paziente

Durata progettoDal 01/10/2004 al 31/12/2005

Analisi del contestoAll’utente viene fornita una informazione chiara ed esauriente sul tipo di esame e/o prestazione, all’intervento chirurgico quale dovrà essere sottoposto. L’obiettivo è quello di facilitare l’accoglienza e la permanenza del paziente nella struttura, ma anche fornire stili di vita sani da adottare anche al di fuori dell’ambito ospedaliero.

ObiettiviL’obiettivo è quello di facilitare l’accoglienza e la permanenza del paziente nella struttura, ma anche fornire stili di vita sani da adottare anche al di fuori dell’ambito ospedaliero. L’Istituto Clinico Mater Domini da sempre focalizza la propria attenzione sul rapporto medico - paziente.

DestinatariPazienti, utenti.

MetodologiaOperational planning: ottobre 2004 - dicembre 2005.La predisposizione dei Protocolli Informativi è stata effettuata in accordo con i Responsabili delle Unità Operative, i quali hanno identificato i principali interventi chirurgici, patologie ed esami ambulatoriali di maggior interesse.Ogni Protocollo Informativo prevede l’approfondimento di quattro particolari aree:

descrizione della tecnica utilizzata;indicazioni cliniche all’esecuzione dell’esame;modalità d’esecuzione dell’esame;informazioni sui benefici attesi e avvertenze sui rischi/complicanze possibili.

Azioni e risultatiLo scopo è di rendere il paziente maggiormente consapevole del proprio percorso di cura ed aiutare il medico a fornire le spiegazioni tecnico – scientifiche in modo semplice e chiaro. All’utente, quindi, sono fornite tutte le informazioni relative al tipo d’esame, prestazione o intervento chirurgico che dovrà effettuare. Ogni protocollo è stato stilato seguendo uno schema ben preciso improntato su una serie di domande alle quali occorre rispondere in maniera concisa:

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evidenziandone gli attori, le attrezzature e le informazioni necessarie e disponibili, il lavoro cognitivo dell’operatore ed i feedback utili all’operatore affinché possa considerare concluso con successo il compito a lui affidato. La tecnica usata in questa fase è la Cognitive Task Analysis;identificazione dei modi di errore: durante il primo anno di attività è stato applicato il metodo Human HAZOP, negli anni successivi i modi di errore sono individuati con checklist relative ad ogni attività del processo.

Analisi e valutazione dei rischi (CREA)I dati statistici sui modi di errore, ottenuti dalla letteratura internazionale, sono stati elaborati con stime di esperti sulla probabilità di accadimento del modo di errore e sulla relativa gravità. Gli esperti lavorano nelle unità operative coinvolte (degenza ordinaria). I risultati permettono di associare un indice quantitativo di rischio ad ogni modo di errore e un livello quantitativo di rischio ad ogni attività del processo. I risultati vengono rappresentati graficamente in diagrammi di rischio che consentono di discriminare le azioni correttive più urgenti. Risk Monitoring (ERASMO)I precursori critici degli errori vengono valutati in ogni unità operativa attraverso questionari, compilati giornalmente dal personale. Si sviluppano carte di controllo statistico per monitorare l’andamento dei potenziali rischi.

Persona da contattarePasquale Chiarelli (AO Ospedale San Gerardo) Tel. 039/2339701 Fax 039/2332514 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTODica 33... volte cinema

Durata progettoDa 01/01/2000 a 31/12/2004

Analisi del contestoPartendo dal principio espresso nella Carta di Ottawa per la Promozione della salute, che identifica un ambiente di vita favorevole come componente integrante del processo di promozione della salute, il progetto intende migliorare la qualità della vita dei pazienti ricoverati e il loro benessere focalizzandosi su qualcosa che non sia il tradizionale processo di cura ma che prenda in considerazione un approccio olistico al concetto di salute creando nell’ospedale ambienti di vita favorevoli, umani e stimolanti, aumentando le possibilità offerte ai pazienti anche grazie al coinvolgimento dei gruppi di volontariato operanti in ospedale.Al San Paolo l’orario di visita termina alle ore 19.00 e dopo questo orario gli elementi di conforto, di distrazione e di intrattenimento sono pochi, come consueto per una struttura ospedaliera. Sicuramente questo contribuisce a far vivere il ricovero come un periodo obbligato in un luogo di sofferenza, dimensione unica che non favorisce dinamiche emotive positive necessarie per contribuire al miglioramento dello stato di salute generale, inteso come interazione di elementi fisici psichici e sociali. Il miglioramento del contesto ambientale e sociale è un aspetto particolarmente sentito presso i reparti di degenza pediatrici, dove, al San Paolo, oltre agli aspetti ergonomici sono state anche avviate esperienze di intrattenimento grazie a clown ed animatori. Da questo punto di vista meno è stato fatto per le altre fasce di età ritenute per tradizione meno meritevoli di un’attenzione per ciò che non rientra nel tradizionale concetto di cura e assistenza. Il progetto “Dica 33... volte cinema”, rientra nel più ampio programma di umanizzazione del ricovero ed ha lo scopo di rendere un po’ più piacevole la permanenza dei pazienti presso la nostra struttura sanitaria.

ObiettiviL’obiettivo è quello di creare nell’ospedale ambienti di vita favorevoli, umani e stimolanti e di modificare le condizioni di salute, attraverso la cura degli aspetti psico-sociali correlati al ricovero, per aumentare la soddisfazione dei degenti.

DestinatariPazienti dei reparti non intensivi.

Azioni e risultatiCon periodicità quindicinale, presso l’aula conferenze della nostra struttura, viene offerta la proiezione di un film scelto dallo staff del progetto.

come si arriva alla diagnosi e dunque al ricovero;cosa accade prima del ricovero;cosa accade al momento del ricovero;che tipo di intervento/esame verrà eseguito;quali sono i possibili problemi subito dopo l’intervento;cosa avverrà dopo l’intervento;quali possono essere le conseguenze a medio e lungo termine dell’intervento;quali possono essere nel caso specifico i principali problemi aggiuntivi.

L’utente, che è da sempre al centro della politica assistenziale dell’Istituto Clinico Mater Domini, ha dimostrato di gradire l’iniziativa. Il personale medico ha riscontrato nei pazienti una maggior consapevolezza del proprio percorso di cura. Visto il livello di gradimento e di buon riscontro, è obiettivo di Mater Domini proseguire nella realizzazione e stesura di ulteriori Protocolli Informativi riferiti ad altre patologie.

Materiale prodottoLeaflet.

Risorse economicheBudget ospedaliero dedicato.

Persona da contattareLuciano Angelini (Casa di Cura Istituto Clinico Mater Domini)Tel. 033/476215Fax 0331/476204 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOIris - Ospedale aperto

Durata del progettoDal 1998 con sottoprogetti diversificati di anno in anno.

Analisi del contestoL’Azienda Ospedaliera di Legnano ritiene che, oltre a fornire le necessarie cure al cittadino malato, l’ospedale debba farsi promotore di iniziative che riducano il disagio e l’inevitabile stress legati al periodo di ricovero che si affianchino in modo discreto, attivo e qualitativo alle cure stesse. Ciò in armonia col Decreto legislativo 502/92, e successive modificazioni, che individua nell’umanizzazione uno dei fattori che contraddistinguono la qualità dei servizi sanitari. Ritiene inoltre che l’ospedale debba farsi conoscere dall’utenza anche in momenti non prettamente di cura. Il progetto conduce quindi anche delle iniziative che coinvolgono le scuole, le associazioni e i comuni cittadini. La filosofia: l’Ospedale come luogo di cura e di conoscenza scientifica ed umana. Luogo d’incontro e di cultura.

ObiettiviRidurre l’ansia e lo stress della degenza, migliorare il livello di salute del paziente tramite la cura degli aspetti sociali e psicologici; offrire al paziente e ai suoi familiari occasioni piacevoli e socializzanti della “vita normale”; rendere più umana la corsia con il coinvolgimento del personale nella realizzazione delle manifestazioni proposte; coinvolgere, per il benessere del paziente, tutti coloro che possono apportare un impatto positivo con le proprie azioni: dipendenti, associazioni di volontariato, associazioni culturali, aziende private, media; aprire l’Ospedale alle realtà e alle forze del territorio; favorire e implementare la conoscenza dell’ospedale, dei suoi operatori, dei suoi servizi, delle novità terapeutiche e strumentali con proposte e attività rivolte agli utenti in generale e agli studenti delle scuole superiori in vista delle future scelte universitarie e professionali.

DestinatariIl progetto è rivolto a pazienti ricoverati, familiari, cittadini, studenti, insegnanti, associazioni.

Azioni e risultatiIl progetto, che ha il Patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Milano e dei quattro Comuni delle città in cui sono ubicate le strutture ospedaliere dell’Azienda, si articola in diversi sotto-progetti ed è realizzato da un gruppo di lavoro composto da dipendenti e coordinato a livello aziendale. La programmazione è annuale (pubblicazione del manifesto). Il progetto è attivo dal 1998 e ogni anno è oggetto di regolare deliberazione aziendale. Ogni anno si introducono, si modificano,

La proiezione viene curata da personale volontario, afferente alla A.V.O.Il personale volontario collabora ad accompagnare e riaccompagnare i degenti dai reparti. Lo staff di progetto cura la comunicazione sull’iniziativa a tutti i reparti dell’ospedale (esclusi i reparti intensivi).

Metodologia1320 pazienti hanno partecipato alle proiezioni. L’indagine svolta sui commenti dei partecipanti all’iniziativa ha evidenziato che i pazienti hanno ritenuto l’esperienza molto positiva nel 95% dei casi.

Materiale prodottoQuestionari.

Persona da contattareElena Bettinzoli (AO San Paolo, Polo Universitario Milano)Tel. 0281844526 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOIl piano del parto

StaffRosaria Avisani (Coordinatore progetto); Maurizio Cocciolo (ostetrico); Giuliano Filippini (ostetrico coordinatore); Elide Poltronieri (ostetrico coordinatore); Maria Barbara Menni (ostetrica).

Durata progettoDal 1/10/2002 al 1/10/2004

Analisi del contestoL’essere umano è un’entità estremamente complessa e tale complessità si riflette a livello dei bisogni che ha necessità di soddisfare per sopravvivere. È facile intuire come la presenza dei bisogni e la richiesta di una risposta ad essi aumenti in circostanze particolari della vita, nelle quali l’essere umano è più vulnerabile e, in particolare, per le donne nell’esperienza della maternità e quindi del parto. Il parto rappresenta un momento di transizione e costituisce un evento centrale nella vita di una donna, colmo di emozioni indimenticabili anche a distanza di molto tempo.

DestinatariDonne post-partorienti.

Obiettivo generale Ogni donna ha il diritto fondamentale di svolgere un ruolo attivo, centrale nella pianificazione, valutazione e svolgimento dell’assistenza del proprio travaglio/parto e che i fattori sociali, emotivi e psicologici sono decisivi per capire e porre in atto un’assistenza appropriata. La risoluzione del conflitto tra tecnologie mediche standardizzate legate alla nascita e i diritti della donna/coppia sanciti a livello anche legislativo regionale (legge 31 del 1997 e raccomandazioni regionali HPH) è diventata uno degli obiettivi principali nel processo di trasformazione completa delle strutture dei servizi sanitari, insieme con la modificazione degli atteggiamenti degli operatori volta alla personalizzazione dell’assistenza.

Obiettivi specificiPersonalizzazione dell’assistenza durante l’evento nascita; soddisfazione dei bisogni della coppia; ricollocare la donna/coppia in un ruolo centrale nell’evento nascita; migliorare l’organizzazione e l’efficienza degli operatori; far sentire la donna parte integrante del team assistenziale rendendola cosciente che l’esito dell’evento è in gran parte legato alle sue indicazioni.

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si aggiungono attività, partners, contatti e strategie.Sottoprogetti in atto: Musica in Ospedale (anche con proposte di teatro dialettale e cabaret), Cinemainsieme, Arte in Reparto, Giornate dell’Ospedale Aperto, Progetto Pediatrie, Ospedale sorridente, Lettura in Camera, Giornale ore 12, Visite guidate alla scoperta del pianeta H, Partite di calcio su schermo grande. Sottoprogetto Pigiama on line (da attuare). Il progetto è coordinato e realizzato da gruppo di lavoro composto da dipendenti e coordinato a livello aziendale (Gruppo 10 – Progetti Speciali).

ValutazioneIl gruppo di coordinamento costituisce la prima sede di valutazione dei programmi, successivamente valutati dalla Direzione tramite l’analisi della documentazione prodotta. Il grado di soddisfazione e di coinvolgimento ai singoli sottoprogetti è monitorato attraverso la somministrazione di questionari a pazienti, familiari e pubblico, studenti, insegnanti, che si vedono coinvolti in un ventaglio di proposte che di frequente svelano disposizioni e capacità creativo-organizzative che inducono soddisfazione. Ciò attraverso la proposta di letture varie e piacevoli di libri e riviste.

Persona da contattareGianluigi Calloni (AO Ospedale Civile di Legnano)Tel. 02/97963555 Cell. 348/2807272 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOAssistenza e accompagnamento alla morte in Rsa

Durata progetto2004-2006

StaffDott. R. Caprioli, Direttore Sanitario (coordinatore progetto); Dott.sa I. Pisoni (Psicologa Clinico Psicoterapeuta); A. Mazzoleni (Psicologa tirocinante); A. Monese (Medico Geriatra); T. Ricciardi (Medico Geriatra).

Analisi del contestoAll’interno di una R.S.A come l’Istituto Palazzolo che accoglie 700 anziani affetti da gravi patologie fisiche e psichiche, elevata comorbilità e fragilità, il problema della morte è quasi quotidiano. Nasce quindi l’esigenza attraverso l’approccio multidisciplinare di supportare l’anziano morente, accompagnando il famigliare nell’elaborazione del lutto.

ObiettiviSensibilizzare gli operatori nei riguardi dei bisogni, degli atteggiamenti e delle modalità relazionali con l’ospite e con i famigliari; valorizzare gli aspetti religiosi; porre attenzione agli aspetti procedurali e pratico-organizzativi per i famigliari; curare, nel famigliare e nell’ospite morente, gli aspetti emotivi del processo psicologico sottostante alla fase terminale, quali: negazione, collera, contrattazione, depressione e accettazione.

DestinatariPazienti residenti in R.S.A, famigliari di pazienti in fase terminale, operatori di reparto.

MetodologiaL’esperienza si è svolta in due nuclei pilota per un totale di 45 posti letto, con una puntuale partecipazione da parte di alcuni operatori alle equipe settimanali che hanno permesso un clima adeguato al passaggio in atto. Nei primi sei mesi di attività sono stati seguiti n° 8 pazienti (che corrispondono a tutti gli ospiti deceduti in tale periodo), di cui 4 hanno potuto usufruire di colloqui psicologici di sostegno individuale. Tutti i nuclei famigliari hanno seguito il processo previsto cioè usufruito del sostegno psicologico settimanale anche dopo il decesso del congiunto, dimostrando una buona recettività.

Azioni e risultatiAdozione di apposite linee guida; proposta di una nuova modalità di somministrazione dell’estrema unzione; un’attenta rivalutazione degli aspetti medico-assistenziali dell’ospite morente durante gli incontri P.A.I.; identificazione delle tematiche

Metodologia di interventoRiunioni di gruppo informative e divulgative per gli operatori; Corsi del parto per le donne.

ValutazioneRiscontrati dati positivi (agli atti struttura) calcolati utilizzando i seguenti indicatori: Indicatori di misurazione del grado di coinvolgimento e del grado di partecipazione

N° di piani del parto consegnati/n° delle donne individuate;n° di piani del parto compilati/n° dei piani del parto consegnati;n° dei piani del parto utilizzati nella gestione del travaglio del parto/percentuale di richieste contenute nel piano del parto accolte.

Indicatori di gradimentoValutazione attraverso colloquio personalizzati con le donne e raccolta delle informazioni.Percentuale di richieste da parte delle donne di compilare il piano del parto.Valutazione della narrazione da parte delle donne durante la compilazione del piano del parto.

Persona da contattareRosaria Avisani (AO Spedali Civili di Brescia)Tel. 030/3995808 Fax 030/3996544 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOL’accoglienza del paziente in ospedale

Durata progetto2000 - 2002

Analisi del contestoIl progetto si riferisce al contesto ospedaliero e, particolarmente, al momento del ricovero del paziente in reparto e all’accoglienza che gli viene riservata dal personale infermieristico e ausiliario, con riguardo alla relazione interpersonale e alla informazione che tenda a ridurre il naturale disagio conseguente all’approccio con la struttura ospedaliera.Il progetto prende spunto dal documento “patto Infermiere-Cittadino” tramite il quale l’infermiere dichiara il proprio impegno a stabilire un contatto umano con la persona ricoverata per il soddisfacimento dei suoi bisogni di relazione, d’informazione e di rassicurazione, nell’ambito del più ampio dettato del “Codice deontologico” della professione infermieristica. Il progetto coinvolge il personale infermieristico e di supporto delle Unità Organizzative di degenza, in quanto a tale personale è affidata la responsabilità di accogliere, ricevere, il paziente e di predisporre la successiva attività di nursing.Il coinvolgimento di soggetti esterni (le alleanze) ha un valore fondamentale per la riuscita del progetto. L’A.V.O. (associazione di volontariato che opera in ospedale) ha, nel suo mandato istituzionale, l’attività volta ad offrire al paziente “calore umano, dialogo, ascolto e aiuto morale per affrontare la solitudine, la paura, la sofferenza”. I volontari collaborano per la distribuzione e per la raccolta dei questionari per la rilevazione della qualità percepita dal paziente riguardo l’accoglienza ricevuta e, più specificamente riguardo:

la qualità e la quantità delle informazioni ricevute al momento del ricovero;la chiarezza di tali informazioni;la possibilità di distinguere le qualifiche del personale che lo accoglie;l’adeguatezza del tempo che gli viene dedicato nel momento dell’accoglienza.

Analogamente a quanto avviene per i volontari A.V.O., gli Obiettori di coscienza che prestano Servizio civile in ospedale, collaborano all’inserimento in un apposito data-base, delle risposte fornite ai questionari, consentendo di documentare la relazione fra l’intervento formativo sul personale e la percezione di una migliore modalità di accoglienza da parte dei pazienti.

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più rilevanti tramite focus group di reparto condotti dallo psicologo e successivi incontri formativi con gli operatori di reparto con cadenza quindicinale. Sostegno psicologico al famigliare e all’ospite morente.Nei primi sei mesi di attività sono stati seguiti dall’equipe n° 8 pazienti, di cui 4 hanno potuto usufruire di colloqui psicologici di sostegno individuale. Tutti e otto i nuclei famigliari hanno usufruito del sostegno psicologico settimanale anche dopo il decesso del congiunto, dimostrando una buona recettività. Agli operatori di reparto è stato somministrato un test di suscettibilità emotiva a tempo 0.

Materiale prodottoPoster presentato durante la conferenza Internazionale HPH a Palanga, Lituania.

Persona da contattareIvana Pisoni (Fondazione Don Carlo Gnocchi - Onlus, Milano)Tel. 02/39703424E-mail: [email protected]

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QuestionariLe domande del questionario costruito per il progetto sono state utilizzate per comporre anche il questionario aziendale che indaga la “customer satisfaction” ai fini del miglioramento della qualità.

Risorse economicheBudget ospedaliero: corsi di formazione per il personale coinvolto, tenuti in orario di servizio e con docenti interni; materiale didattico e questionari prodotti presso il centro stampa dell’ospedale. Risorse aggiuntive: il progetto si è avvalso dell’erogazione di fondi regionali denominati “risorse aggiuntive” per incentivare il personale infermieristico e di supporto all’applicazione della modalità di accoglienza strutturata in conseguenza del progetto.

Persona da contattareRenato Puggioni (AO Ospedale San Gerardo, Monza) Tel. 039/2332520Fax 039/2333224 E-mail: [email protected]

DestinatariIl progetto è rivolto a tutti i pazienti ricoverati da almeno tre giorni, presenti nel periodo di riferimento (sei mesi per ciascun anno di progetto), nelle Unità Organizzative individuate per l’attuazione del progetto e a tutto il personale infermieristico e di supporto presente nelle stesse UO.

Metodologia”ENABLE” mettere in grado, cioè fornire agli individui e alle comunità i mezzi materiali, le conoscenze e le capacità per controllare e migliorare la propria salute, nel caso specifico:

modificare l’atteggiamento relazionale e informativo del personale infermieristico e di supporto all’atto dell’accoglienza della persona in reparto, mediante l’applicazione del dettato del “Codice deontologico dell’Infermiere” e in particolare del “Patto Infermiere-Cittadino”.

Azioni e risultatiI dati conclusivi hanno posto in evidenza il reale rapporto tra l’attività di progetto (l’uso di uno specifico strumento di osservazione riguardo le condizioni della persona al momento del ricovero e l’attuazione dei corsi di formazione sulla corretta modalità relazionale da applicare nel momento dell’accoglienza) e il miglioramento della qualità percepita dall’utente riguardo i parametri indagati (chiarezza e completezza delle informazioni, cortesia dimostrata dal personale nel momento dell’accoglienza, riconoscibilità della qualifica di chi ha accolto la persona e tempo dedicato al momento dell’accoglienza). Il progetto ha coinvolto un consistente numero di pazienti, mediamente il 16% riguardo al numero totale di pazienti ricoverati nello stesso periodo in ospedale.I 2332 questionari complessivamente elaborati, il numero e la tipologia delle Unità Organizzative coinvolte (16 UO di area medica, chirurgica e specialistica) rendono significativo il test e generalizzabili i risultati ottenuti.Il personale infermieristico e di supporto coinvolto nei 3 anni di progetto è stato pari al 20,1% del totale di tali qualifiche operanti in ospedale (dato stimato alla data di dicembre 2000).A partire dall’anno 2003 il progetto si traduce in prassi. Riconoscendo, infatti, l’importanza dell’attività di osservazione condotta sul paziente all’atto dell’accoglienza, vengono introdotte alcune modifiche alla parte infermieristica della cartella clinica integrata che consentono di personalizzare la modalità di accoglienza e di adattare le informazioni che vengono fornite al paziente e ai familiari.

Materiale prodottoPubblicazioniSegnalazioni su periodici locali e su strumenti informativi aziendali.

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organizzare con scadenza periodica una serie di conferenze sui principali temi dell’oncologia che interessino l’utente e il cittadino, valutando la qualità e l’impatto della comunicazione degli operatori con il pubblico che deve ricevere le informazioni in modo realistico, ma aperto alla speranza; offrire ai pazienti oncologici una serie di 5 incontri ripetuti periodicamente di psicoterapia di gruppo con l’obiettivo di valorizzare le risorse psicologiche dei partecipanti valorizzando l’apporto che i pazienti possono dare per migliorare l’efficacia delle terapie e la qualità della vita; ampliare l’impatto degli incontri producendo del materiale cartaceo che raccolga le esperienze degli incontri e li renda disponibili almeno nei contenuti espressi ad un più vasto numero di utenti.

Azioni e risultatiL’equipe multidisciplinare è stata costituita, vi partecipano un infermiere coordinatore, una psicoterapeuta, una oncologa medica e un giornalista. Ad oggi (2006) sono state organizzate 20 edizioni composte da una serie di conferenze informative (a cui in media partecipano 30/50 pazienti). I titoli dell’ultima edizione:

Tumori: cento diverse malattie. La chirurgia: cosa chiedere al chirurgo prima dell’operazione.La chemio: istruzioni per l’uso

incontro con un oncologo medico; i consigli dell’infermiere.

La radioterapia: una risorsa fondamentale contro il tumore.La ricerca:

i nuovi farmaci biologici; partecipare a un clinical trial: costi e opportunità.

Il dolore si può sempre curare: le cure palliative sono un diritto di tutte le persone.L’alimentazione: qualcosa di importante per prevenire, guarire, vivere meglio anche durante le cure oncologiche;

l’informazione sui tumori sui giornali e in Internet: istruzioni per l’uso. Terminate le conferenze, inizia il corso Itaca, questa volta a numero chiuso (max 15 partecipanti) dedicato al sostegno psicologico. Durante gli incontri, la psicoterapeuta guida il gruppo dei partecipanti a:

individuare le strategie comportamentali adottate che hanno avuto un ruolo di aiuto e di sostegno; rinforzare i comportamenti positivi di coping; raggiungere una maggiore consapevolezza sulle emozioni suscitate dalla malattia e il loro ruolo adattivo e/o disadattivo.

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REPORT PROGETTOImparare a vivere con un tumore: il Progetto Ulisse

Durata del progetto2003 - 2006

Analisi del contestoDa una ricerca pubblicata nel 2003 (Tamburini et al.: Cancer patients’ needs during hospitalisation: a quantitative and qualitative study. BMC Cancer 2003, 3:12) risultava che oltre il 50% dei pazienti ricoverati all’Istituto Nazionale Tumori esprimevano come bisogni fondamentali quelli legati all’informazione sulla malattia,

le cure, gli esami. Accanto a questo, la richiesta di avere più tempo e attenzione da parte dei medici, indicando la forte necessità di informazione e supporto che esprimono le persone ammalate di tumore.Allo scopo di dare una risposta a questi bisogni, un gruppo di infermieri, psicologi e medici ha dato vita a un progetto di informazione e supporto per i pazienti oncologici e per i loro familiari/persone significative che li accompagnano nello spesso lungo e difficile percorso diagnostico terapeutico.Abbiamo usato come modello la proposta di J. Johnson “I can cope” dell’American Cancer Society e la attualizzazione presentata agli infermieri europei da G. Grahn dell’Università di Lund (Svezia) e dalla Società Europea degli Infermieri Oncologici (EONS) che proponeva di istituire nei centri oncologici cicli di 8 incontri dedicati ai pazienti che, a partire da temi a forte contenuto informativo lasciavano poi spazio a interventi più mirati al supporto psicologico. Lo schema è stato trasformato, adattandolo alle esigenze dei pazienti dell’Istituto Nazionale Tumori e chiamato Progetto Ulisse: itinerari di informazione e supporto dedicati alle persone ammalate di tumore, i loro amici e familiari.

ObiettiviObiettivo generale Fornire agli utenti dell’INT una serie di iniziative di informazione e supporto che aiutino ad affrontare la malattia con consapevolezza dando una visione realistica, ma anche aperta alla speranza. Visti i bisogni di relazione espressi dai pazienti, l’iniziativa non vuole sostituirsi al dialogo con l’oncologo curante, ma facilitarlo, promuovendo una buona relazione medico-paziente.Obiettivi specifici

Creare una equipe multidisciplinare (infermiere, psicologo, medico) in grado di pianificare e promuovere le iniziative, coinvolgendo un numero significativo di operatori dell’INT allo scopo di migliorare la relazione operatori/utenti;

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Persona da contattareRoberto Mazza (Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori, Milano)Tel. 02/23903315Fax 02/23903316E-mail: [email protected]

Inoltre si propongono: esercizi psicofisici per alleviare tensioni e integrare movimento, respiro ed emozione; tecniche di rilassamento muscolare progressivo; esperienze di visualizzazione guidata orientata al rinforzo dell’Io; touch therapy.

Come docenti hanno partecipato in questi anni: 59 operatori: 31 medici, 9 infermieri 4 psicologi, 3 fisioterapisti, 4 ricercatori di base, 2 giornalisti, 1 commissario straordinario e 2 direttori sanitari.Oggi il progetto è parte dell’usuale offerta di servizi dell’Istituto Nazionale Tumori ai suoi utenti.

ValutazioneLe valutazioni di gradimento fatte dai pazienti a fine iniziativa sono molto positive e lusinghiere per gli organizzatori, dimostrando che il progetto è una risposta efficace ai bisogni di informazione e supporto. È in corso una valutazione psicologica con tre questionari per valutare l’impatto degli incontri sui pazienti: il Needs Evaluation Questionnaire, composto da 23 domande a risposta dicotomica (Si/No) relative a bisogni specifici del paziente oncologico; lo Psychological Distress Inventory, strumento per la valutazione dell’impatto della malattia e delle terapie in termini di distress psicologico in pazienti con malattia neoplastica validato in lingua italiana. Infine l’Hospital Anxiety and Depression Scale è una scala di autovalutazione per lo screening della sintomatologia ansioso-depressiva ed è stata specificatamente studiata per essere utilizzata in ambito ambulatoriale e ospedaliero.

Materiale prodotto3 libretti informativi in una collana chiamata “I manuali di Ulisse” con i seguenti titoli: Gli studi clinici controllati: cosa sono, a cosa servono, chi partecipa; La chemioterapia: quando è utile, quali sono i suoi risultati, gli effetti collaterali; Il dolore: che cosa è il dolore oncologico, con quali farmaci si può controllare, gli altri metodi per trovare sollievo, a chi rivolgersi.Le tre edizioni di 1000 copie l’uno sono andate esaurite e sono ora in fase di ristampa. I testi sono a disposizione nel sito internet dell’Istituto con il programma delle conferenze: www.istitutotumori.mi.it

CostiIl lavoro della psicoterapeuta è finanziato dalla LEGA TUMORI, mentre per le conferenze si usa il contributo previsto per medici e infermieri che fanno docenze all’interno dell’Istituto (25€ l’ora), inserito nel budget della formazione.I Manuali di Ulisse sono stati editati con un grant offerto dalla direzione strategica.

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Attività e risultatiInformazione corretta, concreta e semplice rivolta specialmente alle madri, ma anche ai padri, dei nati nelle strutture di Ostetricia dell’Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda riferiti ai comportamenti da assumere con il neonato, una volta tornati a casa.Le attività sono svolte nel modo seguente:

preparazione dell’opuscolo;opuscolo testato tra gli operatori prima della stampa definitiva;stampa e distribuzione in tutti e tre i Presidi dell’Azienda; formazione del personale addetto; divulgazione dell’opuscolo a partire da dicembre 2002 a tutt’oggi.

I risultati sono stati valutati attraverso la verifica dei seguenti indicatori: numero di contatti; intervista alle madri all’atto della dimissione.

La verifica ha rilevato che la finalità del progetto è stata ampliamente raggiunta ed ha avuto un riscontro più che positivo.La maggior parte delle madri, circa l’80%, ha ritenuto validissime e pratiche le informazioni contenute nell’opuscolo.

Materiale utilizzatoOpuscolo informativo.

Persona da contattareSilvano Zaglio e Antonio Rovere (AO Desenzano del Garda)Tel. 030/91451 E-mail: [email protected] Tel. 030/9145830 E-mail: [email protected]

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REPORT PROGETTOCari genitori

Durata del Progetto2001

IntroduzioneLa nascita di un bambino rappresenta sempre un momento di grande gioia per i genitori. Molto spesso è anche fonte di insicurezze e di ansia per il timore di non riuscire a comprendere tutte le “richieste del neonato e quindi di non sentirsi adeguato.Tale fenomeno è ancora più avvertito per i ritmi di vita odierni e per il fatto che le giovani coppie spesso si trovano ad affrontare anche altri problemi di non secondaria importanza.I genitori hanno bisogno di essere rassicurati, aiutati e nello stesso tempo istruiti sulle nuove conoscenze nel campo della crescita del proprio figlio nel contesto famigliare e sociale.Peraltro il dovere di comunicare è un attributo fondamentale per il medico che affida alla gestione famigliare un neonato che è tutto da capire e da conoscere e la pratica ormai della dimissione precoce ha aumentato queste esigenze.

Materiali e metodiÈ stato pertanto realizzato un opuscolo che è nato dall’esperienza acquisita in anni di colloqui e contatti con i neogenitori da parte degli operatori dei raparti di Ostetricia e Neonatologia e da analoghe esperienze qualificate in campo nazionale.È nato, pertanto, come contributo per alleviare ansie e preoccupazioni rendendo così più sereno il ritorno a casa. L’opuscolo comprende diverse sezioni, tra le quali le più importanti sono rappresentate da:

puerperio e contraccezione; esercizio fisico e alimentazione della madre; allattamento al seno, montata lattea, ecc.; conservazione del latte materno; allattamento artificiale e allattamento misto; svezzamento;ambiente domestico, l’igiene del bimbo, il bagno, ecc.

DestinatariI genitori del neonato.

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Elenco strutture e coordinatori aderentialla rete lombarda HPH(Agreement 2006-2010)

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Nome Istituto Città Coordinatore

Ospedali pubblici

Azienda Ospedaliera S. Antonio Abate di Gallarate Gallarate (VA) Jerino Fulgenzio

Aziende Sanitarie Locali

Azienda Sanitaria Locale Vallecamonica Sebino Breno (BS) Bonomelli Danilo

Ospedali privati

Casa di Cura “Clinica San Carlo” Paderno Dugnano (MI) Sottili Sandro

Casa di Cura “Istituto Clinico Humanitas” Milano Silvestri Norberto

Casa di Cura Istituto Clinico Mater Domini Castellanza (VA) Angelini Luciano

Casa di Cura “Policlinico” di Monza Monza Acquistapace Flavio

Casa di Cura “Domus Salutis” Brescia Quadri Armido

Casa di Cura “Multimedica” Sesto S. Giovanni (MI) Sommese Carmelina

Casa di Cura “Clinica San Rocco di Franciacorta” Ome (BS) Alfonso Piccolo

Casa di Cura “Villa Esperia” Salice Terme (PV) Adele Adriulo

Ospedali di ricerca scientifica privati

IRCCS “Istituto Policlinico San Donato” San Donato (MI) Cuppone Maria Teresa

IRCCS Fondazione Maugeri Istituto Scientifico di Pavia Pavia Garbelli Claudio

IRCCS Istituto Auxologico Italiano - Istituto Scientifico San Luca Milano Marzorati Daniela

Fondazione Don Carlo Gnocchi Milano Ripamonti Maurizio

Associazione La Nostra Famiglia IRCCS “E. Medea” di Bosisio Parini

Bosisio Parini (LC) Corsolini Chiara

IRCCS pubblici

IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori Milano Mazza Roberto

IRCCS Istituto Nazionale Neurologico “C. Besta” Milano Triulzi Marco

Strutture sociosanitarie

RSA “E. Bernardelli” Paderno Dugnano (MI) Frangione Antonella

R.S.D. Fondazione G. Costantino - Onlus Pavia Costantino Francesco

Fondazione Nobile Paolo Richiedei Gussago (BS) Scaglia Luigina

Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio Milano Lombardi Franco

RSA Villa Cenacolo Lentate sul Seveso (MI) Camassa Marisa

Elenco strutture e coordinatori aderenti alla rete lombarda HPH(Agreement 2006-2010)

Nome Istituto Città Coordinatore

Ospedali pubblici

Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti” Bergamo Locati Francesco

Azienda Ospedaliera “Ospedale Treviglio - Caravaggio” Treviglio (BG) De Giuseppe Antonella

Azienda Ospedaliera “Spedali Civili” Brescia Avisani Rosaria

Azienda Ospedaliera “Ospedale Sant’Anna” Como Fumagalli Annalisa

Azienda Ospedaliera “Ospedale di Circolo” Lecco Bosio Marco

Azienda Ospedaliera di Desenzano del Garda Desenzano del Garda (BS) Rovere Antonio

Azienda Ospedaliera “Mellino Mellini” Chiari (BS) Maffezzoni Nazzarena

Azienda Ospedaliera “Istituti Ospitalieri” Cremona Canino Rosario

Azienda Ospedaliera “Ospedale Maggiore” Crema Sfogliarini Roberto

Azienda Ospedaliera “Niguarda Cà Granda” Milano Bevilacqua Luciana

Azienda Ospedaliera “G. Pini” Milano Buccino Nunzio Angelo

Azienda Ospedaliera “Ospedale Luigi Sacco” Milano Morgutti Marina

Azienda Ospedaliera “Istituti Clinici di Perfezionamento” Milano Papetti Cristina

Azienda Ospedaliera “Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico” Milano Monza Giovanni

Azienda Ospedaliera “Ospedale San Paolo” Milano Amorosi Alessandro

Azienda Ospedaliera “Ospedale San Carlo Borromeo” Milano Perotti Gabriele

Azienda Ospedaliera “San Gerardo dei Tintori” Monza Cipriani Roberto

Azienda Ospedaliera “G. Salvini” Garbagnate (MI) Castelli Donata

Azienda Ospedaliera “Ospedale Civile” di Vimercate Vimercate (MI) Pontoni Humberto

Azienda Ospedaliera della Provincia di Lodi Lodi Arrigoni Cristina

Azienda Ospedaliera Istituti Ospedalieri “Carlo Poma” Mantova Sturani CarloRigo Alberto

Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Sondrio Vesnaver Anna Maria

Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo di Busto Arsizio Busto Arsizio (VA) Zaffaroni Cinzia

Azienda Ospedaliera Ospedale Civile di Legnano Legnano (VA) Calloni Gian Luigi

Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo Fondazione Macchi Varese Giombelli Cristina

Azienda Ospedaliera “Bolognini” di Seriate Seriate (BG) Gherardi Flavia

Azienda Ospedaliera della Provincia di Pavia Pavia Tavani Ilaria

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Le Buone Pratiche di Promozione della Salute in corso nelle strutture sanitarie e sociosanitarie suddivise per macroareaCoordinate a livello regionale

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Nel 2004, in seguito alla pubblicazione delle “Linee guida nazionali inerenti il progetto Ospedale senza dolore” (g.u. N. 149 del 29.6.2001), il gruppo ha contribuito alla produzione del “manuale applicativo per la realizzazione dell’Ospedale senza dolore” emanato dalla direzione generale sanità con decreto n. 23454/2004 e diffuso in tutte le strutture ospedaliere. Nel 2006 è stato costituito l’“Organismo di coordinamento regionale” per l’attuazione e la verifica della realizzazione dei cosd presso le strutture sanitarie e dell’utilizzo del manuale applicativo e dello stato di avanzamento del progetto stesso da parte delle strutture ospedaliere, nonché per l’esistenza di protocolli di procedura operativi su specifiche forme e tipologie di dolore, validati dalle direzioni sanitarie delle aziende.Infatti, all’interno della cornice puntuale e chiara del manuale applicativo, le diverse unità operative ospedaliere dovranno stendere il proprio protocollo sulla rilevazione e trattamento del diverso tipo di dolore e in base alla tipologia del paziente.

Persona da contattare per informazioni sul progetto regionaleStefania Bozza (Regione Lombardia - DG Sanità - Struttura progetti di qualità, ricerca e comunicazione della UO programmazione e sviluppo piani).Tel. 02/6765 3273 Fax 02/6765 4924 E-mail: [email protected] tabella Elenco strutture aderenti e relativi progetti attivati

MACROAREAOSPEDALE SENZA DOLORE

PROGETTO REGIONALEOspedale senza dolore

Introduzione generale del progetto regionaleLa direzione scientifica della rete lombarda HPH ha individuato nel 2000 alcune tematiche prioritarie su cui indirizzare le strutture ad avviare i progetti di promozione della salute: tra queste “l’Ospedale senza dolore”, un ambito in cui la lombardia aveva già una lunga tradizione nella terapia del dolore acuto e cronico ed era già stato oggetto di programmazione regionale nel P.S.S.R. 2002-2004 con una specifica sezione sull’Ospedale senza dolore, intendendo con questa definizione, coerentemente con le linee guida nazionali del giugno 2001: “un ospedale che tiene in considerazione il dolore del suo paziente, il dolore cronico od acuto, continuo, pressante, il dolore inutile od evitabile… che altera le capacità fisiche ed emozionali del paziente, sia esso un paziente adulto o in età pediatrica.”

Inizio attività del gruppo2002

Strutture coinvolte18.

Obiettivo generaleProgrammare un sistema a rete finalizzato a combattere il dolore inutile delle persone, sia in ambito ospedaliero che extraospedaliero.

Obiettivi specificiCreare una rete sperimentale tra le esperienze di eccellenza presenti in regione;elaborare un manuale applicativo regionale sugli aspetti principali dell’osd (strumenti di misura, formazione, informazione, linee diagnostico terapeutiche) a disposizione delle strutture sanitarie che hanno istituito o istituiranno i comitati ospedale senza dolore (cosd);creare un file delle esperienze in corso, sul sito web regionale;fornire alla DG Sanità le basi per lo sviluppo della rete regionale per l’osd;confrontarsi con le esperienze in corso presso altre regioni (in primis quelle partecipanti alla rete HPH).

Azioni e risultati Nel 2002 è stato costituito un gruppo di lavoro coordinato a livello regionale formato da operatori sanitari esperti del settore di 17 strutture ospedaliere (tra pubbliche e private accreditate).

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Titolo progettoDurata

progettoSettore di intervento

Responsabile progetto

Struttura

Verso un ospedale senza dolore

01/09/2002 31/12/2005 Furiosi Domenico

AO Provincia di Lodi

Ospedale senza dolore01/01/2005 31/12/2007 (36)

Pediatria anestesia oncologia farmaceutica

Francesco LubranoAO “Bolognini” Seriate

Progetto ospedale senza dolore

30/04/2004 30/04/2007 (34)

Alessandro Amorosi AO San Paolo

Progetto ospedale senza dolore

01/06/2004 01/06/2005 (12)

Suardi EnricoAO San Carlo Borromeo

Ospedale senza dolore01/10/2005 01/10/2007 (24)

Cure palliative direzione medica Donato Valenti

AO Valtellina e Valchiavenna Sondrio

Pronto soccorso senza dolore

01/03/2003 01/03/2005 (24)

Fortini Gianpaolo AO Varese

Ospedale senza dolore 15/06/2005 01/12/2006 Anestesia e rian. Daniela Marzorati

Irccs Istituto Auxologico Italiano

Controllo e trattamento del dolore cronico benigno nell’anziano

01/10/2005 01/10/2007 (24)

Geriatria Agostoni Monica Maria

Rsa Fondazione Don Carlo Gnocchi Milano

Ospedale senza dolore 01/08/2002 01/11/2005

Direzione San. Farmacia anestesia e rian.

Fabio Rizzi

Casa di cura Istituto Clinico Mater Domini

Ospedale senza dolore: ampliamenti, novità e aggiornamenti del programma già in atto nella Clinica.

01/01/200601/01/2009

Anestesia e Rian.Pronto SoccorsoOncologia

Sandro Sottili

Casa di curaClinica San CarloPaderno Dugnano

Titolo progettoDurata

progettoSettore di intervento

Responsabile progetto

Struttura

Progetto Bergamo in-sieme contro il dolore.

01/06/2005 01/06/2007 (24)

Cure palliative

Giambattista Cossolini

AO Ospedali Riuniti Bergamo

Progetto formativo aziendale “Il dolore in età pediatrica neona-tale”.

28/06/2005 28/06/2007 (24 mesi)

Pediatria anestesia - rian. Cure palliative

La gestione del dolore acuto in pronto soccorso

01/01/2004 31/12/2005 (24)

Pronto soccorso Maurizio Poli

AO Osp. Civili Brescia

Ospedale senza dolore12/04/2005 12/12/2006 (20)

Anestesia e rian. Pediatria hospice salute mentale

Francesco VassalloAO M. Mellini Chiari (BS)

Un figlio senza dolore01/01/2006 01/01/2008 (24)

Ostetricia ginecologia Pietro Testori

AOSant’Anna Como

Ospedale senza dolore17/12/2001 17/10/2007 (70)

Qualità cure palliative anestesia e rianimazione serv. farmacia

Roberto Sfogliarini

AO Ospedale Maggiore Crema

Lotta al dolore nel bambino

01/06/2005 01/06/2007 (24mesi)

Pediatria anestesia

Donatella Giannunzio

AO Istituti Ospitalieri Cremona

Verso un ospedale senza dolore

11/12/2001 11/12/2005 (48mesi)

UO anestesia e rianimaz.ne terapia del dolore

Donatella GiannunzioLeonardo Galli

Dolore nell’anziano in ospedale e nelle r.s.a. del territorio

01/02/2005 01/02/2007 (24)

Serv: recupero e riab. Funz.le u.o.c.p.

Donatella Giannunzio

Ospedale senza dolore01/01/2004 31/12/2006 (36)

Area della qualità e controllo strategico Riccardo Massei

AO Ospedale di Lecco

L’ospedale senza dolore: si può

02/04/2003 02/04/2006 (36)

Anestesia e rianimazione cure palliative medicina generale oncologia

Ivanoe PellerinAO Ospedale Civile Legnano

Page 64: Buone pratiche whp

126 127

Anno 2002 Coinvolgimento delle aziende sanitarie locali;raccolta e condivisione di tutto il materiale relativo ai progetti in atto; ideazione, realizzazione di apposita cartellonistica educativa regionale e sua distribuzione a tutte le aziende sanitarie lombarde; costruzione di un sito web specifico per accessibilità e fruibilità di quanto elaborato; messa a punto di modalità comuni di rilevazione dei primi dati di verifica in termini di efficacia dei risultati attesi dall’applicazione del progetto.

Anno 200�-2004Analisi dei dati e dei risultati ottenuti dall’applicazione del progetto soprattutto in termini di costi/efficacia e loro condivisione con tutte le altre strutture sanitarie in un convegno regionale;indagine sulle attività delle commissioni antitabagismo di AA.OO. e Asl;indagine sul grado di aderenza agli standard europei per il controllo del fumo in accordo con l’international network of smoke-free hospitals-Paris;valutazione dei risultati ottenuti dalle indagini svolte che ha portato alle seguenti conclusioni:

carenza di formazione del personale sui temi della lotta al tabagismo e sulle iniziative di contrasto al tabagismo;

scarsa attenzione all’informazione e all’educazione; presenza ed esposizione a fumo passivo sul luogo di lavoro (d.lgs. 626/94);necessità di organizzare un corso regionale per formatori delle aziende

sanitarie lombarde dedicato al tema.Anno 2005-2006

Organizzazione, in collaborazione con I.Re.F, di un corso di formazione per formatori di aziende sanitarie lombarde con l’obiettivo di formare un gruppo di operatori sanitari in grado di realizzare nella propria azienda sanitaria corsi di formazione sui temi della lotta al tabagismo e di organizzare ed attuare iniziative di contrasto al tabagismo nel proprio ambito di appartenenza;valutazione della ricaduta del corso di formazione in termini di programmazione di corsi di formazione sui temi della lotta al tabagismo e di iniziative di contrasto al tabagismo nel proprio ambito di appartenenza.

Persona da contattare per informazioni sul progetto regionale Marina Bonfanti (Regione Lombardia - DG Sanità - Struttura prevenzione ambienti di vita e di lavoro della UO prevenzione, tutela sanitaria e veterinaria).Tel. 02/67653236 E-mail: [email protected]

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PROGETTO REGIONALEOspedale senza fumo

Introduzione generaleLa direzione scientifica della rete lombarda HPH ha individuato nel 2000 alcune tematiche prioritarie su cui indirizzare le strutture ad avviare i progetti di promozione della salute: tra queste l’“Ospedale libero dal fumo” in quanto luogo volto alla tutela della salute. Il progetto HPH “Ospedali liberi dal fumo” è da tempo oggetto di programmazione regionale all’interno della d.g.r. 24 febbraio 2000, n. VI/48472.

Inizio attività del gruppo2000

Strutture coinvolte 18

Obiettivo generale Diminuire la prevalenza di fumatori tra gli operatori sanitari; eliminare il fumo all’interno delle strutture ospedaliere.

Obiettivi specificiAumento del numero di strutture sanitarie ospedaliere e territoriali aderenti al progetto; raggiungimento dei risultati previsti (< n° fumatori tra i sanitari; < n° fumatori in ospedale; > presa in carico del problema fumo da parte di medici ed infermieri; > rispetto della normativa); fruibilità esterna, in cartaceo o in web, del materiale acquisito e/o rielaborato a livello centrale; creazione di nuove alleanze conoscitive e/o operative, anche ad un livello interregionale.

Azioni e risultatiAnno 2000

Costituzione di un gruppo di lavoro coordinato a livello regionale formato da operatori sanitari esperti del settore di strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate;studio dei progetti già in atto e confronto con il progetto dell’associazione italiana pneumologi ospedalieri in lombardia;collegamento informativo, con altre reti regionali HPH “Ospedali senza fumo”.

Anno 2001 Elaborazione di un progetto definito in tutte le sue fasi (obiettivi, metodologie, strumenti, valutazioni) esportabile e riproponibile nelle varie realtà ospedaliere o territoriali e suo invio a tutte le strutture sanitarie regionali;lavoro in rete, con incontri periodici di confronto e di verifica.

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Page 65: Buone pratiche whp

12� 12�

Titolo progettoInizio/

termine/durataResponsabile Azienda

Ospedale senza fumo.01/01/2005 31/12/2007 (36)

Luciana Bevilacqua

AO Niguarda Milano

Ospedale senza fumo.01/09/2005 01/12/2006 (15)

Marco ConsiglioAO Provincia di Pavia

Ospedale senza fumo.25/08/2005 25/08/2007 (24)

Bertoletti Riccardo

AO Valtellina e Valchiavenna Sondrio

Istituzione dell’ambulatorio per la disassuefazione dal fumo di tabacco presso l’ospedale di circolo di Varese.

01/09/2004 31/08/2005 (12)

Roberta Tagliasacchi

AO Ospedale di Circolo Varese

Ospedali ed asl liberi dal fumo.12/12/2005 12/06/2007 (18)

Antonio ForesiAO Ospedale Civile Vimercate

Valutazione quantitativa e qualitativa dell’abitudine al fumo di sigaretta ed efficacia di interventi mirati in dipendenti del sistema sanitario nazionale.

01/01/2005 31/03/2006 (15)

Ida RamponiAO Ospedale Civile Vimercate

Certificazione di azienda smoke free.

01/01/200231/12/2006(48)

Roberto Mazza IrccsIstituto naz. Tumori - MI

Monitoraggio dell’incidenza del tabagismo tra gli utenti dell’istituto nazionale dei tumori e offerta di counselling/intervento antifumo.

01/09/2005 01/12/2007 (27)

Roberto Boffi Irccs Istituto naz. Tumori - mi

Lotta al tabagismo anzitutto in ospedale.

01/12/2005 01/12/2007 (24)

Marco TriulziIrccs Istituto naz. Neurologico C. Besta - MI

Non fumo più - Ospedale senza fumo.

15/06/2005 31/12/2007 (30)

Daniela MarzoratiIrccs Istituto Auxologico Italiano

Elenco strutture aderenti e relativi progetti attivati

Titolo progettoInizio/

termine/durataResponsabile Azienda

In ospedale “ a scuola” di fumo per mandarlo in fumo.

01/09/2005 31/12/2007 (16)

Nicoletta Bertinelli AO Ospedale di Circolo Busto Arsizio

Il trattamento del tabagismo - aggiornamento della scheda del 13/04/2004.

01/02/2004 28/02/2006 (24)

Nazzarena Mafezzoni

AO M. Mellini Chiari (BS)

La disassuefazione dal fumo di sigaretta nell’attività ambulatoriale di pneumologia, di cardiologia e di medicina sportiva coordinato dal centro antifumo nell’ambito del presidio specialistico territoriale ambulatoriale.

01/11/2005 01/11/2008 (36)

Mauro ParpanesiAO Istituti Ospitalieri Cremona

Ospedale senza fumo.01/01/2000 31/12/2005 (70)

Tiziana StellaAO Ospedale Maggiore Crema

Tabagismo: analisi conoscitiva nel contesto aziendale ed attività di educazione sanitaria.

01/07/2005 30/06/2006 (12)

Paolo Cazzaniga AO F.b.f Milano

Il divieto del fumo: ne siamo a conoscenza?

30/10/2005 30/11/2007 (36)

Bianca Gritta AO Provincia di Lodi

Percorso di disassuefazione dal fumo attraverso una rete di servizi socio sanitari (integrazione ospedale territorio).

01/01/2000 31/12/2006 (84)

Giuseppe De Donno

AOCarlo Poma Mantova

Ospedale senza fumo.01/10/2004 30/06/2006 (21)

Alessio GambaAO S. Gerardo Monza

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1�0 1�1

Anno 200�Sono state individuate le aree di maggior afflusso di utenti immigrati e predisposti i seguenti strumenti informativi:

poster multilingue con una spiegazione del triage e del significato dei colori relativi alle prestazioni più o meno urgenti, stampato dalla regione e distribuito in tutte le strutture ospedaliere dotate di pronto soccorso a vari livelli; predisposte in italiano e tradotte nelle 5 lingue principali (inglese, francese, spagnolo, arabo e cinese) e diffusione in tutte le strutture ospedaliere del territorio lombardo delle seguenti schede:

dichiarazione di nascita (area materno-infantile);consenso informato (informazioni di carattere generale); diritti e doveri dei cittadini (con particolare attenzione alla situazione

degli immigrati).Anno 2004 Attività del gruppo di lavoro di un’attenta analisi del contesto regionale, comparato con le esperienze maturate nell’ambito nazionale ed europeo per la predisposizione di un documento a supporto delle strutture sanitarie nella scelta delle modalità di “accoglienza” meglio rispondenti agli standard internazionali.Anno 2005

Approvazione del documento “raccomandazioni per un ospedale interculturale” con decreto dg sanità n. 3184 de 2 marzo 2005, ed inviato a tutte le strutture ospedaliere pubbliche e private del territorio lombardo;attivazione di una home page dedicata all’interno del sito regionale della rete HPH. Indirizzo: www.sanita.regione.lombardia.it/edusalute/hph/osp_intercult.asp in cui è stato inserito il documento (anche in versione inglese), e la banca dati;programmazione del percorso formativo regionale “interculturalità e mediazione culturale nell’ambito di relazioni che accompagnano malattia e sofferenza: aspetti di ascolto, comprensione, colloquio con l’utente migrante”. Tale intervento formativo è stato mirato ad un numero di operatori ospedalieri, appartenenti alle aziende ospedaliere e ad altre strutture (irccs, case di cura), quali futuri referenti per successive azioni formative a cascata per il personale ospedaliero della struttura di appartenenza. Il corso si è articolato in 8 giornate formative per un totale di 56 ore di formazione d’aula. A distanza di 6/8 mesi è stata prevista una giornata di follow up per una

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MACROAREAOSPEDALE INTERCULTURALE

PROGETTO REGIONALEOspedale interculturale

Introduzione generale del progetto regionaleLa direzione scientifica della rete lombarda HPH ha individuato nel 2000 alcune tematiche prioritarie su cui indirizzare le strutture ad avviare i progetti di promozione della salute: tra queste “l’Ospedale interculturale”. Questa tematica è stata scelta per venire incontro a questa nuova utenza di immigrati che si riversa nel mondo sanitario con i vari problemi connessi alla diversità di modelli culturali relativamente ai concetti di salute, malattia, maternità, paternità molto diversi tra loro e spesso lontani da quelli presenti nella nostra cultura.

Strutture coinvolte20

Obiettivo generaleFacilitare l’accesso e l’accoglienza del cittadino immigrato ai servizi ospedalieri e la comunicazione degli stessi con gli operatori dell’ospedale, attraverso una metodologia di lavoro di rete nell’area interculturale.

Obiettivi specificiPredisporre una banca dati regionale sulle specifiche iniziative in atto nelle diverse strutture regionali; identificare le aree maggiormente critiche su cui pianificare strategie di interventi; creare una rete informativa sul territorio che consenta ai cittadini immigrati di conoscere le molteplici possibilità di accedere ai servizi sanitari regionali;creare percorsi per facilitare l’accesso agli utenti immigrati, soprattutto nelle aree sanitarie di maggiore richiesta.

DestinatariCittadini immigrati con e senza regolare permesso di soggiorno; personale aziendale dedito alla relazione con i soggetti stranieri; associazioni di volontariato, onlus; comunità delle etnie maggiormente rappresentate nel territorio.

Percorso operativo: azioni e risultatiAnno 2002

Rilevazione delle azioni maggiormente significative, (mediante somministrazione di questionario);scambio delle esperienze tra le strutture del gruppo nonché della documentazione e del materiale.

Page 67: Buone pratiche whp

1�2 1��

Elenco strutture aderenti e relativi progetti attivati

TitoloInizio/

termine/ durata

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Come si dice prendersi cura nella tua lingua? L’approccio interculturale come risorsa per il processo assistenziale ed il clima in una grande organizzazione socio-sanitaria.

01/06/2005 31/12/2006 (19)

Martinelli Gianbattista

Rsa Fondazione Don Carlo Gnocchi Milano

Formazione degli operatori sanitari, tecnici e amministrativi di un importante centro oncologico alla relazione con pazienti di culture diverse.

01/01/2006 31/12/2007 (24)

Tommaso MigliaccioIrccs Istituto Nazionale Tumori - Milano

Ospedale interculturale01/11/2005 31/12/2006 (24)

F. GentiloniIrccs Istituto Auxologico Italiano

Migliorare la salute per migliorare la qualità della vita dei cittadini transfrontalieri.

01/01/2004 31/12/2006 (36)

Luciano AngeliniCasa di cura Istituto clinico Mater Domini

Informazione ed accoglienza in pronto soccorso e medicina d’urgenza.

01/10/2005 31/12/2006 (24)

Mario LuppiAO Carlo Poma Mantova

Intercultura: nido, neonatologia, terapia intensiva neonatale (tin).

01/10/2005 30/09/2007 (24)

Gilberto CompagnoniAO Carlo Poma Mantova

L’unione fa la forza - progetto comfort ed accoglienza al pronto soccorso ospedaliero di Mantova e Pieve di Coriano.

01/01/2005 31/12/2007 (36)

Pierpaolo ParogniAO Carlo Poma Mantova

Miglioramento accoglienza e cura dei minori migranti.

15/10/2005 14/10/2008 (36)

Anna VandoniAO San Paolo Milano

Una rete per accogliere i bisogni della persona: la transculturalità al servizio di tutti.

01/10/2005 31/12/2007 (26)

Cristina Arrigoni AO Provincia di Lodi

Ospedale interculturale.07/11/2001 31/10/2006 (60)

Ines GalicAO Ospedale Maggiore Crema

verifica dell’impatto nelle strutture ospedaliere. Il corso è stato realizzato in due edizioni: la prima nel periodo maggio/giugno 2005; la seconda nel periodo novembre/dicembre 2005.

Anno 2006Realizzate le giornate di follow up delle due edizioni del corso sopraindicato, rispettivamente: il giorno 22 febbraio 2006 e il giorno 10 aprile 2006. Il numero complessivo dei partecipanti nei due corsi è stato di 44 operatori (rappresentanti di n° 39 aziende ospedaliere; n° 4 case di cura e n° 1 IRCCS). Da una verifica dello stato di avanzamento dell’attuazione del documento “raccomandazioni per un ospedale interculturale” si è riscontrato che - ad oggi – sono stati realizzati dalle strutture sanitarie n° 15 percorsi formativi.

Persona da contattare per informazioni sul progetto regionaleLucia Scrabbi (Regione Lombardia - DG Sanità - Struttura progettazione, sviluppo piani ed emergenza-urgenza della UO Programmazione e sviluppo piani)Tel. 02/67653275 Fax 02/67653128 E-mail: [email protected]

Page 68: Buone pratiche whp

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TitoloInizio/

termine/ durata

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Ospedale interculturale.30/04/2005 31/05/2008 (36)

Andrea Albonico AO Ospedale di Lecco

L’accoglienza degli immigrati stranieri presso l’ospedale “F. Del Ponte” di Varese.

01/03/2004 30/04/2006 (26)

Andrea LarghiAO Ospedale di Circolo Varese

Profumo di Colori.01/10/2005 30/09/2007 (24)

Nives Elisa PeliAO Osp. Civili Brescia

Progetto trampolino - vacanza protetta per bambini di 6-14 anni con patologia cronica provenienti da tutti i paesi europei.

01/09/2005 31/12/2006 (16)

George EkemaAO Osp. Civili Brescia

“Mappamondo” - progetto acco-glienza e interculturalità.

01/07/2005 30/06/2007 (24)

Elisabetta Dolcini AO M. Mellini Chiari (BS)

Ospedale interculturale.01/01/2005 31/12/2008 (48)

Patrizia SironiAO Istituti Ospitalieri Cremona

Realizzazione di un progetto per la sensibilizzazione degli opera-tori sanitari dell’area materno in-fantile sulle tematiche riguardanti l’accoglienza e l’assistenza sani-taria del’utenza migrante.

01/10/2005 30/09/2006 (12)

Fabrizio Margoni Minutolo

AO Desenzano del Garda

Multietnia - l’Ospedale si confronta.05/01/2001 30/11/2006 (71)

Cinzia ZaffaroniAO Ospedale di Circolo Busto Arsizio

Ospedale interculturale.01/06/2006 31/05/2009 (36)

Gian Luigi CalloniAO Ospedale Civile Legnano

Un arcobaleno di culture dopo la nascita: un colore per ogni nazione.

01/10/2005 31/09/2007 (24)

Nicoletta Mallozza AO I.c.p. Milano

L’Ospedale multiculturale.01/03/2005 29/02/2008 (36)

Flavia GherardiAO “Bolognini” Seriate

Città per una salute di tutti i colori. Costruire le condizioni perché tutti i cittadini immigrati possano gestire in maniera attiva il diritto alla salute.

12/01/2005 31/12/2007 (36)

Rosaria LandoniAO S. Gerardo Monza

Interculturalità e mediazione culturale.

01/01/2005 31/12/2007 (36)

Luciana BevilacquaAO Niguarda Milano

Page 69: Buone pratiche whp

Le Buone Pratiche di Promozione della Salute in corso nelle strutture sanitarie e sociosanitarie suddivise per macroareaCoordinate a livello locale

Page 70: Buone pratiche whp

1�� 1��

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Valutazione del rischio cardio-vascolare nel donatore di sangue (donorcardiorisk).

01/06/2004 31/05/2006 (24)

Realizzativa Pagliaro Pasquale Paolo

AO Carlo Poma Mantova

L’allattamento al seno: una priorità.

01/11/2005 31/10/2007 (24)

Realizzativa Lucio Aramini

AO Ospedale maggiore Crema

Malnutrizione ospedaliera: screening nutrizionale per identificare i pazienti a rischio malnutrizione.

01/01/2005 31/12/2006 (24)

Realizzativa Giancarlo ChiavennaAO Ospedale di Lecco

Alimentazione in gravidanza.01/05/2004 30/04/2006 (24)

Realizzativa Antonio Triarico

AO Ospedale di circolo Varese

L’asilo nido aziendale degli Spedali Civili di Brescia è in linea con quanto affermato dagli esperti di alimentazione?

01/10/2005 30/09/2006 (12)

Realizzativa Giovanna FerranteAO Osp. Civili Brescia

Percorso educativo nutrizionale di gruppo rivolto alla popolazione con sovrappeso e obesità.

01/01/2006 31/12/2007 (24)

Realizzativa Mariangela SalucciAO Osp. Civili Brescia

Significato clinico dell’incremento lieve-moderato delle transaminasi in soggetti asintomatici.

01/01/2006 31/12/2006 (12)

Realizzativa Alberto LanziniAO Osp. Civili Brescia

Educazione nutrizionale? In gravidanza è meglio! Corsi di formazione per il dipartimento materno infantile.

01/01/2005 30/07/2006 (19)

Realizzativa Vanda Lauro

AO Istituti ospitalieri Cremona

Progetto formativo per operatori sanitari prevenzione recidive patologie cardiocere-bro-vascolari.

01/10/2004 31/10/2009 (61)

Realizzativa Vanda Lauro

AO Istituti ospitalieri Cremona

MACROAREACORRETTI STILI DI VITA

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

La famiglia: da utente passivo di servizi ad attore protagonista nella gestione della propria crisi.

06/06/2005 05/06/2008 (36)

Realizzativa Francesco Costantino

Rsd Fondazione G. Costantino Pavia

Valutazione dello stato nutri-zionale dell’anziano ospite in rsa, strategie di intervento.

Progettuale Antonella Frangione Antonia Agostoni

Rsa «E. Bernardelli» Paderno Dugnano

Biblioteca ospedaliera per la promozione di corretti stili di vita.

01/02/2006 31/01/2008 (24)

Progettuale Marco Triulzi

Irccs Istituto Nazionale Neurologico C. Besta Milano

L’intervento educativo e formativo nella riabilitazione di soggetti con dca in regime di day hospital.

01/10/2005 30/09/2007 (24)

Realizzativa Nicoletta Polli

Irccs Istituto Auxologico Italiano

Protocolli diagnostici e strategie nutrizionali innovative nel paziente con vasculopatia cerebrale.

01/06/2005 31/12/2006 (19)

Realizzativa Marco Stramba-Badiale

Irccs Istituto Auxologico Italiano

L’acqua è salute.01/01/2005 31/03/2006 (15)

Realizzativa Luciano AngeliniCasa di cura Istituto clinico Mater Domini

Progetto pilota di prevenzione primaria in pazienti con elevato rischio cardio-cerebro-vascolare.

01/01/2003 31/12/2007 (60)

Realizzativa Maria Cristiana Brunazzi

AO Carlo Poma Mantova

Strategie per la promozione e la tutela della sicurezza e della qualità dell’alimentazione nella 1° infanzia: modulazione del rapporto tra pediatri ospedalieri e di territorio in modo tale di avere linee guida comuni.

01/01/2004 31/12/2006 (36)

Realizzativa Giovanni PastorelliAO Carlo Poma Mantova

Page 71: Buone pratiche whp

140 141

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Analisi delle abitudini alimentari, al fumo e dell’attività sportiva in bambini e relative famiglie, iscritti alle scuole elemen-tari e medie inferiori dei quartieri di Milano limitrofi all’Ospedale Sacco.

Realizzativa Michele Cortellaro

AO Ospedale L. Sacco Milano

Educazione alimentare del paziente diabetico.

01/01/2006 31/12/2007 (24)

Realizzativa Bossi - Perna

AO Ospedale Treviglio-Caravaggio Treviglio

Prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare e delle malattie metaboliche.

01/01/2006 31/12/2007 (24)

Realizzativa Bossi - Odone

AO Ospedale Treviglio-Caravaggio Treviglio

Promozione di corretti stili di vita, con particolare riferimento ad attività fisica, alimentazione e fumo, nella popolazione di un comune della Valle Seriana.

01/03/2005 31/05/2008 (39)

Realizzativa Claudio MalinverniAO “Bolognini” Seriate

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Progetto di monitoraggio dell’allattamento materno.

01/01/2005 31/12/2006 (24)

Realizzativa Piergiorgio TassiAO Desenzano del Garda

Alimentazione corretta, attività adeguata e salute riproduttiva.

01/01/2005 31/12/2006 (24)

Realizzativa Enrico Orsenigo AO Sant’anna Como

Alimentazione in gravidanza.01/01/2006 31/12/2007 (24)

Realizzativa Giuliano Bonifacino AO Sant’anna Como

Diabete: cambiare per vivere meglio.

01/11/2005 31/12/2006 (14)

Realizzativa Paolo MascettiAO Sant’anna Como

Disturbi nutrizionali e psicologia.

23/03/2004 31/10/2006 (31)

Realizzativa Vito TumminoAO Sant’anna Como

La prevenzione delle lombalgie connesse con le posture e i movimenti ripetitivi sul lavoro.

20/10/2005 19/10/2006 (12)

Realizzativa Mario CassiAO Sant’anna Como

L’intervento psicologico in riabilitazione respiratoria per il miglioramento della qualità della vita.

01/01/2006 31/12/2006 (12)

Realizzativa Vito TumminoAO Sant’Anna Como

Suggerimenti dietetici nella sindrome metabolica.

01/11/2005 31/12/2006 (14)

Realizzativa Giorgio BellatiAO Sant’Anna Como

Supporto psicologico del paziente obeso in seguito all’invio dell’equipe del reparto di medicina nutrizionale del presidio ospedaliero di Mariano Comense.

18/10/2004 31/12/2006 (26)

Realizzativa Vito TumminoAO Sant’Anna Como

L’educazione alimentare del diabetico come espressione della continuità assistenziale.

01/12/2005 30/11/2006 (12)

Realizzativa Angela MonetaAO Provincia di Pavia

Page 72: Buone pratiche whp

142 14�

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Organizzazione delle attività ambulatoriali del centro sclerosi multipla.

02/01/200431/12/2005(24)

Valutativa Paolo PrevidiAOCarlo PomaMantova

Elaborazione e adozione della carta dei servizi sanitari integrata rispetto al sistema qualità secondo la vision 2000.

01/06/200330/06/2006(37)

Realizzativa Marco BosioAOOspedale di Lecco

Intervento psicoeducazionale in donne con tumore della mammella in fase post-chirurgica.

01/01/200431/12/2006(36)

Realizzativa Giovanni UcciAOOspedale di Lecco

Realizzazione del nuovo modello di cartella clinica aziendale.

01/01/200331/12/2005(36)

Valutativa Marco BosioAOOspedale di Lecco

Apriamo ai cittadini il dipar-timento ostetrico-ginecologi-co e il percorso nascita.

01/10/200531/05/2006(07)

Realizzativa Giuliano FilippiniAOOsp. CiviliBrescia

Aggressività e puerperio.25/10/200531/10/2006(12)

Realizzativa Vito TumminoAO Sant’Anna Como

Dialisi e bisogni psico-logici: modello integrato di intervento sul paziente con insufficienza renale cronica e i suoi famigliari.

01/01/200531/12/2006(24)

Realizzativa Vito TumminoAO Sant’Anna Como

Infertilità maschile: prevenzione e trattamento.

01/12/200530/06/2007(19)

Realizzativa Marco Claudio Bianchi

AO Sant’Anna Como

Pet therapy.01/05/200530/04/2006(12)

Realizzativa Riccardo LonghiMario Barbarini

AO Sant’Anna Como

Progetto di counseling ospe-daliero per chirurgia bariatrica.

01/02/200531/10/2006(21)

Realizzativa Vito TumminoAO Sant’Anna Como

MACROAREAUMANIZZAZIONE/ACCOGLIENZA

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Assistenza e accompagna-mento alla morte in rsa.

01/01/200531/12/2006(24)

Realizzativa Caprioli Roberto

Rsa Fondazione Don Carlo GnocchiMilano

La famiglia come possibile luogo di cura.

04/10/200403/10/2009(60)

Progettuale Luigina Scaglia

Rsa Fondazione Nobile Paolo RichiedeiGussago (BS)

Progetto di collaborazione tra reparti di riabilitazione dell’asp. Istituti milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio e l’associazione di volontariato linea anni più: un’esperienza di continuità assistenziale.

01/06/200531/05/2007(24)

Progettuale Dario Cova

Istituto Geriatrico Pio Albergo TrivulzioMilano

Formare alla comunicazine: biodanza per gli operatori sanitari di base(asss, ota, oss).

01/01/200631/12/2008(36)

Realizzativa Pasquale Russo

IrccsIstituto Nazionale TumoriMilano

Modello di assistenza globale per la patologia neuro-oncologica.

01/12/200530/11/2007(24)

Realizzativa Marco Triulzi

IrccsIstituto Naz.le NeurologicoC. BestaMilano

Assistenza integrata domici-liare al paziente anziano con scompenso cardiaco mediante tecniche telematiche.

01/01/200331/12/2005(36)

Realizzativa Gianfranco Parati

IrccsIstituto Auxologico Italiano

Consenso informato: una comunicazione più trasparente al paziente.

01/10/200431/12/2005(15)

Valutativa Luciano AngeliniCasa di curaIstituto clinico Mater Domini

Supporto al caregiver nella gestione del paziente parkinsoniano dall’ospedale al domicilio.

01/12/200430/11/2007(36)

Realizzativa Graziana valenti

Casa di cura Villa Esperia Salice Terme (PV)

Page 73: Buone pratiche whp

144 145

MACROAREACORRETTO UTILIZZO FARMACI

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

L’esperienza dell’Istituto nello sviluppo ed applicazione di linee guida per il trattamento di pazienti affetti da clostridium difficile.

01/06/2004 31/05/2007 (36)

Realizzativa Luisa Scaglia

Istituto geriatrico Pio Albergo Trivulzio Milano

Farmamico.01/10/2005 30/09/20077 (24)

Realizzativa Daria BettoniAO Osp. Civili Brescia

Mercurio: progetto di informazione sul farmaco riv-olto ai pazienti dell’Ospedale.

01/04/2005 31/03/2007 (24)

Realizzativa Giuliano LoardiAO Osp. Civili Brescia

La rilevazione degli errori terapeutici.

01/03/2004 28/02/2006 (24)

Realizzativa M. Cristina Cerati AO I.c.p. Milano

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Progetto accoglienza.31/01/200531/01/2008(36)

Realizzativa Donata Castelli

AOSalvini Garbagnate Milanese

Migliorare la comunicazione fra i sanitari ed i cittadini nella problematica della donazione organi.

01/04/200530/11/2005(09)

Valutativa Angela MonetaAO Provincia di Pavia

Iris - ospedale aperto 2005/2006.

01/01/200531/12/2006(24)

Realizzativa Cecilia FornasieriAO Ospedale civile Legnano

Un ospedale per amico.01/01/200531/12/2007(36)

Realizzativa Valentino Lembo AOI.c.p. Milano

Educazione al paziente e al famigliare in ambito ospedaliero in riferimento all’accreditamento di joint commission international.

01/01/200431/12/2006(36)

Realizzativa Renato PuggioniAO S. Gerardo Monza

Page 74: Buone pratiche whp

146 147

MACROAREADISABILITÀ

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Insieme per la disabilità infantile: integrazione ospedale e territorio.

01/01/2005 31/12/2007 (36)

Realizzativa Carlo Poggiani

AO Istituti Ospitalieri Cremona

Individuazione precoce dei distrurbi specifici di apprendimento (dislessia e disortografia) ed attuazione di interventi mirati.

01/06/2002 30/06/2006 (49)

Realizzativa Maria Lodovica Terragni

AO Sant’Anna Como

Continuità di cura e qualità della vita nei malati affetti da scleros laterale amiotrofica (sla).

31/10/1995 31/12/2006 (134)

Realizzativa Virginio Bonito

AO Ospedali Riuniti Bergamo

MACROAREACORRETTO UTILIZZO PRONTO SOCCORSO

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Pronto soccorso pronto alla vita.

31/01/2006 31/05/2006 (5)

Realizzativa Giuseppe Giani

AO S. Antonio Abate Gallarate

Il triage avanzato: la nuova frontiera nella gestione del paziente del pronto soc-corso.

01/01/2004 31/03/2006 (27)

Realizzativa Iside BettinsoliAO Osp. Civili Brescia

L’anziano in pronto soccorso.

01/10/2004 30/12/2007 (39)

Realizzativa Stefano OrfeiAO S. Gerardo Monza

Programma per l’ottimizzazione e il corretto uso del pronto soccorso.

01/09/2004 30/08/2007 (36)

Realizzativa Elio MarmondiOspedale San Giuseppe Milano

Page 75: Buone pratiche whp

14� 14�

MACROAREASICUREZZA

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Monitoraggio infezioni in struttura residenziale e ospedaliera.

01/01/2005 31/01/2006 (13)

Realizzativa Roberto Caprioli

Rsa Fondazione Don Carlo Gnocchi Milano

Risk management: implementazione dell’unità di gestione del rischio clinico. Accrescere la cultura e la gestione del rischio clinico per tutelare efficacemente utenti e operatori sanitari.

01/01/2005 31/12/2007 (36)

Realizzativa Luigi Cangiotti

Casa di cura Clinica San Rocco di Franciacorta Ome (BS)

Gestione della sicurezza della pratica clinica ed assistenziale nell’area dell’emergenza.

01/07/2004 31/12/2006 (30)

Realizzativa Enrico BuratoAOCarlo Poma Mantova

Mamma lo sai? Campagna per la sicurezza in auto dei neonati.

01/01/2004 31/12/2006 (36)

Realizzativa Rinaldo ZaniniAO Ospedale di Lecco

Eco Ospedale Bassini: certificazione iso 14001.

01/01/2005 31/01/2007 (25)

Realizzativa Luciano BlasiAO S. Gerardo Monza

MACROAREAONCOLOGIA

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

La floriterapia nella patologia neoplastica.

01/09/2005 31/08/2006 (12)

Realizzativa Sandro Barni

AO Ospedale Treviglio-Caravaggio Treviglio

La tutela della qualità della vita nel paziente oncologico.

01/02/2005 31/01/2007 (24)

Realizzativa Fabio BaticciAO Niguarda Milano

Page 76: Buone pratiche whp

150 151

MACROAREAOSPEDALE E TERRITORIO

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

La prevenzione della morte improvvisa in luoghi di culto ad elevata frequentazione.

01/01/200631/12/2007(24)

Realizzativa Maurizio Ferratini

Rsa Fondazione Don Carlo GnocchiMilano

Custode socio sanitario per l’anziano.

02/06/200331/12/2006(43)

Realizzativa Gianbattista Martinelli

Rsa Fondazione Don Carlo GnocchiMilano

Struttura intermedia.28/01/200531/07/2006(18)

Realizzativa Roberto Caprioli

Rsa Fondazione Don Carlo GnocchiMilano

Integrazione ospedale-territorio nella lotta al tumore al seno.

01/01/2005 Realizzativa Rosario Oriana

Casa di cura AmbrosianaCesano Boscone

Progetto delfino. La rete ospedaliera per la disabilità: percorsi protetti dedicati ai disabili gravi nell’Azienda Ospedaliera.

01/09/200531/12/2008(40)

Realizzativa Mario LuppiAOCarlo PomaMantova

Progetto pilota di tele-elettrocardiografia e teleconsulto cardiologico.

01/08/200431/07/2006(24)

Realizzativa Raffaele MazzuccoAOCarlo PomaMantova

Gestione a due del nato pretermine: approccio integrato tra centro ospedaliero di riferimento e pediatra di base per la continuità assistenziale del neonato patologico dopo la dimissione.

01/04/200531/03/2006(12)

Realizzativa Paola MussiniAOCarlo PomaMantova

MACROAREAPREVENZIONE/CURA

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Applicazione dei criteri dell’e.b.m. nella gestione delle polmoniti acquisite in rsa (nhap) clinicamente diagnosticate.

01/01/2005 31/12/2008 (48)

Realizzativa Marisa Camassa

Rsa Villa Cenacolo Lentate sul Seveso (MI)

Implementazione nella pratica clinica delle linee guida esh-esc 2003 per il trattamento dell’ipertensione.

01/12/2004 30/11/2007 (36)

Realizzativa Gianfranco Parati

IRCCS Istituto Auxologico Italiano

Piano per lo sviluppo della qualità e il monitoraggio del rischio clinico.

01/01/2005 31/12/2006 (24)

Realizzativa Luciano AngeliniCasa di cura Istituto Clinico Mater Domini

Organizzazione di una unità di terapia semintensiva per il malato di ictus acuto presso la UO di neurologia.

01/06/2003 31/05/2006 (36)

Realizzativa Paolo PrevidiAO Carlo Poma Mantova

Trattamento e prevenzione dell’osteoporosi in pazienti sottoposti a chirurgia maggiore dell’anca.

01/01/2006 31/12/2006 (12)

Realizzativa Alberto BorgonovoAO Sant’Anna Como

Anziani senza incontinenza.01/01/2006 31/12/2007 (24)

Realizzativa Diego RivaAO Sant’Anna Como

Gestione del rischio settico in ortopedia e traumatologia.

01/05/2005 30/04/2007 (24)

Realizzativa Giorgio Maria CaloriAO Gaetano Pini Milano

Page 77: Buone pratiche whp

152 15�

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Servizio per l‘applicazione della legge 194:collaborazione tra presidio ospedaliero Sant‘Anna e i consultori familiari dell‘Asl di Como.

01/11/2005 31/12/2006 (14)

Realizzativa Renata LeveniAO Sant’Anna Como

Una rete per la salute mentale: numero verde e agenzia delle opportunità sociali.

01/09/2005 31/08/2008 (36)

Realizzativa Antonino MastroeniAO Sant’Anna Como

Il rischio cardiovascolare: il ruolo dello specialista, il ruolo del medico di base e il ruolo del paziente.

01/09/2005 31/08/2008 (36)

Realizzativa Anna Maria Fiorenza

AO Salvini Garbagnate Milanese

Ospedale e territorio alleati nella promozione della salute: ”i giovedì della salute”.

01/03/2005 31/12/2007 (34)

Realizzativa Cinzia Zaffaroni

AO Ospedale di Circolo Busto Arsizio

”Una proposta di vita” Scuole e ospedale insieme per promuovere la cultura della vita attraverso la prevenzione degli incidenti stradali e la donazione di organi.

01/01/2005 30/06/2006 (18)

Realizzativa Giorgio Servadio

AO Ospedale di Circolo Busto Arsizio

TitoloInizio/

termine/ durata

Stato avanzamento

Responsabile progetto

Azienda/struttura

Itineriario formativo per costruzione di un percorso di accompagnamento tra ospedale e territorio della persona affetta da sla e della sua famiglia.

01/03/2005 29/02/2008 (36)

Realizzativa Francesco Zaro

AOS. Antonio AbateGallarate

Neurologia e territorio: gestione sanitaria del paziente con malattia di Alzheimer e dei caregiver.

23/10/200330/06/2008(44)

Realizzativa Davide Zarcone

AO S. Antonio Abate Gallarate

Modello di integrazione ospedale territorio nel percorso per la gestione della fase acuta del pz. Fragile. Analisi delle criticità dell’attività dell’attività del ps; stato attuale e prospettive future.

01/01/2004 31/12/2006 (36)

Realizzativa Maurizio PoliAO Osp. Civili Brescia

Riduzione richiesta di esami radiografici in applicazione del principio di giustificazione dlgs 187/2000.

02/01/2005 30/06/2007 (30)

Realizzativa Secondo Magri

AO Istituti Ospitalieri Cremona

“Cremona dolore toracico”. Campagna di Informazione per il riconoscimento precoce del dolore toracico di sospetta genesi ischemica.

18/09/2004 17/09/2006 (24)

Realizzativa Salvatore Pirelli

AO Istituti Ospitalieri Cremona

Dimissione protetta: continuità dell’assistenza per pazienti in difficoltà.

01/03/2006 31/03/2008 (25)

Realizzativa C. Rauso

AO Istituti Ospitalieri Cremona

Verso una comunità per la salute mentale: il progetto internet del gruppo comunità del distretto Bassa Bresciana centrale.

01/04/2005 31/12/2006 (20)

Realizzativa Fabio LucchiAO Desenzano del Garda