Brindisi sotto sequestro (3)

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“Plastica nel sangue e malformazioni nei neonati. Questa è Brindisi” “Nella città del Petrolchimico che fu tra le più importanti in Italia, e che oggi è sotto inchiesta per aver utilizzato, chissà per quanto tempo, le torce di sicurezza come termodistruttori di scorie e gas, i Medici di Neonatologia dell’Ospedale Perrino trovano nel sangue prelevato dai cordoni ombelicali dei nascituri, e dal latte delle madri, gli ftalati, prodotti del decadimento del Pvc:... il cloruro di polivinile.(da un articolo di Brindisi Report del 24-2-2012)

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Brindisi sotto sequestro (3) (tratto dal Libro “agnello di dio” – viaggio nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale di Brindisi)

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“Plastica nel sangue e malformazioni nei neonati. Questa è Brindisi”

“Nella città del Petrolchimico che fu tra le più importanti in Italia, e che oggi è sotto inchiesta per aver utilizzato, chissà per quanto tempo, le torce di sicurezza come termodistruttori di scorie e gas, i Medici di Neonatologia dell’Ospedale Perrino trovano nel sangue prelevato dai cordoni ombelicali dei nascituri, e dal latte delle madri, gli ftalati, prodotti del decadimento del Pvc:... il cloruro di polivinile.”

(da un articolo di Brindisi Report del 24-2-2012)

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“ Brindisi sotto sequestro – Dittatura Industriale ” (3) Il sequestro preventivo delle 7 “torce” del Polo PetrolChimico, avvenuto nell’ottobre 2010, è tra i recenti sequestri giudiziari, una serie, avvenuti nel territorio industriale di Brindisi, definiamolo pure così, considerate le dimensioni. Il Polo di produzione chimica materie plastiche, fatta omissione della Centrale Termoelettrica a Gas interna, è attualmente occupato e composto dalle seguenti Aziende attive: (vedi “Documento Provinciale di Protezione Civile” pubblicato nel 2008 sul sito della Provincia di Brindisi)

Polimeri Europa (ora Versalis spa) – gruppo ENI – Produzione e stoccaggio prodotti petroliferi e detenzione di sostanze pericolose. Basell Brindisi – Produzione e commercializzazione di polimeri a base di polipropilene (plastica) e sostanze corrosive (quali il TEAL) estremamente infiammabili. Syndial – gruppo ENI – Gestione Impianti ex Enichem. Chemgas – Produzione e commercializzazione di Gas Tecnici e Argon Liquido – 475 tonnellate di sostanze e preparati classificati come comburenti. Il Petrolchimico, occorre ricordare, contiene, altresì, “Torri di Cracking” di scomposizione del Petrolio (Virgin Naphta) che transita con Navi Petroliere attraccate in Porto e riparte, trasformato, con vagoni ferroviari aventi accesso e strada ferrata dedicati, ovvero con camion. 2008 : 1.183.000 tonnellate di Virgin Naphta movimentata a BR. Richiamando il Provvedimento Giudiziario, le candele si accendevano troppo frequentemente, e lungamente, per le motivazioni più disparate, compresa la narrata favola del topolino (meglio dire “lu zucculoni”, stante le dimensioni dell’animale) che imprudentemente e coraggiosamente si intrufolava avventurandosi spesso negli impianti mandandoli in blocco ed “attivando le torce di sicurezza” con il piedino impaurito o col musetto tremolante. Entro il prestabilito iniziale luglio 2011, era prevista l’esecuzione dei plurimilionari lavori di “adattamento” degli impianti esistenti, necessari all’immissione in atmosfera, in decente maniera, dei gas residui bruciati da circa cinquant’anni sulla testa della gente e ricaduti nella terra ex agricola e filtrati nelle falde ex potabili.

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Semplificando, gli occupanti di spicco del Petrolchimico, ENI-Polimeri e Basell, versata la cospicua caparra di diversi milioni di euro nelle casse dello Stato, dovevano mettersi in regola. Per la diligente Multinazionale Basell Brindisi spa, usufruttuaria di 2 torce, via libera al dissequestro, nel mese di scadenza, atteso il possesso dell’Autorizzazione Integrata Ambientale ottenuta modificando ed adeguando alla legge i suoi Impianti ad elevata tecnologia. Uno su tutti la blasonata “torcia a terra” denominata artisticamente “ground flare”, logicamente, secondo gli esperti europei che giungono a menar vanto,non adatta a collocare alveari. Ben differente la situazione della multinazionale nazionale ENI, (“uno Stato nello Stato”) solitamente restia e lenta, nei complicati meccanismi societari, a staccare assegni per limitare la fuoriuscita degli inquinanti di ogni sorta dalle candele, ben 5 di proprietà, dovendole anche dotare, oltre alla laboriosa remissione a norma, di “misuratori di emissioni su ogni torcia, a bocca di ciascun camino” giusta prescrizione della Procura. Attenuante per la quale l’Autorità Giudiziaria, forte della tempestiva “Autorizzazione provvisoria... rilasciata dalla Provincia per l’adeguamento degli Impianti sottoposti a sequestro”, ha accolto la richiesta di proroga, 10 mesi e poi ulteriori 6 mesi, dei termini del sequestro. A metà settembre 2011, intanto, nelle more, via libera all’A.I.A. in favore della Polimeri Europa e dei suoi vetusti impianti (il Rapporto di sicurezza correlato è già superato) che, seguendo le prescrizioni dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale, dovranno essere rigenerati, continuando a funzionare, utilizzando le “best available technologies - migliori tecnologie disponibili” nel rispetto delle numerose prescrizioni formali ministeriali. “Ottimizzare la rete di fuel gas ... ulteriori punti di emissione in aria e torce di stabilimento ... procedimento di bonifica e risanamento ambientale attivato ... studio di fattibilità di un idoneo sistema di recupero dei gas inviati in torcia nelle fasi di transitorio ... qualità e quantità dei flussi inviati in torcia ... proteggere adeguatamente i rifiuti dagli agenti atmosferici ... piano operativo per un eventuale intervento di dismissione parziale o totale degli impianti ... georeferenziazione informatica di tutti i punti di emissione ... attuazione dell’allegato piano di monitoraggio e controllo ...”

Tutto congelato, quindi, con grande attesa del disgelo.

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E allo sciogliersi della neve, superata la prima proroga fino al mese dei “fleurs” 2012, prima della scadenza della seconda proroga, ricadono le foglie. “Sfiammate a Brindisi: torce dissequestrate per il petrolchimico”. (21-settembre-2012 - www.lagazzettadelmezzogiorno.it) “Il provvedimento è giunto dopo un’accurata verifica condotta attraverso una serie di perizie tecniche, da parte della Procura, mediante le quali è stato possibile accertare il rientro dei livelli di inquinamento nei parametri di legge e l’attuazione degli adempimenti stabiliti dalla stessa Procura...” “Ora, stando a quanto verificato dalla Procura, quelle modifiche sono state apportate. Non solo, nel malaugurato caso di ulteriori incidenti con annesse sfiammate sarà possibile, per gli organi di controllo, accertare in tempo reale quantità e tipologie delle sostanza mandate in torcia.”

Chissà in quale nuova stagione, nella Polimeri Europa, dir ENI è uguale, fiorirà la decente tecnologia che tiri fuori dal freezer un bel mazzo di rose rosse per le donne brindisine ingravidate tutti i giorni alla pioggia delle “stach flare”. “Dalla concessione dell’Aia in poi, il sistema delle torce del petrolchimico brindisino non ha più la configurazione tecnica e amministrativa di impianto di emergenza, ma le torce stesse sono state autorizzate alle emissioni. Esistono dunque dei parametri-soglia fissati nell’Aia che non possono essere superati. Inoltre, sempre su prescrizione della procura di Brindisi, per ogni torcia dovevano essere installati misuratori di flusso con sensori in grado anche di identificare i gas inviati alla combustione e quindi all’emissione in atmosfera, ed essere realizzato un impianto di termossidazione. Se questi apparati ora funzionino e siano tarati secondo quanto previsto dall’Aia, devono accertarlo con opportune attività ispettive sia l’Arpa che il Ctr Puglia. Anche le misurazioni delle emissioni causate dalle accensioni ripetute delle torce vanno effettuato sull’impianto, perché quelle effettuate attraverso le centraline esistenti non sono indicative. Vi è infine l’obbligo cui l’azienda deve adempiere della comunicazione periodica alle autorità locali, e di quella straordinaria in caso di incidenti agli impianti.” “...Versalis e Basell hanno ottemperato alle prescrizioni realizzando i lavori prescritti dal magistrato inquirente (12 i milioni investiti) sulla base della relazione del consulente tecnico. Inoltre i reati ambientali a base della stessa indagine sono ormai estinti su oblazione, meccanismo previsto dalle norme vigenti.” (da un articolo di Brindisi Report del 2 gennaio 2013)

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Parallelamente, a seguito di roboanti notizie di stampa (“Rischio di esplosione: Petrolchimico bloccato” – “Il cuore tecnico della Polimeri Europa ... l’impianto di craking ... non è sicuro”), è in corso, a Bari, presso il Comitato Interregionale dei Vigili del Fuoco, l’istruttoria dell’aggiornato “Piano di Sicurezza” presentato nel gennaio 2012 per scongiurare la “fermata degli impianti” per “gravi inadempienze riscontrate” dallo stesso C.T.R. (“criticità concernenti i serbatoi F204, F205, il Gasometro F105 e le linee trasportatrici dell’olio FOK al pontile, determinando in ragione di ciò la possibilità di prosecuzione dell’attività”). Nel frattempo, non paghi del fatto che “l’ARPA avesse rilevato, in concomitanza con l’impiego delle torce, la crescita dei livelli di idrocarburi policiclici aromatici (ipa) nell’aria”, le notti dei fine settimana d’estate (o albe che siano) o le sere d’autunno nel mese dei morti, sono ideali per infuocare il cielo di “Torre Cavallo”, senza dare a sapere quanti e quali veleni schizzino nella pancia di Brindisi. Ore ed ore in cui interminabilmente, ennesimamente, si attiva la famigerata “torcia comune”, anticamente l’amata meta per le passeggiate di Vescovi al piccolo trotto con tanto di seguito affettuoso. Strascico di persone passionali che non avrebbero mai potuto immaginare di vedersi, un giorno, “evacuato un tratto di litorale” per “sversamento in mare di un quantitativo imprecisato di soda caustica”. E’ quanto avvenuto il 7 luglio 2012, “causa il malfunzionamento di una condotta del Petrolchimico”. Una “chiazza biancastra”, “sostanza altamente inquinante” che, “fa sapere il Comandante della Capitaneria di Porto, è stata seguita dalle stesse motovedette sino a quando, ad occhio, non si è dissolta. Ma solo in serata.” Menomale che “risulta, altresì, l’ultimazione del bacino di conferimento provvisorio atto ad evitare il pericolo di spandimento del sodio-nitrito”. A scuola, una volta, quando qualcuno era impreparato si preferiva non interrogarlo per evitare la brutta figura. Al massimo, poi, se la storia si ripeteva perdendo tempo, gli altri alunni potevano andare a protestare in segreteria. Oggi si interrogano i volontari. La motivazione dei sequestri preventivi, e dei reati estinti con banali misere multe, è conosciutissima: “violazione delle norme ambientali”, che detto in due parole significa non rispettare l’ambiente in cui la gente tenta di lavorare sopravvivendo.

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Esattamente come tentarono di fare le decine di “morti bianche” e le centinaia di mogli, madri e figli, che non hanno potuto trovare la loro giustizia dopo anni di indagini (avviate nel 1996 a seguito di trasmissione degli atti da parte degli uffici Veneziani) intraprese con ipotesi di reato come “strage” e “disastro doloso”, ma poi troncate con l’ “archiviazione collettiva” dopo anni di inquisizione: “indimostrabilità del nesso causale fra l’insorgenza delle malattie tumorali negli operai dell’Enichem e l’esposizione a PoliVinilCloruro PVC e Cloruro di Vinile Monomero CVM”. Per intendersi, le sostanze che definivano, insieme all’ M.D.I., i “reparti della morte”. “Il processo intentato per le morti del Petrolchimico ha avuto due esiti opposti per situazioni del tutto simili, stesse lavorazioni, stessi prodotti, stesse malattie contratte: positivo a Venezia, negativo a Brindisi”. (da un vecchio articolo di Giorgio Sciarra). Ma non è ancora finita, perchè il caso di Vincenzo di Totaro, vittima di un particolare tumore provocato dal CVM, è ancora sotto indagine. Indiscrezioni di muri origlianti suppongono che la stessa azienda, incredula, abbia ristornato dai bilanci le somme accatastate per il risarcimento. Come se l’essere umano potesse paragonarsi ad un conto corrente in movimento frenetico di borsa. Un vecchio argomento di Quotidiano dell’ottobre 2001 informava dell’apertura di un fascicolo giudiziario a carico della Dow Chemical, vecchia sgradita compresenza nel polo Petrolchimico brindisino, azienda che produceva pesticidi, erbicidi e coloranti grazie all’utilizzo del “fosgene”, il pericolosissimo gas sfuggito a Brindisi, per errore, in quantità. Un veleno la cui esposizione per soli due muniti “poteva provocare danni gravissimi ai polmoni”. Nulla, naturalmente, è imputabile a chi non ha potuto provare nessi causali per impossibilità oggettive. Nè ai singoli cittadini e lavoratori fortemente impegnati ad arrivare alla fine del mese, se non una discreta accidia e disinformazione diffusa. Le responsabilità, molto gravi, sono dunque attribuibili ai colossi Industriali che smungono terre altrui che non amano, e che non potranno mai appartenergli “immaterialmente”, ricavando super profitti e concedendo alla popolazione, nella migliore ipotesi, una paga da salario mensile spettante ai fortunati prescelti, una busta sempre più somigliante, col tempo, ad una tessera annonaria.

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“Emerge con tutta evidenza un aumento nel ricorso alle strutture o ai presidi sanitari.” “L’aumento delle prestazioni sanitarie è indice di uno stato di salute che peggiora.” (Dott. Maurizio Portaluri – Oncologo Primario Ospedaliero)

I risultati delle “Indagini di Caratterizzazione effettuate nel 2003 all’interno del Polo Petrolchimico” citati nella rivista medica del 2009 “Progetto Salute” e nel “Dossier Inquinamento” pubblicato nel 2007, denunciano: (www.medicinademocratica.org - www.salutepubblica.net) “Le caratterizzazioni: l’Inquinamento del terreno e della falda:” “le caratterizzazioni sono una sorta di diagnosi del sito... si prelevano campioni di terreno e falda, in diversi punti di campionamento ed a diverse stratigrafie, con un intervallo di campionamento di un metro e si analizzano in laboratorio. ...l’analisi di questi dati, la conoscenza della posizione dei punti campionati... hanno permesso di rilevare le curve di livello con le quali si può capire l’estensione dell’inquinamento e localizzare le zone che risultano contaminate... in particolare il Cloruro di Vinile, ritenuto cancerogeno certo per l’uomo, risulta aver superato di ben 72 punti la CLA, e molte zone del Petrolchimico risultano essere contaminate frequentemente ad una profondità di 16/17 metri. Per il Benzene e l’Arsenico, anch’essi cancerogeni certi per l’uomo, la situazione risulta essere simile: molte zone contaminate e un numero di superamenti più alto la CLA. Precisamente risulta aver sforato 228 volte il Benzene e 42 volte l’Arsenico... ricordiamo che le fonti antropiche di questi due inquinanti risultano essere la combustione di combustibili fossili: Petrolio, Carbone, Olio Combustibile... A tal proposito sottolineiamo che nella zona analizzata sono presenti tre Centrali elettriche, una all’interno del Petrolchimico e due alimentate a Carbone... per quanto riguarda il Mercurio, composto tossico, i cui effetti si ripercuotono sul sistema nervoso centrale, la situazione risulta essere allarmante... dal momento che i lavoratori possono facilmente venire a contatto con l’inquinante...”

“...discariche di rifiuti industriali presenti nell’area Montedison, dove sono stati smaltiti fanghi al mercurio, ceneri, scorie dei forni e delle colonne di distillazione...” “... aree di abbandono rifiuti provenienti da demolizioni industriali e non.”

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“...le zone colorate risultano avere un pericolo inaccettabile ... e questo significa per i lavoratori un rischio incrementale maggiore di contrarre un tumore dovuto alle sostanze cancerogene suddette ... ...discariche abusive di varia natura ... tra queste si ricorda l’ansa valliva di Fiume Grande, colmata da terreni riportati di dubbia origine e la sponda destra del canale di Fiume Piccolo, oggetto di sversamenti di oli combustibili”. “Le indagini effettuate sulle acque di falda sottostanti lo Stabilimento, per oltre 200 campioni prelevati a partire dal 2000, ne hanno evidenziato uno stato di compromissione generale ...”

Dalla “Relazione Emergenze Ambientali”: (www.provinciadibrindisi.it) “Per le acque di falda sottostanti lo stabilimento petrolchimico e alcuni altri impianti industriali, l’inquinamento accertato risulta elevato, con presenza di sostanze altamente pericolose e tossico nocive”. “Anche in diverse zone delle acque portuali sono stati accertati nei sedimenti marini livelli di inquinamento superiori ai limiti”.

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Lo stato della terra è il nostro termometro. Se un territorio è malato, noi siamo malati. Per curare l’uomo, bisogna curare la terra. E per curare la terra, bisogna curare l’uomo. (Dott. Cosimo Pagliara – Medico Oncologo)

La cura, la imprescindibile cura, potrebbe venire dal nuovo Piano Urbanistico Generale, il cui “Documento Programmatico Preliminare” (www.comune.brindisi.it/web/urbanistica), approvato dal C.C. nel giorno d’agosto di nascita di mio figlio, rivela cose mai rese sufficientemente note. Rimarcandole. “Il Polo Chimico – Il Complesso Petrolchimico di Brindisi occupa una superficie di 460 ettari... Il monitoraggio effettuato su circa 200 campioni di acqua sotterranea ha evidenziato una contaminazione generalizzata della falda freatica soggiacente tutte le aree di proprietà delle diverse società (Idrocarburi, IPA, Alluminio, Arsenico, Berillio, Cromo, Ferro, Manganese, Mercurio, Nichel, Selenio, Floruri, Nitriti, Boro...) Per quanto riguarda i suoli sono stati evidenziati superamenti relativamente ad Arsenico, Rame, Mercurio, Cadmio, Vanadio, Zinco, Idrocarburi, IPA... Sono in corso le operazioni di bonifica dei suoli” “Agglomerato Industriale... la caratterizzazione di tali aree ha evidenziato come i terreni della fascia più lontana dal perimetro del Polo Chimico sono generalmente poco impattati dalle sostanze contaminanti, fatta eccezione per alcuni punti in cui è stato rinvenuto DDT in concentrazioni significative e Arsenico... sono stati riscontrati inoltre superamenti relativamente a metalli pesanti come Piombo, Zinco, e Rame.” “Siti degradati nell’Area SIN – Numerosi sono inoltre i siti degradati presenti all’interno dell’area Sito di Interesse Nazionale: - ansa valliva di Fiume Grande, colmata da terreni riportati di dubbia origine, ad oggi non caratterizzati; - sponda destra del Canale di Fiume Piccolo, oggetto di sversamenti di Oli Combustibili; - area Montedison: discariche di rifiuti industriali (fanghi al Mercurio, ceneri, scorie di forni e delle colonne di destinazione, etc.; - discarica di Idrossido di Calcio (area Micorosa): ... la caratterizzazione dell’area ha denunciato uno scenario di grave contaminazione implicante un notevole squilibrio ambientale con diversi fattori inquinanti (Dicloroetilene, Cloruro di Vinile, Benzene, Arsenico ed Idrocarburi)”.

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Esperti molto esperti dichiarano che, con l’attuale sistema idraulico di depurazione della falda sotterranea, ci vorranno decenni, ad essere ottimisti, per accennare la parola bonifica. In adiacenza all’insediamento ENI, un cancro incurabile, un insulto alle norme ambientali, una violazione dei diritti umani, il reato dei reati: “Isola MICOROSA”. Una macchia indelebile su ogni gloria storica di multinazionale della chimica che, qui a Brindisi, ha pensato troppo al prendere. Una piana di veleni petrolchimici d’ogni tipo, milioni di metri cubi stesi in 50 ettari di “Parco Regionale Saline Punta della Contessa”. Un reato perdurato, per decenni, nell’omertà generale. Per alcuni, un affare non andato a buon fine, un modo con cui lucrare smaltendo dannati rifiuti tossici nei forni di qualche prezioso impianto vicino, un accordo mai concretizzatosi, o forse sì, per chissà quale disattesa promessa di marinaio. Una sepoltura senza coperchio, metri e metri in profondità, dei rifiuti industriali più nocivi derivati da attività industriali pericolose all’estremo: acetilene, idrossidi di calcio, arsenico, stagno, berillio, contaminanti organici cloro-benzeni e sostanze cancerogene come il policloruro e il cloruro di vinile monomero. Sostanze che possono devastare un uomo. Un danno ambientale di centinaia di milioni di euro, in soldi, ma ben più grave se valutato in rapporto ai danni su ogni “anima bianca” intossicata incurabilmente. Dalle “consulenze tecniche in materia oncologica” depositate in Tribunale per il processo eseguito: “presenza di quantitativi di polvere bianca diffusa negli Impianti e nelle aree circostanti, anche a profondità significative”. “Il cloruro di vinile monomero è un agente cancerogeno multipotente... che provoca sull’uomo una serie di effetti negativi”.

L’atto conseguente di riferimento è l’Ordinanza Sindacale N°7 del 22-02-2011 seguente gli esiti delle “Indagini di Caratterizzazione” del sito Micorosa, così denominato per il nome della Società fallimentare che avrebbe dovuto risanare e bonificare sfruttando appetibili finanziamenti pubblici e accordi trasversali. “Il Sindaco, individuata la possibilità di effetti dannosi per la salute...Ordina alla Società SYNDIAL – gruppo ENI - di scongiurare l’ingresso e la sosta presso l’area Micorosa da parte della cittadinanza”. E’ vietata la caccia e la pesca per un intorno di 200/300 metri.

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Altri atti molto pubblici come anche il “Documento di Scoping” (di studio per il nuovo Piano Regolatore Urbanistico) aggiungono: “Lungo le coste della regione Puglia sono presenti alcune industrie potenzialmente pericolose per quanto attiene lo scarico di acque reflue in mare, in primo luogo il Polo Chimico Industriale di Brindisi, l’industria chimica di Manfredonia nonché l’area industriale di Taranto…” “Una discarica di idrossido di calcio ...situata nella parte settentrionale dell’area umida Saline Punta della Contessa con sversamenti in mare per circa 5 kilometri quadrati.”

Un oggetto scottante riportato anche nell’Ordinanza Sindacale del 2001 a carico delle Società Enichem e Micorosa stessa. E’ sconvolgente dover riportare la crudezza delle parole precedenti, di quelle seguenti tratte da un articolo della Gazzetta del Mezzogiorno del 2006, e la chiarezza di chi, ai giorni nostri, ha il coraggio di metterci la faccia: “11 Milioni di risarcimento è la cifra pagata dalla Syndial (gruppo ENI), a 101 famiglie, per la nascita di bimbi malformati o per il ricorso all’aborto a causa dell’emissione di inquinanti dal PetrolChimico di Priolo tra il 1991 ed il 1993.” (la Gazzetta del Mezzogiorno)

“A Brindisi nascono troppi bimbi con deformazioni... L’impatto ambientale del Polo Industriale c’è, ed è innegabile, e dunque non si tratta certo di una mera coincidenza.” (Dott. Giuseppe Latini – Primario Ospedaliero Rep.Neonatologia)

Da quelle parti, nell’area di pertinenza del PetrolChimico che s’affaccia sul “Parco Regionale”, da alcuni anni è sbucato un ospite desiderato dai membri della famiglia allargata. Una moderna, potente e tecnologica “Centrale Termoelettrica a TurboGas”: 1170 Megawatt, alimentata a Gas Metano (all’occorrenza miscelato con Gas petrolchimico) + Vapore, ed è entrata in esercizio nel 2006 soppiantando le preesistenti. Potrebbe alimentare un’intera Regione. Proprietà ENI-ENIPOWER (dal 2000) - già proprietà Enichem. www.famiglia.eni.it Riferimento: Convenzione Enipower sottoscritta in data 6 settembre 2002 col solo Comune di Brindisi. “E’ intenzione di Enipower procedere al repowering della Centrale”. “La Convenzione scadrà il 31-2-2003.” “Le parti daranno pubblicità della Convenzione alla stampa ed al pubblico in generale”.

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Tra gli obblighi Enipower: “erogare alle imprese insediate nel territorio del Comune energia elettrica al miglior prezzo ridotto disponibile sull’area a condizione che i soggetti … assumano la qualificazione di cliente idoneo”. “Le contribuzioni finanziarie… 465.000 euro… verranno erogate nel periodo temporale 2002-2003… per lavori pubblici, iniziative ed attività sociali, culturali e sportive”. “Le parti si danno reciprocamente atto che i contributi… non sono funzionalmente collegati con il progetto di realizzazione della nuova Centrale, né con l’Elettrodotto ed il Gasdotto, e riconoscono invece che la cittadinanza di Brindisi … riceverà il segno della disponibilità del Gruppo ENI verso la comunità interessata dai suoi insediamenti produttivi.” “Le obbligazioni previste… sono inscindibilmente condizionate, e pertanto il loro adempimento si considererà soddisfatto, solo a seguito dell’ottenimento di tutti i permessi… per la costruzione e l’esercizio della nuova centrale, dell’ Elettrodotto e del Gasdotto, entro il 31-12-2002”.

Il finale, ulteriore gesto di cortese generosità: “tutte le spese inerenti e conseguenti alla presente Convenzione sono a completo ed esclusivo carico della Società Enipower spa”. Nel sito per Brindisi, oltre alle splendide foto tecniche ed a quella di coda del “Tempietto di S.Giovanni al Sepolcro”, con cui non è facile trovare attinenza (forse “finanziamenti per la tutela del patrimonio artistico”), doverose notizie. EniPower, costituita nel 1999, è una società di Eni partecipata al 100%. Le attività dello stabilimento sono assicurate da un organico di oltre 100 unità. Degli impianti originari sono rimasti in esercizio i soli generatori direttamente alimentati con vapore di recupero dall’adiacente Impianto di Cracking di Polimeri Europa ... La nuova centrale è composta da 3 cicli combinati per una potenza di 1.170 MW. ... emissioni di CO2 circa 142.000 t/anno. L’energia elettrica prodotta dallo stabilimento di Brindisi in assetto cogenerativo è in parte destinata ai fabbisogni delle società coinsediate nello stabilimento ed in parte è immessa sulla rete nazionale tramite un nuovo elettrodotto a 380 kV, entrato in esercizio nel 2005. Particolare rilevanza ai fini del recupero delle risorse idriche riveste l’impianto a osmosi inversa poiché, nell’ambito della bonifica della falda acquifera soggiacente l’intero stabilimento, questo impianto contribuisce al riutilizzo delle acque riducendo il prelievo di acque provenienti da risorse tradizionali come acquedotti e pozzi artesiani.

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Presso lo stabilimento, in un’area appositamente dedicata, è in esercizio l’impianto di phytoremediation che consiste nell’impiego di determinate specie di coltivazioni per rimuovere l’agente inquinante presente nel terreno proveniente dalle bonifiche del sito. Al fine di ottenere le autorizzazioni alla costruzione ed esercizio della nuova Centrale e per adempiere alle prescrizioni, sono stati effettuati numerosi incontri a livello nazionale (Ministero dell’Ambiente e Ministero delle Attività Produttive) e locale (Regione, Provincia, Comune di Brindisi e ARPA) per l’analisi degli impatti sul territorio e la predisposizione di misure di monitoraggio e compensazione. EniPower ha adottato adeguate procedure di gestione delle emergenze, comprese quelle ambientali. Ogni anno, presso lo stabilimento, viene celebrata la Giornata della Sicurezza, con lo scopo di promuovere la cultura di prevenzione del rischio sul lavoro.” EniPower eredita da Eni il forte impegno per lo sviluppo … e la gestione sostenibile delle risorse e dei temi sociali e ambientali…

Circa il rinnovo dell’ Autorizzazione Integrata Ambientale, richiesto dall’ ENIpower nel dicembre 2008 per la sua Centrale di alimentazione corrente elettrica del suo Polo (versante il notevole surplus nelle linee TERNA spa), è in corso al Ministero la relativa, tranquilla, istruttoria. Così come è in discussione il delicato studio per l’Accordo Ministeriale inerente i 9 Siti Nazionali Inquinati interessati dall’ Ente Nazionale Idrocarburi. L’ ENI, Società a forte partecipazione pubblica, 30%, per quanto attiene infatti l’ “Accordo di Programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree comprese nel Sito inquinato di Interesse Nazionale di Brindisi”, che solleverebbe non poco l’Azienda dalle enormi responsabilità ambientali gravanti, sta cercando la sottoscrizione di un unico “contratto di transazione”, con il suo Ministero dell’Ambiente, ampliato a tutti i siti industriali di competenza disseminati nel nauseabondo stivale. Ovviamente, cercando di risparmiare qual cosina. Siamo nell’ordine di milioni di euro a tre zeri. “Accordo firmato ad inizio 2009 con la formula della famigerata legge che introdusse la transazione globale (sarebbe meglio definirla tombale) per risparmiare all’Eni di spendere 13 miliardi di euro in bonifiche e risarcimenti nelle città dove i suoi petrolchimici avevano avvelenato terreno, aria, falda e mare.” (da un articolo di BrindisiReport del 13-8-2012)

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Amara pillola di storia recente: nel febbraio 2010 a Middletown (USA) è esplosa una centrale elettrica a gas naturale, in fase di ultimazione, per una perdita del combustibile: ...alcune vittime. L’onda d’urto ha fatto tremare una cittadina a 15 kilometri di distanza e l’esplosione è stata avvertita fino a 50 km.. Rammentiamo che ad inizio novembre 2011 il Comitato Tecnico Interregionale dei Vigili del Fuoco ha imposto, “per gravi inadempienze riscontrate”, il blocco dell’Impianto Polimeri-Eni di Craking del petrolio situato nel cuore del Polo Petrolchimico. Le carte non erano a posto ed andavano aggiornate nel termine dell’epifania concesso. E la Befana, saggia vecchietta che normalmente non si occupa di greggio nè si ammalia con notizie di stampa o soffiate sindacali (“gli operai dimostrano spirito di appartenenza e attaccamento all’Azienda senza uguali”), ha pescato dalla calza la caramella balsamica col seguente pensierino nell’incarto: “a scongiurare il Rischio d’Incidente Rilevante ci vuole il Rapporto Integrato di Sicurezza nuovo fiammante”. Una pasticca che il C.T.R. assaggia attentamente, valutandone la bontà, masticandola ben bene insieme al R.I.S.P., il “Rapporto Integrato di Sicurezza Portuale”. La lettura di un comunicato Cisal del 16-05-2012, attinente gli investimenti previsti, non promette nulla di buono: “Sito di Brindisi- dal punto di vista strategico non si evince alcun investimento.” Miei amici, in forza lavoro all’ENI, mi dicono che hanno molta paura durante i temporali d’estate... Evocando Aziende straniere, giunge spontaneo l’altro storico sequestro del febbraio 2007, quello molto caro ai brindisini ed anch’esso da primato, toccato al sito assegnato alla Società L.N.G. (ex British Gas). Per intendere, quella che spartiva equamente con Enel l’operazione denominata, all’origine, “Brindisi LNG”. Per comprendere, la stessa società che condivideva con ENI quote societarie in operazioni comuni nel Medio Oriente, che a sua volta si fuse con una parte della MontEdison per ottenere ENIMont, la marca che tanto ricorda le maxi merendine tuttifrutti spezzate con mani pulite.

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“Il principio è il seguente: bisogna cogliere il momento di debolezza, determinato soprattutto dal livello permanentemente alto della disoccupazione, per imporre insediamenti in genere non graditi alle popolazioni. Insomma, gli impianti che presentano un elevato rischio per i cittadini, non vanno insediati sul territorio nazionale secondo un criterio di equilibrata distribuzione, bensì seguendo il percorso della fragile condizione sociale e della disponibilità alla corruzione delle classi dirigenti.” (dagli atti del nuovo Piano Urbanistico Generale)

L’ indagine, conducente al sequestro, partì dal ricorso, di una certa Provincia di Brindisi, alla “Commissione Europea” la quale fece sospendere al governo italiano, per non incorrere nella procedura d’infrazione, l’inattendibile Autorizzazione del gennaio 2003 rilasciata senza la minima informazione ai cittadini e priva della Valutazione di Impatto Ambientale prevista dalla legge vigente. Gli inglesi, grazie al benestare di qualche complice governante che assegna “specchi d’acqua” come fossero quelli del gabinetto in cui si ritrova tutte le mattine, sono riusciti ad impossessarsi di 15 Ettari di mare del Porto, a ridosso delle Isole Pedagne, colmandolo inesorabilmente senza alcuna pietà per le storiche e sciccose spiagge di una volta. Quello fu solo l’inizio (qualcuno sostiene che una eminente strategia abbia lasciato rimanere tale) dei lavori di costruzione di un grosso “Impianto di Rigassificazione” del Metano, in grado di immettere in rete fino a 8 Miliardi di metri cubi annui di Gas, avente capacità di stoccaggio dei serbatoi, terribilmente somiglianti a due gigantesche latte di pelati, di 320.000 metri cubi. Quantità non certo corrispondenti al fabbisogno di una minuta cittadina nè della sua provincia dove, ai “gas tank”, molti abitanti veraci preferiscono la gioiosa salsa di pomodoro fatta in casa. Una vicenda di intrugli societari internazionali (il gas Nigeriano avrebbe sostato in Francia per la liquefazione e poi importato in Italia e altrove) che ha trasformato uno sferico splendido specchio d’acqua in uno tremendamente simile a quelli per allodole affumicate. L’Amministratore Delegato dell’interessata Enel, allorquando il Rigassificatore “godeva di un interesse nazionale”, a fine mandato “fa un precipitoso passo indietro”: “è stata l’ultima cosa che ho fatto in Enel” dichiarò l’A.D. spostato in ENI nel 2005 con medesime funzioni: “guardi, io sono italiano non sono inglese”.

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Nel mentre, l’Ente Elettrico rivendeva sul mercato le quote del suo interesse, perchè i venti cambiano, Presidenti di Regione si susseguono, Presidenti di Provincia succedono e Sindaci imprevedibili arrivano. “Un mostro da combattere mentre, nel contempo, le Centrali di Brindisi Nord e Cerano continuavano a bruciare carbone.” Per fare un po’ di storia, a titolo assolutamente esemplificativo, nell’ aprile 2004 a Skikda (Algeria) si è verificata l’esplosione di un Impianto di L.N.G.. Un evento molto tragico in cui hanno trovato la fine della vita ben 24 persone. 74 i feriti. Alla tragedia è stato addirittura dedicato un cortometraggio finanziato dall’ Ente Provinciale con le mani avanti. Da un dossier della Commissione per l’Energia della California: “nell’ipotesi di collisione con una gasiera a dieci miglia dalla costa... si sprigionerebbe una nube di gas per un raggio di 30 miglia (55 chilometri) che rischierebbe di distruggere tutto nel suo cammino”. Senza spingersi oltremare, nel 2001 all’interno del Porto di Brindisi ci fu grande paura per l’incendio, miracolosamente sventato, di una piccola nave carica di Gas Metano. Oggi, a seguito di parere del solito Ministero (Decreto VIA del luglio 2010 non sfavorevole), attinente la Valutazione di Impatto Ambientale richiesta in sanatoria, le corpose prescrizioni, pareggiabili alle motivazioni di un parere avverso, hanno obbligato la multinazionale a rivisitare significativamente il progetto attivando una specie di procedimento di variante nel quale variazione sostanziale su tutte è il semi-interramento, nel mare delle Pedagne, delle latte di carburante in previsione: 80 metri di diametro, 30 metri fuori terra (come un fabbricato a 10 piani), 23 metri sott’acqua. Per il cumulo di modifiche apportate al progetto (eccetto quelle ritenute non giustificabili) si sono espressi, sempre contrariamente, Regione-Provincia-Comune (gli ultimi due richiedendo danni per 5 milioni di euro). Intanto, le linee programmatiche del nuovo Piano Regolatore cittadino (a cui il tempestivo e puntuale ricorso al T.A.R. della Società inglese), che esigono il Rigassificatore via da quel punto nell’interesse del futuro sviluppo portuale, scacciano ulteriormente un elefante malato che scalpita per muoversi, anch’egli, nella preziosa cristalliera.

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Ferme restando le pesantissime espressioni giudiziarie terminali (usando una parola dissonante), che hanno disposto la “confisca della colmata” e tendono alla “revoca delle autorizzazioni concesse dai vari Enti”, la patata bollente, rimbalzata indietro imitando la palla magica, è causa dell’ultima trovata dei Ministeri di Roma. I tecnici sopraffini, ignoranti il peso della volontà dei cittadini, mai come in questo caso espressa e ri-espressa convincentemente, con Decreto Direttoriale del 27 gennaio 2012 hanno glissato tenendo valida la Valutazione di Impatto Ambientale “sunata” dalla onnipresente, strategica, politica nazionale imbandierata con drappi in assonanza. Nessuna necessità di nuova espressione. Tutto confermato. Ed ha glissato anche il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, “il cui parere era stato richiesto dall’Autorità Portuale a supporto delle determinazioni di sua esclusiva competenza nell’ambito del procedimento di rilascio del titolo concessorio”, non concedendo il “parere richiesto sul progetto per la sussistenza di motivi ostativi”. Frattanto, tentando raffinatamente, a livello nazionale, di far passare il “caso Brindisi” per “una vicenda segnata da ritardi burocratici e contrasti locali”, l’incredibile si avvera. “Incredibile: il Comitato Tecnico Regionale che il 4 aprile scorso aveva negato il Nulla Osta di Fattibilità (Nof) al progetto per la costruzione del rigassificatore, a distanza di poco più di due mesi, chissà per quali impulsi e attraverso quali logiche, decide di contraddire se stesso e ribalta il citato responso concedendo l’assenso.”

Mini sequestro, per dimensioni ma non certo per importanza, è quello ragguardevole avvenuto nel marzo 2009 alla “Piattaforma di Stoccaggio e Smaltimento Rifiuti vari” di proprietà del Consorzio S.I.S.R.I., “Ente di Diritto Pubblico” con responsabilità di gestire, sin dagli anni ‘50, l’imponente e prorompente A.S.I.. Nella sostanza, il Provvedimento Giudiziario ha scomodato un grosso “inceneritore di rifiuti industriali e sanitari” attivo per molti anni ed affidato in gestione alla Società per Azioni Termomeccanica. La potente multinazionale, per conto di prestigiosi terzi, ha provveduto a smaltire scorie industriali (anche “rifiuti tossico-nocivi”, tradisce il sito del Consorzio SISRI) termovalorizzandole, cioè bruciandole per una scorreggia di energia elettrica da 1 MW e rotti. Ovvero, od anche, o dopo, sotterrandole in una collina artificiale posizionata a portata di mezzi leggeri.

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La montagna, meglio dire, di ceneri e polveri, sempre ottenuta in affidamento e gestione dal medesimo scaltro soggetto pubblico, è ammirabile, in tutta la sua “innaturalità”, a breve distanza dall’ Inceneritore. Precisamente vicino l’enorme Impianto IPEM di stoccaggio Gas Propano Liquido - GPL. Il sequestro degli impianti, motivato dal reiterato reato ambientale ed avvenuto dopo l’effimero passaggio societario alla Multinazionale Veolia (addirittura auto-denunciatasi), è svanito nel 2010, togliendo il disturbo, a conclusione dell’indagine della Procura che, analizzati i campioni dei fusti indagati, ha accertato la compatibilità della tipologia e sostanza dei rifiuti contenuti con le Autorizzazioni Provinciali rilasciate. ...Regolari “rifiuti industriali e sanitari”. Blasonati altisonanti gruppi d’Azienda del racèmo, sempre con la preziosa collaborazione del proprietario mantenuto dai poteri forti, intenderebbero riattivare l’Impianto, in qualche modo, “adeguandolo” all’uso promiscuo di rifiuti. I soliti, graditi, investimenti multimilionari porterebbero alla riassunzione di un numero di lavoratori equiparabile a quelli impiegati al “Bar Betty”. Termomeccanica spa (che “attraverso la controllata Ipoter srl ha lavorato alla bonifica con soldi pubblici del sito ex Enichem di Manfredonia”), vaso comunicante delle azioni Veolia Environment, torna quindi alla carica per il “revamping”. Previsione di “tariffe agevolate” e “royalties” di rilievo. Da record, in tutti i sensi, il sequestro apposto nel 2005 dalla Procura all’enorme “carbonile scoperto” (dieci campi di calcio messi insieme), in affidamento alla Società EDIPOWER BRINDISI NORD da parte dell’ ENEL (ex proprietario e responsabile dell’intero complesso energetico), in cui venivano stoccate, appunto “a ciel’apiertu”, enormi quantità di carbone destinato alla combustione nella “Centrale Termoelettrica di Costa Morena”, realizzata in pieno Porto adiacente “Rio Grande”, per dirla “alla Spagnola”. ...Camera con vista su “Castel Rosso”. “Prelevammo il carbone per analizzarlo, lo portammo all’ARPA e risultò ad alto contenuto di zolfo. Ma il giorno dopo sui giornali venne fuori che i valori di zolfo erano nella norma.” (Dott. Michele Errico)

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La potenza in esercizio negli ultimi anni è 640 MegaWatt, in grado di alimentare interi territori provinciali e oltre, con una efficienza energetica dell’Impianto (ossia l’energia prodotta in rapporto alla quantità di combustibile utilizzato) al di sotto del 34% (le buone Centrali arrivano al 45%). Un impianto operante a singhiozzi mensili (per ragioni generali di competitività) che chissà non ambisca a riscuotere premi in bolletta, durante i frequenti fermi, per la sola disponibilità alla produzione di corrente. L’area di pertinenza dell’Impianto risulta in fase di accuratissima caratterizzazione e le analisi effettuate promettono niente di buono. Nonostante, con Decreto VIA n°1634/2009 (www.minambiente.it), ignorando il parere negativo espresso dalla Regione Puglia con Delibera della Giunta 955/2009 e vanificando la sfilza di osservazioni di Provincia, Legambiente, eccetera, eccetera, è stata assentita la riconversione a Gas Metano degli altri 2 vecchi gruppi inattivi (per la qual modifica la Società ha dichiarato non essere più interessata) raggiungendo, potenzialmente, 1070 Megawatt su 4 gruppi (2 a carbone da 640 Mw-2 a gas da 430 Mw). Tra le solite copiose e poetiche prescrizioni quella che, ricadendo in un Sito di Interesse Nazionale per le Bonifiche: “la realizzazione degli interventi dovrà essere condizionata alla disponibilità delle aree, nella loro interezza o di parte di essa nel caso di realizzazioni successive, secondo i criteri definiti”.

Questo lascia intendere che i tenutari di prima e dopo i passaggi societari non abbiano ancora messo in condizioni gli Enti preposti di restituire, o meno, l’area agli usi legittimi. Oppure c’è qualcosa che, in atti ministeriali, non filava. “Conferenza di Servizi decisoria del 22-09-2004 tenuta presso il Ministero dell’Ambiente. I risultati delle indagini avevano evidenziato una contaminazione dei terreni da Arsenico presente in maniera discontinua e solo negli strati più profondi... ... acquisire ulteriori elementi conoscitivi circa lo stato di qualità della falda ... che aveva evidenziato una contaminazione da Idrocarburi alifatici cancerogeni, Arsenico, Ferro e Manganese”. “... integrare il sistema di emungimento con un sistema di contenimento fisico al fine di impedire la diffusione della contaminazione verso mare.” (dagli atti dell’Autorizzazione Integrata Ambientale concessa)

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Nella Delibera Provinciale del 2008, dedicata all’energia e facilmente consultabile sul solito web, stupisce leggere una promessa passata in cavalleria: “a fronte della incessante insistenza di questa Amm.ne Provinciale… l’Enel con nota del 6-4-2007 ha offerto inoltre… lo smobilizzo e cessione del carbonile a cielo aperto, quello in Porto, dal marzo 2005 sotto sequestro giudiziario per i danni ambientali prodotti”.

Intanto, il predetto Decreto 1634 informa di un progetto in itinere per opere varie, compreso sia un nuovo elettrodotto da 11 km. ed un nuovo metanodotto da 3 km. che la copertura, mediante un cupolone di calcestruzzo pre-fabbricato a forma di ufo per alieni, del carbonile Enel/Edipower sotto sequestro. Perfetta convergenza con la “pratica” A.I.A., disbrigata dall’alto, che dopo un discutibile ritardo nell’iter amministrativo, dovuto a trasmissioni di documenti tra un ufficio e l’altro, è stata rilasciata con Decreto N°434 di inizio agosto 2012 (classico periodo di ferie) elencando, manco a dirlo, una sfilza di adempimenti successivi, tanto per, che avrebbero certamente arricchito l’istruttoria in fase preliminare. Tra le prescrizioni ne spicca una atipica: “si prescrive che il Gestore presenti ventiquattro mesi prima della scadenza fissata per la durata della presente autorizzazione, all’autorità competente, per il tramite dell’ISPRA, un piano di dismissione del sito, in conformità a quanto previsto al paragrafo 10.1, punto a, del parere istruttorio.”

Come per dire: siccome si è esagerato troppo, tra un paio d’anni si potrebbero anche chiudere i battenti e smetterla qui. Accendendo l’antico fuoco di paglia che malauguratamente si spegne alla prima brezza favorevole, divenendo “un auspicio” per la bocca di chi gli soffia sopra, rispolveriamo una frase sparata al vento: “La Provincia di Brindisi esprime parere contrario all’Autorizzazione Integrata Ambientale e rilancia l’idea della trasformazione a ciclo combinato”... “se la decisione fosse stata adottata la centrale non avrebbe ottenuto le autorizzazioni”. La Provincia, ovviamente, si è poi immediatamente allineata agli altri Enti locali, inventando un’equivoca prescrizione rimandante a nuove convenzioni a farsi per superare l’ostacolo riconversione a gas, approvando in scioltezza la richiesta AIA avanzata illo tempore (aprile 2007). Poco altro sollevato nei tavoli a rotazione meccanica programmata.

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L’esito finale, in cui si sperava l’amministrazione comunale avesse portato le direttive del Documento Programmatico Preliminare al PUG (che prevede la Centrale lontano dal centro abitato ovvero la vuole finalmente demolita recuperando e bonificando le aree di insistenza), era evidentemente calendarizzato tra i compiti da assolvere. Il parere istruttorio, reso a fine stagione delle vendemmie, riserva 2011, è un bel tino nero carbone riversato addosso agli abitanti da una macchina burocratica e politica scelta che, passando spietatamente tra i filari, toglie l’uva lasciando inguardabili raspi. Ancora una volta, tutto si conclude con i Ministeri di Roma a ristabilire, ben supportati, il destino della città, rimpiazzando ogni altra autorizzazione ambientale provinciale provvisoria in scadenza (emissioni in atmosfera, scarico reflui, stoccaggio rifiuti pericolosi). “L’attuale configurazione in esercizio coincide con l’assetto impiantistico per il quale il gestore chiede l’Autorizzazione Integrata Ambientale.”

Un vertiginoso ballo da competizione in cui pattinatori esperti, conoscitori della pista, si contrappongono ad ingenui creduloni di muggiti urbanistici concedendo, per risparmiare baiocchi, l’immissione in polmone di Monossido di Carbonio e Acido Cloridrico entro la soglia consigliata da un’Italia molto lontana dall’Europa. Ulteriore affondo nella ferita aperta. Il tipo di Carbone, carta canta, dovrà essere, causa atavica assenza di desolforatori, quello a basso contenuto di Zolfo, previa rigorosa introduzione di preposti filtri. In previsione altra tempistica procedurale e controlli a catena per i quattro, docili, felini domestici addetti. La pappardella, sottovalutando, distrattamente, nano-camini bassi 60 metri che, causa aerei sorvolanti, non possono essere sopraelevati e conformati, per esempio, al fratello maggiore di Cerano: 200 metri. Gradita, quale obbligo di legge alternativo, la copertura del carbonile qualora l’Azienda volesse evitare i camion vai e vieni, dalla voragine alle carboniere, in moto perpetuo. Inserito, almeno, l’invio telematico degli inquinanti. Così, scordata la possibilità di impegnare a demolire i 2 gruppi in più ripulendo e risanando cortesemente qualche area infetta, la vocazione spettata a Brindisi perpetua. ...Ancora carbone.

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“Nel recente passato, interessi estranei a quelli della città hanno determinato per Brindisi una vocazione unilaterale di stampo industriale energetico... le opere realizzate hanno fortemente compromesso la vera vocazione di città di mare.” “La presenza di depositi di carbone nel porto medio, della centrale a carbone Brindisi Nord e del nastro trasportatore (che benchè raramente in funzione, per la sua stessa presenza produce un grande impatto sul territorio) incide pesantemente sulla salute dei cittadini e sulle condizioni ambientali della città.”

La stampa annuncia rocambolesche variazioni societarie e passaggi ingarbugliati in cui districarsi è difficoltoso come srotolare un filo senza capo nè coda. “La novita' riguarda l'attribuzione di Edipower (attualmente partecipata al 50% da Edison, al 20% da A2a, al 20% da Alpiq e al 10% da Iren) interamente ad A2a”. “...A2A comunica di aver acquistato in data odierna il 70% di Edipower da Edison e il 20% da Alpiq per un investimento pari a 883 milioni...” “Edison verrà acquistata dai francesi di EdF mentre Edipower rimane in mani italiane con socio di maggioranza A2A, che insieme alla municipalizzata Iren crea il secondo produttore italiano di energia”...“la utility lombarda ACEA sta acquistando Edipower dopo lo spezzatino Edison”...“Un futuro che, con gli aggiustamenti del caso, sembra portare dritto alla soluzione che soddisfi tutti.” “Con il nuovo piano industriale A2A ha le carte in regola per affermarsi come il secondo campione nazionale dell'energia... rientra nelle prerogative dei Comuni di Milano e di Brescia (che controllano il 55% del gruppo) riformare la governance ... Ciò non toglie che si dovrà agire sul debito... A fine 2012 sarà ben inferiore a 5 miliardi... Il debito stesso, peraltro, è legato alla vera sfida per A2A: l'integrazione con Edipower, su cui non mancano le incognite, a partire dalle due centrali del Sud, Brindisi e San Filippo del Mela, che potrebbero essere riconvertite in termovalorizzatori.” “...il termovalorizzatore di Acerra (Provincia di Napoli) ci sta dando grandi soddisfazioni e sempre a Napoli, a breve, potremmo entrare nella partita del nuovo termovalorizzatore, che si è sbloccata grazie ai fondi ottenuti dalla Regione Campania.”

Vale a dire, finito il carbone per questioni di mercato, una “multiutility” dal debito impronunciabile, progetta una cloaca per la mondezza d’oltre provincia, schivando il costoso smantellamento e bonifica del sito inquinato. A mali estremi, estreme proposte di trasformare Brindisi in “urna cineraria”.

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A babbo morto, considerazione sconsolante è il dettato, alle Autorità competenti istruttorie dell’A.I.A., del Decreto Legislativo 59/2005: “devono essere prese le opportune misure di prevenzione dell’inquinamento applicando, in particolare, le migliori tecniche disponibili... non si devono verificare fenomeni di inquinamento significativi.”

Principi nei confronti dei quali si è indegni. L’emergenza bussa sempre al vaso Brindisi, vittima colpevole di non riuscire a raggiungere sufficienti percentuali di raccolta differenziata, pur essendo tra i capoluoghi più virtuosi. Il nome Edipower, bevendo la medicina miracolosa “contratto di transazione con il Ministero relativo all’ Accordo di Programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica” delle “Aree comprese nel Sito Inquinato di Interesse Nazionale di Brindisi”, ha aderito imbucando i suoi assegni milionari postdatati, per danni vari ed alle falde, nel disponibile “caddico” salvadanaio statale. Nel febbraio 2011, migliaia di cittadini di Brindisi, le cui firme sono state agevolmente raccolte su iniziativa del Movimento Cittadino NO al Carbone, hanno presentato all’amata Procura un esposto per l’accertamento di eventuali danni ambientali, e violazione delle leggi relative, anche nei confronti della Società ENEL BRINDISI SUD, proprietaria della “Centrale Termoelettrica a Carbone Federico II” di Cerano, attualmente alimentabile anche ad Olio denso ed abilitata allo stoccaggio di rifiuti. Il ciclope, con i suoi 270 Ettari di estensione, corrispondenti all’intera città nella cinta muraria, è tra i più spaventosi d’Europa. Potenza 2640 Megawatt: circa il 5% della produzione nazionale (il web visualizza ancora 10%). Efficienza energetica dell’Impianto sotto il 36%, nonostante esistano tecnologie con “caldaie critiche” che condurrebbero, investendo, ad oltre il 50%, risparmiando ai toraci grosse quantità di materia prima in polvere. L’annesso “carbonile scoperto” di pertinenza (“impermeabilizzato con strato inferiore di membrana impermeabile –tufina compattata- dello spessore di 10 cm. e strato superiore di tufina compattata di 20 cm. di spessore”) è esteso, oltre che impermeabilizzato, come venti campi da calcio affiancati, oltre 12 ettari, ed è idoneo a stoccare fino a 750.000 tonnellate di Carbone.

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Per riempirlo occorrerebbero circa 150.000 camion da 5 tonnellate cadauno. Altrettanti per svuotare, riempire, svuotare, riempire... Il deposito di stoccaggio accoglie il combustibile in arrivo dall’ interminabile Nastro Trasportatore (12Km. di lunghezza e 10 m. di profondità) costruito nelle campagne brindisine parallelamente al mare, somigliante, per chi non l’avesse mai ammirato, ad una strada semi-interrata a doppia corsia. E’ fiancheggiato da un Oleodotto per il trasferimento dell’Olio da abbrustolire. L’asse polifunzionale parte dal Porto Medio, in cui arrivano imponenti Navi Carboniere nere e rosse (circa 100 shuttle annue) che vi sostano quasi ininterrottamente. Altre Navi Petroliere conducono, all’ occorrenza, Olio Combustibile Denso: O.C.D.. Ceneri, gessi e scarti di produzione sono smaltiti con altri bastimenti e con altri mezzi. L’opera colossale, distesa al sole della pianura brindisina, di cui non sono mai stati precisamente definiti gli enormi costi (qualcuno che sa sostiene sia costata migliaia di Miliardi di buone Lire), è dotata di alcune “torri di sollevamento in cemento armato”. “...Lungo il tracciato sono localizzate le torri di frantumazione e vagliatura”. Prima di raggiungere il Monumento Industriale sovrasta “Fiume Grande”, spaccandolo come una “scrima” nel mezzo del folto canneto, e sottopassa il “Canale Foggia di Rau” scavando un tunnel sotterraneo artificiale simile ad una galleria sotto una montagna d’acqua pluviale. Entrambi gli “Ambiti naturalistici” risultano sottoposti a tutela ambientale ed inclusi nel “Parco Regionale le Saline di Punta della Contessa”. “...effetto devastante prodotto alla zona umida delle Saline. Se non vi fossero altri, e consistenti, motivi economici legati allo sviluppo ed all’occupazione, basterebbe questo danno ambientale per chiedere l’immediato smantellamento del nastro trasportatore.” (dagli atti del PUG)

L’Azienda ENEL, prima completamente di Stato ed ora arditamente partecipata (al 30%), è oggi molto nota ai brindisini per il gentile sussidio all’ attività teatrale ed allo sport cittadino, quello in cui si sbattono continuamente i palloni per terra e locale solo perchè si gioca qui. E’ corresponsabile di una Ordinanza cautelativa che vietava, lungo tutto il nastro trasportatore carbone ed intorno alla Centrale, qualsivoglia coltivazione agricola nella fascia di mt.500. Moltiplicando per 12.000 metri si ottengono i metri quadri di campagne sfinite.

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“...il nastro carbonifero, avente sezione a C, scarpata in cemento armato, interrato per 10/15 metri dal piano di campagna, intercetta le acque di falda superficiale, che in questa zona si trovano dai 7 ai 10 metri dal piano calpestio, creando una barriera di deflusso delle stesse, tra monte e valle del nastro … la costruzione della trincea ... interviene sull’equilibrio ecologico e paesaggistico della zona ... ha variato il livello della falda superficiale, riducendone la portata, variando quindi anche la salinità delle acque... il dimensionamento delle fondazioni è tale da contrastare la spinta idrostatica dovuta alle acque di falda freatica entro cui il nastro è totalmente immerso; in passato, veniva attuata la coltivazione del Carciofo, tipica coltura dell’agro brindisino a ciclo quinquennale, con la tecnica della forzatura, attuabile solo se l’azienda possiede acque per irrigazione; ... i pozzi freatici aziendali ... in passato erano utilizzati per i fabbisogni domestici e per l’abbeveraggio del bestiame; l’assenza di acqua... non permette l’insediamento umano, infatti, le case rurali, sono completamente abbandonate.”

Tra le varie cronache, un’altra conseguenza significativa: dagli articoli del quotidiano BrindisiReport, datati 19 e 21 gennaio 2013, si evince: “...nei giorni scorsi e sino al blocco della notte scorsa alle 3, l’acqua aspirata dalle idrovore è stata pompata nel Fiume Grande, che sbocca nel porto, senza alcuna autorizzazione. L’allagamento della trincea del nastro trasportatore Enel è la terza di una certa rilevanza negli ultimi otto anni. ...il Consorzio di Bonifica dell’Arneo si vide recapitare a fine aprile 2007 una richiesta di copertura di danni, avanzata da Enel, per l’ammontare di un milione e 120mila euro per l’allagamento della trincea avvenuto il 7 novembre del 2005. In quella circostanza, la società elettrica attribuì l’evento alla tracimazione di Fiume Grande. Fu in quella circostanza che il Consorzio di bonifica rispose ricordando ciò che era stato stabilito prima dell’avvio della costruzione del nastro nel 1993, e che la deviazione di Fiume Grande e di altri canali fu eseguita proprio da Enel in corso di realizzazione della trincea. ...il Consorzio dell’Arneo negò l’esondazione di Fiume Grande, sostenendo che nessun altra azienda della zona si era lamentata per danni ricevuti. Ma il problema si ripresentò con un’altra alluvione il 17 dicembre del 2008.

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Dal “Documento Programmatico Preliminare – D.P.P.”: “La presenza del Nastro Trasportatore, la sua forma e le sue caratteristiche, stanno limitando notevolmente l’afflusso di acqua dolce verso le Saline, compromettendone il delicato equilibrio e l’importante funzione naturalistica ... supera in alcuni punti i -15 metri dal piano campagna e, di conseguenza, intercetta il letto della falda superficiale, interrompendo il deflusso verso il mare delle acque. Significativo, inoltre, l’inquinamento dei suoli e della falda dovuto alla percolazione delle sostanze trasportate in seguito all’utilizzo del Nastro.

2006 : quasi 7 Mil. di tonn. di Carbone movimentato a Brindisi 2007 : oltre 7 Mil. di tonn. di Carbone movimentato a Brindisi 2008 : 7.500.000 tonnellate di Carbone movimentato a Brindisi 2009 : 7.500.000 tonnellate di Carbone movimentato a Brindisi 2010 : 5.500.000 tonnellate di Carbone movimentato a Brindisi (10.000 tonnellate di cemento)

Per riprove ed approfondimenti, dal “Dossier Inquinamento” del luglio 2007 e dalla rivista “Progetto Salute” del 2009 a cura dell’Ordine dei Medici della Provincia di Brindisi: “Le coltivazioni inquinate intorno alla Centrale di Cerano...: Su richiesta del Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale, durante il 2005-2006 il Sindaco... ha provveduto ad effettuare i controlli sui terreni e le acque sotterranee nella fascia larga 250 metri... lungo il nastro trasportatore carbone fino alla Centrale Enel di Cerano. Alla luce dei risultati ... scoperta di metalli pesanti, pesticidi ed altre sostanze inquinanti fino ad 1 metro di profondità... ... dei 243 punti indagati solo 12 risultano privi di contaminazione. Il Sindaco dichiara la necessità di convocare un tavolo tecnico per approfondire le conseguenze che si possono verificare sulle produzioni e sulla salute... Sostanze rilevate: Stagno, Berillio, Vanadio, Cobalto, Mercurio, Rame, Cadmio, Nichel, Arsenico, Pesticidi Clorurati. Devono essere distrutti tutti i prodotti ortofrutticoli e arborei, compresi quindi olive, uva ed altra frutta presente nell’area, da effettuarsi sotto controllo e certificazione dell’ASL e Vigili Urbani. Solo in questo modo gli agricoltori potranno chiedere un risarcimento dei danni. I dati sono stati trasmessi al Ministero dell’Ambiente segnalando la necessità di estendere i controlli ad una fascia superiore ai 250 metri... Il Comune ritiene necessari altri fondi ed auspica che la questione rientri nell’Accordo di Programma sulle Bonifiche dell’Area ad Alto Rischio Ambientale...

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Il Commissario Delegato per l’emergenze in Puglia ha commissionato nel 2008 specifica Analisi di Rischio per verificare la praticabilità di colture agricole non alimentari”.

Il “dossier” riporta altresì una serie di tabelle con tutte le emissioni industriali inquinanti fino al 2005: “come è facile rilevare, le emissioni industriali a Brindisi nell’anno 2005 sono state composte da sostanze pericolose ... l’Arsenico, il Cadmio, il Cromo, gli Idrocarburi Policiclici Aromatici ed il Benzene, tutti cancerogeni in grado di provocare diversi tipi di tumori, superano abbondantemente la soglia. Anche le altre sostanze emesse oltre la soglia sono responsabili di patologie varie come quelle respiratorie e cardiache (ossidi di Zolfo e di Azoto). E’ necessario dare stabilità al registro Tumori Jonico Salentino... se non verrà sostenuto con investimenti specifici sarà presto

destinato a chiudere i battenti”. A morire.

L’atto ufficiale, condiviso da Regione Puglia, ARPA e ASL, è l’ Ordinanza Sindacale del 28 Giugno 2007 – Divieto assoluto di coltivazione agricola nella fascia di terreno di metri 500 lungo il Nastro Trasportatore e intorno la Centrale Brindisi Sud. Il provvedimento non va confuso con l’Ordinanza successiva del 3-12-2008 con cui si è vietata la somministrazione di quel cibo anche ai cani, nè scambiato con l’altra Ordinanza n°5 del 26 febbraio 2009 di modifica della prima (con cui si consentono “le attività di preparazione alla coltivazione, messa a dimora di specie arboree ad alto fusto”). Contestazioni al T.A.R. ed al Consiglio di Stato imbrogliano l’ annosa sequenza. “14 giugno 2010: si è tenuta stamane presso il Ministero dell’ambiente la conferenza dei servizi relativa alla controversia vicenda relativa all’Ordinanza Sindacale con cui si vietava la coltivazione ed il raccolto nei terreni vicini al nastro... Approvato il documento redatto da ARPA Puglia e Università di Lecce che da efficacia al protocollo con l’Enel attraverso il quale si garantisce agli agricoltori danneggiati in questi due anni dal blocco dell’attività... la possibilità di mettere a dimora coltivazioni no food su un’estensione superiore ai 400 ettari... La messa a dimora degli alberi... sarà a carico dell’Enel per una cifra pari a 8 milioni di euro. Va da sè che l’Ordinanza Sindacale del Giugno 2007 non perde efficacia.”

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Ancora dal “D.P.P.” approvato dal Consiglio Comunale il 25-8-2011, forse il primo atto ad avere avuto il coraggio di rivelare tante scomode verità finora ricomprese solo in documenti difficilmente accessibili. “Aree agricole ... settore meridionale del Sito di Interesse Nazionale... sono state individuate tre aree omogenee per i livelli di contaminazione presunta: - aree ad alto rischio di contaminazione corrispondente ad una fascia di 500 metri circostante la Centrale ENEL di Cerano e l’Asse Attrezzato... circa 100 metri su entrambi i lati; - aree a medio rischio di contaminazione corrispondente ad una fascia di 500 metri circostante lateralmente la Strada Statale 613; - aree a basso rischio di contaminazione: restanti aree. La campagna di Indagine Ambientale condotta da Sviluppo Italia nell’ area ad alto rischio di contaminazione potenziale ha restituito una rappresentazione dello stato qualitativo delle matrici ambientali investigate: matrice suolo-sottosuolo: l’analisi chimica dei campioni di terreno ha evidenziato la presenza di passività ambientali attribuibili alle categorie dei metalli (Stagno, Berillio e Arsenico, Vanadio e Cobalto, Rame, Cadmio, Mercurio e Nichel) ed una lieve contaminazione da Idrocarburi pesanti; matrice acque sotterranee: la caratterizzazione ha appurato uno stato di contaminazione riferibile ai parametri: Manganese, Selenio, Nichel e Idrocarburi... Ordinanza Sindacale n°18 del giugno-2007 che vietava la coltivazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli da parte dei conduttori delle aree interessate dalla contaminazione”. “...terreni limitrofi alla Centrale ENEL di Cerano per una estensione di circa 300 metri: dei 243 punti indagati solo 12 sono risultati privi di contaminazione, mentre 191 presentavano una contaminazione attribuibile a metalli (Stagno, Berillio, Arsenico ed in quantità minoritaria a Vanadio e Cobalto) e pesticidi... In sporadici punti è presente contaminazione attribuibile a Rame,Cadmio, Mercurio e Nichel. La caratterizzazione della matrice acque sotterranee, eseguita attraverso l’analisi di campioni di acqua prelevati dai 18 piezometri realizzati e da 11 pozzi esistenti, ha appurato, a carico della stessa, uno stato di contaminazione riferibile ai parametri Manganese, Nichel, Selenio e Idrocarburi. Dai dati riportati è quindi evidente come la contaminazione sia attribuibile alle attività agricole presenti solo in misura modesta”.

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“l’ARPA Puglia e l’Università del Salento sono state incaricate dal Commissario Delegato per l’Emergenza Rifiuti in Puglia di verificare la reale sussistenza di un rischio sanitario indotto dalla commercializzazione dei prodotti coltivati sull’area parzialmente contaminata. Lo Studio trasmesso al Ministero dell’Ambiente...ha evidenziato un rischio prossimo ai livelli di accettabilità.”

Quanto meno, sarebbe plausibile evitare irrispettose speculazioni milionarie di società paraMinisteriali, con sedi e forze lavoro lontane dalle terre inquinate (Sogesid spa per esempio), incaricate di bonificare, ma prima ancora, meglio, deputate a progettare. Piantare fiori è un’idea sperimentale, e forse più credibile, per risanare le vaste aree di terreno, inquinato nel tempo, bonificando in modo naturale ed a costi ridottissimi. Magari anche seminando aziende del “settore floricoltura”. Le politiche di alcuni governi assennati (pur storicamente affaristi e colonizzatori) tra cui quello americano (da sempre paese estrattore ed esportatore di carbone in quantità) e quello inglese (che insieme ai cognati Eni tenta di ciucciare petrolio nei mari del canale d’Otranto), hanno intrapreso una politica di dismissione delle Centrali a “coal” fossile, programmandone ed iniziandone la smobilitazione. Rappresentative affermazioni espresse pubblicamente a livello locale, nazionale, europeo, e mondiale: “Lo studio della Scuola di Salute Pubblica della prestigiosa Università di Harvard –Boston- quantifica i danni alla salute e all’ambiente correlandoli alle Centrali a Carbone. Applicando i numeri alla nostra realtà risulterebbe che per 100.000 tonnellate di NOx emesse ogni anno, il danno è quantificabile da 50 milioni di Dollari a 1,5 miliardi di Dollari” (Giorgio Sciarra)

“Né petrolio né carbone, soltanto il sole può darci energia.” “Chi ha competenza in materia dice no al carbone ed al nucleare.” (Prof. Carlo Rubbia – Premio Nobel per la Fisica 1984) “La Gran Bretagna, per sostituire le vecchie centrali a carbone guarda all’eolico ed al gas. A spingere il governo a puntare sul vento e sul gas anche le preoccupazioni riguardanti le emissioni degli impianti a carbone e i tempi lunghi per costruire centrali nucleari”.

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“Coal is my worst nightmare” (il Carbone è il mio incubo). (Prof. Steven Chu – Premio Nobel per la Fisica 1997- Ministro per L’Energia degli Stati Uniti d’America)

L’ ENEL, togliendosi da ogni impiccio e pressione, ha sottoscritto nell’agosto 2010 il convenientissimo “contratto di transazione relativo all’ Accordo di Programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree comprese nel Sito di Interesse Nazionale di Brindisi”: “corresponsione in favore del Ministero di un importo forfetario ed omnicomprensivo a soddisfazione della domanda risarcitoria coltivata”. “…esborso di 35.799.841 €”…“5.799.841 € per oneri e competenze spettanti all’Avvocatura dello Stato di Lecce”… “i restanti 30 milioni da pagare in 9 rate senza interessi”.

“Anche con questa Centrale, ma anche con altre grandi fabbriche localizzate nel suo territorio, come il Siderurgico dell’I.L.V.A. a Taranto, una Regione del sud come la Puglia, contribuisce allo sviluppo dell’intero paese, offrendo ad esso Energia ed Acciaio” (Prof. Federico Pirro – Università di Bari – Centro Studi Confindustria)

I terroni, siano essi del nord o del sud, debbono pensare sia opportuno tenersi cancri territoriali ed ambientali ammantandoli con cerotti di cemento a forma di calotta spaziale, perchè non si vedano. Isola Taiwan (Cina) insegna.

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2011 : quasi 5.000.000 tonnellate di Carbone movimentato a BR febbr. 2012 : 668.787 tonn. di Carbone movimentato a Brindisi marzo 2012 : 477.530 tonn. di Carbone movimentato a Brindisi La copertura dell’immenso parco carbone (graziosamente definito) ENEL Brindisi Sud, grande quanto una Cittadella dello Sport, prevede “tre nuovi carbonili a copertura totale di tipo a pseudo-calotta sferica –dome-” da farsi in due/tre anni con un investimento di decine di milioni di euro in assegnazione ad imprese selezionate. Il Decreto Ministeriale liberatorio è il N°2 del 13 luglio 2010, senza necessità della Valutazione di Impatto Ambientale. Le “piante nane” si sentiranno ancora più basse, al cospetto di “3 coperture semisferiche”. Mezze sfere (due o tre che saranno) da 145 metri di diametro e 50 d’altezza, con altri nastri trasportatori e torri convenientemente realizzati. Ufficialmente, l’inizio dei lavori è avvenuto il 21 marzo 2012. Le prescrizioni contenute nell’ Autorizzazione Integrata Ambientale, infornata nel tradizionale forno romano in piena afosa estate 2011 e sfornata dopo quasi un anno (Decreto Ministeriale dell’8-6-2012) divengono richieste di concessioni e/o semplici riporti di adempimenti normativi. “Sia previsto il riesame dell’A.I.A. (che legislativamente avrebbe validità 6 anni) dopo un periodo di 24 mesi...” Necessari: nuovi “nastri” e nuove “torri carbone”. Utile e consigliato: un 5% di incenerimento di Biomasse (sansa di olive e cippato di legno) quale impegno verde. Opportuni: contatori in corrispondenza dei due pozzi presenti nel sito per l’emungimento delle acqua sotterranee, registrando le misurazioni giornaliere in un file: campagna di monitoraggio trimestrale concernente la matrice acqua di falda. Importante la clausola che “entro sei mesi ... presentazione di uno studio di fattibilità finalizzato alle modalità di misurazione in continuo della portata dei camini e per installazione del nuovo sistema di misura”, semmai, da controllare con soli due tecnici ARPA per tutta la regione, lamenta il Presidente dell’Agenzia. Cautelativa la prescrizione regionale per l’utilizzo del Combustibile da Rifiuto (C.D.R.) in co-combustione mista al carbone (Delibera della G.R. 1698 del 26-7-2011). In pochi mesi, nel buco nero potrebbe essere riversato il nuovo CDR “fluff” ad origine tipica.

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“Come mai la giunta regionale ha prescritto l’uso del combustibile da rifiuti (CDR) nella centrale Enel Federico II di Brindisi, nonostante il Consiglio regionale, approvando all’unanimità l’Ordine... avesse sospeso, lo scorso 20 luglio, l’uso del CDR anche nella centrale di Brindisi e nel Cementificio di Galatina, fino all’approvazione del piano regionale dei rifiuti?”

Conveniente: utilizzare Orimulsion in giacenza come combustibile secondario, previo apposito programma specifico. Auspicato: l’invio sistematico in via telematica, a cura delle centraline di sorveglianza installate, dei dati di rilevamento degli inquinanti. Ininfluente: il tipo di impermeabilizzazione del carbonile, destinato ad almeno ulteriori due anni di sole ed intemperie, così tanto affine ai campi di calcetto da quartiere periferico. Riscriviamo, per scrupolo, che il Decreto Legislativo 59/2005 prevede, per l’A.I.A., tener debito obbligato conto di: “opportune misure di prevenzione dell’inquinamento applicando, in particolare, le migliori tecniche disponibili”; “non si devono verificare fenomeni di inquinamento significativi”. Tutt’altro che rincuoranti le notizie di stampa a pieno titolo che inquadrano i garanti incaricati a tal fine. Avvisi che si dovrebbero urlare anche con megafoni di auto private in giro per le strade: “mentre nei comunicati istituzionali si sbandierano opere di ambientalizzazione per la centrale di Cerano, arriva a conclusione l’indagine Poison, che vede coinvolta l’Enel per ipotesi di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi in Calabria provenienti da tre centrali Enel, tra cui Cerano... 120.000 tonnellate di fanghi, rifiuti altamente nocivi per la salute, sversati in prossimità di terreni coltivati ad aranceti”. Allacciarsi le cinture e prepararsi a perpetuare il volo, per altri decenni, su quel mezzo a propulsione alimentato a combustibile fossile nero pilotato dai messeri dell’albero di luce. Stavolta, più che fare storia in generale, per la qual cosa è più che sufficiente digitare sul web “incidenti carbone” visualizzando innumerevoli disastri minerari nel mondo e correlate storie di intrighi che sono vergogne di mondi, duole ancora il recente incidente nella Centrale di Cerano nel quale un lavoratore brindisino incolpevole (Vincenzo Manderino) abbandona senza preavviso sette figli e la moglie incredula.

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“...19-11-2009... a seguito delle ferite riportate in un incidente sul lavoro... L’operaio stava lavorando alla pulizia di uno scambiatore di calore... due settimane rimase in coma...”

Per Civitavecchia, cittadina meno maltrattata nella quale esiste da anni un tecnologico carbonile coperto, e dicesi anche promesse di riduzioni sulle bollette, voci di stampa riferiscono di un’altra sorte. “La centrale Enel di Torrevaldaliga, dove è morto un operaio, verrà chiusa per 15 giorni, per il tempo necessario a fare chiarezza definitiva su quanto accaduto” (aprile 2010). “Enel e Comune di Civitavecchia hanno firmato la convenzione per l’esercizio della Centrale a carbone pulito. Al Comune vanno 40 milioni di euro... Nell’accordo si ribadisce l’importanza del ruolo dell’Osservatorio Ambientale e viene confermato da parte di Enel l’impegno finanziario di un milione di euro all’anno per contribuire...”

“Il Sindaco di Civitavecchia vuole fermare l’impianto a carbone/gas da 1.980 MW dell’Enel, da lui giudicato troppo inquinante - Mi auguro di poter firmare un’ordinanza supportata da elementi giuridici, grazie ai quali entro agosto disporrò la chiusura di Torrevaldaliga Nord... Mille motivi per chiudere la Centrale –” (agosto 2012).

Ma soprattutto preme e rincresce dovere riassumere un macigno di vergognosissima storia locale svelante la fetida materia organica di cui ci si lascia coprire e poi ricoprire nascondendosi dentro. Il nome iniziale dell’indagine sembra voler coinvolgere tutti come se equamente responsabili, in un modo, o nell’altro: “Processo Brundisium”: la “Tangentopoli Brindisina”. Immediatamente capita l’antifona: “Processo Coke”: quello in cui si cucina soltanto chi se ne sta a guardare in attesa mangiando una pietanza rischiosa recitando “cati piru ca ti mangiu”. Il Carbone veniva pagato maggiorando il prezzo affinchè, a cascata, venisse foraggiato un “comitato d’affari” con cifre di euro a cinque ondate, una per te, una per lui, le altre per gli altri. I vari nomi sono talmente noti da dover essere non menzionati più in quanto, tra le altre cose, spergiurando sulla salute di tutti gli abitanti, bambini prima di tutto, sono stati capaci ad autorizzare la Centrale di Cerano a bruciare il famigerato schifoso orimulsion, da sempre ben noto “combustibile assassino” osteggiato in tutto il mondo per la sua stessa “composizione chimica estremamente pericolosa”. Dicono corrodesse persino gli impianti stessi che lo usavano.

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Dalla ricostruzione dei fatti, possibile soltanto attraverso le testimonianze giudiziarie nei processi, il Carbone veniva venduto ad Edipower per un Dollaro in più della quotazione. ...A tonnellata. La mercede veniva fatta confluire nella Società “Green Fuel”, appositamente creata, che di “green” aveva soltanto il medesimo vecchio colore del soldo. Dagli articoli di stampa qualche quantità e tariffa che pressappoco si applica anche a ceneri e gessi. “A Brindisi le Navi Carbone pagano all’Autorità Portuale delle tariffe molto basse: 20 centesimi a tonnellata rispetto ai 50 cent. di Carrara”; “considerato che l’Enel, a regime, movimenta 6,5 milioni di tonnellate di carbone ed Edipower 1,5 milioni, immaginate il volume di questo affare.”

Poi qualcuno spiegò che “bisognava considerare anche l’altra tariffa pagata per la Concessione dei moli all’ Autorità Portuale”. L’indagine riguardò anche le banchine portuali di Costa Morena “con facoltà d’uso” e fu la miccia che condusse nel 2005 al sequestro del carbonile scoperto incriminato, quello di proprietà Enel, a servizio della Centrale Termoelettrica Brindisi Nord. Nel processo “coke” il Comune si costituì parte civile nel marzo 2009 accodandosi a due privati che denunciarono auto ricoperte di carbone. “La polvere di carbone si trovava ovunque… con maggiore concentrazione nella zona di transito dei camion”. “Il Comune di Brindisi si è costituito parte civile nel predetto procedimento penale n°947/2005... in relazione ad ipotizzati reati di getto pericoloso di cose ed omessa bonifica di suoli inquinati connessi alla gestione del carbonile annesso alla Centrale di Brindisi Nord. In detto procedimento il Comune ha chiesto il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali ... nella misura di Euro 5 milioni”. “L’Ente è stato individuato come parte offesa in relazione ai reati contestati a 55 imputati, tra vecchi dirigenti delle società Enel ed Edipower e titolari di aziende di trasporto (padroncini): sono accusati, a diverso titolo, di getto pericoloso di cose per aver versato quantitativi imprecisati di polvere di carbone non avendo adottato misure idonee a coprire il parco di raccolta del combustile e i camion. L’accusa mossa dal sostituto procuratore ruota attorno ad omissioni rispetto all’adozione di provvedimenti previsti dalla legge, in termini di copertura dell’area destinata alla raccolta del carbone usato come combustile per alimentare le centrali di proprietà dell’Edipower (Brindisi Nord) e dell’ Enel (Brindisi Sud, conosciuta come Cerano).

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Non ci sarebbe stata l’impermeabilizzazione del piano di stoccaggio del carbone e di conseguenza ci sarebbe stata la contaminazione del suolo e del sottosuolo dell’area, nella quale sarebbe stata accertata una elevata presenza di arsenico nella frazione di suolo compresa tra il piano di calpestio e la profondità di un metro e venti; stando ai rilievi degli ingegneri della Fondazione Maugeri, a cui si è rivolto il p.m., ci sarebbe stato il superamento di sedici volte il limite massimo consentito dalla legge”. “Bomba Ecologica: pronti i primi risultati delle analisi affidate dalla Procura ad un esperto”... “sui terreni le polveri di carbone”. “l’Arsenico ed il Nichel anche nell’acqua, Carbone sotto accusa”.

Rievochiamo la frase d’atti istruttori ministeriali (fatti girare in fotocopia da timorose commissioni politiche locali) riguardante il carbonile scoperto esistente a Cerano: “impermeabilizzato con strato inferiore di membrana impermeabile –tufina compattata- dello spessore di 10 cm. e strato superiore di

tufina compattata di 20 cm. di spessore”. Con Delibera di Giunta Municipale n°54 del 22 febbraio 2010, atto a votazione unanime (tre gli assenti) pesante come la pietra sulla fossa, e sordina per oggetto, il Comune, nelle cariche dei dieci firmatari presenti delegatisi, ha rinunciato alla costituzione di parte civile nel processo, accordandosi con una “transazione con Enel”. Il contentino, 1 milione di euro e tre00.000 “a titolo di ristoro” per l’arredamento di “Parco Magrone”. A fronte, sottolineiamo, di un danno di 5 milioni di euro richiesto per la collettività. “… rinunciando alle pretese già azionate nei procedimenti penali ed amministrativi comunque correlati al funzionamento della Centrale”. L’Europa -Agenzia Europea dell’Ambiente- con un Report pubblicato a fine 2011 (www.eea.europa.eu) ha piazzato Brindisi al 1° posto in Italia nella classifica dei luoghi più inquinanti (18° posto in Champions League). E non solo per CO2. Stimato un danno complessivo minimo di 500 milioni di euro l’anno. “...dati pubblicati il 24 novembre u.s. in riferimento a CO2 e cinque gruppi di inquinanti atmosferici (NOx, SO2, NH3, NMCOV, particolato sottile) e un gruppo aggregato di microinquinanti (metalli pesanti, e, per gli inquinanti organici, 1,3-butadiene, benzene, IPA e PCDD/F)”; “Per gli inquinanti aventi un effetto sanitario locale-regionale è stato calcolato sia il VOLY (valore degli anni di vita persi) sia il VSL (valore della vita statistica).

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L’Agenzia Europea stima che ogni anno, i costi, in termini di salute persa, esterni, cioè pagati dalla collettività che vive vicino alla centrale, sono stimabili, a seconda del metodo utilizzato, tra i 500 ed i 700 milioni di euro.”

Il neonato polmone verde, ai piedi del rione Bozzano, è stato intitolato, guarda il rospo che tocca ingoiare, alla memoria del Dott.Tonino Di Giulio, il più grande combattente contro il carbone della storia di Brindisi, uomo che desiderava ben altri sani polmoni. “La Giunta deliberava di rinunciare a qualsivoglia azione giudiziaria e pretesa risarcitoria nei confronti dell’Enel, solo a condizione che la società erogasse un contributo... per il completamento del Parco Magrone ed effettuasse il risarcimento dei proprietari e residenti dell’area agricola adiacente l’asse attrezzato e la centrale Federico II”.

Accordo fatto anche in quanto l’Enel, sfruttando la tavola ammannita nei tavoli rotondi che contano (o quadrati a seconda del punto di vista), aderiva all’ Accordo di Programma (quello sottoscritto da tutti nel 2007) impegnandosi a versare comode rate milionarie al governo centrale che gestisce tutto, scorporando, a compensazione parziale del debito, “investimenti di miglioramento delle tecnologie di prevenzione dell’inquinamento”. Pagherò, che risanano reati ambientali commessi nei territori interessati, controfirmati imbevendo la penna nel miracoloso inchiostro nero.

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Rammentiamo la quota di proprietà dello Stato: 30% di Enel. “Il governo tecnico è bravissimo a nascondere dietro roboanti denominazioni inglesi politiche di sostegno ai monopoli e distruzione dei diritti, e allora tagli lineari alle spese sociali diventa Spending Review, e regalo all'Enel diventa Capacity Payment... un sistema di incentivazione alle energie fossili, perchè la concorrenza delle energie rinnovabili sta portando varie centrali tradizionali alla chiusura (Milazzo, Brindisi): ...per la prima volta... il 2 e 3 maggio 2012, in tutto il Meridione, il prezzo regionale dell'energia dalle 14 alle 16 era Zero Euro.” (Angelo Consoli – 6 agosto 2012)

Nel 2009, nel bel paese a stivale modello anni ’80, per produrre energia elettrica si è utilizzato gas naturale per il 60%, rinnovabili 20%, Olio Combustibile 8%, e carbone per soltanto il 12%. Ironia della sorte, il bruscolino per il rimboschimento del “Canale Patri Palmarini”, in cui sorge il Parco, sembrerebbe essersi ridotto per risparmi nell’alberatura di previsione. Intanto, per quanto attiene la “dispersione di polveri di carbone intorno al nastro trasportatore e al carbonile scoperto di Cerano”, da archivi di stampa e dalla perizia di consulenza giudiziaria risulta: “I coltivatori vogliono raggiungere il municipio e rovesciare davanti ai cancelli di palazzo di città l’uva che nessuno può vendere e mangiare.” “L’agricoltore apre il bagagliaio della sua vettura, dentro ci sono decine di chili di grappoli e foglie fittamente pigmentati di nero. La Digos sequestra tutto... Ma i risultati di queste analisi tardano, malgrado le sollecitazioni. Al Dap ARPA di Brindisi arriva anche un invito a far presto da Bari. Ma il risultato è deludente: polvere nerastra non separabile, ... non c’è scritto neppure se si tratta di carbone o meno.” “Sarebbe la centrale, almeno secondo il consulente della Procura, la fonte principale di contaminazione dei terreni sui quali, un tempo, germogliavano frutti... influenza sulla contaminazione superficiale di frutti e colture vegetali (incluso il materiale fogliare).” “... ceneri disperse dal nastro trasportatore scoperto, che arrivano fin dentro le case.” “Non il traffico auto nè i caminetti”... “fenomeni eolici.” “La perizia, depositata nell’autunno del 2011, dice chiaramente che il carbone rilevato nelle abitazioni rurali e sulle colture arriva dal carbonile di Cerano, e l’intensità dei depositi è legata al regime dei venti.” ... “I risultati delle analisi confermano i sospetti degli agricoltori.”

“Si tratta di disastro ambientale”.

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Nei programmi istituzionali, per i terreni non più coltivabili si parla di “campi da riciclare in altri usi” – “serre da alimentare con pannelli fotovoltaici” – “enormi allevamenti di lepri” per succulenti scorpacciate sui banchi dei cacciatori di frodo. Aleggia nei pensieri l’attempata proposta, svanita nel nulla come tante, che il Comune fece ufficialmente nel 2003 “riguardante la

nascita di un parco nelle aree a ridosso del nastro trasportatore di carbone... utilizzando i fondi del programma Life Ambiente... ipotizzata la messa a dimora di alberi ad alto fusto per evitare la dispersione di polveri rivenienti dal trasporto su nastro del Carbone”. “Anche con l’Enel siamo giunti ad un passo dalla chiusura.” “L’Enel dovrà rispettare regole che finora, con pretesti vari, ha eluso.” “La storia dell’Energia è strettamente connessa alla storia della corruzione.”

Parole di Sindaco che credo, per la sua onorevolezza, abbia avuto la lungimiranza di pensare che dedicare il Parco Magrone alla vita di Tonino di Giulio vorrà dire insegnare, a tutti, come si vive onestamente, come si combatte per la tutela dell’ambiente in cui si vive, quanto si deve lottare ogni giorno per il diritto alla salute. In approfondimento alcune nozioni di indagini avviate dalle Procure: “Sequestrate 100mila tonnellate di rifiuti: dieci arresti tra Puglia e Calabria. Gli scarti pericolosi venivano dalla centrale termoelettrica Enel di Brindisi”. “L'operazione condotta dal Corpo Forestale dello Stato ha interessato le province di Reggio Calabria, Brindisi e Lecce. Reati di disastro ambientale e associazione a delinquere finalizzata all'attività organizzata di traffico illecito di rifiuti pericolosi. Un traffico che finora, secondo gli inquirenti, ha prodotto profitti per oltre 6 milioni di euro. I materiali sequestrati provenivano dalla centrale termoelettrica dell'Enel Federico II di Brindisi ed erano stati depositati in una cava di materiale argilloso (frazione Lazzaro di Motta San Giovanni - Reggio Calabria). Gli scarti, classificati come pericolosi, venivano trasformati, con certificati di analisi insufficienti, in rifiuti non pericolosi e avviati apparentemente a recupero per la produzione di laterizi ... Gli inquirenti sottolineano l'alterazione paesaggistica e idrogeologica con conseguenti rischi di dissesto in un'area sottoposta a rigorosi vincoli. Tra gli arrestati figurano ... quattro dipendenti dell'Enel, tra i quali tre funzionari. ... Le indagini, partite nel 2005 sulla base di segnalazioni di alcuni cittadini ... hanno portato tra l'altro al sequestro della cava...

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Da parte sua, l'Enel comunica di aver offerto la sua piena collaborazione alla magistratura fin dal 2007, fornendo documentazione e informazioni. ...E' stata avviata un'indagine interna”. “Grazie a questo sistema Enel avrebbe risparmiato, dal 2000 al 2006, circa 22 milioni di euro”.

Ogni valente multinazionale quotata in borsa per milioni di azionisti, migliaia di dipendenti e milioni di clienti, così come “la più grande società elettrica italiana e la seconda in Europa per potenza installata”, operante in 40 paesi del mondo nel settore dell’energia e del gas, nonchè “Premio Etica categoria sviluppo sostenibile”, avrebbe da scacciare celermente, ed inizialmente tenere lontane, le talpe che ne infangano i principi, prevenendone la fecondazione. Così come avrebbe da evitare di far inserire tra le pianificazioni e “le iniziative previste e le strategie da adottarsi onde migliorare i rapporti nel territorio, quella diretta alla sensibilizzazione dei media locali”. Fermo restando, comprendo, la grande difficoltà di farlo in un paese cronicamente malato come l’Italia, in cui “l’ambiente, la lotta ai cambiamenti climatici e lo sviluppo sostenibile” sono soprattutto frasi fatte che contrastano con la realtà. Ancora dalla carta stampata: “BRINDISI:... ipotesi di reato e dodici indagati dopo l’esposto presentato dagli agricoltori dell’ area di Cerano... : getto pericoloso di cose -le polveri di carbone-, sporcamento di colture agricole e danneggiamento delle coltivazioni e più in generale delle piante. Sotto inchiesta ci sono i dirigenti della società elettrica, tra attuali ed ex... Indagati anche nelle società operanti nella movimentazione carbone a Cerano.” “ipotesi di reato di omicidio colposo e lesioni colpose, quest'ultima accusa relativa a leucemie e metastasi contratte da altri tre contadini che stanno ora combattendo contro la malattia. ...due quesiti. Il primo, se l'inquinamento delle loro terre fosse in qualche modo collegabile alla presenza della centrale Enel, il secondo se ci fosse oppure no un nesso di causa-effetto fra l'esposizione alle polveri di carbone emesse dal colosso termoelettrico, e le malattie contratte da alcuni di loro. In tre casi su sei, provocandone la morte. Secondo il pm, tanto quanto il perito Claudio Minoia, la relazione fra il combustile che alimenta la centrale e la dispersione delle polveri nere sui campi è netta, evidente. Tutto da verificare invece il nesso causale fra malattie e morti...”

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“Enel presenta agli agricoltori di Cerano una clausola identica a quella pretesa dal Comune, chiedendogli di rinunciare ad ogni diritto , pretesa, azione, ragione, o reclamo nei suoi confronti (ivi compresa la revoca delle querele e l’espressa rinuncia alla costituzione di parte civile nel procedimento penale intentato dalla Procura relativo al presunto inquinamento dei terreni limitrofi all’asse attrezzato e alla centrale), delle società che appartengono al gruppo e rispettivi dirigenti e dipendenti... La bozza di protocollo è stata presentata alle associazioni dei residenti dell’agro (comitato degli agricoltori) come presupposto per l’intesa... chiesti danni non solo patrimoniali ma anche per patologie che ritengono legate all’esposizione alle polveri di carbone.” “Gli agricoltori hanno patito sofferenze indicibili ... non hanno potuto coltivare le proprie terre... in questi anni hanno patito le conseguenze negative della presenza desertificante della centrale Enel Federico II”. “I risultati della perizia confermano la contaminazione dovuta alle ceneri disperse dal nastro trasportatore scoperto, che arrivano fin dentro le case. Dal 2007, a 60 aziende agricole è stato impedito di coltivare i 400 ettari di terreno attorno alla centrale.” “...non c’è solo la perizia alla base delle indagini (quella polvere nera non separabile era polvere di carbone, dirà il consulente tecnico della procura di Brindisi). Ci sono i video che riprendono le nubi di polvere di carbone che si sollevano dal gigantesco carbonile scoperto... ci sono i riscontri negli atti sequestrati a Roma e Brindisi. E ci sono i file trovati dalla Digos negli hard-disk dei computer di dirigenti di primo piano.”

Nelle parole della Vice Presidente della Regione Puglia, una verità imprescindibile: “il ruolo di un’Azienda si misura sul livello della sua responsabilità sociale”. I cittadini di un intero paese che “voleva giustizia”, Casale Monferrato (“fabbrica del cancro”), hanno rinunciato alla proposta di risarcimento, 18 milioni di euro, dei danni provocati dall’Amianto. Sono andati avanti per giungere alla fine del processo. Senza trattare. A Brindisi si stringe la spugnetta lasciando colare gocce d’altro liquido scuro di seppia destinate alle bocche aride degli agricoltori danneggiati.

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“E’ in fase di attuazione l’accordo con le associazioni agricole: ...risorse previste per la realizzazione della barriera arborea...” “Enel Produzione e le Associazioni rappresentative delle imprese agricole dei coltivatori hanno sottoscritto Protocollo di Intesa finalizzato alla mitigazione dell’impatto visivo della Centrale e dell’ asse attrezzato, oltrechè alla promozione ed attuazione di interventi volti a migliorare la redditività delle aree agricole adiacenti la Centrale, che comporterà l’impegno da parte di Enel a finanziare i relativi interventi fino ad un importo massimo di Euro 6,1 milioni di euro...” “… si raccomanda la distruzione dell’intera produzione in campo, onde impedirne l’immissione nei circuiti commerciali…” “…Le parti si impegnano espressamente a non divulgare a terzi il contenuto del presente accordo transattivo…” ...finanziamenti che non si possono definire, in base all’accordo, risarcimenti, ma solo incentivi per la messa a dimora di piante ornamentali ad alto fusto nei terreni dove non si può più effettuare attività agroalimentare.”

“L’er’a vetiri cu li uecchi mia e no’ nc’er’a cretiri”, si dice a Brindisi lasciando intendere. “Dovrei vederli con i miei occhi e non ci crederei”, si ridice traducendo per la dimenticata “barriera arborea-arbustiva per la mitigazione dell’impatto visivo dell’asse attrezzato e della centrale... per una profondità di 20 metri”. Quotidiano di Brindisi a piena pagina: “Cerano, traffico di rifiuti: ...forse a Brindisi il giudizio.” Purtroppo, a Brindisi, il giudizio, cioè comprendere le cose, è davvero disattento da una parte ed opportunista dall’altra. Città e Province “intelligenti” non si limitano a richiedere danni stratosferici costituendosi “parte civile” nei processi, ma tendono verso un nuovo modello di sviluppo e considerano progresso una strada che conduce al decorso naturale della vita. “Città intelligenti” negoziano per essere “smart city” stipulando “protocolli di intesa” per “risparmi energetici” ed “abbattimenti emissioni”, comprese quelle delle navi tenute in moto per scaricare. “Città intelligenti” sono “porto verde” con “luci a led” dotate di “autoproduzione fotovoltaico”. Qual cose che anche un’Autorità Portuale ed una Politica, distanti 100 chilometri dal fulcro decisionale, dovrebbero esigere facendosi rispettare per tentare di cambiar colore ad un porto nero.

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A Brindisi è sufficiente, più appariscente, e disgraziatamente anche necessario, farsi finanziare e sorreggere campionati di pallacanestro, convegni politici sindacali nazionali, farse teatrali, feste popolari di piazza (anche cattoliche), o lasciarsi umiliare da un obolo versato per le associazioni che devono curare i malati terminali. Mai agendo sulle reali possibilità di prevenire l’apposizione sulle ricette mediche del codice sanitario 048. L’educazione popolare insegna che quando qualcuno sembra ti stia regalando qualcosa è perchè ti sta sottraendo enormemente di più. Viene da pensare ci vorrebbe una rivoluzione. Una rivoluzione per ognuno degli abitanti. Una rivoluzione che costringesse il mondo intero a parlare di Brindisi e dell’amore che i suoi cittadini dimostrano per il loro territorio. La rivoluzione di andare allo Stadio, al Palazzetto, al Concerto, al Teatro ... e rimanere fuori silenti durante l’evento. A migliaia. Per una volta. ... ... ... In silenzio. Protestando pretendendo, silenziosamente, ciò che è giusto avere. E qualora non arrivassero risultati, rifarlo. Una rivoluzione culturale immediata. Una dimostrazione di saggezza. Un miracolo. Una “reazione gridando lo sdegno per l’indifferenza di chi ha imbruttito una città bella” contro “chi pensa che sia meglio profittare delle situazioni”. Far “scendere le lacrime silenziosamente” per poi non farle riscendere mai più. Tentare di riacquistare credibilità ed affidabilità a confronto di chi, da fuori, vede e giudica un popolo, e talvolta non gli si può dar torto, come gente da evitare, sprovveduta, dannosa per la loro stessa salvaguardia. Il caso lampante di un singolare sequestro extracittadino avvenuto nel Comune di S.Pancrazio Salentino, secondo gli esperti l’epicentro della S.C.U., purtroppo ci riguarda molto da vicino. Una grossa macchia, inverdita col pennarello soltanto per il giornale, compare nei rilievi satellitari evidenziando una discarica di 11 ettari comprensiva di un deposito “rifiuti industriali” per oltre 10.000 metri quadrati.

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“Discarica ex Lepetit, il conto lo paga la Provincia” (luglio 2010) “...messa in sicurezza permanente della discarica ex Lepetit con sistemazione, riqualificazione e recupero ambientale dell’area, che chiude in modo definitivo una profonda ferita per il territorio che ai più scettici è sembrata per molti anni essere priva di soluzioni. ... Si tratta della previsione di un intervento pubblico del costo di 1,7 milioni di euro. Il sito fu sequestrato il 16 dicembre 2008 ...con apertura di una indagine della procura di Brindisi – mentre Sanofi Aventis, che aveva acquisito Lepetit, al febbraio 2009 si rifiutava di pagare il costo delle bonifiche sostenendo che la discarica era stata chiusa e messa in sicurezza a norma di legge. Secondo gli esiti delle indagini ... ecco cosa c’è in quei terreni e nella falda: un solvente clorurato, il cloroformio, in concentrazioni di 51,7 e 36,6 microgrammi per litro in alcuni piezometri, quando il limite di legge è 0,15. ... E poi contaminazione batterica diffusa su tutta l’area di indagine, la presenza di dimetildisolfuro, sia nell’acqua sotterranea che nei campioni solidi ... sarebbe opportuno avviare degli interventi mirati ad evitare ulteriori contaminazioni. Lo stabilimento Lepetit di Brindisi scaricava nel sito di contrada Mattarelle fanghi di micelio usati per le colture batteriche, principale specializzazione anche oggi di Sanofi Aventis, che produce soprattutto principi attivi per importanti famiglie di antibiotici.

La Sanofi Aventis, estranea alla vicenda, attualmente insediata nella “zona ex Punto Franco”, oltre al resto “detiene sostanze pericolose, gas naturale, metanolo, nonchè sostanze tossiche, comburenti e facilmente infiammabili”. Sempre lo splendido Documento Provinciale del 2008 chiarisce: “lo Stabilimento può essere suddiviso in due aree principali: l’area fermentazione e l’area chimica. Nell’Impianto di fermentazione sono fermentati i principi attivi utilizzati per la produzione. L’area chimica consta di 3 Impianti ... produzione di antibiotici ... vi è l’area serbatoi di stoccaggio, deputati al deposito di solventi vergini e di recupero”

La Multinazionale Farmaceutica sta stanziando nel brindisino svariati milioni di euro per il potenziamento degli impianti, operazione co-finanziata dall’Ente stesso che gli Ordina la sospensione temporanea di alcune linee di produzione per prevenire “rischi di incidente rilevante”. La Regione Puglia ha messo a disposizione un cospicuo contributo milionario in “clima di rinnovata collaborazione”.

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La Sanofi ha ricorso anch’essa (così come al TAR per lo sblocco delle linee fermate), levando ogni impedimento, alla sottoscrizione del “contratto di transazione” relativo all’ “Accordo di Programma per la definizione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle aree comprese nel Sito inquinato di Interesse Nazionale di Brindisi”. Anche i risparmi della Sanofi al bisognoso Ministero, abilissimo nel compilare e maneggiare carte. “...intervento di messa in sicurezza di emergenza della falda superficiale prelevata mediante un sistema di pozzi di emungimento ... Presso lo Stabilimento Sanofi-Aventis è attualmente attivo un sistema costituito da 21 pozzi localizzati nelle aree produttive dello stabilimento, che si intende ampliare attraverso la realizzazione di ulteriori 47 pozzi.

I dati analizzati indicano che la barriera esistente e quella in progetto non sembrano rispondere agli obiettivi di contenimento e di bonifica della falda circolante al di sotto dello stabilimento”. Per la storia, l’articolo fulmine nel ciel sereno di mezzogiorno del 10 giugno 2010: “Esplosione, morte in fabbrica”. “Scoppia serbatoio della Sanofi Aventis: operaio dilaniato. ...perizia sulla morte bianca all’interno dello stabilimento farmaceutico... tragedia in cui perse la vita, sul lavoro, un padre di famiglia, Cosimo Manfreda, quarantacinque anni e una splendida famiglia. Tre indagati e un sequestro. Le indagini non sono ancora concluse.”

La copertura di un serbatoio schizzò in aria, durante una saldatura, come un ombrellone metallico scagliato a forza verso cinque vite, interrompendone una. Il fato salvò le altre quattro ma intaccandole negli occhi. “...i quattro feriti che sarebbero rimasti vittima dello scoppio di un serbatoio contenente acqua e cloroformio durante opere di saldatura."

Al solito, persone indagate ed inchieste per ricercare inutilmente colpevoli come fosse la soluzione agli incidenti. Fermi di produzione quotidiani, riti religiosi commoventi e lutti cittadini annunciati, non impediranno il riempirsi delle pizzerie al sabato sera. “...l'incendio è stato estinto, non risulta alcuna nube tossica e si sta procedendo a verificare la probabile contaminazione del suolo da parte dell'Agenzia Regionale per l'Ambiente.

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Faremo tutto il possibile per comprendere le cause di questo incidente, perchè la sicurezza dei nostri dipendenti è per noi una priorità assoluta. Lo stabilimento di Brindisi rappresenta un centro di eccellenza ed è considerato un sito all'avanguardia sia per tecnologia produttiva sia per ricerca e innovazione."

Oggi, tutte le grandi Multinazionali, e le Aziende medio/grandi che hanno forza, stanno completando e perfezionando, secondo le tempistiche e le modalità di rateazione concessa, l’iter di adesione all’ onnipresente “Accordo di Programma” che mette tutti felici e contenti, esclusa la popolazione, sostanzialmente versando qualche milione di euro nelle casse romane, proporzionate al caso, a fondo perduto. “... un Atto Transattivo con il quale le Società medesime, ferme restando le pattuizioni... si sono impegnate a versare allo Stato un contributo finanziario a titolo di concorso ai costi degli interventi di messa in sicurezza e bonifica delle acque di falda contaminate relative al SIN di Brindisi”.

La sicurezza vera, oltre la fiaba del risanamento territoriale, è l’attivazione delle nominate società “paraMinisteriali” (Sogesid è una delle fortunate) addette dallo Stato a gestire super milionarie cifre dedicate. Specificatamente, programmatiche. “Le bonifiche sono operazioni complesse e richiedono enormi sforzi economici: è impossibile fare una stima precisa, ma di sicuro mettere in sicurezza i quattro SIN pugliesi non costerebbe meno di una decina di miliardi di euro.” (www.espresso.repubblica.it/27-8-2012)

Il fine, se risultato finale ci sarà, bonificare i territori inquinati previa accurata ed ambita progettazione. Brindisi spicca insieme ad altre due pugliesi, Taranto e Manfredonia, componendo il tragico triangolo del sacrificio. “Una storia che trasforma le città in territori di scorribande, cadaveri per autopsie e prelievi su cui sperimentare politiche economiche, facendo cadere piogge miliardarie.”

Visionare la mappa delle caratterizzazioni, tanto abbagliante quanto sconvolgente, immaginandola estratta da una scatola variopinta, gioco per adulti adolescenti, e trasformata in

BRINDISOPOLI

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(anche in questo scempio territoriale si ritiene di far comparire il Rigassificatore bardandolo come una Zona di Protezione Speciale)

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Targa BR-2009, altresì, per il vergognoso sequestro concretizzatosi proprio nel mese dei fiori: “Operazione Formica”. Un’autentica cloaca per rifiuti di ogni tipo giunti anche da oltre Puglia. Coinvolgimento per le Aziende più disparate dislocate in tutta la penisola. “L’indagine partita nel giugno del 2007, e che ha interessato l’intero territorio nazionale, ha visto la provincia di Brindisi quale terminale di un vasto traffico di rifiuti pericolosi, non pericolosi e tossico nocivi...” “L’indagine ha visto il coinvolgimento di numerose aziende della Puglia, delle Marche e del Veneto che dolosamente ponevano in essere tali illecite attività, per le quali il Tribunale di Brindisi ha ottenuto il sequestro delle stesse.” ”...i soggetti coinvolti hanno gestito un traffico di ingenti quantitativi di rifiuti nella specie rifiuti tossico- nocivi (benzene, piombo, cadmio, mercurio, selenio, rame ) per svariate decine di milioni di euro. Qualsiasi rifiuto era accettato in discarica, è bastato poi far girare la voce nell'ambiente dello smaltimento rifiuti per convogliare su Brindisi i rifiuti pericolosi...”

Del gravissimo problema ne attesta l’atavica esistenza un pesantissimo comunicato stampa di Legambiente, datato 20 marzo 2009, che ravviva scenari pregressi sconvolgenti. “Legambiente, negli anni ’80, provocò l’intervento istituzionale contro lo smaltimento nella stessa discarica delle ceneri della centrale Brindisi Nord, ed in seguito denunciò il preoccupante intreccio che si stava instaurando tra il Piemonte, la Campania, e la discarica brindisina... La scoperta casuale nella stazione ferroviaria di Brindisi del Treno dei Veleni, che trasportava rifiuti allora classificati come tossici e nocivi, ed oggi pericolosi, portò a provvedimenti giudiziari simili a quelli odierni. Allora come oggi le bolle di accompagnamento falsificate declassificavano i rifiuti a speciali, dimostrando la corruzione dell’affare...”

Oggi la discarica è stata bonificata, meglio dire messa e tenuta in sicurezza, con soldi pubblici. E non senza impedimenti. Contrada Formica è a due passi da Contrada Autigno, la zona delle nostalgiche cave di pietra, vari lotti, in cui oggi vengono smaltiti i rifiuti urbani di Brindisi e provincia. Zona, oggetto di un recente altro sequestro giudiziario avvenuto nel maggio 2012.

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“L’accusa è di aver gestito un impianto di produzione di conglomerati bituminosi senza avere un’autorizzazione per le emissioni in atmosfera e di aver depositato, in modo incontrollato, all’interno del perimetro aziendale, filler proveniente dal trattamento dei fumi prodotti dalla lavorazione, vari fusti di metallo con all’interno sostanze oleose esauste e pneumatici usurati. Un milione di euro è il valore dei beni sottoposti a sequestro.”

Contrada Autigno è ad un passo da Contrada Cantalupi, sempre la zona delle malinconiche cave di pietra bianca rimpiazzata nel tempo con rifiuti tossici e pericolosi, nell’agro di un territorio che continua a sprofondare vertiginosamente nelle classifiche nazionali di vivibilità. E dal fondo della classifica rinviene la denominazione dell’ultimo blitz giudiziario correlato: “Operazione Cenerentola”. Da articoli di stampa del 30-10-2012: “Ceneri di centrali e pezzi di impianti a rischio sepolti in campagna e nelle cave.” “L’operazione, denominata Cenerentola è iniziata a febbraio del 2008 ed è stata condotta, oltre che dagli uomini del Noe, anche dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana.” “Le indagini sono partite in seguito a una relazione tecnica del perito, lo stesso che si è occupato degli studi sull’inquinamento dell’Ilva di Taranto e che in passato ha collaborato con la Procura di Brindisi per la vicenda relativa alle torce del Petrolchimico e per la discarica Formica.” “... scene di grossi Tir che scaricavano nelle cave grosse quantità di ceneri o materiale edile.

Dopo il conferimento il terreno veniva subito appianato.” “Gli investigatori hanno accertato che le due aziende che ricevevano questo genere di materiale altamente pericoloso e in alcuni casi anche tossico sono ... situate in contrada Salinari a Francavilla Fontana (... circa 35 ettari di terreno) e in località Incantalupi a Brindisi (... circa 20 ettari). Questi due impianti sono stati sequestrati.”

“È stato accertato e documentato che ingenti quantità di ceneri finite nelle cave provenivano dalla Centrale Termoelettrica Federico II di Cerano dell’Enel, dalla Centrale Edipower e da una Centrale Termoelettrica di Crotone, in Calabria. In quei terreni, inoltre, secondo gli accertamenti, sono stati depositati i pericolosissimi detriti della demolizione delle strutture Ex Dow Chemical, la società che lavorava il cloruro di polivinile nel petrolchimico di Brindisi, e che poi dismise gli impianti.”

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“Tutto sepolto alla meglio nei terreni... ricettacolo di tonnellate di sostanze pericolosissime che arrivavano da diverse parti della Puglia, ma anche dalla Calabria e dall’Emilia Romagna, compattate e interrate senza alcun trattamento... in esecuzione di un disegno criminoso che aveva una duplice finalità: risparmiare e quindi guadagnare.” “In sostanza tutti gli scarti che dovevano essere smaltiti secondo apposite e costose procedure, per anni e anni (almeno dal 2005) sono stati interrati in cave messe a disposizione ...”

Per assumere approfondimenti sull’appetibile zona, basta sfogliare la “Valutazione Ambientale Strategica” del novembre 2010 pubblicata sul sito istituzionale www.comune.brindisi.it. Targa BR-2011, inoltre, per l’inverosimile sequestro giudiziario inflitto a quanto accomodato, dalla politica dei tanti politicanti, con una procedura filata: SFIR, per diletto produttore di energia elettrica da incenerimento di “rifiuto agricolo dedicato”, 39 Megawatt quale alimentatore ipotetico del povero paesello di Tuturano. “Para-Zuccherifio” che ben cominciò disattendendo gli impegni occupazionali presi con la comunità e ben ha continuato integrandosi alla perfezione violando le norme e comportandosi scorrettamente. La strategia è sempre la solita minestra riscaldata nell’atavico pentolino a forma di imbuto. “Il principio è il seguente: bisogna cogliere il momento di debolezza, determinato soprattutto dal livello permanentemente alto della disoccupazione, per imporre insediamenti in genere non graditi alle popolazioni. Insomma, gli impianti che presentano un elevato rischio per i cittadini, non vanno insediati sul territorio nazionale secondo un criterio di equilibrata distribuzione...” “Il paradigma resta immutato: costruiamo un Impianto, chi ha le mani in pasta risolve i propri problemi, cento posti di lavoro quando la centrale andrà in funzione per far tacere la grande fame di lavoro.”

Stavolta è toccato al Corpo Forestale, stante l’interesse naturalistico dell’adiacente “Fiume Piccolo” (ridotto a “corpo ricettore”), il sequestro di un’area di pertinenza da 3000 metri quadri. Causa: “smaltimento illecito di rifiuti”. Essi, “reflui allo stato liquido”, riuscivano a fuoriuscire dal muro di cinta “sversandosi” nel terreno e ristagnando sulla stradina poderale adiacente in attesa di un passaggio a pendenza verso il mare. Lì, affogavano nelle profondità della melma più cupa.

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Ennesima patata rifritta, in stravecchio olio bollente, nel corposo calderone della stimabile Procura. E la Provincia intima il rispetto dei limiti di immissione in atmosfera richiedendo l’adeguamento (bloccando il bloccabile) dell’ Impianto di Incenerimento “altrimenti l’Ente sospenderà l’ Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata il 22-12-2009”. Atto per il quale la stessa Provincia ha stabilito la necessità di aggiornamento. Articoli di stampa dell’1 marzo 2012 indicano quanto l’Azienda risponda alle letterine di invito: “SFIR, completato sequestro centrale”. “...operazioni di spegnimento e di messa in sicurezza dei due motori diesel (alimentati ad olio di palma proveniente dall’Indonesia) da 34 megawatt complessivi di potenza della centrale termoelettrica a biomasse... hanno provocato delle emissioni in atmosfera i cui valori sono risultati superiori ai limiti di legge... particolare riferimento a ossidi di azoto, polveri e ammoniaca... il Comando provinciale del Corpo forestale ha concluso le procedure di applicazione del sequestro preventivo disposto dal gip del Tribunale di Brindisi.” “La produzione continua grazie all’uso di altri due motori alimentati a ciclo combinato.”

Targa BR-2012, per di più, per il caso Peritas. Sequestro e facoltà d’uso lampo (“senza revocare i sigilli”) sono stati i provvedimenti giudiziari adottati in soli dieci giorni di giugno nei confronti della Ditta per “emissioni in surplus di ammoniaca nell’atmosfera sversate dal gigantesco comignolo dell’Azienda”. “Alla questione della produzione, vale la pena ricordare, è legata anche quella della centrale Federico II. L’ammoniaca prodotta dall’Azienda della zona industriale infatti viene utilizzata nella centrale Enel quale elemento utile per abbattere gli inquinanti”. “Tempo tre mesi per realizzare impianti nel rispetto dell’ambiente”. 2 gennaio 2013 (da un articolo di Brindisi Report): “Revocata la facoltà d’uso alla Peritas... mancata esecuzione delle opere di ambientalizzazione... l’impianto è fermo”. All’appello, immaginari sequestri sono quelli delle nostre acque. Di quelle salate: ulteriore metaforico sequestro è la presa dei mari del sud, infilzati con punture chilometriche per tirare quel poco di sangue nero presente nel sottofondo dei fondali. Navi puzzone che propedeuticamente sparano scorregge sottomarine cercando il risuono pieno della profondità.

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Una morsa di piatte fisse e mobili, che in taluni casi estraggono da decenni nell’anonimato più assoluto, insinuatesi per miracoli legislativi sempre più sottocosta, dalle cui vette si scorgono i bagnanti sui litorali. Il “grazie” va ai manipoli di benestanti benefattori moderni, lasciati legiferare liberamente trascurando i desideri della gente stretta nelle falangi dell’alta finanza e del mercato mondiale. Poteri eccezionali capaci di determinare globalizzazioni, guerre, crisi, carestie e catastrofi ambientali irrimediabili, ma risolvibili virtualmente. Delle acque dolci (o salmastre a seconda dell’intromissione marina): falde contaminate da considerarsi, in molti tratti della zona sud, “rifiuto” a norma di legge. “l’idrografia superficiale è caratterizzata dall’esistenza di alcuni corsi d’acqua a prevalente carattere torrentizio e dalle lame o gravine, un tempo alveo di importanti fiumi” “Nel territorio di Brindisi affiorano estesamente depositi marini terrazzati che costituiscono un acquifero superficiale (insieme di rocce o terreni in grado di consentire il flusso idrico), permeabile per porosità. Tali depositi poggiano su sedimenti ...argilloso-limosi. In queste rocce circola una potente falda idrica profonda, presente in tutto il territorio salentino.”

(curve isopatiche dei depositi argillosi impermeabili)

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Le nostre falde secondo l’opuscolo “viaggio attraverso l’acquifero superficiale e la pianura del territorio brindisino”.

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“L’acquifero di Brindisi: L’analisi geologico-stratigrafica ha evidenziato una locale variabilità degli spessori sia dell’acquifero superficiale che dei depositi argillosi che lo sostengono. ...due ambienti idrogeologici distinti: uno rappresentato dalla cosiddetta falda profonda, principale risorsa idrica circolante nei calcari; l’altro costituito dalla falda superficiale, di discreto interesse e separata dalla profonda da un orizzonte spesso argilloso a spessore variabile. Uno studio Idrogeologico di dettaglio è stato eseguito in un’area campione a sud di Brindisi. Il grado di permeabilità dei terreni acquiferi è risultato generalmente medio-basso; mentre per i depositi argillosi i valori sono troppo elevati per impedire perdite nell’acquifero superficiale ... si verificano verosimilmente perdite d’acqua a favore della falda profonda. La formazione della Piana di Brindisi digrada a blocchi raggiungendo presso la costa quote inferiori a -40 metri sul livello del mare ... sono presenti banchi non stratificati di argille grigio- azzurre ... a sud di Brindisi è costituita da sabbie argillose e argille grigio- azzurrine ... ...due ben distinti ambienti idrogeologici tra loro separati da un orizzonte impermeabile...: falda idrica localmente indicata come superficiale.... e l’ammasso carbonatico sede della falda definita profonda. ...lo strato argilloso, procedendo verso la costa, confina superiormente nella falda profonda che è costretta a defluire verso il mare... In prossimità delle linee di costa a sud di Brindisi sono presenti delle aree paludose in corrispondenza della foce dei corsi d’acqua, in parte alimentate da acque sotterranee. Le acque della falda superficiale hanno mostrato presenza di nitrati e ammoniaca ed elevati contenuti di sostanze organiche, in parole povere le acque risultano inquinate.

Conclusioni: Sono stati riconosciuti alcuni lineamenti, quali fratture e faglie, che si ritiene permettano perdite d’acqua tra la falda superficiale e quella carsica profonda. In generale, l’esistenza di due acquiferi tra loro sovrapposti è condizione di sicurezza per le acque circolanti nell’acquifero profondo... considerato protetto. Tuttavia, a causa della cattiva esecuzione di alcune opere di attingimento, si sta verificando che, a luoghi, la falda superficiale è stata messa in comunicazione con quella profonda e riversa, in questa, sensibili carichi inquinanti.

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Bisogna concentrare l’attenzione su ciò che accade in maniera velata nel lungo tempo. Gli eventi più temibili in natura sono quelli che producono i loro effetti in modo subdolo... …Si deve essere capaci di intravedere le linee di tendenza, capire come il sistema-natura reagisce alle sollecitazioni che riceve. Occorre gestire l’ambiente considerandolo come un sistema multi fattoriale.”

Occorre capire come il sistema natura sta reagendo alle terribili sollecitazioni ricevute. Nel libricino consultato, alla splendida considerazione ed all’immagine di rocce azzurre come l’acqua di mare segue quella orribile dell’ “Impianto di Incenerimento fanghi di depurazione”, in cui l’attività petrolchimica regionale, e oltre (le informative sono reperibili dagli atti pubblici ministeriali citati in “smaltimento legale di rifiuti tossici e C.D.R.”), ha serpeggiato come biscia da stagno.. Di fatto, il sequestro delle falde lungo la costa sud di Brindisi, cioè l’impossibilità di utilizzare l’acqua per bere o irrigare, è in atto. E le Autorità governative si stanno preoccupando di non contaminare il mare attraverso “sversamenti”, ipotizzando “barriere fisiche” costiere tra l’acqua salata e l’acqua dolce. ...Addirittura.

A proposito ancora di acque, suole dirsi più candeline, ma senza nulla da festeggiare, per il sequestro giudiziario riservato all’unico Villaggio Turistico, per genti locali o forestiere che fossero state, mai realizzato a Brindisi: “Acque Chiare”. Quello che nel nuovo Piano Urbanistico si cercherà, giustamente, di recuperare quale potenziale sano crisma battesimale per una mai nata città turistica. Nella vicenda giudiziaria ed amministrativa è seriamente difficoltoso addentrarsi. Certo è che immaginare copiosi villaggi di genere lungo un invidiabile chilometrico litorale con le acque più chiare e limpide d’Italia, come attesta il nome stesso della zona e testimoniano biennali accurate analisi, dovrebbe essere monile di cui cingersi con fierezza. L’assurdo, infine, si è recentemente materializzato disseminando, paradossalmente, cartelli di “pericolo” con tanto di segnale dedicato al “divieto di accesso ai pedoni”, perfezionando il tutto con il sequestro quasi totale della stessa Costa Nord di Brindisi, quella buona rimasta, ammesso di poter rimediare agli sconci dell’abusivismo edilizio.

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Formalizzazione ufficiale avvenuta con Ordinanze Sindacali seguenti un “vincolo di pericolosità idrogeologica” imposto da una nuova ennesima “Autorità” lontana, un Ente opportunamente definito “di Bacino”. Esso, improvvisamente, scoprendo l’acqua calda, si accorge che il mare in tempesta bagna le falesie, le appesantisce e, secondo un processo naturale, le consuma sfarinandole o facendole franare per mischiare la terra alla sabbia e al mare, secondo una ricetta millenaria. Un segreto, assimilabile a quello della vita, che può ritenersi l’uomo non possa e non debba manipolare, specialmente spendendo milioni di euro pubblici, a vanvera ed in modo invasivo (“3 Milioni di euro previsti per le falesie”), e nemmeno soffiandosi la sabbia tra un litorale e l’altro (quello brindisino e quello di S. Cataldo di Lecce) come scaltri predoni autorizzati da irresponsabili uffici regionali. “Il mare conquista lembi di terra ferma, demolendo le strutture, naturali e artificiali, che si oppongono a questa azione.”

Semplicemente, bisognerebbe prevenire il fenomeno, per quanto possibile, evitando l’emungimento sfrenato delle acque di falda e, soprattutto, la distruzione delle dune costiere piazzando sconsiderati gruppi di fabbricati a macchie d’asini che calpestano pure le aree demaniali. “Queste azioni hanno favorito l’ingressione marina e diminuito sensibilmente le azioni di difesa del territorio. L’uomo, per la sua incoscienza, ha agevolato questo processo e continua a farlo, con un uso improprio del territorio: ...macchia mediterranea divelta, tratti di dune e falesie demolite per permettere l’accesso diretto al mare, trivellazioni di pozzi in prossimità della costa.”

Genuinamente, si dovrebbe lasciare invecchiare, tranquillamente, un’entità geologica che soffre di senilità, la quale, per ritornare bella agli occhi di chi verrà, non ha bisogno di alcun trucco invasivo. “In linea generale, qualsiasi opera che si intenda realizzare per difendere il territorio è destinata a conseguire risultati limitati. Difendere una falesia, che rappresenta una vecchia linea di costa, è interessante da un punto di vista paesaggistico ma è da tener presente che la stessa falesia è un ostacolo a quello che ora rappresenta l’evoluzione del mare. Opporsi a queste modificazioni non costituisce una difesa del paesaggio, ma ne è una forzatura.”

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Detto sequestro, a tutti imputabile come tutti gli altri, di fatto contribuisce a complicare, guarda caso, l’agognato sviluppo turistico-ricettivo della città pregiudicando, ad ogni abitante, la fruibilità stessa delle adorate spiagge comuni. ...Guarda caso. Guarda caso la solita sventura. Precipitevolissimevolmente. Continuativamente sempre il consueto destino. Perennemente, l’attuazione ostinata dello storico programma post-bellico. La realtà parla chiaro, Brindisi non deve essere una città turistica e non deve ricordarsi di essere stata una meta da viaggio, una terra di pesca e di tradizione agricola. Brindisi deve essere altro. “Porto: ... questa immensa risorsa è stata asservita allo sviluppo della grande Industria e degli interessi economici di alcuni operatori locali, con la conseguente rottura della identità fondativa fra città costruita e mare, tra Porto e comunità locale.” “Le azioni svolte nel corso degli anni dalle Autorità Portuali hanno ulteriormente aggravato tale situazione.” “Non ci si può farci fagocitare dai settori di base a basso valore aggiunto (petrolchimica, energetica), indotti da sempre a tentare la trasformazione delle infrastrutture in uso riservato ed aziendalistico.” (dai Rapporti Ambientali Preliminari approvati dalla Giunta Municipale e dal Consiglio Comunale del 25 agosto 2011) “Il porto è stato fatto decadere attraverso gestioni scellerate... in un quasi esclusivo asservimento alla discarica del carbone.” “L’insediamento delle centrali elettriche si è accompagnato ad una forte penetrazione dell’Enel nel tessuto sociale, economico e soprattutto in quello politico locale, finendo per determinare e condizionare scelte, strategie, nomi degli amministratori, e per subordinare agli interessi a ciò sottesi le ipotesi alternative di sviluppo, gli investimenti privati e pubblici, bloccando l’insediamento di altre attività economiche ritenute confliggenti.” (dagli atti preliminari al nuovo Piano Regolatore Generale) “...nell’ultimissimo periodo due circostante hanno connotato un utilizzo del porto legato a interessi di pochi e comunque condizionanti il suo sviluppo. Il primo è legato alla realizzazione del polo di produzione energetica a più alta concentrazione d’Europa, il secondo riguarda la costituzione dell’Autorità Portuale che, a differenza di quello che è avvenuto in altre città di mare, ha comportato per Brindisi una vera frattura di ordine economico, sociale ed ambientale tra città e porto, tra mare e comunità locale”.

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“Interventi realizzati dall’Autorità Portuale hanno annullato il vecchio rapporto identitario tra città e porto, mare e comunità.” “...oltre ad avere condizionato ed asservito il Porto a interessi esclusivamente aziendali ha messo in atto una vera e propria aggressione del territorio e del paesaggio ...” “E’ facile profetizzare, senza alcuna retorica ambientalista, che il perdurare di tali logiche di sfruttamento non possono che condurre al collasso definitivo del sistema portuale, privando così la città di ogni residua speranza di un futuro di benessere e prosperità.” Il suo porto, di incomparabile bellezza, scolpito da mani sapienti dal nome Cillarese e Patri-Palmarini, elogiato dal Poeta adottivo Virgilio (“tre sono i porti sicuri nel mondo: ... Luglio, Agosto e Brindisi”) ed osannato dal teologo Annibale De Leo (“Il Porto più celebre che immaginar si possa in tutta l’antichità”) va lasciato agganciato al perenne ricordo. “I dati provvisori per il 1965 dimostrano che Brindisi è il Porto Adriatico di maggiore traffico passeggeri (anche se trattasi di una corrente prevalentemente di traffico) superando a volte anche Ancona, Venezia e Trieste.” (da: “Lineamenti Economici della Provincia di Brindisi” – Camera di Commercio 1967) Ed i suoi abitanti devono continuare a non svegliarsi, a dover non avere alternative. A dover dipendere. A subire. A sapere soltanto dopo. “Brindisi non è più riconosciuta come città marinara e si ritrova con un territorio collassato, percepito ancora oggi come un bene da sfruttare e consumare per interessi privati o aziendalistici.” (dagli atti preliminari al nuovo Piano Regolatore Generale) “Il Porto di Brindisi non gode di buona vivibilità, nel senso che non è stata portata avanti una politica intesa a promuovere l’immagine del Porto e di conseguenza della città nei consessi internazionali”. (dal “Piano Operativo Triennale 2012-2014” – Autorità Portuale) Non può essere un caso che tutta la programmazione territoriale sia incartapecorita. “Piano Regolatore Generale” di oltre trent’anni; “Piano Regolatore del Porto” di cemento degli anni ’70, di cui l’unica variante, assentita nel 2005, prevede freddamente il “tombamento” della spiaggia di S.Apollinare; “Piano dell’Area Industriale” megalomane di mezzo secolo addietro; “Piano della Costa” da sogno stipato nei cassetti da quindici anni;

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“Piano del Rischio di Incidente Rilevante” mai voluto redigere; “Piano di Sicurezza Portuale” rinnegato per anni; “Piano dello Sviluppo Agricolo” appassionante mai considerato; “Piano Commerciale Extraurbano” di svolta che nessuno si è mai inventato per far fare Ristoranti e Bed e Breakfast in campagna ed al mare; “Convenzioni” con le Multinazionali dell’Energia, della Chimica e della Farmaceutica, ritardate, rimandate, ed al momento delle sottoscrizioni, sconvenienti per la collettività. O mai attuate. “Ma siamo proprio noi di Brindisi e del Salento, destinati ad essere considerati cittadini del quarto mondo e condannati a fornire servizi al resto del paese a detrimento della nostra salute e del nostro avvenire?” (Tonino Di Giulio) L’unico Piano senza ostacolo alcuno è quello della grande Industria, a cui tutto è concesso irragionevolmente. Un programma a forma di mano aperta da cui ci lasciamo sbeffeggiare sul viso come pavidi omini disuniti stretti da giganti che stanno schiacciando le falangi. Un congelamento di ogni altra cosa da parte di coloro che, da lontano, ci trattano ancora da pedine meridionali da pappare con le loro dame, depredando terre sottosviluppate da fondi F.A.S. (fondo aree sottoutilizzate) in cui si mettono dita laceranti e si tampona con fondi C.I.P.E.. Briganti perseguitati predestinati a permanere, strategicamente, nell’ignoranza. Un popolo la cui cellula più pensante deve essere costretta ad emigrare per trovare lavoro, la cui cellula più di cuore e sacrificio deve consegnarsi ad una industria a rischio, il cui virus più schiavo, in segno di reverenza, deve tenere la testa bassa chinandola insieme alla spalla, con il braccio e la mano allungati per l’elemosina. Un sequestro della terra, dell’aria, dell’acqua, di ciò che dava la salute ad un territorio straordinario dalla bellezza incomparabile. Per l’ampliamento ulteriore della carrellata trasformiamo in sequestri figurati due stati di fatto. Primo quello in corso delle campagne provinciali (poi non tanto di figura, considerati i sequestri ufficiali dei “pannelli col trucco”) ad opera delle cricche del “fotovoltaico” selvaggio con cui, appiccicando lucenti figurine sparpagliate, o pagine intere da decine di ettari, stiamo sterminando “la cosa” stessa da cui proveniamo.

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“Clamore in città per l’accordo raggiunto tra gli agricoltori di Cerano e la 3M Energia di Maurizio Zamparini... per l’installazione di pannelli solari, a formare uno dei più grandi parchi fotovoltaici esistenti.” “Il progetto consiste in un campo fotovoltaico da 199,962 MW ... che occupa una superficie lorda di 784 ettari”...”con alcuni confini a ridosso della centrale.”

“A Brindisi verrà installato il più grande impianto fotovoltaico d’Italia, capace di produrre 71,64 megawatt... uno dei più grandi e potenti impianti di fotovoltaico di tutta Europa... Enel Green Power... sorgerà lungo i terreni adiacenti alla Centrale di Cerano e sarà realizzato in parte su serre agricole e in parte a terra.” (La Determina Provinciale di VIA dell’11-4-2012 prevede una riduzione, per Enel Green Power, a 18,95 megawatt)

Infine la presa, senza nesso apparente e da descrivere con lo iato sulle labbra, avvenuta nel più totale silenzio e disinteresse collettivo, escluso la mobilitazione di chi fa rivalsa solo di interessi personali. Il singolare e simbolico stato comatoso del Lungomare Regina Margherita, “abbasciu alla marina” usando una piacevolissima volgarità, somigliante, da decenni, più ad un “vater-front” che alla similare traduzione inglese. La balzana impiastricciata ed avvilita con moquette colorata, lampeggianti, componenti a squadro di cemento “lego” strisciati da fasce nero opaco, contenitori a tinte, foggia e appalti vari. L’arcuata spina dorsale bordata da tappetino d’asfalto srotolato per onorare ufficiali portuali senza galloni, nominati a distanza, che si sono permessi il lusso di un passaggio carrabile riversato direttamente sulle ataviche “chianche” in pietra bianca, a garanzia del transito indisturbato a bordo di vetture d’occasione. La collana in pietra preziosa mutata in serpente ebbro trafitto da transenne, sbarre, paletti in ferro azzurro ruggine e segnaletiche, disturbato dal pattume di festeggiamenti patronali da cafoni senza identità. Feste sempre più simili, ma molto meno fornite ed organizzate, al tipico splendido mercato rionale del giovedì. Suppellettili urbane assimilabili ad una mera prova ad ostacoli da scansare o saltare gioiosamente come fanno i ragazzini con il pericolo costante di inciampare. Corredi per un lungo tratto a protezione di due barche ormeggiate in fila da indiani (l’una a vela da competizione targata camera di

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commercio e l’altra in legno alla braccio di ferro), di fittissime sequenze di fioriere vaso-plastica color rosso terracotta, sfilze recentemente sostituite, speriamo temporaneamente, con cordoni tra pupazzetti di pietra a modanatura ramata, rozzamente coordinati pitturando di bianco le antiche bitte meravigliosamente ossidate. Articoli che hanno mortificano le passeggiate degli abitanti. Arredi da squallido bar che hanno ridotto ad un budello la già striminzita fascia pedonale, non rimembrando certo “l’approdo delle Indie”, tenendo contenti taluni per la regata Brindisi-Corfù o altri trastulli estemporanei effimeri da bruchi che si credono farfalle. Un contesto scombinato in cui le tipiche barche in legno dei pescatori, o di chi si diletta col mare, sono considerate ciarpame da sballottare ove possibile in quanto mezzi di intralcio che creano solo fastidi. Uno sconcio generale che auguriamoci svanisca presto, restando spiacevole ricordo, col colpo di bacchetta magica degli attesissimi lavori in corso al “fronte d’acqua”, si dice in lingua. …Ricapitolando, e riflettendoci sopra, a voler fare i matematici e quantificare gli Ettari di territorio sequestrati, viene proprio da pensare ad una piccola, umile, cittadina interamente posta sotto sequestro. ... A tutti gli effetti. La sentenza è “cuncta fessa”. Tutto è a pezzi. Qual è il problema? Dove abbiamo sbagliato? Dove stiamo sbagliando? Si può rimediare considerati gli strazi che storicamente siamo capaci di combinare per accrescere interessi soggettivi e soddisfacimenti materiali? “E’ dalla mortificazione dell’ambiente, operata con scelte non equilibrate del campo industriale, che discende la crisi dell’economia e della società brindisina.” Bisogna “solvere il nodo”, scardinare inveterate abitudini, abiurare interessi personali incalliti, farsi colpa della propria vigliacca indifferenza, frugare nella moralità e nell’etica, evitare pietosi piagnucolii ed oscene imprecazioni fatte mentre “animucce affabulatrici” arraffano spossessandoci della città. Bisogna attuare le soluzioni, tanto coraggiose quanto improcrastinabili, dettate dalle linee programmatiche preliminari al nuovo Piano Regolatore. Fuori la centrale a carbone dal porto! Basta con la cementificazione scellerata delle linee geografiche costiere portuali! Via la piana di sabbione del Rigassificatore!

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Bisogna iniziare a pensare di prescindere dalle multinazionali che oggi, per paradosso, tengono in vita. Bisogna fare scelte drastiche cercando di riprendersi il “diritto alla salute”, cosa a cui finora, tranne risibili eccezioni, hanno pensato concretamente solo savi e ligi magistrati. Bisogna brandire il destino trovando la forza di togliere le pantofole. La mortificazione per tutte le situazioni di difficoltà e disagio lavorativo e crisi occupazionale venutesi a creare è scoraggiante. Indistintamente. In quanto coinvolge compaesani, conoscenti, amici apprezzabili per il lavoro che con rischio e sacrificio sono disposti a svolgere e stimabili per le famiglie che si sforzano di accudire. Ma il risultato di un comportamento generale, da sempre teso verso la tutela dell’interesse personale connesso a quello delle grandi Aziende, prima di quello del territorio e dell’ambiente in cui “siamo”, è ciò che abbiamo sotto gli occhi: ... tutto sotto sequestro. Una città svisata. Una città cinghiata. Una città ingannata. Le grandi Imprese impattanti sul territorio, le cosiddette Industrie pesanti, a lungo termine finiscono inevitabilmente per immiserirlo, logorarlo, estenuarlo, se non distruggerlo, creando un sistema di sudditanza lavorativa con sconveniente e costante preoccupazione di perdere il pezzettino di lavoro dato in concessione temporanea. Siamo al termine di un’asta pubblica truccata in cui gli intermediari delegati hanno magnanimamente permesso la vendita della città al peggior offerente, consentito un delitto efferato al territorio, e compromesso, speriamo non definitivamente, prospettive di sano futuro e sostenibile progresso. Il risultato dell’incanto, dello sbigottimento e della conseguente inerzia suicida collettiva, è un luogo in stallo. Un posto in cui la gente semplice che lo abita, “amante di quel poco necessario alla felicità”, a vivere, non ce la fa più. Il responso è il riscontro di un’assenza di libertà, di volontà ignorata, d’espressione di scelta soffocata. Nulla quindi di cui esser contenti o potersi contentare dai provvidenziali sequestri giudiziari avvenuti ... a catena. Unico conforto di cui godere elencandoli con sdegno è quello di iniziare a sentire il “diritto alla vita” minimante tutelato. Ed è per questo, prima d’ogni cosa, per cui tutti si devono battere ed impegnare seriamente, senza fare guerre tra poveri prendendosela come stolti l’uno contro l’altro nè mettendosi

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spropositatamente contro chi non fa altro che produrre per l’insensato consumismo quotidiano. “Preferisco morire con i polmoni sporchi e la pancia piena, piuttosto che con la pancia vuota ed i polmoni puliti.”

Speriamo che il tempo in cui si pronunciavano simili disperate frasi sia finito, perché i cuori di tutti rischiano di non essere più in grado di battere. Non serve a nulla un posto di lavoro ad una vita che muore. Dobbiamo tornare in senno. Rinsavire. “Meditando con triste senso di cordoglio sulla trista sorte di Brindisi, paese disgraziato e sotto l’incubo di una continua maledizione, pronto ad aprire le braccia al primo avventuriero di fuori terra.” (Avv. Carlo Scarascia - dal settimanale “LA FRECCIA” - Brindisi 1949)

Altrimenti, Brindisi, oltre ad essere la Città della Chimica e dell’ Energia, diverrà nel prossimo futuro, come sta divenendo nel presente, “una grande piattaforma di smaltimento rifiuti d’ogni tipo”. Con tutto ciò che comporta per l’insalubrità del sito. Abitanti compresi.