B.R.I.G.IT. - Syngen s.r.l. | Ricerca e innovazione per l ... · Ciclo Rankine con le turbine a...
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B.R.I.G.IT.
Brayton Reciprocating Isobaric Genset ITaly
Sintesi dell’attività di ricerca per l’industrializzazione di
elettrogeneratori propulsi con motori a combustione esterna
Piacenza 01/12/2012
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1. SINTESI DEL PROGETTO
Il progetto si pone l’obiettivo di industrializzare una gamma di gruppi elettrogeni con
motore a combustione esterna, aventi aria come fluido di lavoro e che utilizzano, come
carburante, biomassa o calore di recupero.
Il funzionamento di B.R.I.G.IT è descritto dal ciclo termodinamico di Brayton aperto, lo
stesso delle turbine a gas o aeronautiche.
Differentemente dai comuni motori a combustione interna che utilizzano liquidi o gas
combustibili, dosati e fatti esplodere all’interno dei motori stessi, quelli a combustione
esterna sono una tipologia di motori nei quali il combustibile viene utilizzato per riscaldare
un fluido di lavoro, attraverso il quale si realizza la conversione dell'energia termica in
lavoro meccanico.
All’interno di questo tipo di propulsore, è introdotto un gas (aria, vapore, idrogeno, elio,
ecc) che viene preriscaldato esternamente al motore dai combustibili più svariati (carbone,
legna, ecc.) e quindi, i residui della combustione, non entrano mai in contatto con le parti
del motore stesso.
A parità di potenza, un motore a combustione esterna è in genere più ingombrante e
pesante di un motore a combustione interna. Questo perché contiene uno scambiatore di
calore utilizzato per riscaldare il fluido di lavoro. Per contro, può essere più efficiente ed è
indifferente al tipo di carburante che si utilizza. Inoltre la temperatura e la pressione
relativamente basse della combustione (che avvengono in apposite caldaie esterne)
portano ad una minor formazione di inquinanti, quali gli ossidi di azoto.
La turbina a vapore è un buon esempio di comune motore a combustione esterna. In
questa macchina, il calore, ottenuto bruciando un combustibile, oppure generato da un
reattore nucleare, viene utilizzato per portare dell'acqua allo stato di vapore. All'interno
della turbina, l'energia di pressione, posseduta dal vapore, viene trasformata in energia
cinetica ed utilizzata per far muovere le palette della turbina.
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1.1 Breve storia e stato dell’arte sui motori a combustione esterna
Nell’ottocento ebbero una grande diffusione i motori volumetrici a pistoni a combustione
esterna che permettevano l’uso del carbone come combustibile.
Tra questi il più diffuso era il motore alternativo a vapore che è rimasto in uso nella
trazione ferroviaria fino alla seconda guerra mondiale.
I motori ad aria calda furono in competizione tecnologica e commerciale con quelli a
vapore in quanto presentavano due importanti vantaggi:
non necessitavano per il funzionamento di alte pressioni, cosa all’epoca, pericolosa da
raggiungere, data la scarsa affidabilità dei materiali e delle tecniche di costruzione;
presentavano rendimenti elevati, ossia un consumo di carbone per cavallo prodotto molto
inferiore al motore a vapore.
Pagavano invece il limite di essere più grandi ed ingombranti, cosa che li rendeva inadatti
all’impiego sui mezzi di trasporto.
Nel 1853 venne varato il Caloric, una nave a pale che montava un motore ad aria calda da
300 CV con un rendimento di oltre 13%, circa il doppio dei battelli a vapore
contemporanei, .ma con una capacità di carico limitata dal grande volume occupato dal
sistema di propulsione.
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Piroscafo a pale "Caloric" 1853
Motore Ericsson (navale)
Il motore ad aria calda si affermò nei generatori di piccola potenza per gli utilizzi della
piccola industria e venne prodotto in serie sino ai primi del ‘900 (Allegato n.4) per
terminare la propria parabola commerciale all’affermarsi dei motori a combustione interna.
Anche i grandi motori alternativi a combustione esterna vennero progressivamente
abbandonati quando la tecnica metallurgica permise, alla fine del XIX secolo, di sfruttare il
Ciclo Rankine con le turbine a vapore.
Oggi una rinascita dei motori alternativi ad aria calda è giustificata dai seguenti motivi:
• il costo elevato dell’energia porta verso la disseminazione dei generatori di piccola
taglia, alimentati con fonti energetiche di scarto o a basso costo che possono
avvalersi degli incentivi statali per la produzione di energia da fonte rinnovabile;
• A parità di potenza generata, in un range sino a 1000 kWh termici e a parità di ciclo
termodinamico di funzionamento (ciclo Brayton), i motori a pistoni sono più efficienti
delle turbine cioè, a parità di cavalli prodotti, hanno consumi di combustibile molto
inferiori;
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• la semplicità di funzionamento e di conduzione, permettono l’impiego anche a
personale non qualificato;
• il livello qualitativo dalle tecnologie metallurgiche e motoristiche, oggi di uso
comune, ma impensabili all’epoca dello sviluppo della combustione esterna,
permettono di ottimizzare il ciclo termodinamico, operando a pressioni e
temperature molto più elevate in confronto agli apparati del passato;
1.2 Ricerca svolta ed impianti pilota realizzati
Nel 2007, dopo un periodo iniziale di studio, propedeutico alla comprensione del ciclo
termodinamico e delle sue implicazioni sugli attuali motori automobilistici, venne compilato
un foglio di calcolo in grado di assistere la futura sperimentazione e di predire i dati di
funzionamento che sarebbero stati raccolti durante le prove dei prototipi al fine di
verificarli.
Il primo prototipo era costituito da una caldaia a biomassa, un compressore volumetrico
esterno ed un motore bicilindrico boxer automobilistico.
All’interno della caldaia sono posti 3 gruppi di scambiatori di calore aria – aria.
L’aria in pressione fornita dal compressore si riscalda negli scambiatori e raggiunge il
cilindro di espansione dove trasforma in lavoro meccanico il calore ricevuto dalla biomassa
in combustione.
Il sistema è molto flessibile, potendo essere regolato modificando sia la pressione, sia la
temperatura.
Inoltre, siccome il fluido di lavoro è aria, non avvenendo alcuna combustione interna, offre
il vantaggio non dover sostituire il lubrificante per molte migliaia di ore di funzionamento.
Le esperienze effettuate attraverso il suo funzionamento, hanno permesso di identificare le
criticità del sistema che sono state considerate nella progettazione del successivo
impianto pilota su scala reale.
Hanno permesso altresì di verificare il modello di calcolo, che viene tutt’ora utilizzato come
base di conoscenze termodinamiche sulla quale fondare la progettazione.
Verso la fine del 2009, Syngen iniziò la progettazione e la realizzazione di un impianto
pilota su scala reale dimensionato per produrre 25 – 50 kWh elettrici.
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Aprile 2011 – parte termica in completamento
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Giugno 2011 - Impianto pilota in fase di completamento. Monta una testata a valvole rotative verticali, successivamente sostituite con una a dischi orizzontali
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Giugno 2011 – particolare delle linee di lubrificazione e raffreddamento delle valvole
L’impianto è il naturale scaling up del primo prototipo e ne ricalca gli aspetti salienti.
In sintesi, l’aria atmosferica, compressa attraverso un normale compressore industriale, si
riscalda nel passaggio attraverso tre gruppi di scambiatori che ricavano il calore dalla
combustione della biomassa.
Durante l’attraversamento degli scambiatori, l’aria raggiunge una temperatura compresa
fra 700 ed 800 °C e viene introdotta in un motore Fiat Iveco per autocarro, dosata da un
gruppo di valvole rotative.
Con l’espansione all’interno dei cilindri, il calore ricevuto dalla biomassa in combustione è
trasformato in lavoro meccanico.
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La rotazione del motore trascina una dinamo, producendo così corrente elettrica.
L’aria scaricata dal motore, avente ancora una temperatura residua, viene utilizzata come
preriscaldamento dell’aria compressa all’inizio del ciclo. Attraverso questa fase, definita
rigenerazione, viene aumentata l’efficienza di tutto il sistema.
Il motore, funziona a due tempi ed a combustione esterna e non vi è mai contatto tra i fumi
e parti meccaniche in movimento, permettendo la riduzione degli interventi di
manutenzione ed aumentando la durata dell’apparato.
Dalla sperimentazione si è compreso come le valvole di distribuzione siano il punto chiave
dell’iniziativa.
Le valvole rotative sono state interamente sviluppate da Syngen ed hanno richiesto un
anno di studio e la realizzazione di una specifica valvola prototipo che è stata spinta per
alcune ore ad un numero di giri triplo rispetto a quello atteso dal funzionamento a regime.
Seguendo la logica “trial and error”, sono state progettate, costruite e sperimentate tre
tipologie di testate a valvole rotative, per individuare quella più performante.
Inizialmente sono state sperimentate valvole rotative a dischi piani, da ultima è stata
sviluppata una valvola a rotore conico tipo “ASPIN”. Tali valvole ebbero applicazioni
automobilistiche ed aeronautiche dalla metà degli anni ‘30 sino ai primi anni ’60 e furono
molto apprezzate nelle competizioni sportive, a motivo del grande numero di giri che
potevano raggiungere, se confrontato con la tradizionale distribuzione ad aste e bilancieri.
La testata è progettata per essere installata su motori FIAT – IVECO “Cursor” 6 cilindri in
linea, che sostituirà la testata originale alloggiando 4 valvole “ASPIN” e quattro coppie di
valvole automatiche di non ritorno.
Il motore è così trasformato: Quattro cilindri di potenza, che espandono l’aria compressa
riscaldata dalla caldaia e due cilindri di compressione che la immettono negli scambiatori
di calore.
La testata, ricavata da un pezzo unico di alluminio mediante un centro di lavoro a controllo
numerico, è autonomamente lubrificata e raffreddata ed è predisposta per essere sostituita
senza alcuna modifica alle testate dei “cursor”.
Inoltre le valvole sono già fasate per il nuovo ciclo di funzionamento
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1.3 Stato dell’arte dell’iniziativa
Attraverso i test effettuati sull’impianto pilota sono stati compresi i punti fondamentali nella
progettazione di questo tipo di macchine.
In particolare si è capito che la parte fondamentale è il sistema di distribuzione a valvole
rotative che, non essendo commerciali, devono essere appositamente realizzate.
Si è acquisita la conoscenza per ricavare queste testate da pezzi grezzi di alluminio e di
acciaio attraverso l’impiego di un centro di lavoro a controllo numerico.
Attualmente Syngen è in possesso dei files che consentono l’esecuzione automatizzata di
queste parti e le restituiscono pronte per il montaggio sui motori.
Sinteticamente si riassume per punti il know how acquisito negli anni di sperimentazione e
che consente lo sviluppo dell’iniziativa.
Know how relativo a:
1. Foglio di calcolo fondamentale per il dimensionamento delle macchine completo di
calcoli termodinamici. Il dimensionamento parte dalla richiesta di energia elettrica
che la macchina dovrà produrre. Vengono stabilite come input pressione e
temperatura di lavoro. Il modello definisce le caratteristiche dell’apparato quali, i
volumi di aria da comprimere per ora, la dose d’aria compressa per ciclo che deve
entrare nel motore, il numero di giri per minuto che il motore raggiungerà, la
potenza termica della caldaia, le temperature in ingresso ed in uscita dal sistema,
lunghezza del fascio tubiero in funzione dei metri quadrati di scambio termico, il
rendimento termico e, fattore fondamentale, il rendimento elettrico.
2. Conferme sperimentali del modello ottenute attraverso i test di funzionamento di un
prototipo di piccola cilindrata e di un impianto pilota su scala reale dotato di motore
commerciale per autocarro.
3. Files per centri di lavoro a controllo numerico in grado di eseguire in serie testate
per motori commerciali a 6 cilindri in linea, che possano convertirli al funzionamento
in ciclo Brayton a combustione esterna. Tali testate sono dotate di quattro valvole
rotative “Aspin” per i quattro cilindri di potenza e valvole automatiche per i due
cilindri di espansione.
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4. Metalli da impiegarsi nell’esecuzione delle valvole rotative, tolleranze di
realizzazione, angoli di fasatura, tipo di lubrificazione, pressione dell’olio e quantità,
5. Brevetto relativo alla testata con valvole rotative tipo “Aspin”.
6. Dimensionamento esecutivo del bruciatore di biomassa e della griglia mobile ove
avviene la combustione, che funziona in aspirazione, cioè l’aria necessaria alla
combustione non viene insufflata nel bruciatore, ma entra nel sistema richiamata da
un aspiratore posto a valle della macchina, appena prima del camino.
7. Dimensionamento corretto degli scambiatori di calore, loro geometria e collocazione
al di sopra del bruciatore.
8. Realizzazione della macchina su due skid aventi le dimensioni adatte al trasporto
su gomma ordinario senza la necessità di organizzare trasporti eccezionali.
2.4 Sviluppi tecnici
Per sfruttare la grande efficienza offerta dal ciclo Brayton è necessario operare con basse
pressioni, cosa peraltro vantaggiosa in termini di affidabilità e sicurezza. Per contro è
necessario una cilindrata molto elevata che può essere raggiunta ponendo in linea vari
motori commerciali che lavorano contemporaneamente.
La potenza elettrica che è possibile ottenere dall’impianto pilota su scala reale e dotato di
un solo motore è pari a circa 15 kWh elettrici.
I motori Iveco Cursor hanno una cilindrata di 13 litri per cui un generatore che produca 50
kWh elettrici da immettere in rete, necessita di una cilindrata di 39 litri.
Syngen è quindi oggi in grado di realizzare gruppi elettrogeni da 50 kWh elettrici,
accoppiando 3 motori cursor per ogni gruppo.
Questa potenza è rispondente alle richieste del mercato che è costituito da aziende
agricole medio piccole, con quantità di scarti trasformabili commisurate alla propria
dimensione. Accoppiare un numero superiore di motori per ottenere potenze maggiori è
certamente possibile, ma va a scapito della semplicità di gestione, manutenzione e costo.
Il problema, come si è visto, sta nella cilindrata dei motori disponibili sul mercato che, per
lo scopo della combustione esterna a bassa pressione risultano sempre insufficienti,
volendo costruire apparati di grande potenza.
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Non è pensabile rivolgersi verso motori navali a motivo delle dimensioni, del peso e dei
costi che allontanerebbero il progetto dalle sue qualità peculiari cioè la semplicità ed il
costo contenuto.
Diventa quindi necessario progettare e realizzare un motore avente i cilindri espansori di
grande cilindrata.
Costruttivamente elementare, rispetto ad un motore convenzionale per autotrazione, potrà
essere dimensionato per operare a basso numero di giri e generare 100 kWh di potenza
elettrica vendibile con ingombro minimo e frazione di costo rispetto ai motori commerciali.
Questo propulsore, essendo di progettazione dedicata, sarà pensato per lavorare nel ciclo
Brayton e dunque la sua efficienza risulterà naturalmente aumentata rispetto all’impiego di
motori concepiti per essere efficienti in altre condizioni di lavoro.
Esso permetterà di divenire estremamente contenuti nei costi di produzione di macchine di
media potenza e di accedere con facilità ad ulteriori fasce di mercato.
2 GLI ELETTROGENERATORI “B.R.I.G.IT.”
2.1 Idea base del progetto
Syngen intende in futuro produrre in serie e commercializzare dei gruppi elettrogeni di
piccola taglia, funzionanti a ciclo Brayton, a combustione esterna ed alimentati da
biomassa.
Questo tipo di apparato va a colmare un vuoto commerciale presente nel settore agricolo,
in quanto, sino ad oggi e a nostra conoscenza, il numero di installazioni funzionanti, di
impianti di taglia compresa fra 25 e 100 kWh elettrici, da combustione di biomasse, è
praticamente pari a zero.
L’idea è quella di realizzare una linea di costruzione per questi apparati con tre potenze
differenti, in modo da potersi adattare alla dimensione reale delle aziende agricole.
Le taglie saranno: 100, 50, 25 kWh el.
La progettazione di base sarà identica per tutte le taglie e così pure gli skid sui quali
verranno assemblate le varie parti.
L’aumento di potenza sarà ottenuto aggiungendo moduli preassemblati.
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Ad esempio il raddoppio della potenza utile sarà ottenuto raddoppiando il numero dei
moduli scambiatori di calore ed il numero dei moduli motori, ma le piattaforme d’acciaio
sulle quali verranno posizionati saranno comuni a tutte le taglie.
Le fasi di costruzione saranno sostanzialmente due: assemblaggio e collaudo.
Inoltre, una volta assemblati, i gruppi avranno dimensioni standard per poter essere
trasportati su gomma senza la necessità del trasporto eccezionale.
Gli elettrogeneratori usciranno dalla linea produttiva collaudati e pronti per essere messi in
esercizio.
La semplicità realizzativa e la standardizzazione ridurrà i tempi che intercorrono tra
l’ordine e la consegna, favorendo in questo modo la penetrazione di B.R.I.G.IT. sul
mercato.
2.2 Principali caratteristiche tecniche
Il funzionamento di B.R.I.G.IT è descritto dal ciclo termodinamico di Brayton aperto, lo
stesso delle turbine a gas o aeronautiche; il ciclo utilizza l’aria come vettore energetico.
Al posto della turbina viene impiegato un comune motore a pistoni per autotrazione.
Il motore, 6 cilindri in linea è diviso in due sezioni: 2 cilindri fungono da compressore e 4
cilindri sono di potenza, ossia sfruttano l’espansione dell’aria compressa riscaldata dalla
combustione della biomassa.
Il funzionamento è sintetizzato come segue.
La caldaia a biomassa viene accesa e si attende che la temperatura raggiunga il regime di
funzionamento.
Viene acceso un motore elettrico, connesso alla rete che funge da motore di lancio e
pone in rotazione il motore principale.
I due cilindri compressori iniziano a pompare aria negli scambiatori di calore, preriscaldati
dalla combustione della biomassa.
Durante l’attraversamento degli scambiatori l’aria raggiunge una temperatura compresa fra
700 ed 800 °C e viene introdotta nella sezione del motore costituita dai quatto cilindri di
potenza. La quantità d’aria compressa calda introdotta per ciclo è dosata da delle valvole
rotative montate sulla testata del motore.
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Con l’espansione all’interno dei cilindri, il calore ricevuto dalla biomassa in combustione è
trasformato in lavoro meccanico.
La rotazione del motore trascina una dinamo, producendo così corrente elettrica.
L’aria scaricata dal motore, avente ancora una temperatura residua, viene utilizzata come
preriscaldamento dell’aria compressa all’inizio del ciclo.
Attraverso questa fase, definita rigenerazione, viene aumentata l’efficienza di tutto il
sistema.
Il motore, funziona a due tempi ed a combustione esterna e non vi è mai contatto tra i fumi
e parti meccaniche in movimento, permettendo la riduzione degli interventi di
manutenzione ed aumentando la durata dell’apparato.
Il ciclo brayton aperto realizzato con un motore alternativo a combustione esterna offre
numerosi vantaggi:
• quando sono richieste micro produzioni di energia elettrica (< 250 kWh) l’efficienza
del sistema con motore alternativo è sempre superiore a quella del sistema a
turbina.
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• utilizza motori alternativi commerciali, con basso costo impiantistico
• richiede scambiatori di calore in acciaio inox
• lavora a temperature relativamente basse (700 – 800 °C) e può quindi utilizzare
anche combustibili erbacei basso fondenti, prodotti dalle coltivazioni energetiche
• Gestione elementare, manutenzione limitata, ricambi commerciali.
Per quanto attiene agli aspetti produttivi si sottolinea che il sistema è modulare e quindi,
implementando l’apparato di base da 25 kWh el con moduli preassemblati (scambiatori,
motori) è possibile realizzare la taglia da 50 kWh sullo stesso skid del gruppo da 25,
mentre per il gruppo da 100 kWh el occorrerà predisporre uno skid aggiuntivo.
Le caratteristiche tecniche dei generatori sono sintetizzate nella seguente tabella:
Potenza elettrica vendibile kWh 25 - 100
Efficienza elettrica del sistema % 20
Rapporto di compressione a regime bar 4
Tipo compressori/espansori FIAT IVECO “Cursor”
13800 cc, 6 cilindri in linea
Velocità a regime dei
motori/espansori
r.p.m. 1500
Motore di lancio / Generazione
elettrica
Alternatore + inverter
Tipo bruciatore Onnivoro
Potenza termica bruciatore kWh 125 - 500
Griglia cenere Automatica motorizzata
Estrazione cenere Coclea motorizzata
Alimentazione biomassa Spintore oleodinamico
Scambiatori aria/fumi inox
Rigeneratore inox
Isolamento accoppiato in lana ceramica/alluminio
Temperatura aria a regime °C 700 – 800
Temperatura fumi al camino °C 180 - 220
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2.3 Grado di innovazione ed implicazioni commerciali
L’industrializzazione del generatore a biomassa è una rivoluzione nel modo di fare
energia disseminata.
Oggi il soli mezzi per disseminare la generazione di energia sono il fotovoltaico, l’ eolico
ed il mini idroelettrico che posseggono però tutte le limitazioni intrinseche della loro natura.
Il fotovoltaico, affidabile e di gestione elementare, è penalizzato da alti costi di
installazione se rapportati alla bassa efficienza di conversione ed al funzionamento
discontinuo dovuto al ciclo solare, stagionale e climatico, l’eolico dalla incostanza del
vento, il mini idroelettrico dalla non ubiquità di un corso d’acqua.
Per quanto attiene alle biomasse, data la non disponibilità commerciale di una tecnologia
per la piccola produzione di energia elettrica, si è assistito negli ultimi anni all’installazione
di grandi impianti per la produzione di biogas che utilizzano il trinciato di mais verde come
base per la digestione anaerobica e rari impianti di combustione diretta.
Sono state privilegiate le grandi taglie, dal MWh el o superiori che, oltre ad essere
sottoposte a lunghi procedimenti amministrativi, sono sempre invise alla popolazione
locale che reagisce usualmente attraverso la costituzione di comitati di cittadini contrari al
progetto, preoccupati dagli impatti ambientali negativi che vengono a generarsi.
Inoltre, a motivo della grande taglia, richiedono ampi bacini di alimentazione della
biomassa, perdendo la caratteristica della “filiera corta”, pensata per l’energia distribuita,
con aumento nella zona della circolazione degli autocarri che trasportano il combustibile.
Sotto il profilo economico e sociale la centralizzazione di questi grandi impianti a
biomassa, impongono unilateralmente alle aziende agricole un prezzo di ritiro, decurtato
dal costo del trasporto, che in tal modo vanifica, per le aziende agricole conferenti, il
beneficio economico connesso alla produzione di combustibile al posto di coltivazioni
tradizionali.
A motivo della piccola taglia B.R.I.G.IT. invade quindi un mercato ancora vergine senza
veri competitori.
Syngen intende fornire un apparato realmente “commerciale” che si ritagli la sua nicchia di
mercato con l’affidabilità e l’economicità.
Le caratteristiche che renderanno l’iniziativa commercialmente attrattiva sono:
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• Investimento contenuto;
• Generazione di un reddito certo ed indipendente dalle logiche dei mercati agricoli,
anche per le piccole aziende;
• Stabilizzazione economica della propria attività;
• affidabilità e continuità nell’esercizio;
• autonomia di funzionamento in virtù di una automazione spinta;
• non necessita di alcuna patente per la conduzione;
• alimentazione onnivora;
• versatilità a funzionare con scarti agricoli o colture dedicate;
• specifiche del combustibile a largo spettro;
• rendimento elettrico del 20%;
• Dimensioni contenute e collocazione in azienda sempre possibile;
• Installabile ovunque. La potenza prodotta (max 100 kWh) non richiede una cabina
ENEL dedicata;
• Semplicità amministrativa (entro 50 kWh semplice comunicazione al comune, oltre
50 kWh necessita solamente la D.I.A.; non sono richieste autorizzazioni da parte di
provincia o regione);
• Possibilità di cogenerare aria o acqua calda per i bisogni aziendali;
3.5 Studi, ricerche e tecnologia applicata
Syngen ha sviluppato l’iniziativa B.R.I.G.IT. acquisendo le conoscenze necessarie in fasi
successive attraverso la progettazione e la sperimentazione.
Le problematiche principali hanno riguardato il modello teorico, l’efficienza del bruciatore,
degli scambiatori, l’isolamento termico, la condensazione del vapore al camino, la
compressione dell’aria, la conversione di un motore per autotrazione in un due tempi a
ciclo Brayton, le valvole di distribuzione e la loro fasatura. Nella seguente tabella
sintetizziamo il lavoro svolto.
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Segmento
di progetto
Problematica affrontata Lavoro svolto e soluzione applicata
Modello
teorico
Non esiste un modello
teorico in grado di
eseguire calcoli e
dimensionamenti per
motori alternativi a
ciclo Brayton.
Si è scelto di creare un programma dedicato che elabora
i dati termodinamici del ciclo Brayton su di un motore a
pistoni ed è pensato per il dimensionamento progettuale
dei gruppi elettrogeni B.R.I.G.IT.
I dati in input sono i kWh elettrici attesi, pressione e
temperatura di lavoro, il potere calorifico inferiore del
combustibile da utilizzare, la cilindrata del motore.
I dati in output sono: il rendimento elettrico netto del
gruppo, il volume in metri cubi dell’aria atmosferica da
comprimere, l’angolo di manovella di apertura della
valvola di carico, la potenza necessaria alla
compressione, la potenza termica del bruciatore, le
temperature di fine compressione, di scarico, di camino,
la dimensione dello scambiatore e del rigeneratore, il
numero di giri motore per minuto, il calore in Joule
perduto dal sistema, oltre a tutta una serie di dati
intermedi indispensabili per progettare.
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Segmento
di progetto
Problematica affrontata Lavoro svolto e soluzione applicata
Bruciatore L’apporto d’aria deve
essere regolabile e non
vi deve essere
fuoriuscita di fumi.
Il bruciatore deve
fermare fuliggine e
polveri della
combustione per ridurre
i depositi sugli
scambiatori (fouling).
Si è scelto di modificare il funzionamento del bruciatore
da aria insufflata ad aria aspirata. È stato posizionato un
aspiratore a valle del sistema, appena prima dello scarico
in atmosfera, che garantisce l’ingresso dell’aria. La
quantità è regolabile con un inverter. Inoltre l’aria di
scarico dal rigeneratore, che contiene ancora molto
calore viene iniettata sotto la griglia del bruciatore
aumentandone così il rendimento complessivo.
Per l’eliminazione della fuliggine, è stata realizzata una
camera di sedimentazione a labirinto, in fibra ceramica
compressa. La sperimentazione di questa soluzione ha
mostrato un’importante riduzione del fouling sulla
superficie esterna dei fasci tubieri, diminuendo in maniera
importante la pulizia periodica.
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Vista del bruciatore (giallo) e, a destra, della camera di sedimentazione a labirinto
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camera di sedimentazione a labirinto in costruzione
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Biomassa impiegata nelle prove – Legno triturato a lunghezza massima di 5 cm
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Segmento
di progetto
Problematica affrontata Lavoro svolto e soluzione applicata
Scambiatori
di calore
Gli scambiatori devono
generare la minima
caduta di pressione
possibile ed essere
accessibili per la pulizia
Data la lunghezza del fascio tubiero e la relativamente
bassa pressione di lavoro si è reso indispensabile ridurre
al minimo possibile la caduta di pressione fra l’ingresso e
l’uscita degli scambiatori. Si è scelto di realizzarli con tubi
del diametro di 101 mm, in acciaio inox AISI 304 per tutti i
fasci a temperatura massima di 500 °C ed in AISI 310 per
quelli a diretto contatto con il bruciatore.
Si è verificato il livello di fouling che viene depositato su
questo diametro e si è compreso come disporre degli
ugelli d’aria compressa per una veloce pulizia.
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Scambiatori di calore in inox durante il montaggio
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La struttura di sostegno che circonda il fascio tubiero sosterrà il materiale refrattario per il contenimento dei fumi
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Il fascio tubiero è circondato da lamiere al cui interno è accoppiato un materiale refrattario.
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Segmento
di progetto
Problematica affrontata Lavoro svolto e soluzione applicata
Isolamento
termico
L’isolamento deve
essere efficiente non
solo sul bruciatore, ma
anche sulle condotte
dell’aria compressa e di
scarico
Si è sperimentato un isolamento di sola lana di roccia per
il rigeneratore, che durante il funzionamento è
relativamente freddo, mentre tutto l’apparato è stato
rivestito con un accoppiato fibra ceramica /alluminio.
Le parti strutturali che vengono interessate dal calore
sono state rivestite di pannelli rigidi refrattari di fibra
ceramica compressa, tenuta in posto con viti inox o
sigillata son un prodotto refrattario apposito. I materiali
refrattari sono prodotti dalla Thermal Ceramics Italiana
www.morganthermalceramics.com
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Carter esterno del rivestimento isolante
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Isolante interno in accoppiato fibra ceramica/alluminio
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Contenimento degli scambiatori realizzato con lastre d’acciaio accoppiate internamente a fogli di ceramica compressa refrattaria
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Segmento di
progetto
Problematica affrontata Lavoro svolto e soluzione applicata
Scarico dei
fumi di
combustione
I fumi di scarico
contengono vapore che
condensa nella linea
del camino
Sono stati realizzati ed installati in serie sulla linea dello
scarico al camino due cooler ad acqua ed una trappola
finale per proteggere l’aspiratore. Il sistema viene attivato
durante la fase di preriscaldamento dell’apparato che
dura per alcune ore, evacuando in tal modo l’acqua
contenuta nel combustibile e nell’aria atmosferica. Una
volta raggiunta la temperatura di lavoro(200 °C al
camino) il sistema è superfluo e viene bypassato.
Segmento di
progetto
Problematica affrontata Lavoro svolto e soluzione applicata
Compressore Scelta del sistema di
compressione più
efficiente
In una progettazione iniziale si era scelto di installare un
compressore autonomo alimentato tramite la rete
elettrica. Il vantaggio sarebbe stato quello di poter
intervenire sulla resa in potenza e livellare, variando la
portata dell’aria compressa, le eventuali variazioni di
portata d’aria all’espansore dovute a variazioni di
temperatura. Inoltre questa scelta avrebbe permesso di
installare un compressore industriale a vite già
commercializzato semplificando così la parte motoristica
del gruppo.
Dalla prima sperimentazione e dallo studio attento delle
prestazioni dei compressori commerciali, si è capito che
questa scelta penalizza pesantemente l’efficienza finale
del sistema.
La versione finale testata consiste invece di trasformare
in compressore una sezione del motore (2 cilindri su 6)
eliminando in tal modo le perdite per attrito e per relative
trasformazioni energetiche di un compressore autonomo
esterno.
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Segmento
di progetto
Problematica affrontata Lavoro svolto e soluzione applicata
Motore Scelta del motore
commerciale meglio
adattabile al ciclo
Brayton
Il motore ideale per questo apparato è un propulsore
commerciale della maggior cilindrata possibile. Si è scelto
il FIAT IVECO 13800 cc, con 6 cilindri in linea. Di fatto,
ciò che serve per attuare le modifiche del ciclo, non è
propriamente un “motore” ma quelle parti di motore che
vengono definite “short block”, ossia tutta la parte del
blocco motore sotto la guarnizione della testa, compresa
la coppa dell'olio.
Al posto della testata originale è installata quella a valvole
rotative comandate da un albero a coppie coniche.
La fase di espansione che genera potenza, lavorando a
pressioni relativamente basse, se confrontate a quelle del
normale ciclo Diesel, richiede grandi cilindrate, molto
superiori a quelle commerciali. Per questa ragione, i
gruppi B.R.I.G.IT. commerciali monteranno in serie un
numero di motori/compressori necessari a generare,
lavorando insieme, la potenza richiesta.
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Short block di un motore FIAT 6 cilindri in linea, 13800 cc, montato su di un supporto ammortizzato
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Segmento
di progetto
Problematica affrontata Lavoro svolto e soluzione applicata
Valvole
Non esistono valvole
commerciali adatte alla
distribuzione in un
motore alternativo a
ciclo Brayton
Inizialmente si era realizzato il ciclo Brayton con un
motore automobilistico. Il sistema di distribuzione era
rimasto inalterato. Era stato cambiato il ritmo di apertura
delle valvole modificando le camme. Tuttavia questa
soluzione, pur perfettamente funzionante alle basse
pressioni, non è applicabile a alle pressioni di lavoro dei
gruppi B.R.I.G.IT.
L’aria compressa infatti, provenendo dall’esterno,
mantiene aperta la valvola di aspirazione forzandone la
molla. La classica valvola a fungo dei motori a
combustione interna verrebbe fatta lavorare al contrario e
dunque la soluzione non è praticabile.
Si è scelto di progettare e realizzare apposite valvole
rotative.
Il primo prototipo a disco verticale è stato testato solo
lubrificato e non raffreddato per comprendere la
probabilità di grippaggio. Ha girato a caldo per molte ore,
mosso da un motore elettrico a 2800 RPM.
I risultati del test hanno permesso la progettazione e
realizzazione di una testata con lo stesso tipo di valvola a
disco verticale. Al relativo test hanno fatto seguito altre
due testate, una a dischi verticali ed una a dischi
orizzontali, lubrificati e raffreddati ad acqua.
Il know how ha condotto alla versione definitiva di valvole
rotative, coniche, che sono un rifacimento in chiave
attuale delle valvole Aspin, che furono commerciali fino al
1960 e costituivano un’eccellente sistema di distribuzione
sia nel settore automobilistico che aeronautico dell’epoca.
Syngen ha brevettato la modifica della valvola e della sua
sede, che costituisce le testate dei propulsori dei gruppi
B.R.I.G.IT.
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Testata a valvole rotative orizzontali in fase di montaggio. Le cavità azzurre sono destinate ad essere allagate dall’acqua di raffreddamento.
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Testata a valvole rotative orizzontali montata sul monoblocco. Il motore è completo.
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Vista prospettica di una valvola conica tipo Aspin e della sede di rotazione, come da brevetto Syngen. Si osservano le ghiere per la registrazione della tenuta (rosso e rosa) e la molla che impone la posizione al corpo rotante.
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Spaccato di una valvola conica tipo Aspin e della sede di rotazione, come da brevetto Syngen.