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PROGETTO DIDATTICO TRIENNALE PER LE SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO "L'ADIGE E LE ACQUE LAGARINE" "L'ADIGE E LE ACQUE LAGARINE" "L'ADIGE E LE ACQUE LAGARINE" "L'ADIGE E LE ACQUE LAGARINE" promosso da COMUNITÀ DELLA VALLAGARINA AGENZIA PROVINCIALE PER LA PROTEZIONE DELL'AMBIENTE Settore informazione e monitoraggi RETE TRENTINA DI EDUCAZIONE AMBIENTALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE Laboratorio territoriale della Vallagarina quaderno didattico 2. AMBIENTE AMBIENTE AMBIENTE AMBIENTE ECOLOGIA ECOLOGIA ECOLOGIA ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA FAUNA ACQUATICA FAUNA ACQUATICA FAUNA ACQUATICA

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PROGETTO DIDATTICO TRIENNALE PER LE SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO GRADO

"L'ADIGE E LE ACQUE LAGARINE""L'ADIGE E LE ACQUE LAGARINE""L'ADIGE E LE ACQUE LAGARINE""L'ADIGE E LE ACQUE LAGARINE"

promosso da

COMUNITÀ DELLA

VALLAGARINA

AGENZIA PROVINCIALE PER LA PROTEZIONE DELL'AMBIENTE

Settore informazione e monitoraggi

RETE TRENTINA DI EDUCAZIONE AMBIENTALE PER LO

SVILUPPO SOSTENIBILE Laboratorio territoriale della Vallagarina

quaderno didattico

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traccia didattica per gli insegnanti e per gli studenti

nell'ambito del progetto didattico triennale

"L'Adige e le Acque Lagarine"

2. parte

iniziativa promossa dalla

Comunità della Vallagarina

Assessorato all'Ambiente

Assessorato all'Istruzione

e da

Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente

Settore informazione e monitoraggi

Rete trentina di educazione ambientale per lo sviluppo sostenibile

Laboratorio territoriale della Vallagarina

con

il patrocinio

dell'Assessorato all'Istruzione

della Provincia Autonoma di Trento

e in collaborazione con

ideazione e progetto grafico : dott. Lorenzo Betti - naturalista ittiologo

testi e immagini : dott. Lorenzo Betti - naturalista ittiologo

pp. 26-27 a cura del Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione

Ambientale - Uff. Biotopi e Rete Natura 2000 - P.A.T. (dott. Piero Flamini)

coordinamento : Servizio Istruzione - Comunità della Vallagarina (dott.ssa Igea Boni)

copyright : Comunità della Vallagarina

stampa : Centro duplicazioni della Provincia Autonoma di Trento, ottobre 2012

P.A.T. - Servizio Conservazione della Natura e Valorizzazione Ambientale

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 3 L'A

dige e le Acque Lagarine

progetto didattico triennale per le scuole secondarie di primo grado della V

allagarina

INDICE

Presentazione .......................................................................................................................................... 4

Introduzione ............................................................................................................................................. 5

1. L'acqua come ambiente di vita ............................................................................................................... 6

2. Vivere nell'acqua................................................................................................................................... 8

3. La catena trofica e la piramide alimentare............................................................................................. 10

4. La catena alimentare nel lago .............................................................................................................. 12

5. Gli abitatori dei laghi............................................................................................................................ 14

6. La catena alimentare nel fiume e nel torrente........................................................................................ 16

7. Gli abitatori del torrente e del fiume ...................................................................................................... 18

8. Invertebrati bentonici e autodepurazione .............................................................................................. 20

9. La vegetazione delle rive ..................................................................................................................... 22

10. Quando il fiume è inquinato ............................................................................................................... 23

11. Pesci, pesca e gestione ittica ............................................................................................................. 24

12. Le riserve naturali provinciali.............................................................................................................. 26

13. Tutelare la Trota marmorata: riproduzione e ripopolamento ................................................................. 28

i miei appunti .......................................................................................................................................... 31

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L'Adige e le A

cque Lagarine progetto didattico triennale per le scuole secondarie di prim

o grado della Vallagarina

4 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

Presentazione Conoscere i valori ambientali del proprio territorio è, per una comunità, un fondamentale esercizio culturale di

identità. Questo vale, a maggior ragione, se parliamo di un elemento come l'acqua, che è risorsa ambientale,

ma anche risorsa vitale primaria per l'uomo (potabile, alimentare, igienica...) e risorsa economica essenziale

per molte attività produttive, dall'agricoltura alla zootecnia, dalla produzione idroelettrica all'industria in genere.

Se consideriamo la sua molteplice importanza nel tempo, poi, avremo chiaro come la conoscenza dei

processi di cui essa è protagonista, della sua gestione ai fini della sicurezza idraulica dei centri abitati e degli

insediamenti produttivi, dei suoi impieghi attuali e passati da parte della collettività, della sua valenza in

un'ottica ambientale ed ecologica sia una base culturale indispensabile, che merita di essere approfondita in

stretta relazione con la terra in cui si vive e si opera.

Da queste considerazioni e dalla forte volontà di consolidare lo "spirito di comunità" della nostra vallata nasce

il progetto didattico triennale per le scuole secondarie di primo grado "L'Adige e le Acque Lagarine", che

riconosce nell'acqua, nella sua manifestazione sul territorio, nella storia del suo rapporto con le attività umane,

nell'esigenza di un suo uso solidale e sostenibile un fattore forte di aggregazione della collettività lagarina.

Come le gocce d'acqua che cadono sui nostri monti confluiscono per dare vigore ai corsi d'acqua del

fondovalle e al grande fiume, così gli abitanti del nostro territorio contribuiscono a formare una società attiva

nel gestire in modo responsabile una risorsa tanto importante, nell'oggi e nel domani, sia per sé, sia per le

popolose comunità che, nella pianura, dipendono per le loro necessità idriche dalle acque che dalla nostra

regione scendono a valle.

L'idea di proporre ai nostri ragazzi, tramite il ruolo attivo degli insegnanti, un percorso educativo e di

maturazione su questi temi è stato possibile grazie alla stretta collaborazione tra gli assessorati all'istruzione e

all'ambiente della Comunità della Vallagarina e al fondamentale apporto della Rete trentina di educazione

ambientale per lo sviluppo sostenibile dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente. Numerosi enti,

sia pubblici che privati, inoltre, hanno dimostrato grande disponibilità nel partecipare al progetto educativo

mettendo a disposizione la loro esperienza di settore.

L'intento è, naturalmente, quello di coinvolgere "da subito" gli studenti in un percorso di conoscenza e di

responsabilità civile che, tuttavia, non è rivolto solo a loro, ma all'intera collettività. Se con questa iniziativa

riusciremo a trasmettere alla nostra gente, e innanzitutto ai nostri giovani, il senso del valore delle risorse

idriche e degli ambienti acquatici della nostra valle, avremo raggiunto un primo rilevante obiettivo culturale,

indispensabile per rendere ancora più sostenibile e condivisa la gestione di un bene tanto prezioso per il

presente e per il futuro.

Marta Baldessarini

Roberto Bettinazzi

Assessore all'Istruzione della Assessore all'Ambiente della Comunità della Vallagarina Comunità della Vallagarina

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 5 L'A

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allagarina

Introduzione L'Adige, i suoi affluenti grandi e piccoli che solcano le vallate laterali, le risorgive, gli stagni, i laghi, le paludi, i

ruscelli e perfino le piccole pozze: questo è il patrimonio ambientale costituito dal reticolo idrografico della

Vallagarina. Gli aspetti geografici, il ruolo delle acque e dei ghiacci nella formazione del territorio, gli interventi

per la difesa idraulica degli insediamenti umani sono stati i temi del primo anno del progetto didattico "L'Adige

e le Acque Lagarine", promosso dalla Comunità della Vallagarina insieme alla Rete Trentina di educazione

ambientale per lo sviluppo sostenibile dell'Agenzia Provinciale per la Protezione dell'Ambiente.

Seguendo una linea logica che porterà nel terzo a conoscere l'utilizzazione delle acque e le problematiche

della sua compatibilizzazione ecologica, il secondo anno è dedicato alla scoperta delle forme di vita che

popolano le acque stagnanti e correnti, al loro ruolo dentro gli ecosistemi acquatici, alla loro insostituibile

funzione ecologica e valenza naturalistica.

Pur a fronte di numerose alterazioni, anche intense, che hanno interessato il reticolo idrografico, soprattutto

dove sono stati più intensi lo sfruttamento idrico e l'urbanizzazione del territorio, il mosaico ambientale della

Vallagarina mantiene numerosi tasselli di grande valore ambientale, che proprio attraverso i corsi d'acqua, i

laghi e le aree umide formano una rete importante per la conservazione delle componenti vegetali, animali e

ambientali, non solo a livello strettamente locale. Si tratta di un insieme di elementi naturali di molteplice

valore, che compongono a livello locale il quadro della biodiversità.

Non si tratta "solo" di popolazioni vegetali o animali o di tipologie di ambienti da conservare "fine a se stessi".

Sono, invece, elementi essenziali del nostro stesso futuro, che garantiscono, da molti punti di vista, la qualità

della vita di chi vive oggi nel territorio della Vallagarina, di chi lo abiterà domani e anche di coloro che, a valle,

ricevono le preziose risorse idriche prodotte dal territorio alpino. Non sono lontanissimi i tempi in cui

l'inquinamento delle acque dell'Adige - erano gli anni '80 - produsse danni talmente gravi a valle da mettere in

crisi l'uso stesso dell'acqua nella pianura veneta che a valle utilizza quella risorsa idrica anche per scopi

primari come quello potabile. Le politiche virtuose di gestione del territorio e dei corpi idrici in Trentino hanno

favorito, negli anni successivi, un recupero della qualità ambientale del reticolo idrografico, anche se

rimangono ancora molti passi da fare.

Conoscere le caratteristiche biologiche ed ecologiche del fiume o del torrente che scorre quotidianamente al

margine delle nostre occupazioni quotidiane, dunque, non è un semplice esercizio culturale. Certo, può

essere bello contemplare uccelli, pesci, anfibi dalle sponde di un lago. L'uomo lo fa dalla notte dei tempi... Può

essere emozionante scoprire l'insospettabile moltitudine di invertebrati che popola i fondali di fiumi e torrenti.

Ci stupiremo, spesso, della varietà e della curiosità di una realtà naturale che abbiamo a portata di mano e

che, per molti aspetti, non ha nulla da invidiare ai famigerati protagonisti dei documentari televisivi sulla

savana africana o sui fiumi del grande Nord.

Ma sarà ancora più importante, da un punto di vista educativo, cogliere l'importanza di questo complesso

mondo di organismi con i quali conviviamo ogni giorno: quelle piccole larve, ad esempio, che vivono sul fondo

del fiume, nascoste ai nostri occhi e all'interesse dei più, e che compiono, giorno per giorno, l'indispensabile

lavoro di depurazione dell'acqua che, più a valle, noi stessi utilizziamo per le mille esigenze della nostra vita.

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L'Adige e le A

cque Lagarine progetto didattico triennale per le scuole secondarie di prim

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6 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

1. L'acqua come ambiente di vita

L'acqua non è solo una sostanza chimica costituita dalla

molecola H2O. La sua ampia diffusione sulla Terra,

principalmente allo stato liquido, ma anche allo stato

gassoso (vapore d'acqua) e allo stato solido (ghiaccio,

neve) è un caso unico tra i corpi celesti che consociamo: è

questo fattore che ha permesso lo sviluppo e il

differenziamento di molte forme di vita sul Pianeta

Azzurro.

L'acqua infatti è il substrato essenziale per lo svolgimento

dei processi biologici; essa entra in tutte le reazioni

biochimiche e costituisce la base essenziale, come

solvente, delle soluzioni fisiologiche. Grazie all'acqua, ad

esempio, le piante assumono dal terreno i sali minerali

indispensabili per la loro crescita. Allo stesso modo l'acqua

è la base fondamentale del sangue, che nell'organismo

degli animali più evoluti permette il trasferimento delle

sostanze nutritive a tutti i distretti del corpo, così come

l'eliminazione degli scarti dell'attività delle cellule di tutti i

tessuti.

L'acqua, d'altra parte, non è solo un composto chimico

capace di svolgere la funzione di solvente universale.

Soprattutto nel suo stato liquido, così abbondantemente

presente sulla crosta terrestre, essa costituisce ambienti

molto particolari, sia francamente acquatici, sia umidi.

Questi rappresentano una parte molto rilevante della

complessiva varietà di ecosistemi che si trovano sul

Pianeta. Anzi, poiché le prime forme di vita si sono

sviluppate ed evolute proprio nell'ambiente acquatico, è

proprio negli oceani e nei mari, e secondariamente nelle

acque interne o continentali (laghi, torrenti, fiumi etc.) che

vivono gran parte delle specie vegetali e animali

conosciute.

Per molti aspetti l'acqua è un mezzo ambiente, cioè un

posto dove vivere, alquanto vantaggioso. Gli organismi

acquatici vivono immersi in una specie di brodo di coltura,

dove la presenza di sostanze nutritive in soluzione

favorisce il loro sviluppo e la loro riproduzione. Questo vale

soprattutto per le acque marine, che oltretutto hanno un

contenuto di sali disciolti molto simile a quello dei fluidi

interni di piante e animali.

In quasi tutti gli ambienti acquatici prospera una miriade di organismi animali e vegetali. Tra le acque ferme (sopra) e le acque correnti (sotto), tuttavia, ci sono grandi differenze dovute proprio alla diversa velocità di ricambio dell'acqua.

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 7 L'A

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allagarina

Anche nei laghi e nei fiumi, d'altra parte, le condizioni sono

spesso molto favorevoli. Se si considera la temperatura, ci

si accorgerà ben presto che in acqua si sta molto meglio che

fuori! Nel fiume, ad esempio, d'estate è più fresco, perché la

capacità termica dell'acqua e il suo ricambio continuo

alimentato da monte mantiene le temperature fresche.

D'inverno, d'altra parte, se l'aria è molto fredda, la superficie

può ghiacciare, ma siccome l'acqua liquida è "più pesante"

del ghiaccio, sotto allo strato solido rimarrà sempre una parte

fluida, ovviamente con temperatura superiore allo zero. Così

se un mammifero terrestre nel corso dell'anno deve sop-

portare un'escursione termica di 40-50 °C (da -10 a +35°C),

un pesce dell'Adige subirà uno sbalzo molto minore pari a

solo 15-20°C (da +2 a + 20°C).

Le acque dolci, in cui la presenza di sali disciolti è

relativamente bassa, sono ambienti un po' più difficili rispetto

alle acque marine, ma molti organismi vegetali e animali, nel

corso dell'evoluzione, si sono adattati a viverci. I maggiori

laghi interni, i fiumi, i torrenti e i rivi di montagna, perfino le

pozze temporanee apparentemente più insignificanti sono

tutti biotopi nei quali diverse categorie di organismi

compiono, in toto o solo in parte, il ciclo vitale nascendo,

nutrendosi, crescendo, moltiplicandosi...

Come gli organismi terrestri, anche quelli acquatici vivono in

un ambiente fluido. Solo che la densità dell'acqua è molto

maggiore di quella dell'aria. Per noi, mammiferi terrestri,

l'attrito esercitato dall'aria sui corpi in movimento è abbastan-

za rilevante: pensate a quando tira il vento, oppure a quando

dobbiamo muoverci con mezzi meccanici (automobile, treno,

motocicletta...) "spostando" l'aria che incontriamo. Per un

pesce, muoversi nell'elemento liquido è ancora più proble-

matico. Vincere l'attrito viscoso esercitato dall'acqua su

qualsiasi corpo in movimento richiede accorgimenti adeguati.

C'è un'ultima caratteristica molto importante dell'acqua, che

condiziona molto i vegetali e gli animali che ci vivono dentro.

La sua densità cambia con la temperatura ed è massima a

4°C. Vuol dire - più semplicemente - che l'acqua quando è a

2°C o a 15°C è più leggera di quando è a 4°C. D'estate, nei

laghi, questo comporta una vera e propria stratificazione

termica. La fase solida, poi, cioè il ghiaccio, è ancora più

leggera e galleggia sopra la fase liquida: se non fosse così i

laghi dei climi freddi e temperato-freddi, d'inverno, gelereb-

bero in tutto il loro volume senza lasciare spazio ai pesci...

È inverno: la superficie del lago è gelata, ma sotto la vita continua, anche se a ritmi minori dell'estate.

Anche nel rivo, sotto il ghiaccio scorre l'acqua.

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1,000

1,001

0 5 10 15 20 25 30 35

TEMPERATURA (°C)

DE

NSI

TÀ (

g/cm

3) 4°C

acqua "pesante"

15°C acqua leggera

25°C acqua molto leggera

L'acqua pesa di più a 4°C e questo ha importan-ti conseguenze sulla vita degli organismi acqua-tici soprattutto nei laghi: d'estate un "tappo" d'acqua calda e leggera impedisce l'ossigena-zione delle acque profonde che diventano in-ospitali per i pesci.

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L'Adige e le A

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8 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

2. Vivere nell'acqua

Come abbiamo visto, l'acqua possiede delle caratteristiche

molto particolari che condizionano gli organismi che ci

vivono.

I vegetali più semplici che popolano i nostri laghi e stagni, ad

esempio, che compongono un gruppo molto ampio ed

eterogeneo di organismi genericamente definiti alghe, sono

per la maggior parte molto piccoli, costituiti da un'unica

cellula, capaci di fluttuare negli strati lacustri superficiali

costituendo il plancton vegetale (o fitoplancton). Questi

organismi hanno bisogno della luce solare per svilupparsi e

moltiplicarsi e per questo possono vivere solo nella zona

superiore del lago, dove la luce è sufficientemente intensa da

consentire la fotosintesi clorofilliana.

Se consideriamo organismi molto più complessi, come i

componenti del plancton animale (o zooplancton), potremo

osservare che molti di loro hanno una forma corporea

complessa, ricca di appendici e strutture che hanno la

funzione di "sostenerli" e non farli affondare, favorendo i loro

piccoli movimenti verso l'alto. Anche questo è il risultato

dell'adattamento al loro ambiente di vita e al loro modo di

procacciarsi il cibo: dovendo catturare le piccole alghe

unicellulari sospese nell'acqua, o cacciando attivamente altri

invertebrati del plancton, anch'essi hanno la necessità di

contrastare la caduta verso il fondo, mantenendosi negli

strati alti del lago.

Ora provate a pensare a un pesce lacustre, ad esempio una

scardola, che deve muoversi nuotando rapidamente

nell'acqua ferma per sfuggire a un predatore; o, a maggior

ragione, mettetevi nei panni di un pesce di torrente, ad

esempio una trota, che deve vincere la corrente nuotando

continuamente verso monte per evitare di essere trascinato a

valle. Se osservate la sagoma di questi abili nuotatori,

riconoscerete subito il loro corpo fusiforme, caratterizzato

da una silhouette allungata, rastremata verso la coda e verso

la testa, un po' come la carena di una barca o la forma di un

sommergibile. Quella è la forma idrodinamica per defini-

zione, che infatti l'uomo "copia" ai pesci da millenni per

muoversi più agevolmente navigando dentro l'acqua.

La vescica gassosa è un altro ingegnoso espediente per

stare "in equilibrio" nell'acqua senza dover fare nessuno

Le lunghe appendici della Leptodora (sopra) e del Cyclops (sotto) sono tipici adattamenti dello zooplancton: servono a "nuotare" e a filtrare l'acqua.

Le trote devono nuotare per non essere trascinate a valle dalla corrente del fiume.

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allagarina

sforzo: si tratta di una specie di palloncino che può essere

gonfiato o sgonfiato a seconda che il pesce abbia l'esigenza

di stare in prossimità della superficie oppure in profondità.

I pesci, poi, per rendere ancora più efficace il loro

movimento, usano le pinne e hanno la pelle ricoperta da un

lubrificante prodotto costantemente dalla pelle. Questa

pellicola mucosa viscida serve, oltreché per proteggere dai

piccoli parassiti esterni, anche per favorire lo "scivolamento"

dentro l'acqua o tra gli ostacoli sommersi.

Per respirare, infine, gli animali strettamente acquatici,

come molti crostacei, tutti i pesci, ma anche le forme larvali

di tanti insetti, le larve degli anfibi e molti altri utilizzano le

branchie. Questi organi respiratori, che hanno la medesima

funzione che hanno per noi i polmoni, permettono di estrarre

dall'acqua l'ossigeno disciolto. Questo è un gas

indispensabile per la vita degli organismi a respirazione

aerea (aerobi) e nell'acqua non è sempre disponibile in

abbondanza. Per questo, si dice che l'ossigeno disciolto è un

fattore limitante per la presenza delle specie. D'estate, ad

esempio, nelle profondità lacustri l'ossigeno scarseggia e i

pesci sono costretti a spostarsi verso la superficie.

Come si vede, la vita sommersa richiede molti accorgimenti

che gli organismi acquatici hanno acquisito nel corso del

lungo e sorprendente processo dell'evoluzione attraverso

l'adattamento biologico, che oggi ci permette di contare

moltissime forme di vita, anche assai diverse tra loro, le quali

popolano laghi, stagni, rivi, torrenti e fiumi, costituendo la

ricchezza di biodiversità del nostro territorio.

La pelle di una scardola, ricoperta di scaglie e di muco protettivo e lubrificante.

Vescica gassosa di un ciprinide.

Apparato branchiale di un luccio.

L'insieme delle pinne dà ai pesci una grande agilità nel nuoto (nella foto, un vairone).

pinna

caudale

pinna

dorsale

pinne pettorali

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10 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

3. La catena trofica e la piramide alimentare

Il lago e il fiume, dunque, non sono solo raccolte d'acqua. Sono dei veri e propri ecosistemi, dove vivono

numerosi organismi che nel loro insieme formano delle comunità biologiche, o biocenosi. Ciò significa che,

come ogni ecosistema, anche laghi, fiumi e torrenti non sono solo un insieme di acqua, rive, vegetali e

animali: quello che li caratterizza e li distingue è anche il complesso delle relazioni tra piante e ambiente

acquatico, tra animali e piante, tra decompositori e altri esseri viventi...

Così la pulce d'acqua, nello stagno, si nutre di alghe microscopiche, ma a sua volta viene mangiata da

predatori come la larva del moscerino fantasma. Questo, poi, finisce spesso tra le fauci di qualche pesce

planctofago, il quale a sua volta può diventare preda del luccio che, infine, frequentemente viene catturato dal

cormorano o dall'esca del pescatore.

Nel torrente, allo stesso modo, una miriade di invertebrati che popola il fondale, mangiandosi i resti della

sostanza organica trasportata verso valle dalla corrente, è la principale fonte di cibo per altri invertebrati

predatori, come il gambero d'acqua dolce, oppure per i pesci carnivori come le trote e i temoli. Questi, a loro

volta, possono finire nel becco di un airone cinerino o tra i denti di una biscia d'acqua...

L'insieme dei processi che riguardano il trasferimento di materia e di energia

dentro l'ecosistema, come appunto l'utilizzo del nutrimento

da parte degli organismi viventi, formano complessivamente

la cosiddetta rete trofica o, con una immagine

più semplice, la catena alimentare.

Questo concetto fondamentale dell'ecologia ci spiega

come tutti i componenti dell'ambiente, viventi e non viventi,

sono legati tra loro come gli anelli di una catena (o come le

maglie di una rete): la sopravvivenza, lo sviluppo,

la propagazione nel tempo e nello spazio di ogni

categoria di organismi dipende da tutti gli altri che con essi coesistono.

Ovviamente i ruoli dei diversi tipi di esseri viventi che si trovano nel lago o

nel fiume sono diversi. C'è chi sfrutta i sali minerali presenti nell'acqua e l'anidride

cabronica producendo sostanza organica grazie alla luce del sole (produttori, come le alghe e le piante

acquatiche), mentre altri consumano a diversi livelli la sostanza prodotta dai primi (consumatori).

Quelli che si cibano direttamente dei vegetali sono consumatori primari, mentre quelli carnivori, che mangiano

altri organismi consumatori, sono consumatori secondari e così via. Poiché, per le leggi della fisica

termodinamica, è impossibile che tutta l'energia contenuta nel cibo venga trasformata in materia vivente,

osserviamo che i livelli più bassi della rete trofica (produttori) sono sempre più abbondanti, in peso

complessivo (biomassa) di quelli superiori (consumatori primari, secondari, terziari...).

Così nel lago, come in una foresta o in qualsiasi altro ecosistema chiuso, possiamo descrivere una vera e

propria piramide alimentare: nel loro insieme le alghe di uno stagno sono molte di più (in peso) delle

scardole che se ne cibano e a loro volta queste sono molte di più (in peso totale) dei pesci ittiofagi come il

luccio, che le utilizzano come prede.

I saprofagi e i decompositori (funghi, batteri etc.), infine, sono molto numerosi dove abbonda la sostanza

organica morta, che utilizzano per il proprio nutrimento trasformandola o riducendola nuovamente a sostanza

inorganica e dunque a sali minerali.

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allagarina

TORRENTE: UNA PIRAMIDE SENZA BASE? Mentre nel lago la piramide alimentare appare "perfetta", nel fiume e nel torrente c'è un apparente paradosso: i produttori (vegetali che producono la sostanza organica attraverso la fotosintesi clorofilliana) sono molti meno, in peso, dei consumatori. La risposta a questo enigma sta nel fatto che nel corso d'acqua gran parte del nutrimento proviene dall'esterno, dall'ambiente terrestre, sotto forma di detrito trasportato a valle dall'acqua.

CONSUMATORI PRIMARI

CONSUMATORI TERZIARI

CONSUMATORI SECONDARI

PRODUTTORI AUTOTROFI

CONSUMATORI PRIMARI

CONSUMATORI TERZIARI

CONSUMATORI SECONDARI

PRODUTTORI AUTOTROFI

DETRITI ORGANICI

TRASPORTATI DALL'ACQUA

LAGO

TORRENTE

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12 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

4. La catena alimentare nel lago

Se ci "affacciamo" alla sponda di un lago o di uno stagno abbiamo modo di osservare, o almeno di

immaginare, numerosi organismi che vivono dentro l'acqua. In realtà molti non li vedremo affatto, ma potremo

intuire la loro presenza da alcuni indicatori. Le microscopiche alghe del plancton, ad esempio, non le

vediamo, ma quando in primavera e in estate la torbidità dell'acqua aumenta progressivamente e il colore

cambia virando verso il verde o il marrone, avremo una chiara idea del rapido sviluppo del plancton, che

aumenta la sua densità grazie all'incremento stagionale della temperatura e della luce.

Altri organismi sarà più facile individuarli. I pesci, ad esempio, e soprattutto alcune specie e in certi periodi, si

muovono frequentemente in prossimità della superficie o nella fascia costiera e non ci sarà difficile vederli

anche a occhio nudo.

Una volta individuata la presenza di vegetali e animali acquatici, però, ci viene spontanea un'altra domanda:

di che cosa vivono questi organismi? Di che cosa si nutrono? Lo schema della rete trofica ci dà molte

risposte. Innanzitutto dovremo tenere presente che gli animali strettamente acquatici, cioè vincolati all'acqua

in tutte le fasi della loro vita, trovano la maggior parte del

proprio nutrimento direttamente nel lago.

Al primo posto individueremo i produttori, cioè gli organismi

vegetali che attraverso la fotosintesi clorofilliana trasformano i

sali minerali (soprattutto i sali dell'azoto e del fosforo) e

l'anidride carbonica in sostanza organica vivente. Questi,

poi, e in particolare i più numerosi, cioè le alghe unicellulari

del fitoplancton, sono la fonte di cibo di un grande gruppo di

organismi animali (per lo più crostacei e rotiferi), anch'essi

microscopici, che costituiscono parte dello zooplancton

(consumatori primari). Le alghe filamentose, così come le

piante che crescono sui fondali bassi della fascia costiera,

vengono "brucate" da molluschi, pesci erbivori, larve

acquatiche di insetti etc., che per questo vanno considerati

anch'essi consumatori primari, come le mucche che

pascolano in una prateria alpina.

Altri animali di piccole dimensioni, tra cui abbondano i

crostacei (Copepodi, Cladoceri, Ostracodi etc.), ma anche

certe larve di insetti e molluschi, sono predatori planctonici

(cioè sospesi e fluttuanti nell'acqua), e si cibano di altri

animali del plancton (consumatori secondari). Di questi,

peraltro, si nutrono spesso, in una o più fasi della loro vita,

anche molte specie di pesci planctofagi.

Al vertice della piramide alimentare troviamo, infine, i

predatori più specializzati, come i pesci carnivori, i crostacei,

le larve carnivore che popolano i fondali (consumatori

terziari). Ci sono anche alcuni predatori che dall'esterno

sfruttano la produzione del lago, cibandosi degli animali che

I produttori presenti nei laghi, negli stagni e nelle paludi non sono costituiti solo dalle piante sommerse o parzialmente sommerse. La maggior parte degli organismi autotrofi, che costituiscono il primo anello della catena alimentare, sono minuscole alghe che fluttuano numerosissime nell'acqua utilizzando l'energia solare e i sali minerali per produrre sostanza organica e ossigeno. Sono troppo piccole per essere viste a occhio nudo, ma quando "fioriscono" rendono l'acqua più torbida e le fanno assumere colorazioni che vanno dal rossastro, al bruno scuro, al verde oliva.

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 13 L'A

dige e le Acque Lagarine

progetto didattico triennale per le scuole secondarie di primo grado della V

allagarina

lo popolano: sono bisce d'acqua, testuggini palustri, uccelli ittiofagi (cormorani, aironi, svassi etc.), l'uomo

stesso attraverso la pesca.

Il ruolo dei decompositori, infine, è quello di raccogliere i resti degli organismi morti dentro il lago e depositati

sul fondale, trasformandoli nuovamente in sostanza inorganica, e dunque in sali minerali disciolti nell'acqua.

Come si vede, il trasferimento del nutrimento da un livello all'altro della rete trofica del lago si può considerare

ciclico, e per questo il lago si definisce come un ecosistema chiuso: la maggior parte del nutrimento circola

sempre all'interno dell'ambiente lacustre dove si trasforma passando attraverso la catena alimentare.

ARIAARIAARIAARIA

ACQUAACQUAACQUAACQUA

sali minerali

COMPOSTI AZOTATI E FOSFATI

composti azotati e

fosfati

energia

solare predatori terrestri

saprofagi e decompositori

produttori

autotrofi

carnivori e parassiti

nutrienti esterni

ipercarnivori

erbivori e

planctofagi

consumatori primari

Schema semplificato della rete trofica di un lago tipico.

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o grado della Vallagarina

14 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

5. Gli abitatori dei laghi

In Vallagarina i laghi sono pochi: la sua struttura orografica la rende abbastanza ricca di ambienti d'acqua

corrente, ma povera di ambienti d'acqua ferma propriamente detti.

Oltre a diversi stagni naturali (come il Lago di Cei) ed ecosistemi palustri (Taio di Nomi, Palù di Borghetto

etc.), ci sono però molti "nuovi" ambienti lacustri, nati dalle modificazioni del territorio ad opera dell'uomo.

Se da un alto è scomparso il più importante lago naturale che si estendeva fino alla metà del secolo scorso

nei pressi del Passo San Giovanni (Lago di Loppio), sono diversi i bacini idroelettrici formati da dighe e

sbarramenti artificiali (Speccheri, Busa e S. Colombano in Vallarsa, Stedileri in Valle di Terragnolo, Prà da

Stua nella valle dell'Aviana).

Questi ultimi, per la verità, non sono particolarmente ospitali per la vegetazione e la fauna tipica dei laghi: il

rapido ricambio dell'acqua, che viene raccolta e poi fatta defluire per produrre energia elettrica, non favorisce

lo sviluppo del plancton e dunque la biocenosi assomiglia più a quella di un fiume che a quella di un lago.

Negli stagni e nelle aree palustri, invece, abbondano la vegetazione e fauna acquatica.

Il plancton vegetale, che si sviluppa soprattutto durante la primavera e l'estate, fino all'autunno, è composto

soprattutto da alghe azzurre (oggi classificate, più correttamente, come Cianobatteri), alghe verdi (Clorofite),

brune (Feofite) e rosse (Rodofite) e diatomee (Crisofite). Sono organismi unicellulari, visibili solo al

microscopio, che in alcuni casi possono formare colonie dalla forma generalmente filamentosa o ramificata.

Il plancton animale raggiunge la sua massima densità nella stagione calda, quando l'abbondanza di alghe

fornisce il nutrimento alimentando tutto lo stagno. Lo zooplancton è composto da organismi molto diversi tra

loro, tra i quali prevalgono, tuttavia, i crostacei appartenenti ai due grandi gruppi delle pulci d'acqua

(Cladoceri) e dei Copepodi. Insieme a questi sono frequenti i rotiferi, animali microscopici di forma molto

varia, caratterizzati dalla presenza di ciglia che favoriscono la cattura degli altri organismi planctonici.

Nel plancton compaiono spesso anche insetti e molluschi che, in qualche fase del loro ciclo larvale,

fluttuano a mezz'acqua (larve di molluschi bivalvi come l'Anodonta, larve predatrici come i Chaoboridi etc.).

Compongono lo zoobenthos, invece, vivendo a contatto con il fondale lacustre, molte larve di insetti

(moscerini Chironomidi, libellule, coleotteri acquatici), certi coleotteri adulti (come il Ditisco marginato), ma

anche gli adulti di molluschi bivalvi come gli Unionidi e gli Sferidi, o di gasteropodi come le lumache di

stagno (Linneidi) e i crostacei isopodi come l'Asello o i decapodi più grandi come il Gambero d'acqua dolce.

Ci sono, infine, i pesci. Le numerose specie che popolano il lago e lo stagno hanno ognuna la propria nicchia.

Il loro ruolo dentro l'ecosistema lacustre è fondamentale per l'equilibrio ecologico. La Carpa, la Tinca, la

Scardola e il Triotto sono ciprinidi erbivori e detritivori che non disdegnano di tanto in tanto i cibi di origine

animale; il Ghiozzo padano e il Persico sole sono carnivori che si nutrono principalmente di invertebrati di

fondo; il Pesce persico e il Luccio sono predatori superiori, che cacciano principalmente altri pesci svolgendo

un'importante azione di controllo e selezione attraverso l'eliminazione dei soggetti malati e più deboli.

Tra gli animali non strettamente acquatici, che frequentano però costantemente le acque ferme, sono

frequenti le bisce d'acqua, i tritoni, diverse specie di rane e rospi, e molti uccelli che qui vivono

permanentemente o che si fermano solo in un periodo stagionale (uccelli svernanti e di passo).

Tra le specie animali del popolamento lacustre ce ne sono alcune esotiche: la loro presenza è dovuta

all'introduzione da parte dell'uomo in tempi antichi (come nel caso della Carpa) o in tempi più recenti (come

nel caso della Tartaruga americana dalle orecchie rosse). In molti casi queste specie introdotte non riescono a

insediarsi stabilmente, ma spesso provocano danni seri alle popolazioni indigene.

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 15 L'A

dige e le Acque Lagarine

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allagarina

Ninfea bianca (Lago di Cei)

Zooplancton: pulce d'acqua (Daphnia) e Cyclops

Zoobenthos: larve di moscerino (Chironomus)

Chironomide adulto dopo la schiusa sulla superficie

VE

GE

TA

LI E

AN

IMA

LI D

EL

LE

AC

QU

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ER

ME

LA

GH

I E S

TA

GN

I

Gasteropode del genere Lymnaea (Stagni di Isera)

Libellula scarlatta: maschio adulto (Lago di Loppio)

Le scardole (ciprinidi) vivono numerose negli stagni

Rospo comune (Lago di Cei)

Daphnia Cyclops

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16 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

6. La catena alimentare nel fiume e nel torrente

Se - come abbiamo visto - il lago costituisce un "ecosistema chiuso", gli ambienti di acqua corrente, e

soprattutto quelli a corrente veloce come i rivi, i torrenti e i fiumi alpini e prealpini, sono invece ecosistemi

aperti. Nei corsi d'acqua, infatti, il plancton è del tutto assente o - se c'è - è molto scarso. Manca, insomma,

quello che nel lago è il primo anello della catena alimentare.

Se però, come abbiamo fatto per il lago, ci affacciamo alle sponde di un torrente, ci accorgeremo che molti

organismi popolano le sue acque e i suoi fondali. Vedremo guizzare qualche trota e, sollevando una pietra del

fondo, scopriremo una miriade di piccoli invertebrati di forme e dimensioni varie e sorprendenti.

Poniamoci di nuovo, ora, quella domanda fondamentale: come vivono questi animali acquatici?

Di che cosa si nutrono?

Vedremo che è proprio qui che il torrente è molto differente dal lago, perché il nutrimento all'origine della

catena alimentare non viene prodotto dentro l'ambiente acquatico, ma proviene da fuori. Osservando il

fondale del corso d'acqua, infatti, non è difficile scorgere, soprattutto nelle zone dove l'acqua rallenta la sua

corsa verso valle, cumuli di detriti organici,

come ramoscelli, fogliame, humus. Questo

materiale non viene dal torrente, ma

piuttosto dal territorio che sta tutt'intorno.

Sono le acque ruscellanti sul suolo che,

particolarmente durante le piogge intense,

strappano all'impluvio (cioè al territorio

che riversa l'acqua in quel corso d'acqua)

gli scarti e i resti degli organismi vegetali e

animali che ci vivono.

Questa sostanza organica morta di

origine esterna all'ambiente acquatico è il

cibo principale di quel numerosissimo

gruppo di animali invertebrati che vivono

sul fondo e che hanno dimensioni

generalmente visibili (maggiori di 0,5 cm):

sono i macroinvertebrati bentonici.

Nel torrente, dunque, non ci sono dei

produttori della sostanza organica o - se ci

sono - non sono molti (sono, ad esempio, i

vegetali che vivono attaccati come le

alghe epilitiche). Il primo anello della

catena alimentare, insomma, è all'esterno

dell'ambiente acquatico e i primi organismi

francamente acquatici che lo popolano

(larve di insetti, crostacei, molluschi,

anellidi etc.), sono consumatori primari,

nutrendosi in molti modi diversi del detrito

Se osserviamo il fondale di un torrente, soprattutto dove l'acqua rallenta la sua corsa formando pozze e buche con la corrente più lenta, vedremo che sul fondale sono depositati ramoscelli, cortecce, foglie, humus. Tutti questi detriti, trasportati a valle dalla corrente, vengono dall'esterno dell'ambiente acquatico e sono la principale fonte di cibo per gli organismi acquatici e particolarmente per gli invertebrati bentonici.

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 17 L'A

dige e le Acque Lagarine

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allagarina

organico trasportato dall'acqua. A loro volta, poi, questi detritivori sono la fonte di cibo principale per altri

invertebrati che, comportandosi da predatori, sono da considerare consumatori secondari. Al vertice della

piramide alimentare troviamo, anche nel caso del fiume e del torrente, i pesci predatori, come le trote, anche

se, come nel lago, diversi animali terrestri o anfibi approfittano, dall'esterno, della produzione del corso

d'acqua: è il caso, ad esempio, dell'Airone cenerino, del Cormorano, del Merlo acquaiolo, della Biscia

tassellata, nonché dell'uomo pescatore.

Schema semplificato della rete trofica di un tipico corso d'acqua alpino.

ARIAARIAARIAARIA

ACQUAACQUAACQUAACQUA

sali minerali

composti azotati e

fosfati

ipercarnivori

nutrienti alloctoni

detriti detriti organici

provenienti dal territorio circostante e trascinati a valle dalla

corrente

saprofagi e decompositori

erbivori

predatori

terrestri

produttori

carnivori

invertebrati detritivori

tagliuzzatori raschiatori raccoglitori

filtratori

insetti con fase adulta

aerea

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18 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

7. Gli abitatori del torrente e del fiume

Se nell'ambiente lacustre - come abbiamo già visto - i minuscoli organismi del plancton vegetale sono

abbondanti e talora abbondantissimi, nel fiume e nel torrente sono invece una rarità. Solo negli emissari dei

laghi e nei fiumi di pianura, nelle anse più lente, è presente una piccola quantità di alghe planctoniche e per lo

stesso motivo è molto raro anche il plancton animale.

Osservando i ciottoli del fondo, tuttavia, noteremo la presenza di una specie di pàtina di colore bruno o

verdastro, che in alcuni casi sarà particolarmente spessa e talvolta addirittura filamentosa. Anche queste sono

alghe, che però vivono attaccate ai substrati duri (pietre, roccia, ciottoli, legni sommersi) e per questo sono

definite perifiton: sono costituite principalmente da diatomee e alghe verdi filamentose. Nelle acque di

risorgiva, o in certi tratti del corso d'acqua nel fondovalle, poi, noteremo anche delle altre piante sommerse,

che raggiungono la superficie solo durante la fioritura: sono il ranuncolo d'acqua, il crescione e poche altre

che riescono a resistere alla forza della corrente rimanendo saldamente ancorate al fondo.

I vegetali acquatici, tuttavia, hanno un ruolo marginale nel corso d'acqua.

I veri protagonisti del torrente e del fiume, invece, sono i numerosissimi componenti del macrozoobenthos:

invertebrati di mille forme diverse che si nutrono, ognuno a suo modo, del detrito trasportato verso valle dalla

corrente. La maggior parte sono larve acquatiche di insetti che, da adulti, sono destinati a uscire

dall'ambiente acquatico trasformandosi, spesso per un brevissimo tempo, in animali terrestri o, meglio, aerei.

Le loro larve vivono anche per molti mesi sul fondale del corso d'acqua, sotto i ciottoli, attaccati alle pietre,

infilati negli interstizi. L'ambiente è "comodo" e li fornisce di molto cibo. Solo la fase riproduttiva li spinge,

attraverso la metamorfosi dalle fasi larvali a quella adulta, ad uscire dall'acqua compiendo la riproduzione

attraverso l'accoppiamento e la successiva deposizione della uova sul pelo dell'acqua. Alcuni gruppi di insetti,

come certi coleotteri, compiono tutta la loro vita nell'ambiente acquatico, dalla fase larvale a quella adulta.

Tra gli invertebrati bentonici, però, ci sono anche molti altri animali: crostacei di piccole dimensioni come i

gammaridi, grandi crostacei dell'ordine dei decapodi (il Gambero d'acqua dolce), anellidi come le

sanguisughe e i lombrichi d'acqua, molluschi (soprattutto gasteropodi), vermi piatti come le planarie e

numerosi altri gruppi minori.

La varietà dei pesci dei corsi d'acqua è decisamente minore rispetto a quella dei laghi. Soprattutto nei rivi e

nei torrenti montani sono molto poche le specie ittiche capaci di vivere in condizioni estreme di temperatura, di

turbolenza e di velocità di corrente. Tra queste a dominare i popolamenti ittici è spesso la Trota fario. Più a

valle, dove il torrente è più ampio, ricco di nutrimento e di rifugi con acque più lente, sono sempre i Salmonidi i

pesci più tipici, ma alla trota fario si sostituisce la Trota marmorata, alla quale si affiancano spesso altre

specie come lo Scazzone, la Sanguinerola, il Barbo canino. È nel fiume pedemontano, tuttavia, che con la

Trota marmorata, la vera regina delle acque alpine di fondovalle, convive il maggior numero di specie: il

Temolo, il Barbo comune, il Cavedano, il Vairone, la Lampreda padana, oltre alle specie già citate sopra.

Intorno al torrente e al fiume, infine, gravitano molti animali che trovano in acqua il loro cibo o importanti siti di

rifugio e di riproduzione. Sono uccelli stanziali, come il Merlo acquaiolo, diverse anatre, la Gallinella d'acqua,

oppure uccelli svernanti, come il Cormorano. Ci sono specie, come il Piro piro piccolo, che sfruttano le rive

per la deposizione delle uova. Anche le bisce d'acqua, e particolarmente la Biscia tassellata, sono molto

diffuse lungo i corsi d'acqua lagarini. Diversi anfibi, in ultimo, scendono dal territorio circostante nelle zone più

lente del fiume e dei torrenti, oppure nei piccoli ruscelli delle vallate laterali, per la deposizione delle uova: qui

i girini di rane, rospi e salamandre si sviluppano fino alla metamorfosi che li farà tornare alla vita terrestre.

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 19 L'A

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allagarina

Ranuncolo d'acqua (T. Leno)

Zoobenthos: larva piatta di effimera (Ecdyonurus)

Effimera adulta appena schiusa in riva al torrente

Il gambero di fiume vive nei torrenti e nelle risorgive

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Trote fario, tipiche abitatrici dei rivi e dei torrenti

La Salamandra pezzata depone le uova nei ruscelli

Biscia tassellata (Fiume Adige)

Il Cormorano sverna lungo le rive dell'Adige

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20 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

8. Invertebrati bentonici e autodepurazione

Come abbiamo visto i macroinvertebrati bentonici sono un

complesso gruppo di organismi, anche molto diversi tra loro,

che mostrano come caratteristiche comuni uno spiccato

adattamento alla vita a contatto con i fondali dei fiumi e dei

torrenti e dimensioni non microscopiche, generalmente

superiori a 1 mm. Tra di essi prevalgono le larve di numerosi

ordini di insetti (Plecotteri, Efemerotteri, Tricotteri, Ditteri etc.),

ma ci sono anche crostacei, molluschi, anellidi, platelminti,

nematodi e altri gruppi minori di invertebrati. Pur essendo

presenti e abbondantemente diffusi, gli organismi invertebrati

microscopici, le alghe, i vegetali macrofitici e gli stessi

decompositori hanno un ruolo e un peso, dentro il corso

d'acqua, senz’altro molto inferiore rispetto a quello dei

macroinvertebrati bentonici.

Nello svolgimento della loro attività biologica, infatti, la fauna

macrobentonica attinge per il proprio nutrimento all’ab-

bondante detrito organico proveniente dall'intero bacino

imbrifero e trasportato verso valle dal corso d’acqua,

provocandone il progressivo disfacimento. Ogni gruppo di

questi animali acquatici usufruisce di parti differenti del detrito

organico e con modalità differenti: perciò si distinguono, ad

esempio, macroraccoglitori, tagliuzzatori, macrofiltratori,

raccoglitori, microraschiatori, microfiltratori a seconda delle

dimensioni delle particelle di detrito di cui si nutrono e delle

modalità di alimentazione.

La grande diversità biologica delle comunità macro-

zoobentoniche naturali, cioè la grande varietà di organismi

differenti presenti sui fondali di fiumi e torrenti, è resa possibile

dalla grande diversità microambientale tipica dei corsi

d’acqua alpini. Ci sono, infatti, larve di insetti che vivono in

piena corrente aderendo con ventose e unghioni alle pietre;

altre se ne stanno esclusivamente sui tratti di fondale ciottolosi

e privi di limo; altri invertebrati vivono infossati nella sabbia e

nel fango delle zone con corrente più lenta...

Se non ci fossero questi animali che consumano e "riciclano" i

detriti raccolti dalle acque e trasportati a valle dalla corrente, la

grande quantità di sostanza organica presente andrebbe

incontro alla decomposizione, con conseguenti fenomeni,

anche molto rilevanti, di inquinamento organico delle acque.

L'acqua a valle sarebbe inquinata, ricca di nutrienti e favo-

Larva di efemerottero (Eptagenidi).

Larva di tricottero con astuccio (portalegna).

Larva di tricottero senza astuccio.

Dittero chironomide.

Dittero simulide.

Crostaceo gammaride.

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 21 L'A

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allagarina

rirebbe lo sviluppo di batteri e alghe filamentose. Anche per i

molti usi che ne fa l'uomo quest'acqua risulterebbe inservibile

o difficilmente utilizzabile.

Per questo si dice che, grazie alla continua attività biologica

di questa varia e diversificata categoria di organismi di fondo,

si compie la autodepurazione organica dei corsi d’acqua.

Ancora oggi, nonostante il progresso tecnologico nei sistemi

di trattamento delle acque inquinate, non esiste un sistema

artificiale capace di eguagliare questo straordinario lavoro di

depurazione che le comunità di organismi dei fondali sono in

grado di compiere, alla sola condizione che l'ambiente man-

tenga le sue caratteristiche naturali.

CHE COSA C'È SUL FONDO DEL FIUME? Questa immagine mostra il materiale raccolto immergendo un retino a maglie sottili nelle acque del Fiume Adige e smuovendo il fondale immediatamente a monte. La corrente d'acqua ha trasportato nella nostra trappola molti materiali diversi: c'è qualche pietruzza, pochi vegetali, abbondano i resti organici (ramoscelli, foglie morte, detriti vari) e poi, a ben guardare, il nostro campione è ricco di organismi invertebrati di varia forma e struttura...

... è questo complesso di organismi che, attraverso la sua continua attività biologica, consuma i detriti organici raccolti dalle acque sul territorio del bacino imbrifero e trasportate a valle lungo gli alvei di rivi, torrenti e fiumi. Riciclando questa materia organica e utilizzandola per il proprio nutrimento, gli invertebrati dei fondali evitano l'inquinamento dell'acqua e la trasformano in una preziosa fonte di cibo per pesci, uccelli acquatici, anfibi... Insomma, quello che era un rifiuto del territorio, nel fiume si trasforma, grazie alla catena alimentare, in una miriade di invertebrati e, poi, in pesci.

ramoscello

sanguisuga

Fontinalis antipyraetica

astuccio tubulare di

larva di tricottero

larva di effimera Baetis

larva piatta di effimera (ecdionuro)

larva di tricottero (riacofila)

larva piatta di effimera (ecdionuro)

foglie morte

crostacei anfipodi

Gammarus

larva di tricottero

con astuccio

larva di plecottero (Leuctra)

alghe

larva di dittero (Tipula)

larva di tricottero (riacofila)

ramoscello

Le larve dei plecotteri, come queste perle (Perla grandis), sono generalmente molto sensibili all'inquinamento e scompaiono dal torrente quando l'ambiente è inquinato o alterato.

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22 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

9. La vegetazione delle rive Studiando un po' il fiume e il torrente abbiamo capito che si

tratta di ecosistemi complessi, fatti di molte componenti e

condizionati da molti fattori. Sono sistemi dinamici, che

cambiano continuamente per effetto dei processi fisici e

biologici che lo coinvolgono. Sappiamo, ad esempio, che

l'acqua che scorre in un punto dell'alveo viene da un percorso

talvolta molto lungo e, in ultimo, dipende dal ciclo dell'acqua.

Abbiamo capito anche che il corso d'acqua non è isolato dal

territorio che attraversa, ma ha con esso un rapporto stretto,

perché è proprio il suo bacino imbrifero che lo rifornisce conti-

nuamente d'acqua e di materiali inerti e di detriti organici.

Ora ci risulta più facile comprendere anche l'importanza delle

zone del territorio più vicine al fiume o al torrente, cioè le

sponde e, in senso un po' più ampio, le rive.

Le confluenze dei tributari sono certamente punti importanti per

il fiume, che qui riceve l'apporto di porzioni più o meno grandi

del bacino imbrifero. Non sono meno importanti, tuttavia, le rive

che costituiscono la fascia di passaggio tra l'ambiente terre-

stre e l'ambiente acquatico per chilometri e chilometri. Se

guardiamo un corso d'acqua naturale, ne riconosceremo facil-

mente una caratteristica importante: per un'ampiezza variabile

e legata alla conformazione del fondovalle, le rive sono

occupate da una vegetazione riparia particolare, fatta di alberi

e arbusti, tra i quali dominano salici, ontàni e pioppi. Si tratta di

piante che amano i terreni umidi e hanno generalmente una

grande resistenza alla forza della corrente. Si sono adattate a

crescere, infatti, nella parte più esterna degli alvei fluviali, dove

le piene periodiche del corso d'acqua mettono a dura prova la

tenuta delle radici e dei fusti delle piante.

Ma perché ci interessa questa vegetazione? Ebbene essa, oltre

a fornire importanti ambienti di insediamento, rifugio, alimenta-

zione, nidificazione a molte specie animali, costituisce un'im-

portante fascia filtro tra terra e fiume. Attraverso le radici, che

contribuiscono anche al consolidamento delle sponde, salici e

ontani sono capaci di assorbire buona parte di ciò che viene

dilavato del territorio circostante, che porta con sé sostanze

inquinanti di molti tipi, a partire dai nutrienti di origine naturale

o agricola, che provocherebbero l'inquinamento organico

dell'acqua. Gli alberi delle rive in parte li assimilano e in parte li

rilasciano nell'atmosfera come azoto gassoso del tutto innocuo.

In un corso d'acqua in condizioni naturali come il T. Leno di Terragnolo le rive sono per lunghi tratti occupate da una vegetazione caratteristica, costituita da alberi e arbusti che "filtrano" l'acqua che arriva torrente.

Grazie a uno sviluppato apparato radicale e alla flessibilità dei loro rami i salici resistono alla forza dell'acqua e rinforzano le sponde.

I composti dell'azoto vengono riciclati dalla fascia riparia, che ne favorisce anche il rila-scio sotto forma di azoto atmosferico.

campagna

fiume

sali d'azoto

azoto gassoso

FASCIA RIPARIA VEGETATA

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 23 L'A

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allagarina

10. Quando il fiume è inquinato

Tutte le funzioni ecologiche del corso d'acqua che abbiamo

descritto (costituzione di habitat delle specie acquatiche,

produzione di invertebrati e di pesci, riciclaggio del detrito

organico trasportato a valle, autodepurazione, filtraggio dei

nutrienti provenienti dalle campagne tramite la vegetazione

riparia etc.) avvengono solo in un ambiente con

caratteristiche naturali e in piena salute. Se il fiume o il

torrente perde la sua conformazione naturale quei processi

vengono inevitabilmente compromessi, almeno in parte.

Normalmente, quando pensiamo a un ambiente alterato per

effetto dell'azione dell'uomo, la prima immagine che ci viene in

mente è quella di uno scarico d'acqua sporca che finisce

dentro il fiume. L'inquinamento, in senso più ampio, ha però

molte facce e non sempre si vede così facilmente.

Gli scarichi di origine industriale o civile, quando non sono

adeguatamente depurati, sono certamente una causa

importante di alterazione. L'immissione di sostanze chimiche

di sintesi può avere gravi effetti sulla fauna e sulla salute

generale dell'ambiente acquatico, anche quando non si vede.

Lo scarico di reflui delle fognature o di stalle e stabilimenti

zootecnici non depurati, d'altra parte, provoca spesso fenome-

ni di eutrofizzazione, perché immette un eccesso di sostanza

organica nel corso d'acqua, che non è in grado di "digerirla".

Non sono meno gravi, d'altra parte, l'artificializzazione

dell'alveo e delle sponde del fiume: poiché un certo carico

organico arriva sempre al corso d'acqua, non solo attraverso i

nostri scarichi, l'ecosistema deve poterlo riciclare attraverso

l'azione degli organismi acquatici e delle rive. Laddove le

sponde e/o l'alveo siano stati regolarizzati, semplificati,

rettificati, cementati vengono a mancare le condizioni per

l'insediamento di molti di quegli organismi, e dunque viene

compromessa la stessa autodepurazione. Il peggioramento

della qualità dell'acqua, l'impossibilità di utilizzarla per diversi

scopi (potabile etc.), la scomparsa dei pesci, il degrado del

paesaggio sono spesso le conseguenze di quegli interventi.

Anche la derivazione delle acque oltre il limite di tolleranza

dell'ambiente (fino al caso limite del prosciugamento totale) è

un'altra causa frequente di degrado degli ambienti acquatici,

che spesso, soprattutto in passato, ha interessato significativi

tratti del reticolo idrografico della Vallagarina.

L'immissione di scarichi inquinanti non depu-rati è la più evidente (ma non l'unica) causa di degrado dei corsi d'acqua.

Un alveo incanalato e cementificato non può più svolgere i processi di autodepurazione.

I prelievi idrici, se sono eccessivi, possono compromettere le funzioni del fiume.

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L'Adige e le A

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o grado della Vallagarina

24 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

11. Pesci, pesca e gestione ittica

I pesci sono una componente importante e, per certi aspetti, indispensabile di molti ecosistemi acquatici della

Vallagarina. La loro presenza, la varietà delle loro specie, il loro ciclo biologico sono elementi fondamentali

per il normale funzionamento del torrente e del fiume, del lago e dello stagno.

Vista la sua posizione geografica nel versante meridionale delle Alpi, e dunque la natura montuosa del suo

territorio, la Vallagarina ha una certa varietà di ambienti acquatici, che vanno dai piccoli rivi di montagna fino

al grande fiume pedemontano, mentre i laghi, includendo quelli artificiali, sono distribuiti anch'essi dalla media

montagna fino sul fondovalle.

Lo sfruttamento delle risorse naturali di questo grande patrimonio ambientale (l'acqua, ma anche i pesci -

per via diretta - attraverso la pesca) e poi l'alterazione almeno parziale dei caratteri originari degli habitat

hanno determinato nel tempo la necessità di predisporre una serie di norme e di misure per la gestione di

questo importante patrimonio della collettività, per fare in modo di conservarne sia il valore complessivo, sia la

capacità di propagarsi nel futuro.

La storia stessa del Trentino, d'altra parte, a partire dal primo Medioevo si fonda su un sistema di Regole che

le comunità locali si sono date per garantire un uso equilibrato delle risorse del territorio.

Oggi, nella provincia di Trento, la gestione del patrimonio ittico, cioè di quella risorsa pubblica prodotta

spontaneamente dal reticolo idrografico trentino, è affidata in gestione ai più diretti interessati, cioè i pescatori

locali, ma secondo una serie di norme e regolamenti che la Provincia definisce sulla base della Carta ittica.

Questa è un vero e proprio piano che, analizzando la situazione ambientale e ittica delle diverse acque, indica

il modo migliore per gestirne i popolamenti ittici ai fini della loro tutela e del loro sfruttamento sostenibile. I

criteri generali, che sono contenuti nella legge n. 60 del 1978 (legge provinciale sulla pesca) consistono nel

miglioramento della produzione di pesci da parte dei laghi e dei corsi d'acqua attraverso la cosiddetta

"coltivazione ittica" delle acque. Questa, tuttavia,

deve avvenire nell'ambito dei processi naturali,

tutelando le specie locali (autoctone) e nell'equi-

librio biologico degli ambienti acquatici.

In passato, questo non è sempre avvenuto. Al di là

del degrado di diversi ambienti acquatici dovuto

alle alterazioni indotte dalle attività umane

(scarichi inquinanti, cementificazione degli alvei,

devegetazione delle rive etc.), ad esempio, una

vera e propria forma di inquinamento biologico è

stata causata dall'immissione di pesci esotici,

provenienti da altri bacini imbriferi o addirittura da

altri continenti. Questi, una volta acclimatati,

hanno prodotto un danno permanente alle specie

indigene e all'equilibrio degli ambienti acquatici in

cui sono stati introdotti, come nel caso del Persico

sole, una specie americana predatrice di uova e

avannotti la cui introduzione non ha portato

nessun beneficio. Un pescatore "a mosca" insidia le sue prede sull'Adige.

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 25 L'A

dige e le Acque Lagarine

progetto didattico triennale per le scuole secondarie di primo grado della V

allagarina

Temolo

Scazzone

Barbo comune

Sanguinerola

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Alborella

Carpa

Cavedano

Persico sole

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L'Adige e le A

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o grado della Vallagarina

26 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

Borghetto: il Palù e la riserva "Adige - Borghetto".

Ischia di Isera: riserva "Adige".

Lago di Cei.

12. Le riserve naturali provinciali

Aree protette: perché?

Belle le aree protette, i parchi, le riserve!

Belle perché ci sono animali e piante rari, belle perché

sono belle da vedere, belle perché si può passare una

bella domenica.

Ma se esistono le aree protette vuol dire che fuori da esse

non esiste protezione? No, per fortuna oggi esiste una

tutela anche per le non aree protette.

Ma allora perché le aree protette?

Aree protette: uno sguardo al futuro.

Le aree protette sono come un grande laboratorio dove si

prova a governare il territorio in modo nuovo, con un

occhio di riguardo alla natura. Per farlo è necessario che

una legge dica come fare. In provincia di Trento la Legge

provinciale del 2007, la numero 11, si occupa di governo

del territorio, conservazione della Natura compresa.

Aree protette: vari tipi.

La legge individua vari tipi di aree protette (parchi, riserve,

siti comunitari) a seconda delle loro caratteristiche e

dimensioni. Ad esempio le Riserve naturali provinciali sono

aree protette di piccole dimensioni, ma con caratteri

naturali molto importanti. Sono zone ad alta concentra-

zione di natura e per questa ragione devono essere

tutelate rigorosamente.

Aree protette: le cinque zone umide in Vallagarina.

Che cos’è una zona umida?

L’acqua porta la vita e una superficie ricca d’acqua

contiene molti esseri viventi fra loro diversi.

Nelle zone umide i posti più ricchi di vita sono quelli di

transizione, cioè dove la terra si mischia con l’acqua. Ad

esempio in un lago la zona di sponda, in un canneto le

superfici allagate, in un fiume le rive.

Cinque aree protette in

Vallagarina sono del tipo

umido, cioè hanno molta terra

mischiata all’acqua, in modo

diverso l’una dall’altra: sono

Taio, Cei, Loppio, Adige,

Borghetto.

area protetta Taio Cei Loppio Adige Borghetto

valore▼ tipo► canneto lago lago asciutto fiume canneto vegetazione ��� ����� �� ��� ��� fauna ����� �� ��� ���� ����� estetico ��� ����� �� ��� �� conservazione ����� ���� �� ���� ��� strutture di visita ����� ���� ��� �� ��

TOTALE ☺☺☺☺ ���� ���� ☺☺☺☺ ����

riserva Adige - Borghetto

riserva Palù di Borghetto

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AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA 27 L'A

dige e le Acque Lagarine

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allagarina

Siamo in Riserva!!!

A volte i nomi cambiano e possono generare confusione. I

vecchi Biotopi ora si chiamano Riserve naturali provinciali,

anche se restano veri e propri biotopi in senso ecologico

(cioè luoghi di vita). Anche Riserva è un bel nome, perché

contemporaneamente ci ricorda che sono aree protette e

che sono concentrati di natura.

Taio � (Riserva naturale provinciale Taio)

Vent’anni fa la sua carta d’identità diceva che era una

discarica. Ma le carte d’identità scadono e bisogna

aggiornarle. Oggi infatti, dopo molte operazioni di chirurgia

naturalistica, è tornato ad essere un canneto che ospita

molti uccelli acquatici specialmente durante le migrazioni.

Cei � (Riserva naturale provinciale Prà dall’Albi-Cei )

Lago. Ma non solo lago. Anche Prà dall’Albi. Infatti, il

nome completo è Prà dall’Albi-Cei. Ma tutti lo chiamano

solo Cei per via del lago. Peccato, perché la parte più

interessante, dal punto di vista della Natura, è proprio il Prà

dall’Albi, cioè una vasta zona umida un po’ sotto il lago,

che non ha nulla del lago.

A seconda delle stagioni (e della quantità d’acqua dispo-

nibile) è un prato asciutto, o un prato allagato o uno

stagno. Il Prà dall’Albi è un abile trasformista, che indossa

vestiti diversi durante le stagioni.

Loppio. � (Riserva naturale provinciale Lago di Loppio)

Lago. Una volta, ora non più. Una galleria sotto il lago porta via l’acqua, e il lago si riforma solo in caso di

lunghissime piogge. Loppio è un lago asciutto, che non ha molto senso. Lago asciutto è come dire ghiaccio

bollente...

Da cinquant’anni si cerca un rimedio. Chissà, forse un giorno il lago rinascerà.

Adige � (Riserva naturale provinciale Adige)

Fiume. Nessun dubbio. Anzi, qualche dubbio viene a guardarlo, perché sembra più un canale idroelettrico con

argini che un fiume vero. Ma almeno in qualche tratto l’Adige è un fiume vero? Ci assomiglia in quattro zone

(umide appunto) individuate come Riserva naturale provinciale.

Borghetto � (Riserva naturale provinciale Palù di Borghetto)

Se Taio è la riserva degli uccelli, Borghetto è la riserva degli anfibi. Tutti i tipi di anfibi presenti in Trentino si

possono ritrovare a Borghetto. È una vera e propria riserva di anfibi. Ma ci sono anche uccelli in transito, che

possono sostare durante le migrazioni.

Taio di Nomi.

Lago di Loppio.

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28 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

13. Tutelare la Trota marmorata: riproduzione e ripopolamento

La Trota marmorata (Salmo [trutta] marmoratus Cuv.), nota in

dialetto anche come "truta de l'Ades", è uno dei pesci più

caratteristici dei corsi d'acqua di fondovalle del Trentino. Nel

medio corso dell'Adige, lungo tutta la Vallagarina, costituisce la

specie guida del popolamento ittico, cioè è il pesce

dominante e più tipico dell'ambiente fluviale pedemontano.

La sua distribuzione è limitata all'Italia del Nord, dal Piemonte

al Friuli Venezia Giulia, e ai Balcani Settentrionali (Slovenia e

Croazia), per cui si dice che è un endemismo. È un salmonide

tipico delle acque fredde e pure, parente stretto della Trota

fario, dalla quale si distingue per le dimensioni maggiori, per la

testa più grande, per la livrea vermicolata e priva di punti neri e

rossi, e anche perché preferisce l'habitat fluviale al torrente.

Il valore di questo grande salmonide è dovuto alla limitata area

geografica della sua presenza, ma anche al suo importante

ruolo dentro il fiume, dove occupa il vertice della piramide

alimentare, e alla sua fama di preda pregiata tra i pescatori.

L'alterazione e l'inquinamento che hanno colpito gran parte dei

fiumi pedemontani e dell'alta pianura padana e veneta, tuttavia,

hanno fortemente ridotto la sua presenza, che oggi trova nelle

acque del Trentino, e particolarmente in Vallagarina, un'im-

portante zona di insediamento e riproduzione.

È un pesce che, come le altre trote, ha una fase riproduttiva

vulnerabile, perché le uova, che vengono deposte e fecondate

in pieno autunno, hanno bisogno di un lungo periodo di

incubazione (tra i 50 e gli 80 giorni) prima di schiudere.

Inoltre, le larve che ne nascono, non sono subito capaci di

nutrirsi, e si "portano dietro" dall'uovo un sacco vitellino con il

nutrimento necessario per il primo mese di vita: solo a marzo-

aprile, quando il disgelo e l'aumento della portata dei corsi

d'acqua favorirà il trasporto di cibo da parte della corrente, le

larve si trasformeranno in piccoli pesci (avannotti) che

saranno in grado di alimentarsi da soli.

La riduzione artificiale della portata di molti corsi d'acqua di

fondovalle e pedemontani, così come il loro arginamento e la

regolarizzazione del loro alveo, hanno fatto scomparire

nell'ultimo secolo molte delle zone di rifugio e di riproduzione

per questo prezioso salmonide delle Alpi meridionali e dell'alta

pianura padano veneta. Anche la ripetuta immissione di altri

salmonidi concorrenti e l'ibridazione con la Trota fario ha

La Trota marmorata è un salmonide endemico dell'Italia del Nord e dei Balcani Settentrionali. Il suo areale di distribuzione europeo è molto limitato e la Vallagarina ne occupa la parte centrale.

Le trote marmorate si riproducono a novem-bre, deponendo le uova in un nido scavato dalla femmina sul fondale ghiaioso; dopo la fecondazione le uova vengono ricoperte di ghiaia: ci vorranno circa due mesi per la schiusa.

Quando nascono le larve delle trote "si portano dietro" una parte dell'uovo: è il mate-riale nutritivo raccolto nel sacco vitellino che servirà alla larva nel primo mese di vita, prima che incominci a nutrirsi autonomamente.

AREALE DI DISTRIBUZIONE

maschio ♂ femmina ♀

Vallagarina

LARVA DI TROTA MARMORATA

sacco vitellino

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allagarina

Tra marzo e aprile, finalmente, i giovani avan-notti sono usciti dal lungo inverno: riassorbito il sacco vitellino incominciano a cibarsi dei picco-li invertebrati trasportati dalle acque di disgelo.

Negli impianti ittici dell'Associazione Pescatori Dilettanti della Vallagarina vengono riprodotte e allevate le trote marmorate per il ripopolamento dell'Adige e dei suoi principali affluenti: in alto l'incubatoio di S. Colombano, al centro la mun-gitura e in basso la pescicoltura di Rovereto.

provocato una drastica riduzione delle sue popolazioni.

Per questo, a partire dalla fine del Novecento sono stati

attuati una serie di misure e di interventi per tutelare la Trota

marmorata, che oggi fa parte a tutti gli effetti delle specie a

rischio di estinzione di interesse comunitario. Anche nella

Vallagarina sono state introdotte misure di limitazione della

pesca, spesso volute dagli stessi pescatori, consapevoli

della necessità di salvaguardare un patrimonio naturale di

così grande valore. Ma sono stati avviati anche alcuni

interventi per ripristinare l'habitat della specie, in

particolare attraverso il rilascio dei deflussi minimi vitali

d'acqua a valle delle derivazioni idroelettriche e mediante la

rinaturalizzazione di alcuni tratti di alveo del Fiume Adige (ad

esempio, a Borghetto) e dei suoi principali affluenti (il tratto

terminale del Leno).

Allo stesso tempo, sulla base dell'esperienza degli incubatoi

di valle storici, è stata avviata una vera e propria attività di

riproduzione artificiale della Marmorata finalizzata al

ripopolamento di tutta l'asta dell'Adige lagarino. Così, a

partire dal 1997, l'associazione dei pescatori della

Vallagarina (A.P.D.V.), ha proceduto alla ristrutturazione

della vecchia pescicoltura comunale di Rovereto, situata

lungo il corso del Torrente Leno a monte della città, e

all'ampliamento dell'incubatoio "Valli del Leno", nella

suggestiva gola di S. Colombano. Questo ha permesso di

produrre una grande quantità di avannotti e trotelle, tutti nati

da genitori originari del Fiume Adige, che in questi anni

stanno progressivamente ripopolando il fiume grazie ai

periodici interventi di semina ittica.

Ma come funziona questa importante attività svolta dai

pescatori in collaborazione con il Servizio foreste e fauna

della Provincia?

I grandi esemplari di Trota marmorata catturati nell'Adige alla

fine degli anni '90 hanno permesso di ottenere negli anni

successivi le prime trotelle, successivamente allevate nelle

vasche della pescicoltura di Rovereto. Oggi, grazie al lavoro

di guardiapesca e volontari, le fattrici sono disponibili senza

bisogno di andarle a catturare in natura.

Ogni anno, dunque, nel periodo compreso tra novembre e

dicembre, vengono praticate la cosiddetta mungitura e la

fecondazione a secco. I pesci pronti per la riproduzione

vengono delicatamente spremuti, in modo da raccogliere le

uova in appositi contenitori dove vengono fecondate

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o grado della Vallagarina

30 AMBIENTE, ECOLOGIA e FAUNA ACQUATICA

immediatamente. Poi il processo assomiglia molto a quello

che avviene sul fondale del fiume: le uova fecondate

vengono distribuite su dei piccoli telai immersi nell'acqua

sorgiva e corrente dell'incubatoio di S. Colombano e qui

rimangono in incubazione per circa 60 giorni. In questo

periodo la cura degli embrioni da parte del personale

specializzato dell'A.P.D.V. è quotidiana: vengono asportate

le uova non fecondate, viene controllato il flusso dell'acqua,

vengono rimosse le eventuali sporcizie...

Dopo circa due mesi, però, questo grande impegno è

ripagato dalla nascita di centinaia di migliaia di piccole larve

che, una volta riassorbito il sacco vitellino, saranno pronte

per essere "seminate" nell'ambiente naturale, per essere

accresciute ulteriormente e immesse più avanti nel corso

dell'anno, oppure per andare nelle vasche di accrescimento

della pescicoltura ed essere destinate a diventare i futuri

riproduttori.

Domani, forse, questa attività di riproduzione artificiale non

sarà più necessaria: sarà il giorno in cui il fiume avrà

riacquistato le sue caratteristiche naturali e la popolazione di

trote marmorate dell'Adige sarà in grado di riprodursi da sola.

Oggi, che i più caratteristici salmonidi dell'Adige sono ancora

a rischio a causa dell'alterazione del loro habitat, il

ripopolamento con le trote figlie dei riproduttori del fiume

rimane un'importante e insostituibile attività svolta dai pesca-

tori della Vallagarina, nel loro ruolo consapevole di gestori

della grande ricchezza costituita dalla fauna ittica indigena

del Grande Fiume e dei suoi affluenti.

Una parte degli avannotti, dopo il riassorbimen-to del sacco vitellino, viene svezzata e alimenta-ta con appositi mangimi.

Gli avannotti, generati dai riproduttori prove-nienti dal grande fiume, tornano nel corso d'ac-qua attraverso la "semina ittica".

Trota marmorata Salmo (trutta) marmoratus Cuvier, 1829

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i miei appunti _________________________________________________________________________

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