Ge accende le turbine - Corriere della Sera

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Lunedì, 1 Febbraio 2016 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Il punto Tra Ubi e il Monte c’è il rischio Antonveneta 2 Locomotive Bonifiche Ferraresi, storia e rinascita di un numero uno 5 Innovazione La corsa delle startup: adesso ci supera anche la Campania 7 Ge accende le turbine Il colosso americano, che già produce da solo il 4,6 per cento del Pil toscano, sigla con Regione e Governo un protocollo che rilancia gl investimenti: 400 milioni di dollari e 500 posti di lavoro per far crescere fatturato e produzione È il Progetto Galileo, con la regia del Nuovo Pignone L’accordo TRE FIRME E DUE PARTITE di Francesco Colonna U n protocollo, tre firme. Per legare governo, Regione e General Electric a un piano di sviluppo che dovrebbe portare il Nuovo Pignone di Firenze a essere il centro mondiale di Ge per la ricerca su gas e petrolio. Centinaia di milioni e centinaia di nuovi assunti in alcuni anni. Facile essere d’accordo, tanto più che questo è un vero investimento dall’estero, mentre in Italia il più delle volte gli investimenti sono acquisizioni di marchi famosi, che così perdono la testa, per avere qui solo il corpo. Le acquisizioni portano denaro che spesso non rifluisce nell’economia ma prende la strada della finanza. Questa vicenda ci dice un’altra cosa. Ge ha invitato circa 300 aziende del territorio per discutere come far fruttare meglio il legame che esiste, e per trovare la via per una crescita collettiva. Il metodo è molto corretto. Ma richiede un perno, un pivot, un centro gravitazionale capace di attrarre e organizzare medi e piccoli. È quello che troppo spesso manca a questa regione, nella quale quasi tutti fanno percorsi solitari, soggetti alle intemperie internazionali, incapaci di avere la massa per agire al meglio sul mercato mondializzato. Anche il governatore Enrico Rossi incassa un buon risultato, le sue ambizioni nazionali hanno bisogno di queste soluzioni che dimostrano impegno e apertura, non sempre evidente, verso il mondo produttivo, senza doversi occupare solo di crisi aziendali. Un cambiamento non piccolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Fatucchi, Ognibene Sguardi QUEI MOCASSINI ANTI DEMOCRATICI M iguel Gotor, senatore Pd, bersaniano, le ha finalmente cantate a quello scostumato (è il caso di dirlo) di Denis Verdini: «Guardi com’è vestito. Guardi come cammina. È antropologicamente diverso da noi», ha detto Gotor a Fabrizio Roncone del Corriere della Sera. Il novello Gaio Petronio, arbiter elegantiarum, ha opportunamente decretato come ci si deve acconciare per essere del Pd: i mocassini blu Verdini non vanno bene, perché fanno un po’ cafoni, roba da (ex) berlusconiani campigiani. Meno male dunque che a spiegarci che cos’è di destra e cos’è di sinistra, almeno stando all’estetica, c’è Gotor, che però purtroppo per lui arriva parecchio dopo Giorgio Gaber. «Fare il bagno nella vasca è di destra / far la doccia invece è di sinistra / un pacchetto di Marlboro è di destra / di contrabbando è di sinistra. Ma cos’è la destra cos’è la sinistra… Una bella minestrina è di destra / il minestrone è sempre di sinistra / tutti i films che fanno oggi son di destra / se annoiano son di sinistra». Ora, non sappiamo bene che cosa preveda il vestiario sinceramente democratico, aspettiamo di leggere il manuale Gotor. Di sicuro, però, la sinistra antropologica si candida a perdere le elezioni per i prossimi vent’anni. @davidallegranti © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera

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Lunedì, 1 Febbraio 2016 www.corrierefiorentino.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESETOSCANA

Il puntoTra Ubi e il Montec’è il rischioAntonveneta

2

LocomotiveBonifiche Ferraresi,storia e rinascitadi un numero uno

5

InnovazioneLa corsa delle startup:adesso ci superaanche la Campania

7

Ge accende le turbineIl colosso americano, che già produce da solo il 4,6 per cento del Pil toscano,

sigla con Regione e Governo un protocollo che rilancia gl investimenti:400 milioni di dollari e 500 posti di lavoro per far crescere fatturato e produzione

È il Progetto Galileo, con la regia del Nuovo Pignone

L’accordo

TRE FIRMEE DUEPARTITEdi Francesco Colonna

Un protocollo, trefirme. Per legaregoverno, Regione eGeneral Electric a unpiano di sviluppo

che dovrebbe portare il Nuovo Pignone di Firenze a essere il centro mondiale di Ge per la ricerca su gas e petrolio. Centinaia di milioni e centinaia di nuovi assunti in alcuni anni. Facile essere d’accordo, tanto più che questo è un vero investimento dall’estero, mentre in Italia il più delle volte gli investimenti sono acquisizioni di marchi famosi, che così perdono la testa, per avere qui solo il corpo. Le acquisizioni portano denaro che spesso non rifluisce nell’economia ma prende la strada della finanza. Questa vicenda ci dice un’altra cosa. Ge ha invitato circa 300 aziende del territorio per discutere come far fruttare meglio il legame che esiste, e per trovare la via per una crescita collettiva. Il metodo è molto corretto. Ma richiede un perno, un pivot, un centro gravitazionale capace di attrarre e organizzare medi e piccoli. È quello che troppo spesso manca a questa regione, nella quale quasi tutti fanno percorsi solitari, soggetti alle intemperie internazionali, incapaci di avere la massa per agire al meglio sul mercato mondializzato. Anche il governatore Enrico Rossi incassa un buon risultato, le sue ambizioni nazionali hanno bisogno di queste soluzioni che dimostrano impegno e apertura, non sempre evidente, verso il mondo produttivo, senza doversi occupare solo di crisi aziendali. Un cambiamento non piccolo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Fatucchi, Ognibene

Sguardi

QUEI MOCASSINIANTI DEMOCRATICI

M iguel Gotor, senatore Pd, bersaniano,le ha finalmente cantate a quelloscostumato (è il caso di dirlo) di

Denis Verdini: «Guardi com’è vestito. Guardi come cammina. È antropologicamente diverso da noi», ha detto Gotor a Fabrizio Roncone del Corriere della Sera. Il novello Gaio Petronio, arbiter elegantiarum, ha opportunamente decretato come ci si deve acconciare per essere del Pd: i mocassini blu Verdini non vanno bene, perché fanno un po’ cafoni, roba da (ex) berlusconiani campigiani. Meno male dunque che a

spiegarci che cos’è di destra e cos’è di sinistra, almeno stando all’estetica, c’è Gotor, che però purtroppo per lui arriva parecchio dopo Giorgio Gaber. «Fare il bagno nella vasca è di destra / far la doccia invece è di sinistra / un pacchetto di Marlboro è di destra / di contrabbando è di sinistra. Ma cos’è la destra cos’è la sinistra… Una bella minestrina è di destra / il minestrone è sempre di sinistra / tutti i films che fanno oggi son di destra / se annoiano son di sinistra». Ora, non sappiamo bene che cosa preveda il vestiario sinceramente democratico, aspettiamo di leggere il manuale Gotor. Di sicuro, però, la sinistra antropologica si candida a perdere le elezioni per i prossimi vent’anni.

@davidallegranti© RIPRODUZIONE RISERVATA

di David Allegranti

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2 Lunedì 1 Febbraio 2016 Corriere Imprese

«N on c’è nessun dossieraperto su Mps».

Parola di Victor Massiah, Ad di Ubi Banca. «Non c’è stato nessun contatto». Parola di Fabrizio Viola, Ad di Mps. I due hanno parlato sabato, ai lavori del Forex, l’incontro annuale dei banchieri italiani. Nel tentativo di stoppare la celebrazione a mezzo stampa delle nozze fra la banca bergamasca e quella senese. Se davvero è

tramontata l’ipotesi della fusione a tre (Ubi, Bpm, Mps) resta aperto il nodo Monte. Viola dice che «da un punto di vista industriale è un’operazione che può essere considerata». Massiah ribadisce che il parametro da ricercare è la creazione di valore. Gli analisti di Intermonte nei giorni scorsi hanno definito «rischiosa per Ubi» una fusione con Mps, «visto che il profilo di

rischio aumenterebbe ed eventuali svalutazioni dei crediti di Mps potrebbero minare i capital ratios di Ubi. Vediamo un deficit di capitale per portare le coperture all’80% di oltre 2 miliardi di euro». Dal matrimonio fra Mps e Ubi, nascerebbe il terzo gruppo bancario italiano. Ma la storia senese insegna quanto sia rischioso creare giganti dai piedi d’argilla, e quella

della finanza mondiale che solo il 50% delle fusioni è riuscito a creare valore. La tornata di aggregazioni che ha interessato l’Italia fra il 2006 e il 2007 ha sostanzialmente confermato questa tendenza. «Dai matrimoni tra Unicredit e Capitalia, Montepaschi e Antonveneta, Banco Popolare di Verona e Banca Popolare Italiana (Banco Popolare), Sanpaolo Imi e Banca Intesa,

Banche Popolari Unite e Banca Lombarda (Ubi), soltanto le ultime due hanno realmente creato valore», osserva un esperto. Certo non quella tra Banca Mps e Antonveneta, l’inizio della crisi del Monte. Oggi come allora c’è una forte spinta (politica) ad aggregarsi. Bisogna evitare però che invertendo l’ordine dei fattori si ottenga lo stesso risultato

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Affari

Intek Spa

B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

FrendyEnergyBioDue Spa

El.En. S.p.A.

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

Borgosesia

Ergy Capital

CHL S.p.A.

Eukedos

Dada S.p.A.Settimanadal 25 al 29gennaio

Banca Etruria

Salvatore Ferragamo S.p.A.

Piaggio & C. S.p.A.

Softec S.p.A.

Snai S.p.A.

Sesa

Rosss S.p.A.

Toscana Aeroporti S.p.A.

7,1957,297,307,05

7,25

0,6630,70300,7250

0,65500,7110

5,134,81804,8740 4,80204,96

0,27150,27150,2715 0,27150,2715

38,0237,6937,70 37,7638,79

0,0660,07140,0702

0,0660,0714

0,02440,02420,0229

0,02390,0247

2,4822,692,68

2,43802,6980

111,0360 1,031,0070

0,46440,4815

0,49500,47500,4750

0,30680,28880,2790

0,30140,3010

20,7920,8920,46 20,0820,60

14,4214,5514,6314,4014,51

1,931,88801,8280

1,907001,9490

0,88450,88450,8845 0,88450,8845

0,72

0,75150,73 0,7330

0,7480

6,326,326,32 6,326,32

13,6614,2814,21

13,5114,35

SOSPESA

Brie

fing

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IL PUNTO

UBI, IL MONTE E IL RISCHIO ANTONVENETAdi Silvia Ognibene

MODAMA CHE ALLARME,IN CINA FERRAGAMO CRESCE ANCORA

I l lusso è stato uno dei motori dell’export toscano e

Ferragamo uno dei marchi artefici dei successi del Made in Italy. E i dati 2015 smentiscono «l’allarme Cina» per la griffe, confermando l’area Asia-Pacifico primo mercato in termini di ricavi, con un fatturato che rappresenta il 36% del totale, in crescita del 4%. I negozi in Cina inoltre hanno registrato una crescita del 10% rispetto al 2014, con un incremento nel quarto trimestre del 10%. Le turbolenze insomma ci sono, ed in parte hanno pesato sulla crescita, ma non hanno compromesso i ricavi e gli investimenti della maison in Asia. Ferragamo è cresciuto anche in Giappone (+14%) e Nord America (+9,5%), con ricavi totali lo scorso anno di 1.430 milioni di euro, +7,4% rispetto all’anno precedente.

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

TRADIZIONIGIÙ LA MASCHERA:AL CARNEVALESERVONO SPONSOR

C oriandoli, carri e costumi.È tutto pronto in

Passeggiata per l’edizione 143 del Carnevale di Viareggio al via domenica con il primo corso mascherato. Non è un mistero che, tra le tante crisi della perla della Versilia, più volte commissariata, lo storico Carnevale abbia lanciato allarmi per i suoi conti in rosso. In soccorso è venuta la Regione Toscana che quest’anno ha erogato un milione di euro. Ma dalle parti della cittadella si pensa al futuro. E ci si organizza. Come? Gli albergatori si inventano offerte e lo storico torneo di calcio giovanile slitta per la prima volta a marzo. E poi? Come ha detto col sorriso la vicegovernatrice Monica Barni «andranno battute tutte le strade, ogni possibile modalità di ricerca di nuove risorse». Insomma, giù la maschera: servono sponsor.

Edoardo Lusena© RIPRODUZIONE RISERVATA

COMUNIIL PATTO SLACCIATOE LO SPETTRODEL PAREGGIO

C irca 355 milioni di euro adisposizione dei Comuni

toscani per il 2016: è il risultato dell’allentamento del patto di stabilità interno per i municipi virtuosi previsto dalla legge di stabilità, secondo quanto è emerso durante l’incontro annuale organizzato dall’Anci sulla fiscalità locale. Nell’occasione è stata presentata una ricerca Irpet che mostra come i Comuni toscani siano più virtuosi della media: il 91% ha rispettato i vincoli di bilancio, contro l’88% in Italia. Sono quindi 244 (su 267) i Comuni toscani che potranno beneficiare dell’allentamento del patto di stabilità, con 355 milioni di euro in più da destinare a investimenti. Secondo Irpet «la legge di stabilità riconosce all’intervento degli enti locali, più vicini al territorio, una capacità di attivazione della ripresa economica».Sempre secondo lo studio ci sono però anche elementi di debolezza: la manovra è provvisoria (relativa solo al 2016) e nel 2017 incombe il pareggio di bilancio rafforzato. Su questo tasto ha battuto Francesco Casini, sindaco di Bagno a Ripoli e responsabile Anci Toscana per la finanza locale: il fatto che il pareggio di bilancio non sia stato cancellato, ma solo rinviato, «rischia di annullare gli effetti positivi del patto di stabilità. Poiché tante opere hanno un programma pluriennale, si rischierebbe di vanificare quanto di buono è stato fatto. Posticipare il pareggio aiuterebbe gli investimenti». Molti osservatori sottolineano che comunque il 2016 si presenta meno traumatico rispetto agli anni precedenti. Secondo Diego Mazzotta, esperto di finanza degli enti locali, «nella speranza che per il futuro l’assetto della finanza locale si stabilizzi, i Comuni farebbero bene ad abituarsi ad approvare il bilancio di previsione entro il 31 dicembre, indipendentemente da eventuali differimenti».

S.O.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il 27 gennaio il Cda della Centrale del latte di Torino ha approvato il progetto di fusione per incorporazione di Mukki. Il rapporto di concambio è stato fissato in un’azione Clt ogni 6,19 azioni Mukki, Il perfezionamento dell’operazione avverrà entro il 30 settembre. Il Comune di Firenze entrerà nel capitale di Clt, quotata in Borsa nel segmento Star, con il 12,25% delle azioni. Fidi Toscana avrà

il 6,83% del capitale post fusione, il 5,26% sarà in mano al Comune di Pistoia che ha già manifestato l’intenzione di cederlo. Non sarà Palazzo Vecchio ad acquistare, spiega l’assessore Lorenzo Perra: «Non prevediamo di crescere nell’azionariato. Il Comune avrà un ruolo diverso», ovvero «di controllo e di indirizzo». Clt ha chiuso la giornata di venerdì in rialzo del 4,33%.

FORMAZIONEPHARMAVALLEYIL FUTUROPARTE DAI BANCHI

L a chiamano pharmavalley,è il distretto regionale

delle aziende farmaceutiche in Toscana, un motore da un miliardo di euro solo per l’export nel 2014. Attrae cervelli e produce posti di lavoro. E ora si «fabbrica» i dipendenti del futuro. L’Its Vita, l’istituto superiore nato dalla fondazione Toscana Lifescience, lancia i due nuovi percorsi formativi Probits e Probito. Il primo, con sede a Siena, formerà operatori specializzati in ricerca, sviluppo e produzione di molecole. Dal secondo, con sedi a Pisa e Lucca, usciranno tecnici per la gestione e il controllo della qualità. Un ponte diretto tra i banchi e l’impresa, con un assaggio di ciò che attende i ragazzi già prima del diploma. Tre socie della fondazione Tls, Gsk Vaccines, Menarini e Corima, ospiteranno infatti gli stage senesi mentre Kedrion Biopharma sarà in campo a Lucca. Le iscrizioni sono aperte ai diplomati tra i 18 e i 30 anni. Per informazioni [email protected].

Ed.Lu.© RIPRODUZIONE RISERVATA

AMBIENTEPIANTA UN ALBERO MIGLIORA IL MONDO(VIA INTERNET)

A dotta un albero a distanzaper combattere

l’inquinamento nel mondo. È il motto di Treedom, società nata dall’idea di un gruppo di giovani fiorentini che, nel giro di pochi anni, si è allargata in tutto il mondo arrivando a un fatturato annuo di un milione di euro. Su www.treedom.net chiunque può acquistare un albero e piantarlo nel mondo: baobab in Senegal, avocadi in Camerun, aranci in Sicilia. Ciascun albero, scelto e curato grazie al network di contadini creato da Treedom, sarà fotografato e l’acquirente potrà vederlo sul proprio profilo Treedom tramite Google Maps. Nata nel 2010, Treedom finora ha piantato oltre 220 mila alberi tra Senegal, Camerun, Malawi, Argentina, Haiti, Italia, Kenya, Burkina Faso. Quasi 40 mila clienti privati, 180 le aziende, tra cui Swatch, H&M, Enel. In collaborazione con Cospe è partito poi il progetto delle «Bomboniere solidali», con alberi piantati in tutto il mondo al posto dei confetti.

Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

MERCATI

SOCIALERICERCA

ICONE

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I Comuni toscani che hanno rispettato i vincoli del pattodi stabilità

91%

ROMA

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3Lunedì 1 Febbraio 2016Corriere Imprese

PRIMO PIANO

Qui Firenze, Connecticut(una Toscana formato Ge)General Electric rilancia, d’intesa con Regione e Governo: investimento da 400 milionie 500 posti di lavoro con l’obiettivo di aumentare del 50% il fatturato del colosso UsaNuovo Pignone regista del Progetto Galileo: subito la ricerca, dal 2019 la produzione

Le turbine di Ge Oil&Gashanno spinto l’econo-mia toscana per 22 anni,ora la Regione e il Go-verno danno la spinta

perché la multinazionale Usariesca ad aggredire un mercato

cazioni offshore e del 15% i di-spositivi per la liquefazionedel gas. La Toscana avrà unruolo centrale in questa strate-gia di sviluppo, con il «Proget-to Galileo».

La firma di ieri tra Regione,Governo e vertici Ge (alla vigi-lia dell’Annual Meeting del co-losso, che si apre oggi al Tea-

Galileo» servono in totale 600milioni di dollari: Ge ne met-terà 400 a disposizione delNuovo Pignone, altri 200 van-no trovati con finanziamentipubblici. La fetta principale (il70%) sarà destinata alle attivitàdi ricerca e sviluppo che parti-ranno nel 2016, il restante 30%alla produzione dal 2019. Sa-ranno impiegate 500 personetra ingegneri e altre figure dielevato profilo, per produrrecirca 300 turbine a gas e 400compressori. Obiettivo: au-mentare del 50% gli attuali vo-lumi produttivi e il fatturato(che si stima crescerà di 1,7miliardi di dollari in 5 anni).

La multinazionale con sedein Connecticut già produce il4,6% del Pil della Toscana,dando lavoro direttamente aoltre 4 mila dipendenti e indi-rettamente ad altri 34 milanella filiera. Dopo gli stabili-menti di Firenze e Avenza(Carrara), l’investimento nel porto di Livorno e in futuro inquel lo di Piombino, oral’obiettivo è fare qualcosa dipiù. C’è bisogno di un «ulte-riore salto di qualità nella partnership pubblico-privata»,per evitare «l’attrazione delProgetto Galileo verso altri Pa-esi in grado di offrire condi-zioni competitive sotto il profi-lo dei costi industriali, quandoinvece esso risulta realizzabile

in Italia». Perché qui c’è il ter-reno giusto: «Un contesto lo-cale con favorevoli fattori com-petitivi come un sistema di ri-cerca all’avanguardia, la dispo-n i b i l i t à d i c o m p e t e n z especialistiche con un rapportoqualità-costi migliore rispettoad altri Paesi occidentali edasiatici, un sistema di fornitoriflessibili e specializzati, rela-zioni industriali costruttivecon i propri lavoratori, unacrescente stabilità istituziona-le, nonché un’elevata qualitàdella vita e dei servizi». È ilmix perfetto.

Ge da anni guarda con inte-resse alla Toscana. Allo storicostabilimento fiorentino delNuovo Pignone acquisito nel‘94, si sono aggiunti gli inter-venti per i «maxi moduli» che

partono direttamente da Aven-za. Poi l’annuncio dell’investi-mento aggiuntivo a Livorno edi quello, una volta completatii lavori nel bacino, a Piombi-no, dove si parla di 120 perso-ne assunte (con picchi fino a300). Ma in realtà è la «rete»creata da Ge Oil&Gas (grazieanche ai copiosi investimentipubblici che finora sono statipari a 21 milioni solo per ricer-ca e sviluppo) a funzionare:creata negli anni grazie ai rap-porti con moltissimi diparti-menti universitari, in collabo-razione con Pmi su cui l’azien-da co-investe e con centri co-me il Sesta Lab di Radicondoli(Siena), laboratorio di analisidei combustori delle turbine agas (nato sulle ceneri di quellodi Enel, acquistato poi da unconsorzio pubblico, e con ilquale Ge ha già lavorato peruna commessa da 105 milio-ni). Oltre ai centri di formazio-ne e ricerca presenti a Firenze,anche Sesta diventerà un’an-tenna della rete di Ge. Non ba-sta, però, la firma di un proto-collo.

Se Ge Oil&Gas ha scelto ilNuovo Pignone come registadell’operazione, alla Regione èaffidato il compito di ripeterele «buone pratiche» svolte fi-nora per trovare, assieme algoverno, i fondi, attivare«strumenti di alta formazionecome assegni di ricerca, Ph.Dprogram regionali combinabilicon iniziative nazionali, siste-mi di apprendistato e dualiper le attività di industrializza-zione» e «opportuni interventiformativi, anche attraversoagevolazioni nazionali e regio-nali finalizzate all’assunzione esecondo le usuali procedure dievidenza pubblica». Perchéprima di produrre, per due an-ni si farà praticamente solo ri-cerca e sviluppo, con l’obietti-vo di creare alcuni nuovi pro-dotti che riescano a scalzare iconcorrenti anche in fasce dimercato al momento non co-perte o «deboli» per Nuovo Pi-gnone.

Il protocollo coinvolgerà an-che gli altri siti produttivi diNuovo Pignone in Italia (in Pu-glia, Calabria, Lombardia e Piemonte), con i quali sarannostilate altre intese simili. Maanche Sace, la società dellaCassa depositi e prestiti chegarantisce gli investimenti al-l’estero. E dopo che l’Italia hastretto accordi con l’Iran per 17miliardi di euro, difficile nonpensare che anche quello siauno dei mercati di riferimen-to.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

che, nonostante le difficoltàdovute all’eccesso di petroliodisponibile, promette investi-menti per 500 miliardi di dol-lari a livello mondiale nel me-dio e lungo periodo.

Ge, già leader del settore,nei prossimi dieci anni puntaa incrementare del 20% la pro-duzione di pipeline (grandicondutture), del 10% le appli-

tro dell’Opera di Firenze) nonè solo un protocollo d’intesaper ottenere nuovi finanzia-menti europei, statali e regio-nali. È la creazione di una To-scana a turbina, con il marchioGe e Nuovo Pignone, che ruo-terà attorno a un nuovo «cen-tro di eccellenza globale perturbine e compressori». Per larealizzazione del «Progetto

di M.Fatucchi e S.Ognibene

ProtagonistaLa multinazionalegià produce da solail 4,6 per cento del Pildella nostra regione«Qui il miglior rapportotra costi e qualità»

Jeff Immelt,Ceo di GeneralElectric

IMPRESEA cura della redazionedel Corriere Fiorentino

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L'identikit Firenze350.000 metri quadrati

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TechnicalTrainingAcademy

FlorenceLearningCenterMassa

350.000 metriquadratiLavorazionee assemblaggiodi grandi macchinee compressori

DIPENDENTI

4.900totali inToscana

300in più del2011(+7%)

4.500Firenze

330Massa

70Avenza-Carrara

Cantiere di AvenzaAssemblaggio deimoduli industriali

Nuovo PignoneEntra nel gruppo nel '94. È il centro d'eccellenzamondiale per turbine a gas, compressori e pompe

Profitti1,4 mld di dollari

Ordinicirca 7 mld di dollari

Si apre oggi al Teatro dell’Opera di Firenze il 17° Annual di Ge Oli & Gas. Apre i lavori il Ceo di

L’evento

Ge Oil & Gas Lorenzo Simonelli, seguito dagli interventi del ministro per lo Sviluppo economico Federica Guidi e del Ceo di Ge Jeff Immelt

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4 Lunedì 1 Febbraio 2016 Corriere Imprese

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5Lunedì 1 Febbraio 2016Corriere Imprese

LOCOMOTIVE

Se il salotto dell’imprenditoriascommette sulla terra. E vincePassa dalla Toscana la rinascita di Bonifiche Ferraresi, il più grande player agricoloCinque anni di investimenti, grazie agli azionisti: da De Benedetti a Cariplo a Dompé

Un’agricoltura indu-striale che sappiamixare le tecnichetradizionali con ricer-ca e sviluppo. È que-

sta la missione di BonificheFerraresi, il più grande playeragricolo italiano quotato sulmercato Mta di Borsa Italiana:5.200 ettari georeferenziati,tra Jolanda di Savoia (Ferrara)e Santa Caterina (Cortona),1.440 di pregio in Val di Chia-na: «Il nostro obiettivo — af-ferma l’ad Federico Vecchioni— è la trasformazione e la va-lorizzazione del prodotto fini-to all’interno della filiera ali-mentare italiana. La Toscana èla sede ideale di produzioniagricole di qualità». L’aziendaha da poco varato un pianoquinquennale, 2015-2019, du-

rante il quale investirà 35 mi-lioni di euro, tra aumento dicapitale e finanziamenti (3milioni) ad hoc, tra cui anche1,5 milioni della Banca Popo-lare di Cortona.

Nata nel 1871 (con un atto diassociazione sottoscritto in In-ghilterra) per la bonifica di la-ghi, costruzione e acquisto dicanali, lavori d’irrigazione, Bo-nifiche Ferraresi raggiungenel 1929 la sua massimaespansione. Nel 1942 Bancad’Italia diventa l’azionista dimaggioranza e nel 1947 la so-cietà si quota in Borsa. Tra il1953 e il 1958 le proprietà ter-riere si dimezzano (passandoda 16 mila a poco più di 8 milaettari) per effetto della riformaagraria. La sua rinascita è re-cente. Nel 2014, infatti, la cor-

data Bonifiche Ferraresi Hol-ding, guidata da Federico Vec-chioni, ha rilevato le quote diPalazzo Koch (60,3%) e ha va-rato un aumento di capitale alservizio del piano di investi-menti. Fondazione Cariplo, fa-miglia Gavio, Gruppo Farchio-ni, Bios Line, Carlo Debene-detti e Sergio Dompè sono tra

Milioni di euro di investimenti previstinel pianoquinquennale2015-2019

35

Milioni di euroi ricavi registrati nei primi nove mesi dello scorso anno

6,3

Dipendentidella Bonifiche Ferraresitra fissi (40)e stagionali (120)

160

La Leopoldinadi Cortonache diventeràsede aziendale dopo il restauroSopra, la mappatura dei terrenicon il Gps

i principali azionisti, che han-no aderito all’aumento di ca-pitale che si è chiuso con suc-cesso il 14 gennaio. «C’è unacomponente imprenditorialeautorevole che ha deciso d’in-vestire nella terra, che dà ga-ranzia di reddito e sicurezzafinanziaria — sottolinea Vec-chioni — In Italia non c’è maistato niente di uguale e Boni-fiche Ferraresi rende valore atutto il sistema».

Nel 2014 il valore della pro-duzione è stato di 13,4 milionidi euro (più 19,4% rispetto al2013), i ricavi sono saliti del26% (13,6 milioni), mentrel’indebitamento finanziario èsceso da 8,5 a 4,8 milioni dieuro. Nei primi 9 mesi del2015 i ricavi sono stati di 6,3milioni di euro e il valore del-la produzione 11,1 con una cre-scita dell’8% rispetto allo stes-so periodo dell’anno prece-dente. L’intervento a Santa Ca-terina prevede lo sviluppo diproduzioni orticole, la colturadell’olio e delle piante offici-nali, insieme alla ristruttura-zione di quattordici Leopoldi-ne, una diventerà la sedeaziendale, per le altre ci saràun indirizzo turistico ma nonagrituristico: «Non siamo néun operatore turistico né im-mobiliare, inoltre la legge re-gionale pone limiti rigidi: aCortona non mancano laclientela e i target per diversitipi di ricezione», aggiungeVecchioni.

Attualmente Bonifiche Fer-raresi ha 40 dipendenti fissi e120 stagionali, con il pianoquinquennale si prevede unaumento dell’occupazione in-torno al 10-20%, considerandosoprattutto il comparto dellepiante officinali. A Jolanda diSavoia sarà sviluppato un ecodistretto zootecnico su 1.650ettari, con bovini da carnefrancesi: «Francesi perché ilristallo italiano ha subito unaforte riduzione. Utilizzeremopoi la sostanza organica perconcimare, a latere della chi-mica di sintesi, e m’immagi-no, in un prossimo futuro,l’allevamento della razza Chia-nina a Santa Caterina. Biologi-co? I regolamenti lo impedi-scono, non possiamo fare1.440 ettari di biologico».D’accordo con la Regione, perl’irrigazione sarà utilizzatal’acqua della diga di Montedo-glio che con una portata di440 litri al secondo permette-rà d’irrigare 800 ettari.

Francesco Caremani© RIPRODUZIONE RISERVATA

Centrosedia

Un’azienda, due Papi(da Montelupoalla Cappella Sistina)

H a una struttura snella e un fatturatoimportante. «La nostra prossimamossa sarà aggredire il mercato

estero», dice Romano Mancini, general manager di Centrosedia, che ha sede e cuore a Montelupo Fiorentino. Quindici dipendenti e un fatturato di 3 milioni e mezzo per un’azienda che è finita anche dentro il Vaticano, fornendo al pontificato di Papa Francesco duemila sedie per la Cappella Sistina. «Un’emozione unica e un traguardo professionalmente importante», dice Mancini. Il Centrosedia in realtà ha una certa consuetudine con il Vaticano: nel 2013 Papa Ratzinger aveva voluto una

fornitura di 1.200 sedie perl’aula delle benedizioni.«Siamo sul mercato daventi anni — dice Mancini— Io credo che il lavoro sidebba fare passo passo».Lo scorso anno ha vendutocirca 120 mila pezzi, trasedie e tavoli. Nel suoportafoglio clienti ci sono ilPolitecnico di Milano, laRai, Villa Borghese, Prada,

la Fondazione Biennale di Venezia, la Comunità ebraica di Roma, Cinecittà e il Ministero della Difesa. «All’inizio sono partito con qualche debito e mille difficoltà. La nostra prima sede era uno scantinato — ricorda il general manager — Poi siamo cresciuti col tempo». Fino a mettere un piede negli Stati Uniti, diventando distributori esclusivi in Italia per Life Time, azienda americana che produce tavoli pieghevoli puntando sul design e la praticità. Mancini riassume con gli stessi termini la filosofia della sua azienda: «Il core business della nostra azienda è proprio questo: grandissima attenzione al design ma anche alla praticità dei nostri prodotti». Ed è con questo programma che Centrosedia si appresta ad affacciarsi sul mercato europeo. Conservando il cuore a Montelupo. (Simone Innocenti)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Le sedie nella Cappella Sistina

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6 Lunedì 1 Febbraio 2016 Corriere Imprese

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7Lunedì 1 Febbraio 2016Corriere Imprese

INNOVAZIONE

Innovativi ma non troppo. Il2016 inizia con la Toscanache cede il passo alla Cam-pania per numero di star-tup ad alto valore aggiunto:

302 contro 290, arrivederci se-sto posto nella speciale gra-duatoria delle regioni con ilmaggior numero di startupche vede al comando, a quota1.111, la Lombardia. La Toscanacontinua a restare dietro an-che ad Emilia-Romagna (562),Lazio (497), Veneto (379) ePiemonte (342) ed ora è supe-rata anche dalla Campania,proprio nel mese in cui Appleha annunciato che sarà Napolila sede del centro europeo disviluppo di App e nell’annoche — gli analisti sono certi— vedrà protagoniste le nuoveimprese. L’innovazione (e l’oc-cupazione) passano da qui,ma le idee per diventare im-prese, magari sufficientemen-te solide da reggere l’urto delmercato, necessitano di inve-stimenti. E il problema tosca-no, a leggere i numeri, staproprio qui: gli investimentisono troppo pochi e compro-mettono la crescita e lo svi-luppo delle startup.

Gli ultimi dati sull’accessoal Fondo nazionale di garanzia— messo a disposizione dellepiccole e medie imprese dalministero per lo Sviluppo eco-nomico con i soldi dell’Unio-ne europea — non sono con-fortanti e anzi confermanouna tendenza negativa già evi-denziata alla fine dello scorsoanno: nel 2015 sono stati solo44 i finanziamenti concessi at-traverso il Fondo di garanzia,per un totale di 7.736.180 eu-ro. Numeri che piazzano laToscana all’undicesimo postotra le regioni italiane, superatanon solo dall’inarrivabileLombardia e dalle inseguitriciEmilia Romagna e Veneto, maanche da regioni come Cam-pania, Sicilia ed Abruzzo dovel’accesso al fondo è diretto edunque più veloce, rispetto

invece al caso della Toscanadove a fare da intermediariotra aziende e mondo bancarioc’è Fidi Toscana, consorzioformato da Regione (46%), Ca-mere di Commercio e istitutidi credito. Un passaggio in piùche per alcuni rappresenta unostacolo, secondo Fidi è inve-ce una maggiore garanzia.

La certezza è che mentre glialtri corrono, la Toscana cam-mina. «C’è una lacuna impor-tante nel sistema regionale edè legata alla quasi totale as-senza di seed capital, ovverodisponibilità di capitale nellefasi di lancio dell’impresa in-novativa — spiega l’economi-sta Andrea Bonaccorsi, docen-te di Ingegneria gestionale al-l’Università di Pisa e membrodel Gruppo di esperti Innova-tion for Growth (I4G) che sup-porta la Commissione euro-pea — Le startup hanno biso-gno di chi investe soldi, nondi chi li presta, di chi credenella propria crescita e dun-que la sostiene, di una vera e

propria rampa di lancio che inquesto momento invece man-ca». È il compito dei VentureCapital, gruppi che finanzianolo stadio iniziale di un’ impre-sa (o la sua espansione) conforme di partecipazione al ca-pitale azionario. Sono investi-menti in capitali di rischio,nulla a che vedere con prestiti.Per molti è l’unico reale stru-mento di crescita per le star-tup e — a fatica — cominciaa prendere piede anche in Ita-lia: i dati 2014 e I semestre2015 forniti dall’Agenzia italia-na di Private Equity e VentureCapital (Aifi) che raggruppa isoggetti attivi nel nostro Paesefanno da cartina di tornasolesul fronte della crescita dellestartup. Il numero delle ope-razioni è infatti più alto inLombardia (167), in Emilia-Romagna (55) e Veneto (44),la Toscana (29) è praticamentea pari merito con Lazio e Pie-monte (27): «L’azione dei Ven-ture Capital è tanto più effica-ce quanto è più ampia la pos-

sibilità di poter investire susoggetti già lanciati, puntandoquindi sulla più remunerativaespansione piuttosto che sul-l’idea o lo sviluppo di questa— avverte Bonaccorsi — Oc-corre razionalizzare gli stru-menti di intervento, avviareun modello che consenta, an-che con investimento pubbli-co in attività più rischiose, difinanziare il lancio delle star-tup in modo da fare una pre-selezione che è ciò che poiattrae gli investitori che simuovo con cifre di investi-mento milionarie, rispetto piùridotte centinaia di migliaia dieuro di cui le startup hannobisogno nella fase di avvio».

Nel 2014 in Toscana le ope-razioni Early stage (quelle checonsentono di passare dal-l’idea al mercato) si sono fer-mate a dieci per un totale di4,2 milioni di euro investitimentre nel primo semestre2015 sono state la metà (cin-que), ma per un totale di soli500 mila euro. Insomma,manca una leva fondamentaleper la crescita delle startupche invece ha visto le altre re-gioni adeguarsi. In Piemonte,Euroventures — che prevedeanche finanziamenti pubblici— ha istituito uno specificofondo (fino a 50 mila euro)per consentire lo sviluppo del-le startup, in Lombardia a fareuna selezione delle idee piùpromettenti ci pensa una reteconsolidata di investitori men-tre in Emilia-Romagna opera-no numerose piattaforme diprivate equity: «È chiaro chein Toscana il modello mix pri-vato e pubblico rappresentatodal Sici che prevede una fortepresenza bancaria va ripensa-to» ammette Bonaccorsi. Ser-ve maggiore fiducia (e liquidi-tà) alle startup ed infatti an-che Alessandro Sordi, co-fon-datore dell’acceleratore NanaBianca, fa una vera e propriachiamata alle armi degli inve-stitori toscani: «Abbiamo unpotenziale di innovazione chenon possiamo perdere, servel’apporto di tutti, si torni adinvestire sul territorio favoren-do la crescita delle startup —spiega — Tutti parlando diglobale, ma poi la startup seben finanziata crea valore nelterritorio in cui cresce». Perfavorire questo processo NanaBianca è tra i co-fondatori di«Club degli Acceleratori» chepunta ad indirizzare capitaliper consentire la crescita dellestartup, anche toscane.

@GaetanoCervone© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il «chiodo»perde la pelle

N ostalgia e voglia di vestire rock. Le sfilate

appena concluse hanno reso omaggio al «chiodo» il giubbotto di pelle per antonomasia, reso celebre

da tante stardella musica.Tra le ideepiù sfiziosedell’ultimoPitti Uomo il

«chiodo eco» di Patrizia Pepe, con tessuto tecnico al posto della pelle ma con zip e taglio fedeli all’originale. (L.A.)patriziapepe.com,prezzo su richiesta

Style

La grande frenata delle startup:Toscana battuta dalla CampaniaNoi camminiamo, le altre regioni corrono: il 2016 si apre con un netto sorpassoMancano gli investimenti, l’accesso al Fondo di garanzia è ai minimi. E c’è il caso Fidi

di Gaetano Cervone

Il Fondo di garanzia per le Pmi forniscea professionisti e impresele garanzienecessariead accedereal credito.È finanziatocon i soldidel ministeroper lo Sviluppo economicoe con risorse europeeIl fondo garantisceciascuna impresa perun importo massimodi 2,5 milionidi euroIl fondo non interviene nel rapportotra l’impresae la banca, che stabilisconotra di loroi terminidel creditoIn Toscana,a differenzache in altre regioni,l’accessoal Fondodi garanziaè mediatoda Fidi Toscana, finanziariapartecipatadalla Regione

Cos’è

Andrea Bonaccorsi,Università Pisa

Alessandro Sordi,Nana Bianca

Il confronto

(Fonte Ministero Sviluppo Economico)

Accesso al fondo di garanzia 2015

Lombardia109.208.994

264

1

Lazio

16.734.783804

Piemonte

12.711.000126

Abruzzo

10.800.000219

Marche

7.129.72539

12

Emilia Romagna

29.970.688121

2

Friuli

1715

Campania

12.116.47052

7

Trentino

9.898.00055

10

Puglia

6.635.00019

13

Veneto

26.057.851119

3

Sicilia

11.835.860398

Toscana

7.736.180

(+ 2.775.000 rispettoai dati giugno 2015,+14 finanziamenti)

4411

Finanziamenti Euro erogati

LombardiaEmilia RomagnaVenetoLazioToscanaPiemonteCampania

Investimenti di Venture Capital realizzatinel 2014 (fonte: AIFI)

10339

2523211813

LombardiaVenetoEmilia RomagnaPiemonteToscanaLazioCampania

Investimenti di Venture Capital realizzatinel I semestre 2015 (fonte: AIFI)

6419169865

LombardiaEmilia RomagnaLazioVenetoPiemonteCampaniaToscana

ITALIA

NUMERO STARTUP INNOVATIVE PER REGIONE(dati al 25 gennaio 2016 - fonte Infocamere)

1.111562

497379

342302290

5.048

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