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ANGELO POLIZIANO I testi/1. Stanze per la giostra

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ANGELO POLIZIANO

I testi/1. Stanze per la giostra

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1. ASSENZA D’AMORE, INFANZIA, EQUILIBRIO, CACCIA, POESIA EROICA

Primo “stato” di Iulio; inizio delle Stanze

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II. INNAMORAMENTO, SQUILIBRIO, PRIGIONE, RAPIMENTO, FUORIUSCITA DA SÉ

Prima metamorfosi di Simonetta: la “cerva depistante”l'imagin d'una cervia altera e bella:con alta fronte, con corna ramose,candida tutta, leggiadretta e snella. (34 1-3)

quanto più segue invan la vana effigie (36 1-5)… vestigie… stigie… vana speranza (37 5)

Seconda metamorfosi: la ninfaivi sotto un vel candido li apparvelieta una ninfa, e via la fera sparve. (37, 7-8)

... ombra vana (39 5-6)all’ombra che e’ suoi nati par somigli

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II. INNAMORAMENTO, SQUILIBRIO, PRIGIONE, RAPIMENTO, FUORIUSCITA DA SÉ

Prima metamorfosi di Iulio: da seguace di Diana ad alunno d’amore41Ahi qual divenne! ah come al giovinettocorse il gran foco in tutte le midolle!che tremito gli scosse il cor nel petto!d'un ghiacciato sudor tutto era molle;e fatto ghiotto del suo dolce aspetto,giammai li occhi da li occhi levar puolle;ma tutto preso dal vago splendore,non s'accorge el meschin che quivi Amore.

42Non s'accorge ch'Amor lì drento è armatoper sol turbar la suo lunga quiete;non s'accorge a che nodo è già legato,non conosce suo piaghe ancor segrete;di piacer, di disir tutto invescato,e così il cacciator preso è alla rete.

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II. INNAMORAMENTO, SQUILIBRIO, PRIGIONE, RAPIMENTO, FUORIUSCITA DA SÉ

L’allontanamento / perdita dei compagniEra già drieto alla sua desianzagran tratta da’ compagni allontanato (37 1-2)

quanto più segue invan la vana effigie (36 1-5)… vestigie… stigie

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III . LA LEZIONE DI SIMONETTA/PALLADE/ DIANA AMORE SPENNACCHIATO, TRIONFO DELLA PUDICIZIA (E RITORNO

AD IPPOLITO)

Terza metamorfosi di Simonetta: Pallade, Diana, Laura

Pargli veder feroce la sua donna, II 28tutta nel volto rigida e proterva, legar Cupido alla verde colonnadella felice pianta di Minerva,armata sopra alla candida gonna,che 'l casto petto col Gorgon conserva;e par che tutte gli spennecchi l'ali,e che rompa al meschin l'arco e li strali.

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III . LA LEZIONE DI SIMONETTA/PALLADE/ DIANA AMORE SPENNACCHIATO, TRIONFO DELLA PUDICIZIA (E RITORNO

AD IPPOLITO)Rigida e proterva II 28 2

Orazio, Odi, II 5Nondum subacta ferre iugum valetcervice, nondum munia conparisaequare nec tauri ruentisin venerem tolerare pondus.

Circa virentis est animus tuaecampos iuvencae, nunc fluviisgravemsolantis aestum, nunc in udoludere cum vitulis salicto

praegestientis. tolle cupidineminmitis uvae: iam tibi lividosdistinguet autumnus racemospurpureo varius colore.

iam te sequetur: currit enim feroxaetas et illi quos tibi dempseritadponet annos; iam protervafronte petet Lalage maritum,

dilecta, quantum non Pholoe fugax,non Chloris albo sic umero nitensut pura nocturno renidetluna mari Cnidiusve Gyges,

quem si puellarum inserereschoro,mire sagacis falleret hospitesdiscrimen obscurum solutiscrinibus ambiguoque voltu.

È come la giovenca non ancora domata, non sa accettare il giogo, vivere l’eguale fatica del compagno, patire il peso e la guerra dell’amore. E l’anima sua è del verde dei campi, il fiume la ristora nell’arsura, provoca per l’umido saliceto il balzo dei giovenchi. Non bramare l’uva acerba! L’autunno svarierà di porpora i tralci illividiti. Ti seguirà. L’età crudele vola, l’annata le darà il tempo che ti ruba: e la tua Làlage cercherà con fiero piglio il suo sposo. E tu l’ami più di Foloe fugace [ninfa inseguita da Pan], più di Cloride dalle spalle bianche, come la pura luna sulla notte e sul mare. E come Gige di Cnidoche confuso in un coro di fanciulle ingannerebbe ospiti mirabilmente attenti: confine d’ombra. Chiome disciolte, volto duplice

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III . LA LEZIONE DI SIMONETTA/PALLADE/ DIANA AMORE SPENNACCHIATO, TRIONFO DELLA PUDICIZIA (E RITORNO

AD IPPOLITO)

Petrarca Triumphus pudicitiae, 15-18

E se la mia nemica Amor non strinse,non è ancor giusta assai cagion di duolo,ché in abito il rividi ch'io ne piansi,sì tolte gli eran l'ali e 'l gire a volo.

Petrarca Triumphus pudicitiae, 18-26

Ell'avea in dosso, il dì, candida gonna,lo scudo in man che mal vide Medusa.D'un bel dïaspro er' ivi una colonna,a la qual d'una in mezzo Lete infusacatena di diamante e di topazio,che s'usò fra le donne, oggi non s'usa, legarlo vidi, e farne quello strazioche bastò ben a mille altre vendette;ed io per me ne fui contento e sazio.

Petrarca Triumphus pudicitiae, 132-35Lucrezia da man destra era la prima, l'altra Penelopè: queste gli straliavean spezzato e la faretra a latoa quel protervo, e spennachiato l'ali.

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III . LA LEZIONE DI SIMONETTA/PALLADE/ DIANA AMORE SPENNACCHIATO, TRIONFO DELLA PUDICIZIA (E RITORNO

AD IPPOLITO)

Virgilio Eneide, II 268-79

Tempus erat quo prima quies mortalibus aegrisincipit et dono divum gratissima serpit. In somnis, ecce, ante oculos maestissimus Hector visus adesse mihi largosque effundere fletus, raptatus bigis ut quondam, aterque cruento pulvere perque pedes traiectus lora tumentis.

Ei mihi, qualis erat, quantum mutatus ab illoHectore, qui redit exuvias indutus Achilli 275vel Danaum Phrygios iaculatus puppibus ignis! Squalentem barbam et concretos sanguine crinisvulneraque illa gerens, quae circum plurima muros accepit patrios.

Era il momento in cui il primo riposo ai mortali stremati comincia, e s’insinua, gratissimo dono divino: ecco che in sogno mi parve presente davanti ai miei occhi Ettore, molto afflitto e in larga effusione di pianto, come quel giorno che il carro lo trasse, di sangue e di polvere fosco, coi piedi rigonfi trafitti da cinghie di cuoio, Ahi, qual era il suo aspetto! Quanto mutato da quello, l’Ettore che torna indossando le spoglie d’Achille, o che scaglia le fiamme frigie alle poppe dei Danai! Con la barba incrostata e con grumi cruenti ai capelli. Le ferite mostrava, che molte ebbe attorno alle mura della patria!

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III . LA LEZIONE DI SIMONETTA/PALLADE/ DIANA AMORE SPENNACCHIATO, TRIONFO DELLA PUDICIZIA (E RITORNO

AD IPPOLITO)

Ovidio Metamorfosi, IX 626-36Somnia, quae veras aequent imitamine formas,HerculeaTrachine iube sub imagine regisAlcyonen adeant simulacraque naufraga fingant.imperat hoc Iuno.' postquam mandata peregit,Iris abit: neque enim ulterius tolerare soporis

vim poterat, labique ut somnum sensit in artus,effugit et remeat per quos modo venerat arcus.

At pater e populo natorum mille suorumexcitat artificem simulatoremque figuraeMorphea: non illo quisquam sollertius alter exprimit incessus vultumque sonumque loquendi;

E lei: "Sonno, quiete d'ogni cosa, Sonno, dolcissimo fra i numi, pace dell'animo, che disperdi gli affanni e rianimi i corpioppressi dal lavoro e li ritempri per nuove fatiche, ordina a un Sogno, che sappia imitare forme vere, di recarsi a Trachine, la città di Ercole, e presentarsi ad Alcione con le sembianze di Ceìce, come appare un naufrago. Lo comandaGiunone”. E appena ebbe assolto la missione, Iride se ne andò, perché più non resisteva al potere soporifero del luogo: come sentì la sonnolenza invaderle le membra, fuggì via risalendo l'arco dal quale era venuta. Allora il Sonno dallamarea dei suoi mille figli destò Morfeo, un talento nell'assumere qualsiasi sembianza. Nessun altro più abilmente di lui èin grado d'imitare l'incedere che gli si chiede, l'espressione e il timbro della voce; in più vi aggiunge il modo di vestire e le parole che distinguono quell'individuo.

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ANGELO POLIZIANO

I testi/II. Orfeo

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IL PROBLEMA DELLA DATAZIONE DELL’ORFEO

2. TISSONI BENVENUTI 19861. GIOVANNI BATTISTA PICOTTI (1914)L’Orfeo risale all’esilio a Mantova del 1480

Composizione della fabula alla fine degli anni Settanta, come le Stanze

Problemi1. L’unica data sicura è quella della morte del cardinale Francesco Gonzaga, che aveva

commissionato l’opera (è un termine ante quem)2. Mancano i dati esterni e dunque la questione poggia sui dati interni, interpretativi:

l’Orfeo è contemporaneo delle Stanze, e dunque partecipa dello stesso clima neoplatonico, o è di un momento successivo, di allontanamento e disillusione?

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L’ORFEO E IL TEATRO

Che cos’è la Fabula di Orfeo?Una sacra rappresentazione di contenuto pagano?

Un’egloga rappresentativa?

Una favola mitologica? Una favola o un dramma pastorale?

Un dramma mescidato?

COMMITTENZA

Rappresentazione conviviale da tenersi durante i banchetti organizzati dai membri altolocati della Chiesa, per festeggiare il capodanno, gli ultimi giorni di carnevale o per la visita di un personaggio importante.

CARATTERISTICHE

- spettacolo con travestimenti mitologici

- Per accompagnare l’ingresso delle vivande

- I testi che accompagnano sono brevi e inerenti al personaggio mitologico che presentava la vivanda

- Associazione vivanda-personaggio: Cerere-pane, Diana-selvaggina, Nettuno-pesci ecc.

- Azione data solo dal succedersi delle vivande o brevi scene ad esso collegate (es. caccia)

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L’ORFEO E IL TEATRO

Che cos’è la Fabula di Orfeo?Una sacra rappresentazione di contenuto pagano?

Un’egloga rappresentativa?

Una favola mitologica? Una favola o un dramma pastorale?

Un dramma mescidato?

Dopo la cena potevano essere rappresentate brevi opere con scenografia complessa: elementi naturale come antri, alberi, monti semoventi

CARATTERISTICHE Testimonianza dalla descrizione dell’Hymeneo di Sabadino degli Arienti:«In la sala aparve uno homo pelosocome silvano vestito, cum irsutabarba et lunga et capilli horrendi, cum uno troncho in mano, cum loquale facendo far largo a la gente, fu portata artificiosamente una

Torre de legno bene intesa, ballando, che non si vedea da chi fusse portata, et poi posta de sotto la sala oposita ala richa credentia… Posata la torre, senza indusia venne uno palazo ballando, che proprio parea venisse, non vedendosi che’l portasse... (cit Tissoni Benvenuti, L’Orfeo, p. 91)

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L’ORFEO E IL TEATRO

Che cosa aveva intenzione di fare Poliziano nella Fabula Orphei?

Elementi di riflessione

Attività di ricerca di Poliziano: attenzione agli aspetti tematici e retoricidei generi letterari antichi, proprio per meglio imitarli (studio e creazione)

COMMENTI AI TESTI SATIRICIDistingue 3 tipi di satira:- Fabula satirica greca

(specificatamente teatrale)- Satira menippea (opere

scherzose, miste di prosa e poesia, precetti morali, dissacrazione delle convenzioni; personaggi del mito o della realtà quotidiana, politica ecc.)

- Satira di Orazio, Persio, Giovenale

CONOSCENZE DI POLIZIANO

NB- Le conoscenze sulla fabula

satirica greca si persero nel corso del Cinquecento

- Influenze negative della Poeticadi Aristotele, dove non si parla di fabula satirica.

Fonte privilegiata di Poliziano è l’Ars poetica di Orazio

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L’ORFEO E IL TEATRO

Che cosa aveva intenzione di fare Poliziano nella Fabula Orphei?

Orazio, Ars poetica, vv. 220 e segg.

E l’autore che aveva concorso nell’agone tragico per il modico premio d’un capro, presto spogliò i suoi satiri agresti e tentò, salva ancora la gravità, una sua arguzia aspra (asper…iocum temptavit,221-22), perché doveva intrattenere e divertire col piacere della novità spettatori reduci da un rito sacro e dalle sue libagioni e senza più legge; ma perché si accettino le risate dei Satiri giocosi e la tragedia trapassi nel riso (vertere seria ludo, 226). Bisognerà che il Dio o l’Eroe raffigurati e ammirati nel fulgore regale dell’oro e della porpora non finiscano nella penombra d’una bottega parlando come i più umili mortali (e neppure che per elevarsi da terra si librino nel vuoto tra le nubi). La tragedia non meriterebbe un fiottare di versi facili; è così come la grande signora, che bisogna pure che balli in certe pubbliche feste, con un po’ di pudore offeso (paulum pudibunda), tra i Satiri riottosi… No , amici Pisoni, non dico che come scrittore di drammi sartireschi non vorrei che una lingua primeva, senza traslati;

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L’ORFEO E IL TEATRO

Che cosa aveva intenzione di fare Poliziano nella Fabula Orphei?

Orazio, Ars poetica, vv. 220 e segg.

né vorrei così poco confondermi con lo stile tragico da non far più differenza tra il linguaggio din Davo di Pitias birbona, che spilla il talento al povero Simone (personaggi di una commedia perduta di Cecilio) e quello di Sileno, custode e famiglio dell’alunno suo divino (Sileno compariva nelle farse come pedagogo di Dioniso). Vorrei poesia nuova dal noto (ex noto fictum carmen sequar, 240), che ognuno pensasse di poterla fare lui pure e la tentasse faticando molto e sempre per nulla. Tanto è il potere dei nessi, dei passaggi, tanto essi sanno trasfigurare il quotidiano (tantum de medio sumptis accedit honoris, 243).I Fauni, insomma, discesi dai boschi, vorrei che si guardassero dal somigliare ai figli del trivio o del quartiere suburbano, affettando versi molli o vociando ingiurie grossolane: la gente che compra i ceci fritti e le noci sarà contenta, ma il pubblico dei cavalieri, titolato e danaroso, resta urtato, ascolta male, e il premio non lo dà.

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L’ORFEO E IL TEATRO

Che cosa aveva intenzione di fare Poliziano nella Fabula Orphei?

Elementi di riflessione

Attività di ricerca di Poliziano: attenzione agli aspetti tematici e retoricidei generi letterari antichi, proprio per meglio imitarli (studio e creazione)

1480-81 Corso sulle Sylvae di StazioIndividuazione del Ciclope di Euripide come fabula satirica«nam Cyclops ille Euripideusnihil profecto est aliud quamsatyrice poesis, in qua Satyrietiam Silenusqueintroducuntur».

POLIZIANO RIFLETTE SUL DRAMMA SATIRESCO 1484-85 Corso sulla Commedia

antica e l’Andria di TerenzioDistinzione tra la fabula satirica greca e la commedia atellana; per la commedia usa la Poetica di Aristotele, esempio precoce

1484-85ca Praelectio in PersiumDiscute la suddivisione in tre generi della satira classica;Definizione di Giovanni TzeTze(erudito bizantino, sec. XII): «Satyrica hilaritatem lacrymisadmiscebat. Atque ab eiulatu[lamento] in laetitiam desinebat»

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L’ORFEO E IL TEATRO

Che cosa aveva intenzione di fare Poliziano nella Fabula Orphei?

Elementi di riflessione

Attività di ricerca di Poliziano: attenzione agli aspetti tematici e retoricidei generi letterari antichi, proprio per meglio imitarli (studio e creazione)

- La fabula satiresca è genere intermedio tra tragedia e commedia- Ammette oltre ai satiri e al sileno altri dei minori e figure mitologiche rustiche; è ambientata nelle selve e

nelle campagne; deve contenere scene lacrimevoli, ma terminare con il lieto fine- equivalenza satiri-pastori

POLIZIANO RIFLETTE SUL DRAMMA SATIRESCO

L’ORFEO DUNQUE

- Linguaggio comune, ma elegante e accurato- Livello retorico medio- Ambientazione pastorale

- Figure mitologiche minori- Sfumature ridicole (pastore schiavone)- Superamento delle scene luttuose con il coro delle

Baccanti

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LA FIGURA DELL’AUTORE NELL’ORFEOE I TEMPI DI COMPOSIZIONE

La lettera di Poliziano a Carlo Canale

Carlo Canale- tra i familiares del cardinale Gonzaga- è in possesso di un manoscritto dell’Orfeo

Solevano i Lacedemonii, umanissimo messer Carlo mio, quando alcuno loro figliuolo nasceva o di qualche membro impedito o delle forze debile, quello esponere subitamente, né permettere che in vita fussiriservato, giudicando tale stirpa indegna di Lacedemonia.

Così desideravo ancora io che la fabula di Orfeo, la quale a requisizione del nostro reverendissimo Cardinale Mantuano, in tempo di duagiorni, intra continui tumulti, in stilo vulgare perché dagli spectatori meglio fusse intesa avevo composta, fussi di subito, non altrimenti che esso Orfeo, lacerata

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FRANCESCO GONZAGA (1444-1483)Cardinale dal 1461, legato pontificio a Bologna dal 1471, grande mecenate

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LA FIGURA DELL’AUTORE NELL’ORFEOE I TEMPI DI COMPOSIZIONE: «IN TEMPO DI DUA GIORNI»

Così desideravo ancora io che la fabula di Orfeo, la quale a requisizione del nostro reverendissimo Cardinale Mantuano, in tempo di duagiorni, intra continui tumulti, in stilo vulgare perché dagli spectatori meglio fusse intesa avevo composta, fussi di subito, non altrimenti che esso Orfeo, lacerata

Dedica di Lorenzo a Pier francesco de’ Medici della Sylva Manto«cogis tu quidem me, Laurenti, carmen edere inconditum, inemendatum; et quod sit in publico semel pronuntiatum, nimis fuisse impudens visum sit»«Tu pensi senza dubbio che io pubblichi la mia poesia in disordine e senza correzioni; e ciò che fu pronunciato una volta in pubblico era apparso troppo spudorato; certamente era stato abbastanza vivere un solo giorno»

Elegia XII – a P.F. Medici«Et nunc, quae magnum testentur amorem, scripta fusa repentino calore damus»

«e ora facciamo dono di scritti infusi di improvviso calore, che cianotestimonianza di un grande amore

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LA FIGURA DELL’AUTORE NELL’ORFEOE I TEMPI DI COMPOSIZIONE: «IN TEMPO DI DUA GIORNI»

Così desideravo ancora io che la fabula di Orfeo, la quale a requisizione del nostro reverendissimo Cardinale Mantuano, in tempo di duagiorni, intra continui tumulti, in stilo vulgare perché dagli spectatori meglio fusse intesa avevo composta, fussi di subito, non altrimenti che esso Orfeo, lacerata

Modello: Stazio«Diu multuque dubitavi, Stella, […] an hos libellos, qui mihisubito calore et quadam festinandi voluptate fluxerunt, cum singuli de sinu meo prodierint, congregatos ipse dimitterem»«Ho molto a lungo dubitato, Stella, se io stesso li dovessi pubblicare tutti insieme questi libretti, essendo spuntati ad uno ad uno dal mio senoche mi sono corsi via per immediato calore e una certa voluttà di affrettarmi»

«Nullum enim ex illis biduo longius tractum, quaedam et in singulis diebus effusa»«nessuna di queste poesia, infatti, è stata composta in più di due giorni»

Conclusioni

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LA FIGURA DELL’AUTORE NELL’ORFEOE I TEMPI DI COMPOSIZIONE: «IN TEMPO DI DUA GIORNI»

Così desideravo ancora io che la fabula di Orfeo, la quale a requisizione del nostro reverendissimo Cardinale Mantuano, in tempo di duagiorni, intra continui tumulti, in stilo vulgare perché dagli spectatori meglio fusse intesa avevo composta, fussi di subito, non altrimenti che esso Orfeo, lacerata

ConclusioniIl subitus calor è quindi condizione indispensabile per la poesia; ma, per la sua stessa natura di improvvisa e rapida accensione, non può informare di sé opere di lungo respiro, che invece devono, come la Tebaide (e, aggiungerei, le Stanze) essere condotte avanti dall’arssolamente (ricordiamo quanto Poliziano scrive in proposito: «verumnulla tanta ars est, quae afflationem illam mentis, quamenthousiasmon Graeci dicunt, imitari possit). […]Ne deriva che prendere a modello per la lettera-prefazione alla Fabula di Orpheo la lettera di Stazio premessa al primo libro delle Sylvae, e sottolineare, come Stazio fa, l’occasionalità e la rapidità della composizione significa per il Poliziano dichiarare l’autenticità dell’ispirazione e l’importanza dell’opera, non scusarne la casualità e i difetti dovuti alla fretta, come finore si è creduto. La Fabula di Orpheo, come le Sylvae di Stazio, è frutto genuino del «subitus calor». (p. 10)

Conclusioni

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LA FIGURA DELL’AUTORE NELL’ORFEOE I TEMPI DI COMPOSIZIONE

La lettera di Poliziano a Carlo Canale

Carlo Canale- tra i familiares del cardinale Gonzaga- è in possesso di un manoscritto dell’Orfeo

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FRANCESCO GONZAGA (1444-1483)Cardinale dal 1461, legato pontificio a Bologna dal 1471, grande mecenate

- A requisitione del Cardinale Mantuano- Composta in due giorni- Tra continui tumulti- in volgare in modo che fosse meglio intesa dagli spettatorivoleva che come si esponevano i bambini deboli/deformi fosse rifiutata, e lacerata nello stesso modo in cui era stato lacerato il corpo di Orfeo- è figliuola, ma che fa al padre più vergogna che onore; dà maninconia più che ebbrezza- “voi e alcuni altri di me troppo amanti” volete tenerla in vita, ne avete pietà- questo atteggiamento è giustificato anche dal fatto che ella fu richiesta da un illustre signore (Cardinale Francesco Gonzaga)forse “tenere in vita” (anziché sopprimere, lacerare) la Fabula si riferisce alle rappresentazioni;

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LE STANZE, L’ORFEO E IL MITO1. L’ETÀ DELL’ORO E LA SUA FINE

- Come nelle Stanze, nell’Orfeo sembra che sia l’amore in sé a portare sconvolgimento.- l’amore per la donna contrapposto all’età aurea o causa della sua fine è un topos classico sommersoSeneca, Phaedra, monologo di Ippolito vv. 559-564 (tr- A. Traina)Sed dux malorum femina: haec scelerum artifexObsedit animus huius incestae stuprisFumant tot urbes, bella tot gentes geruntEt versa ab imo regna tot populos premunt.

Ma il primo dei mali è la donna: è lei la maestra dei delitti, che strega i cuori; per i suoi adulterii vanno in fumo le città, tanti popoli si fanno guerra , tante genti sono sepolte sotto le rovine dei loro regni.

Giovenale, Satira VI, vv. 1-2, 11-13 (tr. Ugo Dotti)Credo Pudicitiam Saturno rege moratamIn terris visamque diu […]Ma certo: è quando regnava Saturno che la Pudicizia abitò qui sulla terra, da tutti a lungo veduta [...]

Quippe aliter tunc orbe novo celoque recentiVivebant homines, qui rupto robore natiCompositive luto nullos habuere parentes

Ché allora nell’infanzia del mondo, sotto un cielo appena dischiuso, vivevano uomini che, nati da una quercia squarciata, impastati di fango, nessuno aveva mai generato

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LE STANZE, L’ORFEO E IL MITO1. L’ETÀ DELL’ORO E LA SUA FINE

Giovenale, Satira VI, vv. 19-24 (tr. U. Dotti)Paulatim deinde ad superosAstraea recessitHac comite, atque duae pariter fugere sorores.Anticum et vetus est alienum, Postume, lectumConcutere atque sacri genium contemnere fulcri.Omne aliud crimen mox ferrea protulit aetas:Viderunt primos argentea saecula moechos.

Ma poi, piano piano, Astrea, con la Pudicizia, tornò su nel cielo sicché da qui sparirono, insieme, le due sorelle. È vizio antico, mio Postumo e inveterato, violare il letto degli altri e farsi beffe del Genio che presiede al cuscino nunziale. È dall’età del ferro che ci vengono crimini e crimini ma già nell’età dell’argento si son visti i primi adulteri.

Giovenale, Satira VI, vv. 33-34 (tr. U. Dotti)Aut, si de multis nullus placet exitus, illudNonne putas melius, quod tecum pusio dormit?

E se, per farla finita, non ti va nessuno di questi sistemi, non è meglio andartene a letto insieme a un bel ragazzino?

Ovidio, Metamorfosi, X 83-85 (tr. G Faranda Villa)

Ille etiamThracum populis fuit auctor amoremIn teneros transferre mares citraque iuventam

Fu dunque proprio lui che insegnò ai Traci a indirizzare il proprio amore verso i fanciulli e a goderne la breve primavera che precede la giovinezza, cogliendone i primi fiori.

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LE STANZE, L’ORFEO E IL MITO2. L’AMORE EFEBICO

Giovenale, Satira VI, vv. 33-34 (tr. U. Dotti)Aut, si de multis nullus placet exitus, illudNonne putas melius, quod tecum pusio dormit?

E se, per farla finita, non ti va nessuno di questi sistemi, non è meglio andartene a letto insieme a un bel ragazzino?

Ovidio, Metamorfosi, X 83-85 (tr. G Faranda Villa)

Ille etiamThracum populis fuit auctor amoremIn teneros transferre mares citraque iuventam

Fu dunque proprio lui che insegnò ai Traci a indirizzare il proprio amore verso i fanciulli e a goderne la breve primavera che precede la giovinezza, cogliendone i primi fiori.

Sull’incunabolo su cui lavora, Poliziano annota: «pueros amandi auctorTracibusOrpheus»

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LE STANZE, L’ORFEO E IL MITO3. DISMEMBRAMENTO E RICOMPOSIZIONE

Poliziano, Epistola aragoneseE sanza dubbio fortunato: imperocché, se ‘l divino poeta Omero non fusse stato, una medesima sepultura il corpo e la fama di Achille averebbe ricoperto. Né questo poeta ancora, sopra tutti gli altri eccellentissimo, sarebbe in tanto onore e fama salito, se da uno clarissimo ateniese non fusse stato di terra in alto sublevato, anzi quasi da morte a sì lunga vita restituto. Imperocché, essendo la sacra opera di questo celebratissimo poeta dopo la sua morte per molti e vari luoghi della Grecia dissipata e quasi dimembrata, Pisistrato, ateniese principe,

Miscellanea, seconda centuriaCiceronis liber secundus de deorum natura non minus lacer in omnibus novis. Vetustis etiam exemplaribus reperitur quamolim fuerit Hippolytus turbatis distractus equis; cuius deindeavulsa passim membra, sicuti fabulae ferunt, Aesculapius illecollecit, reposuit, vitae reddidit: qui tamen deinde fulmine ictus ob invidiam deorum narratur.Il secondo libro di Cicerone siulla natura degli dei si trova non meno lacero nei nuovi e nei vecchi esemplari di quanto non fodse stato Ippolito lacerato dai cavalli imbizzarriti; le membra del quale strappate e distribuite di qua e di là. Come le favole raccontano, Esculapio raccolse, ricompose e restituì alla vita; e proiprio lui, tuttavia, fu poi colpito da un fulmine per invidia degli dei.

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STRUTTURA

Parte prima – STORIA DELLA LETTERATURA

La/Lo studente risponda alle seguenti domande (lunghezza massima della risposta 15 rr.)

• 1) Quali sono le ragioni che spinsero Federico alla ricerca di una lingua diversa dal latino e dal provenzale per la letteratura d’intrattenimento della sua corte? Quale lingua venne scelta?

• 2) Che cosa intende Dante per «dolce stil novo» e qual è la differenza tra questo nuovo modo di poetare e la tradizione lirica precedente?

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STRUTTURA

Parte prima – STORIA DELLA LETTERATURA

La/Lo studente risponda alle seguenti domande (lunghezza massima della risposta 15 rr.)

• 1) Quali sono gli elementi di novità dell’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo

• 2) Quali sono gli iniziatori, i principali protagonisti e le caratteristiche del petrarchismo italiano?

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STRUTTURA

Parte seconda

La/Lo studente risponda alle seguenti domande (lunghezza massima della risposta 15 rr.)

• 3) In che modo l’exemplum entra nella predicazione e quali sono gli effetti che il predicatore vuole ottenere attraverso il loro impiego?

• 4) In che modo il Prologo del Novellino riassume i principali scopi dell’intera opera?

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STRUTTURA

Parte seconda

La/Lo studente risponda alle seguenti domande (lunghezza massima della risposta 15 rr.)

• 3) Che cosa si intende per filologia nell’Umanesimo?

• 4) Qual è l’occasione della composizione delle Stanze per la giostra? In che modo questo testo risponde alla funzione celebrativa?

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STRUTTURA

• Parte terza

• La/lo studente analizzi la seguente novella tratta dal Novellino. L’analisi dovrà contenere un riassunto della novella, una descrizione del modo in cui gli elementi fondamentali della narrazione (narratore, punto di vista, tempo, spazio) vengono utilizzati all’interno del racconto, una interpretazione del testo.

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STRUTTURA

• Parte terza

• La/lo studente analizzi il seguente passo tratto dalle Stanze per la Giostra di Poliziano. L’analisi dovrà collocare il brano all’interno dell’opera, e dovrà contenere una descrizione del modo in cui gli elementi fondamentali della poesia (aspetti metrici, retorici, fonici) e la trama delle relazioni intertestuali concorrono al senso complessivo del brano.

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STRUTTURAParte terzaLe gloriose pompe e' fieri ludidella città che 'l freno allenta e stringea magnanimi Toschi, e i regni crudidi quella dea che 'l terzo ciel dipinge,e i premi degni alli onorati studi,la mente audace a celebrar mi spinge,sì che i gran nomi e i fatti egregi e solifortuna o morte o tempo non involi.O bello idio ch'al cor per gli occhi inspiridolce disir d'amaro pensier pieno,e pasciti di pianto e di sospiri,nudrisci l'alme d'un dolce veleno,

gentil fai divenir ciò che tu miri,né può star cosa vil drento al suo seno;Amor, del quale i' son sempre suggetto,porgi or la mano al mio basso intelletto.Sostien tu el fascio ch'a me tanto pesa,reggi la lingua, Amor, reggi la mano;tu principio, tu fin dell'alta impresa,tuo fia l'onor, s'io giˆ non prego invano;di', signor, con che lacci da te presafu l'alta mente del baron toscanopi gioven figlio della etrusca Leda,che reti furno ordite a tanta preda

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• Usare solo fogli protocollo con timbro, forniti dalla docente. I fogli non timbratinon verranno corretti

• Usare una penna a sfera, con inchiostro blu o nero. Non usare altri colori o matite.

• Scrivere chiaramente.• Non usare correttori• Firmare e datare in modo leggibile e datare tutti i fogli. Non verranno corretti fogli

non firmati e datati.