Bonsai suiseki magazine Nº4 Setembro-Outobro 2010

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Transcript of Bonsai suiseki magazine Nº4 Setembro-Outobro 2010

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Settembre/Ottobre 2010www.bonsai-bci.comIdeato da: Luca Bragazzi, Antonio Ricchiari, Carlo Scafuri Direttore: Antonio Ricchiari - [email protected] Direttore Responsabile: Antonio Acampora - [email protected]

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di Massimo Bandera

di Antonio Ricchiari

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OLEA OLEASTER

JUNIPERUS CHINENSIS

PINUS PENTAPHYLLA

di Franco Barbagallo

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a storia di questo imponente esemplare di Quercus pubescens risale ormai a circa 10 anni fa (Primavera del 2000) quando un giorno in giro per i monti Etnei mi imbattei in questo imponente esemplare. Difatti, proprio l'imponenza del materia-

le, le caratteristiche di vecchiaia della corteccia e la presenza di alcuni rami gi ben posizionati e ben strutturati furono artefici della decisione di procedere alla raccolta dopo aver ricevuto la necessaria autorizzazione dal proprietario del fondo. La raccolta non fu semplice in quanto

cresceva in un terreno misto di materiale organico e grossi blocchi di pietra lavica che ne resero difficoltoso e lungo l'espianto. L'attecchimento avvenne senza grossi problemi e ne seguirono due anni di affrancamento dove mi dedicai solo alla coltivazione e rimes-

sa in perfetta salute dell'esemplare (foto 1, 2, 3, 4) Un giorno di primavera nel 2003 decisi di iniziare il percorso bonsaistico che dopo uno studio del fronte e dell'inclinazione mi port a iniziare i lavori.

I lavori consistettero nella rifinitura dei monconi tagliati all'atto della raccolta (foto 5,6,7) alla raphiatura del ramo apicale che doveva essere piegato al fine di creare la necessaria continuit e conicit di struttura per il futuro design, alla posa del filo ed all'imposta-

zione (foto 8, 9, 10, 11). Probabilmente a causa delle lavorazioni troppo ravvicinate la pianta giustamente stressata decise di scartare proprio il ramo apicale!!!! Ovviamente deluso dell'esito, quasi

scoraggiato, riposi l'esemplare in un angolo del giardino e continuai a dedicarmi ad altri lavori per quasi 4 mesi. Infatti proprio dopo circa 4 mesi andai a controllare lo stato in cui versava la mia roverella e con grande gioia e forse anche un p di

stupore mi resi conto che mi aveva perdonato ed aveva iniziato a ricacciare con moltissimo vigore proprio dove mi serviva il ramo che avrebbe ricostruito l'apice (foto 12, 13). Questa volta, per, ci andai per gradi e iniziai a seguirne quasi settimanalmente la

crescita e l'evoluzione dei nuovi rami fino al giorno in cui decisi di ristilizzare nuovamente l'esemplare. Ne segu un lungo periodo di gestione con potature, cimature dei nuovi germogli forti e defogliazioni parziali che mi permisero

di raggiungere bei risultati (foto 14, 15). Oggi l'esemplare risiede nella Collezione personale di Giacomo Pappalardo che sta continuando a seguirla amorevolmente e sapientemente. RIPRODUZIONE RISERVATA

MASSIMO BANDERA- Premio Ministro della Cultura della Rep. Italiana -

LUCIANA QUEIROLO- Premio BCI per il suiseki -

ALFREDO SALACCIONE- Premio Presidente UBI -

FRACENSCO SANTINI- Premio della cultura della Rep. di San Marino - Premio BCI per il bonsai -

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...coming soon

>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

LANTERNE di pietradi Gian Luigi Enny

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uso della lanterna in pietra per giardini giapponesi risale allepoca della nascita dei giardini del t nei quali ogni elemento anche artificiale doveva concorrere a rispettare leleganza e la fedelt della natura. La presenza della lanterna nel giardino, fino allora elemento della dedizione religiosa dei templi, fu in primo luogo motivata da esigenze funzionali, illuminare il percorso in pietra prima di arrivare alla stanza del t, solo in seguito e tuttora viene usata quasi esclusivamente per ragioni di composizione e decorazione del giardino stesso. Tutto questo si pu rilevare in alcuni scritti risalenti al periodo Edo che ha visto i cambiamenti in Giappone, non solo artistici culturali, ma anche sociali e politici causati in parte con l'introduzione del buddismo. Le prime lanterne di pietra in Giappone allinizio erano esclusivamente utilizzate nei santuari e templi come una sorta di luce votiva, un modo equivalente per le candele utilizzate nelle chiese cristiane. Queste luci considerate sacre, si diceva che rappresentassero Buddha e che con la sua fiamma allontanasse gli spiriti cattivi e purificasse gli esseri umani prima di entrare nel tempio, in effetti, le lanterne erano sempre posizio-

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>> Dal mondo del Bonsai & Suisekinate allentrata dei santuari, solo pi tardi vennero utilizzate per l'illuminazione generale nei giardini, case e case da t, ma la loro origine si trova saldamente al perseguimento di obiettivi spirituali. Naturalmente, anche se la forma tradizionale rimasta molto popolare, con il tempo, l'abilit artistica degli scalpellini contribu sempre pi a creare nuove forme. Oggi vediamo realizzate lanterne quasi irriconoscibili dalle loro antenate, ma comunque sempre molto eleganti con forme pi piccole e pi snelle delle loro cugine che avevano un aspetto pi tozzo. Le lanterne di pietra giapponesi hanno certamente percorso una lunga strada fin dalla loro creazione, anche grazie ai maestri giardinieri di oggi che con il loro attento e abile uso, sono diventate ormai parte fondamentale nella realizzazione di questi giardini nipponici, l'uso originale e le strategie nel collocarle in punti determinanti, creano quellatmosfera che porta losservatore ad un rilassamento psicofisico di pace e benessere interiore. RIPRODUZIONE RISERVATA

>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

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orreva lanno 1990, in un vivaio del basso milanese, tre individui, senza conoscersi, si aggiravano come cinghialoni grufolando con la testa tra le piante, alla ricerca di qualcosa di non ben definito. Ad un tratto uno di loro si alz soddisfatto a osservare pi adeguatamente la base dellessenza appena trovata. Gli altri due che si trovavano a pochi metri, alla vista di quellalberello si avvicinarono per vedere meglio e cos tra una parola e laltra scoprirono che cercavano praticamente quel genere di piante con ugual caratteristiche, in poche parole erano tre persone da poco attratte

dallarte del bonsai. Questa passione li spinse a rimanere in contatto tra di loro, tante vero che si ritrovarono ancora per caso durante la visita ad una mostra di bonsai naturalmente, e proprio l matur lidea di fondare un club. A questi tre amici si un nello stesso momento un'altra persona di loro conoscenza e, come quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo incominci lavventura del Suiseki Bonsai club di Melegnano. Dopo un po di tempo, venni contattato da uno di loro per fare una dimostrazione nel vivaio che ospitava la sede del club, in seguito linvito venne ripetuto altre volte, finch nel

12.01.2010 29.01.2010 09.02.2010 26.02.2010 16.03.2010 30.03.2010 01.04.2010 09.04.2010 27.04.2010 07.05.2010 25.05.2010 11.06.2010 29.06.2010 09.07.2010 27.07.2010 07.09.2010 24.09.2010 05.10.2010 22.10.2010 24.10.2010 05.11.2010 23.11.2010 11.12.2010 22.12.2010 -

Iscrizione soci per lanno 2010+ lotteria con piante in premio LABORATORIO, serata dedicata alle piante dei soci Lavorazione e rinvaso di un gelso (mame) a cura di G.L. Enny LABORATORIO, serata dedicata alle piante dei soci Rinvaso di un Acero buergerianum a cura di Pietro Esposti LABORATORIO: preparazione mostra alla 447^ FIERA DEL PERDONO MOSTRA BONSAI e SUISEKI durante la Fiera del Perdono di Melegnano Lavorazione di una pianta insolita la Corocia a cura di G.L. Enny LABORATORIO, serata dedicata alle piante dei soci Restyling di un Taxus baccata a cura Gianantonio Porcheddu LABORATORIO, serata dedicata alle piante dei soci Le talee legnose a cura Riccardo Esposti LABORATORIO, serata dedicata alle piante dei soci Shitakusa: facciamoci un erba, a cura dellesperto Paolo Tarenzi LABORATORIO, serata dedicata alle piante dei soci Facciamoci un t: storia e filosofia a cura di Marcello Dossena LABORATORIO, serata dedicata alle piante dei soci Il fascino dellorchidea a cura di Gianantonio Porcheddu LABORATORIO, Preparazione alla mostra dautunno Mostra bonsai i colori dautunno nel CORTILE DEL CASTELLO MEDICEO LABORATORIO, serata dedicata alle piante dei soci E per la serie allultimo minuto, pianta a sorpresa a cura di Douglas Swonnie LABORATORIO: Serata dedicata al programma per l'anno 2011 Serata dedicata agli scambi di auguri e cin! cin! per l'anno nuovo

1991 mi convinsero a lasciare il mio vecchio club e a diventare un loro socio, alla votazione successiva del consiglio damministrazione venni eletto presidente, carica che tuttora ricopro. Nel 1993 tutto il consiglio direttivo vota a favore la proposta di regolarizzare la posizione del club con uno statuto notarile richiestoci dal comune per poter essere inseriti nel registro delle associazioni e quindi usufruire dei fondi e dei locali messi a disposizione per eventuali mostre o dimostrazioni. Riassumendo in breve il nostro statuto promuove incontri due volte al mese con un programma annuale. Questi incontri hanno lo scopo di favorire la conoscenza, linteresse e la pratica dellarte bonsai e del suiseki, delle erbe, piante e fiori coltivati in vaso, migliorare la conoscenza storica, artistica e tecnica di tale arte, con particolare attenzione alla flora autoctona. Lassociazione non ha scopi di lucro ed esplica la sua azione allinfuori di ogni finalit politica e religiosa. Attualmente il numero dei soci e composto da 27 unit e ai nuovi iscritti si propongono corsi brevi per un primo approccio

dellarte bonsai e suiseki. Il corso prevede la trattazione delle tecniche basilari, quali potatura, avvolgimento con filo metallico, trapianto e modellatura, oltre a cenni di fisiologia e fitopatologia delle piante. Inoltre, nel nostro programma annuale, sono regolarmente inserite due mostre di bonsai e suiseki per promuovere tra i visitatori linteresse artistico e culturale di queste antiche arti. RIPRODUZIONE RISERVATA

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- Gian Luigi Enny -

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vevo scritto che la memoria umana labile, troppo, e spesso loblio suona come ingiustizia o mancanza di riconoscenza. Anche per questo motivo il Comitato di Redazione del magazine conferisce una targa, ogni anno, ai bonsaisti e suisekisti che per meriti finalizzati naturalmente alla diffusione ed alla qualificazione del settore in cui operano o hanno operato. La scelta del personaggio, in occasione della manifestazione che si recentemente tenuta ad Arco, caduta su Carlo Oddone il cui nome compare come collaboratore del Magazine

e i cui scritti sono andati ad impreziosire ed arricchire la rivista. Anche sul piano didattico Oddone ha contribuito non poco a fare conoscere il bonsai e le sue tecniche rendendoli alla portata di tutti. Siamo orgogliosi di avere conferito questo riconoscimento ad uno dei Padri del bonsai italiano che ne ha fatto la storia in Italia. Il rispetto per la personalit, lumanit e la professionalit di Carlo Oddone che ha contribuito a fare grande nello scenario internazionale il bonsai di casa nostra trova cos il giusto riconoscimento. RIPRODUZIONE RISERVATA

- Antonio Ricchiari -

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>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

di Armano Dal Col

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uanto mi abbiano influenzato i giardini giapponesi durante le visite in Giappone indubbio. Da qui anche la scelta di un nome giapponese da dedicare al mio giardino: SEI WA significa serenit, BONSAI EN vuol dire giardino Bonsai e con laggiunta della parola Museo si concretizzato ci che era nelle mie aspirazioni. Il mio obiettivo stato felicemente raggiunto; volevo ricreare un qualcosa fuori dal comune, dinaspettato, daltri tempi E questo stato possibile - pur con notevoli difficolt - proprio grazie alla mia ubicazione; la mia casa, con le pareti esterne segnate dal tempo che ho voluto conservare, situata nel piccolo centro storico

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- Armando Dal Col -

del paese di Tarzo a pochi metri dalla strada statale, pi o meno rumorosa per il traffico automobilistico. E cos, salendo per i vecchi gradini di pietra che portano sul retro della casa, dov ubicato il giardino Bonsai a ridosso della collina, sembra di entrare in un altro mondo. Molte sono le persone che hanno visitato, sia in modo virtuale che dal vero, questo magnifico spazio incantato! Il giardino Bonsai si estende su unarea di mille metri quadrati circa, compreso una parte della collina, ed stato progettato affinch la sua fruizione fosse allargata non ai soli appassionati, ma ad un pubblico pi vasto, perch il giardino sia un veicolo educativo per chi non possiede la cultura del verde. Lo scopo quello di preservare quanto stato creato in questi decenni, affinch anche le generazioni future possano ammirare questi capolavori naturali viventi. Lanno 2010 gi iniziato, e linverno se n andato. Questanno sono gi trascorsi 47 anni da quando iniziai ad occuparmi di Bonsai era la primavera del 1963 senza peraltro conoscerne lesistenza; eppure ad ogni primavera si rinnova in me una continua emozione osservando la vita che pulsa dai rami spogli. Il canto degli uccelli annuncia la primavera e molti Bonsai sono in fiore. I larici sono incantevoli con i loro ciuffetti verdini e com emozionante il contrasto delle gemme da fiore turchine; fra breve si trasformeranno in tante piccole pignette! I Bonsai, non semplicemente esposti a fila sui bancali o appoggiati su dei tronchi o negli spazi faticosamente ricavati sulla collina, ma inglobati nel verde quasi fossero un tuttuno, divengono cos un luogo di riflessione, di meditazione, di ricreazione e di diletto. I grossi ed aggrovigliati rami si dipartono dal possente tronco, raccontando secolari vicissitudini tra le rupi dolomitiche, mentre le verdi fronde mosse dal vento

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>> Dal mondo del Bonsai & Suisekimormorano i suoni delle foreste. Anche i variegati muschi e licheni che si rincorrono tra le robuste radici sembrano forieri di chiss quali misteri, ma la meraviglia pi grande che questa evocazione di potenza e longevit ci viene da un piccolo mondo racchiuso in un vaso: la pianta che si pu ammirare infatti il famoso faggio Patriarca, consacrato e pluripremiato dalla Nippon Bonsai Association, la massima autorit mondiale di Bonsai. Poco distante si rimane catturati dalle asperit dei tronchi di alcuni pini silvestri cui fanno da contrappunto le delicate forme dei pi giovani aceri; ed ancora si susseguono betulle, carpini, olmi, larici, pini mughi, abeti, pruni, peschi, ciliegi, forsizie, cornioli, salici, pioppi, crespini, maggiociondoli e tante altre specie ancora, tutte con la loro storia di amorevoli cure. Il museo Bonsai visitabile tutti i giorni e qui, pi che altrove, si possono ammirare le centinaia di opere create in QUASI CINQUANTANNI di incessante ri-

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- Armando Dal Col -

cerca evolutiva, molte delle quali sono state pluripremiate in Giappone dalla Nippon Bonsai Association e al World Bonsai Contest. Devo ringraziare mia moglie Haina per la sua preziosa collaborazione senza la quale tutto oggi sarebbe diverso e pi povero; conosciuta in uno dei miei viaggi in Estremo Oriente, divenuta discepola appassionata e silenziosa, dotata di talento e di un intenso amore per la Natura ha- Armando Dal Col -

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>> Dal mondo del Bonsai & Suisekicontribuito non poco alla realizzazione e mantenimento del nostro Giardino. Il visitatore che si reca a visitare il Giardino, nella Marca Trevigiana a Ovest fra Vittorio Veneto e Conegliano, rimane catturato dalle bellezze dei vigneti lungo la Strada del vino bianco del famoso Prosecco e dellincantevole valle con i laghi e le colline che circondano Tarzo. Grazie alla magia dei suoi silenzi, il visitatore nel lento fluire delle stagioni avr lopportunit di vivere unatmosfera rarefatta. A chiunque desideri vivere le piacevoli sensazioni che il Giardino Museo Bonsai della Serenit suscita, siamo ben lieti di aprire loro le porte. Ed ora, mi perdonino i miei lettori, vorrei aggiungere un mio pensiero sul Bonsai, scritto in inglese, visto che, il Magazine, v ben oltre i confini italiani.

Giardino Museo Bonsai della Serenit Armando e Haina Dal Col Via Roma, 6 - 31020 - TARZO (TV) e-mail: [email protected] Tel. 0438 587265 - Cell. 349 370 8802

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- Armando Dal Col -

- Armando Dal Col -

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>> Bonsai-do: Pratica e sapere

di Massimo Bandera

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uando in natura o nei capolavori bonsai si osservano le patine di shari e jin, le parti di legna secca, vedendo screpolature, cubettature, piccole crepe, spacchi, rotture e mille dettagli duna vecchia superficie, non si pu fare a meno di pensare da quanto tempo si seccato quel ramo. Talvolta si pensa a decenni o secoli, ed in effetti ci vuole tempo per ottenere una totale naturalezza, cio la perdita dellartificialit dun legno appena tagliato. Inoltre c poi tutto il discorso dellattesa del risultato per lesposizione, cio il cammino del bonsai verso la naturalezza ed il

miglioramento continuo della bellezza. In questa sequenza di immagini vi mostro gli interventi sui Jin del mio Larice chiamato Aurora del giorno. Il 1988 fu un anno molto importante per me dal punto di vista bonsai, erano i mitici anni 80 In quellanno, nellautunno, venne in Italia per la prima volta Hotsumi Terakawa, promettente giovane artista bonsai, e lavor un grande Tasso a Torino; impieg due giorni, uno per la scultura sul legno, con utensili elettrici, ed uno per la legatura. Era la prima volta che si

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- Massimo Bandera -

vedeva in Italia un lavoro di cos alto livello, ed il grande insegnamento era proprio capire quanto lavoro c dietro un capolavoro bonsai. Tornato a casa lavorai poco dopo, nel febbraio 1989 questo Larice, proprio con gli utensili elettrici. Impiegai venticinque ore in tre giorni, il 13, 14 e 15 febbraio. Era stato raccolto il 17 maggio 1988 in alta quota sulle Alpi Cozie. La prima foto mostra i jin appena fatti, di legno ancor fresco, mentre la prima foto di studio dellagosto 1990, due anni dopo, mostra ancora i jin un po artificiali. Per me fu una grande esperienza, perch era la mia prima scultura sui bonsai, e ne ero orgoglioso anche se si trattava di una piccola cosa. Oggi per mi rendo conto che era gi un lavoro nella via perch entrata nel percorso. Ecco dunque che dopo 21 anni si pu apprezzare appieno la naturalezza di questi jin, fatti per dalluomo, che non copia ma imita il processo creativo della natura, il bonsai non si trova gi fatto, deve esser fatto dalluomo durante un- Massimo Bandera -

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>> Bonsai-do: Pratica e saperepercorso di tempo illimitato, e se se ne trovasse una gi fatto dalla natura ebbene dal punto di vista zen non val nulla! Il materiale di partenza importante solo nella misura in cui pu servire per il percorso artistico e creativo. Nei 22 anni che ho curato questo bonsai ci sono state molte esperienze: ha vinto premi, stato pubblicato nel mondo, si rotto il suo prezioso vaso in una notte di vento (il suo stile il Fukinagashi Battuto dal vento appunto) e poi stato restaurato, intanto cresciuto, una grossa radice si seccata ed diventata un altro jin, ed diventato sempre pi bello, sempre pi naturale, sempre pi vecchio. Bello era appena fatto anche se un po artificiale, bello oggi ed in futuro lo sar sempre pi. Questo un bonsai! RIPRODUZIONE RISERVATA

XXIV Edizione"Concorso

Citt di Sacile"di Marco Tarozzo

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occasione della partecipazione, del nostro club Bonsai Gymnasium, alla mostra di Sacile mi ha dato la possibilit dintervistare il presidente del club organizzatore, il giardino della serenissima, Renato Tavian, e di scambiare alcune chiacchiere che riguardano la manifestazione stessa, il loro club e di raccogliere delle considerazioni a 360 gradi sul mondo del bonsai e sulla realt del Triveneto.

>> Mostre ed Eventi

Marco: caro Renato, partendo dalla manifestazione credo che sia dobbligo ricordare che questa manifestazione una delle pi anziane, infatti, questanno ricorre il 24 anniversario. Renato: vero! Il prossimo anno sar il 25 anniversario della mostra e ci stiamo gi muovendo per avere degli spazi pi ampi e pi consoni allanniversario che vogliamo festeggiare nella maniera adeguata; siamo in contatto con lAmministrazione per farci assegnare la struttura, a fianco dellattuale sede dellesposizione, che ci dia la possibilit di raccogliere pi adesioni allevento e per fare le conferenze in unaula con i criteri adeguati per lesposizione degli argomenti e far star comodi i partecipanti. M: Renato, raccontaci gli inizi del club e

quelli della manifestazione. R: tutto iniziato pi di 25 anni fa dalla mia passione per gli alberi in vaso. Inizialmente, io ed un gruppo di amici ci trovavamo a casa mia per confrontarci e a fare le prime esperienze, poi via via che il numero degli interessati cresceva e con il supporto di Mario Zanette (attuale vice presidente), abbiamo deciso di regolarizzare il club e di farci dare dalle Istituzioni Pubbliche degli spazi adeguati al numero di persone appassionate che partecipavano agli incontri. M: ora che il vostro club una realt importante nel Triveneto, quali sono gli insegnamenti che esso mette a disposizione dei soci? R: sono orgoglioso del fatto che il club abbia

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- Marco Tarozzo -

un riscontro notevole, noi siamo sempre stati e sempre saremo umili, questo un concetto fondamentale che mi piace enfatizzare spesso anche ai nostri soci, predico lumilt e la costanza del lavoro sulle piante. Sai Marco, non sono sereno quando mi trovo di fronte a degli espositori che praticano il bonsai da quattro o cinque anni e presentano piante che hanno 20, 30 o pi anni di coltivazione; a me viene da storcere un poco il naso. Vedi, quelle mie piante che hai appena fotografato hanno quasi 30 anni di vaso, ho iniziato a coltivarle che erano grosse meno di una sigaretta (!!); il bonsai, dal mio punto di vista, fatto di costanza, lavoro e tempo. I giovani di oggi vogliono bruciare i tempi e cos ti trovi dei ragazzi che, a fronte di una disponibilit economica rilevante, non impegnano tempo a crescere con le piante ma acquistano dei capolavori da esporre e avere una visibilit immediata. Questo, dal mio punto di vista non fa bene al mondo del bonsai, si rischia di allontanare gente pi che coinvolgerla perch, ad esempio, chi non ha queste disponibilit economiche e si affida al proprio sudore impegnandosi nella coltivazione di piante che fa maturare con estrema passione e tempo, rinuncia a farle vedere perch si sente perdente in partenza. M: quindi, il fatto che nella tua manifestazione

ci sia un concorso diviso in tre categorie? R: proprio figlio di queste considerazioni; con il Direttivo ci siamo detti ma perch non incentiviamo la presenza degli appassionati, che spesso rifiutano il confronto con le piante dei collezionisti? Abbiamo partorito lidea, magari banale, di suddividere il concorso tra club, appassionati e collezionisti cos da coinvolgere tutti e farli gareggiare tra di loro nelle giuste sessioni. Questo modo di fare sta avendo un enorme successo. La nostra finalit, come associazione, quella di far crescere il numero delle persone che si avvicinano a questarte senza creare distinzioni e barriere, comunicando che il bonsai per tutti e ricordando che la festa il fare bonsai, e il premio la giusta cornice al lavoro che si fatto nel e con il tempo. M: che ne pensi degli Istruttori oggi? E voi, come club, vi avvalete della didattica di qualche Istruttore riconosciuto? R: per prima cosa il nostro club non si avvale di un Maestro ma abbiamo la possibilit e lonore di avere spesso tra di noi alcuni dei bonsaisti pi esperti; tra questi, oltre al Maestro Dal Col, mi piace ricordare il bellissimo rapporto di amicizia che ci lega con il Maestro Tanaka. Io credo che non debbano andare perdute le esperienze di questi personaggi che

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>> Mostre ed Eventihanno fatto la Storia del bonsai in Italia e ai gi citati Dal Col e Tanaka, aggiungo gli Oddone, Genotti, Giorgi, Crespi e Franchi anche se hanno intrapreso, in seguito, delle carriere diverse. Il lavoro e le sperimentazioni di queste persone sono stati fondamentali per noi oggi e le loro collezioni sono di unattualit estrema; i loro giardini meritano che le visite siano in religioso silenzio. Gli istruttori oggi dicevi? Ben vengano, ma non si deve dimenticare la dottrina del bonsai; quanti di essi la coltivano? Quanti di essi fanno didattica pura? Io non lo so e lascio aperti questi due punti interrogativi. M: Renato che ne dici di andare un poco a vedere la realt bonsaistica del nostro territorio, il Veneto e il Triveneto. R: certo. LAssociazione del Triveneto era nata con la finalit di aiutare i club piccoli e di nuova costituzione che avevano difficolt a realizzarsi nel proprio territorio e con poche disponibilit, poi, con il tempo questa ottima intenzione si perduta e sono subentrate altre situazioni che hanno contribuito a modificare la finalit principale. Mi spiego: in un mondo che va di corsa, troppo di fretta, si iniziato a correre anche in questa rispettabile Associazione, e il valore alto della cooperazione si spento per dare luogo al valore della competizione e del primeggiare. Sono, per, molto fiducioso e ho un ottimismo tale che immagino che si possa ritornare a quel valore che ha dato inizio all'associazionismo nel Triveneto. Marco: che dire Renato, grazie della disponibilit e della franchezza, un enorme in bocca al lupo per il futuro. Per concludere: ritengo che ci sia molto materiale su cui riflettere nelle parole che Renato Tavian mi ha consegnato e mi preme comunicare che la manifestazione di Sacile, ogni anno, visitata da pi di tremila persone nelle giornate di sabato pomeriggio e domenica, ogni altro commento sullefficacia di questevento mi sembra superfluo.

RIPRODUZIONE RISERVATA

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- Marco Tarozzo -

>> Mostre ed Eventi

di Aldo Altina

>> Mostre ed Eventi

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ei giorni 10 e 11 aprile si svolta, presso la Margaria del Parco del Castello di Racconigi, la manifestazione Ritorno alle serre Reali 2010, alla quale ha partecipato il club BONSAINSIEME di Carignano. Bonsai dunque, ma anche fiori, erbe aromatiche e medicinali, attrezzi e strumenti per la coltivazione e la cura del giardino hanno trovato una splendida collocazione in questo esteso complesso agricolo in stile neogotico. Cornice dellevento stato infatti ledificio della cascina, progettato da Pelagio Pelagi e realizzato tra il 1835 e il 1843, divenuto poi centro di attivit produttive e di sperimentazione di tecniche botaniche. Quale fondale scenografico della cascina gotica, tra il 1844 e il 1848 fu edificata la nuova serra la cui realizzazione venne affidata allarchitetto Carlo Sada. In pochi anni essa divenne nota in tutta Europa per le collezioni di piante esotiche. Sul fianco est della Margaria e della serra lantico giardino a fiori e frutta, detto in seguito giardino dei

Principini, stato restaurato conservando le permanenze storiche riconducibili al disegno di Giuseppe Roda del 1889. Il club BONSAINSIEME, grazie al lavoro di molti soci, ha allestito una quarantina di tokonoma con esemplari dei soci stessi. Durante la manifestazione il professor Giovanni Genotti ha tenuto delle dimostrazioni teorico-pratiche di prima impostazione, sia su piante dei soci sia su piante del pubblico presente.

Ospite dellevento il monaco zen Beppe MokuZa Signoritti, appartenente alla tradizione del Buddismo Zen Soto. Da oltre 14 anni il monaco si interessa di pitture ad inchiostro nero di china (Sumi-e), approfondendo e sviluppando le tematiche di questo metodo oltrech della pratica spirituale in s. Le sue opere esposte e le dimostrazioni pratiche hanno attirato un numero considerevole di presenti, rivolgendosi a chiunque dimostrasse interesse e curiosit per questo tipo di espressione artistica. Allinaugurazione della mostra erano presenti il Dott. Mario Turetta Direttore Regionale Beni Culturali del Piemonte, lIng. Francesco Pernice Sovraintendente Beni Artistici, lArc. Luisa Papoti Sovrintendente Beni Artistici della Provincia di Novara e il Dott. Renato Balestrino Coordinatore Attivit Culturali Castello e Parco di Racconigi, al quale va un particolare ringraziamento per la disponibilit dimostrataci. Tutti hanno fortemente apprezzato limpegno del BONSAINSIEME, augurandosi che questa bella iniziativa possa ripetersi negli anni a venire. RIPRODUZIONE RISERVATA

- Aldo Attina -

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associazione BONSAINSIEME viene costituita da un gruppo di appassionati bonsaisti nel mese di aprile del 1994. Essa nasce col solo scopo di favorire la conoscenza, linteresse e la pratica dell arte Bonsai, valorizzando in special modo le essenze locali ed europee. La volont quella di promuovere e organizzare qualsiasi iniziativa di interesse artistico e culturale inerente il bonsai, collaborando ad iniziative di singoli o di Enti Pubblici o privati che tendano a raggiungere gli scopi sopra indicati. Lassociazione non ha scopo di lucro. Fanno parte di essa persone diverse per cultura,

stato sociale ed et; perci agli scopi principali, di natura artisticoculturale, va aggiunto come corollario non trascurabile il momento di aggregazione e partecipazione attiva che coinvolge i partecipanti. A tale fine lassociazione BONSAINSIEME si riunisce il 2e 4 mercoled di ogni mese presso la sede in piazza Savoia a Carignano. Qui si tengono lezioni, sia pratiche che teoriche, curate dal Prof. Giovanni Genotti Istruttore IBS, coadiuvato dai soci con maggiore esperienza . Il Prof. Giovanni Genotti possiede una collezione tra le pi complete ed ammirate a livello nazionale, composta da circa

400 esemplari. Le sue prime esperienze risalgono al 1958. Nel 1964 ottiene i primi risultati importanti e nel 1983 inizia la sua attivit pubblica con unesposizione di esemplari alla triennale di Milano, in occasione delle settimane giapponesi. Si reca pi volte in Giappone, Cina, Singapore e USA per accrescere le se conoscenze sul bonsai. Per 8 anni segue i corsi del maestro giapponese Hideo Suzuki conseguendo il diploma presso la scuola di Hamano della N.B.A.(Nippon Bonsai Association). Ha allattivo molte mostre personali ed ha scritto diversi libri,tra i quali: 42 Alberi bonsai, Larte di coltivare gli alberi in miniatura, Bonsai da interno, Il bosco in miniatura, Il Bonsai in Italia, Il grande libro del Bonsai. Ogni anno i soci redigono un programma completo cos da organizzare tutte le

lezioni, ciascuna delle quali tratta un argomento specifico: essenze,stili,potature, concimazioni, vasi,ecc Alla parte teorica segue sempre una parte pratica, durante la quale i soci possono applicare direttamente sulle loro piante quanto appreso poco prima. Durante lanno, nei periodi di maggior mutamento delle piante,sono organizzati Workshop e Lavorazioni di gruppo in campo allaperto,cos da condividere i concetti principali della potatura,del rinvaso,dellimpostazione con i fili, della defogliazione, ecc Periodicamente il club organizza visite e gite presso i giardini dei pi importanti maestri o nei principali centri bonsai del Nord Italia, per visionare piante, accessori, concimi e perche no,per acquistare ci che serve sfruttando i consi-

gli di chi ha esperienza. BONSAINSIEME fa inoltre parte del Coordinamento Piemonte e Lombardia e dellUnione Bonsaisti Italiani, partecipando alle mostre di dette associazioni. Ogni anno il club organizza delle mostre; nelle ultime edizioni sono state esposte piante di notevole naturalezza e bellezza bonsaistica. Alcuni soci del club hanno anche avuto la possibilit di fare mostre personali con 15-20 esemplari. Anche durante le mostre si tengono lezioni didattiche teoriche e pratiche, durante le quali i partecipanti possono ottenere tutte le informazioni relative al bonsai. Lassociazione ha sede in Carignano, in Via S. Remigio n35 (Tel.011/9692136), mentre gli incontri si svolgono in Piazza Savoia n1

Congre Sil miodi Laura Monni Foto di Fabio Canneta, Carlo Scafuri

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esso SAN MARINO

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a quando ho scoperto limportanza di partecipare ai Congressi UBI ed alle mostre in giro per lItalia, organizzo il mio tempo libero anche con il calendario degli eventi bonsaisitici. Lo scorso anno sono stata a Salerno e ho passato tre giorni col sorriso stampato in volto. Era tutto nuovo ed entusiasmante. Ho visto per la prima volta il nostro Presidente Mauro Stemberger, il segretario Luciano Granato e tanti altri. Ho voluto riprovare quelle emozioni e, invece, il Congresso a San Marino ha superato le mie aspettative. Tre giorni full immersion nel mondo bonsai. Un modo per sentirmi parte di un mondo che guardo sempre con stupore e passione. Sono arrivata venerd e subito mi sono trovata a guardare le dimostrazione dei talenti UBI delle passate edizioni: nomi importanti ormai come Ivo Saporiti, Roberto Raspanti, Alfredo Salaccioni, Matteo Caldiero, Mario Segneri, etc. Le piante in lavorazione bellissime ed

interessanti, ognuno di loro ha spiegato alla platea come avrebbe proceduto con la lavorazione, le particolarit, i pregi ed anche i difetti. In due giorni di quelle piante ne hanno fatto esempi di bellezza e di precisione. La presentazione di Sandro Segneri stata interessantissima: era la prima volta che lo vedevo e lho trovato molto carismatico. Una lezione di bonsaismo davvero utile, non per niente la sua scuola una delle pi famose ed ambte in Italia. Segneri, per quel poco che ho potuto capire, ha un metodo didattico particolare, tende a semplificare i concetti ed a schematizzare, magari con dei disegni, ci che sta dicendo facendo in modo di fissare nella mente dellascoltatore quel determinato concetto. Mi ha molto colpito quello che ha spiegato su come evitare che lattenzione dellosservatore venga attratta di pi da un ramo o da una curva del tronco, distogliendo lo sguardo dallinsieme del bonsai. Inoltre il pubblico numeroso ha seguito

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sempre con attenzione e si sentito coinvolto dai suoi discorsi, segnale questo della sua innegabile professionalit (foto 1) Altro momento topico, lintervento di Luca Bragazzi. Ha parlato in generale, di difesa delle piante dai fitopatogeni ed in particolare si dibattuto

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>> Mostre ed Eventi

sulle tracheomicosi, che sono sempre pi pericolose. Ho avuto modo di ascoltare altre lezioni di Luca e mi piace molto il suo modo diretto e competente di affrontare gli argomenti (foto 2). Molti gli stands presenti, con in vendita bellissime piante prebonsai, in ottimo stato e di buona qualit. Vasi per tutti i gusti, John Pitt e la signora ce-

coslovacca, dal nome impronunciabile, e Tiberio Gracco con molte novit. Le forbici di Marco Invernizzi, attrezzi di tutti i livelli e terricci, concimi e filo e materiale vario. Cena in albergo, il mio decisamente allaltezza delle quattro stelle, e passeggiata notturna per il centro. Clima freddissimo e dal sabato pioggia e nebbia impenetrabile, insomma tempo da lupi (fo-

to3)! Il sabato finalmente abbiamo visitato la mostra: che piante!!! Il livello medio veramente alto e dei pezzi importanti da passare le ore a guardare e imparare. Ammirevole lo sforzo dellUBI di riuscire a mettere in mostra tutte le piante presentate. Il catalogo sar decisamente un pezzo da

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conservare nelle nostre librerie. Nel mio ricordo di questa esperienza: alcuni straordinari bonsai che finora non avevo mai visto. Ho partecipato alla visita guidata organizzata dellUBI con una persona esperta e molto preparata Lorenzo Agnoletti: insieme abbiamo guardato con attenzione le piante in mostra, cercando di capire meglio le intenzioni del bonsaista e la capacit di rendere la pianta pi o meno vicino ai canoni giapponesi. Per quanto riguarda i tokonoma tanti consigli e qualche critica a quelli presenti alla mostra e lui, molto esperto in materia di esposizione e di gusto giapponese, mi ha insegnato veramente molte cose. La mattina c stato il concorso per il talento UBI 2010. Piccoli ginepri itoigawa che, secondo me, hanno messo a dura prova lesperienza dei partecipanti. Ne sono usciti dei piccoli capolavori ed ha vinto Antonio Marino di Napoli, che rappresenter lItalia al Congresso EBA a Zurigo. Sempre lui sar presente anche alla XVII Mostra dellAssociazione Culturale Roma Bonsai che si terr all'Orto Botanico di Roma l 8 e 9 Maggio 2010, avr cos modo di conoscerlo meglio! Una illustre presenza: Gianfranco

Giorgi uno dei padri del bonsaismo italiano (foto4) . Alle 14.00 la dimostrazione di Marco Invernizzi, non me la potevo perdere, lo trovo molto simpatico e decisamente preparato (foto5). Il suo libro Mollo tutto e vado in Giappone sulla via del bonsai" (la mia copia ora ha la sua dedica!) lho letto in un momento di crisi del mio percorso bonsaistico e devo dire che mi ha aiutato a capire un po meglio la mentalit giapponese e rapportarla a quello che vorrei fare io del mio futuro bonsaistico. Insomma la sua dimostrazione consisteva nella impostazione di un vecchio tasso, raccolto e in vaso gi da qualche anno con un nebari molto largo, ma un tronco piatto e largo perch la pianta cresciuta vicino ad un muro. Ci ha illustrato le caratteristiche dellessenza ed il modo da nascondere i difetti del tronco, cercando di realizzare un buon bonsai. Decisamente il risultato stato eccellente. Mi rimasto impresso il discorso sulla tecnica di impostazione coi tiranti (foto6). Si svolta in contemporanea una tavola rotonda sul Bonsai in forum, erano rappre- Laura Monni -

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sentati alcuni dei forum pi frequentati: Carlo Scafuri del Napoli Bonsai Club forum, Ignazio Giambrone del Trinacria Bonsai forum, Ivo Saporiti di Bonsaiclub.it forum, e Andrea Pintus del Bonsai Italia forum. Io ci tengo a dire la mia: leggere i forum non fare bonsaismo, per sono convinta che sia un nuovo modo di fare cultura. E un sistema anche di aggregazione e mi ha consentito di conosce-

re tantissime persone appassionate a questa arte. E lUBI infatti, per la prima volta, riconosce ai forum un valore didattico e informativo. Tutti daccordo che divulgare larte bonsai via internet non la stessa cosa che leggere o seguire un corso, ma serve per avvicinare a questo mondo molte persone che, altrimenti, resterebbero isolate. In conclusione si giunti ad un accordo di colla-

borazione tra lUBI e gli amministratori dei forum, lUBI promette maggiore spazio ai forum, in cambio di una maggiore visibilit sui forum stessi. Il sabato sera la cena di gala, momento divertente di aggregazione. Poi la consegna dei premi e riconoscimenti sia ai suiseki che ai bonsai. Poi il momento topico della consegna allUBI della medaglia Premio del Ministero per i Beni e le Attivit culturali della Repubblica italiana consegnata da Fabrizio Petruzzello nelle mani di Massimo Bandera (foto 8). A Fabrizio Petruzzello, per la sua pianta in mostra, stato poi consegnato il premio Io difendo lulivo di Gianni Picella, che stato il primo Presidente dellUBI ed ora Presidente del Comitato per la tutela degli ulivi monumentali. La pianta esprime al meglio le potenzialit di questa essenza mediterranea, che mi stupisce sempre nelle sue forme e colori. La lavorazione la dimostrazione di come il bonsaismo italiano abbia molto di nuovo da dire (foto 7). Domenica, con qualche raggio di sole, subito scomparso sopra al centro Congressi e con la sensazione di essere perseguitata dalla nuvola di fantozzi, sono tornata pronta a guardare tutti i premi attribuiti con minuziosa

attenzione, vedere la dimostrazione di Peter Warren e Carlos Van Der Vaart, seguire la visita guidata organizzata dallAIAS della mostra dei Suiseki insieme a Daniela Schifano, partecipare allassemblea Generale e comperare un prebonsai, fare delle foto da pubblicare sui miei amati forum e salutare con calma tutte le persone che ho conosciuto. Non ho fatto assolutamente nulla di tutto ci: stato un turbino di amici che mi sono venuti a trovare, qualche acquisto al volo e poi il rientro a Roma. Il bilancio molto positivo per me e spero che lo sia anche per tutti coloro che hanno partecipato e contribuito al successo di questo Congresso. RIPRODUZIONE RISERVATA

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In libreria Voci per l'Olivo

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'ulivo una pianta parsimoniosa. Ha bisogno di poca terra, di poca sostanza per vivere e fruttificare. Ha infatti una capacit di radicamento formidabile, che le consente di succhiare le minime sostanze nutritive presenti nel suolo. Nel paese dove sono nato, nelle colline veronesi, ai tempi della mia giovinezza, un ulivo svettava curiosamente sul campanile, gettando fuori la sua chioma dalla cella campanaria, dove aveva messo radici nelle fessure dell'edificio prodigiosamente vivendo, si sarebbe detto, di aria e di luce pi che di nutrimenti edafici. Sulle rocciose isole dalmate si vedono ulivi che spuntano sui terreni rocciosi, poveri di suolo, in maniera incredibile. Anche in Puglia regione siccitosa come poche altre gli splendidi ulivi che danno un lustro e un carattere inconfondibile al paesaggio, crescono sugli esigui strati di terreno accumulati nelle tasche delle depressioni carsiche o nelle piccole piane depressionarie del tavolato roccioso dove si trovano poveri strati di suolo ferrettizzato dal disfacimento calcareo. Eppure appaiono straordinariamente sontuosi e di una bellezza che deriva loro dalla potenza con cui si radicano al suolo, da una sorta di forza tranquilla, suggerita probabilmente dalla stessa dimensione dei loro tronchi secolari. Ed proprio la loro antichit, la loro forza di resistere e sopravvivere per infinite stagioni, nonostante la povert dei suoli, a dare quell'impressione confortante, come di organismi forti, resistenti, resi possenti dalla loro stessa anzianit. L'antichit degli ulivi in Puglia, la loro veneranda et, si vuol dire, il portato della loro stessa parsimonia, della loro capacit di radicamento sui terreni poveri. La pianta si ingrandisce e diventa preziosa proprio perch ha quelle capacit straordinarie, godendo del rispetto del coltivatore, nella cui passione sta probabilmente il segreto della sua magnifica esistenza. Ho spesso immaginato, in Puglia, che i coltivatori non solo conoscano una ad una le piante del loro uliveto, ma che le denominino in modo diverso, a seconda del portamento o delle capacit produttive, come in

montagna il pastore denomina tutte le mucche della sua mandria, secondo le capacit produttive o il disegno e il colore del mantello delle bestie. L'ho immaginato anche perch un ulivo anziano e coltivato per tutta una vita finisce con il diventare un amico, o un sostegno psicologico per un coltivatore che sulla sua produzione ricava spesso una parte importante delle sue risorse economiche. Del resto gli ulivi, anche se allineati e molteplici, quindi nient'altro che numeri, dentro il geometrismo degli uliveti (in Puglia cos ordinati da sembrare parchi), hanno una struttura, un portamento e delle capacit produttive diverse, e quindi assumono una individualit che non hanno le altre piante. E poi sono tutti diversi, uno dall'altro, diversa la forma dei loro tronchi, diverso lo sviluppo dei rami che sono s il risultato delle potature, ossia dell'intervento dell'uomo, ma di un intervento che sopratutto, e in prima istanza, dettato dalle interne strutturazioni della pianta, dalla diversit del suolo da una parte all'altra. Altra caratteristica dell'ulivo, importante ai fini del rapporto che l'uomo stabilisce con esso, la sua longevit. Tra le piante dell'ambiente mediterraneo una delle pi longeve. Si conoscono ulivi millenari al dir di studiosi ed esperti. In ogni caso sopravanzano di gran lunga l'uomo, e questo il motivo del rispetto profondo che viene portato agli ulivi. Che sembrano custodire nel loro legno, nel loro portamento, il segreto delle storie, delle mille e lontane vicende a cui in qualche modo hanno assistito da muti spettatori. A sua volta il rispetto che viene portato loro le fa crescere ed invecchiare pi di ogni altra pianta, causa ed effetto della loro conformazione, dei tronchi possenti e ritorti, delle loro chiome spesso sfibrate ma sempre generose, anche dopo interminabili stagioni nel corso delle quali hanno conosciuto di tutto, dalle tempeste invernali, alle sfuriate dei freddi venti di tramontana agli aliti arroventati dei venti da sud oltre che la mitezza felice delle primavere. Non c' pianta che pi sappia raccontare con il suo stesso aspetto le storie vissute, pur con l'immobilit spaziale a cui

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condannata in quanto vegetale. In questo c' la bellezza che poi la bellezza, persin retorica a suo modo, dell'ulivo, come di un essere vivente immutabile e silenzioso che non parla ma dice gi con il suo modo di proporsi che cosa sia il tempo ed il suo mistero. Questa bellezza stata riconosciuta all'ulivo sin dall'antichit e tra i tanti elogi all'ulivo, alla sacralit che ad esso si connette, si ricorda soltanto quello di Sofocle nell'Edipo re: "C' un albero non piantato dalla mano dell'uomo, nato da s medesimo, che infonde terrore alle lame nemiche e verdeggia abbondantemente in questa terra, l'ulivo dalle foglie glauche, alimento dei bambini, che mai rapace, vecchio capo devastatore estirperebbe con le proprie mani, perch ad esso guardano gli Dei dagli occhi chiari". Rispetto per la bellezza, la generosit, la sacralit dell'albero. Che continua a produrre, anche se vecchio e plurisecolare. Forse le piante pugliesi non hanno la redditivit che oggi si ottiene con gli impianti moderni, razionali, che si vanno diffondendo anche da noi al posto dei vecchi eppur magici uliveti che sono cos importanti nel dare un carattere particolare alla terra pugliese. Questo pone un problema non di poco conto. C' di mezzo limmagine stessa della regione, una regione che pi di ogni altra in Italia stata consacrata all'ulivicoltura ormai da secoli, quando gli oli pugliesi alimentavano ricchi commerci destinati ai mercati del Nord Adriatico ed oltre. Ci si pu oggi consentire di coltivare la bellezza se non abbia una resa economica? In qualche caso oggi la bellezza rende, ma non si pu mantenere una ulivicoltura che non sia anche produttiva per quello che pu dare in offerta al mercato oleario. Forse si proporr una pianificazione che contemperi l'ulivicoltura che renda in termini produttivi con l'ulivicoltura che renda in termini di bellezza, di immagine. Ci significa che bisogna pianificare e scegliere gli uliveti che pi di altri meritino di essere tutelati, in quanto consustanziali all'immagine del paesaggio pugliese. Farne dei piccoli parchi testimoniali. Infine occorre frenare l'esportazione degli ulivi centenari da trapianta-

re in terre o paesaggi diversi, come nei giardini del Nord Italia verso cui c' un commercio che ha qualcosa di repulsivo tanto da far pensare al commercio degli schiavi. Infatti la bellezza dellulivo, una volta trapiantata in altri paesaggi, non pi tale, non pi connaturale a quei paesaggi, dove l'ulivo trapiantato, spesso vecchio e venerando, fa pensare all'emigrazione e al trapianto in terre diverse di persone ormai anziane, che per tutta la vita hanno respirato una certa aria, goduto di un certo sole, assimilato certe abitudini. Il rispetto per gli ulivi, come il rispetto per altre piante, un fatto di civilt: il rispetto per il paesaggio e per le specificit geografiche che del paesaggio sono la proiezione. Dunque rispetto per le variet del mondo che oggi, per la verit, tendono sempre pi ad essere annullate in nome di una superiore organizzazione globale. Ma la globalit non sottintende necessariamente distruzione delle diversit, caso mai dialogo rispettoso nei loro confronti. Nel caso nostro, rispetto per la veneranda bellezza degli ulivi, come quelli che in Puglia celebrano l'antichit e il fascino mediterraneo di una terra, non meno delle sue citt bianche che, proprio fra gli uliveti, fanno capolino con i loro campanili e i loro splendidi monumenti.

Il testo di Eugenio Turri, gi docente alla Facolt di Architettura del Politecnico di Milano e consulente per la pianificazione territoriale e paesistica della Regione Lombardia, pubblicato a cura della Mario Adda Editore, Bari.

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o acquistato questo tasso nellautunno 2009 dietro consiglio del mio amico Marco, che me lha mollato in mano con un Ti. Vediamo che riesci a tirarci fuori. Ho partorito da allora un paio di idee non molto soddisfacenti, cos a fine marzo 2010 abbiamo affrontato assieme la prima impostazione su una sua idea. Dopo aver tratteggiato un virtual del progetto, abbiamo prima di tutto deciso linclinazione definitiva del tasso. Abbiamo iniziato quindi lattento lavoro di filatura a quattro mani, partendo dal primo ramo a cui stata data la voluta inclinazione in semi-cascata. La parte di ramificazione che avrebbe originato lapice stata piegata dietro al secco e con lausilio di un paio di tiranti stata sistemata nella posizione voluta. Infine tutta la ramificazione, anche la pi fine, stata sottoposta a filatura, usando filo di rame di dimensione decrescente ed stata impostata- Sandra Guerra -

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>> La mia esperienzaallargandola e torcendola per creare i palchi: la natura generosa del tasso ci ha permesso di ridurre i getti alle dimensioni ottimali. In particolare parte della vegetazione stata curvata sia verso la parte posteriore, per creare profondit, sia attorno allapice secco. Al termine di questo primo step ho quindi posto la pianta allombra e la nebulizzer frequentemente per una ventina di giorni circa. Infine con una attenta coltivazione punter ad infittire i palchi. RIPRODUZIONE RISERVATA

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>> La mia esperienza

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ra la pasquetta dell'1994, facevo bonsai ormai da anni e quel giorno, insieme ad un grande amico, partimmo alla ricerca di qualcosa di speciale. Dopo parecchie ore trovammo una pianta interessante, un ilatro (fhillirea). La pianta doveva avere circa 50 anni; l'ambiente molto brullo, il terreno roccioso, i forti venti e le mucche maremmane, che tennero costantemente bassa la chioma, avevano contribuito nel tempo alla sua formazione attuale. Il 17 aprile 1994, a Pescia, iniziai a lavorare la pianta in un laboratorio con il maestro Huang, in collaborazione con il maestro Terakawa. Per loro la pianta era una novit; non avevano mai visto quel tipo di essenza e si trovarono un attimo in difficolt, sia per la potatura e la reazione che essa avrebbe avuto, sia per l'impostazione e lelasticit dei

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rami, che non era molta. Dopo la prima impostazione con i maestri, mi occupai della rifinitura a casa come si fa solitamente. Nel lavorarla mi balen in testa unidea; concorrere ad una mostra nazionale! Arrivai cos alliscrizione alla prima edizione della Crespi Cup. Con l'aiuto di un fotografo feci i provini. La pianta venne accettata, era il gennaio 1995. Insieme al mio grande amico studiammo in che vaso sistemarla, ma dopo vari tentativi ci convincemmo che la soluzione migliore sarebbe stata una lastra di vetroresina ad hoc. Eccone il progetto e la lavorazione! Con una rete creammo la struttura di base, stabilendone forma e dimensione, rinforzandola poi con barre di alluminio. Iniziammo a coprirla con fogli di vetroresina e la stessa liquida, strato su strato.

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Una volta terminata la struttura cercammo un modo per renderla visivamente naturale. Sabbia! Ecco l'idea, forse rubata, non ricordo con esattezza, ma fu la soluzione. Spalmai altra vetroresina liquida e poi sopra distribuii la sabbia tamponando il tutto. La lastra era terminata! A questo punto ci preparammo al rinvaso forando la lastra per evitare ristagni dacqua e per legare al meglio la pianta. L11 marzo 1995 rinvasammo; la soddisfazione fu tanta! Era il lontano 1995, poi i percorsi di ognuno di noi cambiano, molto spesso ci che pensavamo il massimo si sbriciola tanto velocemente che non ci si rende conto, avevo tutto, ho perso tutto, tutto? No, l'amico c sempre!

Non potendo pi tenere i bonsai con me li ho dati via tutti, per questo invece ho fatto uno scambio, una barca, una pilotina di 5,50 mt, con un motore da 25cc. Da allora bonsai non ne ho fatti quasi pi, per dallesperienza di essi posso farmi una morale del mio passato se ci sono i principi giusti si rinasce posso tranquillamente dirlo IO SONO RINATO! RIPRODUZIONE RISERVATA

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i chiamo Ezio Corradin e sono un appassionato bonsaista da pi di quindici anni, gli ultimi di questi passati ad apprendere questa magnifica arte sotto la saggia guida di Sandro Segneri nella Bonsai Creativo School. Negli ultimi anni, oltre alla passione per il bonsai, mi scoppiata dentro la passione per quello che riguarda il modo e il mondo dellesposizione del bonsai nel tokonoma e, scavando dentro a questa passione, ho percepito che ero, e sono, molto attratto dai supporti per le piante, quelli che in maniera moto frettolosa definiamo tavolini. Con Luca, fino a poco tempo fa mio conpagno alla BCS, abbiamo deciso di immaginarci un modo diverso di lavorare i tavolini e di farlo anche per chi, vista la situazione economica, non in grado di spendere i 3/4 cento euro e pi per singolo pezzo; abbiamo dedicato molte ore, levate al sonno e al riposo, per poter acquisire la manualit che serve e molte ne stiamo dedicando per la scelta dei materiali pi consoni ad un lavoro pregevole.

Questa per noi una passione non un lavoro, per questo non dobbiamo necessariamente perseguire il profitto e questo fa si che possiamo dedicare alla creazione dei tavoli tutto il tempo necessario per farli belli, infatti quando creiamo lunica strada che percorriamo e quella della bellezza del prodotto e della soddisfazione personale di vederlo realizzato. Negli ultimi due anni siamo stati presenti alla manifestazione di arco Bonsai con il nostro stand e le soddisfazioni pi grandi sono state quelle di non essere mai tornati a casa con il carico dei prodotti che abbiamo presentato e poi.vedere che piante meravigliose esposte in mostra erano posizionate sopra dei tavoli costruti da noi. Da poco abbiamo attivato anche un sito internet, www.bonsaiwood.it dove possibile vedere alcune delle nostre realizzazioni. Nelle foto che si succederanno ho voluto presentare la nascita di uno dei nostri lavori, step by step, cos da poter far vedere che con la passione si possono fare cose che fino a ieri era impossibile immaginarsi.

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L'importanzadel104- Luciana Queirolo -

PREMIO

di Luciana Queirolo

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>> A lezione di Suiseki"Quale dovrebbe essere il giusto modo di porsi del bonsaista nei confronti del Premio?". Scusate le mie elucubrazioni mentali, ma l'arrivare a premio davvero cos importante? E' il nuovo status simbol del provetto bonsaista, un riconoscimento importante al lavoro svolto fino a quel momento, oppure un modo come un altro per farsi pubblicit? Ci ho pensato. E giusto che ognuno di noi ci faccia su, la propria personale riflessione. Sono stata da sempre sostenitrice delle Mostre senza premi; mi pareva di combattere contro i mulini a vento: senza premi, la gente non partecipa. Certo, riferendoci alle pietre, ci sono da fare dei distinguo: di differente peso lintervento umano o forse, pi precisamente e dopo una attenta lettura, si rivela inversamente proporzionale limportanza dellapporto, tra concetto e manualit. Carlo ci invita a fare un piccolo, ma poi non tanto piccolo, esame di coscienza... la sua domanda non formulata per scivolare via in superficie. Carlo ha consapevolezza delle di lei potenzialit, atte ad indagare nel nostro profondo, stimolandoci nel tentare di capire a che punto siamo, lungo la strada della conoscenza della pietra o del bonsai. Soprattutto, a quale livello ci stiamo rapportando, a che punto di comprensione. Intanto, gi la notevole differenza tra lintervento manuale umano su una pianta e quello su una pietra, dovrebbe diversificare enormemente le spinte emotive di una celebrazione individuale. Alchimista scrive: A mio modestissimo avviso il miglior premio avere la consapevolezza di essere nel giusto, di essere impegnato in qualcosa che ti soddisfa e ti gratifica e di dare il meglio di te stesso sempre ed in qualsiasi circostanza. Se a questo si aggiunge la gratificazione di un premio, ben venga. Sandra: - C' quello che vuole imparare e confrontarsi col mondo e migliorarsi. Peso dato ai premi: consistente perch sono il riscontro di aver imparato bene. - C' il maestro che lo fa perch glielo chiedono (ed pure un po' stufo di farlo) - Peso dato ai premi: moderato. Ormai gli chiaro il suo valore/potenziale e non ha paura di confrontarsi. Se arrivano premi va bene ma non ci muore dietro. Io penso che il maestro sia vulnerabile, in questo, anche pi di un novellino. Che forse preferisca rimanerne fuori od al di sopra; a volte, non considerando il giudice allaltezza di giudicare la sua pianta - il suo suiseki. Perch affronto questo tema? E attinente, ci insegna qualche cosa? Come ci aiuta nella conoscenza dellarte delle pietre? Credo che condividere le emozioni di una stessa passione, avere la chiave di lettura uno dellaltro... sia comunque un arricchimento per tutti. S: ho sempre sognato mostre di pietre senza premi: mostre che siano punto di incontro e di scambio, prive di ogni risentimento bene o mal celato. Le ho sempre caldeggiate non per eliminare il cattivo spirito di competizione, quello non sano; ma per loggettiva difficolt nello stabilire il valore intrinseco di un suiseki, al di l di una sua estetica apparente. Pi facile, nel Bonsai, avere esperti agronomi assolutamente addentro alle peculiarit di una specie, ai suoi limiti di crescita, delicatezza, struttura, esigenze etc Generalizzando, c meno preparazione, nel giudicare un suiseki: non sempre c una approfondita conoscenza dei materiali. Riferirsi alla scala Mohs delle durezze, non basta: ignee, sedimentarie, metamorfiche nella roccia vi sono, come nel legno, il verso di sedimentazione, di rottura, di impasto; gli accadimenti geologici che hanno assemblato elementi differenti; il processo di metamorfizzazione le mille variabili di intervento degli agenti naturali... insomma: quelle caratteristiche che diversificano il modo e la possibilit stessa di modellarsi.

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Tutto questo e molto altro ancora, pu aver concorso a creare quella forma, colore, texture, che fanno la suggestione di una pietra, certamente. Ma, a seconda del materiale: con quale facilit e facile reperibilit; oppure: con quale sorprendente, rara, unica, combinazione? Ecco che arrivo ad un mio reale vissuto che possa forse spiegare a voi, cosa vuole dire per me, un premio ad una mia pietra. A cuore aperto, sperando che raccogliate le mie parole come amore per ci che faccio. Arco: Congresso IBS 2010 guardo le foto, le mie foto e faccio: boh! In foto, mi sembra il povero anatroccolo in mezzo ai cigni. (mamma mia! Se lho pensato io, allora gli altri ?) La mia intenzione, questanno stata, se vuoi, didattica: ho presentato due pietre con un percorso geologico molto simile (potrei tranquillamente dire: equivalente). Una dalla Cina, una dalla Liguria. Io mi esalto, quando posso realizzare tangibilmente questi paragoni. Lvliang stone ( anche chiamata Llaing

stone, paesaggio di pianura o Pietra Imperatore) pietra sedimentaria cinese proveniente dalle colline rurali della contea di Lvliang, tra lantica Sishui ed il fiume Giallo. Ce lho da un anno. Ho spazzolato il materiale pi morbido e giallo, contro le raccomandazioni del venditore, sino ad arrivare ad una durezza accettabile. Scurir, col tempo. Venduta con un fronte diverso, ravvisai un villaggio di pescatori, sul retro. Per questo la scelsi e cos lho mostrata. La pietra che invece trovai qui in Liguria, la sto proteggendo da forse pi di 15 anni. Naturalmente ignara dellesistenza di qualche cosa di simile altrove, ne trovai due esemplari, poi, niente pi. Il tempo passato al coperto, ha trasformato lo strato chiaro da cui fuoriescono le protuberanze di palombino, conferendogli- Luciana Queirolo -

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>> A lezione di Suiseki

una patina a gradazioni di intensit corposa e lucentezza differenziata. Dunque, sto riconoscendo in lei la valenza della rarit, come pietra italiana ed il valore della patina acquisita nellattesa di

mostrarla. La suggestione? penso che quel nome poetico, tirato fuori in un secondo per necessit di cartellino, rispecchi ci che di lei mi inteneriva, senza averne coscienza. Il pianoro delle colline solitarie

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paesaggio vagamente desertico. Nonostante le misure contenute della pietra, con quella distesa di terra gialla, lo spazio si dilata quasi che la crosta terrestre si fosse spaccata, separando per sempre le colline tra loro. Il vento, sta ricoprendo di sabbia le ferite. Lo sento fischiare lontano, nella sua corsa tra luna e laltra Furyu: vento che scorre. Come vento in movimento, pu essere percepito, ma non si vede. Ecco. Cosa per me, per quella pietra, quel premio? Una grande conquista. Prima, la mia pietra gridava i suoi (i miei) pensieri e sentimenti con un linguaggio che mi pareva fosse per altri incomprensibile, che non bucasse la loro indifferenza. Molti continueranno a rimane-

re indifferenti: compito mio non smettere di cercare di spiegare. Sar un mio limite, ma non riesco a trarre completo appagamento da una suiseki-do in solitaria. Ad Arco, ho raccolto il giudizio di due persone che fanno di queste arti una ragione di vita. Loro hanno decodificato i segnali emessi da quella pietra; ascoltandone il suono, ne hanno letto il racconto. Due giudici, due premi: la suggestione di quella pietra non potr avere riconoscimento pi grande, per me, di questo duplice consenso. Sono in stato di grazia perdonatemi. Lu. RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Torchiato Tasso" Fulvio BosioBonsai Creativo School-Accademia

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uello che segue, potrebbe anche apparire come un racconto banale, in un periodo dove sembra che solo piante yamadori possano avere una storia interessante da raccontare; invece secondo me anche un comune materiale da vivaio, con il tempo e le giuste cure pu acquisire quella vetust, e quella maturit cosi tanto apprezzata da noi bonsaisti, in grado di regalarci molte soddisfazioni. Questa la cronistoria di un mio albero che vorrei chiamare il torchiato tasso. Tale albero fu acquistato in un comune vivaio e poi trasformato in un materiale prebonsai da un noto bonsaista del nord che lo prepar nel seguente modo. Dapprima fu ricercato il piede, quindi furono eliminati i rami ritenuti inutili, rinvasato in un contenitore di plastica di medie dimensioni e lasciato libero di vegetare per tutta la stagione seguente. Fu uti-

lizzata semplice ma ottima pomice, come terriccio di base. Quando la pianta venne in mio possesso, limpostazione con la quale era stata progettata,

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corrispondeva al classico stile moyogi: ma si sa, il bonsaista un sognatore, un creativo, forse un pazzo, (parlo per me ) ed ecco che allora comincia ad inclinare, girare, abbassare, alzare, ricercare altre possibili soluzioni che siano evocative e che gli trasmettano uno stato d'animo, un emozione: un sogno appunto! Questo sogno, quindi, mi indusse ad immaginare un albero di montagna, dove particolari condizioni climatiche ne avessero determinano il carattere e le forme. La prima lavorazione fu dedicata ad un abbozzo di invecchiamento del tronco, che in un albero da vivaio, tutto da inventare. Sgorbie, coltelli, scalpelli scorrono sul legno, incidendolo, scavandolo, scolpendolo al fine di ricreare, il pi fedelmente possibile, quei fenomeni naturali (fulmini, frane, ecc.), che ci racconteranno del suo vissuto. Furono eliminati altri rami (Foto 1, 2 - Maggio 2000). Nellattesa che I fasci linfatici ai bordi dello shari assumessero una forma tubolare, predisposi un programma di coltivazione mirata a irrobustire e infittire la ramificazione, acqua, aria, luce e concimazioni organiche furono fondamentali a tale scopo. Il tempo scorreva e gi pensavo allopportunit di modellare la ramificazione al fine di realizzare una prima impostazione

al progetto sognato. Tale occasione si present nel corso di uno dei primi appuntamenti scolastici con il mio amico e maestro Sandro. Al termine di unentusiasmante giornata, l'albero aveva assunto laspetto visibile nella foto a seguire (Foto 3 Settembre 2002). Durante tutto il percorso evolutivo di un bonsai, e di un bonsaista, la curiosit e la continua ricerca estetica, correlata allassoluta sana crescita dei propri alberi, si manterranno inalterati per tutta la vita. Una migliore padronanza delle tecniche di coltivazione e di modellatura abbinata alla piacevole quotidianit nei rapporti con l'albero, trasmettono forti e sempre nuove emozioni; il cuore palpita e la mente vola, su lontani dirupi, dove il tasso si prostra in cerca di luce a ricostruire una pi folta chioma (Foto 4 Ottobre 2004, Foto 5 - Settembre 2005). Arriviamo allanno 2006. L'albero inizia a mostrare una certa maturit; risultato di una corretta quanto equilibrata coltivazione. Le giuste pinzature hanno arricchito i palchi e stimolato la miniaturizzazione del fogliame, mentre una modellatura pi raffinata, ha consentito una migliore distribuzione ed equilibrio degli spazi. In ultimo, il nuovo intervento eseguito sul tronco, gli ha donato ulteriore vetust e carattere: il sogno co-

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mincia ad avverarsi. Ora giunto il momento di pensare ad un vaso che armonizzi adeguatamente al nuovo aspetto dellalbero, affinch possa esprimere al meglio le sue potenzialit, in occasione di uneventuale mostra (Foto 6 - Settembre 2006). L'occasione si presenta durante il Festival del Bonsai 2007 ad Imperia, organizzata dal club a cui appartengo. Con mia gran soddisfazione, Il tasso viene premiato con la targa IBS e conseguentemente esposto a Roma durante il So-Saku 2007, aggiudicandosi, a pari merito, il 2 posto. Ma ancor pi grande la gioia nel vedere il mio albero partecipare al prestigioso congresso UBI 2008, tenutosi ad Arco, dove gli viene conferita una

menzione di merito (Foto 7, 8). Rivedendo oggi le fotografie utilizzate per la stesura di questo articolo, rivivo e riassaporo tutte quelle intense emozioni che il mio torchiato tasso riuscito a donarmi durante questi nostri primi 10 anni trascorsi insieme. Quello che fu un sogno, oggi diventata una splendida realt. Un semplice albero da vivaio con il quale ho condiviso parte della mia e della sua vita; un amico, un maestro, che mi ha permesso, non solo di far pratica materiale, ma anche di comprendere il vero significato della dedizione, della pazienza e della riflessione. Voi cosa ne pensate? RIPRODUZIONE RISERVATA

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on questa intervista diamo il via ad una serie di interviste dedicate ai nuovi istruttori IBS, ovvero Marco Tarozzo, Rocco Cicciarello e Franco Barbagallo. Il primo, nemmeno a farlo apposta Marco Tarozzo, si... proprio lui, il Tarmar del Napoli Bonsai Club Forum. Come sempre, intervistare una persona con la quale si ha un rapporto, oserei dire di amicizia, non cosa semplice, si rischia di cadere nel banale, nel gi detto o al contrario di strafare. Mi auguro che nelle prossime pagine non ci sia nulla di tutto questo. Quello che vorrei venisse fuori da questa intervista il risultato di una chiacchierata tra amici, senza formalit e senza ipocrisie. Dicevo che con Marco c' un rapporto che definirei di amicizia bench lo abbia conosciuto di persona solo pochi mesi fa in occasione del congresso UBI a S. Marino... ma nonostante non ci fossimo mai incontrati bastata una sola occhiata perch entrambi sapessimo chi fosse l'altro. Quello che mi ha pi colpito di Marco la sua spontaneit unita ad una grande umanit. Ma vi ho gi tediato abbastanza con questa introduzione, perci chiudo con un augurio di buona lettura e buon bonsai a tutti! Giuseppe Monteleone

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Come ho detto nell'introduzione, intervistare una persona che si conosce implica mantenere il giusto distacco per non cadere nella retorica. Vista dalla tua parte, com' rispondere a domande che ti vengono rivolte da una persona che conosci? Secondo te i rapporti personali possono influenzare le risposte? Caro Pino mi vien un poco da sorridere perch per me amicizia vuol dire stima, complicit e nel nostro caso anche stessi interessi, quindi mi trovo un poco a disagio in quanto alcune cose che ci racconteremo noi le sappiamo gi. Cercher di essere il pi distaccato possibile e di rispondere con la massima oggettivit. Ormai noto che una delle prime domande riguarda luomo che si nasconde dietro il bonsaista. Molto di te si pu capire dalla frequentazione sul forum, ma il Marco privato com? Il Marco privato un Manager di unazienda della distribuzione organizzata che lavora molto e spesso in giro per lItalia e per lEuropa. Nel lavoro sono molto esigente con me stesso e con i miei collaboratori; ho un carattere positivo e forte, non amo farmi travolgere dal tempo che passa, mi piace sperimentare e conoscere, amo moltissimo leggere e ascoltare buona musica dautore italiana, jazz, blues e soprattutto rock. Ho una moglie, Sandra che mi sopporta da tantissimi anni, ci siamo conosciuti che eravamo bambini, e poi ho un cane e un gatto: Clara e Susy che completano la nostra famiglia. Alcune delle doti che ho potuto apprezzare di te sono la grande umanit unita ad una modestia rara, ti ritrovi in questa descrizione? Mah, difficile fare uno screening della propria personalit, posso raccontarti questo di me per poi trarne le conclusioni: provengo da una famiglia modesta e, anni fa, per contribuire a farla

andare avanti, ho dovuto abbandonare il mio sogno universitario e entrare nel mondo del lavoro; il mio primo impiego fu a part time addetto alle pulizie in un supermercato; ora, dopo ventanni di duro lavoro e di studio, sono il direttore delle vendite di una Azienda Multinazionale di supermercati ma non dimentico mai da dove sono partito e il mio passato condiziona positivamente il mio quotidiano. Credo proprio che il saper dare debba essere una delle finalit della nostra vita. Ed ora veniamo a noi. hai appena conseguito anche il titolo di istruttore IBS, cosa hai provato quando hai capito di aver superato lesame? Che emozione ti da essere diventato ufficialmente un istruttore? Beh quando il Presidente mi ha fatto entrare nella stanza dove erano riuniti gli altri Istruttori per la riunione del congresso e mi ha presentato come nuovo Istruttore invitandomi, insieme a Rocco e Franco, a presenziare alla riunione mi sono emozionato. Oggi sono consapevole che un periodo lungo di apprendimento, iniziato nel 1993, passato e ne sta iniziando un altro fatto ancora di tanto studio ma anche di trasmissione di ci che ho imparato fino

ad oggi. Sono conscio che lesame non ha modificato la mia conoscenza o il mio essere bonsaista ma ha reso certificato dal massimo organo italiano di didattica il mio insegnamento ai miei studenti, una cosa importante per me ma anche e soprattutto per loro. Domanda forse provocatoria, tu credi che per insegnare bene a fare bonsai, listruttore debba necessariamente seguire un percorso di apprendimento, o semplicemente basta essere bravi a far bonsai per essere anche un buon maestro? Credo che si debba assolutamente passare per lapprendimento perch le cose da sapere sono tantissime; spesso chi insegna senza passare per un percorso di studi didatticamente evoluto si ferma solo alla manipolazione dellalbero dimenticando tutto il resto, ad esempio lestetica o la filosofia che c dietro alla nostra passione. Io vorrei proprio invitare i neofiti ad una maggior rigidit nella scelta del proprio istruttore e di avvalersi solo di insegnanti qualificati e riconosciuti dal Collegio Nazionale. Anche se credo che questa sia una domanda assolutamente reto-

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rica, te la voglio fare ugualmente. Ora che sei Istruttore IBS, cambier qualcosa nel tuo approccio con gli allievi? Beh sta cambiando molto: fino ad ora i miei allievi erano i nuovi entrati alla nostra associazione la Bonsai Gymnasium, ai quali fornivo le nozioni base per preparasi allingresso alla Bonsai School; a gestire i corsi alla scuola, nella sessione di Padova, era il mio gemello Federico Springolo. Ora, dopo lesame, Sandro Segneri ha dato dei compiti anche a me e ho fatto la mia prima lezione in autonomia il 30 Maggio. E andata bene nessun allievo che dormiva e a fine giornata erano tutti soddisfatti e pure io. Sempre a proposito della tua nuova condizione di Istruttore, in que-

sto momento ti trovi in una situazione un po particolare, da una parte allievo con lAccademia della Bonsai Creativo School, da una parte Istruttore e quindi maestro. Non trovi anche tu che sia un po singolare questa tua situazione? Come riesci a destreggiarti? No assolutamente non mi trovo a disagio anzi credo che sar cos per molto tempo! Sai quando ho terminato lesame e ho potuto, pi rilassato, discutere con i componenti della commissione di esame, ho chiesto loro se potevano valutare questa mia proposta: riesaminare in continuazione i propri iscritti cos da obbligarli a un costante studio e aggiornamento, questo a garanzia degli allievi che ogni Istruttore ha. Per farmi capire meglio ti faccio un esempio pratico di ci che ho

voluto esprimere: lattuale scuola estetica di Avanguardia (che ha come massimo esponente Kimura) sta scavando un solco talmente profondo con il passato che chi non si avviciner a questo senso estetico, studiando e aggiornandosi costantemente, sar obsoleto di qui a non molto, normale quindi che chi si avvale del titolo di Istruttore o Maestro sappia almeno che cosa sta accadendo nel mondo del Bonsai moderno, certo potrebbe non condividerlo e rimanere legato ai canoni classici, ma sapere che sta succedendo e saperlo spiegare ai propri allievi questo, secondo me, un obbligo per lui. Detto da chi ti conosce bene, ma credo che sia sotto gli occhi di

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tutti, tu sei uno dei giovani emergenti e di indiscusso talento che il bonsai nostrano pu vantare, ma quanti sacrifici ti ci sono voluti per arrivare dove sei adesso? Credo che senza sacrifici non si possa arrivare da nessuna parte, non solo nel bonsai ma nella vita in generale. Qualche sacrificio me lo sono dovuto imporre, ma ne valsa la pena. Mi piace il momento che sto vivendo, mi piacciono molto le amicizie che ho potuto coltivare nel tempo, mi piacciono le soddisfazioni e ricordo volentieri anche le delusioni. Ho avuto (Gigi Toso) e ho (Segneri e Bandera) degli insegnanti esigenti ma molto preparati. Colti. Spero un giorno di poter essere considerato come loro. Sempre a proposito della Via del Bonsai, tu credi che possa essere percorsa solo imponendosi una rigida disciplina, o pu anche essere percorsa in maniera pi rilassata? eventualmente, dal tuo punto di vista, lapproccio pu cambiare in base al risultato che si vuole raggiungere? Dipende molto dagli obiettivi che uno si pone: il bonsai non

approssimazione, il bonsai bello o brutto e tra il bello e il brutto non c continuum, quindi se lo si vuole fare bene bisogna impegnarsi ed essere costanti e seri; se invece lo si vuole solo approcciare lo si pu fare anche in maniera leggera, ma non sar mai Bonsai fine. Poi, finito lo studio, che ribadisco deve essere serio e diligente, a me piace molto divertirmi e fare casino con i miei amici bonsaisti e anche con gli allievi, ma questo il dopo! Sempre nellottica di sapere quanto pi possibile ci sta dietro il bonsaista affermato, ti voglio chiedere quando e come avvenuto il tuo primo incontro con il bonsai. Nel 1992 una mia vicina di casa ricevette in regalo dal suo ragazzo un prebonsai di acero rosso, ne rimasi affascinato e volli sapere tutto ci che mi era possibile sapere su quellalbero in vaso. Poco tempo dopo visitai una mostra di unassociazione e mi iscrissi al corso base. Lanno dopo sono entrato al Bonsai Gymnasium di Gigi Toso e l linfluenza del bonsai diventata per me una malattia cronica.

Ed ora, a che punto ti senti della tua bonsai-do? Credo di essere al livello HA dei tre livelli dapprendimento, sto cercando una mia via delle forme e un distacco dalle regole ma sento ancora il bisogno di avere un Sensei. Oggi oltre ad avere un ottimo rapporto allievo/maestro con Sandro Segneri per lo studio delle forme e lo sviluppo creativo ho intrapreso un viaggio importante nella via dellEstetica e ho come Maestro Massimo Bandera. Ecco, oggi sono forse pi evoluto di un tempo ma ancora assetato di sapere. Una domanda fuori dalle righe quanta amicizia vera hai trovato nel mondo del bonsai? Poca ma importante; una su tutte quella con Federico Springolo, il nostro rapporto dopo oltre quindici anni va forse oltre lamicizia e diventato un vero rapporto fraterno. Ed ora invertiamo lordine se ti chiedessi cosa pensi di tutta le gente che si accosta al mondo del

>> L'opinione di...A chi inizia, e soprattutto a chi inizia con lambizione di bruciare le tappe, cosa ti senti di dire? Che per ogni cosa ci vuole il tempo necessario, cos anche per il bonsai. Canonicamente lo studio intenso in Giappone prevede un apprendistato di almeno 8/10 anni. Oggi in Italia esistono molte possibilit di fare uno studio profondo e maturo anche dal punto di vista artistico, direi loro di munirsi di pazienza e costanza perch le cose fatte con testa e cuore sono quelle che rimangono e danno pi soddisfazione. Tornando alla tua attivit didattica, trovi pi stimolante lavorare con neofiti o con gente che ha gi tanti anni di lavoro in curriculum? Mi piacciono entrambi, certo che pi facile lavorare senza avere lassillo di dovere abbattere dei paradigmi. Ai miei allievi dico spesso questo: dove si affermano le opinioni dei neofiti non c apprendimento. Un'ultima domanda prima dei saluti, la tua collezione da quante e quali piante composta? In totale sono una settantina quelle che curo con maggior attenzione, di queste una trentina sono in uno stato avanzato di coltivazione e di queste sette/otto usciranno il prossimo anno o quello successivo nelle varie manifestazioni; le essenze pi avanti nella coltivazione sono olivi, olivastri, sughere, eriche, ginepri, mirti, roveri, cotonester, e tassi . Ed ora per finire, augurandoti che il traguardo da poco raggiunto sia solo il primo gradino verso successi sempre maggiori, fai un saluto agli amici che ci hanno seguito fino a questo punto? Grazie per essere arrivati fino in fondo allintervista e Buon Bonsai.

bonsai per imparare, cosa mi risponderesti? In generale credi che ci sia latteggiamento corretto o vorresti che qualcosa andasse in maniera diversa? Vorrei ci fosse pi pazienza, pi rispetto per tutti e meno voglia di arrivare subito a tutti i costi e a qualsiasi prezzo. Io oggi sono molto stanco di tutte queste polemiche, le considero il pi delle volte strumentali e politiche, non capisco perch non si possa, dentro le regole, essere rispettati e rispettare. Rimanendo sempre nellambito dei tuoi allievi, quali piante lavorano con maggior piacere e perch? Molti di essi hanno coltivato sino ad ora delle latifoglie perch legati a quelli che sono i canoni classici del bonsai visto sui libri e quindi si sono concentrati sulle chiome, sulla massa verde. Oggi si stanno avvicinando anche alle conifere, ginepri e tassi in particolare, perch abbiamo iniziato uno studio che parte dalla forma e da ci che locchio vede in natura nel nostro ambiente; li vedo molto interessati e presenti in questo progetto che oltre che essere tecnico anche estetico. I tuoi gusti invece verso cosa si

orientano? Amo moltissimo le piante del nostro ambiente mediterraneo, olivastri, sughere e querce in particolare, per le conifere prediligo i ginepri, cipressi, i pini mughi e silvestri. Ti sar capitato ormai innumerevoli volte di iniziare a lavorare una pianta partendo da zero, che suggestioni ti procura questo tipo di lavoro? Quali sono i pensieri che ti attraversano la mente, verso cosa tendi? Ogni volta che mi accade sono preso totalmente dal lavoro, mi lascio trasportare da quello che vedo e mi piace farmi raccontare dal legno, dalla corteccia da un foro che vedo quello che potrebbe essere successo a quella pianta. Poi inizio a pensarla esteticamente e inizio ad immaginarla nella forma che vorrei assumesse. Non smetto mai di pensarla con la mia testa ma sempre pi spesso oggi mi chiedo: io la vedo cos, ma il Fede che farebbe? Sandro come la racconterebbe? E Francesco? Roberto?.... Davvero questi sono pensieri che faccio e poi... poi parto e nel tempo viene fuori la pianta di Marco.

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Battuto dal ventodi Antonio Ricchiari

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l vento arrogante, pensa di possedere gli alberi, di avere fatto sua la Natura, ma solo unillusione. Lo Stile Battuto dal Vento ricorda molto lo Stile Inclinato dal quale deriva, ma forse risulta pi interessante per la disposizione dei rami. Due sono le varianti: il vento soffia sullalbero e il risultato dellazione del vento dopo molti anni. Considerato dal punto di vista estetico questo bonsai pu avere qualche difficolt nella realizzazione perch bisogna mettere in atto tutta la perizia nel dare equilibrio ad una forma inclinata, con una ramificazione insolita, masse dunque che lo stile ventoso rappresenta una versione molto particolare della Natura dell'albero in condizioni climatiche estreme. Per i giapponesi lo stile che infrange le leggi di gravit, lo stile fukinagashi. La percezione pi immediata quella di un albero che sia l per l sul punto di abbattersi, con una condizione di instabilit considerata insolita per un Bonsai e per il suo spirito. Quindi, nella formazione della pianta necessario usare alcuni accorgimenti che diano un controbilanciamento che viene da radici robuste che facciano da contrafforte nella parte opposta allinclinazione oppure dallinserimento di una roccia. La visione comunque drammatica poich in natura questi alberi hanno un sito nelle scogliere o nei picchi montani fortemente battuti dal vento, pericolosamente inclinati nellimpari lotta di sopravvivenza contro gli elementi. La vegetazione molto rada, senza rami sul lato battuto dal vento, con ampie parti del legno scortecciate (shari); il tronco quindi appare molto contorto ed esprime visivamente una eccezionale potenza anche se spesso non eccezionalmente robusto. La compensazione di una silhouette cos sbilanciata pu essere ottenuta pure da un attento dimensionamento dei pochi rami sul fronte. Bisogna considerare un fatto importantissimo: abbiamo in questo caso una forte tensione visiva innescata dalla linea fortemente inclinata del tronco (drammaticamente instabile) e lassetto delle radici, dei rami e della vegetazione che devono trasmettere stabilit e ordine estetico. In tutto questo contraddittorio visivo, la struttura deve conservare tutta la dinamicit e il contrasto di linee di forza che

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la caratteristica peculiare dello Stile. Il punto focale primario sicuramente il tronco; i punti di interesse secondario possono essere le radici di superficie (ncora robusta del piede) la parte lavorata a shari, il terriccio spesso molto rilevato dalla linea dorizzonte, eventuali rocce. Il vaso deve essere necessariamente poco profondo o si pu usare una lastra di pietra che mette in risalto ancora di pi tutta la struttura dellalbero. In sostanza, il bonsaista deve conciliare ordine estetico e dinamicit, raggiungendo un equilibrio fra: tensione visuale, scatenata dalla linea diagonale del tronco; armoniosa organizzazione formale della impostazione del nebari, del tronco, dei rami, delle foglie Il bilanciamento ottico demandato al nebari, che nello specifico deve essere molto sviluppato nella parte opposta al vento, per trasmettere quella sensazione di avvinghiato indispensabile alla stabilit. Questo stile ha delle similitudini con il cascata che gi abbiamo esaminato in un precedente scritto pubblicato. Esso deve trasmettere nettamente la sensazione del vento attraverso una chiara esposizione estetica. I rami ed il tronco, con il loro movimento, devono rappresentare landamento che il vento ha dato loro. I rami devono essere impostati con una angolazione che guarda la direzione del vento, con la quasi totalit di rami vol