Brindisi sotto sequestro (1)

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“In una vasta area destinata al pascolo ed alla coltivazione di carciofi , compresa tra Capo Bianco e la Punta di Torre Cavallo, vennero fissati paletti rossi. Nello spazio di due anni sorse, su un’area di 700 ettari, un colossale intreccio di tubi, colonne, serbatoi ed edifici industriali: ...lo Stabilimento Petrolchimico della Montecatini Edison. La fabbrica aveva dimensioni tali da introdurre un elemento decisivo di rottura, nell’economia locale, avviandola verso una profonda rivoluzione sociale.”

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Brindisi sotto sequestro (1) (tratto dal Libro “agnello di dio” – viaggio nell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale di Brindisi)

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“In una vasta area destinata al pascolo ed alla coltivazione di carciofi, compresa tra Capo Bianco e la Punta di Torre Cavallo, vennero fissati paletti rossi. Nello spazio di due anni sorse, su un’area di 700 ettari, un colossale intreccio di tubi, colonne, serbatoi ed edifici industriali: ...lo Stabilimento Petrolchimico della Montecatini Edison. La fabbrica aveva dimensioni tali da introdurre un elemento decisivo di rottura, nell’economia locale, avviandola verso una profonda rivoluzione sociale.”

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“ Brindisi sotto sequestro – Dittatura Industriale ” (1) “Sequestro”. Che parola magica. Un significato ordinario e straordinario da enunciare puntualmente. Perchè, “fantasiosamente” interpretabile, potrebbe svelare retro verità di cui è intriso. Misura cautelare che serve a custodire una cosa a fini di giustizia o ad assicurare la garanzia del creditore sui beni del debitore. Comprensione non facile. Vien da pensare a qualcuno che, nominato o addetto a garantire giustizia, possa congelare un oggetto in attesa di capire. “Sequestro convenzionale”: contratto con il quale due o più persone affidano a terzi una cosa, o una pluralità di cose, rispetto alla quale sia nata controversia, perchè la custodiscano e la restituiscano a quelli cui spetterà quando la controversia sarà definita. Ribadisco il difficile intendimento. “Sequestro di persona”: reato per aver privato, taluno, della libertà personale. Ulteriore aggravamento di pena è previsto per il sequestro a scopo di rapina o di estorsione, cioè, al fine di conseguire, per sè o per altri, un ingiusto profitto. Quest’ultima definizione libera l’immaginazione. In particolare conduce la mente a qualunque “Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale” o “Sito Inquinato di Interesse Nazionale per le Bonifiche”. Luoghi da cui qualcuno estrae, o appunto consegue, smisurati, ingiusti, iniqui, profitti. Per completezza ed estensione: togliere, tenere in segregazione, impedire di usare, requisire da parte di un’Autorità. Per esempio quella massima Statale. Costringere all’isolamento, impedire di muoversi liberamente, bloccare. Privare della libertà di moto con mezzi illegali. Sottrarre la cosa alla disponibilità di chi la possiede. “Sequestratario”: colui a cui viene affidata la custodia di beni sequestrati. “Sequestro”: provvedimento necessario affinchè qual cosa venga custodita sotto guardiania.

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Potrei aver allargato l’interpretazione trastullandomi con le frasi.

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Però, potrebbe essere stato proprio il Consorzio del Porto, poi dell’ASI, poi SISRI e nuovamente dell’ASI, il primo sequestratario a cui un governo, attraverso le sue ramificazioni, abbia affidato, con scaltra accortezza, il bene che il documento in visione sequestra con un piano da megalomani. Lo sconcertante piano-programma in consultazione risale niente meno che agli anni ‘50. Il primo sequestro di Brindisi. Arrestata dal contravventore che commise reato per aver imbrigliato la libertà. Purtroppo, è probante che tutto sia proprio iniziato esattamente da lì, da quando qualcuno, alla fine della guerra del fascismo, abbia pensato di continuare a bombardare Brindisi con ordigni a lunga gittata, tanto silenziosi quanto tragicamente distruttivi, spacciandoli per bombe a salve. Quest’atto merita una breve analisi storica, anche a parole. Brindisi, modesta cittadina innamorata della pesca e divenuta capoluogo di Provincia nel 1927 era dedita, come rapportato dal censimento del 1961, all’agricoltura, alla cui conduzione correlava oltre l’80% della sua economia la quale, a seguito della riforma fondiaria del dopoguerra, vide mutare i braccianti in coltivatori diretti assegnandogli un ruolo più rilevante e prestigioso. Una vecchia rivista, “Brindisi 1967”, traendo “lineamenti economici” divulgati dalla Camera di Commercio I.A.A. (Industria, Agricoltura, Artigianato) testimoniava: “l’economia del brindisino era e rimane fondamentalmente agricola e di tale settore essa segue le alterne vicende; per cui la sua storia è la storia stessa dell’agricoltura; la coltura dell’olivo, praticata in forma specializzata e promiscua, costituisce una buona fonte di reddito; la coltura della vite è in continua espansione; fra le altre produzioni agricole, importanti dal punto di vista del risultato economico, si nota quella del fico a cui segue quella agrumaria e di altra frutta”.

Un opuscolo informativo del neo rinnovato Consorzio del Porto, nel 1961, ammetteva: “la zona piana o pianeggiante è costituita da terreni calcarei-argillosi fertili, freschi, adatti a tutte le colture, dagli ortaggi in pieno campo alla vite; e da terreni a sabbie grasse, fertili, che conservano l’umidità durante i calori estivi. Mancano i corsi d’acqua. Coltivazioni speciali e fonti di cospicuo reddito sono rappresentate dagli olivi, dalle viti, dai fichi, ortaggi in genere, peponi e cocomeri in specie. Notevoli sono pure le coltivazioni cerealicole; una certa importanza riveste la coltivazione del tabacco.

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Tra le industrie prevalgono quella alimentare dei prodotti locali della terra e quindi quella del vino, dell’olio, della lavorazione dei fichi.” “A parte le nuove attività e prospettive di industrializzazione del Nucleo e del Punto Franco va annoverato uno Stabilimento meccanico S.A.C.A. -Costruzioni Aeronavali- ed uno Stabilimento della Montecatini per la produzione di concimi ed antiparassitari. Altra attività di un certo interesse riguarda l’industria farmaceutica”.

Disinteressandosi completamente della vocazione naturale e storica di un territorio si decise di sconvolgerlo affidandogli, dall’alto, un compito industriale inadatto alla bellezza naturalistica e paesaggistica. Ancora da “Brindisi 1967”. “Per creare nuovi posti di lavoro ai tanti che abbandonano la terra occorre puntare sulla industrializzazione del Mezzogiorno. Questo si è tentato di fare, attraverso gli screditatissimi enti di riforma e di sviluppo, che si sono rivelati, quasi esclusivamente, come zone di riserva per gli uomini dei partiti di maggioranza ai quali offrire posti, incarichi e prebende. Eppure ci voleva poco a capire che una zona come il Mezzogiorno, per essere veramente incentivata, aveva bisogno, in primo luogo, che fosse aiutata l’agricoltura della nazione in modo efficace”.

Fu innescata conseguentemente un’arruffata legislazione creando addirittura un SuperMinistero: “Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno”. E venne attribuito a specifici “Consorzi” il potere di organizzare, attrezzare e gestire l’industrializzazione adottando un proprio “Piano Regolatore Territoriale” sovraordinato. L’art.3 dello Statuto originario, non dissimile da quello odierno, prevedeva che il Consorzio, a mezzo di una propria “gestione speciale”, avrebbe dovuto provvedere a: - promuovere lo sviluppo industriale; - all’acquisto delle aree ed immobili occorrenti per l’impianto della singola azienda o per i servizi comuni; - all’esecuzione e gestione di opere, attrezzature e servizi di interesse o di uso comune, entro il suo comprensorio; - vendere o cedere in uso le aree ad imprese industriali; - assumere qualunque iniziativa idonea al raggiungimento dei fini inerenti allo sviluppo industriale intensivo; - determinare i settori produttivi più rispondenti e adatti al carattere dell’economia locale e formulare un programma per promuovere in maniera coerente lo sviluppo industriale; Sarà dunque uno strumento di industrializzazione, indicando i campi più sicuri e redditizi di investimento, che il Piano Regolatore dovrà studiare

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nel loro logico sviluppo. Invero, le basi di Brindisi sono quanto mai solide e tali da conferire una sicura vitalità e prospettive di progresso senza limiti, mentre il cresciuto afflusso di turisti (oltre 110.000 sbarcati e imbarcati), assicura una continua ed aggiornatissima fonte di propaganda in tutto il Mondo.

Le aree di sviluppo industriale di Brindisi e Taranto, prescelte, furono tra le prime ad essere istituite, sia per la lungimiranza della dirigenza politica locale (chissà in quale e quanto effetto a lungo termine si sperava) e sia perchè, in ambedue le province, si consideravano già “in via di realizzazione due grandi concentrazioni industriali: il Centro Siderurgico Italsider e lo Stabilimento Montecatini”. Fu la rivoluzione industriale del grande Salento (terra del sale) quella iniziata a tavolino nella sede del Consorzio del Porto di Brindisi alla presenza di una delegazione di parlamentari della Democrazia Cristiana della Germania occidentale. Chi di sale si intendeva poco e niente. Un progetto ciclopico destinato a stravolgere “la vocazione prevalentemente agricola”. Un disegno al cui cospetto tutti si inchinarono consentendo, in soli due anni, l’ultimazione dei lavori rischiando di dissanguare la stessa centenaria società Montecatini, colosso ben caldeggiato dallo Stato e dalle televisioni pubbliche: “neppur l’ombra di una industria degna di questo nome ed un carico di disoccupati che, nel 1959, raggiungeva i 15.000, pari a 1/10 della popolazione attiva, erano la stigmate della depressione brindisina”.

Da notizie di biblioteca locale: “Una cittadina di 75.000 abitanti nei primi anni ‘60, centro prevalentemente agricolo lontano dall’influenza del mondo industriale... ...in una vasta area destinata al pascolo ed alla coltivazione di carciofi compresa tra Capo Bianco e la Punta di Torre Cavallo... fissano... paletti rossi. Il new-deal è incominciato, nel 1958, in una ventosa giornata di agosto.”... “La prima pietra venne posta nel marzo 1959.” “I pastori che guardavano le pecore al pascolo nella vasta brughiera che si protende verso il mare ...notarono con curiosità un gruppo di persone che si aggiravano armate di teodoliti, goniometri e pertiche: prendevano misure, parlavano fra loro, si additavano dei punti segnati con paletti rossi. Poi arrivò un esercito di scavatrici, autocarri, gru. Incominciarono a rimuovere il terreno e a deporre gigantesche tubazioni.

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Nello spazio di due anni, dove si estendevano pascoli e campi di carciofi, sorse, su un’area di 700 ettari, un colossale intreccio di tubi, colonne, serbatoi ed edifici industriali: lo Stabilimento Petrolchimico della Montecatini Edison. La fabbrica aveva dimensioni tali da introdurre un elemento decisivo di rottura, nell’economia locale, avviandola verso una profonda rivoluzione sociale. ...Nel terreno, profondamente rivoltato, vengono impiantate centinaia di chilometri di cavi elettrici e di tubature. All’interno dell’area sorgono 58 km. di strade e 28 km. di ferrovie; ...condutture per petrolio e acqua ascendono a circa 200 km.. ...L’introduzione della materia prima (il petrolio grezzo) avviene in 67 serbatoi di notevolissima e varia capacità... pari alle risorse idriche necessarie a Brindisi per 7 giorni. Sono migliaia gli operai che nel volgere di qualche anno trasformano quell’immenso terreno agricolo nel più grande e gigantesco Complesso Petrolchimico d’Italia. ...Centocinquanta miliardi di investimenti... un’Impresa che trasforma un milione e mezzo di tonnellate di Petrolio e che assorbe inizialmente 3500 dipendenti. ...nel 1975 annoverava 7370 unità... ...consuma un miliardo di Kw/ore di energia elettrica, 300 chilometri di tubazioni interrate, 450 chilometri di cavi elettrici... ha portato il traffico portuale di Brindisi a 2.600.000 tonn/anno ed ha provocato un movimento di merci per via terrestre di oltre 9.000 automezzi e 4.000 vagoni l’anno... ...rappresenta un fattore destinato, inevitabilmente, a mutare le sorti economiche di qualsiasi comunità.”

Gli splendidi libri, fonti delle frasi, sono “Brindisi: urto di due mondi” (emblematico titolo, nel 1967) e “Il Novecento”, del 2001. Quest’ultimo così continua: “...l’immagine dell’Enichem, che oggi conta appena 1.300 lavoratori, (...gli Impianti sono realizzati dalla Polymer-Montecatini... Montesud, Montecatini-Edison... Shell... accordo tra ENI e Montedison nel 1983... Riveda... Himont... Enichem) risulta fortemente incrinata dalle inchieste per la morte di cancro di 14 lavoratori e per l’insorgenza di tumori in un centinaio di casi”.

Nel 1962 Brindisi accoglie in Porto il suo primo carico di Petrolio accompagnato da rauca voce appassionata proveniente dagli schermi in bianco e nero: “il 19 Marzo 1962 la Petroliera Agostino Fassio, proveniente dal Medio-Oriente, rifornisce l’Azienda del primo quantitativo di greggio, la materia prima da cui si ottiene etilene e propilene.”

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Dal “Rapporto della Camera di Commercio-1967”, nuovi orizzonti: “I mercati meridionali, ed in particolare quelli salentini e pugliesi, dispongono già del “moplen”, resina termoplastica che la Montesud ricava con particolari metodi da un gas derivato dal Petrolio. Il complesso della Montesud comprende ben 23 diversi Impianti Chimici, ciascuno dei quali ha le dimensioni di uno stabilimento completo ed autonomo. Anche per l’Energia Elettrica, lo Stabilimento ha creato una propria autonomia costruendo una Centrale Termoelettrica con una potenza di 130.000 KW. Altra importantissima tappa sulla via della trasformazione economica in atto, sarà raggiunta con la realizzazione della Centrale Termoelettrica, la quale si estenderà su di una superficie di 50 ettari... Potenza di 300 MegaWatt... ...si rileva che i benefici andranno oltre i confini dell’Area di Sviluppo Industriale, poichè toccheranno ogni centro abitato dell’intera provincia.”

I giornali dell’epoca palesano la credenza nel progetto: “L’esistenza del complesso Petrolchimico Montecatini per la produzione di resine sintetiche che, per dimensioni di impianti e per capitali investiti (oltre 100 miliardi) e 2500 addetti, costituisce la vera forza di rottura che dovrà rivoluzionare l’ambiente economico-sociale della zona.”

Dallo studio della Soc. Sofred-Cegos di Milano, affidataria dell’elaborazione del Piano Territoriale dell’A.S.I., si apprende: “Questa tempestività di realizzazione, sia delle infrastrutture utili alla collettività, sia del complesso industriale propriamente detto, si può calcolare abbia anticipato di almeno tre o quattro anni la realizzazione della zona industriale”.

L’anzidetto sovra-ordinato “Piano Regolatore A.S.I.” fu adottato dall’Assemblea del Consorzio nel 1963, approvato dal SuperMinistero e definitivamente ufficializzato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 6-luglio-1966. Il grande sogno della Repubblica, e dell’Onorevole brindisino Italo Giulio Caiati, era ormai realtà. A Brindisi, si stava materializzando una delle aree industriali più grandi e dotate del Mondo, in cui tutti gli investitori credevano “ad occhi chiusi”. “Le suggestioni e i miti della civiltà del benessere si stanno affermando anche da queste parti.” La favola della Chimica era cominciata. ...Anche da queste parti.

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Lo sviluppo della chimica risale alla fine del ‘700, in Inghilterra, con la storica Rivoluzione Industriale. Dall’800 iniziò ad attraversare un periodo di forte sviluppo in tutti i paesi industrializzati. Era sorta con lo scopo di sostituire ambiziosamente sostanze e materiali naturali, con artificiali. Le caratteristiche intrinseche delle materie plastiche (abbondanza della materia prima, gradevole aspetto nella gamma della colorabilità, trasformabilità negli oggetti più vari nella forma e nell’uso), sono tali da soppiantare materiali tradizionali come legno, cuoio e metalli. Dopo la seconda guerra mondiale, la chimica venne definita “la donna a servizio della civiltà quotidiana”. Procurò rivoluzionamenti nei settori più disparati: concimi, farmaci, tessile, detersivi, vernici, eccetera, eccetera. L’esigenza fu produrre enormi quantità di nuovi prodotti a prezzi accessibili, quindi, in scala industriale per un nuovo mondo super industrializzato. Uno spettacolare progresso economico che ha segnato la storia dell’occidente del XX secolo, in cui la chimica, velocemente, penetrò in tutti i comparti produttivi senza distinzione. Il consumo di acido solforico, composto basilare, divenne indice di crescita economica e la ricerca scientifica e gli ingenti investimenti favorirono grossi colossi multinazionali del settore. Trainante. Tra questi spiccarono la “Union Carbide”, la “Shell”, la “Dow Chemical”, inondando i mercati di tutto il pianeta con prodotti chimici derivati direttamente dal trattamento delle materie prime utilizzate nei processi produttivi. Una rivoluzione che presagiva un prezzo molto alto, come in tutte le rivoluzioni vere, da pagare. Molte delle sostanze trattate si rivelarono infatti pericolose quanto le radiazioni prodotte dalle industrie nucleari. Il fosgene, o “gas senape”, uno dei prodotti chimici maggiormente utilizzati, asfissiò migliaia di soldati durante la tragica prima guerra mondiale. L’ acido cianidrico, o “alla mandorla dolce”, cominciò ad entrare nella composizione di alcuni farmaci. I giganti della chimica impegnarono smisurate risorse, nella promozione dei loro prodotti, vantando l’assenza di tossicità, la massima sicurezza sui posti di lavoro e severe politiche di salvaguardia dell’ambiente. Ma le accelerazioni improvvise ed incontrollate conducono necessariamente ad un pericolo di cui ci si accorge solo allo schianto.

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Con inevitabili conseguenze per l’ambiente e per la salute. Le competizioni sfrenate ed ingorde di pesticidi, come quella degli anni ‘60, scatenarono una vera e propria guerra tra multinazionali. Il “DDT”, scoperto nel 1939 e largamente utilizzato fino ai primi anni ‘60 (quando ne fu dimostrata la tossicità nei confronti dell’uomo e degli ecosistemi) in ambito agricolo e contro vari insetti e parassiti, sarebbe stato sostituito dal “Sevin”, pesticida privo di effetti tossici sull’uomo e sull’ambiente, si diceva. Invase il mercato mondiale. Impresa Regina del settore divenne la “Union Carbide” inondando l’America di opuscoli benevoli d’ogni tipo sul suo miracoloso prodotto; senza mai fornire i dati scientifici sugli esperimenti tossicologici in suo possesso, che avrebbero rivelato tutt’altro, rispetto al pubblicizzato.

Bhopal:1984. L’India iniziò a piangere sui cadaveri di oltre 20.000 persone uccise da decine di tonnellate di gas letali propagatisi dall’Impianto chimico della “Union Carbide”, poi divenuta della “Dow Chemical Company”, vecchia conoscenza brindisina. Multinazionale americana più grande del mondo e “leader” nella produzione di materie plastiche, prodotti chimici di base e per l’agricoltura, presente, per diversi anni, nel Polo Petrolchimico Enichem di Brindisi-Italia. Il maggiore disastro della storia di una chimica dissennata che sversava cloroformio, tetracloruro di carbonio, clorobenzene, mercurio, piombo, nichel. Speculava producendo i pesticidi “sevin” (5000 tonn.annue) e “dursban”. Sintetizzava il DDT nelle sue più svariate forme nocive e cancerogene: “agente arancio” e “dibromocloropropano”. Predoni che consumano suolo e succhiano risorse idriche superficiali e profonde, contaminando di sostanze tossiche. Gli occhi si danneggiano, gli ormoni si modificano, i polmoni si intasano, i feti si mal formano. Criminali che rubano, scappano, e restano impuniti. Dimentichiamo il tempo. Ma lui ed i suoi effetti non dimenticano noi. S.Juanito: Messico: 1984. Un’esplosione di alcuni serbatoi di gas liquido scagliati oltre 1000 m. di distanza creò un cimitero per 554 vite dilaniate sul colpo. Un Ospedale per curare 7000 feriti. Durunka: Egitto: 1994. Un fulmine dispettoso colpisce un deposito di Petrolio e lo fa saltare in aria provocando all’istante la morte di 500 persone.

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Warri: Nigeria: 1998. 500 persone muoiono per una gigantesca esplosione causata dalla fuoriuscita di petrolio da un oleodotto mal tenuto. Seveso: ITALIA: 10-luglio-1976. L’emblematico, famigerato, “disastro di Seveso”, il dramma ambientale da cui scaturì l’omonima notissima “Normativa Seveso”. In una fabbrica chimica della Brianza, a causa di una difettosa reazione, esplose una valvola di sicurezza e si sprigionò nei cieli (in particolare quello di Seveso) una immensa nube di diossina, sostanza chimica estremamente tossica. Migliaia di persone furono evacuate e centinaia restarono intossicate e contaminate dall’alto potere nocivo della diossina, che provocò l’abbattimento di migliaia di capi bestiame ed un conseguente divieto di coltivazione e d’allevamento. Molte le abitazioni demolite e tanti terreni contaminati rimossi. Nel 1981 quella fabbrica, colpevole, fu demolita per realizzare un grande parco cittadino. Seveso, pur senza procurare perdite umane, è stato prototipo di disastro chimico comportante modifica di norme nazionali ed internazionali sulla sicurezza delle attività industriali e sull’ambiente. …Si potrebbe continuare con altri luoghi e altre date. Oggi, in Italia, sono centinaia gli stabilimento soggetti a “rischio di incidente rilevante”: legge 334/1999 - industrie che utilizzano o producono sostanze pericolose (fosgene, diossine, furani, ecc.). Tra questi primeggiano gli impianti chimici e petrolchimici, i depositi di gpl, quelli di liquidi infiammabili e di farmaci. E Brindisi, come illustra la seguente tabella pubblica rilevabile dal web digitando il titolo, è una delle aree in cui vi è maggiore concentrazione di pericolo.

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ELENCO ATTIVITA’ INDUSTRIALI A RISCHIO DI INCIDENTI RILEVANTI

Vecchia parentesi della Chimica: “Il Capannone Montecatini”. “Il 14 dicembre 1930 il Comune di Brindisi autorizzava l’attivazione, alla Società Fertilizzanti Montecatini spa, di uno stabilimento per la fabbricazione di perfosfati minerali , collaudato nel 1937. Originariamente l’impianto industriale si componeva di 11 strutture, superficie mq.33.900, fra le quali i magazzini in cui si svolgevano i processi di cristallizzazione, macinazione, produzione di solfato di rame. Il SuperMagazzino era interamente realizzato in legno a forma di V rovesciata, superficie complessiva circa 6000 mq., massima altezza al centro 14 metri, ml.220 di lunghezza e 18 di larghezza. La struttura è delimitata superiormente da un passaggio sospeso, entro cui si muoveva il nastro trasportatore per i minerali”.

Oggi il monumento è dichiarato di interesse storico con Decreto Ministeriale del 7 aprile 1997.

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Puglia: brutte favole della Chimica. Manfredonia. Alla fine degli anni sessanta l’ ENI-ENICHEM, in accordo col SuperMinistero (Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno), decide di localizzare ai piedi del Gargano, in un’area di competenza del Comune di Monte S.Angelo, circa 1 km. da Manfredonia, un impianto Petrolchimico per produrre fertilizzanti (urea e solfato di ammonio) e Caprolattame, una sostanza chimica da cui si ottengono le fibre di nylon. Quell’impianto, che trattava anche ammoniaca, arsenico e formaldeide, per le tragedie ambientali causate negli anni ‘70 e ‘80 ha costretto a soprannonimare Manfredonia “la Seveso del sud”. Nella domenica del 6 settembre 1976 trenta tonnellate di “Sali di Arsenico” (sostanza cancerogena), concentrati in una nube chilometrica altamente tossica, cosparsero la città a seguito dell’incendio della torre di trattamento. Invasero vene e polmoni di tanti, incolpevoli, ignari. “Una storia che ha trasformato una città in un territorio di scorribande, oggetto di autopsie e prelievi come si farebbe su un cadavere per nuove sperimentazioni politiche ed economiche ... facendo cadere una pioggia di miliardi ... favorendo imprenditori del nord cui vengono dati contributi ... per la realizzazione di insediamenti industriali.” (Dott. Maurizio Portaluri)

Brindisi. Il giorno dell’Immacolata concezione dell’anno 1977 un tuono artificiale terrificante rimbombò nel sonno dei brindisini, troncandolo d’improvviso. Una immensa fuga di gas squarciò un’area del Petrolchimico piena di ciminiere impazzite. Una sigla su tutte, P2T, restò impressa nel dolore di tutti gli abitanti come le tre vite che divennero fumo bianco nel fumo nero disperso nel cielo. Tre vite. La grande città dell’illusione, dal nome Montedison, tradì quegli uomini impiegati per guadagnarsi la vita, non la morte. Decine di altri furono salvati grazie al miracolo della solidarietà allignata, come dimostrato più volte dalla storia, nelle arterie dei brindisini. Una tragedia senza precedenti. Eppure, nessuna “legge Seveso”, per Brindisi. Nessuna “Seveso del sud”, per Brindisi.

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...Per Brindisi, tutto è a posto. “Questa gente opera in un ambiente industriale fra i più moderni del mondo, dove tutto procede secondo schemi razionalmente studiati, ed ogni operazione è automatizzata al massimo grado”. Questo drammatico avvenimento della chimica, tra le sciagure d’Italia è stata quella passata più in sordina pur essendo l’unica ad aver causato la perdita diretta di vite dedite a fabbriche che vanno e vengono. Metodologicamente. “La tragedia consolida la convinzione dell’inadeguatezza di misure per prevenire e contrastare i rischi d’incidenti.” “Progresso, sviluppo, benessere? Non a costo di vittime innocenti”. “Il dramma coinvolge migliaia di occupati nei reparti della Montedison, che vengono falcidiati dalla Cassa Integrazione e dai licenziamenti, favoriti dagli incentivi finanziari.” “A marzo del 1993 il P2T può riprendere il suo normale ciclo produttivo”.

C’è da chiedersi se alla sopravvivenza di tanta povera gente possa servire un “Contratto d’Area” governativo, un “Accordo di Programma”, una “Analisi di Rischio Sito Specifico”, una individuazione di “Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale”, una perimetrazione di “Sito di Interesse Nazionale per le Bonifiche”, che paiono soltanto novelle inventate per re-industrializzazione luoghi e per gestire, dalla fonte, torrenti di finanziamenti pubblici con l’ubbia o l’inganno di tentare di migliorare le cose. Le grosse aziende sono dotate di radici profonde ramificate come quelle degli alberi secolari che, per trovare acqua, si estendono sin dove la terra è ancora fertile. Radici troncose che prima o poi finiscono con lo scoprirsi. Radici che determinarono il “Progetto Ferro” (approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici nel giugno 1949) per la sistemazione e l’ampliamento del Porto di Brindisi e creazione, organizzazione e gestione di un primo “Nucleo Industriale” (definizione presto rinnovata dal Consorzio in “Agglomerato Industriale”, molto più consona alle dimensioni) ... destinato a promuovere il sorgere di nuove iniziative. Radici che generarono il “Punto Franco di contrada Perrino”, (“considerato fuori dalla linea doganale... per compiere, in completa

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libertà, operazioni di sbarco, imbarco o trasbordo di materiali e merci, loro trasformazione e contrattazione, anche di carattere industriale”), istituito con Legge 1295 del 1951. Punto “franco” munito di raccordo ferroviario prospiciente il Seno di Levante “destinato ad accogliere tutte quelle attività, sia commerciali che industriali, interessate ad operare in regime extra-doganale, diretto ad agevolare i rapporti di scambio indiretti fra terzi paesi”. Radici che assegnarono, in partenza, l’allattamento della vigorosa mammella a bambini ingordi quanto i loro padroni, innescando un irreversibile “processo di industrializzazione” selvaggia. La gestione del “Punto Franco” fu affidata al Consorzio del Porto di Brindisi e tutte le opere a delimitazione dei 50 ettari furono dichiarate di “pubblica utilità”. “- primo tempo quello delle infrastrutture, rivelatosi come uno sfacciato gioco di favoritismi politici attraverso i quali si sono elargiti centinaia e centinaia di milioni dei contribuenti che hanno avuto il solo risultato ... di creare... il Cimitero delle Industrie del Mezzogiorno ... - secondo tempo quello dell’addensamento degli interventi - la politica della concentrazione ... detta anche dei poli di sviluppo ... - terzo tempo che non si sa ancora con esattezza. Noi pensiamo che lo Stato è, in generale, un cattivo imprenditore, specie in un regime a preminente carattere clientelistico”. (tratto dalla rivista “Brindisi 1967”)

Radici poderose che attingono solo per occhi infissi da travi. “I suoli del Nucleo Industriale possono essere ceduti in affitto o venduti agli interessati. L’art.16 dello Statuto Consortile, richiamandosi alle agevolazioni in atto per l’industrializzazione del Mezzogiorno... Le forme previste dalla legislazione speciale sono le seguenti: credito industriale per gli impianti, credito per l’acquisto dei macchinari, compartecipazione al capitale di rischio, contributi a fondo perduto, agevolazioni fiscali varie, esenzione dai dazi doganali, agevolazioni a favore dei Consorzi per la creazione di attrezzatura e gestione di aree di sviluppo industriale. In modo particolare è prevista la concessione da parte della Cassa per il Mezzogiorno di un contributo sino alla metà della spesa occorrente per le opere di attrezzatura della zona (allacciamenti stradali e ferroviari, impianti di approvvigionamento di acqua e di energia per uso industriale e le fognature) e per la costruzione di rustici industriali...

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Un contributo sino al 40% della spesa per la costruzione di invasi che servano a risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico... facilitazioni per la costruzione delle abitazioni operaie e potenziamento porti a servizio delle aree”.

Radici che si spinsero a 4 km. di distanza dalla città industriale per attingere la linfa necessaria alla crescita dal “fiume pactius”, meglio noto come “Canale Cillo Reyes” (molto anticamente, insieme al Patri-Palmarini, scultori dei seni di levante e ponente), sbarrato, dal 1980, con una imponente Diga artificiale alta 17 metri e larga 300. La nostra “grande inga” realizzata dal Consorzio con fondi “propri” per “risolvere il problema dell’apporto idrico”. Un bacino contenente l’acqua da inviare alla Zona Industriale “per caduta”. Oggi, l’invaso, circa 4 milioni di metri cubi, è un autentico serbatoio idrico, profondo sino a 12 metri, a servizio dell’Area Industriale. E riveste un “ruolo ecologico” di rilievo con tanto di “vincolo di tutela ambientale”. Per quanto, è più che probabilità ritenere il Consorzio, comunque lo si voglia chiamare, il primo sequestratario (“colui a cui venne affidata la custodia del bene sequestrato”) a cui l’albero, malato ed infetto all’origine, ha consegnato, con soliti atavici astuti tornaconti di potere, un bene che avrebbe potuto dar frutti semplicemente annaffiando l’agricoltura, e l’indotto, con un po’ d’acqua per placare la sete. “Per il Mezzogiorno è necessaria una vasta disseminazione di industrie manifatturiere a bassa intensità di capitale, in modo da fornire occupazione al numero più alto possibile di mano d’opera. Questa è la sintesi del problema del Mezzogiorno.” “Quando si è al servizio delle proprie clientele politiche, e non della Nazione, solo danni possono derivare all’intera collettività”. (tratto da “Brindisi 1967”) “Il territorio da cui sono state sradicate le autentiche vocazioni e si è soffocato il sistema economico, anzichè aprirlo alle mutate condizioni del contesto europeo e del cosiddetto villaggio globale.” (Lionello Maci)

Seguito solita spartizione di seggi, stipendi milionari e conseguente elezione a maggioranza di Consiglio Direttivo, il 1° Statuto del Consorzio (“costituito tra i Comuni della Provincia, l’Amm.ne Provinciale e la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura...) denominato “Consorzio del Porto e dell’ Area di Sviluppo Industriale” fu approvato il 20 dicembre del 1949.

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L’ Ente, Economico e con personalità giuridica di Diritto Pubblico ed autonomia patrimoniale, attualmente, e dall’origine, è governatore dell’area industriale giusta autorizzazione dei confratelli. Una sorta di cooperativa i cui proventi finanziari vengono da rendite patrimoniali, dal realizzo per vendite, canoni e concessioni varie, prestazioni effettuate a favore delle Imprese, contributi dello Stato (Cassa per il Mezzogiorno inclusa) o di altri Enti; derivano da altre operazioni finanziarie, da eventuali contributi, dalle quote associative, lasciti e donazioni, sia da parte di Enti che di privati. Una macchina, oggi più che mai, padroneggiata dall’industria pesante schiacciante come un trattore le formiche. Di seguito, ulteriori effetti della radice malata freddamente rilevati dalla rete. 1965. La “Aminova”, società mista Nestlé-Kiowa, produttrice di glutammato monosodico, realizza lo stabilimento chimico poi acquistato dal Gruppo “Lepetit” nel 1970 e riconvertito, con un investimento di svariati miliardi di lire, per produrre intermedi e principi attivi farmaceutici, principalmente la “Rifampicina”. Nel corso degli anni ulteriormente ampliato introducendovi la produzione di altri principi attivi vari. Oggi la “Sanofi-Aventis” copre un’area di circa 15 ettari (nell’ex Punto Franco vicino la città) ed è divenuta progressivamente un centro multidisciplinare di Biotecnologie dedicato non solo alla produzione di principi attivi farmaceutici (Rifampicina: fondamentale per il trattamento della tubercolosi. Teicoplanina - scoperta dai ricercatori Lepetit negli anni ’70 - antibiotico “salvavita” in caso di gravi infezioni non trattabili con altri farmaci), ma anche allo sviluppo di nuove molecole farmacologicamente attive, e dei relativi processi. Lo stabilimento è dotato di 3 impianti chimici (di cui uno completamente automatizzato), un impianto per il recupero di solventi ed un impianto pilota di fermentazione. Ultimo recente investimento, quello per la produzione di Spiramicina. Sanofi-aventis, multinazionale tra le più importanti produttrici mondiali di Rifampicina, è la prima azienda farmaceutica in Europa e nei mercati emergenti ed occupa il quarto posto a livello mondiale, prima realtà industriale farmaceutica a livello nazionale.

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Nel sito di Brindisi operano circa 200 collaboratori, per un fatturato di circa 50 milioni di euro l’anno. Oltre 2 milioni di euro investiti a sostegno di iniziative legate al tema dell’eco-sostenibilità e del rispetto ambientale. L’obiettivo di Sanofi-Aventis è diventare leader globale diversificato nella salute, ponendo al centro delle proprie attività il paziente e i suoi bisogni. "Ogni giorno, in tutto il mondo, ci battiamo per la salute: la cosa più importante." 1964: Avvio lavori di costruzione della Centrale Termoelettrica ENEL BR-NORD. In un primo momento prevedeva due gruppi da 320 MW, successivamente fu ampliata con due ulteriori gruppi. “In cambio del fallimento della chimica fu graziosamente concesso di ospitare centrali per la produzione di energia, attività indispensabili per l’economia nazionale ma da gestire con grande rigore per evitare ricadute rovinose sulla salute dei cittadini.”

L’ Edipower, tra le tenutarie, è tra i maggiori produttori italiani di energia elettrica: quota di produzione 7% del fabbisogno energetico nazionale. Azionista di spicco, fin che la botte era piena, la Edison del Thomas della lampadina, (50%), quella che si accese per precipitarsi in aiuto della Montecatini sposandosi in MontEdison. La riconversione a carbone fu decisa nel 1979 mantenendo la possibilità di bruciare anche l'olio combustibile denso - O.C.D. - a supporto o in alternativa al carbone. I gruppi 3 e 4 in esercizio, riporta il sito di parte, viaggiano in regime ambientalizzato con una conseguente riduzione dell'emissione di polveri. Dal 2004 infatti sono dotati, oltre ai precipitatori elettrostatici, di impianto denitrificazione fumi. Il sequestro del carbonile scoperto di proprietà ENEL, avvenuto nel marzo 2005, costrinse Edipower a mettere fuori servizio l’Impianto. Ma successivamente, grazie all'approvvigionamento del carbone tramite due carbonili d’appoggio in Slovenia e Montenegro, riprese l'attività. ...Bilancio 2010: utile netto 45 milioni di euro circa. La potenza lorda in esercizio è attualmente 640 MW con due gruppi alimentati esclusivamente con carbone a basso tenore di zolfo. “Edipower pone la massima attenzione al rispetto dell'ambiente e alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, con l'obiettivo di assicurare uno sviluppo industriale sostenibile insieme a un'elevata tutela delle persone, dell'aria, dell'acqua e del suolo”.

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La centrale è situata nella zona industriale di Brindisi, vicino i moli di Costa Morena, dove possono attraccare le navi carboniere e le petroliere. Da giornali dell’epoca: 1966 - “occorre, senza ulteriore indugio, procedere alla costruzione della Diga frangi-flutti in partenza da Punta Riso lanciata verso sud-est, con entrata delle navi da sud”. 1968 - “Porto Esterno: si sta procedendo al banchinamento della Diga di Costa Morena, dove potranno ormeggiarsi le navi che dovranno effettuare le operazioni di scarico dei combustibili liquidi e solidi destinati al funzionamento della costruenda Centrale Termoelettrica dell’ Enel”. Dai meandri dell’archivio del Dott.Tonino Di Giulio, rare informazioni alternative. 1968: Sorge la Centrale Termoelettrica Brindisi Nord, alimentata per anni con “combustibile grezzo a qualsiasi contenuto di zolfo”, priva di desolforatori e con un camino costretto dai vincoli aeroportuali a misurare 60 metri. “Licenze edilizie negli anni 1968, ‘69, ‘71 ed aprile ‘74 ... Decreti Ministeri dell’ Industria e dei LL.PP. nn. 139/1965, 161/1969, 176/1971, 193/1974”. Nel 1969 entra in funzione il 1° gruppo alimentato ad Olio Combustibile Denso – O.C.D.- . Negli anni a seguire tutti e quattro i gruppi produrranno 1280 MegaWatt. 1981: Piano Energetico Nazionale - P.E.N. - Localizzazione dei MegaInsediamenti Carbo-Energetici : 5 in Italia, di cui due al Sud (uno a Brindisi da 2560 MW). “Ovunque contestati con bandimento univoco del Carbone, tranne Brindisi, in cui ha prevalso la tangentopoli nazionale e regionale.” 1982: “con Decreto del Ministero dell’Industria del 24 giugno (succ. D.P.R. 253/6-9-82 sulla base di deliberati Comunali e Regionali), l’ENEL viene autorizzata a costruire ed esercire un nuovo Impianto Termoelettrico a Carbone, con 4 sezioni da 660 Megawatt ciascuna, in un’area posta a circa 12 km a sud della città”.

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“Inoltre sta per entrare gradualmente in esercizio la esistente Centrale in corso di trasformazione all’uso del Carbone - 4 gruppi da 320 MW ciascuno ( Impianto di Brindisi Nord)”. “Il principio è il seguente: bisogna cogliere il momento di debolezza, determinato soprattutto dal livello permanentemente alto della disoccupazione, per imporre insediamenti in genere non graditi alle popolazioni. Insomma, gli impianti che presentano un elevato rischio per i cittadini, non vanno insediati sul territorio nazionale secondo un criterio di equilibrata distribuzione, bensì seguendo il percorso della fragile condizione sociale e disponibilità alla corruzione delle classi dirigenti”.

1983: “Conferenza Nazionale la Via del Carbone” svoltasi a Brindisi in gennaio e sfavillata, per l’occasione, dal N°1 Speciale della rivista “Cronache Adriatiche” neonata a supporto. Dal discorso introduttivo del Presidente della Camera di Commercio nell’inaugurato “Palazzo dell’Economia” e da altri interventi: “sento appieno l’orgoglio di partecipare ai lavori di questa Conferenza. Brindisi, terra di antica ed operosa civiltà, non è una città come tutte le altre. Vive in uno con il suo porto, lo abbraccia fisicamente, lo respira... profondo animo marittimo... Questa iniziativa della Comunità dei Porti Adriatici si identifica con l’intento di offrire a coloro che operano nel settore della produzione di energia quegli indirizzi generali da indicare per facilitare le scelte necessarie per assicurare l’approvvigionamento energetico del Paese. ...un atto di coraggio e di fiducia nel nostro avvenire marittimo...” “...è dai partecipanti a questa Conferenza che avremo gli elementi di giudizio. Specialmente da due dei principali protagonisti del Carbone in Italia – l’ ENEL e l’ ENI/AGIP – ci attendiamo indicazioni preziose”... “volontà di non ripetere, anche per l’avvenire, gli errori commessi nel passato, frutto di decisioni spesso non collaudate. ...Amici Sindaco di Venezia e un Professore cattedratico, uomo di scienza, che a queste doti aggiunge l’esperienza di Amm.re dell’ Enel.. ...precisa volontà di operare per la crescita socio-economica della collettività brindisina... ...un trait d’union tra passato ed avvenire, tra un’economia caratterizzata dalla grande Industria chimica... riconversione dell’attuale Centrale Termica dell’Enel, già protesa all’installazione della seconda di dimensioni maggiori... Saluto del Ministro...” “... il porto di Taranto è il primo porto nazionale nella movimentazione di Carbone (5,5 tonnellate/anno), seguono Venezia, Savona, Genova, Bagnoli, La Spezia, Trieste...

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...la scelta di Brindisi vuole essere anche un simbolico riconoscimento all’intraprendenza e ospitalità cordiale...” “La crisi energetica ha risvegliato il vecchio dinosauro: il Carbone, la cui civiltà scrisse vicende straordinarie...”

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Una cosa è certa, “Brindisi non è una città come le altre”, e la mappa d’Italia allegata agli atti della farsa, riportante le quantità di carbone da disseminare nello stivale come PEN vuole, lo dimostra con evidenza sproporzionata. Una saga di personaggi incolore rotante attorno la solita ristagnante politica degli affari, impregnata di nerore. Una sagra di opinioni insapore che sanno quello che dicono senza sapere quello che dicono. Una sfilata di lettori di dettato che recitano parti per uno spettacolo di fiction. Sagome che guardano copioni senza guardare negli occhi. Ovviamente, gli Stati Uniti d’America erano i maggiori fornitori di carbone e lo sarebbero rimasti, per previsione calcolata, almeno fino al 2000. Tra le dichiarazioni del Sindaco e di altri: “Il Porto di Brindisi ... è prevista una non trascurabile movimentazione di Carbone (per alimentare la Centrale ENEL esistente e la nuova di imminente costruzione)... sono state realizzate importanti opere portuali ed altre sono programmate... si può ragionevolmente ritenere che sia non solo possibile ma opportuno...” “...è urgente procedere senza indugio nella costruzione della diga, necessario ridosso per l’attracco delle navi agli sporgenti”. “...un’opera di grande impegno economico ed ingegneristico ... il suo costo, ad opera finita, ritengo potrà superare i 100 miliardi ...” “Progetto della Diga di Punta Riso a difesa del nuovo scalo carbonifero del Porto di Brindisi... ricordo il vigente Piano Regolatore Portuale che ebbi l’onore di firmare.” “Il Carbone deve penetrare nel sistema energetico italiano.. ridurre la dipendenza petrolifera.” “Il Nuovo Piano Regolatore del Porto esalta le funzioni del Porto relative ai traffici passeggeri, commerciali e di natura industriale, e configura la struttura fisica dello scalo in modo che le tre funzioni possano trovare piena e libera esplicazione senza interferenza alcuna. Le previsioni relative al porto medio confermano le originarie scelte del Consorzio del Porto a servizio dell’Industria (zona industriale sull’acqua)”. “Il consumo annuale di Carbone dei due Impianti, una volta funzionanti a piena potenza, sarà di circa 7 milioni di tonnellate, di cui 2 per BR-Nord e 5 per BR-Sud, ...agevolmente collegabile con il Porto tramite Nastro Trasportatore”.

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“...ancora il Piano prevede la realizzazione nel programma di Centrali Nucleari...”

Le eccezioni non fanno altro che confermare la regola. “Quando il Carbone viene trasportato in autocarri o vagoni ferroviari aperti, o depositato in cumuli all’aperto, possono sorgere dei problemi. La polvere può essere portata via dal vento... La pioggia può dilavare gli acidi... e contaminare l’acqua. Durante la combustione o la trasformazione del Carbone si viene a creare tutta una serie di problemi... gli ossidi di Azoto , di Zolfo, la Radioattività che esce dalle ciminiere, creando pericoli per la salute. Rifiuti solidi e liquidi sono prodotti nella fase di combustione... se arrivano ad accumularsi in grosse quantità, liberarsene diventa difficile e costoso.” (Dott. David Malone- Washington University) “Io auguro sinceramente alla Conferenza di proporre scelte che tengano conto della necessità di salvaguardia di un patrimonio, che non è mio, ma nostro; è il nostro avvenire. Noi chiediamo vengano redatti preventivamente seri studi di impatto ambientale finalizzati alla vera salvaguardia dell’ambiente naturale irrepetibile e dell’uomo ... che rispettino le vocazioni territoriali e la dignità umana.” (Ing. Nerina Scarascia Vivarelli – Italia Nostra ) “La Conferenza Internazionale svoltasi a Stoccolma a giugno 1982 ha evidenziato i danni irreversibili all’ambiente, determinati dalle Piogge Acide...determinano l’avvelenamento della falda freatica di superficie e di fondo. Nessuno ha ritenuto opportuno quantificare i danni igienico-ambientali che possono essere determinati per gli effetti tossici dall’utilizzo di tale fonte energetica”. (Dott. Cafaro Ferrero)

In coda al documento una specie di rubrica intitolata “la stampa ha detto”. Articoli di giornali locali e nazionali, tutto dire. “Ormai tutti d’accordo, puntiamo sul Carbone”. “Dalla via del Carbone il rilancio di Brindisi”. “Brindisi promosso Porto Carbonifero”.

C’è sempre, per salvezza della dignità, chi rema audacemente controvento. In favore della collettività. Di quel reale interesse pubblico che solo chi ha imparato ad essere uomo può comprendere.

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Il 18 luglio 1983, prima della disfatta, due stimabili uomini, il Prof.Dott. Franco Rubino, pneumologo, ed il Dott. Antonio Di Giulio, oncologo (così si firmarono sull’atto), sottoscrivevano un esposto all’ “Esimio Procuratore della Repubblica di Brindisi”: “...sacrosanta azione a difesa della salute dei nostri concittadini, verso i quali ci sentiamo grandemente responsabili, sentiamo il dovere di informare adeguatamente l’opinione pubblica.” “Nonostante si siano mossi i più direttamente interessati alla salute pubblica (Ordine dei Medici, Lega di Igiene Mentale, Ordini dei Farmacisti), nonchè Movimenti Cattolici e Culturali attraverso pubblicazioni e Conferenze, sembra si stia procedendo alla realizzazione degli Impianti senza previ ulteriori accertamenti scientifici”. “Le cosiddette capannine, cioè i dispositivi che rilevano l’inquinamento atmosferico installate nel territorio di Brindisi, sono 5 e danno tassi superiori a quelli massimi tollerabili...” “...detta capannina è stata installata nella città proprio sugli uffici dell’ENEL. Questo potrebbe, molto verosimilmente, essere il motivo per cui nel centro di Brindisi non è risultato inquinamento.” “...legge n°615/1966.. caratteristiche che deve avere l’olio combustibile.” “...l’ultima legge n°30/1983 abbassa di molto il limite massimo tollerato di inquinamento... L’eccessivo inquinamento già rilevato ... può far pensare che non siano state rispettate dette caratteristiche...” “Brindisi Nord è una Centrale che inquina maledettamente.” “Nelle contrade Pandi, Migliori, Montedison ed altre, diversi inquilini hanno ricevuto dal Comune sfratto per causa inquinamento: ...dai camini fuoriescono anidride solforosa e ceneri... necessità di intervenire al fine di prevenire sia eventuali incidenti di sorta che il diffondersi di probabili malattie derivanti da sostanze tossiche (dette ordinanze non sono state notificate a chi abita nella zona più pericolosa... poche famiglie di dipendenti dell’ Enel).” “... detta zona non è poi molto distante dal centro di Brindisi e noi affermiamo che l’inquinamento ha già interessato tutto il resto del territorio di Brindisi ... livelli di inquinamento del Quartiere La Rosa...” “Dalle indagini ISTAT si può altresì rilevare che nel ventennio 1961-1981 la mortalità per tumori dell’apparato respiratorio nel nostro territorio è aumentata del 169%...” “Tutto ciò è molto impressionante se si tiene presente che nel 1982 sono stati funzionanti solo due gruppi di Centrale. Cosa accadrà allorchè si aggiungeranno gli altri due gruppi di Centrale in via di attivazione a Costa Morena e quando, infine, si aggiungeranno i 2600 MW programmati per Cerano?

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... potenzialità non esistenti in nessuna parte d’Italia”. “... la legge n°8/1983 dispone un severo risarcimento annuo per l’ambiente e la popolazione colpita. Nella convenzione con l’ENEL del 2-5-83 il Comune ha omesso il riferimento al contributo che ENEL deve corrispondere... Si tratta ovviamente di vari miliardi, una tantum e annualmente, che al Comune necessitano per risarcire i danni ai cittadini ed all’ambiente colpito.” “Il noto Professor Tomatis, Direttore dell’Istituto Internazionale sul cancro, venne chiamato a Brindisi per una consulenza, e resosi conto del dilettantismo con il quale si intendeva procedere, non fece altro che andarsene. Poi giunse una sua relazione con la quale veniva spiegato dettagliatamente che, quanto si intendeva fare, era una pazzia.” “Ciò premesso chiediamo una indagine conoscitiva rivolta ad accertare la fondatezza e le conseguenze di quanto lamentato ... per la tutela della salute dei cittadini e della salubrità ambientale”.

1983 : 19 Consiglieri Comunali (definiti i consiglieri della disfatta), nella notte del 18 Novembre, autorizzarono la nuova Centrale Termoelettrica a Carbone di Cerano – Brindisi Sud – firmando la “famigerata prima Convenzione” con ENEL stipulata sei mesi dopo (22-03-1984) tra Comune di Brindisi ed Ente Nazionale Energia Elettrica. “In una squallida baracca veniva barattata la sorte ambientale dell’intero territorio salentino.” “Il 13-12-1983, in Consiglio Comunale, l’ENEL, con tono severo, cattedratico, provocatorio e colonialista, negò l’esistenza di piogge acide, ed era anche disponibile a finanziare un viaggio in Germania per verificare quanto affermato. Negazione clamorosamente smentita venti giorni dopo a livello Europeo e Mondiale. Il 15-1-1984, la rivista tedesca DerSpiegel, pubblicava un ampio e documentatissimo servizio sui disastri riportabili alle piogge acide, che rappresentavano un problema mondiale”. (Tonino Di Giulio)

1984: Congresso Internazionale “Impatto Ambientale” - Brindisi 10-13 Maggio - incentrato sul Carbone. l’Enel, assente, viene criticata scientificamente per le dichiarazioni e gli studi approssimativi prodotti (alla Conferenza erano presenti grosse competenze mondiali in materia) inerenti la Centrale Termoelettrica di Costa Morena BR-NORD: l’assenza di desolforatori, il camino basso, le piogge acide.

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Al Congresso erano presenti scienziati e specialisti giapponesi ed americani, tra cui i Professori Canter e Roach ed il Prof. Colombo dell’ENEA. “Il rapporto con la città e con il territorio è sempre stato caratterizzato dalla volontà colonizzatrice dell’ Enel, la cui presenza è servita a provocare solo danni, altro che servizi!” “Siamo esportatori di Energia Elettrica a caro prezzo della nostra salute”. (Tonino Di Giulio a Franco Tatò: Amm.re Delegato dell’Enel)

Alle parole nobili di medici rispettabili si contrappongono quelle disonorevole di un sindaco che sputa una condanna in faccia alla gente dopo averla inebriata di effimero e fasullo progresso. “Se Brindisi ha posto la propria candidatura ad essere uno dei nodi della Via del Carbone, lo ha fatto sapendo che lo sviluppo ha i suoi costi ... la via dell’ Energia richiede concreti sacrifici”. (il sindaco di Brindisi)

La forza del mercato, e di quanto ad esso correlato, era devastante. “L’entusiasmo investì centinaia di ditte … ci lavorarono oltre 3000 persone, giorno e notte, nella speranza di rimanerci partecipando all’indotto o addirittura sperando di entrare nell’organico Enel. Era un periodo di grande euforia. C’era la sensazione di partecipare a qualcosa di veramente grande. Pochi immaginavano quello che ci aspettava...” “Cerano: molte difformità tra progetto Enel e Centrale: ...che esistano difformità sostanziali tra le opere in via di realizzazione ed i progetti presentati dall’Enel nel 1982 al Ministero dell’Industria e nel 1984 al Comune per una concessione edilizia che non fu mai rilasciata, è un dato già abbondantemente acclarato... Il Comune di Brindisi non ha sentito la necessità di inviare almeno un esperto per andare a verificare” “il TAR ha deciso di rigettare i ricorsi dell’ Ente Elettrico Nazionale al fine di ottenere la sospensiva dell’ Ordinanza di blocco lavori della Centrale Termoelettrica in costruzione a Cerano, emessa nel 1986 dall’allora sindaco di Brindisi”. “...il Tribunale Amministrativo Regionale ha pubblicato la sentenza con la quale il 5 luglio 1989 bloccava ancora i lavori di Cerano, dando ragione al Sindaco di Brindisi, che in questi anni aveva più volte sospeso i lavori della Centrale. L’Ordinanza del Sindaco era legittima e doverosa perchè le opere realizzate dall’Enel sono difformi rispetto ai progetti presentati al Ministero dell’Industria e al Comune stesso. Quei lavori di edificazione della Centrale, per il TAR, sono abusivi.

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Il TAR ha dato puntuale ragione alle tesi di giudizio del Comune, riconoscendo la necessità che l’intera problematica dell’Impianto energetico venga vista nella sua globalità... La linea dell’arroganza, adottata dall’Enel su Brindisi, non paga. E’ una vittoria della città che rifugge dai giochi e vuole essere protagonista del suo futuro...” “...il 29 agosto 1989 gli amministratori locali rilasciarono la concessione edilizia all’Enel, in bianco, riservandosi di esaminare in seguito i progetti della stessa Enel. Il Comune avrebbe richiesto successivamente l’istanza di sanatoria, quando cioè anche i progetti di infrastrutturazione, del Nastro Trasportatore e del Pontile saranno presentati”. “La Commissione Edilizia trovasi sotto l’esame della Magistratura locale” “Il programma di smantellamento della Centrale Brindisi Nord, da effettuarsi nell’anno 2000, è assurdo, in quanto nei dieci anni che mancano a quella scadenza, non sappiamo quale disastro ecologico verrà provocato, continuando come ora, all’ambiente (persone, animali, agricoltura e patrimonio paesaggistico)”. “... interrogati Sindaco ed Amministratori di Brindisi nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica sulla costruzione della Centrale di Cerano. Solo il maggiore imputato, il Sindaco, accusato di peculato, interesse privato in atti d’ufficio è sgattaiolato via, mentre gli altri amministratori hanno sostenuto che, firmando la Delibera della concessione dei lavori all’Enel, hanno solo onorato l’accordo politico sottoscritto a Roma il 4 agosto 1989 tra Enel, Regione e Governo”. “Dalla nota del Presidente del Consiglio dei Ministri: ...si riafferma la validità sostanziale e formale dell’Accordo raggiunto il 4 agosto 1989 che, nell’assoluto rispetto della normativa urbanistica vigente, recepisce pienamente le legittime istanze della popolazione locale per il miglioramento dell’impatto ambientale”. “Il problema delle ceneri, che possono essere tossiche e nocive, non è stato affrontato nell’Accordo... Per Brindisi Nord dapprima venivano sparse sotto gli alberi... un po’ avviate a Venezia, un po’ nel napoletano ed infine una parte nei Cementifici”. “...quel Carbone ad elevato tenore di zolfo non è destinato alla Centrale di Brindisi... è stato stipulato un contratto tra Enel e Colacem per un servizio di sbarco. In virtù di tale contratto la nave Fortuna Bay è arrivata il 20 giugno 1995”. “L’ Enel ha anche un’altro problema da risolvere: quello relativo al Nastro Trasportatore del Carbone ed alle opere accessorie della Centrale stessa.

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Tali opere sono rimaste fuori dal Piano Regolatore Generale approvato nei giorni scorsi dalla Giunta Regionale. La realizzazione del Nastro Trasportatore deve essere autorizzata presso il Ministero dell’Industria”. “... proposta dell’Enel per salvare il cantiere: ...devieremo Fiume Grande! L’Ente Elettrico, per realizzare il suo asse policombustibile attrezzato, ha fatto scomparire un pezzo di Fiume Grande. L’Ente sta valutando l’ipotesi di creare un altro bacino, non lontano da quello distrutto, scavando in una palude che divide due bracci del corso d’acqua. Tale proposta sarà presto formalizzata dall’Ente alla Procura della Repubblica ... che aveva disposto nell’ottobre 1993 il sequestro del cantiere ...” Gli uccelli non possono trovare nutrimento in un bacino di cemento. In quel fiume sono nate almeno mille specie di uccelli acquatici, che di giorno sono ospitati nel bacino artificiale del Polo Petrolchimico”. “Ing. Renato Butta: Produzione energetica - casa ed. Maggioli 1987- Il rischio di inquinamento da radiazioni ionizzanti nell’atmosfera e nelle falde è reale. ...Nelle ceneri della Centrale di Brindisi Nord sono stati recentemente rilevati valori quasi doppi del massimo consentito ...” “Il Carbone proveniente dal New Mexico è quasi Uranio grezzo.” “Gli operai che lavorano nella Centrale e sono a più stretto contatto con i veleni prodotti dalla combustione è certo che sono esposti ai tumori maligni ed a tante altre malattie.. Questi danni non sono immediati, e si prolungano nel tempo. Le conseguenze sono il cancro o la nascita di bambini deformi. L’inquinamento in Brindisi non si conosce per la inattendibilità dei dati. Non conosciamo quale sia la nostra situazione di esposizione a queste Centrali a Carbone... La realtà è che risulteranno installate Centrali per 4000 MegaWatt, cosa unica nel Mondo”.

Successivi congressi, referendum popolari, movimenti democratici e pronunciamenti delle Istituzioni non sono riusciti a fermare le innumerevoli e continue irregolarità procedurali. La Centrale Termoelettrica a Carbone Enel di Cerano da 2640 MegaWatt avvia il ciclo produttivo nei primi anni 90’. “Dal 1984 al 1997 si è sviluppato un colossale mercato di scambi e favori”. (dichiarazione, mai smentita, dell’A.D. dell’ENEL Franco Tatò).

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“La città più tradita d’Italia. La razza sprecona, in alcuni casi ladrona, della grande Industria privata e pubblica, ha trattato Brindisi come una cavia ignara di tutte le devastanti conseguenze ambientali.” (Giuseppe De Tomaso) 1986: nasce il Ministero dell’Ambiente. “Nella manifestazione del 10 maggio, in località Cerano, davanti ad un cantiere ancora informe, c’erano 10.000 persone ad esprimere il proprio disappunto contro la realizzazione dell’Impianto.” 1986: la Legge 349 (e successivi decreti fino al D.P.C.M. 24-9-98) istituisce le “Aree ad elevato Rischio di Crisi Ambientale... caratterizzate da gravi alterazioni degli equilibri ambientali nell’atmosfera, nel suolo, nei corpi idrici, che comportano rischio per l’ambiente e per la salute della popolazione”. 1987: con Referendum Popolare viene sancito l’abbandono, da parte dell’Italia, del ricorso alla fonte Nucleare come forma di approvvigionamento energetico. 1987: a Roma viene convocata una richiestissima “Conferenza Nazionale dell’Energia” che prescrive l’obbligo assoluto di ambientalizzare tutti gli impianti termoelettrici a qualunque combustibile. La Conferenza condanna durissimamente i MegaImpianti sconsigliando l’uso del Carbone per il suo alto potere inquinante. Esso viene considerato il più deleterio, dannoso, pericoloso tra i combustibili energetici e viene raccomandato fermamente di limitarne l’uso per taglie di centrali superiori a 600 MW e con tutte le misure più rigide di ambientalizzazione. Viene raccomandato, nelle conclusioni, di non superare i 1500 MW per insediamenti energetici in un territorio distanziandoli di 200/300 Km.; e per gli insediamenti alimentati a Carbone la taglia va ridotta al 50%. L’ENEL, sulla desolforazione, presentò una modifica al suo “progetto ambiente”. Ma non per Brindisi. “l’ENEL ed i vari Direttori hanno insistito nel non desolforare, chiedendo, ed ottenendo, proroghe dai Ministeri protettori; l’ultima fino al 97’. ...Dieci anni di libertà di intossicare.”

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“Il Carbone rappresenta il più dannoso combustibile utilizzabile per gli impianti energetici, il Killer peggiore.” (Tonino Di Giulio)

1988 (gennaio) “Referendum sul Polo Energetico” tenutosi a Brindisi: il NO alle Centrali a Carbone raggiunse l’ 88,36% sulla base di 370.000 (trecentosettantamila) votanti in 12 comuni della provincia di Brindisi. Venne anche contestata la legittimità dell’ Autorizzazione per la Centrale Enel BR Sud di Cerano, direttamente rilasciata dal Ministero dell’Industria – Decreto del 24-6-82 (a seguito dell’intesa tra Comune di Brindisi e Regione Puglia – Delibera del Consiglio Regionale del 3-2-82). Quando la gente si spazientisce il potere trema. 1989: il “Piano Energetico Nazionale” accoglie le risultanze della Conferenza Nazionale dell’Energia, cancella gli Impianti di oltre 1000 MW e confina il carbone in un angolo in quanto la Conferenza di Ginevra, per evitare l’effetto serra, aveva sconsigliato aumenti di forti quantità di Anidride Carbonica. 1989: Ordinanza Sindacale del 14 luglio di sospensione dei lavori della Centrale Enel Brindisi Sud di Cerano. 1989: 4 agosto: “Polo Elettrico Brindisino - ACCORDO” Il valore della scrittura pubblica, stipulata tra Enti locali ed Enel (cioè lo Stato), stante la clamorosa disattenzione successiva, obbliga al riporto integrale. Solito documento necessario a sbloccare pendenze, “che poi tanto si vede”, creando ubbie nella popolazione. 4 pagine di morbidezza per chi le avrebbe tastate negli anni a venire manipolando frasi equivoche del tipo: “in relazione all’andamento dei consumi elettrici del mezzogiorno...” “preferibilmente riserva tecnica...” “conseguentemente la quantità massima di carbone sarà dimensionata in relazione ai nuovi fabbisogni”. Cambia lo spartito ma non la suonata. 1989 : 1.300.000 tonnellate di Carbone movimentato a Brindisi.

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Colpisce leggere una netta clausola: “...è escluso il funzionamento contemporaneo delle due centrali a piena potenza a carbone.” “Decreto MICA 18-05-1990: Autorizzazione alla costruzione ed esercizio delle opere di adeguamento ambientale della Centrale Brindisi Sud, nonchè alla modifica dell’impianto di trasporto carbone in asse policombustibile attrezzato con gasdotto ed oleodotto...” “Per quanto riguarda le emissioni di altre sostanze inquinanti, anche derivanti dall’esercizio dell’asse policombustibile attrezzato, dovevano essere adottate tutte le misure tecniche per il massimo contenimento delle emissioni diffuse, in particolare negli impianti dove vengono stoccati, manipolati, prodotti, trasportati, caricati e scaricati prodotti polverulenti, prevedendo, in particolare per la raccolta ed il trasferimento delle ceneri volanti, sistemi pneumatici chiusi e filtrazione in continuo dell’aria ...” (dalla Deliberazione Provinciale N.52/24 del 24-11-2004)

1990: Con Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30 novembre tutto il Comprensorio di Brindisi viene dichiarato “Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale”. 1990: Nel centro-nord, attraverso Referendum e pronunciamenti contrari politici, si ottenne il rispetto delle decisioni popolari, salvando da danni irreparabili l’ambiente, il territorio e la salute dei cittadini. 1990 - 8 novembre: il TAR Lecce rigetta anche i ricorsi consentendo la prosecuzione dei lavori a Cerano, quasi ultimati. 1991: 25 luglio. Viene siglato presso il Ministero dell’Industria un Atto integrativo all’Accordo sottoscritto nell’89. Il 18 dicembre viene firmato un’altro “Accordo Stralcio” tra Enel e Comune di Brindisi. Evidentemente, bisognava trovare la quadratura. 1991: Dopo circa cinque anni di lavori, dopo migliaia di camion a pieno carico viaggiati per la litoranea a ridosso di tratti di falesia, viene completata la nuova Diga di Punta Riso.

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Una gigantesca spina di cemento viene ancorata al fondale, per oltre 2 chilometri, a partire dall’isolotto del vecchio faro di Punta Riso, appunto. Nessuna bocca prevista, nè realizzata per il ricircolo dell’acqua di mare, in quel tratto profondo fino a 20 metri. Soltanto “mantellata di tetrapodi sostenuta da una berma di massi naturali di categoria 4a. Il masso di ricarico in conglomerato cementizio termina con un muro paraonde”. Uno sbarramento perentorio da 235.000 metri cubi di calcestruzzo e 3.600.000 tonnellate di materiale lapideo. ...Una tomba del mare.

1991: entrata in esercizio dei primi gruppi di generazione della Centrale Termoelettrica Enel - Cerano BR Sud – alimentata ad Olio Combustibile Denso.

1993: con Decreto Ministero dell’Industria del 17 marzo, si rilasciano “le autorizzazioni alla costruzione ed esercizio dei progetti di adeguamento ambientale delle Centrali BR Sud e BR Nord... include anche il progetto dell’asse policombustibile attrezzato e le varianti...” “il Comune ha rilasciato a conferma in data 26-6-92 la concessione edilizia.”

In questo preciso punto, per il prosieguo, è doveroso rammentare la definizione riportata all’inizio di questo viaggio nella parte occulta, se non addirittura occultata, della storia contemporanea brindisina. Sequestro: “misura cautelare affinchè una cosa venga custodita” “misura, cautelare, affinchè, una cosa, venga custodita”.

Il “Piano Regolatore Portuale”, a Denominazione di Origine Controllata con Indicazione Geografica Tipica, in bella mostra dal lontano 1975. Sotto il retino del piazzale di Costa Morena, est ed ovest, si intravede la vecchia, sinuosa, linea di costa disegnata dal mare quando il vento poteva agitarlo senza ostacoli, conducendo la sabbia a formare le spiagge. Da notare due antenne, guida per i moli nel porto esterno, di cui una quasi perfettamente conforme al richiamo di un rigassificatore. Per gli scogli delle Pedagne, si giocava ad unire puntini per ricavare un’orribile, fredda, semiretta.

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1994: Istituzione dell’ Autorità Portuale. Una creatura, scaturita dalla definizione di sequestro, sorta da quell’esigenza di “misura cautelativa affinchè una cosa venga custodita” nel modo e per l’interesse prefissato. Notissima è la Legge n.84 del ‘94. Ennesimo Ente Ministeriale istituito per dover perseverare nell’attuazione di uno strumento programmatico, originato nel 1974, “cementificatore” del Porto di Brindisi. Un aborto mai contrastato da alcuno che avesse potuto impedirlo. …E’ questo il secondo sequestro della Città. Ed è l’Autorità Portuale il secondo sequestratario di Brindisi. In particolare, del suo appetitoso porto di mare. Sequestratario: “colui a cui viene affidata la custodia di beni sequestrati”. ...C’è una coincidenza straordinaria. Di quelle combinazioni che servono a tenere aperta la cassaforte mentre il ladro deruba. Art.19 dello Statuto del Consorzio A.S.I.: ”il Presidente della Giunta Regionale, sentita la Giunta, con proprio Decreto può sciogliere gli Organi del Consorzio ove vengano accertate persistenti irregolarità nel funzionamento degli stessi; in tal caso nomina un Commissario Straordinario secondo quanto disposto dalla Legge Regionale n.31/86”.

Dal 1994, anno di Istituzione dell’Autorità Portuale, il Consorzio SISRI, gestore dell’ Area di Sviluppo Industriale, è Commissariato ininterrottamente, fino alla recente sorpresa dal cilindro. 17 anni di “commissariamento” trascorsi in disgrazia. Tutta l’ “Area Portuale di Brindisi”, come altre in Italia, è controllata da un Ente che fa capo direttamente al Ministero con cui, appassionatamente insieme, si governano crismi miracolosi con la linea guida di impiegare ed assumere capitali pubblici nelle “aree di competenza”. Disinteressandosi alla preservazione della “geografia” territoriale e prevedendo scriteriate “opere varie” di tombamenti del mare, concessogli sistematicamente da chi si cosparge delle dosi di unguento conseguenti. Un intreccio di ragnatela di potere tessuta nel tempo per decidere che lì, quanto meno a Brindisi, si deve fare quello e poco altro. Una trama per gestire, indisturbati, tutta la movimentazione navale (carboniere, gasiere, petroliere, di ceneri, di gessi) ed i notevoli introiti economici derivanti dal dazio.

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Per incassare gli affitti miliardari delle Concessioni di aree demaniali, cioè pubbliche. Per progettare e stabilire fasce ben precise di Porto, elastici che si allungano estendendosi incredibilmente per chilometri fino ai Boschi più sperduti (quello di Cerano, nello specifico, intaccato tempo fa). Per conservare intenzionalmente atavici strumenti urbanistici, quali i vecchi “Piano Regolatore Portuale” e “Piano dell’ Area Sviluppo Industriale” (entrambi sovra-ordinati al Piano Regolatore Generale), oggi improponibili. Per esercitare gustose funzioni attraverso il “Comitato Portuale”, un Organo Collegiale composto dal Presidente dell'Autorità (che lo presiede), dal Comandante del Porto (vice presidente) e da rappresentanti di Ministero delle finanze, Agenzia delle Dogane, Ministero dei lavori pubblici, Regione (Presidente o delegato), Provincia (Presidente o delegato), Comune (Sindaco o delegato), Camera di Commercio, categorie Industriali ed Imprenditoriali portuali. Un ricamo di incarichi per fare, a Brindisi, prioritariamente, esclusivamente, gli interessi della grande Industria pesante, manipolando popoli che vengono lasciati sprofondare in stati di alto tasso di disoccupazione e degrado sociale, illudendo le masse con la parola “progresso” fatta corrispondere a termini inglesi come Hub, Distripark, Authority, mentre gli sottraggono sviluppo turistico e spiagge, S. Apollinare su tutte, incuneate sin dentro ogni cuore. Sono queste le angherie da subire ogni giorno a chiappe strette, bocca aperta, orecchie chiuse ed occhi imbambolati. Una specie di governo del governo attraverso il ministro dei ministri. Stars che divengono tali per una semplice nomina, e non perchè riescono a brillare di luce propria. Supposte di marca straniera prodotte per ammalare, a norma di legge 84, penetrando nei porti deboli e gestendoli così, d’ Autorità! Da lì il nome assegnato, significativamente, per comandare da tiranni che non riscontrano i sentimenti del popolo governato nè ricevono dispacci ragionevoli da sergenti e caporali agli ordini. Sottufficiali sottomessi al compromesso, al trattato, al trattare, in quanto inclusi nella tavola rotonda che prende le decisioni votando sì a mano alzata nel Comitato, mentre con l’altra si tengono stretti alle più svariate forme di associazioni capitaliste mercenarie. Gente in doppio petto o maglioncino attillato, fedeli di sempre e di sangue. Enti Ministeriali e para Ministeriali che lanciano in aria monete d’oro coniate con la medesima faccia per ogni fronte della medaglia.

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Ingenui click sui siti di parte rivelano giocate d’azzardo di bambini che giocano alla parte del lupo rompendo i bauli ed incassando le pesche, sconfiggendo tutti facendo le capriole, scavalcando ogni ostacolo e gettando fuori i nemici con una spallata quando serve. Branchi che gironzolano su tappeti volanti e saltellano su molle slancianti per svaligiare, svuotandoli, scrigni di tesori inestimabili rotti come fossero di cartone. Trovare nel giocattolo un buon brindisino è come pescare un “Cefalo con l’orecchino” nel Seno di Ponente. Ed ammesso di riuscire a scovarlo viene messo in mezzo al torello. S’adegua o si impaurisce.

A scuola, per capire, prima dell’economia si studiava la geografia e la storia, la loro fondamentale importanza. L’ Autorità Portuale, governatrice del porto, ha pensato bene di allungare la manina sino a Cerano, unendo due puntini neri distanti 12 km., estendendo sin lì la sua competenza. Consacrando e celebrando così il sacrificio dell’intera, chilometrica, splendida, “costa sud”, svenduta ai colonizzatori spalancando il becco.

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“...Enel, in virtù di un atto di sottomissione, il n. 1/1988, veniva autorizzata dalla Capitaneria di porto di Brindisi all’immediata occupazione di un’area demaniale marittima pari a mq. 30.500 in località Cerano e pari al mq. 39.600 dello specchio acqueo. Con ordinanza del 10 aprile 1991, la Capitaneria di Porto di Brindisi inibiva il transito, la navigazione e la sosta di persone e di imbarcazioni nella zona di mare di raggio pari a 250 m., corrispondente alla testata d’opera di presa d’acqua in mare autorizzata in favore di Enel. Per la subentrata Autorità portuale brindisina, quasi 20 anni dopo, l’area in concessione dunque non era più di 71mila metri quadrati, ma di 330mila metri quadrati. A tale impostazione si è opposta l’Enel. Quelle aree aggiuntive erano vincolate ad esigenze di polizia marittima e di security, non certo alle attività produttive della centrale termoelettrica di Cerano. Ma per l’Autorità portuale le cose stavano diversamente: si trattava di un asservimento funzionale a tutti gli effetti, quindi Enel doveva pagare gli oneri di una concessione di 330 mila metri quadrati e non più di 71mila metri quadrati. L’Enel si è vista respingere il ricorso dal Tar di Lecce, e se lo è visto giudicare infondato dal Consiglio di Stato, che ha accolto in toto le tesi dell’Avvocatura dello Stato. Ora il canone sarà rideterminato e ... l’Autorità Portuale potrà andare a incassare sino a Cerano. Il paradosso è che con i soldi indirettamente o direttamente ricavati dal carbone, l’Authority sostanzialmente ci paga gli stipendi della propria struttura, senza aver risolto un solo problema dovuto all’impatto della movimentazione del minerale con il porto e la città.” (www.brindisireport.it/13-03-2012) Un’ Autorità, oggi più che mai, mantenuta dall’Industria pesante. Un’Industria pesante, oggi più che mai, padrona del territorio e di noi. Il seguito, il teorema.