Brochure convegno governare il rischio

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Governare il rischio = prevenire I piani di ricostruzione, come previsto dal decreto del Commissario Delegato per la Ricostruzione 3/2010, hanno il triplice scopo di garantire la ricostruzione, promuovere la riqualificazione e assicurare lo sviluppo economico dei comuni colpiti dal sisma del 2009. Questa impostazione legislativa ha orientato profondamente il lavoro del gruppo universitario cui è stato affidato il compito di elaborare i piani dell’area omogenea della neve (area 9). Il filo conduttore delle diverse elaborazioni svolte a supporto dei Comuni è proprio nella inscindibile correlazione tra ricostruzione dei centri storici, riqualificazione dei centri abitati e rivitalizzazione dei territori colpiti. Ma l’integrazione più interessante è avvenuta grazie ad un punto di vista trasversale rispetto alle diverse attività di ricerca, capace di dare coesione a politiche differenti, rendere complementari momenti successivi nel tempo, ottimizzare gli investimenti e alimentare le speranze rivolte al futuro: il punto di vista della prevenzione. Poiché la nostra convivenza con i pericoli connessi ad eventi calamitosi di origine naturale (terremoti, alluvioni, ecc.) è destinata a durare nel tempo, per abbassare il rischio, nel quale siamo tutti coinvolti a diverso livello, non ci sono altre possibilità che abbassare la vulnerabilità, cioè la nostra esposizione al pericolo (in virtù della nota definizione internazionale che vede il rischio come l’esito del prodotto tra pericolo e vulnerabilità: R=PxV). intensità sismica e frequenza terremoti GOVERNARE IL RISCHIO La ricostruzione dei piccoli comuni abruzzesi Convegno internazionale Aula magna della Facoltà di Architettura | 14 maggio 2012

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Governare il rischio = prevenire

I piani di ricostruzione, come previsto dal decreto del Commissario Delegato per la Ricostruzione 3/2010, hanno il triplice scopo di garantire la ricostruzione, promuovere la riqualificazione e assicurare lo sviluppo economico dei comuni colpiti dal sisma del 2009.

Questa impostazione legislativa ha orientato profondamente il lavoro del gruppo universitario cui è stato affidato il compito di elaborare i piani dell’area omogenea della neve (area 9). Il filo conduttore delle diverse elaborazioni svolte a supporto dei Comuni è proprio nella inscindibile correlazione tra ricostruzione dei centri storici, riqualificazione dei centri abitati e rivitalizzazione dei territori colpiti.

Ma l’integrazione più interessante è avvenuta grazie ad un punto di vista trasversale rispetto alle diverse attività di ricerca, capace di dare coesione a politiche differenti, rendere complementari momenti successivi nel tempo, ottimizzare gli investimenti e alimentare

le speranze rivolte al futuro: il punto di vista della prevenzione.Poiché la nostra convivenza con i pericoli connessi ad eventi calamitosi di origine naturale (terremoti, alluvioni, ecc.) è destinata a durare nel tempo, per abbassare il rischio, nel quale siamo tutti coinvolti a diverso livello, non ci sono altre possibilità che abbassare la vulnerabilità, cioè la nostra esposizione al pericolo (in virtù della nota definizione internazionale che vede il rischio come l’esito del prodotto tra pericolo e vulnerabilità: R=PxV).

intensità sismica e frequenza terremoti

GOVERNAREIL RISCHIO

La ricostruzione dei piccoli comuni abruzzesi

Convegno internazionale Aula magna della Facoltà di Architettura | 14 maggio 2012

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intensità macrosisimica e frequenza terremoti Rocca di Cambio

I piani di ricostruzione, previsti dal decreto del Commissario Delegato per la Ricostruzione 3/2010, hanno lo scopo di garantire la ricostruzione e , nello stesso tempo, promuovere la riqualificazione e assicurare lo sviluppo economico dei Comuni colpiti dal sisma del 2009. Questa impostazione legislativa ha orientato profondamente il lavoro del gruppo universitario cui è stato affidato il compito di elaborare i piani dell’area omogenea della neve (area 9).I significati della ricostruzione sono stati considerati inscindibili dalla messa in sicurezza dei centri storici (intesa come capacità di riduzione del rischio sismico) e contemporaneamente la ricostruzione è stata assunta come motore della riqualificazione. I piani tendono a sviluppare questo legame in modo virtuoso, ottimizzando le risorse (economiche, culturali, scientifiche e sociali) destinate alla ricostruzione esplicitandone i significati di riqualificazione e di prevenzione. E’ proprio il punto di vista della prevenzione che può contribuire a dare coesione a interventi differenti, rendere complementari fasi di realizzazione successive, ottimizzare gli investimenti e alimentare le speranze rivolte al futuro.Poiché i pericoli connessi ad eventi calamitosi di origine naturale (terremoti, alluvioni, ecc) sono ineliminabili, per abbassare il rischio, nel quale siamo potenzialmente tutti coinvolti, non ci sono altre possibilità che abbassare la vulnerabilità, cioè la nostra esposizione al pericolo (in virtù della nota definizione internazionale che vede il Rischio come l’esito del prodotto tra Pericolo e Vulnerabilità: R=PxV).

riquali

ficazione

ripianificazione

ricostruzione

Governare il rischio prevenzione

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La prevenzione è solo apparentemente un’assunzione semplice. Si tratta innanzitutto di vincere diffuse resistenze culturali. La riduzione del rischio si scontra spesso con un diffuso atteggiamento caratterizzato da fatalismo e superficialità e alimentato dall’ inerzia di molte amministrazioni pubbliche (si pensi ai ritardi e alle difficoltà nell’attuazione delle norme relative alle costruzioni in zone sismiche).In secondo luogo si tratta di superare i pregiudizi connessi al costo della prevenzione, sullo sfondo di un paese che non ha mai trovato la forza per esplorare concretamente l’economicità della prevenzione rispetto ai costi terribili delle “ricostruzioni” che si sono succedute negli ultimi cento anni.In terzo luogo si tratta di modificare una visione tecnicistica della prevenzione, immaginata solo attraverso gli intereventi sugli edifici (che rimangono ovviamente il cardine delle azioni), senza rapporti con la struttura urbana (infrastrutture e spazi pubblici), con la organizzazione preventiva degli spazi di emergenza, e senza un azione continuativa nei confronti delle popolazioni locali.Si tratta in altri termini di metabolizzare-normalizzare-governare il rischio, sostituendo agli scongiuri azioni capaci non solo di ridurre la nostra esposizione al pericolo “inevitabile”, ma anche di migliorare le prestazioni degli insediamenti e la qualità della vita di tutti i giorni.

Lucoli

Rocca di Cambio

Rocca di MezzoOvindoli

riquali

ficazione

ripianificazione

ricostruzione

prevenzione superare le resistenze

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Il governo del rischio risulta razionalmente molto vantaggioso, soprattutto nella fase di ricostruzione dei centri colpiti, che potrebbero essere considerati, da questo punto di vista, veri e propri laboratori, da monitorare nel corso del tempo.Si tratta di aree in cui la ricorrenza sismica è un dato inoppugnabile: senza neanche fare cenno al costo delle perdite umane, alla sofferenza individuale e collettiva, che non possono far parte di alcuna valutazione, ma che devono sempre essere tenute ben presenti, pena la perdita di senso della ricostruzione stessa, la messa a punto di sistemi urbani resistenti non implica costi aggiuntivi significativi rispetto alla già prevista messa a norma degli edifici. Se a questo si aggiungono le ricadute positive all’interno delle società locali, la possibilità di immaginare un futuro rimanendo in territori “difficili”, nuove possibili attività connesse al turismo, al comfort ambientale, alla ricostruzione stessa intesa come processo dinamico e non come azione “mordi e fuggi”, allora il governo del rischio da obbligo, limite, vincolo può trasformarsi in opportunità.

riquali

ficazione

ripianificazione

ricostruzione

prevenzione rafforzare i sistemi urbani

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Il governo del rischio può delineare una salutare e auspicabile semplificazione normativa, e non un ulteriore appesantimento. L’esperienza della ricostruzione abruzzese potrebbe costituire una significativa sperimentazione della possibilità di “assorbimento normativo” della prevenzione all’interno delle norme “ordinarie”. In primo luogo in relazione alla normativa antisismica nazionale già in vigore per gli edifici che, è bene ricordarlo, deve continuamente essere approfondita rispetto ai contesti locali e alle specificità costruttive dei differenti centri storici. In secondo luogo rispetto alle NTA dei piani regolatori e dei piani particolareggiati dei centri storici, aiutando le Amministrazioni comunali e i cittadini a capire prima, e con più chiarezza, cosa è opportuno fare. La semplificazione normativa dovrebbe essere garantita anche attraverso il raccordo tra piani comunali e piani sovraordinati e di settore con particolare riferimento ai temi della tutela e valutazione ambientale, della salvaguardia dei beni culturali, delle infrastrutture a rete. Il progressivo assorbimento normativo del rischio all’interno degli strumenti ordinari di gestione del territorio, oltre a favorire un processo di auspicabile semplificazione, eviterebbe la creazione di un pericoloso vuoto nelle fasi successive ad un evento calamitoso, vuoto che può trasformarsi in spazio favorevole alle infiltrazioni illecite. Il governo del rischio significa in questo caso ridurre i rischi dell’illegalità, con tutto quello che ne deriva.

riquali

ficazione

ripianificazione

ricostruzione

prevenzione procedura ordinaria

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Infine il legame più ovvio, la connessione che non dovrebbe mai più mancare, e che i piani di ricostruzione hanno esplorato a fondo:il legame tra funzionamento ordinario di un insediamento e funzionamento straordinario dello stesso in fase di emergenza. Anche in questo caso governare il rischio significa fare qualcosa in più rispetto alla semplice comunicazione delle aree e delle strutture disponibili in caso di emergenza (anche queste spesso carenti, inadeguate). I piani dell’area omogenea della Neve propongono la sperimentazione di una rete resistente fatta di punti, linee e superfici sicure, linee che possano garantire la fuga e l’arrivo tempestivo dei soccorsi , punti raggiungibili a piedi in cui si possa sostare in una prima fase e superfici adeguate ad accogliere le strutture di soccorso. Ma nei periodi di “pace” che ci auguriamo lunghi e sereni, assimilando la percezione di un evento calamitoso a quello di una “guerra”, le linee i punti e le superfici dell’emergenza possono trasformarsi in spazi e attrezzature pubbliche da tenere in uso attraverso attività vitali: parchi, giardini e passeggiate che pur mantenendo i caratteri fisici legati all’emergenza migliorano le prestazioni dei centri abitati e la vita degli abitanti.

riquali

ficazione

ripianificazione

ricostruzione

prevenzione metabolizzare gli spazi dell’emergenza

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I piani nascono anche nella prospettiva di favorire nuovi auspicabili creativi open data riferiti della ricostruzione. Il gruppo di ricerca ha posto alla base del suo lavoro un massiccio sforzo di informatizzazione di tutti i dati raccolti che sono ora a disposizione per elaborazioni e finalità specifiche. E’ stato messo a punto un sistema informativo territoriale che connette le informazioni relative ad edifici, proprietà, danni subiti, caratteri tipologici di edifici e spazi aperti, indicazioni normative, ecc. alla cartografia esistente, cosi da permettere sia alle amministrazioni, ai tecnici che svilupperanno i progetti e ai cittadini un accesso agevole a tutte le informazioni disponibili. Le informazioni raccolte e informatizzate messe a disposizione di amministrazioni, tecnici e imprese sono riferite a 4 comuni, 23 centri storici, 350 aggregati edilizi, 3000 unità edilizie a ciascuna delle quali sono associati dati relativi a: tipi edilizi; superficie; altezza e numero di piani; danni subiti;vincoli; destinazione d’uso; categorie di intervento, 100.000 mq di strade, piazze e slarghi cui sono associati i seguenti dati di rilievo di progetto: materiali; danni e stato di degrado;categorie di intervento, 30 chilometri di reti e sottoservizi cui sono associati dati relativi a: caratteristiche tecniche, materiali, danni e disfunzionamenti,categorie di intervento,25.000 mq di spazi verdi cui sono associati dati di rilievo e di progetto relativi a: copertura e sistemazioni del suolo; alberature erecinzioni, 52.310 mq di spazi pubblici sono ulteriormente approfonditi in rapporto ai sistemi di percorsi sicuri e ai progetti di rivitalizzazione e riqualificazione dei centri storici.

L’informatizzazione di tutti i dati ha permesso la redazione dei Quadri Tecnici Economici (QTE) “trasparenti”consentendo per le70 voci di costo utilizzate nei 23 centri storici la modifica, l’aggiornamento e il monitoraggio continui.

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ripianificazione

ricostruzione

prevenzione accesso alle informazioni

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I piani di ricostruzione dei comuni dell’area omogenea n.9 nascono dalla collaborazione istituzionale tra Comuni e Sapienza Università di Roma, ed in particolare dal lavoro di un gruppo interdipartimentale di docenti della facoltà di Architettura.Il lavoro è stato svolto in stretta collaborazione con la Struttura Tecnica di Missione del Commissario Delegato per la Ricostruzione, Presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi. Il gruppo universitario ha dato inizio ad una prima fase di lavoro a partire dal luglio 2009, a titolo volontaristico, avviando il dialogo con sindaci e popolazioni locali a partire dai temi del rilancio economico e infrastrutturale dei territori colpiti: in quella fase sono stati messi a punto, di concerto con le amministrazioni, progetti strategici mirati alla coesione territoriale tra i quattro comuni, rivolti al miglioramento dell’offerta turistica e alla riqualificazione dei centri abitati (lavoro è contenuto nel libro finanziato dai Comuni dell’area omogenea: Ricostruzione di Territori, Alinea, 2011).La fase di collaborazione interistituzionale tra Università e Comuni è stata avviata nel marzo 2011, finalizzata alla redazione dei piani di ricostruzione, secondo quanto delineato dal Capitolato Tecnico fornito dalla S.T.M. I piani di ricostruzione sono stati consegnati nel dicembre 2011, e si trovano attualmente in fase di sottoscrizione dell’Intesa. Il gruppo di ricerca continuerà a svolgere un lavoro di supporto assistenza ai Comuni fino a settembre 2012.

Struttura Tecnica di Missione: Gaetano Fontana (Coordinatore), Enrico NigrisComune di Ovindoli: Pino Angelosante (Sindaco), Vittoriano Berardicurti (RUP), Federico IsolaComune di Rocca di Mezzo: Emilio Nusca (Sindaco), Maurizio Blair (RUP), Raffaele Jacovitti, Lucio Di PietroComune di Rocca di Cambio: Gennarino di Stefano (Sindaco), Santino Spaziani (RUP), Domenico MorganteComune di Lucoli: Valter Chiappini (Sindaco), Emidio Ammanito(RUP), Carlo Cipriani, Daniele Antonelli Dipartimento responsabile: DIAP-Dipartimento di Architettura e Progetto: Direttore Piero Ostilio Rossiresponsabile scientifico: Lucina Caravaggi, DiAP Sapienza Università di Roma coorDinatore scientifico: Susanna Menichini, DiAP Sapienza Università di Roma

URBANISTICA E ARCHITETTURA (DiAP Sapienza Università di Roma)Progetto urbanistico e valutazioni ambientali: Cristina Imbroglini Progetti di riqualificazione degli spazi pubblici: Orazio Carpenzano

Quadro Tecnico Economico: Valentina AzzoneResponsabile Centro Progetti: Maurizio AlecciCollaboratori e assegnisti di ricerca: Fabio Balducci, Ludovica Buzzelli, Elena Cupisti, Grazia Di Giovanni, Armando Iacovantuono, Valentina Marino, Massimiliano Paolini, Alessandro Pirisi, Leonardo Pompili, Valentina Sales, Vincenzo Sammito, Marco Vigliotti e con Emanuela Carratoni e Fabio Cipriano per i profili altimetrici

NORMATIVA Alfredo Fioritto Facoltà di Giurisprudenza, Università di PisaCollaboratori: Rossana Corrado

STRUTTURE, STORIA, GEOLOGIA E GEOTECNICA SISMICA (DISG Sapienza Università di Roma)Coordinatore: Luigi SorrentinoUnità edilizie e tipi edilizi, elementi costruttivi, agibilità, danno e vulnerabilità, demolizioni e messa in sicurezza, catalogo sismico locale, norme tecniche di attuazione, categorie di intervento, edifici vincolati e potenzialmente di pregio, percorsi e spazi sicuri, aggregati edilizi di intervento, criteri per le priorità di intervento, cronoprogramma: Luis D. Decanini, Domenico Liberatore, Renato Masiani, Giorgio Monti, Fabrizio Mollaioli, Monica Pasca, Patrizia Trovalusci, Laura Liberatore, Marc’Antonio Liotta.Evoluzione dei centri storici: Maria Vitiello, Beatrice VivioGeologia e Geotecnica-dissesti, pericolosità, pendenze, microzone omogenee in prospettiva sismica: Augusto Desideri, Giuseppe Lanzo, Enzo Fontanella, con Mattia Marini Collaboratori e assegnisti di ricerca: Giuseppe Scalora, Chiara Andreotti, Annachiara Bertino, Pietro Paviglianiti, Elisabetta Raglione, Laura Ronchetti, Italia Vinciguerra, Fabio Fumagalli, Alessandra Marotta

RIQUALIFICAZIONE URBANA E RIVITALIZZAZIONE TERRITORIALE: Rosalba Belibani, Laura Berardi, Andrea Bruschi, Alessandra Capuano, Alessandra Criconia, Stefano Catucci, Mara Memo, Raffaele Panella, Manuela Raitano, Luca Reale, Piero Ostilio Rossi, Guendalina Salimei, Roberto Secchi, Benedetto Todaro, Fabrizio Toppetti

Organizzazione del ConvegnoCristina Imbroglini e laboratorio ARCO – Architettura e Contesti, Diap Sapienza

Servizi tecniciLaMA - Laboratorio Multimediale di Architettura, DIAP SapienzaRedazione@ricostruzioneareaomogeneaneve.itwww.ricostruzioneareaomogeneaneve.it