Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

16
BRUSCELLO POLIZIANO a cura di Mario Morganti

description

Inserto sul Bruscello Poliziano di Montepulciano

Transcript of Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Page 1: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

BRUSCELLOPOLIZIANO

a cura di Mario Morganti

Page 2: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

A cura di Giuliano Lenni - Foto di Giorgio Carletti

Marco Giannotti, Presidente della CompagniaPopolare del Bruscello di Montepulciano dal 7 marzo2007, é nato a Chiusi 53 anni fa e risiede nella nostraCittà da quasi 30 anni. Svolge a Montepulciano la suaattività professionale, è sposato con la sig.ra Rossellae ha due figli, Alessio e Greta. È integrato pienamente nelle attività cittadine, infattié consigliere dell’Arteatro Gruppo, Rettore dellaContrada di Collazzi, membro del Consigliod’Indirizzo del Magistrato delle Contrade ed oggi è,appunto, Presidente della Compagnia Popolare delBruscello. Cominciò a cantare il Bruscello nel 1996con “Marcolfo, il brigante della luna”, di CarloLapucci. Da allora ha partecipato a quasi tutte le rap-presentazioni ricoprendo quasi sempre il ruolo del-l’antagonista, del cattivo. Nel 2000 è entrato a farparte del Consiglio direttivo della Compagnia dove,dal 2003 al 2006, ha ricoperto la carica di VicePresidente.

Come giudica Sig. Giannotti, dopo soli tre mesi, questa espe-rienza alla guida della Compagnia Popolare del Bruscello?

Un primo bilancio lo farò solo dopo il 16 di Agosto, trascor-si i giorni cruciali delle quattro rappresentazioni in PiazzaGrande ma se devo dare un giudizio su questi tre mesi devodire, che sono soddisfatto per come stiamo lavorando alla rea-lizzazione della manifestazione, pur con tutte le difficoltà chedeve sopportare una associazione piccola come la nostra.

La Compagnia Popolare del Bruscello è l’Associazione piùlongeva di Montepulciano ed una delle più vecchie dell’inte-ra Provincia di Siena. La tradizione di teatro popolare, natonelle nostre campagne e portata avanti dalla Compagnia, é lapiù prestigiosa ed è l’unica ancora viva tra quelle presenti inToscana e forse in Italia. E’ consapevole della responsabilitàche rappresenta dover salvaguardare qualcosa di così impor-tante e prezioso?

Ho sempre pensato che è difficile far nascere qualche cosa,ma ritengo che mantenere quello che è stato fatto da altri e pos-sibilmente cercare di migliorarlo, lo sia anche di più.

E’ una grande responsabilità quella di salvaguardare la tra-dizione del Bruscello, tutelare questo patrimonio è anche unasfida così come saperlo divulgare oltre i nostri naturali confini.

Se penso ai Presidenti che mi hanno preceduto da CorradoPeruzzi al Conte Bracci, da Don Marcello Del Balio a Carlo del

INTERVISTA A Marco GiannottiPresidente della Compagnia Popolare del Bruscello di Montepulciano

Marco Giannotti

Page 3: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Ciondolo, da Sergio Baldelli a Giuliano Olivieri solo per citarnealcuni, mi viene da pensare: ma…cosa potrò fare io di più e dimeglio di quello che hanno fatto i miei predecessori?

Ed é questa la sfida: penso che sia anche giusto che a rac-cogliere questa eredità sia uno come me che ha imparato adamare il Bruscello vivendolo in prima persona sulle scale delSacrato del Duomo. E poi non sono solo ad assolvere questocompito.

Quale rapporto ha instaurato con i suoi collaboratori, nelConsiglio Direttivo della Compagnia? È soddisfatto del lavoroche viene svolto? Ha incontrato qualche difficoltà nel realiz-zare il Bruscello 2007 «Calandrino»?

Prima di insediarmi al vertice del Consiglio Direttivo, ho pre-teso la riconferma di tutto il direttivo, auspicando come avve-nuto, che la carica di Vice Presidenza fosse assunta dalPresidente uscente e l’insediamento di nuovi Consiglieri fino alnumero consentito dallo statuto. La consapevolezza di avereuna squadra forte, esperta in ogni reparto mi ha dato la forza diaccettare l’incarico.

Il rapporto instaurato è già buono, ma strada facendo, sonoconvinto che migliorerà, perché tutti cerchiamo di raggiungerequesto obiettivo: la permanenza in vita della tradizione e lariuscita della manifestazione nella sua globalità. Il Bruscello èuno spettacolo corale e tale è la sua realizzazione.

La tranquillità mi viene assicurata dalla straordinaria capa-cità e passione delle persone con cui sono quotidianamente incontatto: Mario Morganti (Deus ex machina), WoldemaroAbram (Bruscellante fra i Bruscellanti), Franco Romani (il miopadre artistico), Giuliano Olivieri (la persona che più di ognialtro riesce a trasmettermi l’amore per Montepulciano).

Avere alla direzione musicale il Maestro Luciano Garosi, conil quale ho un ottimo rapporto, alla guida dell’orchestra, mi dail massimo della sicurezza.

Tutti gli altri li ringrazio per la disponibilità, l’affetto e lastima dimostratomi in questi tre mesi. Vorrei ricordare GiorgioCrociani, scomparso prematuramente poco tempo fa, che ani-mato da un rinnovato entusiasmo, stava lavorando ad un pro-getto per esportare, insieme al suo prelibato vino, il Bruscello inGermania dove già aveva allacciato rapporti professionali.Facendo questo non aveva trascurato il coinvolgimento dellaCittà, attraverso il Magistrato delle Contrade ed il Consorzio delVino Nobile. Avevo strappato a Giorgio anche la promessa diricantare in un prossimo Bruscello. Ho un ricordo bellissimo di

Giorgio, quando con sua sorella Susy, mi hanno premiato con ilpremio «Il Cantastorie», sorprendendomi piacevolmente nel2004. Pochi giorni fa, abbiamo chiesto a Susy Crociani di pren-der il posto del fratello nel Consiglio della Compagnia e lei,accettando, mi ha risposto: “un Crociani non può mancare nelBruscello”.

Ë vero: il papà Arnaldo è stato il “Cantastorie” per antono-masia, ininterrottamente dal 1945 al 1997, ed insieme a tutti isuoi figli e ad alcuni dei suoi fratelli, Ivano, Mino, Mario, Loreto,ha rappresentato la Storia e la continuità del Bruscello in tuttiquesti anni, malgrado gli alti e i bassi che un’associazione puòavere, con l’avvicendarsi dei Presidenti, ma lui c’era sempre, conil suo bel canto, le sue esilaranti battute ed il suo contagiosobuonumore.

Se ho trovato difficoltà nell’organizzare il Bruscello 2007? Diciamo che l’esordio non è stato facile. Quando, in una

Città come la nostra, ci sono tante manifestazioni importanti,tutte concentrate nei mesi di Luglio e di Agosto, ed alcuneimplicano l’utilizzo di Piazza Grande, è chiaro che qualche pro-blema sorge. Credo che con una buona pianificazione e colla-borazione, tra le associazioni ed il Comune di Montepulciano, sipossa far coesistere tutto, tenendo conto che il nostro spettaco-lo non può avere altre sedi per le prove e la realizzazione chePiazza Grande e che il periodo, per tradizione di quasi settantaanni, è nei giorni di Ferragosto.

Credo che il miglior termometro per misurare la salute dellasecolare tradizione del Bruscello poliziano sia la partecipa-zione, tanto dei Bruscellanti che degli spettatori. Siete soddi-sfatti di come i Poliziani, i turisti e gli abitanti del territorio

�Didascalia

Page 4: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Antica forma di teatro popolare tradizionale toscano, il cuinome deriva dalla corruzione del vocabolo arboscello, poibroscello quindi bruscello. L’arboscello era il ramo fron-zuto ed infiocchettato che ritroviamo anche nel Maggio eche nel bruscello veniva piantato dal «Vecchio delBruscello». Una sorta di «leader» o di «capocomico», cheguidava la «Brigata» dei bruscellanti o bruscellieri, dipodere in podere o negli incroci, nelle piazze e sui sagratidelle chiese. In questi luoghi la brigata o compagnia, for-mata da cantori e musici, si disponeva a semicerchiointorno all’arboscello, ed a turno, ognuno cantava la suaparte, e tutti insieme intonavano le parti corali. Gli argo-menti erano vari ed in base ad essi il bruscello si chiama-va «mogliazzo», se trattava di sponsali, «caccia» se canta-va scanzonate battute di caccia con la pania etc. AMontepulciano il Bruscello dell’antica tradizione contadi-na, pur essendo di origini più lontane nel tempo, vienedocumentato dal secolo XIX ed era di preferenza a carat-tere epico-drammatico. Si hanno notizie di bruscelli can-tati a Montepulciano in quasi tutto il Novecento, ma lanascita della Compagnia Popolare del Bruscello, che rap-presenta l’inizio dell’attuale tradizione cittadina, risale al1939, quando sul sagrato della Cattedrale, in PiazzaGrande, fu rappresentata per la prima volta «Piade’Tolomei». Da allora sono trascorsi ormai 66 anni, la tra-dizione si è consolidata ed ogni anno schiere di ragazzi eragazze, giovani e meno giovani, vestiti dei costumi dei

loro avi, interpretano ruoli di santi, di eroine, di guerrieri,di traditori, di condottieri, ed ogni anno i Poliziani e gliospiti della città affollano la piazza per assistere alle vicen-de di Pia, di Genoveffa, di Ghino di Tacco, di Brandano, diPorsenna, di Caterina da Siena, ma anche alle furbescheironie di Bertoldo o di Calandrino e di molti altri perso-naggi e storie che vengono tramandate attraverso l’animopopolare. La sera della rappresentazione un rituale che siripete ogni anno segna l’inizio della rappresentazione.Dopo il saluto del Cantastorie si fa buio in piazza e sulsagrato appare una figura vestita di una tunica, con unalunga barba bianca. Ha vicino a sé un bambino che reggeuna lanterna ed un altro un arboscello, ha sotto braccio ungrande libro, si ferma ed apre il libro, mentre il bambinoalza la lanterna verso di lui ed inizia a cantare: è lo Storicoche racconta cantando la trama del Bruscello. Alla fine della rappresentazione il Cantastorie congeda glispettatori salutandoli con questi versi:

Buonanotte voi giù che ascoltatePer stasera il Bruscello è finito.Grazie a tutti signori e scusate

Se un po’ tardi vi mando a dormir.Ecco termina il dramma ed il cantoche avrà fatto soffrir più di un cuore

forse è poca la gioia e troppo il piantoma è la vita che è fatta così.

IL BRUSCELLO DI MONTEPULCIANO

mostrano di gradire il Bruscello partecipando agli spettacoli?Il nostro spettacolo credo sia unico nel suo genere, e come

tale gode dell’ammirazione di molti veri appassionati. Semprepiù spesso scopro persone, al di fuori di Montepulciano, checonoscono il Bruscello, vengono regolarmente agli spettacoli oaddirittura lo vedono in televisione nelle repliche invernali. E’sorprendente vedere come anche i turisti, oltre che gli abitanti diMontepulciano e paesi limitrofi, si immedesimino nelle nostrestorie e stringano amicizie, dandosi appuntamento al Bruscellodell’anno successivo. E’ incredibile come, nell’era della più sofi-sticata tecnologia, uno spettacolo “povero” come il nostro possasedurre a tal punto da coinvolgere persone di tutte le professio-ni e di tutte le estrazioni sociali. I Bruscellanti operano per tene-re viva la tradizione e portare in scena il Bruscello tutti insiemeappassionatamente, per poi rilassarsi al termine delle prove edelle rappresentazioni, gustando i mitici panini di Wolde oppu-re organizzando una spaghettata, sempre accompagnati da unbuon bicchiere di vino rosso. In Piazza Grande i solisti, gliorchestrali, le corali, i bambini, i tecnici, i suggeritori, gli orga-nizzatori, gli addetti alla Piazza, tutti insomma, si ritrovano a fartardi al fresco delle notti del Ferragosto poliziano.

Non trova che il Bruscello, non essendo né una rievocazionené una invenzione ma una tradizione viva e vitale, una dellemigliori creature della cultura e della civiltà contadina, leradici stesse del Teatro italiano, dovrebbe essere maggior-mente considerata e protetta come una vera e propria operad’arte da conservare gelosamente ?

Sono assolutamente d’accordo. Il rischio è proprio quelloche il tempo, perdendosi la memoria storica, travolga tutto: tra-dizione, usanze e consuetudini consolidate, con il danno che

tutto venga relegato alla mera documentazione d’archivio, allefotografie, ai filmati. Tutto ciò non basta. Occorre, come stafacendo ormai da alcuni anni la Compagnia Popolare delBruscello, andare nelle scuole e raccontare ai bambini come iloro bisnonni imparavano le gesta dei paladini, conoscevano lavita dei santi attraverso le strofe in ottava rima e come i bambi-ni dell’epoca, vedendo quei personaggi con quei costumi, conquegli elmi con quelle spade, sognavano le gesta dei loro eroi. IlBruscello è una vera e propria opera d’arte, è qualcosa che ènell’animo del nostro popolo, e noi abbiamo il dovere di con-servarla e di tramandarla come una vera gemma.

Quali sono i programmi per il suo triennio di presidenza ?Quest’anno come è noto si farà “Calandrino”, un testo che

appartiene al filone brillante, sempre gradito al pubblico delBruscello; il prossimo anno potrebbe andare in scena un“Bruscello” inedito, ormai giunto alla stesura finale dei testi edelle musiche, mentre per il 2009, in occasione del 70° com-pleanno della Compagnia Popolare del Bruscello diMontepulciano, si canterà ancora la tragica vicenda di “Pia deiTolomei”.

Per questa occasione ci stiamo già muovendo perché l’even-to abbia l’interesse e la risonanza che merita, coinvolgendo leIstituzioni e gli sponsor. Stiamo lavorando al reclutamento dinuove forze che andranno ad infoltire quelle esistenti, per cer-care di portare in Piazza Grande più persone possibile. Il miosogno è quello di avere 180/200 partecipanti, come negli anniquaranta e cinquanta, quando la gente veniva a cantare ilBruscello arrivando, oltre che dalla Città, anche dalle campagnee dalle frazioni del Comune, ma anche da Chianciano, daSinalunga, da Torrita e persino da Chiusi.

Page 5: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Nel 68° anno di attività, la Compagnia Popolare del Bruscellodi Montepulciano, metterà in scena la sera dei giorni 10, 11,14, 15 alle ore 21,30 in Piazza Grande, la vicenda di«Calandrino», poesia giocosa in canto popolare sotto forma diBruscello.

Questo Bruscello le cui rime ed il recupero delle musichesono di Marcelle Del Balio, è stato già cantato nel 1967 e nel1986, viene riproposto in questo ferragosto dell'anno 2007 informa aggiornata, in collaborazione con l'Arteatro per le sce-nografie e con l'Istituto di Musica di Montepulciano per laparte musicale.

Il Bruscello Poliziano, una forma di teatro popolare tradi-zionale, nata in Toscana, e cresciuta con particolare vigore inValdichiana, affonda le radici della sua tradizione nei riti agre-sti etrusco-romani e nelle usanze contadine di celebrare conrituali propiziatori la fine della stagione morta e l'inizio dellabella stagione. Oltre al Bruscello anche il Sega la vecchia edil Maggio facevano parte di quelle forme rituali, poi divenuteteatro popolare.

Documenti inoppugnabili dimostrano che già nel XVIIsecolo a Montepulciano esistevano antiche forme popolaricome il Maggio, ma documenti ancor più precisi e particola-reggiati tratteggiano le storia delle tradizioni popolari nelsecolo XIX mentre per il secolo XX abbiamo testimoni ocu-lari da poco scomparsi o tuttora in vita, in grado di provare che

L'attuale Compagnia, nata nel 1939, (ma il BruscelloPoliziano aveva già fatto la sua comparsa tra le mura della cittàdi Montepulciano e precisamente nel Teatro R. Nobili, già nel1925 e poi nel 1927) ha il pregio di aver favorito l'evoluzionedell'antica tradizione contadina, che molto tempo prima dellasua scomparsa, avvenuta per effetto dello spopolamento dellecampagne, ne ha accelerato la trasformazione trasferendo ilBruscello, dalle aie, i fienili, gli incroci stradali al Sagrato delDuomo nella Piazza Grande di Montepulciano; con il risulta-to che il Bruscello Poliziano, è frutto della naturale evoluzio-ne della tradizione contadina, che oggi si è trasformata in tra-dizione cittadina.

Quella Congrega di giovani contadini provenienti da Casaal Vento, da Valardegna, da Canneto o da S. Martino, localitàdi campagna intorno a Montepulciano, cantava il Bruscello dicasa in casa per tradizione familiare consolidata e si chiama-vano: Silvio di Casalvento, Gino e Corrado di Tuto, Fagiolinodi Tarquino (lo Storico, padre dello storico attuale), il Mence(Franco Romani regista e scenografo del Bruscello è suo nipo-te) ed altri.

Questi giovani bruscellanti dei primi anni del XX secoloerano figli o nipoti dei bruscellanti descritti e documentati allafine dell'800 dalla studiosa poliziana Knisella Farsetti nel suovolume dal titolo "Quattro Bruscelli Senesi" e nell'altro,picco-lo saggio dal titolo "Le Befanate del Contado Toscano".

Il Bruscello 2007

E LA TRADIZIONE IN VALDICHIANA

Page 6: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Il territorio di Montepulciano e la Valdichiana sono stati la culladi molte tradizioni popolari, nate dall’usanza di festeggiare leparticolari ricorrenze del ciclo della vita dell’uomo e della cam-pagna alla quale era legata la sua sopravvivenza.

In particolare mi riferisco alla consuetudine di celebrare esolennizzare le ricorrenze religiose, le nozze, i funerali, edanche la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Una posi-zione di rilievo, in tutte queste forme tradizionali, assu-meva il canto, che contribuiva a dare agli Stornelli,al Sega la Vecchia, alla Befanata, al Maggio e alBruscello, un effetto davvero spettacolare.

A Montepulciano queste forme tradizionalisono documentate fino dal XVII secolo, quandoun gesuita del Collegio poliziano, predicando aquaresima del 1677 in cattedrale, si scagliò con-tro i giovani poliziani che usavano cantare ilMaggio per le strade della città (Bruno Bonucci, suIl Bagattino 1994).

Nel 2002 il volume «Montepulciano, immaginifra arte e storia», una mia ricerca iconografica conschede ed interventi di vari autori, pubblica un qua-dro di piccole dimensioni, che rappresenta, così silegge in una nota a matita sul telaio dello stesso, la «Vecchia dimezza Quaresima all’uso di Montepulciano» e porta semprenel telaio la data a matita 1837 Cap. T. Tarugi. Non sappiamo

se il Tarugi menzionato nella nota sia il proprietariodel quadro e la data di inventario, oppure ne sia l’au-tore e la data sia quella in cui è stato dipinto. Il quadroè certamente ottocentesco e rappresenta il momento incui la «Vecchia di mezza Quaresima raggiunge Piazza

Grande, seguita da un corteo di Poliziani (uomini,donne e bambini), con torce e rificolone. Vi si scorge,a sinistra il profilo della cattedrale e a destra quello dipalazzo Tarugi, la scena è illuminata anche dalla luna

che si staglia alta sulla Cattedrale. Il prof. Ilio Calabresi in una sua pubblicazione sulle

«Strade,storia e tradizioni popolari nella Valdichianasenese, 1987» descrive come veniva rappresentata laVecchia di Mezza Quaresima all’uso di Montepulciano. Lasua descrizione è talmente simile, da sembrare la descri-zione del quadro stesso.

Altra inoppugnabile documentazione sono i due piccolisaggi, pubblicati rispettivamente nel 1899 e nel 1900 dalla stu-diosa poliziana Knisella Farsetti dove nel primo descrive i

Mia nonna era una vecchia analfabetaeppure ai tempi suoi cantava Orlandolo sapeva dall’a fino alla zetae me lo recitava un po’ storpiandole vecchie ottave e so quanto era lietaquando le ripetevo sbadigliandoricordo le testate sopra al bancoquando cascavo giù perché ero stanco

Era il Bruscello, Orlando e Fioravantila Pia la Genoveffa con Rizieri.Sono passati gli anni e io davantirivedo la mia nonna come ieriche dice: ai tempi miei, due musicantie tre citti vestiti da guerrieristrizzavano di leccio un arboscelloe al mercato cantavano il Bruscello.

Si mettevano in testa elmi da eroivestivano costumi scintillantie lasciando per poco vacche e buoid’un colpo si sentivano importanti.Erano contadini come noieppure ci parevano giganti.Saranno stati degli ammazzasettema per noi quelle storie eran perfette.

E così noi artigiani e contadiniriprendiamo l’usanza e ci sentiamonel mondo troppo furbo, dei bambiniche giocano alla guerra con un ramo.

Marcello Del Balio

Una tradizioneCHE VIENE DA LONTANO

Page 7: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Bruscelli, parlando diffusamente di quello di Montepulciano enel secondo le Befanate, sacre e profane (questa seconda unasorta di Sega la Vecchia dove viene segato un fantoccio dettoBefana che per tutta l’azione incombe sulla scena), dove parladi quelle cantate da un gruppo di giovani di Val di piatta.

All’inizio del secolo XX, ma almeno già dall’Ottocento, cosìcome documentato nel saggio «Quattro Bruscelli senesi» dellaFarsetti, gruppi di giovani contadini giravano per le campagnecantando il Bruscello ed altri per segare la Vecchia. Questorisulta ancora da interviste fatte da chi scrive ai figli ed ai nipo-ti di quei bruscellanti e di quei vecchiaioli (fra tutti citerò Foscoe Dino Protasi, figli del bruscellante Gervasio Protasi dettoBruno del Bersaglio, dal nome del podere dove risiedeva lafamiglia, e Alfiero Tarquini figlio di Angiolino Tarquini dettoFagiolino). I loro padri cantavano il Bruscello itinerante e furo-no fra quelli che nel 1925 lo rappresentarono in teatro aMontepulciano, per iniziativa dell’Azione Cattolica locale. Lostesso gruppo, guidato dall’intraprendente bruscellanteCorrado Peruzzi (divenuto poi industriale nel campo dei pre-fabbricati), approdò in Piazza Grande nel ferragosto del 1939.I figli e i nipoti di quei «giovani» bruscellanti del ‘900, ancoraoggi, sono impegnati nella Compagnia, come Dino Protasi chene è dirigente e bruscellante attivo insieme alla figlia Chiara cheha già interpretato la parte di Francesca nel Paolo e Francescadel 2003, Fosco è stato dirigente ed oggi è impegnato con il ser-vizio di piazza durante gli spettacoli; Alfiero Tarquini, cosìcome il padre Angiolino è lo «Storico» tuttora in attività. Unricordo particolare, è doveroso fare, di un grande personaggioche la Compagnia del Bruscello incontrò arrivando nella piaz-za principale della città: Fausto Romani meglio conosciutocome «Mence»; baritono di splendido timbro vocale, per lungotempo protagonista maschile di tutti i Bruscelli, realizzavaanche le scenografie. Oggi, ancora dopo tutti gli anni trascorsi,un suo nipote: Franco é regista, scenografo e dirigente dellaCompagnia; ed ha scritto anche un testo: «Del Pecora», rap-presentato nel 1998.

Questi personaggi godevano della collaborazione attenta,illuminata e per molti versi determinante di una grande perso-nalità di livello intellettuale e culturale molto elevato, cheamava Montepulciano ed il Bruscello: il Conte Lucangelo BracciTestasecca, di nobile famiglia poliziana, che già si prodigavaper molte iniziative locali, quali la Falegnameria S. Girolamo,che aveva circa 100 dipendenti e costruiva per il Bruscello lescenografie, le maestranze ed anche i bruscellanti, molti deiquali erano dipendenti della falegnameria stessa. Tutto ciò finoalla morte del Conte avvenuta nell’estate del 1952.

Il Bruscello Poliziano dal 1939 ad oggi I forti mutamenti sociali, dovuti all’industrializzazione; alla

fine del contratto di mezzadria; ed al conseguente abbandonodelle campagne verso l’inurbamento; hanno portato alla scom-parsa delle antiche tradizioni contadine, che furono trapianta-te all’interno delle mura cittadine e così si salvarono da questeinesorabili mutazioni. Retaggio ancora oggi di usanze che inalcuni casi vengono riproposte come si faceva in campagnauna volta, determinando un operazione di archeologia del tea-tro. In altri casi, la tradizione si è adattata alla nuova situazio-ne, trasformandosi e perciò sopravvivendo in questa nuovaveste. Questo è il caso di Montepulciano e del suo Bruscello,ma con una differenza che rende questa tradizione ancor più

credibile, il fatto che il Bruscello Poliziano, è emi-grato dalle campagne della Valdichiana al Sagratodel Duomo nel 1939 e cioè un paio di decenniprima che si determinassero le condizioni. Ciòtestimonia una tradizione che autonoma-mente si modifica, adattandosi anziaddirittura prefigurando nuovi scena-ri, si trasforma, perciò vive, con-fermando una vivacità euna vitalità che deriva-no e sono presenti nel-l’animo del popolo diMontepulciano e dellaValdichiana.

I luoghi dove è nato esi è tramandato ilBruscello, sono la Val d’Orcia e la Valdichiana dovela rude parlata aretina, sistempera nelle più dolciinflessioni della terra senese.Quest’area è stata per secoli il crogiolo dimolte tradizioni e contributi culturali che hanno arricchito levicende storiche toscane. Bruscello può sembrare ai neofitiparola astrusa ed oscura, tuttavia agli abitanti dellaValdichiana e della Val d’Orcia suona familiare, perché è nataqui e deriva da arboscello.

Bruscello è quella forma di teatro popolare, rappresentatoper secoli da compagnie itineranti di contadini, che innalzandoun ramoscello e spostandosi di podere in podere, sulle piazze,negli incroci e davanti alle chiese all’uscita della Santa Messa,col solo scopo della questuare il necessario per una cena ditutta la Compagnia.

Bruscello è anche un momento in cui si compendiano tuttele forme tradizionali campagnole, infatti vi ritroviamo laVecchia, la Befanata, il Maggio, il Mogliazzo, il Contrasto, gliStornelli, il Testamento.

La discendenza storica del Bruscello, può riferirsi alla sacrarappresentazione di Jacopone da Todi, oppure ai Madrigali diCorte, entrambe forme poetico letterarie del XIII secolo, maquesta rimane un’ipotesi, seguendo la quale, è ragionevolesupporre che gli estrosi anonimi cantori del bruscello, noncurandosi della metrica, unirono musica e versi, modificandocosì gli schemi ed i canoni.

Sicuramente la nascita del Bruscello é stata condizionata econnotata dagli usi e costumi delle campagne, dal modo divivere, dalle abitudini derivate dai lavori dei campi, dalla cele-brazione delle annuali ricorrenze religiose paesane, da canti,racconti, stornelli, rappresentazioni rituali varie che scandiva-no il ritmo di una vita dura e travagliata. Tuttavia, proprio l’a-spra e tormentata vita ha portato i contadini di quei tempi apreferire argomenti dove maggiore era la tensione drammatica,così gli autori si orientarono su soggetti epici o tragici, dove ilpathos toccasse il fondo dell’animo e della fantasia popolare.Ma questa non era soltanto una finzione scenica, perché i primiad essere coinvolti da questa tensione drammatica erano esono proprio i bruscellanti, interpreti e spettatori essi stessi deldramma o della tragedia che rappresentavano. Le storie chevenivano narrate erano quelle in ottava rima dell’epica cavalle-resca dei Reali di Francia, e del ciclo medioevale di Genoveffa,

Page 8: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

della Pia de’ Tolomei, di Ghino di Tacco, di Guerrin Meschino,le vite dei Santi e le storie della Bibbia.

Il racconto in rima ed in canto era scarno, asciutto, essen-ziale, nulla si concedeva al superfluo, pochi personaggi, concaratteristiche semplici e ben definite, le situazioni scenichesemplificate al massimo: amore, gelosia, tradimento, inganno evendetta, morte ingiustizia e gloria. Lo stesso testo era ridottoall’osso e le scene erano poche, dense di tensione e di soffe-renza. Con poveri mezzi scenici, il cuore dei contadini, prontoa ricevere i messaggi provenienti dall’ improvvisato palcosceni-co, immaginava un mondo dove la giustizia trionfava sulla vio-lenza, e dove l’inganno era sconfitto dalla verità.

I personaggi che tradizionalmente popolavano il mondocampagnolo nel secolo XIX e fino al termine del contratto dimezzadria erano il «Medicastro» che curando con i medesimiunguenti ed impiastri giovenche e contadini, girovagava dipodere in podere, al pari dello «stregone», che toglieva il maloc-chio ad animali piante ed uomini.

La «mezzana», una sorta di moderna mediatrice per agen-zie matrimoniali, che accorreva nel caso di una ragazza «rima-sta in casa», che per ciò rischiava di rimanere zitella; o per faci-litare il compito di un giovanotto a corto di argomenti adatti alcorteggiamento. Il personaggio più amato ed atteso nelle gran-di e fumose cucine di campagna, specialmente durante ilCarnevale, e durante la Quaresima era il Cantastorie, uomoestroso, memoria storica della tradizione trasmessa oralmente,buon narratore, animatore di veglie, recitava poemi cavallere-schi, o rime da lui composte con uguale impegno, in occasio-ne di sposalizi, feste campestri o in occasioni particolari, comeil pranzo per la fine della trebbiatura, o per la sfogliatura delgranturco. La musica era costituita da motivi tradizionali cheritroviamo nel Bruscello attuale, nelle musiche dello Storico edel Cantastorie. Conosceva a memoria tutte le musiche ed itesti che venivano tramandati oralmente. Personaggio simpati-co, certamente non astemio, attirava su di sè l’attenzione ditutto l’uditorio, dal Capoccia alla Massaia dal figlio maggiorealla sua sposa, dal nonno solitamente appostato nel cantonedel focolare, al nipotino.

Intorno a questo personaggio, si raccoglievano i bruscel-lanti; egli prendeva allora il nome di Vecchio del Bruscello,insieme a lui i bruscellanti sceglievano il testo, lui assegnava leparti, compresa quella femminile e cominciavano le prove,nella stalla nel fienile o nel granaio.

Nel periodo di Carnevale, il Bruscello iniziava la sua pere-grinazione di podere in podere. La questua che seguiva la rap-presentazione era destinata ad una cena di tutta la Compagnia.I Bruscelli duravano circa mezz’ora, i costumi venivanoimprovvisati dagli stessi bruscellanti: spade di legno, corazze dilatta, cimieri di bambagia o di stoppa, scudi di cartone, giubberovesciate e pantaloni stretti in fondo, questi erano i costumidel Bruscello; la voce ora forte, ora stridente, l’intonazionegrave, affrettata o solenne servivano a sottolineare l’intensitàdel sentimento o la drammaticità dell’azione.

I personaggi, sia maschili che femminili, venivano interpre-tati da uomini, la musica veniva suonata dalla fisarmonica conaccompagnamento di tamburi o cembali, violini chitarre e flau-ti. I Bruscelli venivano rappresentati, preferibilmente, il sabatoo la domenica; i bruscellanti arrivavano al podere o nella piaz-za, sul sagrato della chiesa o all’incrocio stradale in corteo; intesta il Vecchio del Bruscello con l’arboscello in mano, dietro la

musica. I bruscellanti si disponevano a semicerchio e, iniziava-no la recita cantando in coro l’invocazione alla Massaia cheoffrisse uova farina e vino per la grande mangiata. La famigliache ospitava i bruscellanti, di solito offriva o la cena o unospuntino; gli spettatori, contadini dei poderi vicini, che aveva-no seguito i bruscellanti, portavano in dono uova, formaggio,salumi e fiaschi di vino, che venivano consumati in allegria fracanti e suoni, battute frizzanti e sberleffi. Se cantavano all’a-perto drizzavano l’arboscello al centro e poi iniziavano a can-tare.

Il Bruscello era molto apprezzato dagli spettatori, che nonperdevano una battuta della recita, parteggiando per questo oquel personaggio: di solito il buono o colui che aveva subìto iltorto o l’ingiustizia, e finivano per imparare a memoria itesti ripetutamente ascoltati.

Il Bruscello è così giunto fino a noi mutato nellaforma per la necessità di allestire uno spettacolo confa-cente ai gusti del popolo, ed ai suoi profondi cam-biamenti.

E’ un esempio di teatro popolare che vivee si trasforma, ma che rimane legato ad unatradizione che non è morta con lascomparsa del mondo conta-dino, ma che è sopravvissutaal suo disfacimento perchéancora prima dello spopola-mento delle campagne dovutoalla fine del contratto di mezza-dria (fine degli anni ’50), si eragià evoluta e trasformata, ed oggidopo oltre 65 anni è sempre viva efa rivivere sul sagrato del Duomo isuoi leggendari personaggi che l’a-nimo popolare ha reso immortali.

USANZE CONTADINE

FESTA DELLA SANTA CROCE Per la ricorrenza della Santa Croce, i contadini appo-nevano nei campi seminati una piccola croce fattacon le canne e con in cima alla canna un ramoscellodi olivo benedetto la domenica delle Palme, a prote-zione dei campi seminati, per favorire un buon rac-colto. I campi erano pieni di queste croci che spunta-vano in ogni angolo e da capo ad ogni piccola stri-scia di terra.

PROVERBIOPer San Pietro, prendi la falce e vagli dietro.Gli ultimi giorni di giugno i contadini cominciavanoa mietere il grano cominciando dai poggi e dai luo-ghi più solatii dove il grano maturava prima.

I FUOCHI DI SAN GIOVANNINelle campagne si usava accendere dei fuochi all’im-brunire per le festività di San Giovanni,dell’Ascensione e per il Corpus Domini. Lo si facevaall’imbrunire perché i falò continuassero a bruciarenella notte, punteggiando le campagne di luci, benvisibili da ogni luogo.

Page 9: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

di Franco Romani

In Piazza Grande quando i primi di luglio cominciava-no a costruire le scene per il Bruscello era il segnale chel’estate era cominciata, se poi c’era il vento, pioveva o face-va freddo non importava perché il Bruscello annunciava lagioia, il divertimento almeno per noi ragazzi che abita-vamo o frequentavamo Piazza Grande.Ubaldo, Gino di Padella, la Signorina e poiMimmo, il Mence, il Bazzoni erano là che armatidi sega, martello, tanaglie e chiodi dell’otto, deldieci e del dodici assemblavano i tavoloni e lesostacchine per costruire i palchi praticabili perpreparare la struttura che avrebbe ospitato le scenogra-fie pitturate su quelle grandi quinte di tela. Castelli, colonna-ti, strutture medievali erano le scenografie che ospitavano ilBruscello.E’ questa una delle prime novità dell’evoluzione teatrale delBruscello. Dalla cesta, che conteneva tutto ciò che era neces-sario a coloro che giravano le aie e i mercati per cantare il

Bruscello, alla Piazza.Tante lanterne che chiamano proiettori sostituiscono la lucedel sole, fanno vedere nel buio della notte, creano le situa-zioni del tramonto e dell’alba, ma riescono anche a farimmaginare situazione di battaglie e cruente e idilliacimomenti di amore fra vari personaggi.Quella cesta magica, posta ai margini di un’aia o di un mer-cato o una fiera, dalla quale erano tirati fuori quei quattrostracci che facevano diventare re, dei poveri interpreti graziead una corona di cartone, oppure cruento dominatore unonesto contadino con una spada di legno in mano, è sosti-tuita nel gioco delle parti dei personaggi con ricchi costumi,più importanti e significativi per il tipo di spettacolo che siandava evolvendo.I monotoni endecasillabi in ottava rima, marcati e collegatidal suono di una fisarmonica, si modernizzano e diventanoquartine di settenari o comunque versi in una metrica piùsnella capace di dare maggiore ritmo allo spettacolo edaccompagnati da un orchestra.La musica, aritmica e atonale della maggior parte dei perso-naggi, diventa melodia, stornello, serenata.Le storie sono le stesse che trovavamo nei librettini al mer-cato o nelle bancarelle nelle fiere, scritte ed adattare a bru-scelli dai vari parroci, farmacisti, medici condotti o comun-que da coloro che sapevano e volevano scrivere queste cose,diventavano nel nostro Bruscello drammatizzate ed organiz-zate in scene ed atti, come grandi opere popolari. Storielegate ai Reali di Francia, ai drammi dei personaggi raccon-

tati da Dante nella sua Commedia, storie di personag-gi delle nostre tradizioni e leggende ma anche l’irri-

sione, la burla, il dileggio trovano presto spazio neinostri Bruscelli cosiddetti comici ed in un’ottica diquella continua evoluzione che è stato ed è il

Bruscello Poliziano.Quella gioia, quell’interesse in quell’ingenuodivertimento che era per noi ragazzi di tantianni fa e rimasto vivo. Le preoccupazioni deltempo che trascorre pensando al Bruscello, anoi con presuntuosa incoscienza, non cipreoccupa. “Il tempo deve fare il suo tempo!”

Continuiamo a giocare come quei quattro citti,che una volta ci ha raccontato Don Marcello,

con le spade, gli scudi ed il canto.Continuiamo a giocare con questa nostra

tradizione, consapevoli che diventa semprepiù tradizione che tanta importanza ha avuto

per noi e per molte altre persone, coscienti chedebba continuare ad arricchire il nostro patrimo-

nio culturale, guardando naturalmente sempre in avan-ti cercando nuove evoluzioni mantenendo nella indiscus-sa singolarità e originalità il Bruscello Poliziano.

Quei ‘citti’... STRIZZAVANO

DI LECCIO UN ARBOSCELLO...

Page 10: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Il Bruscello, è una rappresentazione a volte epico-dramma-tica, a volte farsesca di episodi della vita di tutti giorni, crea-ti dalla fantasia popolare o realmente accaduti; della storiao della letteratura. La sua musica deriva principalmente dauna cantilena atonica conosciuta in tutta la Toscana ed invarie forme in tutta l’Italia Centrale, con varianti sedimenta-te in numerosi decenni di interpretazioni personalizzatedalla fantasia dei Cantastorie. Una musica duttile, che sipresta a tutte le interpretazioni dovute all’inflessione dellavoce che viene modulata secondo le necessitàò sceniche.

La tradizione del Bruscello, affonda le radici, forse, nellaritualità agreste dei nostri progenitori etruschi e romani,certamente, nel solco della tradizione degli antichi cantarimedioevali, dei giullari dei menestrelli e dei madrigalisti.

Questa tradizione di teatro popolare, che forse trae ori-gine proprio in Valdichiana, é presente in Toscana, in varieforme, tutte collegate fra loro per l’originale comune deriva-zione. Abbiamo il Bruscello presente in tutto il territorio,presumibilmente già dal XV e XVI secolo.

Oltre che a Montepulciano, le tradizioni : del Bruscello,del Sega la Vecchia, delle Befanate e di altre forme di teatrotradizionale sono presenti anche alle pendici del MonteCetona, nelle due località di Piazze e Palazzone, dove anchese in maniera discontinua, si tramanda, un Bruscello

Anche in provincia di Lucca e nell’appennino Tosco-

Emiliano, oltre che sull’Amiata, sono presenti forme di tea-tro popolare tradizionale quali il Bruscello, la Zingaresca, ilMaggio e la befanata. Ed in qualche misura si sono ancheevolute: forse più il Bruscello, per la sua tendenza ad asso-migliare in qualche misura al melodramma ottocentesco,che il Maggio.

In molte località, si tende a recitare secondo i vecchicanovacci, senza tenere presente, che fino a quando le cam-pagne erano popolate, questa tradizione, nata e cresciutanel mondo contadino, come detto sopra, aveva avuto mododi evolversi e si sarà certo evoluta.

Voler continuare a recitare il Bruscello o il Maggio comeuna volta, senza tener conto della fine del mondo contadi-no, come se il tempo si fosse fermato, costituisce una formarievocativa di una tradizione ormai morta insieme a quelmondo nel quale era nata.

Ci sembra insomma un Bruscello surgelato, una sorta dioperazione di «archeologia teatrale», che ogni tanto vieneproposta e poi ritorna fatalmente nell’oblio. Ne sono laprova i due Bruscelli: di San Donato in Poggio prima e diColle di Val d’Elsa poi, che rinati, anche grazie all’assisten-za, la fornitura di testi, musiche e costumi da parte dellaCompagnia Popolare del Bruscello di Montepulciano, e didon Marcello Del Balio, in poco più di un decennio sonorisorti, e di nuovo morti.

L’IDENTITÀ DEL

Bruscello Poliziano

Page 11: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Il Bruscello, che a suo tempo aveva ispirato la vena arti-stica degli Accademici de’ Rozzi di Siena, doveva essere benpresente nella vita quotidiana dei poliziani, se la studiosalocale di fino ‘800, Knisella Farsetti, ne studiò gli aspettirituali ed i fenomeni artistici ed antropologici. Queste ricer-che furono pubblicate in edizioni ancor oggi molto apprez-zate e di non facile reperimento, ed ancora oggi rappresen-tano un punto di partenza per studiosi ed appassionati desi-derosi di ampliare le proprie conoscenze su questo avveni-mento culturale e sociale di grande importanza.

La Farsetti, nella prefazione al suo saggio dal titolo:«Quattro Bruscelli senesi» pubblicato nel 1899 da Massi &Landi a Firenze, scrive queste poche, significative righe, checostituiscono una prova inconfutabile della presenza divarie tradizioni popolari ed in particolare del Bruscello nelterritorio di Montepulciano:

«Perché io abbia per ora dato la preferenza al Bruscellopiuttosto che agli altri componimenti drammatici del conta-do toscano (1), è cosa che si comprenderà facilmente quan-do avrò detto che io sono di Montepulciano, uno dei piùridenti posti della provincia senese, dove questa forma rima-ne ancora viva…».

Dunque nel secolo XIX a Montepulciano i giovani sidivertivano, specialmente durante il Carnevale e la quaresi-ma, con la Befanata, il Sega la Vecchia, ed il Bruscello.Quest’abitudine, proseguì in forma discontinua, fino agliinizi del ‘900; ed i bruscellanti si radunavano per «bruscel-lare» agli incrocidelle vie, davantialle chiese, ed ingenere dove siraccoglieva lagente.

Furono pro-prio iBruscellanti –che già da anniperegr inavanodurante ilCarnevale dipodere in podere– che nel 1924portarono inscena nel TeatroRoberto Nobili diMontepulcianoun Bruscello di«S.Eustachio», enel 1925 replica-rono con«Nerone». Eranouna trentina intutto, e dopoaver recitato consuccesso aPienza ed aMontefollonico,decisero di por-tare il Bruscelloin Piazza

Grande. Fu creata l’organizzazione, fu composto il primo libret-

to, si raccolsero 177 bruscellanti e fu la Pia de’Tolomei del1939.

Il termine Bruscello, deriva dalla trasformazione popola-re della parola arboscello, poi broscello e bruscello.

Simbolici e rituali sono le movenze dei bruscellanti, checon la loro gestualità spontanea, esprimono i loro senti-menti di odio, d’amore, d’ira, di stupore, tutti sentimenti ele-mentari, che la voce sottolinea divenendo, ora grave orastridula, ora solenne ora ammiccante. Il Bruscello Poliziano,giunto sul sagrato della Cattedrale, in Piazza Grande, haassunto le caratteristiche di cui necessità uno spettacolomoderno per venire apprezzato dagli spettatori.

Negli anni cinquanta, ai contadini si sostituiscono a pocoa poco nel ruolo di attori e di spettatori gli artigiani, commer-cianti, studenti, impiegati, coltivatori diretti etc. Essi «cantano»il Bruscello, innanzitutto per loro stessi e le proprie famiglie,che tradizionalmente costituivano l’insieme degli spettatori(popolo attore e popolo spettatore) ma anche per il «pubblico»in genere, formato dai turisti e dagli abitanti dei paesi vicini.Dunque entrano in campo, le scenografie, le luci, i costumi edun vero pubblico, che vogliono divertire e coinvolgere. Eccoche la tradizione contadina si trasforma in tradizione cittadi-na, ecco che lo spettacolo si distacca sempre di più dalla sem-plice narrazione dei bruscelli arcaici, il canovaccio è sempreuguale, ma il racconto viene narrato da due figure tradiziona-

li: lo Storico, cheintroduce l’argo-mento all’iniziodei tre atti, ed ilCantastorie, unafigura inseritasoltanto dal 1945,che presenta lavicenda all’iniziodi ogni scena.

La figura delC a n t a s t o r i e ,secondo la tradi-zione, era unpersonaggio digrande spessorene l l ’economiadella rappresen-tazione, anche seoggi si limita adintrodurre lescene, perché nelBruscello del-l’antica tradizio-ne contadina,rappresentava ilporta fronda, cheintroduceva lan a r r a z i o n edando il via alcanto di presen-tazione. Si puòdire che nella

Page 12: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

CROSTINI ALLA CAMPAGNOLA DI MILZA E FEGATINIIngredienti:Mezza milza di bove, fegatini di pollo, burro o margarina, cipolla,acciughe lavate e senza lisca, capperi tritati, olio, pepe, mela o peragrattugiata, succo di limone.

Preparazione:Estraete la milza, tritate i fegatini, mettete tutto in un tegamee fate cuocere con burro, acciughe e capperi tritati, sale, pepee poca acqua. Rosolate quanto basta continuando a mescola-re, aggiungete un po’ di succo di limone ed un po’ di mela opera grattugiata, secondo la necessità. il sapore della pasta dei crostini deve risultare molto equilibra-to, con il sapore dei fegatini attenuato da quello delle acciu-ghe, il succo di limone che conferisce alla pasta quello spuntodi appetitoso e la mela o pera grattugiata che stempera l’e-ventuale eccessivo agro del limone. La pasta risulterà cosìmolto gradevole, stuzzicante ed appetitosa. Spalmare suapposite fette di pane.(Per i crostini si serve un buon vino Bianco VergineValdichiana fresco o un rosso giovane).

PICI

Ingredienti:farina doppio zero, acqua, la chiara di un uovo, un pizzico di sale.

Si prende della farina e si dispone a fontana si versa acqua tie-pida, la chiara dell’uovo ed un pizzico di sale. Si impasta, eduna volta amalgamata la pasta, si spiana in modo grossolano.Si taglia la sfoglia a fette di circa cinque millimetri e si comin-cia ad appiciare, da qui il nome, fino ad ottenere una sorta dispaghetti, di forma irregolare ma non molto grossi. Si mettonoa cuocere in una pentola con molta acqua bollente e salata.Una volta che i pici sono cotti si scolano e si dispongono in unvassoio fondo e si condiscono con un buon sugo di carne ocon le briciole e con il sugo all’aglione. Serite con abbondantepecorini grattugiato. (Questo piatto, con tutti i condimenti proposti, richiede unbuon vino Rosso di Montepulciano).

ALLE BRICIOLESi premde un tegame dove verseremo dell’olio extra-vergine dioliva delle colline poliziane, si aggiungono alcuni spicchi diaglio intero e, se gradite peperoncino intero. Si fa imbiondirel’aglio, a parte si prende un po’ di mollica di pane fresco e sisbriciola, oppure si grattugia. Si otterranno così delle briciolemorbide, (una volta rosolate risulteranno croccanti come nonrisulterebbero se il pane fosse anche solo di un giorno), chemetteremo a rosolare nel tegame dove abbiamo fatto imbion-dire l’aglio. Una volta rosolate si levano dal fuoco perché poicontinueranno a cuocere lentamente nell’olio caldo, aggiun-giamo un pizzico di sale e versiamo il tutto sui pici, uniamo delpecorino stagionato grattugiato e mangiamo subito.

ALL’AGLIONESi sbuccia l’aglio e si taglia a fettine, si mette in una tegame diterracotta smaltata all’interno, si aggiunge l’olio. Si fa rosola-re fuoco lento e si uniscono i pomodori pelati e setacciati o lapassata di pomodoro. Si aggiunge sale e peperoncino e silascia cuocere a fuoco lento per circa mezz’ora. Si versa ilsugo all’aglione sui pici e si condisce on pecorino stagionatograttugiato.

IL SUGO DI CARNE O DI NANA (ANATRA)

Ingredienti:250 g. di polpa di manzo macinato, una carota, un gambo di seda-no, un po’ di cipolla e basilico tritato, olio d’oliva q.b., mezzo bic-chiere di vino rosso, 300 grammi di pomodori pelati o passata dipomodoro, un po’ di acqua tiepida e sale.

Preparazione: Mettete in un tegame di terracotta smaltata all’interno la carnee le verdure tritate, l’olio e il sale. Rosolare e quando tutto saràasciutto aggiungete il vino e fatelo ritirare a fuoco lento. Unitei pomodori o la passata, mettete il coperchio e lasciate cuoce-re a fuoco lentissimo anche per diverse ore, accertandosi chela carne non si attacchi al tegame ed aggiungendo ancoraacqua o vino secondo la necessità. Tenere presente che più ilsugo cuoce lento ed a lungo e più risultera gustoso.Se si vuole ottenere il sugo di nana, mettere la carne di nanaal posto della carne di manzo ed il risultato sarà ancora piùgustoso. Tenere presente che una volta in campagna la mas-saia cominciava a fare il sugo la sera prima della festa e con-tinuava fino all’ora di pranzo della domenica o della festaricordata.Si versa il sugo sui pici si mescolano bene si aggiunge for-maggio parmigiano o pecorin dolce e stagionato.

CONIGLIO ALLA CACCIATORA

Ingredienti:Un coniglio, aglio, ramelino, vino bianco secco, pomodori o passa-ta, sale e peperoncino.

Preparazione:Tagliare a pezzi non molto grossi il coniglio, tenere a partefegatini e coratella. Mettete in un tegame non molto profondodue spicchi d’aglio e ramelino fresco e profumato.Quando l’aglio è imbiondito, aggiungete il coniglio a pezzi efatee rosolare a fuoco vivace. Aggiungere un bicchiere di vinobianco secco o anche rosso a piacere. Quando il vino si saràritirato aggiungere mezzo Kilogrammo di pomodori pelati esenza semi oppure altrettanta passata fatta in casa. Salare afar cuocere con il coperchio per circa due ore abbondanti. Ilfegato e la coratella si aggiungono a mezza cottura perché nonrisultino amari.(Vino Nobile di Montepulciano o Riserva).

La cucina TRADIZIONALE

Page 13: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

UN PRANZO in campagnaANATRA IN PORCHETTA

Ingredienti:Un’anatra o nana di circa un kilogrammo, prosciutto crudo, salsic-ce fresche, rigatino salato, uno spicchio di aglio, ramelino, semi difinocchio, vino rossso e olio di oliva.

Preparazione:Prendete la nana dopo averla svuotata delle interiora. Tagliateil prosciutto a fettine piccole piccole, mischiatelo con laa sal-siccia, con i semi di finoscchio con l’aglio e il ramelino tritatiaggiungendo un pizzico di sale. Ripienate la nana con questoimpasto e fasciatela con le fette di rigatino. Legatela con l’ap-posito spago da cucina, mettetela nel tegame e salate.Aggiungete olio di oliva e mettete a cuocere in forno a fuocomoderato per almeno due ore. A metà cottura aggiungete unbicchiere di vino rosso. Terminata la cottura tagliatela a picco-li pezzi e tenetela in forno ancora per un quarto d’ora. Servitecon insalata o altre verdure di stagione.(Vino Nobile di Montepulciano o Riserva).

FAGIOLI ALL’UCCELLETTO

Ingredienti:Mezzo Kilogrammo di fagioli cannellini, aglio a spicchi, olio extravergine di oliva, salvia, pomodori maturi o passata, salsicce fresche,sale e peperoncino.

Preparazione:Versate i fagioli in un tegame, possibilmente di terracotta,aggiungete acqua fino a coprirli, unite il pomodoro, l’aglio e lasalvia. Mettete il tegame sul fuoco e fate cuocere lentamente.Aggiungete le salsicce. Fate bollire ancora per circa mezza orae serviteli di contorno o, data la presenza delle salsicce, anchecome secondo piatto. (È indicato un buon Rosso di Montepulciano).

CIAMBELLONE

Ingredienti:Due ettogrammi circa di farina, 150 grammi di fecola, tre uova, 250grammi di zucchero, mezzo bicchiere scarso di olio di oliva, mezzobicchiere abbondante di latte, la scorza di un limone grattugiato e illievito.

Preparazione:Si dispone la farina a fontana e all’interno si versano lo zuc-chero, le uova, la fecola, il latte e l’olio, si mescola il tutto e siaggiunge il lievito. Ottenuta la pasta, prendete l’apposita tegliaabbastanza profonda e con il bulbo al centro, ungetela e ver-sate l’impasto. Mettetela in forno e lasciatela cuocere al ter-mine, il ciambellone risulterà gonfio e dorato. Toglietelo dalforno e mettetelo a raffreddare, quando è tiepido servitelo(È il classico dolce per il quale va bene l’ottimo Vino Santo diMontepulciano).

Page 14: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Non fu certamente per caso che a Corrado Peruzzi, alloraventenne presidente del Circolo di Azione Cattolica

della Parrocchia di San Biagio, venne l’idea dicantare un Bruscello.

Erano gli anni ‘20 quando il Peruzzi era acapo di un gruppo di giovani provenienti dallecampagne vicine, ed alcuni di loro, forse per tra-dizione di famiglia, facevano parte di comitive digiovanotti che avevano l’abitudine durante il

Carnevale di portare il Bruscello di casa in casa, di aia in aia.

Fu rappresentato la prima volta nel teatrino «RobertoNobili» ed ottenne subito un grande successo, tanto che glispettatori si erano accoccolati anche sul palcoscenico.

Questi giovani, che oggi ricirdiamo più facilmente con ilsolo soprannome erano già bruscellanti consumati ed eranoSilvio di Casalvento, Fagiolino di Tarquinio, Nello diCanapone, Bruno del Bersaglio, Quirino di Capitino, Nellonedi villa Bianca ed altri. E furono proprio questi che cantaro-no la prima edizione della Pia de’ Tolomei sul Sagrato delDuomo il 13 ed il 15 agosto del 1939.

Dipinto dell’Ottocento che rappresenta la “Vecchia di Mezza Quaresima” all’uso di Montepulciano

Storia e leggenda delBRUSCELLO POLIZIANO

Page 15: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

La decisione di portare il Bruscello in PiazzaGrande è stata, secondo i commentatori attuali,una operazione assolutamante di avanguardiavisto che ha trasformato la tradizione contadinasenza stravolgerla, giacché erano glistessi contadini, adusi a cantare o a sen-tire cantare il Bruscello, che venivano arappresentarlo anche sulla piazza princi-pale della città, ad essi si affiancavano glioperai delle aziende artigiane diMontepulciano. Ed è andata così fino alla finedegli anni ’50, quando lo spopolamento dellecampagne e la partenza di molti giovani per legrandi città, per lavorare in fabbrica o perandare a fare i portieri di qualche palazzo,hanno privato il Bruscello di questi suoiBruscellanti. Il resto lo fece la fine dell’artigia-nato locale con il trasferimento degli operai neimobilifici della Valdichiana. In quel tempo lastatistica demografica di Montepulciano videla popolazione del Comune crollare di circa4.000 unità.

Dopo il 1939 il Bruscello subì lo stop doduto alla guer-ra, così nel 1940, toccò ai banbini cantare la Pia De’Tolomei e fu il primo Bruscellino.

A fare parte della neonata Compagnia Popolare delBruscello con tutto l’entusiasmo possibile fu chiamato ilCante Lucangelo Bracci Testasecca, che era proprietariodella Falegnameria S.Girolamo, dove venivano realizzate lescenografie ed i cui dipendenti formavano il nucleo piùgrosso di Bruscellanti.

Il Conte Bracci non avrà certamente mancato di inte-ressare al Bruscello i vari personaggi che ospitò aMontepulciano come a Roma nel periodo tra le due guer-re. Essi erano numerosi intellettuali antifascisti, che trova-rono nelle due case del Conte Bracci protezione ed acco-glienza cordiale, ed un ambiente nel quale forgiare e con-frontare le idee. Questi erano Gaetano Salvemini, AlbertoMoravia, che in seguito, in occasione di una sua visita aMontepulciano, dichiarò di avere concepito ed iniziato ascrivere il suo romanzo “Gli Indifferenti”, proprio aMontepulciano, i fratelli Rosselli, Piero Calamandrei edaltri. Infatti nel Bruscello, dal 1939 agli anni 50 (il ConteBracci scomparve nell’estate del 1952), lavoraronoVincenzo ed Antonello Torraca, Umberto Morra ed altri.

La stampa nazionale ed internazionale cominciò subi-to ad interessarsi del Bruscello, poi la sospensione dellaguerra, finalmente nel 1945 l’attività della Compagniaripartì con una nuova edizione della Pia de’ Tolomei, a cuiseguirono la Genoveffa, Margherita da Cortona, Ghino diTacco e di nuovo la Pia nel 1949.

Trascriviamo un pezzo che apparve in un giornaleinglese nel 1947 e poi in un libro di viaggio intitolato«Italian Pageant», un giro attraverso le città della Toscanae dell’Umbria di Derek Patmore, edito nel 1949, con altredue ristampe ancora nel 1949 e nel 1950. Il Patmore visitòMontepulciano attratto dalla fama che il Bruscello giàgodeva, nel 1947 e in quell’anno si cantava la vicenda di«Margherita da Cortona». Fu ospitato dal Marchese Ricci edal Conte Bracci.

“La maggior parte delle persone sembrano averesentito del Palio che si tiene a Siena ogni mezzoAgosto, ma appare meno conosciuto il Bruscello

che si tiene nello stesso periodo aMontepulciano. Mi avevano parlato diquesto poco conosciuto festival Toscanoalcuni amici in Roma.

Sentendo questi che stavo per fare ungiro in questa parte dell’Italia, Elena Craveri

figlia di Benedetto Croce e Sylvia Spriggehanno detto allo stesso tempo:

«Tu devi fare in modo di andare aMontepulciano per il Bruscello. Si tiene làil 15 Agosto da cinquecento anni, ed è unpiacevole spettacolo medievale con musicae romanze. Fai in modo di andare, cosìpochi stranieri lo hanno visto»”.

Dopo il Patmore e fino al giorno d’oggi,il Bruscello è stato oggetto di interesse daparte di moltissimi uomini importanti:uomini di cultura, studiosi, giornalisti

specializzati e di colore, Università come quella di Padova,che ne ha studiato il fenomeno, pubblicandone i risultati.Gruppi di studenti universitari italiani e stranieri, ilMinistero della Pubbblica Istruzione che, negli anni ’60sovvenzionò e inviò per due anni consecutivi lo storico delTeatro Vito Pandolfi a cimentarsi nella regia del Bruscellopoliziano.

Radio, come la Radio francese nel 1952, cinegiornalicome la Settiumana Incom, televisioni private e pubblichehanno ripreso e trasmesso il Bruscello in brani o in versioneintegrale come nel caso della «Caterina da Siena» del 1968.

Da molti anni ormai la Compagnia Popolare delBruscello si dota di un efficiente Ufficio Stampa, operazio-ne iniziata negli anni ’60 a cura del dott. Mario Guidotti,giornalista e critico letterario, ma anche autore delBruscello «Zelindo il Garibaldino» del 1961, anni in cui sicelebrava l’unità d’Italia.

Fino dalla sua ripresa dopo il periodo bellico, ilBruscello si è giovato dell’aiuto di un grande Poliziano,che si è messo in luce in vari campi, ma in particolare nelcampo del Cinema e dell’Arte: l’Avv. Lidio Bozzini, chepur non risiedendo ormai più a Montepulciano ha sem-pre tenuto in gran conto la nostra più antica manifesta-zione cittadina, dimostrando in ogni modo a lei come allanostra Montepulciano attaccamento ed affetto misti forsead un po’ di nostalgia.

Adesso che ci avviciniamo al compimento dei 70 annidi «vita cittadina» della nostra tradizione, pensiamo ad un2009 che ripeta il Bruscello del 1939: «Pia de’ Tolomei», unBruscello così amato dall’animo popolare anche perché lastoria si svolge nelle nostre terre senesi.

Settanta anni di Bruscello, ma è soltanto una tappaintermedia, la sua presenza è infatti documentata già nelXIX secolo perciò auguriamo a questa nostra tradizione,che passata la nostra generazione, altri Bruscellanti sap-piano trasmetterlo ai posteri, ancora per secoli, così comedai secolo ci è pervenuto.

Page 16: Bruscello Poliziano Inserto by Giuliano Lenni Weblog

Nei tempi andatidicono gli storiciche metton naso nelle vecchie etàcome un tino panciuto e rubicondose n’andava pel mondoun vecchio dioun poco malandatocol naso rosso, le pupille accesecercava ogni città, ogni paesea regalare gioia a sazietà.

Capitò in Valdichianapovero dio che contrada stranaimpaludavala Chiana nella valle tutta intornoe le rane cantavano alla lunaun gracidio da sega arrugginita.

Allungò un dito Baccoe lo ritrasse spaventato:acqua puraun’acqua senza odor, senza coloree perfino perfin senza saporee Bacco si sentì venir la vogliadi rendere alla terratutto ciò che per pranzo avea mangia-tola porchetta ed il cacio pecorinoe due tondi barili di buon vino.

E allora da quell’acqua puzzolentecercò scampo nel Montee salì su pel colleabbandonò le zolleverdi e arrancandoe sempre barcollandoe stanco e affaticatodal peso del buon pranzoche gli gravò la panciaa dalla biledi quel terreno ostileappoggiandosi a un pezzo di bastonecoronato da pampinighirlandato di grappolisalivama che fatica viva!

La lingua fuori come un cane in cacciala mano alla bisacciaper tirar fuori l’otre e bere e berea garganellaoh bella o bellaquell’uva che t’ha fatto sussurravae sempre più stentavaa reggersi sui piedi

e saliva e sudavae sudava e salivagrosse goccie gli imperlavano il visoe per la barbadiscendevano a terrae più salivae più fitta la pioggia di sudorebagnava il suoloe coi raggi del solsembrava un chicco di perleuna cascatadi perleun grappolo di perle

e il buon Bacco sbuffavae sudava sudavacarico della sua fatica stranalontano dall’ostile Valdichianacon quell’acqua malsanasu pel colle assolatoe dietro a luiper le coste di già brillava al soleun grappolo di perle…ma che perle!?

Il sudoredi Bacco era vin buonoquelle perle eran chicchima d’un’uva speciale e sopraffinaun’uva zuccherinache le api sfioravano a baciarla

e Bacco andavasenza volgersi indietro per la chinaverso la cimadel colle polizianosempre tanto lontanoe più ripido e duroe più scosceso

Finalmente strematoe un poco anche assetatoil nostro Baccopotè mettere il taccosulla cima del collee trafelatosi sedette in un latoe disse: che scalata!Te la sei meritatauna ricca bevutaed allungò una manoverso l’otre già pieno, ma accidentinon c’era proprio nienteda mettere fra i denti

Arrabbiato scagliòl’orcio vuotoe lo fece in cento pezzima ogni pezzo odorava di fragranzad’un odore divinoche dava il capogiroalla testa del dioe per bacco per bacco gira e giralo fece ruzzolare giù pel colletra la rugiada fresca delle zolle.

A mezza costa s’arrestòtenutoda una pianta novellae giacque tutto lungo distesoa pancia all’aria inertecome un rosporivoltato da un bimbo, ma la manola mano gli poggiò poco lontanosu di un grappolo nuovoche la pianta gli offrivaun bel grappolo rossoche il sapor l’avea presodal caldo suo sudoreche il colorel’avea rubato al soleed il profumodai cocci di quell’orcio maltrattatodal nostro dio arrabbiato

Il grappolo si franse nella manodi Bacco che sentì il gradito odoree a pancia all’aria si portò alla boccala manosi strizzò fra le labbra assetatequel grappolo divinoe trasalìoh, che nobile vinoe singhiozzandoper l’ebbrezzae qua e là tentoni andandosi disse: ma perché vado girandoa spasso per il mondoper quanto è lungo e tondo,ma io mi fermo quie fece il versoche tutti gli ubriachi sanno farequando hanno fatto il pienoqui…si…qui…Montepulcianoha un vino denso nobile e garbatoio non mi muovo più…io resto quima certo proprio qui…Montepulciano

Bacco A MONTEPULCIANO