Bruner

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 (Negli anni’60 si assiste ad una Crisi della psicologia dell’educazione) Bruner Rifondazione dell’Area Jerome Bruner (nato a New York nel 191 5) è stato docente di psicologia all’università di Harvard e di Oxford. Con il libro sulla formazione dei concetti “  A study o f Thinking ” (in italiano: “  Il pensiero:  strategie, c ategorie ”) del 1956, Bruner ha contribuito alla svolta cognitivista in ambito  psicop edago gico. Bruner ha rifondato la psicopedagogia e ha costruito una nuova teoria partendo dalla concezione Cognitivista, e dall’influenza di Rogers, di Piaget, e di Vyg otskij. Fondamenti Psicologici (che stanno alla base delle idee pedagogiche di Bruner) Concettualismo strumentale: Per Bruner  lo sviluppo intellettivo dipende dalla capacità di operare con i concetti poiché questi sono gli strumenti attraverso cui l’uomo si rapporta alla realtà e la domina intellettualmente “comprendendola” (costruendo categorie/mappe, cioè categorizzando, ovvero raggruppando sulla base di alcuni attributi una vasta serie di dati diversi tra loro). Questa capacità si affina nel tempo e segue tre stadi. Sviluppo della capacità di operare con i Concetti/Sviluppo intellettivo. L’influenza di Piaget. Bruner riprende da Piaget lo schema a stadi dello sviluppo intellettivo e lo applica alla capacità di comprendere la realtà attraverso l’uso dei concetti. 1. Fase della rappresentazione Operativa: in questa fase il bambino ha una conoscenza motoria della realtà: apprende e comprende agendo. Il bambino si rappresenta il suo mondo prevalentemente attraverso l’azione. La costruzione dei concetti, perciò, si realizza con l’esplorazione dell’ ambiente. 2. Fase della rappresentazione Iconica: si ha la costruzione di immagini mentali: il b. è capace di utilizzare schemi visivi per immaginare operazioni concrete. 3. Fase della rappresentazione Simbolica: vi è l’astrazione e l’uso del linguaggio che è fatto di segni e simboli convenzionali, ossia stabiliti socialmente. La parola (simbolo) rappresenta il significato dell’oggetto ed esprime un concetto.  Non v i è però una s equenza rigida d elle fasi; l ’intelligen za è infatti p iuttos to la cap acità di mettere in atto una serie di strategie e procedure per risolvere i problemi, per analizzare le informazioni e codificarle: queste 3 fasi sono sì sequenziali, (perché caratterizzano comportamenti distinti di diverse e successive fasi evolutive bambino, fanciullo,  preadol escente), e in ord ine ge rarchico (p erché la rapprese ntazione s imbolica è supe riore alle altre, ad es.) ma continuano a coesistere nel corso dello sviluppo, interagiscono in vario modo e sono largamente influenzate dalla cultura e dalla società--> L’influenza di Vygotskij infatti sta in questo: L’ambiente sociale influisce sullo sviluppo cognitivo del bambino, anche per Bruner In sintesi, quindi, Bruner pone l’accento sia sul soggetto e sul suo sviluppo cognitivo (Piaget), sia sull’ambiente sociale (Vygotskij): tutti i processi mentali hanno un fondamento sociale: la struttura della conoscenza umana è influenzata dalla cultura attraverso i suoi simboli e le sue convenzioni . L’influenza sociale determina e diffonde i concetti e le categorie condivisi da una cultura i quali vengono facilmente appresi e rappresentati nella mente di ogni individuo. La cultura si riflette così nella vita mentale dell’individuo: l’intelligenza è l’interiorizzazione degli strumenti di una cultura. 1

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(Negli anni’60 si assiste ad una Crisi della psicologia dell’educazione)

Bruner

Rifondazione dell’Area

Jerome Bruner (nato a New York nel 1915) è stato docente di psicologia all’università di Harvard edi Oxford. Con il libro sulla formazione dei concetti “ A study of Thinking ” (in italiano: “ Il pensiero:

 strategie, categorie”) del 1956, Bruner ha contribuito alla svolta cognitivista in ambito

 psicopedagogico.

Bruner ha rifondato la psicopedagogia e ha costruito una nuova teoria partendo dalla concezione

Cognitivista, e dall’influenza di Rogers, di Piaget, e di Vygotskij.

Fondamenti Psicologici

(che stanno alla base delle idee pedagogiche di Bruner)

• Concettualismo strumentale: Per Bruner  lo sviluppo intellettivo dipende dalla

capacità di operare con i concetti poiché questi sono gli strumenti attraverso cui l’uomo sirapporta alla realtà e la domina intellettualmente “comprendendola” (costruendo

categorie/mappe, cioè categorizzando, ovvero raggruppando sulla base di alcuni attributi una

vasta serie di dati diversi tra loro). Questa capacità si affina nel tempo e segue tre stadi.

• Sviluppo della capacità di operare con i Concetti/Sviluppo intellettivo. L’influenza di

Piaget.

Bruner riprende da Piaget lo schema a stadi dello sviluppo intellettivo e lo applica alla capacità

di comprendere la realtà attraverso l’uso dei concetti.

1. Fase della rappresentazione Operativa: in questa fase il bambino ha una

conoscenza motoria della realtà: apprende e comprende agendo. Il bambino si

rappresenta il suo mondo prevalentemente attraverso l’azione. La costruzione dei

concetti, perciò, si realizza con l’esplorazione dell’ ambiente.

2. Fase della rappresentazione Iconica: si ha la costruzione di immagini mentali: il b.

è capace di utilizzare schemi visivi per immaginare operazioni concrete.

3. Fase della rappresentazione Simbolica: vi è l’astrazione e l’uso del linguaggio che è

fatto di segni e simboli convenzionali, ossia stabiliti socialmente. La parola (simbolo)

rappresenta il significato dell’oggetto ed esprime un concetto.

 Non vi è però una sequenza rigida delle fasi; l’intelligenza è infatti piuttosto la capacità di

mettere in atto una serie di strategie e procedure per risolvere i problemi, per analizzare le

informazioni e codificarle: queste 3 fasi sono sì sequenziali, (perché caratterizzano

comportamenti distinti di diverse e successive fasi evolutive →bambino, fanciullo, preadolescente), e in ordine gerarchico (perché la rappresentazione simbolica è superiore alle

altre, ad es.) ma continuano a coesistere nel corso dello sviluppo, interagiscono in vario modo

e sono largamente influenzate dalla cultura e dalla società-->

• L’influenza di Vygotskij infatti sta in questo:

L’ambiente sociale influisce sullo sviluppo cognitivo del bambino, anche per Bruner 

In sintesi, quindi, Bruner pone l’accento sia sul soggetto e sul suo sviluppo cognitivo (Piaget), sia

sull’ambiente sociale (Vygotskij): tutti i processi mentali hanno un fondamento sociale: la struttura

della conoscenza umana è influenzata dalla cultura attraverso i suoi simboli e le sue convenzioni.

L’influenza sociale determina e diffonde i concetti e le categorie condivisi da una cultura i qualivengono facilmente appresi e rappresentati nella mente di ogni individuo. La cultura si riflette così

nella vita mentale dell’individuo: l’intelligenza è l’interiorizzazione degli strumenti di una cultura.

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Implicazioni Pedagogiche

Contesto Storico

 Nel 1957, l’Unione Sovietica lanciò il primo Sputnik nello spazio, battendo clamorosamente gli USA

quanto a progresso tecnologico.Questo provocò nella cultura americana un dibattito sull’efficacia del proprio sistema educativo. Nel

1959 venne così organizzata la conferenza di Woods Hole a cui presero parte numerosi studiosi di

 problemi socio-pedagogici, diretti da Bruner, che da questo momento diventò una delle figure più

rilevanti del pensiero pedagogico statunitense, impegnato nella riforma dei programmi della scuola

statunitense. Le cause di questa crisi sono da condurre alle teorie educative attuate sino ad allora:

l’attivismo e il pragmatismo. L’attivismo era sin troppo puerocentrico e concentrato sugli interessi e i

 bisogni spontanei (spontaneismo didattico), e portava ad un degrado dell’educazione, alla mediocrità.

Il pragmatismo riduceva il fine culturale in quanto limitava l'azione di una persona a fini immediati,

utilitari, pratici.

Con la pubblicazione nel 1961 di Dopo Dewey. Il processo di apprendimento nelle due culture,

Bruner delinea il proprio pensiero pedagogico partendo dal --> rifiuto dell’attivismo e dalla critica

alla concezione esposta da Dewey (nel Credo pedagogico) il quale affermava che l’istruzione è un

 processo di socializzazione, frutto della progressiva partecipazione dell’individuo al patrimonio

comune del genere umano e fondamento del progresso sociale e politico; fulcro di questo processo è

la scuola, e il concetto che deve guidare l’insegnamento è l’attività del fanciullo.

Bruner, invece, afferma che il concetto di educazione di Dewey come semplice partecipazione alla

cultura è limitativo perché i continui cambiamenti a livello economico e tecnologico creano la

necessità di andare oltre per favorire l’acquisizione di competenze (imparare a imparare) e per 

stimolare l’autostima, che è ciò che serve nella vita.

Il fine dell’educazione e il compito della scuola è lo sviluppo/potenziamento dell’intelligenza e dei processi cognitivi, e il conseguimento di nuove capacità e abilità da parte degli alunni:

- abilità cognitive, critiche, manuali, di astrazione (funzione simbolica --> linguaggio)

 per leggere e padroneggiare la realtà complessa, globalizzata, e predisposta al veloce mutamento che

li circonda, divenendo così “atleti della mente”. Al contrario di Dewey che ha creato dei mediocri,

 bisogna promuovere l’eccellenza individuale, nel senso di ottenere il massimo grado di sviluppo

intellettuale possibile per ciascuno, il massimo di cui si è capaci.

Secondo Bruner , infatti,

• è vero come sostiene Carl Rogers che la scuola deve formare alla vita (“educare alla vita”

significa mettere gli alunni nelle condizioni di rapportarsi adeguatamente alla realtà e

controllarla), ma per riuscire nella vita bisogna essere in grado di pensare adeguatamente, diusare gli strumenti concettuali per trattare la complessità della vita e padroneggiarla. Perciò

non si può prescindere dagli insegnamenti disciplinari che sono la cosa più importante che la

scuola può offrire alle nuove generazioni. Infatti le grandi discipline come la matematica, la

fisica, la storia, la letteratura sono importanti non tanto per i contenuti specifici, quanto perché

posseggono e forniscono i concetti e gli schemi-base della disciplina stessa, cioè metodi ad

uso della mente, modelli di pensiero utili ad analizzare le centinaia di informazioni da cui

l’uomo è bombardato, forniscono la struttura che dà significato ai particolari. E’ il noto

Strutturalismo didattico di Bruner : per lui conta più la struttura mentale che i contenuti.

• L’apprendimento avviene nel momento in cui il soggetto padroneggia la struttura della

disciplina ed è in grado di applicarla a situazioni nuove (cioè nel momento in cui ha sviluppato

la competenza)

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• Bruner suggerisce di smontare le discipline scoprendo metodi ed strutture portanti, come

metodo per imparare a pensare. Occorre che l’alunno acquisisca le strutture, la logica delle

discipline attraverso apprendimenti per ricerca e scoperta (discovery learning) e per

soluzione di problemi. Occorre infatti abituare l’al. a mettere in atto concrete strategie di

scoperta e di soluzione di un problema, perché consentono all’alunno di svilupparel’intelligenza e migliorare l’uso del pensiero nel rapporto con la realtà e gli permettono di

andare al di là dell’informazione data.

• Bruner ritiene che si possa insegnare tutto a tutti (Comenio) a qualunque età con la

struttura e i linguaggi adeguati: in altre parole, qualsiasi argomento di studio può essere

 presentato in ogni età ai fanciulli, a condizione che le relative strutture concettuali siano

 presentate in un linguaggio conforme al grado di sviluppo psicologico degli allievi. Tutto ciò

implica la figura di un insegnante programmatore che sia competente riguardo alle strutture

disciplinari, allo sviluppo intellettivo del bambino e alla costruzione di percorsi didattici

adeguati per l’apprendimento della classe. E’ questo il famoso principio dell’insegnamento a

spirale, per cui la scuola adegua i contenuti alle capacità cognitive dell’età.

• Programma a spirale (ripresa di COMENIO) = i programmi devono fornire quanto prima

gli elementi costitutivi (strutture) della disciplina, per passare, più avanti, ad una loro analisi,

maggiormente approfondita: le materie più complesse vanno introdotte presto, anche se in

forma elementare, e ripetute nei cicli successivi a livelli sempre più complessi.

• Per Bruner è possibile accelerare i processi di apprendimento semplificando i programmi, i

contenuti

• Occorre anche una continua revisione dei contenuti che cambiano col variare dei problemiattuali.

• Come Rogers, anche Bruner sostiene che l’apprendimento deve fondarsi sulla motivazione

estrinseca (apprendimento significativo: imparare cose che contano nella vita), ma non bisogna

sfociare nello spontaneismo e per questo è necessario creare programmazioni per evitare

questo problema. Bruner teorizza una programmazione dell’apprendimento da parte

dell’insegnante incentrata sulla categoria di struttura: occorre far apprendere innanzitutto le

strutture delle discipline che favoriscono l’organizzazione cognitiva, anziché una serie di

nozioni fini a se stesse.

•  Nell’opera Verso una teoria dell’istruzione Bruner parla dei criteri per procedere alla

costruzione di un curricolo, inteso come “blocco di apprendimento”, come “percorso” per il

raggiungimento di determinate competenze e strutture, secondo i principi da lui enunciati.

Secondo Bruner la costruzione di un curricolo richiede tutta una serie di operazioni che

limitano lo spontaneismo e l’improvvisazione: la scuola deve, infatti, fornire allo studente

strumenti e capacità che lo mettano in condizione di “imparare ad imparare”, cosicché possa

 padroneggiare la complessità che lo circonda.

Si tratta di un curricolo non centrato esclusivamente sugli aspetti disciplinari, sui contenuti, ma

anche sul soggetto, e sull'offerta formativa della scuola.

Secondo Bruner l’istruzione e’ un processo di invenzione continua.

 Non si possono preparare curricoli da utilizzare, identici, negli anni a venire.Cambiano gli alunni, i docenti, il quadro sociale, le condizioni economiche, le risorse

dell’istruzione. Cambia, soprattutto, il quadro dei progressi tecnologici scientifici.

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Per, questo, l’educazione deve essere sempre attenta ai cambiamenti e flessibile nella

 programmazione.

Anche la valutazione deve subire una profonda trasformazione, e venire intesa come un

accertamento che permette il controllo degli obiettivi raggiunti, quindi, un eventuale ri-

orientamento del lavoro e una modifica di eventuali scelte.

L’interazione tra docente e alunno, tra classe e istituto, tra scuola e società, trova in Bruner una nuova, più profonda formulazione, attraverso la programmazione didattica, nella quale

docenti e allievi scoprono di lavorare insieme nel processo di trasmissione e di elaborazione

della cultura, in questo senso si parla di co-costruzione di significati.

Programmazione curriculare

La programmazione deve essere adeguata alle potenzialità della classe e comprende sei fasi: l’analisi

della situazione iniziale, la definizione degli obiettivi, la selezione dei contenuti, la scelta del metodo,

la scelta degli strumenti e materiali didattici, e infine la verifica e la valutazione.

1. Con l’analisi della situazione di partenza, si accerta il possesso degli alunni dei prerequisiti di

 base che questi devono già possedere per poter raggiungere gli obiettivi previsti.

2. Successivamente si elaborano gli obiettivi formativi e didattici. I primi riguardano le finalità e gli

scopi generali dell’azione educativa cui si deve mirare (es: “sapersi esprimere in italiano perfetto”), i

secondi sarebbero le capacità, le abilità, le conoscenze precise che l’alunno deve possedere, alla fine

di un percorso di apprendimento. L‘obiettivo è operativo, operazionabile, cioè si può tradurre in

comportamenti verificabili, e può essere a breve, a medio o a lungo termine:

es.- obiettivo a breve termine: “l’alunno deve essere in grado di distinguere tra “e” ed “è””- obiettivo a medio termine: “l’al. deve saper coniugare tutti i verbi” (ci vuole più tempo)

- obiettivo a lungo termine: “l’al. deve saper comporre un tema in cui deve saper usare i tempi

verbali giusti”.

3. La fase successiva della programmazione, riguarda la selezione e l’organizzazione dei contenuti,

ovvero gli argomenti con i quali raggiungere gli obiettivi prefissati. Spesso i contenuti vengono scelti

secondo il criterio della produttività, andando ad individuare quelli che possono legarsi ad

apprendimenti utilizzabili in situazioni ulteriori.

4. Si passa poi alla scelta dei metodi con i quali presentare/veicolare i contenuti. L’insegnante deve

aggiornarsi e conoscere i vari metodi per poter scegliere di volta in volta quello giusto. La lezione“classica”, concepita come esposizione orale dei contenuti da parte dell’insegnante, fa parte della

didattica trasmissiva, del tipo conferenza-monologo, di cui l’alunno è spettatore. I metodi cosiddetti

alternativi, propongono una classificazione delle lezioni non cattedratiche: lettura di testi, commento

di testi, lezione dialogata, discussione tra alunni e insegnanti, lavori di gruppo, ausilio di macchine per 

insegnamento, laboratori, ricerca per progetti etc. Secondo tali metodi, gli alunni sono protagonisti del

loro apprendimento e partecipano attivamente alla lezione. Il metodo deve avere determinate

caratteristiche, deve essere elastico, cioè capace di modificarsi a seconda delle esigenze formative,

funzionale agli scopi da raggiungere, dinamico, cioè aperto all’innovazione. Il metodo può inoltre

essere individualizzato, quando la programmazione avviene per livelli/gruppi di alunni con

determinate caratteristiche, e personalizzato, quando si tiene conto delle caratteristiche di una sola

 persona.

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5. Nella scelta dei materiali didattici, importante può essere il supporto delle tecnologie, visto che ci

troviamo in una società tecnicamente molto evoluta e dominata dall’informazione multimediale.

6. Un’ultima fase della programmazione è rappresentata dalla verifica e dalla valutazione.

La verifica è in itinere, è strettamente legata agli obiettivi della programmazione, e accerta quali

obiettivi, tra quelli proposti, l’alunno è stato in grado di raggiungere. A tal fine l’insegnante si avvaledi prove scritte e orali. Le prove scritte possono essere quelle tradizionali: tema, test, esercizi,

relazioni etc. Le interrogazioni orali sono volte a valutare, oltre le conoscenze specifiche, la capacità

di ragionamento e i progressi raggiunti nella chiarezza e nella proprietà di espressione degli alunni.

La valutazione è importante in quanto può influire sulla percezione di sé, sulla fiducia nelle proprie

capacità etc. Bisogna specificare che la valutazione non può limitarsi soltanto a quantificare il profitto

degli alunni in base ai risultati conseguiti, ma ha anche una funzione di controllo di tutto il processo di

insegnamento-apprendimento. In questo senso si parla di:

VALUTAZIONE INIZIALE, che ha lo scopo di stabilire i livelli di partenza e i livelli di

apprendimento raggiungibili sia dai singoli allievi che dall’intera classe, per avviare un’azione

didattica efficace.

VALUTAZIONE INTERMEDIA che serve a verificare il livello di apprendimento cui è giuntol’alunno. La valutazione non può limitarsi ad osservare e registrare i risultati conseguiti dal singolo,

ma deve anche essere in grado di individuare le eventuali cause di fallimento, per predisporre

strategie di recupero.

VALUTAZIONE FORMATIVA, che riguarda l’attività di insegnamento-apprendimento durante il

suo dispiegarsi. I suoi risultati sono finalizzati a fornire elementi per i successivi interventi.

VALUTAZIONE SOMMATIVA o FINALE, che è quella che si effettua a conclusione di un

determinato percorso didattico. Tali risultati si esprimono con un voto di profitto o numero.

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La promozione, come afferma Mario Lodi, avviene all’inizio dell’anno scolastico, in quanto ragazzi

di intelligenza normale, non possono non essere promossi.

In caso contrario, è l’insegnante che non è stato in grado di interessare l’alunno e quindi, i voti nonhanno tutta questa importanza, ma alla fine sono solo una formalità burocratica della scuola.

Anche se ovviamente le abilità si poggiano su contenuti che non possono perciò essere cancellati.

Successo ha avuto inoltre, un altro approccio per la selezione dei contenuti, ovvero quello delle

mappe concettuali, che ha introdotto un modello di programmazione alternativa a quella per obiettivi:

la programmazione per concetti.

L’accento, dopo una lunga stagione pedagogica di orientamento “puerocentrico”, si sposta così sui

contenuti

del sapere (educazione formale), verso un’idea di educazione che persegue come scopo l’ideale della

perfezione e dell’eccellenza.

 Non si tratta di una ricaduta nel nozionismo, o in una pedagogia dell’autorità.

Bruner riconosce l’importanza dell’esperienza immediata, del vissuto dell’alunno, ma il problema

metodologico è quello di trovare le strategie per superarlo nei tempi più brevi possibili e nelle forme

 più

efficaci e produttive per la crescita dell’alunno.

Il possesso di una struttura, di un’idea davvero fondamentale, è condizione generatrice di ulteriori

scoperte,

di più ampie generalizzazioni.

L’allievo attraverso la sua ricerca delle strutture potenzia l’autonomia della sua cultura

 personale valorizzando la tecnica dell’apprendimento per problemi.

Di conseguenza si può insegnare tutto a tutti, nel senso che qualsiasi argomento di studio può essere presentato in ogni età ai fanciulli, a condizione che le relative strutture concettuali

siano presentate in un linguaggio conforme al grado di sviluppo psicologico degli allievi.

L’ideale è che il bambino incontri, nelle varie fasi della sua età evolutiva, le stesse strutture

concettuali adeguate ai diversi livelli di sviluppo.

Quindi perché l’apprendimento sia efficace, Bruner ritiene che debba essere orientato verso la

ricerca delle “strutture” ottimali della conoscenza;

in ambito scolastico l’obiettivo si persegue: semplificando le informazioni e legando fra loro

le informazioni in insiemi maneggevoli.

I contenuti sono necessari se:

- semplificano la disciplina (se sono significativi e rappresentativi).

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- Possono produrre nuova conoscenza (se sono generatori di altro sapere).

- Sono presentati secondo un ordine specifico (secondo ciò che potrebbe essere definita

coerenza logica della disciplina che attraversa la fase attiva (mediante l’azione ,come

sciare….), quella iconica (tramite la mediazione delle immagini) e quella simbolica (per 

mezzo dei sistemi di simboli, quindi linguaggio)

Quindi il curricolo a spirale si avvale delle diverse forme di rappresentazione utilizzando di

volta in volta quella che appare più adeguata a comunicare i contenuti all’allievo. I contenuti

devono far leva sugli interessi degli alunni; a tale scopo non è verosimile che l’interesse sia

sempre spontaneo e disponibile:

l’insegnante opererà in maniera da attivare l’interesse, mantenerlo per il tempo necessario a

concludere l’attività, e dirigerlo verso l’obiettivo prefissato .

Ultimo elemento da evidenziare secondo Bruner è il “rinforzo”.

Lui ritiene che si debba procedere dalla ricompensa estrinseca (lode/punizione) alla

ricompensa intrinseca (l’autogratificazione).

Punti Di Forza

• Apprendimento attivo e con finalità pratiche, senza valorizzazione del contenuti.

• Procedimento a spirale

• Valorizzazione della teoria cognitivista

Punti Di Debolezza

• Strutturalismo didattico può fallire poiché implica un interesse momentaneo chesvanisce davanti all’apprendimento mnemonico poiché implica rielaborazione:

processo molto più faticoso• I concetti vanno selezionati in modo accurato poiché solo alcune informazioni

stimolano opportunamente il cervello

Bruner teorizza una programmazione dell’apprendimento da parte dell’insegnante incentrata sulla

categoria di struttura. A suo parere ogni disciplina possiede una struttura fondamentale di idee-guida;

a sua volta la mente si sviluppa attraverso una capacità di strutturazione/organizzazione. Occorre

quindi far apprendere innanzitutto le strutture delle discipline che favoriscono l’organizzazione

cognitiva, anziché un affastellamento di nozioni. L’apprendimento delle strutture consente all’alunno

di sviluppare capacità di scoperta che gli permettono di andare al di là dell’informazione data.

Bruner ritiene che si possa insegnare tutto a tutti a qualunque età con la struttura e i linguaggi

adeguati. Man mano che lo sviluppo procede le strutture delle discipline vanno riproposte con nuovi

linguaggi. Tutto ciò implica la figura di un insegnante programmatore che sia competente riguardo

alle strutture disciplinari, allo sviluppo intellettivo del bambino e alla costruzione di percorsi didattici

adeguati per l’apprendimento della classe.

 Nell’opera Verso una teoria dell’istruzione Bruner affronta il tema di una teoria che fornisca i criteri

 per procedere alla costruzione di un curricolo, inteso come “blocco di apprendimento”, come

“percorso” per il raggiungimento di determinate competenze e strutture. Secondo Bruner la

costruzione di un curricolo richiede tutta una serie di operazioni che limitano lo spontaneismo el’improvvisazione: la scuola deve, infatti, fornire allo studente strumenti e capacità che lo gettonano

in condizione di “imparare ad imparare”, cosicché possa padroneggiare la complessità che lo

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circonda. Prima di attivare le varie procedure attinenti l’organizzazione del curricolo, occorre

esaminare la natura dello sviluppo del soggetto, innanzitutto per quanto concerne i “sistemi di

rappresentazione” (attivo, iconico, simbolico) con cui gli individui imparano progressivamente ad

immagazzinare l’esperienza. Se, infatti, i bambini più piccoli tendono a rappresentarsi mentalmente la

realtà principalmente attraverso le azioni, per giungere successivamente a un uso sempre più

consistente delle immagini e infine dei simboli(in particolare dei simboli linguistici), la scuola devefornire tutti e tre questi tipi di rappresentazione.

Bruner e i suoi colleghi offrono un’esemplificazione concreta di cosa intendono per curricolo; essi

fanno riferimento a un “corso di studi sull’uomo” che si propone di far sviluppare ai bambini di una

quinta elementare la risposta a domande come: “cosa vi è di umano negli esseri umani?”. In risposta

a simili quesiti gli studiosi individuano le “cinque grandi forze di umanizzazione”: la costruzione di

strumenti, il linguaggio, l’organizzazione sociale, la prolungata infanzia e il suo impiego ai fini

 pedagogici e il bisogno umano di spiegare la realtà. Individuati i contenuti essenziali di ciascun

ambito, si provvede a ipotizzare le difficoltà, ad approntare materiali, esercizi e metodi. Secondo

Bruner è proprio lo spiazzamento prodotto da una situazione inconsueta che aiuta a cogliere meglio

gli aspetti generali e strutturali della realtà studiata.

Bruner approfondisce l’analisi del ruolo dei fattori sociali e culturali dello sviluppo; analizza il modoin cui i contesti sociali istituiscono le condizioni per cui gli individui sviluppano la conoscenza e la

comprensione del mondo, dando un senso a se stessi e alla propria esperienza. In opere come  La

mente a più dimensioni o La cultura dell’educazione, Bruner sottolinea che quanto siamo e

diventiamo si risolve sempre in un determinato contesto culturale, all’interno di un gruppo che

condivide con noi e ci comunica un insieme di significati, sia esso la società o una classe scolastica.

Tale consapevolezza implica la necessità , secondo Bruner, di affrontare le attività educative come

azioni prodotte all’interno di una cultura, e che quindi presuppongono sempre scelte precise, orientate

a riprodurre o a modificare la realtà sociale di cui fanno parte.

La mente umana è vista come una struttura aperta all’ambiente ed interagente con le strutture

educative che stimolano i processi cognitivi. La comunicazione consiste appunto in uno scambio di

informazioni con l’ambiente, capaci di attivare i processi cognitivi. Nella prima metà del ‘900 al

linguaggio verbale non era attribuita grande importanza. Ad esempio Piaget riteneva che il linguaggio

verbale fosse un’attività psicomotoria come il gioco, manifestazione esterna dei processi di sviluppo

cognitivo, tipica del passaggio dalla fase senso-motoria a quella rappresentativa dello sviluppo

dell’intelligenza. In questo, secondo Piaget il simbolismo presente anche nel gioco di finzione e

nell’attività ludica simbolica, si esprime ancora con maggior evidenza nel linguaggio verbale. L’unico

 psicologo e psicopedagogista ad insistere invece sull’importanza centrale e determinante sia per il

comportamento che per la maturazione intellettiva del linguaggio è stato Vigotsky. Egli ha

evidenziato non tanto gli aspetti comunicativi del linguaggio, bensì quelli sociali di regolazione del

comportamento collettivo, processo che si verifica per lui mediante l’interiorizzazione da parte del bambino e la maturazione del linguaggio come pensiero. Dopo la svolta cognitiva degli anni ’50 e ’60

del secolo scorso è maturata soprattutto per merito di Bruner una nuova attenzione per gli aspetti

comunicativi del linguaggio. Egli ha sviluppato la nuova visione del bambino competente e

comunicativo, capace di elaborare strategie di sviluppo cognitivo in forma linguistica. Secondo

Bruner l’intelligenza ha sempre carattere cognitivo e si produce nelle sue strutture in tre fasi: quella

attiva, quella iconica, e soprattutto quella simbolica del linguaggio. Per Bruner esso non è un prodotto

dell’intelligenza come per Piaget, bensì è la stessa intelligenza cognitiva al suo massimo livello.

Perciò la padronanza da parte di un bambino di un linguaggio complesso ed articolato dimostra il

livello da lui raggiunto di complessità strutturale della sua intelligenza. Bisogna considerare infine

che oggi la comunicazione non presenta più, come in passato, la prevalente centralità assegnata al

linguaggio verbale rispetto alle altre forme della comunicazione. Infatti essa si esprime attualmente inmolteplici forme di comunicazione linguistica.

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2) per bruner, la scuola all’interno delle società socialmente progredite e tecnologicamente avanzate deve

possedere un modello strutturalista, logico, scientifico, caratterizzato dall’astrazione e dal

linguaggiosimbolico

3) il fine dell’ed. è sensibilizzare le forze della mente, facendo si’ che i soggettiacquisiscanoabilità:

- cognitive

- critiche

- manuali

- di astrazione (funzione simbolica --> linguaggio)per leggere e padroneggiare la realtà complessa, globalizzata, e predisposta

al velocemutamento che li circonda, divenendo così “atleti della mente”

4) primato dell’istruzione formale (strumenti metodologici e capacità critiche necessarie per

interpretare e

padroneggiare la realtà)

5) la teoria dell’istruzione di bruner poggia sul teorema della struttura --> ogni disciplina è:

- un sistema di idee e contenuti

- un modo di conoscere

... ed ogni disciplina contiene al proprio interno dei “nuclei fondamentali” dai quali derivano le vere

conoscenze

6) l’apprendimento avviene nel momento in cui il soggetto padroneggia la struttura della disciplina ed è ingrado di applicarla a situazioni nuove (competenza)

7) tre principi:

- programma a spirale (ripresa di COMENIO) = i programmi devono fornire quanto prima gli

elementi

costitutivi (strutture) della disciplina, per passare, più avanti, ad una loro analisi, maggiormente

approfondita

- impostazione epistemocentrica della didattica, identificata nella selezione dei contenuti, nel

rigore

metodologico, nella correttezza delle procedure d’indagine --> esperti disciplinari, psicologi e pedagogisti

devono programmare l’organizzazione dei contenuti, quella degli strumenti, i ritmi di lavoro, etc.alessia ferri 5F socio a.s. 09/10

- considerazione degli aspetti ambientali (contesti nei quali si svolge l’apprendimento), motivazionali

(ad

esempio, l’insegnante deve essere fornito di solide strutture culturali, oltre che di una buona capacità

comunicativa e di motivazione allo studio...), orientativi ed autorassicuranti (l’approccio strutturale

consente allo studente la costruzione di un sapere proprio, organico, ed interdisciplinare)

- il rischio intellettualistico dello strutturalismo è eliminato da bruner nel momento in cui egli distingue:

- l’ intelligenza logica

- la dimensione basata sull’intuito, sulla creatività e sullo “spirito artistico”

... la razionalità logica va’ integrata con con le cosiddette “abilità della manosinistra”, nelle

quali prevalgono gli aspetti narrativi, metaforici ed artistici (collegamento con MORIN) --> globalità

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opere:

- “dopo dewey ” (1960)

- “il conoscere: saggi per la mano sinistra” (1868)

OLTRE LA SCUOLA ATTIVA: le basi pedagogiche di BrunerNasce la necessità di aggiornare i programmi scolastici. Bruner si pone problemi di natura pedagogica e

considera due esigenze:

- mettere a punto una strategia didattica capace di andare al di là dell’esperienza immediata (Dewey);

- studiare una metodologia capace di andare al di là dell’evoluzione spontanea dello sviluppo mentale

(Piaget).

Pensiero di Dewey e critiche di Bruner:1. processo educativo: tutta l’educazione si svolge nel senso di una progressiva partecipazione

dell’individuo alla coscienza sociale;

2. concetto della scuola: dato che l’educazione è un processo sociale, la scuola è semplicemente una

forma di vita comunitaria, e l’educazione è vita essa stessa e non preparazione alla vita futura;

3. oggetto dell’educazione: la vita sociale del fanciullo è il principio unificatore di tutta la sua

educazione e del suo sviluppo;

4. metodo educativo: la legge che indica come devono essere presentati e svolti i contenuti

dell’insegnamento è quella implicita nella natura stessa del fanciullo;

5. l’educazione è il metodo fondamentale di ogni progresso e riforma sociale.

In sintesi: la posizione di Dewey può essere ricondotta al principio della continuità dell’educazione con la vita

sociale e a quello del suo adeguamento allo sviluppo psicologico del soggetto.

Ma Bruner vede questo giudizio inadeguato alla società contemporanea:

1. il presupposto di un’armonia tra individuo e società è stato sconfessato dall’avvento dei regimi

totalitari del XX secolo e dallo sviluppo tecnologico, che di per se’ porta all’alienazione --> senso

delle alternative --> l’educazione deve portare l’individuo a contatto con le diverse visioni del mondo,

e spingerlo ad esplorarle;

2. la scuola deve si’ essere vita, ma deve anche introdurre esperienze nuove, non necessariamente in

un rapporto di continuità con quelle precedenti;

3. i contenuti devono superare i contenuti dell’esperienza, per condurre il soggetto alle grandi idee

organizzatrici delle singole discipline;

4. l’esperienza scolastica non è spontanea, naturale o sociale, ma dev’essere predisposta secondo

precisi obiettivi di crescita culturale;

5. la scuola è si’ il mezzo fondamentale della riforma sociale, ma deve trasmettere a tutti i linguaggi

fondamentali con i quali si accede al sapere.

Critiche a Piaget:

1. Piaget si è limitato a descrivere il processo di maturazione delle strutture mentali, trascurando i

fattori che possono agevolare la crescita e il potenziamento dello sviluppo;

2. lo sviluppo mentale non disegna una linea continua, ma è più che altro una serie di scatti e di pause

(gli stadi non sono collegati strettamente all’età, alcuni ambienti possono favorirli o meno) .

alessia ferri 5F socio a.s. 09/10

Tesi di Bruner: il problema dell’apprendimento va’ posto nei termini di una ricerca che unisca la struttura

psicologica del soggetto a quella scientifica dell’oggetto che deve essere appreso, tenendo presente che i tre

sistemi di rappresentazione non vanno assolutamente considerati come stadi, ma piuttosto come

caratteristiche salienti nel corso dello sviluppo; tutto può essere insegnato a tutti in qualsiasi età, purché il

contenuto sia tradotto in forme di rappresentazione adatte; è possibile accelerare i processi di

apprendimento, quindi non è mai troppo presto (o tardi) per introdurre l’alunno nel mondo del sapere .

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La proposta didattica di Bruner è di orientamento strutturalista, in quanto cerca di farconvergere ilmomento psicologico con quello culturale.

Con il rispetto dovuto alle modalità soggettive dell’acquisizione e della trasformazione della conoscenza, il

motivo centrale della didattica è la nozione di “struttura”, ovvero un’idea generale o un insieme di principi

fondanti una determinata disciplina.L’accento, dopo una lunga stagione pedagogica di orientamento “puerocentrico”, si sposta così sui contenuti

del sapere (educazione formale), verso un’idea di educazione che persegue come scopo l’ideale della

perfezione e dell’eccellenza.

Non si tratta di una ricaduta nel nozionismo, o in una pedagogia dell’autorità.

Bruner riconosce l’importanza dell’esperienza immediata, del vissuto dell’alunno, ma il problema

metodologico è quello di trovare le strategie per superarlo nei tempi più brevi possibili e nelle forme più

efficaci e produttive per la crescita dell’alunno.

Il possesso di una struttura, di un’idea davvero fondamentale, è condizione generatrice di ulteriori scoperte,

di più ampie generalizzazioni.

Accanto alle acquisizioni delle scienza sono necessarie quelle della metafora, del simbolo e del mito, chehanno uguale potere di insegnamento.

Caduta del Mito --> crisi della società contemporanea

Secondo Bruner non esistono stadi di sviluppo ben delineati, ma una serie di strategie che servono ad

interpretare ciò che si verifica nell’ambiente, e che portano il bambino verso una padronanza del mondo

esterno sempre più adeguata.

Bruner distingue tre modalità della rappresentazione:

1. esecutiva→ strumento con il quale il bambino si rappresenta il suo mondo prevalentemente

attraverso l’azione;

2. iconica→soddisfa gli stessi scopi attraverso l’immagine che progressivamente si libera dai

condizionamenti percettivi (il bambino conosce attraverso la vista e valuta gli oggetti e li classifica aseconda del colore, della forma e delle dimensioni);

3. simbolica→ costituisce la forma più sofisticata e flessibile di rappresentazione effettuata attraverso

codici simbolici (linguaggio) .

Queste tre forme caratterizzano comportamenti distinti di diverse fasi evolutive (bambino, fanciullo,

preadolescente),

ma continuano a coesistere nel corso dello sviluppo, interagiscono in vario modo tra loro, e

sono largamente influenzate dalla cultura .

Bruner da’ molta importanza al linguaggio inteso come mezzo per interiorizzare le esperienze e

all’insegnamento: infatti sostiene che si possa insegnare al bambino qualsiasi cosa, tenendo conto delle sue

capacità attuali di elaborare il messaggioDa Piaget

• L’intelligenza si auto genera: l’ambiente fornisce stimoli e problemi attraverso cuicostruisce strutture cognitive

• Costruttivismo: la mente è un’unità dinamica che si modifica in interazioneall’ambiente.

Cognitivismo

• Ruolo Attivo Educando: L’individuo deve sviluppare autonomamente modelli di pensiero, strategie e regole

• Costruttivismo: la mente è un’unità dinamica che si modifica in inte-razioneall’ambiente.

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Bruner unisce gli aspetti più importanti delle teorie sino ad ora studiate (mix di comportamentismo,

cognitivismo, strutturalismo e teorie della gestalt) affermando che:

 Esistono strutture innate, pulsioni e fattori ambientali e culturali mi influenzano.

La percezione è dunque soggettiva in quanto legata alla mia cultura e alle mie esperienze.

La conferenza di Woodhole del 1959 rappresenta un importante scambio di idee e di analisi del

 problema educativo americano. Gli studiosi volevano capire come si stava muovendo la scuola

americana e quali erano le sue metodologie, per poi rivederne le falle e riproporre dei programmi più

attuali ed efficaci. Gli scienziati sottolineavano come l’America fosse in crisi dal punto di vista

scolastico. Questa crisi si era evidenziata sia dal punto di vista economico, sia da una limitazione

militare e tecnologica. Negli anni '50 l'America era nel pieno della Guerra Fredda, che rese palese la

differenza tra l’avanguardia sovietica e l’arretratezza americana. Le cause di questa crisi sono da

condurre alle basi dell’istruzione americana e delle teorie educative attuate sino ad ora: L’attivismo e

il pragmatismo. L’attivismo era sin troppo puerocentrico e concentrato sugli interessi e i bisogni

spontanei, portando ad un degrado dell’educazione. Il pragmatismo riduceva il fine culturale in

quanto limitava l'azione di una persona a fini immediati e tutte le proposte erano legate a qualcosa di

contingente.

Bruner propose da un lato di valorizzare le eccellenze ed ampliare le capacità e le potenzialità

cognitive; dall'altro di proiettare il soggetto oltre l’esperienza pragmatica, verso la conoscenza di

nuovi saperi, spingendolo ad imparare.

Bruner scrisse l'opera “Dopo Dewey il processo di apprendimento delle due culture”, che segna la

svolta della pedagogia americana e la nascita della psicologia strutturalistica.

 Nella sua opera Bruner utilizzò il metodo contrastivo, riprendendo tutte le idee di Dewey, per 

smontarle. Infatti Bruner ribaltò tutte le tesi riguardo il concetto di educazione, la scuola, l'oggetto, ilmetodo e il rapporto scuola-società.

Concetto di educazione

Dewey aveva sostenuto che partecipando democraticamente alla vita scolastica, l’individuo avrebbe

assunto e aumentato una coscienza sociale (processo interazione).

Bruner sottolinea che ciò non è successo, poiché se fosse stato così non ci sarebbero stati i

totalitarismi, l’alienazione non sarebbe aumentata e la tecnologia non avrebbe sostituito l’uomo.

Bisogna perciò dare un senso alle alternative, conoscere visioni del mondo diverse, introdurre nuove

esperienze e non continuare sempre le stesse, suscitare nuovi interessi e perseguire la perfezione.

Bisogna trascendere i dati dell’esperienza per inserirli in una nuova struttura. Le esperienze non

devono essere spontanee, ma predisposte in obiettivi di crescita culturale, individuando la struttura di

fondo della disciplina. Si può attuare una riforma sociale solo se si aiutano gli individui ad accedere alsapere.

Concetto di Scuola

Dewey sosteneva che la scuola è una vita comunitaria che prepara alla vita vera.

Bruner sostiene che si può parlare di vita sociale solo se la scuola trasmette tutti i linguaggi e le

conoscenze che aiutano ad accedere al mondo. Deve preparare ciò che avverrà in futuro. Deve

valorizzare tutte le conoscenze e le competenze non dando nulla per acquisito, per scontato, e non

deve affrontare nulla in modo riduttivo.

L’oggetto

Dewey valorizzava le attività sociali, la democrazia e la partecipazione del singolo nella società.

Per Bruner la vita sociale se non è orientata, se non ha valori e se non viene incrementata si riduce ad

uno spontaneismo. Questo spontaneismo è sterile in quanto non produce alcun risultato. Se non siamoorientati ad un fine, ad un valore comune, non potrà mai essere un’ esperienza produttiva.

Metodo

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Dewey sosteneva che il metodo è implicito nello sviluppo del fanciullo, perché noi partiamo dai suoi

 bisogni ed interessi. Il ritmo è dato dal fanciullo stesso, rispettando i suoi tempi.

Bruner ritiene che lo sviluppo mentale dipende dal saper padroneggiare le tecniche della propria

cultura. Lo sviluppo non è continuo, non procede per stadi, ma ha degli avanzamenti, delle pause,

delle sedimentazioni. L’ambiente in cui è inserito favorisce lo sviluppo e l’accelerazione

dell’evoluzione. Adeguare la struttura psicologica individuale del soggetto, con la struttura e la logicadell’oggetto che deve essere appreso. Non mi devo precludere alcun apprendimento a cui non sono

 portato.

Rapporto scuola – società

Per Dewey la scuola favorisce tramite l’interazione un progresso e una riforma sociale.

Per Bruner non si avrà alcun progresso basandosi solo su rapporti democratici, ma bisogna attuare una

riforma strutturale dell’istruzione.

Per Piaget, la struttura è intesa come una totalità in trasformazione che si autoregola, un momento  

logico formale. Per Bruner, le idee organizzatrici si formano su concetti chiave e sono dei concetti

fondamentali.

Testo completo: Per Piaget, la struttura è intesa come una totalità in trasformazione che siautoregola, un momento logico formale.

Per Bruner, le idee organizzatrici si formano su concetti chiave e sono dei concetti fondamentali.

Per Piaget il processo di apprendimento è graduale e stadiale.

Per Bruner il processo di apprendimento è legato allo stile cognitivo individuale, all’ambiente in cui si

cresce e alla cultura a cui si appartiene.

Per Piaget, gli stadi di apprendimento sono fissi e preordinati e non possono essere modificati.

Per Bruner si possono avere invece momenti di accelerazione e di stasi negli stadi di apprendimento.

BRUNER (1915 – vivente) --> cognitivismo

- educazione come tensione all’eccellenza- 2 componenti culturali che influiscono sul suo pensiero pedagogico: una psicologica (elevato rigorescientifico) e una sociologica (interpreta le esigenze educative più vive e preoccupanti della societàcontemporanea)

l’oggetto privilegiato delle prime ricerche di B è costituito dai processi cognitivi (percezione,perseguimento dei concetti, strategie cognitive), considerati e interpretati su un piano di continuità, nelsenso che i meccanismi di base che operano ai diversi livelli cognitivi sono gli stessi

ORIENTAMENTI DELLA PSICOLOGIA AMERICANA NEL PRIMO 900

1. comportamentismo --> se la psicologia vuole essere scientifica deve circoscrivere le proprieindagini solo a ciò che è osservabile e dunque al comportamento; vanno quindi esclusi dalla ricercala coscienza, la motivazione, l’ipotesi di istinti, capacità e attitudini innate; l’uomo deve essereconsiderato come corpo dotato di riflessi per cui l’intero apprendimento va spiegato in terminidella relazione stimolo-risposta; l’apprendimento è la ripetizione di una risposta adeguata alproblema, la formazione di un’abitudine

2. gestalt (psicologia della forma) --> colpisce il comportamentismo nel suo presuppostoassociazionistico: la percezione non è la somma di dati sensoriali isolati, ma produce delle

strutture figurali, delle unità fondamentali (leggi di organizzazione strutturale: di superficie,vicinanza, forma chiusa, simmetria, continuità di direzione); uomo come unità e principio attivo di

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organizzazione del suo mondo percettivo e mentale che interpreta la percezione e l’attivitàmentale come un processo di strutturazione

3. psicanalisi --> l’immagine dell’uomo è assai più complessa e il rapporto con il mondo si rivela moltocomplicato; su ogni atto dell’uomo incidono la sua esperienza passata, i suoi bisogni, desideri,determinanti personali, aspettative e fattori emozionali; il campo è molto vasto e quasi tutto da

riesplorare

noi viviamo in un mondo ricchissimo di oggetti e di eventi i quali presentano una gamma vastissima diattributi, le nostre capacità distintive hanno del prodigioso, ma è chiaro che i nostri rapporti conl’ambiente risulterebbero complicati se in ogni momento dovessimo avere a che fare con rapporti o eventiconsiderati nella loro singolarità --> quindi le nostre esperienze e i nostri rapporti con il mondo sonosemplificati dalla nostra capacità di categorizzare, ovvero raggruppare sulla base di alcuni attributi dicriterio una vasta serie di dati diversi tra loro

|la categorizzazione è un atto di invenzione in quanto la categorizzazione degli stessi dati può di volta involta fondarsi su categorie affettive, funzionali o formali e quindi rispondere a bisogni o esigenze diversedel soggetto --> l’atto della categorizzazione è costante, le modalità sono molto variabili, riflettono lacultura in cui si è nati

|la categorizzazione è quindi caratterizzata dalla problematicità che è diversità e pluralità di forme

categorizzanti, frutto di invenzione personale e di apprendimento sociale

categorizzare:- permette di ridurre la complessità dell’ambiente

- costituisce il mezzo con il quale gli oggetti vengono identificati- riduce la necessità dell’apprendimento costante

- fornisce la direzione all’attività strumentale- consente di ordinare e rapportare classi di eventi- permette di andare oltre l’informazione data e quindi di anticipare le nostre forme di adattamento

per B l’attività cognitiva consiste nella categorizzazione, alla cui base stanno:1. percezione --> trae origine da un’ipotesi selettiva (legata ai bisogni, alla cultura, ai desideri del

soggetto, ..), ipotesi che dà identità dell’oggetto e lo colloca all’interno di una categoria --> lafunzione del percepire consiste nel ricondurre il percepito ad un’ipotesi di categorizzazione cherisulti adeguata alle esigenze operative e adattive del soggetto

2. perseguimento dei concetti --> inferenza e elaborazione di ipotesi; gli individui utilizzano dellevere e proprie strategie o procedure di categorizzazione che possono essere idealmente

classificate in un certo numero di modelli, tenendo presente che ogni modello è individualizzato

B evidenzia alcune strategie tipiche di acquisizione della conoscenza e ne coglie lo stile individuale d’uso inrapporto ad un insieme di fattori oggettivi e di natura motivazionale

il suo interesse si sposta dai processi relativi all’acquisizione della conoscenza all’analisi di come gli esseriumani accrescono le loro capacità di realizzare ed usare la conoscenza --> area della psicologia nellapedagogia

B è tra i primi a comprendere che l’interesse più profondo di piaget è di natura epistemologica piuttostoche di psicologia in senso stretto, quindi le sue descrizioni sono piuttosto formali e non offrono unaspiegazione rigorosamente psicologica dei fenomeni osservati

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B fa proprio il modello di P dello sviluppo (diviso nelle fasi psico-motoria, pre-operatoria, operatoria edelle operazioni formali) distinguendo 3 modalità della rappresentazione:

1. esecutiva --> strumento con il quale il bambino si rappresenta il suo mondo prevalentementeattraverso l’azione

2. iconica --> soddisfa gli stessi scopi attraverso l’immagine che progressivamente di libera dai

condizionamenti percettivi3. simbolica --> costituisce la forma più sofisticata e flessibile di rappresentazione effettuata

attraverso codici simbolici (linguaggio)queste 3 forme caratterizzano comportamenti distinti di diverse fasi evolutive (bambino, fanciullo,preadolescente), ma continuano a coesistere nel corso dello sviluppo, interagiscono in vario modo e sonolargamente influenzate dalla cultura --> no distinzione rigida delle fasi

questo spiega le differenze che si hanno nei comportamenti cognitivi tra soggetti appartenenti a culturediverse e giustifica anche forme di apprendimento che agevolino o accelerino lo sviluppo medesimo --> losviluppo non segue un ordine dato: può essere accelerato grazie a differenti modalità rappresentative cheaccrescono le possibilità cognitive del soggetto

se gli studi sulla categorizzazione evidenziano una pluralità di stili cognitivi, quelli sui processi di crescitadelle capacità cognitive documentano che le operazioni di categorizzazione possono essere effettuatemediante una pluralità di linguaggi (esecut, icon, simbol) non necessariamente legati all’età

questo introduce un elemento di ampia problematicità nella considerazione dei processi di apprendimentoe consegna alla pedagogia una prospettiva di elevato impegno metodologico: lo sviluppo non è solo la causa(si apprende perché si cresce), ma anche la funzione dell’apprendimento (grazie all’apprendimento si

cresce)

EVOLUZIONE <--> CULTURA E ISTRUZIONE

B chiarisce ciò che va considerato innato e acquisito nei fattori che intervengono nei processi cognitivi|

introduce la nozione di modello: sistema psichico di riferimento sia delle modalità della rappresentazioneche dell’inferenza percettiva e concettuale (è personale, del soggetto quando conosce) e sostiene che ifondamenti di simili modelli appartengono al patrimonio innato e sono:- l’idea di causa e effetto, come struttura di connessione tra dati- l’idea di identità, come fondamento del riconoscimento percettivo

- il principio di gerarchia, come struttura di ordinamento per classi- modalità strutturali del linguaggio o universali linguisticiquesti modelli si sviluppano in funzione degli usi della cultura e in seguito vengono adattati agli usiindividuali

innatismo: i fattori invarianti della conoscenza (i principi della sua organizzazione) risultano connessi allatrasformazione dei modelli rappresentativi, in funzione degli usi sociali e della cultura --> l’essere umano èportatore di qualcosa di universale che lo accomuna ad ogni altro essere umano, ma nello stesso tempo hatratti distintivi di natura individuale; questi tratti vincolano le nostre attività percettive e concettuali

è importante anche l’evoluzione che gli esseri umani conoscono grazie alla loro esperienza sociale -->fondamentale è l’uso degli oggetti:- amplificatori delle capacità motorie umane: grande varietà di arnesi

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- amplificatori delle capacità sensorie: mezzi di comunicazione- amplificatori delle capacità raziocinative umane: linguaggio, mito, teoria, spiegazione

la cultura diventa lo strumento principale per garantire l’adattamento con le sue tecniche di trasmissione,che sono di grande importanza

una pedagogia dell’adeguamento alla natura del bambino non è più proponibile perché:- il bambino è il prodotto di un’evoluzione biologica e sociale- l’adattamento ad una società in trasformazione e caratterizzata da un’informazione altamente simbolicarichiede abilità naturali sempre più specializzate, sostenute dalla rappresentazione simbolica

se il ritmo evolutivo è quello che va dall’azione all’immagine al simbolo, all’istruzione della civiltàcontemporanea è un’adeguata accelerazione dei ritmi di sviluppo --> per dare forza alla sua tesi B riportaai termini estremi le forme dei processi di apprendimento nelle società primitive:- fra gli adulti e i bambini le sfere sociali sono differenziate solo secondo le relative capacità- fin dall’inizio il bambino è orientato verso la stessa realtà degli adultial contrario in una civiltà tecnologicamente avanzata:- il processo di apprendimento perde il suo carattere di continuità con la vita adulta- l’apprendimento si svolge al di fuori del contesto dell’azione e lontano dalla percezione diretta dellarealtà

- prevale la comunicazione simbolica- la conoscenza e l’abilità diventano sempre più smisurate e così anche i limiti di queste che tutti possonoraggiungere- si sviluppa una netta distinzione tra il mondo degli adulti e quello dei bambini

- si sviluppa una nuova tecnica per istruire i giovani fondata soprattutto sul conoscere e sul sapereanziché sul fare

- il mondo dell’apprendimento del fanciullo a scuola si distacca dalla vita, dal contesto immediatodell’azione socialeB prende atto della crisi irreversibile della scuola attiva di dewey

|occorre prendere atto che la società è sempre più formalizzata, quindi la scuola deve rapidamentesuperare i momenti dell’azione e dell’immaginazione per introdurre gli alunni nel mondo dei simboli;occorre anche lasciare spazio alle emozioni, alla metafora, al mito, all’invenzione e alla creatività; richiamal’attenzione sui tratti reali della società di oggi per permettere la sopravvivenza e l’evoluzione degliesseri umani; il fine formativo dell’uomo del presente-futuro è l’eccellenza o l’ideale della perfezione

il soggetto è protagonista e occorre che vada al di là dell’informazione data

il modello formale di B che sta sotto a tutte le strategie cognitive è di grande interesse pedagogico perl’importanza che dà all’inferenza, all’intuizione e alla creatività

|il processo cognitivo secondo B è diviso in 2 fasi:

1. salto dai dati dei sensi ad un’ipotesi di prima approssimazione derivante dal rapporto tral’informazione in arrivo e un modello formatosi internamente e basato sull’esperienza passata

2. ricerca di conferma in cui l’ipotesi iniziale viene messa alla prova di dati ulteriori (se c’èconcordanza l’ipotesi viene mantenuta, altrimenti viene modificata fino alla soluzione)

al contrario dell’uomo del comportamentismo (trattenuto da relazioni meccaniche), dell’uomo dellapsicanalisi (che agisce sulla base di impulsi), dell’uomo attivo di dewey (che necessita dell’azione comemovente del suo pensiero), l’uomo di B è visto come un elaboratore di informazioni all’interno di un

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processo cognitivo nel quale i dati della situazione ambientale e di esperienza sono superati dall’inferenzao dalla creatività (mie capacità cognitive, atti di conoscenza)

il soggetto va sempre al di là dell’informazione data attraverso:- l’inferenza --> gli esseri umani riescono a risalire da pochi spunti o indizi ad una classe si identità o

equivalenza (grande economia di processi adattivi all’ambiente)- invenzione o atto intuitivo o creatività --> uno schema viene trasferito a dei dati precedentementegiudicati eterogenei rispetto ad esso (inscrizione di dati entro un nuovo sistema di codificazione)

l’inferenza intuitiva non è una sequenza per prove ed errori (comportamentismo), né un’ipotesi da metterealla prova mediante le conseguenze dell’azione (dewey), ma è un atto autonomo di conoscenza, tanto piùproduttivo quanto più ricco è l’insieme dei modelli già posseduti dal soggetto --> intuizione e creatività nonnascono dal vuoto ma dal patrimonio conoscitivo del soggetto e dalla sua abilità di utilizzare i proprimodelli

ricordare è riflettere o ricostruire sulla base di un principio una serie di dati

teoria dell’apprendimento di B --> un apprendimento efficace:- richiede la sollecitazione di un atteggiamento che guidi la persona a procedere in modo non meccanico- postula uno stato motivazionale ottimale

- richiede che la comprensione sia considerata un fattore più importante dell’esercizio- apre la mente alla generalizzazione e al transfert- sollecita strategie inventive e creative in funzione della costruzione di modelli formali e della creazionedi sistemi di codifica generalizzanti che consentano di andare oltre i dati, verso nuove e fruttuose

previsioni

fino a qui: cos’è il pensiero cognitivista

OLTRE LA SCUOLA ATTIVA --> basi pedagogiche di B

necessità di aggiornare i programmi scolastici --> B si pone problemi di natura pedagogica|

2 esigenze:- mettere a punto una strategia didattica capace di andare al di là dell’esperienza immediata (dewey)- studiare una metodologia capace di andare al di là dell’evoluzione spontanea dello sviluppo mentale(piaget)

pensiero di dewey e critiche di B:1. processo educativo: tutta l’educazione si svolge nel senso di una progressiva partecipazione

dell’individuo alla coscienza sociale2. concetto della scuola: dato che l’educazione è un processo sociale, la scuola è semplicemente una

forma di vita comunitaria e l’educazione è vita essa stessa e non preparazione alla vita futura3. oggetto dell’educazione: la vita sociale del fanciullo è il principio unificatore di tutta la sua

educazione e del suo sviluppo4. metodo educativo: la legge che indica come devono essere presentati e svolti i contenuti

dell’insegnamento è quella implicita nella natura stessa del fanciullo5. l’educazione è il metodo fondamentale di ogni progresso e riforma sociale

in sintesi: la posizione di D può essere ricondotta al principio della continuità dell’educazione con la vitasociale e al principio del suo adeguamento allo sviluppo psicologico del soggetto

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MA B vede questo giudizio inadeguato alla società contemporanea:1. il presupposto di un’armonia tra individuo e società è stato sconfessato dall’avvento di regimi

totalitari e dallo sviluppo tecnologico che porta all’alienazione --> senso delle alternative:l’educazione deve portare a contatto con visioni del mondo diverse e spingere l’individuo adesplorarle

2. la scuola deve essere vita, ma deve introdurre esperienze nuove, non in rapporto di continuità conquella precedente

3. i contenuti devono superare i contenuti dell’esperienza per condurre il soggetto alle grandi ideeorganizzatrici delle singole discipline

4. l’esperienza scolastica non è spontanea, naturale o sociale, ma dev’essere predisposta secondoprecisi obiettivi di crescita culturale

5. la scuola è sì il mezzo fondamentale della riforma sociale, ma deve trasmettere a tutti i linguaggifondamentali con i quali si accede al sapere

critiche a piaget:1. P si è limitato a descrivere il processo di maturazione delle strutture mentali trascurando i

fattori che possono agevolare la crescita e il potenziamento dello sviluppo2. lo sviluppo mentale non disegna una linea continua ma è più che altro una serie di scatti e di pause

(gli stadi non sono collegati strettamente all’età, alcuni ambienti possono favorirli o meno)

tesi di B: il problema dell’apprendimento va posto in termini di una ricerca che unisca la strutturapsicologica del soggetto e la struttura scientifica dell’oggetto che deve essere appreso, tenendo presenteche i 3 sistemi di rappresentazione non vanno assolutamente considerati come stadi ma piuttosto comecaratteristiche salienti nel corso dello sviluppo; tutto può essere insegnato a tutti in qualsiasi età purché

il contenuto sia tradotto in forme di rappresentazione adatte; è possibile accelerare i processi diapprendimento, quindi non è mai troppo presto per introdurre l’alunno nel mondo del sapere

la proposta didattica di B è di orientamento strutturalista, in quanto cerca di far convergere il momentopsicologico e il momento culturalecon il rispetto dovuto alle modalità soggettive dell’acquisizione e della trasformazione della conoscenza, ilmotivo centrale della didattica è la nozione di struttura, ovvero un’idea generale o un insieme di principifondanti una determinata disciplina

|l’accento, dopo una lunga stagione pedagogica di orientamento puerocentrico, si sposta sui contenuti delsapere, verso un’idea di educazione che persegue come scopo l’ideale della perfezione e dell’eccellenza

non si tratta di una ricaduta nel nozionismo o in una pedagogia dell’autorità

B riconosce l’importanza dell’esperienza immediata, del vissuto dell’alunno, ma il problema metodologico èquello di trovare strategie per superarlo nei tempi più brevi possibili e nelle forme più efficaci eproduttive per la crescita dell’alunno

il possesso di una struttura, di un’idea davvero fondamentale, è condizione generatrice di ulterioriscoperte, di più ampie generalizzazioni

accanto alle acquisizioni delle scienza sono necessarie quelle della metafora, del simbolo e del mito, chehanno uguale potere di insegnamento

caduta del mito --> crisi della società contemporanea

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