Bollettino parrocchiale - Parrocchia Beata Vergine della ... · per vari mesi. È la pastorale “...

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luglio - agosto - settembre 2009, n. 3 Bollettino parrocchiale di Caviola Caviola (BL) Italia - Tel. 0437 590164 Sped. in A.P. - art. 2 c. 20/c legge 662/96 - filiale di Belluno • Iscr. Trib. di Belluno n. 6/2001 • dir. resp. don Lorenzo Sperti • dir. red. don Bruno De Lazzer • stampa Tipografia Piave Srl - BL CARISSIMI, è una giornata stupenda di sole, di fine estate, preci- samente l’ultimo giorno di agosto. Mi rivolgo a voi fedeli di Caviola e di Falcade e a voi sparsi nel mondo che ri- cevete i nostri bollettini par- rocchiali e sappiamo che li ricevete e leggete volentieri. Pace e bene! L’estate sta finendo... un’estate particolarmente bella, con tanto sole; un’e- state calda, che, nonostante la crisi economica, ha visto tanta gente uscire dalla città per raggiungere località di mare o di montagna. Il tu- rismo ormai non è più come un fatto di élite, ma di mas- sa. Il tempo che viviamo anche nell’aspetto di succe- dersi di giorni, di mesi, di stagioni, condiziona e muta anche il nostro modo di vivere e di fare pastorale. C’è la pastorale dell’esta- te, ben caratterizzata dalla presenza di tanti ospiti, dal- l’incontro con tanti amici, dalle chiese che si riempiono di fedeli alla domenica, ma anche nei giorni feriali, dagli incontri di cultura e di spiri- tualità in montagna, dalle celebrazioni solenni e parte- cipate, dalle tante attività culturali e folcloristiche che rendono particolarmente viva la vita della comunità. E c’è la pastorale della ri- presa delle attività che inte- ressano parecchi mesi del- l’anno, dall’autunno, all’in- verno, alla primavera. È la pastorale che possiamo de- finire “ordinaria”, ma non nel senso riduttivo, ma che ci impegna giorno per giorno per vari mesi. È la pastorale “formativa” della catechesi: catechesi dei fanciulli e dei ragazzi, compito non solo del par- roco, ma delle famiglie e della comunità che si esprime nell’opera prezio- sa delle catechiste. C’è la pastorale degli in- contri formativi riguardanti i giovanissimi e i giovani; i vari gruppi della Parola di Dio, della Preghiera. C’è la pastorale che pos- siamo chiamare “ celebra- tiva”: la s. Messa festiva, che du- rante l’estate accusa qualche pausa, dovuta a tanti motivi, non ultimo al fatto che le chiese sono co- munque affollate di fedeli. Da parte dei fan- ciulli e ragazzi e dei loro genitori, si tratterrà di ri- prendere l’ impegno della frequenza regolare alla messa festiva; la preparazione ai sacra- menti della Confessione, comunione e Cresima; le feste patronali. C’è la pastorale “Parteci- pativa”, nella formazione o rinnovo del Consiglio Pa- storale parrocchiale e del Consiglio per gli affari eco- nomici della parrocchia. Non può mancare la pa- storale “Caritativa” che do- vrebbe impegnarsi come co- munità e come singole per- sone, nell’attenzione a quanti si trovano in situa- zioni di difficoltà, di soli- tudine, di malattia. C’è la pastorale foraniale e diocesana alla quale colle- garci, non tanto come un dovere, ma come una neces- sità per sentirci più chiesa e per allargare e rendere più fruttuose alcune attività for- mative. In quest’anno, dedicato alla santificazione sacer- dotale, proprio in comunio- ne con la chiesa diocesana prenderemo in seria consi- derazione quanto il nostro Vescovo ci proporrà nella Nota Pastorale che riguar- derà certamente il sacer- dozio, le vocazioni. A tutti, ancora Pace e Bene. Don Bruno PARROCCHIA: CANTIERE APERTO Con la fine dell’estate, ri- prendono le attività che ci ve- dranno coinvolti durante i mesi dell’autunno, dell’in- verno e dell’estate. Riprende la scuola, che ri- guarda non solo gli alunni, ma gli insegnanti e i genitori. Riprende la Vita Parroc- chiale, nella Pastorale “ordi- naria”, incentrata sulla forma- zione, sulla celebrazione e sulla operosità. FORMAZIONE: Preghiera sulla Parola Vogliamo mettere al centro dell’impegno di formazione la Preghiera e la Parola di Dio o meglio, la preghiera sulla Parola di Dio. A questo pro- posito don Oreste Benzi scriveva: «Cosa vuol dire pregare la Parola di Dio? Vuol dire leggerla adagio adagio, fer- mandosi ad una ad una sulle parole che ti illuminano. È il mes- saggio che ti dà il Signore, perché quella parola che ti illumina viene dallo Spirito santo: Egli ti dà il messaggio e tu ti metti in ascolto, e nell’ascolto avviene il dialogo con la Parola del Signore. L’ascolto è proporzionato alla capacità di fermarti sulla Parola, di vederne la bellezza con semplicità. Più ascoltate il Signore, più nutrite l’intima unione con lui, più siete capaci di dialogare con i vostri figli, con i fratelli, le sorelle,con tutti gli uomini. Quando non c’è dialogo, potete far quello che volete, ma vi negate l’uno al- l’altro». Abbiamo per questo dei sus- sidi: “Il pane quotidiano” sempre di don Oreste e il foglio dei Vangeli della settimana. Credo che ci possano essere di valido aiuto. È un modo di cre- scere nel vero spirito della pre- ghiera che va ben al di là della recita di formule o di preghiere devozionali. La preghiera come colloquio e come risposta a quanto il Si- gnore ci propone. Se impariamo a pregare, allora troveremo gioia e non ci mancherà il tempo. In questo ambito rientrano anche i due gruppi già presenti SEGUE A PAGINA 2 6 agosto: festa della Trasfigurazione, verso la Cima Mulaz, ormai vicina. Il Vescovo guarda la campana che appare un po’ più in alto...

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luglio - agosto - settembre 2009, n. 3

Bollettinoparrocchiale

di

CaviolaCaviola (BL) Italia - Tel. 0437 590164Sped. in A.P. - art. 2 c. 20/c legge 662/96 - filiale di Belluno • Iscr.Trib. di Belluno n. 6/2001 • dir. resp. don Lorenzo Sperti • dir.red. don Bruno De Lazzer • stampa Tipografia Piave Srl - BL

CARISSIMI,è una giornata stupenda

di sole, di fine estate, preci-samente l’ultimo giorno diagosto. Mi rivolgo a voi fedelidi Caviola e di Falcade e a voisparsi nel mondo che ri-cevete i nostri bollettini par-rocchiali e sappiamo che liricevete e leggete volentieri.Pace e bene!

L’estate sta finendo...un’estate particolarmentebella, con tanto sole; un’e-state calda, che, nonostantela crisi economica, ha vistotanta gente uscire dalla cittàper raggiungere località dimare o di montagna. Il tu-rismo ormai non è più comeun fatto di élite, ma di mas-sa.

Il tempo che viviamoanche nell’aspetto di succe-dersi di giorni, di mesi, distagioni, condiziona e mutaanche il nostro modo divivere e di fare pastorale.

C’è la pastorale dell’esta-te, ben caratterizzata dallapresenza di tanti ospiti, dal-l’incontro con tanti amici,dalle chiese che si riempionodi fedeli alla domenica, maanche nei giorni feriali, dagliincontri di cultura e di spiri-tualità in montagna, dallecelebrazioni solenni e parte-cipate, dalle tante attivitàculturali e folcloristiche cherendono particolarmenteviva la vita della comunità.

E c’è la pastorale della ri-presa delle attività che inte-ressano parecchi mesi del-l’anno, dall’autunno, all’in-verno, alla primavera. È lapastorale che possiamo de-finire “ordinaria”, ma nonnel senso riduttivo, ma che ciimpegna giorno per giornoper vari mesi.

È la pastorale “formativa”della catechesi: catechesidei fanciulli e dei ragazzi,compito non solo del par-roco, ma delle famigliee della comunità che siesprime nell’opera prezio-

sa delle catechiste.C’è la pastorale degli in-

contri formativi riguardantii giovanissimi e i giovani; ivari gruppi della Parola diDio, della Preghiera.

C’è la pastorale che pos-siamo chiamare “celebra-tiva”:– la s. Messa festiva, che du-

rante l’estate accusaqualche pausa, dovuta atanti motivi, non ultimo alfatto che le chiese sono co-munque affollate difedeli. Da parte dei fan-ciulli e ragazzi e dei lorogenitori, si tratterrà di ri-prendere l’ impegno dellafrequenza regolare allamessa festiva;

– la preparazione ai sacra-menti della Confessione,comunione e Cresima;

– le feste patronali.C’è la pastorale “Parteci-

pativa”, nella formazione orinnovo del Consiglio Pa-storale parrocchiale e delConsiglio per gli affari eco-nomici della parrocchia.

Non può mancare la pa-storale “Caritativa” che do-vrebbe impegnarsi come co-munità e come singole per-sone, nell’attenzione aquanti si trovano in situa-zioni di difficoltà, di soli-tudine, di malattia.

C’è la pastorale foraniale ediocesana alla quale colle-garci, non tanto come undovere, ma come una neces-sità per sentirci più chiesa eper allargare e rendere piùfruttuose alcune attività for-mative.

In quest’anno, dedicatoalla santificazione sacer-dotale, proprio in comunio-ne con la chiesa diocesanaprenderemo in seria consi-derazione quanto il nostroVescovo ci proporrà nellaNota Pastorale che riguar-derà certamente il sacer-dozio, le vocazioni.

A tutti, ancora Pace eBene.

Don Bruno

PARROCCHIA:CANTIERE APERTO

Con la fine dell’estate, ri-prendono le attività che ci ve-dranno coinvolti durante imesi dell’autunno, dell’in-verno e dell’estate.

Riprende la scuola, che ri-guarda non solo gli alunni, magli insegnanti e i genitori.

Riprende la Vita Parroc-chiale, nella Pastorale “ordi-naria”, incentrata sulla forma-zione, sulla celebrazione e sullaoperosità.

FORMAZIONE:Preghiera sulla Parola

Vogliamo mettere al centrodell’impegno di formazione laPreghiera e la Parola di Dio omeglio, la preghiera sullaParola di Dio. A questo pro-posito don Oreste Benziscriveva: «Cosa vuol direpregare la Parola di Dio? Vuoldire leggerla adagio adagio, fer-mandosi ad una ad una sulleparole che ti illuminano. È il mes-saggio che ti dà il Signore, perchéquella parola che ti illumina vienedallo Spirito santo: Egli ti dà ilmessaggio e tu ti metti in ascolto, enell’ascolto avviene il dialogo con

la Parola del Signore. L’ascolto èproporzionato alla capacità difermarti sulla Parola, di vedernela bellezza con semplicità. Piùascoltate il Signore, più nutritel’intima unione con lui, più sietecapaci di dialogare con i vostrifigli, con i fratelli, le sorelle,contutti gli uomini. Quando non c’èdialogo, potete far quello chevolete, ma vi negate l’uno al-l’altro».

Abbiamo per questo dei sus-sidi: “Il pane quotidiano” sempredi don Oreste e il foglio deiVangeli della settimana.Credo che ci possano essere divalido aiuto. È un modo di cre-scere nel vero spirito della pre-ghiera che va ben al di là dellarecita di formule o di preghieredevozionali.

La preghiera come colloquioe come risposta a quanto il Si-gnore ci propone.

Se impariamo a pregare,allora troveremo gioia e non cimancherà il tempo.

In questo ambito rientranoanche i due gruppi già presenti

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6 agosto: festa della Trasfigurazione, verso la Cima Mulaz, ormaivicina. Il Vescovo guarda la campana che appare un po’ più in alto...

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2 «Cime d’Auta»

nella parrocchia: quello dellapreghiera (mercoledì sera) edel Vangelo (venerdì sera).

Catechesi

Riguarda in particolare fan-ciulli e ragazzi, ma coinvolge lefamiglie e la comunità.

In particolare sono coinvoltii genitori dei fanciulli che du-rante l’anno catechistico fa-ranno la prima Confessione eprima Comunione e i genitoridei ragazzi della Cresima. Que-st’anno la Cresima sarà cele-brata a Caviola anche per i ra-gazzi di Falcade.

Penso che sia un modo dipensare acquisito che la cate-chesi non è solo frequenza al-l’incontro del martedì, ma par-tecipazione alla Messa, comemomento celebrativo di quelloche il Signore ci viene propo-nendo. Non avrebbe sensoparlare dell’Eucaristia o dellaconfessione o della preghiera...e poi non fare esperienza di Eu-

caristia, di perdono, di pre-ghiera.

E c’è un terzo momento chedeve riguardarci tutti: quello dimettere in pratica il momentoformativo e celebrativo, cioètradurlo in azioni concrete dicarità e di testimonianza.

Domenica 30 agosto s. Gia-como nella seconda lettura cheabbiamo ascoltato alla Messa,

ci diceva: «Accogliete con docili-tà la Parola che è stata piantata invoi e può portarvi alla salvezza.Siate di quelli che mettono inpratica la Parola, e non ascolta-tori soltanto, illudendo voi stessi.Religione pura e senza macchiadavanti a Dio Padre è questa: vi-sitare gli orfani e le vedove nellesofferenze e non lasciarsi conta-minare da questo mondo».

La proposta di ritrovarci percrescere meglio insieme sarà ri-volta anche ai ragazzi del dopoCresima degli ultimi anni, conla fiducia di una buona acco-glienza.

Nelle pagine a seguire ripor-tiamo la nota Pastorale del Ve-scovo, rivolta a tutta la diocesiin quest’anno dedicato allasantificazione sacerdotale, nel150o anniversario della mortedel santo curato d’Ars, patronodei parroci.

Ne faremo tesoro, impe-gnandoci a leggerla, a medi-tarla e a metterla in pratica.

Cantiere apertoSarà impegno molto impor-

tante partecipare e sostenere lapastorale foraniale, zonale ediocesana.

Per la pastorale diocesana,come guida abbiamo la nostrapastorale del Vescovo che ci èstata consegnata domenica 4ottobre durante una bellissimaassemblea diocesana, nellacattedrale di Belluno.

Il rinnovodel Consiglio Pastorale:

da programmare per i pros-simi mesi di ottobre-no-vembre, con la formula checoinvolga il più possibilel’intera comunità. Per pro-grammare il tutto verràformato un gruppo che abbiagià fatto esperienza e che quin-di possa suggerire propostevalide.

Il cantiere è aperto! Sen-tiamoci tutti invitati!

Don Bruno

l’Anno Liturgico e prevede seitappe ben precise: Autunno -Tempo di Avvento-Natale -Tempo dopo Natale - Qua-resima- Tempo di Pasqua ePentecoste.

Come ogni cammino, a ilcammino pastorale avrà unameta: la vita di fede e di graziaper vivere bene la nostra per-sonale vocazione battesimaleper tutti i fedeli e sacerdotaleper i ministri ordinati. Il per-corso sarà fatto in spirito dichiesa, di sinodo, di comu-nione. Ci saranno momenti distudio, di approfondimento,ma anche di esperienza persentirci comunità, a servizio

AUTUNNO«Alzate i vostri occhi e

guardate i campi che già bion-deggiano per la mietitura» (Gv4,35)

La grazia più importantedel Sinodo dovrà essere lapratica continua della sino-dalità per ascoltare insiemeDio che ci parla e chiede unorecchio attento, un cuoredocile, una volontà libera epronta all’azione. (Da «Lanostra lettera siete voi...»;lettera introduttiva del Ve-scovo al Libro sinodale).

Siamo nella stagione deiraccolti, vissuti in tante co-munità con momenti festosi diringraziamento. Il raccoltopiù prezioso, frutto della colti-vazione dello Spirito, sono iSanti (1-2 novembre). Traessi spicca il nostro patronosan Martino (11 novembre).

Essi ci introducono nel Regnodi verità e di grazia, di santità edi vita, di giustizia, di amore edi pace che contempleremonella solennità di Cristo Re(22 novembre).

Il Maestro invita i suoi adalzare gli occhi e guardare.Siamo chiamati a discernere itempi che viviamo, a vedereper scoprire le tracce del-l’opera di Dio, abbando-nando la paura, l’angoscia, li-berandoci dall’abitudine del“si è sempre fatto così”.

Dio stesso sta preparando ilcampo per il nostro lavoro nelquale Egli sempre ci precede.

L’evangelizzatore si ac-corge spesso di essere unoche raccoglie.

Il nostro discernimento di

Il Vescovo, domenica 4 ot-tobre, ci consegnerà la NotaPastorale che ci guiderà nelcammino pastorale nel-l’ambito della parrocchia,della forania e della diocesi.

“Nota”, come il “la” cheoffre intonazione alla nostracomunità diocesana nelsentire e nell’operare fino allaPentecoste 2010. Appunta-menti importanti saranno ilgrande Convegno di gennaioper catechisti/e e operatori pa-storali e il pellegrinaggio an-nuale di fine giugno sul per-corso di Mosè, dall’Egitto, alSinai e al monte Nebo. Il Si-gnore ha concesso al grandecondottiero le parole chehanno senso pieno per tutti ibattezzati: «Vi ho sollevato suali di aquile e vi ho fatto venirefino a me».

Il Vescovo vede in queste“ali di aquile” in particolare loSpirito santo che invo-cheremo nella preghiera peravere la grazia di vivere benela nostra vocazione batte-simale.

Sei tappe perun cammino comune

Il nostro camminare, ci diceil Vescovo, verrà scandito dal-

gli uni con gli altri.Il metodo prevede il

prendere in considerazioneuna parola che Gesù ha dettoagli Apostoli, inserita nell’e-sperienza sinodale e nel con-testo del nostro vivere quoti-diano.

LE PRIME DUE TAPPE

In questo numero del bol-lettino pubblichiamo quanto ilnostro Vescovo ci proponeper l’AUTUNNO e per ilTEMPO DI AVVENTO ENATALE.

“Su ali di aquile”NOTA PASTORALE PER L’ANNO SACERDOTALE 2009-10

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«Cime d’Auta» 3

MOMENTI DI GRAZIA:I BATTESIMI

6. Elena Ada Amodio (Pisoliva)Elena ha ricevuto il Battesimo, entrando così nella famiglia di Dio enella famiglia della nostra parrocchia, domenica 26 luglio, XVII deltempo fra l’anno. L’abbiamo affidata alla protezione materna dellaMadonna della Salute, patrona della nostra parrocchia e di s.Pio X ti-

tolare della chiesa parrocchiale, dove Elena è stata battezzata,portata al battesimo da mamma Laura e da papà Marco e dalla ma-drina Roberta Capuis di Venezia. Fra i parenti ed amici, era presentein particolare la nonna materna, che pur con qualche problema disalute, non ha voluto mancare alla celebrazione, anzi si è resa attivaleggendo la Parola di Dio. Purtroppo i nonni paterni non hannopotuto raggiungere Caviola dalla lontana Puglia, in particolareproprio per la distanza non indifferente. È stata una bella celebra-zione, inserita nella Messa della comunità. Abbiamo ascoltato e me-ditato il vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci operata daGesù per i cinque mila. Sul foglio della settimana avevamo scritto:

«L’alimentazione di Gesù è pochi pani, ma tanto pane. Il Regno diDio è un piccolo seme, ma grande albero. Pochi e semplici discepolipescatori per cambiare il mondo. Una piccola grotta nascosta in unapiccola borgata per accogliere la nascita del Re dell’universo. Unamanciata di Apostoli, perfino un po’ impauriti, per fondare la chiesauniversale...». Non ci è stato difficile applicare questa riflessione albattesimo che stavamo donando ad Elena. Elena, una piccola bambi-na, un piccolo cuore; il battesimo, una piccola realtà fatta di un po’ diacqua, di alcune parole, di pochi altri segni, eppure una grande storiad’amore. Elena: figlia di Dio, con nel cuore un seme di eternità, so-rella nostra con davanti un avvenire ricco di grazia e di speranza; persempre immersa nel fiume dell’amore di Dio. Ad Elena, come pureai genitori, ai nonni, alla madrina le nostre più vive felicitazioni conl’augurio che il piccolo seme messo nel cuore di Elena possa cresceree divenire un grande albero, secondo la parola e la promessa di Gesù.

questo periodo si soffermeràsulla realtà della vocazione esul dono del sacerdozio.

Lo sentiamo e lo riceviamoveramente come un dono?

È entrata nella nostraChiesa una visione efficien-tista?

I preti per primi sonochiamati a credere nel donoche è posto nelle loro mani.

Anche alla società civile va

ripresentata la presenza delsacerdote, in momenti didialogo aperto.

Nella Chiesa esistono mi-nistri-servi perché tutta laChiesa è chiamata a servire evuole ridare al mondo il gustodel servire.

LE PROPOSTEPER QUESTO PERIODO✔ Favorire momenti di di-

scernimento comunitario perinterrogarci sulla direzionedel nostro camminare, per ve-rificare la stima di cui circon-diamo ogni vocazione e laconsistenza della dimensionevocazionale in ogni atteggia-mento pastorale, per scoprirel’essenziale del dono del pretenelle nostre comunità.✔ La dimensione di questimomenti sarà varia: dio-

cesana, foraniale, parroc-chiale, di gruppo: saremo in-vitati a ritornare idealmentenell’aula sinodale, ritrovandoil passo del Sinodo con il col-laudato metodo di vedere-giudicare-agire.✔ La diocesi si incaricherà dialcuni incontri con la societàcivile che riprendano ildialogo fruttuoso iniziato neltempo del Sinodo diocesano.

TEMPO DI AVVENTO E NATALE«Tra voi non sarà così; ma

chi vuol diventare grande travoi, sarà vostro servitore e chivuole essere il primo tra voi,sarà vostro schiavo» (Mt20,26-27)

La comunità cristiana anzi-tutto pone al centro la personaumana nella sua dignità difiglio di Dio e cerca una sa-piente lettura delle esigenze difamiglie e di persone. I pastorihanno la possibilità di cono-scere le concrete forme di po-vertà anche nascoste e di in-contrarle con discrezione edelicatezza. Il loro ministero liporta a presiedere la carità al-l’interno della Chiesa. (LibroSinodale, n. 85).

La celebrazione delNatale, preparata dall’Av-vento, ci pone davanti al mi-stero della piccolezza, dellapovertà, dell’umiltà del Sal-vatore. In questo tempo siamo

presi per mano dal “poveri delSignore”: Maria e Giuseppe,Zaccaria ed Elisabetta, Gio-vanni Battista, Simeone eAnna, i pastori di Betlemme eavvertiamo la verità della vo-cazione della Chiesachiamata a seguire il suo Si-gnore sulla strada della po-verta (cfr. LG,9).

Gesù ha voluto per i suoiuno stile che sta all’opposto diquello del mondo: al posto delpotere ha messo il servizio, alposto della ricchezza la po-vertà, al posto del protago-nismo la fraternità. Ha in-dicato questa strada a tutti isuoi seguaci e l’ha domandatacon forza agli apostoli. Il sa-cerdote di oggi, proteso a ri-scrivere nella sua esistenza ladorma di vita degli apostolidarà al servizio e alla povertàun posto speciale.

Vivremo il Natale di un

anno difficile, un anno di crisi.Ai poveri di sempre, si aggiun-geranno più numerose fa-miglie in difficoltà, busse-ranno alla porta immigratirespinti e umiliati, incon-treremo disoccupati, ascol-teremo la richiesta di aiuto dipoveri nascosti che esistonoanche nei nostri paesi. La fe-deltà allo spirito del Natale ela condivisione di ansie e sof-ferenze dei nostri contempo-ranei, ci chiederanno unNatale sobrio e solidale. Tut-tavia l’annuncio non saràmeno gioioso specialmentequando verrà indirizzato aibambini e alle loro famiglie,agli ammalati e agli anziani.

LE PROPOSTEPER AVVENTOE NATALE

✔ Insisteranno molto sullapreghiera, mettendo al centro

il mistero della chiamata diDio rivolta ai poveri, tantocara al Vangelo di Luca cheinizieremo a leggere dallaprima domenica di Avvento:metteremo in evidenzaquesto tema.✔ Chiederanno a tutti i fedeli- laici e preti - un esame di co-scienza sul servizio, sull’u-miltà e la piccolezza amata daDio. ✔ Proporranno di vivere laNovena di Natale con am-malati, anziani, piccoli, ricor-dando anche i sacerdoti che sitrovano in tale situazione eche devono stare nel cuoredei confratelli e delle co-munità che hanno servito.✔ “L’Avvento di fraternità”proposto dalla Diocesi,chiederà a parrocchie epiccole comunità gesti diamore a favore della nostraterra.

DALLA PAGINA 2

VITA DELLA COMUNITÀ

Elena in braccio al padrino di papà Marco.

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4 «Cime d’Auta»

MOMENTI DI FESTA:I MATRIMONI

3. Rinaldo Fiabane (Belluno) e Fabiana Costenaro (Feder)Rinaldo e Fabiana hanno per sempre unito le loro vite con il sacra-mento del matrimonio e invocando la protezione della nostramamma Celeste, la Madonna, sposandosi proprio nella chiesa de-dicata alla Madonna della Salute, sabato 5 settembre.Abbiamo invocato la Madonna per la salute del corpo, ma anchedello spirito; per la salute su questa terra, ma anche per la salvezzaeterna; per la salute delle persone, ma anche per la salute del matri-monio, della famiglia. E che di salute della famiglia ce ne sia bisognoce lo dice l’esperienza dei nostri tempi.La parola di Dio, scelta dagli sposi, ci ha dato l’occasione di rifletteresulla realtà del matrimonio cristiano, fondato sulla roccia, che èCristo, la sua parola ascoltata e vissuta, e sul gioioso impegno incen-trato sul vero amore e su una vita “virtuosa”. Virtù, amore. Cristo: tregaranzie di un matrimonio “per sempre”.È stata una bella celebrazione, allietata dal canto del Coro deigiovani, che con le loro voci giovanili e con le melodie scelte perl’occasione, hanno creato un’atmosfera di gioia e di commozione.

Una bella testimonianzadi Giorgio e Anna Maria BattelliSiamo una coppia di sposi mo-

denesi, che ormai da più di qua-rant’anni ama trascorrere un sog-giorno estivo (tanto desiderato)nella deliziosa conca di Caviola.

Dobbiamo sinceramente testi-moniare che, ogni volta, scor-giamo in questi luoghi aspettisempre più belli e sempre piùpropizi per l’arricchimento dellospirito.

Ormai l’età avanza, ma, fin cheil Signore vorrà, sarà per noi unagioia grande metterci in viaggioper ritornare in questa amatavalle.

I primi anni soggiornavamonell’Albergo “Azalea” e la cara si-gnora Bruna, indimenticabile perla sua gentilezza, la sua pre-murosa accoglienza (e la sua fa-volosa cucina...) ci chiamava “isposeti”. Incredibile, ma ancor

oggi, quando andiamo a salutarlaa casa sua, sorridendo usa per noilo stesso termine, che, se nonfosse affettuoso, sembrerebbeuno scherzo pepato...

Però è proprio vero che, giuntiquassù e rituffati nella stessafresca atmosfera, sentiamo nelcuore la stessa gioia di allora.

Se non risultasse un elencotroppo lungo, vorremmo qui ri-cordare tante altre care personedel luogo, per le quali proviamosincero affetto; in modo tutto par-ticolare i bravi parroci che si sonoavvicendati: don Celeste, don Ri-naldo, don Cesare, don Giuseppeche, passando salutiamo semprea Cadola e l’attuale carissimo donBruno.

Arrivederci, quindi, e “grazieancora”, indimenticabile Ca-viola!

MOMENTI DI SPERANZA:I FUNERALI

16. Bruna Simoni (Caviola-Vallada), morta il 26 giugno del 2009.Era nata a Cavalese nell’agosto del 1919; era giunta quindi allasoglia degli 80 anni.Si era sposata nel 1953 con Edoardo Da Pos, mamma di tre figli:Claudio, Fabio, Angioletta. Purtroppo Edoardo lasciò questo mondoancora nel lontano 1984, quindi 31 anni di matrimonio e 25 anni divedovanza. Già questi numeri sono indicativi di una vita segnata sìdalla gioia della famiglia, del lavoro, ma anche dalla sofferenza. Ilparroco al suo funerale ha ricordato Bruna, come persona buona,esperta nel soffrire, ma sempre forte e serena fino agli ultimi istanti,quando con un fil di voce doveva confessare che proprio non ce lafaceva più. Aveva l’appuntamento mensile con il Signore che ri-ceveva con fede e devozione nella s. Comunione e dalla fede e dal-l’incontro con il Signore traeva forza e serenità. Aveva sempreparole di attenzione e comprensione verso tutti, riconoscente versocoloro che le volevano bene e l’aiutavano ad andare avanti pur sof-frendo e della figlia Angioletta, diceva che era proprio un angelo ecercava il più possibile di esserle il meno possibile di aggravio.Al suo funerale, molti erano venuti ricordando la sua bontà e la suaprofessionalità quando gestiva l’Albergo-ristorante “Azalea”. Erabrava e generosa. Credo che tanti la ricorderanno con sentimenti diamicizia e di gratitudine e fra questi c’è certamente chi la ricorda inquesto momento scrivendo queste righe. Bruna, grazie e riposa nellapace e nella beatitudine dei giusti! Ai figli in particolare, le nostre rin-novate condoglianze in spirito cristiano.

17. Dolores Gabrielli (Caviola). Era nata a Pozza di Fassa nel maggiodel 1940. Sposata con Elio Tomaselli nell’ottobre del 1984, madre ditre figli: Maurizio, Donatella, Moreno. 69 anni, di cui quasi 45 di vitamatrimoniale, come sposa e mamma. Dalla sua famiglia di origine, aPera di Fassa, portò a Caviola un salda convinzione di fede e di vitacristiana che l’ha accompagnata e aiutata per tutta la vita, come inse-gnante nella scuola elementare, ma anche nella vita di comunitàcome catechista per alcuni anni, impegnata nel volontariato, sen-

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«Cime d’Auta» 5

sibile e attenta alle necessità degli altri, generosa nella carità. La fedele è stata di aiuto in particolare negli ultimi mesi della sua vita, chefurono giorni e settimane di calvario e accanto alla fede la vicinanza eil conforto dei suoi cari, delle persone amiche, delle cure premurose ericche di umanità dei medici che l’hanno curata, in particolare negliospedali di Agordo e di Belluno. Le sue ultime parole dette ai figlifurono ancora parole di fede, come il suo testamento spirituale. “Ab-biate fede e voletevi bene”. Anche a Dolores rinnoviamo il nostrograzie e la preghiera perché riposi nella pace dei giusti. Ai familiari,le nostre rinnovate condoglianze in spirito di fede e di fraternità.

18. Giulia Benvegnù (Feder). Era nata ad Agordo nel gennaio del 1922.Aveva compiuto gli 87 anni: una bella età. Da quasi 63 anni assiemeal marito Stefano Scardanzan. Madre di 5 figli: Sandro, Livio,Marco, Mara e Giorgio, morto all’indomani del parto nel 1963.Il parroco all’omelia ha potuto ricordare alcune cose che hanno ca-ratterizzato la sua vita. La prima: la sua fedeltà alla Messa a Feder,anche quando faceva molta fatica a recarsi in chiesa e la fedeltà agliappuntamenti in parrocchia alla festa degli anziani assieme al maritoStefano. In secondo luogo: il suo amore alla famiglia, ai figli, ainipoti e pronipoti e naturalmente al marito Stefano. In terzo luogo: illavoro in casa e in campagna. E c’è stato un quarto valore che ha ca-ratterizzato la sua vita, sconosciuto al parroco, ma non a chi cono-sceva Giulia: il suo amore, la sua passione per la montagna, che fre-quentava ogni qualvolta trovava un po’ di tempo libero e non perpiccole passeggiate, ma anche andando molto in alto per le vieferrate! Che ora possa vivere sulle cime del Cielo! Ai familiari le rin-novate condoglianze cristiane.

19. Palmino Bianchet (zona arti-gianale). Era nato a Bellunonel luglio del 1928 e mortonell’agosto del 2009: 81 anni.Sposato con Adelia Loca-tello, padre di due figlie: Marae Rina. Da 11 anni da Levego,dove abitava, si era trasferitocon la moglie nella nostravalle presso la figlia, nellazona artigianale. Sia nel nomeche nell’aspetto era una per-sona ben caratterizzata: Pal-mino, un nome non comune,anche se bello, Bianchet equesto cognome si adattava bene al suo aspetto fisico ai suoi capellid’argento e alla sua barba bianca. È stato bravo, assieme alla moglie,ad accettare di seguire le figlie dove si erano nel frattempo sposate ein questo è stato premiato, perché ha avuto quelle cure e quell’assi-stenza nella malattia che difficilmente avrebbe avuto se fosse ri-masto a Levego oppure avrebbe dovuto accettare di essere collocatoin qualche ricovero. La sua salute è andata progressivamente ce-dendo, ma ha lottato fino alla fine. Faceva impressione vederlo cam-minare sempre appoggiato a qualche sostegno, perché altrimenti sa-rebbe caduto e poi la moglie Adelia, anche lei molto inferma, allaquale si sentiva molto unito. Hanno avuto la fortuna di trovare unabrava signora dell’Est, Sofia, che è stato loro di grande aiuto e con-forto. Una preghiera per Adelia e le rinnovate condoglianze allefiglie, alla nipote Daniela e al piccolo Sebastiano. Palmino, riposanella pace del Signore.

Le grida dei bimbi felici chegiocano sulla neve ormai abbon-dante sono l’unica nota allegra diuna mattina di inizio dicembre. Ilnostro sguardo triste ci riporta allarealtà: la nonna sta male, ognunodi noi trattiene le lacrime e unurlo di dolore dentro di sé.Nessuno osa parlare, riflettiamoin silenzio compiendo qualchegesto automatico in attesa del-l’ambulanza. Il mio pensiero vaad una mattina di gennaio di tantianni prima, alla forte nevicata diquei giorni, alla bisnonna Gra-ziosa portata in ospedale, al suoultimo viaggio... Tutto come unafoto che ritorna ora con una copiadai colori ancora più nitidi. Ildolore è lo stesso, ma la speranzae la fede prendono il posto delpianto di bambina. Proviamo aconvincerci che anche stavolta lanonna Giulietta ce la farà, chetornerà a casa più forte di prima,che tornerà in primavera nel-l’orto o a sistemare i gerani sul da-vanzale. Con il passare dei giorniimpariamo invece a conoscere lamalattia, il dolore, la sofferenza,che la porterà a passare lunghimesi a letto, assistita amorevol-mente dai suoi cari.

Gli ultimi giorni di luglio di-ventano per tutti un atroce cal-vario, non è solo il caldo che cimette a terra, ogni visita è piena diamarezza. Il momento dellamorte ci addolora ma la consape-volezza che la sofferenza è finita,che il riposo e la pace eterna su-bentreranno al dolore ci consola.Come per una candela con-sumata, spenta da un leggerosoffio di vento il fumo sottile sileva verso il cielo, così è salitaanche lei per il suo lungo viaggio.

Cara nonna, rimarrai semprenei nostri cuori. Ti ricorderòsempre per il tuo dolce sorriso, latua generosità, gli occhi limpidi.Se chiudo gli occhi ti vedo con ilbastone in mano, non quello cheti ha sorretto per le vie di Federnegli ultimi anni, ma quello che tiha aiutato nei tuoi lunghi giri inmontagna; ti vedo per i pratimentre leghi un “fas de fen”, omentre raccogli “mazoche” dipapavero. La gioia che ci hai tra-smesso per tutta la vita è ora parialla tristezza che è dentro di noi,ma l’esempio di fede che ci haidonato, ci aiuterà ad affrontare imomenti duri della nostra esi-stenza.

Caro nonno,mi è difficile dirti tutto ciò che ho

nel cuore in questo momento unpo’ perché, come te, non sonobrava con le parole e un po’perché, nonostante sappia che haismesso di soffrire, non riesco a trat-tenere le lacrime per non averti piùqui.

Tu per me sei sempre stato unnonno molto molto speciale,anche se spesso mi facevi sogge-zione per i tuoi modi autoritari eper il tuo sguardo burbero. Tra dinoi, però, è nata subito un’al-chimia esclusiva, infatti, appenami hai vista all’ospedale hai dettodi non aver mai visto una bimbacosì bella!

Quand’ero piccolina, tu e non-na abitavate ancora a Levego, perme era una festa venirvi a trovare erimanere qualche giorno da voi:mi facevate sentire importante coni vostri viziettini e con le vostremille attenzioni. Tu, poi, se mam-ma mi sgridava mi difendevi aspada tratta, perché per te anchese facevo qualche guaio non avevaimportanza ero una bambina edovevo essere perdonata! Mam-ma in queste situazioni ti odiava unpo’ perché tu con le tue figlie seisempre stato severissimo (anchetroppo lasciatelo dire)!!

Quando siete venuti ad abitare aFalcade ero al settimo cielo cosìpotevo avervi sempre vicini e so-prattutto perché potevo confi-darmi con te che per me avevisempre un orecchio aperto (anchese dovevo urlare un po’). Ti rin-grazio con tutto il cuore di essermistato vicino in alcuni momenti buiper me!

Mi ritengo fortunata del fattoche tu abbia sempre cercato di ca-pirmi ed appoggiarmi dal mo-mento che tu non hai mai prestatomolta attenzione ai sentimenti ealle opinioni altrui, infatti, le tuedecisioni e i tuoi pensieri

erano legge.Con l’andare degli anni di-

ventavi sempre più “ballerino”sulle gambe, i dolori (frutto dellavoro in miniera) sempre più forti,il tuo carattere s’induriva sempredi più e per la tua naturale propen-sione a “piangerti addosso” ti ab-battevi perché non potevi più ta-gliare la legna, lavorare l’orto e faretutte le cose che ti piacevano,potevi finalmente dedicarti allalettura ma neppure questo ti con-solava. Nonostante tutto quandoarrivavo io un mezzo sorriso riu-scivo a strappartelo e la cosa piùbella era che eri tu a confidarti conme e mi dicevi sempre: «non dirloa tua mamma!» (Perché a lei rac-contavi una versione un po’ menoveritiera dei fatti). Toglievi la tuacorazza e mi facevi vedere la tuaparte più fragile: ho visto parec-chie volte scorrere le lacrime sultuo viso per la malattia della nonnae per altre cose che ti sembrava dinon riuscire a superare. Mi facevitanta tenerezza quando tenevi lamano alla nonna per darle un po’di coraggio.

Tre anni fa è arrivata la sorpresapiù bella per te e per tutta la fami-glia: il tuo nipotino Sebastiano!Anche di lui ti sei innamorato aprima vista ed oltre ad essere per teil bimbo più bello, ti stupivi dellasua velocità nei progressi, nellacrescita e nell’ apprendere le coseche gli venivano insegnate. Mi di-cevi sempre fiero: «Quel bambinoha un’intelligenza...». Manchimolto anche a lui, spesso parla di tee cerca di capire dove sei “finito”.Spera che tu stia facendo compa-gnia alla nonna Margherita anchese non è tua ma dell’ altro nonno!

Guardiamo spesso il cielo e sap-piamo che da lassù ci guardi e ciproteggi!

Grazie nonno dell’amore che cihai donato!

I tuoi nipoti Sebastiano e Daniela

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6 «Cime d’Auta»

20. Mario Minotto (Caviola). Era nato nel febbraio del 1939. Una vitala sua di grande impegno nel lavoro in varie parti del mondo; un emi-grante, con tutti i sacrifici che comporta la vita di chi prende una va-ligia e gira per il mondo, lontano dalla famiglia e dal paese.Da anni era sofferente e progressivamente la malattia lo portò allaconclusione della vita terrena.Pensando alla sua vita, al suo lavoro e alla sua sofferenza, ricordiamole parole dell’Apostolo Giovanni: “Beati fin d’ora i morti chemuoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito: riposeranno dalle loro fa-tiche”. Che Mario possa riposare in pace; per questo la nostra pre-ghiera.

21. Giovannina Micheluzzi. Era nata a Falcade Alto nel maggio del 46.Da pochi mesi aveva quindi compiuto 63 anni. La sua è stata una vitadi lavoro,di famiglia e di sofferenza. Rimasta orfana fin da piccola,cresciuta con le sorelle e il fratello dai nonni, nel gennaio 71 si sposòcon Luciano Ganz e fu mamma di Christian e di Willj. Da più temposofferente, concluse la sua vita terrena con il conforto della fede edell’affetto dei suoi cari. Alla Messa del suo funerale, abbiamo lettola parola di Gesù: “..abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me...Io vado a prepararvi un posto... Io sono la via, la verità e la vita”.Possa Giovannina essere fin d’ora in quella beatitudine promessa dalSignore.

PENSIEROPER GIULY

Te ne sei andata troppopresto, avevo ancora tante co-se da dirti... Quando avevo unproblema mi dicevi sempre:“porta pazienza, vedrai si ri-solverà”.

Adoravi le tue nipoti e leconsideravi due capolavori.Prima di diventare cognatesiamo state colleghe di lavoroe abbiamo viaggiato insiemecome amiche. Certe volte erogelosa della complicità contuo fratello... Ma so che mivolevi bene, come io te ne hosempre voluto e te ne vorròsempre. Sono stata fortunata tiho conosciuto e mi manchi già

tanto ma so che da lassù miproteggerai sempre.

Con infinito affetto,Alessia (tua cognata)

45o di Sacerdozio. Sette sacerdoti di Belluno-Feltre si sono ri-trovati il 22 giugno presso il santuario della Madonna Immacolataal Nevegal per ringraziare il Signore in occasione dei 45 anni di sa-cerdozio: da sinistra don Arturo Callegari di Caprile, don MarioCecchin di Nemeggio, don Sirio Da Corte di Auronzo, don EvaristoCampigotto di Mugnai, don Ermido Sampieri di Dueville, donBruno De Lazzer di Laste, don Aldo Giazzon di S. Giustina.

CELEBRAZIONI EATTIVITÀ PASTORALI

GIUGNO

CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE 28.06.2009Dopo un breve saluto ed un ringrazia-

mento ai presenti da parte del parroco donBruno De Lazzer, si è dato inizio alla riu-nione con la recita delle lodi.

Il Parroco ha riferito del recente convegnodel clero diocesano svoltosi a Col Cumanosul tema dell’anno pastorale 2009/2010“Fedeltà di Cristo - fedeltà del sacerdote”con la presenza del teologo Andrea Grillo diSavona.

Ha poi invitato anche i laici alla riscopertadella recita delle lodi e dei vespri, una voltaritenuti di pertinenza dei preti e delle perso-ne consacrate, ma che invece sono espres-sione di lode e di richiesta di interventodivino nella vita di ognuno. In parrocchiapoi, per chi non partecipa alla Messa quoti-diana, sono distribuiti ben 60 opuscoli del li-bretto delle letture “Il pane quotidiano” conle riflessioni di don Oreste Benzi.

Per la valutazione delle attività pastorali sisono esaminati i vari momenti:Quaresima: caratterizzata anche dallaforzata assenza del parroco e dai ben parte-cipati incontri foraniali con le riflessioniguidate da mons. Luigi Del Favero sulle

lettere di S. Paolo.Pasqua: con la settimana santa che ha

visto una buona partecipazione di parroc-chiani.

1o Confessione: di cui si è rivelata unacerta stanchezza e disattenzione avendolafatta dopo la Messa.

1a Comunione: Bene; anche col seguitodella visita con tutti i ragazzi del catechismoal santuario di Pietralba.

Cresima: sono da rivedere i tempi per lacelebrazione in quanto nel periodo in-vernale i ragazzi sono troppo impegnati perla scuola e le attività sportive.

In generale è comunque importante lapreparazione a tutti i sacramenti in modo daessere consapevoli del dono che viene dato.Anche per i funerali la funzione risulta piùconsona se c’è la presenza di qualcuno chedirige e intona i canti e il defunto viene ac-colto con un momento di preghiera di suf-fragio.

Attività:Per il Bollettino c’è sempre un bel gruppo

che collabora per articoli e redazione.

La Casa della Gioventù è sempre moltoapprezzata ed usata per varie manifesta-zioni da molti gruppi.

Camminare sui monti: si è scelta laformula “Incontri culturali e di spiritualità inmontagna” come segno di incontro trapersone accomunate da spirito di contem-plazione e di preghiera tra le bellezze delcreato e di segni di fede tra le nostre vallate.

Si è passati quindi ad esaminare in parti-colare gli impegni estivi e in generale quellidell’ anno.

Prima della fine dell’anno è previstoanche il rinnovo del Consiglio Pastoraleparrocchiale ormai scaduto da un anno: ungruppo di persone si troverà per preparare ilregolamento e il materiale per le elezioni.

Alla fine De Pra Celeste riferisce sulla at-tività del Consiglio Pastorale Diocesano eauspica, assieme ad altri, un incontro anchedel Consiglio Pastorale Foraniale perquanto riguarda le attività comuni tra levarie parrocchie della Forania in relazioneanche alla nota pastorale del Vescovo perl’anno presbiterale.

Celeste

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«Cime d’Auta» 7

LUGLIOInizio stagione estiva

Domenica 5 luglio, siamosaliti alla chiesa della Ma-donna della Salute per af-fidare alla Madonna l’iniziodella stagione estiva. L’estatenon è solo turismo, ma bellaoccasione di vivere in modocristiano il tempo dell’estatecome lode al Signore, in-contro con le persone, con-templazione delle bellezze delcreato.

A presiedere l’Eucaristia èvenuto da Belluno mons. LuigiDel Favero, vicario delladiocesi. Il canto del coro par-

rocchiale ha reso più solennee suggestiva la celebrazione.

Tra i gruppi presenti, si no-tavano in particolare glialpini, che in fatto di presenzae di servizio alla comunità nonsono secondi a nessuno.

Ai rappresentanti dei varigruppi e a quanti lavorano nelsettore del turismo abbiamoconsegnato un quadretto ri-cordo della Madonna dellaSalute. Ci siamo salutati au-gurandoci una bella estate,nel nome del Signore e nellaprotezione della Madonna.

Benedizionecrocifissoa Pian di Feder

Domenica 5 luglio, nono-stante le previsioni meteo nonfossero le più rosee, con un belnumero di parrocchiani ab-biamo raggiunto località Piandi Feder per la benedizionedel nuovo crocefisso, voluto erealizzato da Guido.

Ci siamo radunati per unmomento di preghiera in-tenso e suggestivo, ai piedi delcrocefisso, rievocando l’im-magine del Golgota e po-nendo l’attenzione sul grandesignificato che ha per noi lacroce, non solo di dolore, masoprattutto perché rappre-senta Gesù che con il suogesto d’amore ci ha liberatodal peccato facendoci rina-scere a vita nuova.

Il nostro Don poi ha ribaditoanche l’importanza chequesti simboli hanno neinostri paesi e sulle nostremontagne, e siamo certi chein tanti, salendo a Pian diFeder diretti alle bellissime

Cime d’Auta, volgeranno losguardo e una preghiera aquesto crocefisso.

ADORAZIONE EUCARISTICA NOTTURNA: VENERDÌ 17 LUGLIOSi è svolta durante la notte

con inizio dopo la Messa delle18,30 fino alla processionealla Madonna della salute ilsabato alle ore 7,30. Dodiciore e mezza di preghiera silen-ziosa e adorante, davanti alSantissimo esposto sul-l’altare. Ad ogni ora c’è statoqualcuno presente ed è statauna grazia per la nostra co-munità. È nella preghiera chesi ravviva la nostra fede: pre-ghiera silenziosa, di medita-zione in particolare sullaParola di Dio, sul Vangelo. Inchiesa, presso l’Altare delSantissimo c’è un libro daltitolo “365 luci sull’Euca-ristia”, molto bello con rifles-sioni di vari autori sul misteroeucaristico. Proprio nel giorno2 settembre, mentre scrivo

queste note, viene riportatauna bella riflessione di P. Ga-sparino dal titolo che riporto.

Cos’è l’adorazioneL’adorazione è un mo-

mento assai faticoso dellapreghiera.

È molto più facile meditare,ancor più facile far preghieravocale, ancor di più far lettura.

E di fatto si evade con fa-cilità. Anche quando se ne èscoperta tutta la bellezza, c’èsempre la tentazione dievadere. Ma quando si è ar-rivati, si ha la netta impres-sione di avere scoperto lachiave di tutta la vita spirituale,si ha la netta impressione diavere trovato la roccia su cui sicostruisce tutto. Tentiamo an-zitutto di capire che cosa è l’a-

dorazione eucaristica.L’adorazione eucaristica è

stare davanti a Gesù Euca-ristia dandosi a lui. È un conti-nuare la Messa.

Quasi sempre la nostra pre-ghiera è un chiedere, l’adora-zione invece è un dare. Ma checosa do? Il mio amore! L’ado-razione sarà dunque stare da-vanti al Signore ripetendogliche io lo amo? Non diremmoche sia esattamente questo.

L’adorazione non è un darea parole, che è tanto semplice,ma è un dare a fatti, che è unacosa ben diversa. L’adora-zione si può fare senza parole:chi ama veramente non hatante parole da dire, fa, donase stesso.

Quando dico al Signore chelo amo (e lo posso anche

esprimere senza parole eformule) io intendo dire: «Si-gnore, voglio essere come mivuoi tu, la mia carità sarà au-tentica, il mio dovere saràcompiuto bene, riparerò aquella viltà, sistemerò quellacosa che ti dispiace. Ti amo, oSignore, voglio fare cioè tuttala tua volontà, la tua non lamia: voglio ubbidire, voglioessere povero, voglio esserecome mi vuoi tu».

Se questa volontà è ripetuta(e non c’è bisogno di grandiparole), è offerta, è ripre-sentata infinite volte, sono in-finiti atti di amore. Questo èadorare.

Andrea Gasparinoin Adorazione,

Movimento ContemplativoMissionario

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8 «Cime d’Auta»

Durante il tempo estivo,agli incontri della pre-ghiera e del Vangelo chevengono portati avanti inparrocchia durante tutti imesi dell’anno, hannopartecipato fedeli di altreparrocchie e diocesi, por-tando un soffio di fre-schezza e di novità.

Un grazie e un invito asostenere questi duegruppi: preghiera e Paroladi Dio. Su questi due pilastrideve poggiare la costru-zione di ogni vita cristiana.

Gruppi ecclesiali:della preghiera e del Vangelo

Messa alle Cime d’Auta: sabato 25 luglio

Anche quest’anno unbuon numero di amici dellamontagna è salito alle Cimed’Auta in particolare per ri-cordare Silvio e Walter.

A presiedere la Messa èandato don Bruno Soppelsa.

Sempre suggestiva la ce-lebrazione: in alto ci si sentedavvero più vicini a Dio, se-condo una bella definizionedella cima di una montagna:“dove finisce la terra e inizia ilCielo”.

La cima ci invita a salirenello spirito sempre e più inalto nell’incontro con il Si-gnore delle cime.

Di ritorno, tutti a Colmont,dove bravi cuochi avevanopreparato la pastasciutta edaltro...

* * *Umberto Voltonina, nato

a Mestre il 16.04.1916e morto a Carfonl’1.08.2009.

Benedizione Malga Valles Basso:domenica 23 luglio

Sagra del Redentore a Feder: 11-12 luglio

La comunità di Feder,Colmean, Tegosa anchequest’anno si è ritrovata perla festa del Redentore alquale è dedicata la chiesetta.

La celebrazione religiosasi è svolta il sabato sera conla celebrazione della Messa,presieduta da don BrunoSoppelsa e con la proces-sione per le vie del paese,come sempre, illuminate eornate da vari altarini comesegno di devozione.

Il tempo, quest’anno, fa-vorevole ha permesso losvolgersi regolare della pro-cessione e ha favorito la par-tecipazione di molti fedeli delluogo, ma anche di altripaesi e di ospiti, già presenti

nella comunità all’iniziodella stagione. Purtroppo ladomenica non si è potuto ce-lebrare la Messa per man-canza di sacerdoti.

La parte esterna è stata or-ganizzata dal gruppo Cro-daioli con musica, serviziocucina e giochi vari, conottimo successo.

Un grazie a quanti nelcampo religioso e profano siadoperano per tenere vivequeste feste di paese, chemeritano di essere sostenuteper molteplici motivi.

Ed è giusto che l’aspettoreligioso sia tenuto in consi-derazione perché è da lì chehanno origine le nostre festeanche nell’aspetto profano.

AGOSTOMadonna della Neve: 5 agosto

Promossa dal GruppoAlpini di Caviola-Cimed’Auta, anche quest’anno laFesta della Madonna dellaNeve, che un tempo era unaseconda sagra, ha avuto unottimo successo.

A presiedere l’Eucaristia èsalito dal Nevegal, dove ri-siede nel tempo estivo,mons. Silvio Padoin di Pievedi Soligo, vescovo emerito diPozzuoli e per più anni “nellastanza dei bottoni in Va-ticano” nell’Ufficio per lanomina dei Vescovi.

Mons. Silvio, ultraottan-tenne con più di 50 anni disacerdozio, ma ancorapieno di vita, di umanità e difede. All’omelia, ha parlatoai fedeli che gremivano lachiesa con tanto fervore epassione, che al termine èesploso spontaneo un ca-loroso applauso.

Era la prima volta che intanti anni di sacerdozio assi-stevo ad una cosa simile.

Dopo la Messa le foto congli alpini e poi “il rancio”sempre con gli Alpini pressola loro sede.

Ancora grazie mons.Silvio e ancora grazie a voibravi Alpini!

Così lo ricorda la figliaAdriana:

«Amava immensamentele Cime d’Auta che scalò dasolo per l’ultima volta a 72anni.Quanti bei ricordi ci ha la-sciato: ricordi d’amore fami-liare e di umanità. Bastavache qualcuno avesse bi-sogno e lui si rendeva dispo-nibile per qualsiasi cosa.

In agosto, il mese cheamava di più, perché era-vamo tutti qui in montagna-,raccontava ai suoi pronipotile varie ascensioni e nel rac-contare gli brillavano gliocchi di gioia.

È stato “graziato” da Dio!Si è addormentato persempre fra i suoi amati montiche frequentava da più di 50anni ed ora lo pensiamolassù assieme alla suaamata Carlotta a vegliare sunoi come hanno semprefatto nella vita terrena».

È stato bello per varimotivi: perché c’era un climadi amicizia, di preghiera,c’era la piccola Luciana Irinacon papà Piergiorgio emamma Raluca, nonnaClara...

Bello, un vero clima di fa-miglia!

Benedire una Malga (per-sone e animali) ha un signi-ficato molto bello: c’è il signi-ficato di fede per cui cisentiamo profondamentebisognosi di Dio, secondol’insegnamento di tutta la

Bibbia, come la preghieradel Salmo: “Da dove miverrà l’aiuto”? E la risposta è:«da Dio che ha fatto cielo eterra».

E c’è un secondo signi-ficato: quello di dire grazie aquanti, attraverso le malgheed altre forme, come rifugi ebivacchi, rendono viva lamontagna.

Da parte di tutti, singoli eistituzioni, dovrebbe venireun sincero sostegno a questeforme di promozione peruna montagna viva.

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«Cime d’Auta» 9

Gianfranco Strano in amichevole colloquio con il nostro Vescovo, nelladiscesa dal Mulaz.

Dopo la Messa con gioia si continua a cantare al Signore.Il gruppo in cima al Mulaz, dove finisce la terra e incomincia il cielo.

Il Vescovo con Bruno De Donà e don Bruno.

Il momento più importante della Messa: l’ostia santa innalzata tra cieloe terra.

Il Vescovo chiama i fedeli alla Messa, nella cattedrale del creato.

MONTE MULAZ - 6 AGOSTO 2009

Alla grotta della Madonna: Paola, venuta appositamente da Roma,legge una bella riflessione: “La mia più bella invenzione è stata miamadre...”.

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10 «Cime d’Auta»

Come gli anni precedenti,anche quest’anno siamo salitiin cima al Mulaz nella solennitàdella Trasfigurazione.

Eravamo moltissimi e fra itanti c’erano 5 preti e il nostrovescovo, mons. Giuseppe An-drich. Siamo saliti dalla Val Ve-negia e dal Valles per ferrata...Colui che scrive è salito perferrata, ottimamente at-trezzata e piuttosto verticale,ma facile. Siamo saliti dal passoValles (2.032 m.) per ottimosentierino erboso fino sotto al“Canalino” dove saliva laferrata. Qui abbiamo cam-minato invece su detriti fino aun nevaio. Qui ci siamo pre-parati per poi attraversare ilnevaio e arrivare all’attaccodella via ferrata, che sale permotivi di sicurezza e percorri-bilità a fianco del Canalino. Su-perata quest’ultima siamo ar-rivati poco più avanti del Passodel Mulaz (2600 m.) e siamosaliti per ghiaioni e cengettepoco esposte sino alla cima(2906 m) dove ci attendevanogià il Vescovo e altre persone.Arrivati tutti sin lì, si è celebratala S. Messa.

All’inizio il Vescovo invecedi baciare l’altare, ha detto, ba-ciamo la roccia, per oggi nostro

altare naturale. Erano in 6 preticoncelebranti. Terminata lacelebrazione, siamo scesi al ri-fugio per un pasto caldo. Quimolto si sono fermati i preti e ilVescovo, mentre alcuni sonoscesi dal Passo delle Farangole.

Il Vescovo e i preti si sonofermati al rifugio a cantarementre il sottoscritto è scesoper le Farangole. Dopo una sa-lita per ghiaione, alcune scale ela corda ci hanno aiutato asalire uno spuntone di roccia.Una volta il sentiero saliva perghiaione mentre adesso ciònon è più possibile causa lafrana del ghiaione che ora è ri-pidissimo. Arrivati sulla for-cella scendiamo subito percorde e per una scaletta, poiper ghiaione. Arriviamo all’at-tacco della Banca delle Fede,lunga cengia rocciosa alla basedella Cima Focobon, at-trezzata con corde, facile emolto emozionante, un po-chino esposta. Di qui, la di-scesa lunghissima ha contri-buito alla stanchezza, ma an-che alla soddisfazione di avercompiuto un tragitto lungo maricco di emozione e di ami-cizia.

Bellissimo (come sempre)!!!Sandro

La bella valle del Biois vista dal Mulaz.

Mirella e Bruno, i gestori del rifugio.Una stretta di mano molto cordiale.

Il Vescovo guida i canti davanti al rifugio.

Si canta.

Il rifugio.

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«Cime d’Auta» 11

Sas de la Palazza.

Fiaccolata aiSerrai di Sottoguda

Siamo saliti, mercoledì 12agosto come preparazionealla Festa dell’Assunta. Sem-pre suggestiva la preghiera inun ambiente così particolare.Abbiamo iniziato la preghieraalla grotta della Madonna, al-l’inizio dei Serrai e pregandoabbiamo raggiunto la chie-setta di s. Antonio per poi ri-tornare alla Grotta.

Abbiamo pregato medi-tando le sei “parole” dettedalla Madonna e riportate neiVangeli:1. All’annunciazione:

“...come è possibile que-sto, non conosco uomo...”

2. Sempre all’Annuncia-zione: “...Avvenga di mesecondo la tua parola...”

3. Alla Visitazione: “L’animamia magnifica il Si-gnore....”

4. Al tempio di Gerusalem-me: “Figlio mio, perché cihai fatto questo...?”

5. Alle nozze di Cana: “..nonhanno più vino...”

6. Sempre alle nozze di Cana(le ultime parole della Ma-donna) “...Fate quello cheLui vi dirà...”

Un noto devoto della Ma-donna fa questa osserva-zione: perché la Madonna nelVangelo non parla più? Per-ché è Lui che parla ed è Lui chedobbiamo ascoltare. E le Pa-role della Madre: “...fatequello...” sono le stesse che ilPadre pronuncia su Gesù alBattesimo e sul Tabor”...ascoltatelo...”.

Nel valutare le varie appa-rizioni della Madonna, dob-biamo prendere in considera-

zione anche e direi soprattuttoil Vangelo! Più che di devo-zioni, dovremmo parlare diDevozione, di Fede! E Coluiche deve occupare la scena ela nostra attenzione è soprat-tutto LUI!

Vigilia dell’Assunta:14 agosto

L’abbiamo vissuta in spiritodi fede e di devozione. Unabella giornata di preghieracon l’adorazione eucaristicadurante tutto il giorno, con les. confessioni e con la pre-ghiera conclusiva del rosarioalla chiesa della Madonnadella Salute. È stata vera gioiavedere tanti fedeli in devotapreghiera e nel ricevere confede i santi sacramenti.

Assunta e giornataper il Seminario:15 agosto

Alle Messe, grande parteci-pazione di fedeli, in parti-colare alle Messe della sera edelle 10.00, ma anche aSappade. Abbiamo pregatoper il Seminario e per i semi-naristi, per le vocazioni allavita sacerdotale e di specialeconsacrazione, in quest’annodedicato ai sacerdoti.

La preghiera innanzitutto,ma anche il sostegno eco-nomico per i bisogni del Semi-nario e la generosità dei fedelianche quest’anno è stata par-ticolarmente grande: pocomeno di 2 mila euro. Il rettoredel Seminario ringrazia tutti eassicura preghiere!

Al pomeriggio siamo saliticon gli amici alla Malga diValles Alto per la benedizione,accolti con cordialità dai ge-stori Nicola Pescosta e papàGianni.

Malga ai Lac e Bosch Brusà

Vi siamo saliti, con un belgruppo di amici, sia per unacamminata in montagna(sempre bella!), sia per unapreghiera di benedizione.

Sia al Bosch Brusà che aiLac abbiamo trovato bellaaccoglienza,abbiamo sosta-to a lungo per riposarci, pergustare qualcosa di buonoanche per il palato, ma so-prattutto abbiamo pregato eringraziato invocando la be-nedizione del Signore sullepersone e sugli animali.

La Malga ai Lac ci è ap-parsa in veste nuova dopo ilavori di ristrutturazione, conla nuova gestione di Alessio eSabrina, con i bravi e sim-patici aiutanti,il giovane diPenia, Valerio di Caviola esoprattutto il giovane dicolore del Bangladesh; maanche la Malga al BoschBrusà, pur nelle dimensionipiù modeste, fa la sua bella

figura con i confort necessarie con la brava Maria Ilde allacucina e al banco, mentreLivio era al pascolo con lemucche.

Bella la preghiera di bene-dizione in entrambe lemalghe.

Alla Malga ai Lac c’è statauna preghiera particolareche merita di essere citata.

Il giovane del Bangladesh,molto bravo e simpatico, è direligione mussulmana e ci èvenuto spontaneo fare unapreghiera in spirito ecu-menico.

Abbiamo fatto la nostrapreghiera cristiana, mentrel’amico mussulmano ascol-tava; poi abbiamo invitatoanche lui a fare la sua pre-ghiera e si è messo a cantarecon devozione una preghieratipo i nostri Salmi, per magni-ficare, con le parole delprofeta Maometto, Allà!

Sono passati 63 anni daquel triste giorno.

Un giorno davvero triste dibrutalità da parte dei nazisti edi stupida bravura da parte dialcuni così chiamati parti-giani, che con un gesto sconsi-derato hanno provocato iltutto.

Negli ultimi anni se ne èparlato e scritto anche a spro-posito, in particolare dallaparte che si è sentita chiamarein causa, con quale intento?

Quello di appurare laverità, in clima di riconcilia-zione e di dare giusto onore epreghiera a coloro che in se-guito sempre ad azioni deicosì detti partigiani con som-mario processo o senza pro-cesso, ma per vendette e odiopersonali sono stati barbara-mente eliminati e perfino,udite!, profanati nella se-

poltura. Questa sì, è vergogna!A questi,anche se in ritardo,

è più che doveroso dare un ri-cordo che si meritano.

E non è “un benedire i fa-scisti” come è stato scritto suun giornale della provincia enon è “una vergogna” come èstato gridato da qualcuno, maun dovere civico e cristiano! Aldi fuori di ogni polemica.

Quest’anno la celebra-zione del 20 agosto si è svoltacon sobrietà.

La Messa è stata celebrata aGares, come deciso (un annoa Gares e un anno a Caviola),mentre altri momenti signifi-cativi si sono svolti a Caviola,Falcade e Vallada.

A Caviola c’è stata la depo-sizione e benedizione di unacorona alla lapide nellapiazza che ricorda l’uccisione

Domenica 16 agosto:s. Messa in collegamento con radio Maria

La Messa delle 8, celebratadal parroco con il canto del CoroGiovani e con la collaborazionedel maestro Attilio Costa e del-l’organista Filippo Costa, è statatrasmessa da Radio Maria, laradio che è ascoltato non solo inItalia, ma anche fuori. A detta dichi è stato collegato, è stata unacelebrazione ben riuscita, nel ri-spetto dei tempi e delle ceri-monie. La Messa è stata prece-deduta da una bella presen-tazione di Caviola.

di più di 40 innocenti trucidatidalla barbarie nazista e l’in-cendio di Caviola.

Cosa dire? Il 20 agosto,quest’anno cadeva di giove-dì, che è giorno di mercato. La

cerimonia si è svolta con tantaindifferenza da parte dei più,con la gente al mercato...

Il ricordo di quel tristissimogiorno credo che domandipiù rispetto!

20 agosto: 1944-2009: anniversario della rappresaglia nazista

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12 «Cime d’Auta»

21 agosto Riese: processione con la statua di S. Pio X.

Il vescovo Mazzucato, neo eletto arcivescovo di Udine e mons. Giovanniarciprete di Riese.

I fedeli con nel primo banco il nostro Sindaco, sig. Stefano Murer e ilsindaco di Riese sig. Pierluigi Contarin, Francesco Bonin e lo scrittoreRuggero Ambrosi.

23 agosto: Chiesa di Caviola: mons. Giovanni arciprete di Riese pre-siede l’Eucaristia.

S. PIO X: 21-22-23 AGOSTOAnche quest’anno, in occa-

sione della ricorrenza di S. Pio Xsi è rinnovato e rinsaldato ilclima di amicizia tra la comunitàdi Caviola e quella di Riese.

Venerdì 21 agosto a RieseIl giorno 21 agosto, una dele-

gazione composta da donBruno, il sindaco Murer e altri treparrocchiani si è recata a Riesealla Messa solenne presiedutadal Vescovo di Treviso Mazzo-cato e concelebrata dal parrocodi Riese, il vicario della Diocesi eanche dal nostro don Bruno.

Nell’occasione, nel rendere ilsaluto al vescovo Andrea Bruno,don Bruno ha scoperto che il

presule era stato un frequen-tatore della nostra valle nei pe-riodi estivi per ben nove anni;parte in canonica a Caviola condon Cesare e parte a Falcadecon don Vincenzo e pertantoaveva fatto le sue belle scarpi-nate nelle nostre malghe e mon-tagne che conosceva benissi-mo. Si è quindi intrecciato unnuovo legame tra il vescovoMazzocato e il nostro donBruno.

La notizia che ha caratte-rizzato la serata è stata però ilfatto che il giorno prima mons.Brollo aveva annunciato chequesto Vescovo era stato no-minato suo successore come Ar-

civescovo di Udine.Il nuovo Arcivescovo, classe

1948, aveva celebrato la suaprima Messa proprio a Riese epertanto ha visto, l’odierno mo-mento celebrativo, come segnoaugurale per porre anche il suonuovo incarico ministerialesotto la protezione di S. Pio X.

Mons. Mazzocato da cinqueanni era vescovo di Trevisodopo essere stato docente diteologia dogmatica, padre spi-rituale e rettore del Seminario diquella città.

Dall’11 dicembre 2000 algennaio 2004 era stato Ve-

scovo di Adria-Rovigo.La serata è poi proseguita con

un momento conviviale con ilsindaco di Riese, Contarin ealcuni assessori comunali,nonché del nostro amico Fran-cesco Bonin, artefice del nostrorapporto tra Riese e Caviola.

Il Sindaco ha avuto così mododi ringraziare anche per il con-tributo che era stato inviato inoccasione del nubifragio pri-maverile e che aveva creato no-tevoli danni a capannoni ed abi-tazioni, rilevando che peròquella popolazione si era subitoattivata per la sistemazione.

Domenica 23 a Caviola

Il giorno 23 la visita è stata ri-cambiata a Caviola con laMessa presieduta dal parrocodi Riese mons. Giovanni Bol-drin, la partecipazione del Sin-daco, del rappresentantedella locale Pro loco, RuggeroAmbrosi e di una rappresen-tanza dell’Associazione Al-pini.

Anche in questa occasione siè potuto constatare la sinceraamicizia tra le due comunità.

Nell’omelia, mons. Gio-vanni, nel commentare leletture, ha sottolineato che ilvangelo va soprattutto vissutoe meditato continuamente enon come una cosa sentita unavolta per sempre o come unracconto fiabesco.

In questa direzione S. Pio X,già da parroco di Salzano,aveva ideato il suo catechismoche ha fatto crescere nella fedeintere generazioni.

Anche il Comune di Fal-cade, con la parrocchia diCaviola sta lavorando perpoter arrivare ad un gemel-laggio con il Comune diRiese Pio X. Da oltre un annoinfatti sono in corso scambiculturali tra le due realtà.Quest’anno la filodram-matica di Riese Pio X hatenuto una rappresenta-zione nella sala della “Casadella Gioventù” di Caviolasulla vita di “Papa Sarto”.

Inoltre il 21 agosto, data incui si celebra la festa dellacanonizzazione di papa PioX c’è stata una Messa nellaparrocchiale di Caviola allaquale ha assistito una dele-gazione di Riese Pio X, conin testa il sindaco Gian LuigiContarin.

La chiesa parrocchiale diCaviola, eretta nel 1956, èstata una delle prime chiesead essere dedicata a Pio X, lacui canonizzazione av-venne due anni prima nel1954.

Questa la ragione per laquale si sta lavorando per

concretizzare il gemellag-gio, che ormai sembra in di-rittura di arrivo, grazie al-l’idea di un “turista”. «Damolti anni vengo in vacanzain montagna a Caviola. Es-sendo io di Riese Pio X - rac-conta infatti Francesco Bo-nin, in qualche modo l’ispi-ratore del gemellaggio - eavendo questa comunitàuna chiesa dedicata alnostro santo “Papa Sarto”,ho pensato che sarebbe statogiusto legare i due paesi inmaniera ufficiale. Così par-lando con il parroco donBruno De Lazzer e il sindacodi Falcade, Stefano Murer,ho lanciato l’idea trovandoin loro un certo interesse. Aquel punto è stato naturalepromuovere contatti uffi-ciali tra i due Comuni».

Iniziativa che è stata benaccolta, tanto che si punta“ad un vero e proprio ge-mellaggio”, con il favoreanche della Pro loco e delsuo presidente GraziellaBusin.

(df)

I Comuni di Falcade e Riese Pio Xuniti nel ricordo di Papa Sarto

Domenica 6 settembre 2009, Falcade

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«Cime d’Auta» 13

Le sorelle del Patriarca Sarto preparano la valigia per il fratello che va aRoma per il Conclave.

Papa Sarto con un bambino.

Papa Sarto con il prete progressista. Papa Sarto ammalato.

Il gruppo dei bravi attori!

La sera precedente, 22 agosto, comesegno di amicizia, la filodrammatica diRiese “Bepi Sarto” ha presentato la com-media brillante in tre atti di GiuseppeMaffioli, interpretando la figura di PapaSarto come pastore della Chiesa uni-versale non dimenticando le sue origini, ilsuo paese, la sua gente veneta.

Toccante questa rappresentazione che

ha coinvolto, quasi all’emozione, i parte-cipanti che, pur in buon numero, avrebbemeritato una maggior presenza dipersone.

Purtroppo la concomitanza di altre at-tività negli stessi giorni ha fatto mancarel’attenzione a questo evento che forse infuturo potrà essere riproposto perchémerita veramente di essere visto.

La ricorrenza della giornata che ri-corda la figura di Papa Sarto è quindipassata con spirito di venerazione e ami-cizia ed è auspicabile che diventi un ap-puntamento sempre più sentito ancheper chiedere su tutta parrocchia l’inter-cessione di S. Pio X a cui la nostra co-munità ha voluto dedicare la chiesa.

Celeste

Serata di sabato 22 agosto

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14 «Cime d’Auta»

Un momento della cerimonia solenne in Piazza a Canale d’Agordo.

Il Vescovo con il gruppo Alpini “Protezione Civile Caviola”.

CANALE D’AGORDO,26 agosto 1978-26agosto 2009

31o anniversario della ele-zione a Papa del PatriarcaAlbino Luciani, papa Gio-vanni Paolo I e 30o anniver-sario della visita di GiovanniPaolo II a Canale d’Agordo.

Il doppio anniversario ri-guardante i due Papi Gio-vanni Paolo è stato ricordato aCanale d’Agordo con una so-lenne concelebrazione, nellabella piazza del paese, de-dicata a Papa Luciani, pre-sieduta dal nostro vescovoGiuseppe e concelebrata dauna quarantina di sacerdoti,fra i quali alcuni polacchi ed inparticolare dal parroco diWadowice, città natale diPapa Wojtyla e alla presenzadi autorità e molti fedeli dellavalle e venuti da fuori.

Il 26 agosto del 1979 è statauna giornata memorabile perla nostra diocesi e in parti-colare per Canale. Era laprima uscita del nuovo Papadal Vaticano per visitare unadiocesi e una parrocchia nelterritorio nazionale e avvennechiaramente come omaggioal suo predecessore. Unagiornata memorabile, anchese fortemente avversata dallapioggia, che non cessò discendere dal cielo durantetutta la mattinata. Ricordiamoancora l’espressione usatadal Papa: “sono le lacrime delcielo...” e poi la salita a Punta

Rocca per la recita dell’An-gelus e la benedizione almondo, accompagnata dalcanto del Coro Fodom.

Giornata memorabile che

è stata ricordata a distanza di30 anni, con giusta solennità.Il nostro Vescovo ha tratteg-giato alcuni aspetti della vitadei due Papi con particolare

riferimento alla Madonna ve-nerata nel santuario polaccodi Czestochowa, la cui imma-gine era a lato dell’altare. Pa-pa Wojtyla era particolar-mente devoto della Madonnae ne è testimonianza fra l’altroil motto scritto sullo stemmaepiscopale “Totus tuus”, maanche il nostro Papa Luciani lofu e fin da bambino. Sua è l’e-spressione: “Dio non solo èPadre, ma anche madre...”. Ilnostro Vescovo ha ricordatoun passo dell’omelia di iniziodel suo pontificato: «La vergi-ne Maria, che ha guidato lanostra vita di fanciullo, di se-minarista, di sacerdote e divescovo, continui ad illumina-re e a dirigere i nostri passi».

Durante la celebrazione diquest’anno si è parlato moltoin polacco sia nella celebra-zione della Messa come negliinterventi a seguire in parti-colare nella persona delladonna Sindaco, alla quale si èrivolto con parole di saluto ilSindaco di Canale, sig. Ri-naldo De Rocco. La stessa si-gnora ha parlato ai presentisalutando ed esprimendo isuoi sentimenti di gioia e digratitudine per il felice in-contro tra la sua cittadina (40mila abitanti) e Canale d’A-gordo, piccolo, ma bel paesenel cuore delle Dolomiti.

Un plauso agli organiz-zatori sia della parrocchia conil parroco don Mariano comedel comune con il sig. sindacoRinaldo e loro collaboratori.

A coloro che con dedizione e passione del canto ed il suono sanno creare un’atmosfera piacevole dove i ricordi fioriscono

COL DE RIF IN CORO

Col de Rif: il coro Val Biois.

Par na volta tantno son stat de bant

anca se ’I mes de agostoa girà ’n machina no t’é cate posto

’n cin per el bel temp e ’n cin curiosai volest venì a sentì la vosta os

par no sera tut l’é torna vifte na piciola piaza ’ncornisada su ’n Col de Rif

tanti ’n pè, altri sentaisenza bacà parola v’aon scoltai

os che va verso ’I zielparole che riva al cora tuti g’à savest tant belntant che l’eco fenìa su par Somor

tacàde su su ’n soler, quatro ridòlele ne vardea e le descorea da solesion stufe de sta qua a ciapà ’I solma aon capì che nessuni pi ne vol;

fior su le finestre, anca su ’n tondoaltre dose serade e la dent par el mondo forsilassù su calche spiz

l’é venù fora anca ’I Gile Stiz

no l’à pi vist la sua baracaforsi l’à capì che la dent la è stracae che tute le sue fadighele è dute a fenì te le ortighe

scolte ste bele canzon e me recorde apenacande mia mare la me dea la mancon ’n darlin o ’n rusak sula schenase ciapea la riva de san Bastian

n’aria fina vien du da chi praila me porta ’n rumor d’en faore che bat sul maiforsi de là de la piaza, te na fusina

l’é drio a fenì na bela cosmoAvè avest na bela pensadaa venì su sta piaza a fa na cantada

bisogna dì che stasera ghen manchea unal’era le stele ma no l’era la luna

dopo na sera cossìtapar che la te ave cambia la vita,pecà che al dì da ’n coi,dopo poc, tuti i torna sul so troi

settembre, 2009S. Fenti

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«Cime d’Auta» 15

DOMENICA 30 AGOSTOSolenne celebraziones. Messa “Missionaria”

È stata davvero una bella ce-lebrazione in spirito missio-nario: sei i sacerdoti concele-branti:quattro missionari“fidei donum” della chiesa delTriveneto inviati dai nostri Ve-scovi per annunciare e testi-moniare il vangelo in Tai-landia, in una missione apertadodici anni fa.

Il perché della celebrazionelo troviamo nel fatto che fra iquattro missionari c’era unnostro sacerdote, don BrunoSoppelsa, già missionario perquasi 10 anni in Costa d’A-vorio ed ora destinato alla mis-sione nel lontano oriente as-sieme a don Bruno Rossi, dellaparrocchia di Enego, diocesi diPadova, a don Pietro Melottodella parrocchia di Zimella,diocesi di Vicenza, a don Raf-faele Sandonà della par-rocchia di Caltrano, diocesi diPadova.

La festa è nata dalla colla-borazione tra don Bruno Sop-pelsa, i suoi genitori e la par-rocchia di Caviola ed è riuscitamolto bene, sia nel momentocelebrativo in chiesa sia nelmomento conviviale nellacasa di origine di papà Primo aCollaz di Cencenighe.

Con i missionari erano pre-senti anche i loro genitori edaltri parenti ed amici.

A presiedere l’Eucaristia eravenuto da Belluno don LuigiCanal, responsabile del Cen-tro missionario, lui pure mis-sionario per quasi trent’anni inBrasile. A completare il gruppodei celebranti c’era anche ilparroco, quindi sei celebranti.

Davanti all’altare, unagrande rappresentazione deicinque continenti, con l’indi-cazione della Thailandia. Al-l’offertorio, dopo il pane ed ilvino, sono stati portati deglioggetti indicativi: Il Vangelo,un bastone e un paio disandali, strumenti semplici epoveri del missionario e unpiccolo contenitore con dentroun’offerta raccolta in modosimpatico da alcuni bambinidella parrocchia.

Dopo la comunione, donBruno Soppelsa ha ringraziatoe salutato tutti, all’antivigiliadella partenza. Infatti donBruno e don Raffaele sa-rebbero partiti nella mattinatadel 1o settembre con destina-zione Bankgok.

Come atto conclusivo c’èstata la consegna di un ricordodi Caviola (una maglia conl’immagine classica di Ca-viola, cime d’Auta e chiesettadella Madonna della Salute edaltro..) e quindi le foto di circo-stanza.

Don Bruno Soppelsa.

La maglia consegnata aimissionari con l’immaginedi Caviola: chiesetta eCime d’Auta.

Don Luigi, responsabile del Cen-tro missionario diocesano.

Melorj ha appena consegnato il piccolo contenitore con l’offerta rac-colta a Caviola, frutto di un simpatico mercatino.

Il saluto del parroco.

Il dono simbolico deisandali.

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16 «Cime d’Auta»

Dopo la Messa, i 4 missionari della Thailandia: don Bruno Rossi, donBruno Soppelsa, don Pietro e don Raffaele.

I missionari con i familiari.

La festa a Collaz di Cencenighe nella baita di papà Primo.

Don Brunoci invia le prime notiziedalla ThailandiaCarissimo don Bruno e tutti voi cari amici,

eccomi qui... dopo tantimesi d’ attesa e di prepara-zione... sono arrivato in Thai-landia!

Mi trovo al Nord, nella mis-sione interdiocesana di ChaeHom, diocesi di Chiang Mai,accompagnato da don AldoGiazzon, già direttore delCentro missionario di Bel-luno. Sto riassaporando ivolti, le colline e la serenità diquesto angolo d’Oriente giàconosciuti lo scorso anno, du-rante una mia breve ma toc-cante visita.

... sono felice!Alla fine del mese, il 25 set-

tembre credo, inizierò lascuola di lingua Thai... unamontagna dura, che richiedecostanza e pazienza... unasfida appassionante ed avvin-cente... spero pian pianino diriuscire a toccare anche lacima di questa difficile vetta!

Andrò ad abitare aBangkok nella missione di St.Luis, vicino al grande Ospe-dale di St. Luis appunto, il piùgrande e competente dellacapitale. Non ci sono ancorastato, non ho visto la ca-nonica, ma non importa...tutto quello che arriva saràcertamente buono: sonopronto a tutto.

Quando avrò le idee piùchiare e anche un indirizzo, licomunicherò.

Nel viaggio che mi portavaqui, non ho fatto altro che ri-flettere e ringraziare il Si-gnore.

Mi sento davvero fortunato,

un privilegiato. Sento di nonmeritare tutto il bene che sto ri-cevendo, ma allo stessotempo rendo grazie a Dio pertutte queste porte che mi spa-lanca di giorno in giorno...sempre nuove e meravigliose!

Ho ringraziato Dio peravermi dato una famiglia ge-nerosa aperta al mondo e aglialtri; per avermi dato voi cariamici, che da sempre mi aveteincoraggiato e sostenuto conla vostra stima, amicizia; mache soprattutto mi accompa-gnate con le vostre preghiere:le sento il vostro dono più pre-zioso e importante. Vi sentovicino a me, tutti, e prego pervoi ogni giorno: vi incontrosempre lì, e vi abbraccio fortein quel Gesù Eucaristia alzatoal cielo, nostra forza per ilcammino di ogni giorno! As-sieme, insieme con Lui sullestrade del mondo, ovunquenoi siamo!

Ho ringraziato Dio peravermi regalato un’estate in-dimenticabile... camminate,ma soprattutto vette... mo-menti magici che mi hanno re-galato una felicità tale chesolo alcune lacrime segretehanno potuto esprimere...

Cari amici, sono felice diessere qui.

Vi porto nel cuore con tantariconoscenza tra questa me-ravigliosa gente che sa acco-gliere lo straniero con un sem-plice sorriso e con un gransenso di rispetto e d’amore.

Il Signore ci aiuti tutti nelcercare di mostrare ognigiorno, con la nostra vita, cheLui ci vuole bene, che ha mise-ricordia, che è pace... in ma-niera semplice e nelle piccolecose.

Vi abbraccio forte!A presto.

Don Bruno

“INSIEME SI PUÒ...”Anche quest’anno, do-

menica 9 agosto, il grup-po “Insieme si può...” diCaviola ha organizzatopresso la Casa della Gio-ventù la consueta rac-colta e vendita di torte edolci a scopo benefico.

Il ricavato, grazie ainumerosi compratori, èrisultato di circa 2.800euro ed è stato devolutoin parte alla comunità diGregoire (Costa d’Avo-rio) che si occupa dimalati di mente e parte afavore di organizzazionicontro la carestia che daanni sta perseguitandol’Uganda.

Non possiamo che rin-graziare sentitamentetutti coloro che si sonoprodigati nel realizzare,confezionare e acqui-stare i deliziosi dolci.

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«Cime d’Auta» 17

Conferenza astronomica con il professor Aldo Vitagliano e l’Associazione astrofili agordini

Il professor Aldo Vitagliano conla presidente della Pro loco diCaviola Graziella Busin.

La sera del 18 agosto 2009si è tenuta presso la sala dellaCasa della Gioventù di Ca-viola una conferenza astro-nomica con tema: «Aste-roidi: dalle armonie di unadanza all’incubo di una cata-strofe». Conferenziere d’ec-cezione il professor Aldo Vi-tagliano, docente di chimicapresso l’Università di Napo-li e ricercatore nel campoastronomico.

Quest’anno il consuetoappuntamento “astrono-mico” ferragostano ha avutooltre all’ospite di assolutovalore anche la trattazione diun tema particolarmente in-teressante: lo studio delleorbite degli asteroidi e il pos-sibile impatto con la Terra.

II professor Vitagliano hasapientemente illustrato con

parole ed immagini semplicii suoi lavori e gli studi che lovedono impegnato ormai daanni nella ricerca delle orbitedei numerosi asteroidi cheorbitano nel Sistema solare.La materia scientifica nellospecifico è conosciuta comemeccanica celeste. Perchésono interessanti questastudi? Prima di tutto per ilsupporto che danno nellancio e nell’invio nellospazio dei numerosi satellitiartificiali che orbitano vicinoe lontano dal nostro pianeta,ma soprattutto per poter de-terminare le orbite che fannoi numerosi asteroidi, alcunidi questi di dimensionianche di qualche chilo-metro, che potrebbero nelpeggiore dei casi impattareanche con la nostra amata

Terra. Il professor Vitaglia-no già da tempo ha messo apunto un software (Solex)specifico per il calcolo delleorbite. Tale programma èutilizzato come supporto inalcuni centri di ricerca na-zionali e internazionali perlo studio di oggetti poten-zialmente pericolosi.

L’attenzione si è poi fer-mata su “Apophis” un og-getto celeste (asteroide) dicirca 250 metri di diametroche passerà molto vicino allaTerra nell’anno 2029 e poi il13 aprile 2036. La probabilitàche questo corpo rocciosopossa impattare con il nostropianeta sarà definita conprecisione in relazione alpassaggio ravvicinato del2029.

Alvise Tomaselli

DALLA PRO LOCO

L’estate 2009 è stata ricca dieventi e incontri grazie all’im-pegno sempre costante della Proloco di Caviola, che collabo-rando con gli Alpini del GruppoA.N.A Cime d’Auta e la Par-rocchia di Caviola, è riuscita adorganizzare numerose manife-stazioni per allietare le giornate divalligiani e turisti.

Le manifestazioni che oramaisono un appuntamento fisso nel-l’estate hanno riscosso il classicosuccesso, ed anche le nuove ini-ziative sono state accolte con en-tusiasmo.

L’estate ricca di eventi si eraaperta il 21 giugno con laGiornata Ecologica. Purtroppoquesto evento è stato l’unico nelcorso dell’estate che ha vistopochi partecipanti. Si spera cheun prossimo anno la popolazionedimostri una maggiore sensibilitàed amore per il proprio paese, te-nendo conto che si fa un servizioper la collettività ed è comunqueun momento di incontro e di al-legria. Infatti, dopo il duro lavoro,segue sempre un momento diconvivialità con tutti i parteci-panti.

In ordine questi gli appunta-menti svolti: la festa per l’arrivodella Dolomiti Hourse’s Game, lapresentazione del libro “NaRefa” di Santino Ganz, la bic-chierata in occasione del VespaRaduno e la Caccia al Tesoro perragazzi e bambini, e l’imman-cabile trofeo Carla Serafini.

Un successo le serate culturalisvolte presso la Casa della Gio-ventù, dove il pubblico non èmancato. Dall’esibizione delCoro “Le Voci del Cortivo”, alle

diapositive e filmati dedicati agliasteroidi con il Gruppo AstrofiliAgordini.

Da non dimenticare inoltre ilconcerto dell’orchestra Gli Archidi Udine presso la chiesetta dellaBeata Vergine.

La Pro loco non è mancatanemmeno nelle tradizionaliserate di musica presso il BarCoop.

Davvero entusiasmante l’ap-puntamento con i Fuochi d’Arti-ficio per festeggiare la Madonnadella Neve, la spettacolare Sfila-Caviola e la festa in ricordo diNani Busin.

Un ringraziamento al Comunedi San Tomaso e al GruppoAstrofili Agordini per aver colla-borato ad organizzare delle visiteguidate al planetario di SanTomaso, ed un ringraziamentoanche al Corpo Forestale di Statodi Agordo per essersi prestatonell’accompagnare valligiani eturisti in 2 visite guidate nel boscoper conoscere meglio la nostraflora e fauna.

Un grazie particolare a tutticoloro che hanno collaborato perla realizzazione di questi eventi,specialmente al gruppo A.N.A.Alpini Cime d’Auta, all’ammini-strazione comunale e ai vigili, alleforze dell’ordine Carabinieri diFalcade e a tutte le signore chehanno realizzato i rinfreschi.

La Pro loco è sempre presentesul territorio locale e rinnoval’invito a partecipare ai prossimieventi nel corso della prossimastagione.

Un grazie a tutti i partecipanti esostenitori ed un cordiale arrive-derci!

Mia mareno finirai mai de ghe dì grazie

a mia mare i fioi par ela ie tuti compagn

e la ne porta en palmo de man ancora en coi la me sa insegnàse sol la sent che ai sbaglià...

e no sai come ringraziala co le parole che no me vien

ma ghe voi en mondo de ben...(18/5/2008)

Santino Ganz

Associazione Pro locoInformazioni turistiche Caviola

STAGIONE ESTIVA DELLA PRO-LOCO

Il Grazie della presidente GraziellaL’estate è finita, e così sono

finite anche le manifestazioniche la Pro loco ha organizzatodurante la stagione estiva.Aspettiamo così il prossimo in-verno.

Purtroppo non è stata unaestate tra le migliori; dobbiamoaccontentarci e sperare in unfuturo migliore.

Io come Presidente voglioringraziare tutte le persone,della Parrocchia e soprattuttodon Bruno che è sempre dispo-nibile a darci la sala per qual-siasi manifestazione, gli Alpinicon il lavoro manuale e con ilcontributo per i fuochi d’arti-ficio, i commercianti per i lorocontributi, gli albergatori e ledonne per aver preparato idolci che tutti hanno ap-

prezzato e mangiato con gusto.Tutto questo è servito per il

sostegno a questa Associa-zione che non ha tante risorse.

Ringrazio ancora tutti conl’augurio che il paese si rinnovisempre di più. Grazie

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Tipografia Piave: PD nl: CAVIOLA9-0018 nome: SETTEMBRE 2009 data: 28-06-10 Ora: 18 alt: 73 , 00 Compos.:18,08 del 28-06-10 base: B2 col: CMYK

18 «Cime d’Auta»

SETTEMBRESAGRA DIFREGONA:19-20 SETTEMBRE

Anche quest’anno Frego-na, pur nella “sua picco-lezza” ha saputo fare cosegrandi; e riuscire a celebrareogni anno con tanta buonavolontà e passione la festapatronale è qualcosa dav-vero di bello e di grande.

Festa religiosa innanzituttocon la Messa e con la proces-sione per le vie del paeseornate di fiori e di luci. E festaesterna con in primo luogo lapesca (bravi e brave!) e poi la“cucina” con i bravi cuochi epoi la musica ed altro ancora.Una festa, dove tanti, piccoli,giovani e grandi hanno datoil loro contributo nella prepa-razione e poi nello svolgi-mento, favorita quest’annodal bel tempo; una festa chedice tutta la volontà di vita deinostri paesi di montagna.L’auspicio che questo spiritosi trasmetta di generazione ingenerazione! E ci sono tutte lepremesse che ciò avvenga.

Sul volto degli organiz-zatori si poteva leggere tuttala soddisfazione per il buonandamento della festa, il cuiricavato serve per opere dibeneficenza a favore dellachiesetta stessa di Fregona odel paese o di altre istituzioni.Che la Madonna Addoloratacosì ben venerata benedicatutti, singoli, famiglie e co-munità, in particolare neimomenti di prova. La devo-zione all’Addolorata non siferma alla spada che trafiggeil cuore della Madonna, aisette dolori, ai piedi dellacroce, ma va al di là: la Ma-donna è Assunta è Regina,proprio perché passata attra-verso la prova e così è di ogniseguace del Figlio Gesù.Come Lui, dalla croce allagloria.

Abbiamo pregato conPadre Turoldo:

“Appena Credere”:Ritta, discosta appena dal legno,stava la madre assorta in silenzio,pareva un’ombra vestita di nero,

neppure un gesto nel vento immobile.Lo sguardo aveva sperduto lontano;cosa vedevi dall’alto della collina?

Forse una sola foresta di croci?O anche tu non vedevi più nulla?

Madre tu sei di ogni donna che ama,madre tu sei di ogni madre che piange

un figlio ucciso o tradito:madre a migliaia, voi madri in pianto.

Madre, nulla pur noi ti chiediamo:quanto è possibile appena credere,e star con te sotto la croce in silenzio:sola risposta al mistero del mondo.

Sagra di Fregona: il bel mani-festo del nostro pittore Dunio.

Sagra di Fregona: la pesca.

Sagra di Fregona: i collaboratori...

Sagra di Fregona: la piazza.

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Tipografia Piave: PD nl: CAVIOLA9-0019 nome: SETTEMBRE 2009 data: 28-06-10 Ora: 18 alt: 73 , 00 Compos.:18,08 del 28-06-10 base: B2 col: CMYK

«Cime d’Auta» 19

Sandro legge la Parola di Dio.

10 giugno - 1o incontro - Rocca Pietore - Ronch-Sas de Rocia

La Cima di Vallandro.

Le Tre Cime (viste dal Picco di Vallandro).

La giornata fin dal primomattino si presenta stu-penda. Partiamo presto, alle7, perché il tragitto in auto èlungo: Falzarego, Cortina,Cima Banche, Dobbiaco,Villa Bassa e poi, sempre inauto, salita a Prato Piazza,m. 1991.

Il tempo di attrezzarsi perla salita e via con passo so-stenuto verso la cima di Val-landro. Una salita costante,non difficile, non particolar-mente faticosa, ma che ri-sulterà tale per il sole e per ilcaldo.

Ognuno sale secondo lesue possibilità, chi più velo-cemente, chi meno, ma nelgiro di due ore quasi tutti rag-

PICCO DI VALLANDROMartedì 28 luglio

In ferrata.

Quest’anno gli incontri reli-giosi e culturali nell’ambientemontano sono iniziati con unafacile ma bellissima gita nellezone natali del nostro parroco.

Eravamo in 15. Partenza alle8.00 dopo la S. Messa alla voltadi Rocca Pietore, dove saliamoper un bel sentierino nel boscoverso Ronch. Passiamo per il

Col dei Pedoci, da dove ammi-riamo un superbo panoramasulla celeberrima parete nord-ovest della Civetta, sul SassoBianco e sulla vallata di Rocca eCaprile. Lentamente ci al-ziamo per pascoli erbosi fino aRonch, 1508 metri. Da qui,coloro che non fanno la ferrataricevono le chiavi della casadel don, mentre chi va in cimasi mette in cammino per unsentiero nel bosco fino all’at-tacco della mini-ferrata. Sa-liamo per scalini in legno e poiper una minuscola scala diferro e arriviamo in una spac-catura del Sas de Rocia, dovec’è una Madonnina. Da qui, laferrata sale con scalette unaparetina attrezzata anche concavo d’acciaio. Si passa poi suun ponte abbastanza alto e siaggira un colle con una cengialarga e attrezzata, da cui si vede

Ronch e tutta la Val Cordevolefino ad Alleghe, oltre a godereuna spettacolare vista su Pel-mo e Civetta. Dopo questabrevissima cengia si passa suun ponte che attraversa unaspaccatura, molto alto e, perchi soffre di vertigini, un po’pauroso. Da qui il sentieropassa nel bosco e, dopo averpassato un terzo ponte arriva albivacco Pian delle Stelle, 1614m, costruito in cima al monte.Dopo una foto e una firma sullibretto, scendiamo per lastessa via di salita. Alla spac-catura con la Madonnina, ab-biamo trovato una corda al-lentata: di là scende la via“lunga”, che arriva all’iniziodel paese invece che nellapiccola piazza. Seguiamo ilsentiero di discesa fino a uncerto punto, dopo svoltiamoper un sentiero che arriva a Co-sta di Ronch, dove c’è la casadel don e dove ci attendono.Mangiamo e preghiamo. Im-bocchiamo un sentierino, checi porta a Viel di Rocca e aRocca Pietore, dove incon-triamo il neo-sacerdote donSimone Ballis. Andiamo a Ca-prile per mangiarci un gelatocon lui e partiamo alla volta diCaviola. Certo se la prima gita èbellissima le gite più lunghe edifficili come saranno?

SandroIl tratto di ferrata con il primo ponte. Il gruppo dei “ferratisti” al bivacco Pian delle Stelle.

AMICI DELLA MONTAGNAAMICI DELLA MONTAGNA

SEGUE A PAGINA 20

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20 «Cime d’Auta»

Hanno collaboratoComitato di redazione: don Bruno, Celeste De Pra,

Corrado Tissi, Marco Bulf.

Collaboratori: Sandro Gasperi De Silvano Fenti,Celeste Scardanzan, don Bruno Soppelsa, VerenaGanz, Santino Ganz, Graziella Busin, Manuele Del Din,Marilena Costa, Attilio Costa, Stefano Murer, GiorgioDe Gasperi, Magda Genuin, famiglie dei battezzati e deidefunti.

Per Cristo, con Cristo, in Cristo...

In profondo raccoglimento.

Il gruppo dopo la Messa.

Il Gruppo a Prato Piazza.

CONTINUA DALLA PAGINA 19giungiamo la cima, congrande gioia nel cuore.L’ultimo tratto presentaqualche difficoltà, per cui loaffrontiamo con grande pru-denza e cautela.

Sostiamo per riposarci,ma soprattutto per contem-plare, per pregare e per cele-brare la s. Messa. Bello sa-rebbe stare lassù a lungo,perché lo spettacolo è d’in-canto, ma purtroppo dob-biamo pur scendere. Lo fac-ciamo con tranquillità,conversando e contem-plando: di fronte a noi laCroda Rossa e il Cristallo, alato le Tre Cime ad altre vettedolomitiche. Più lontano le

montagne innevate dell’Au-stria.

Al Rifugio Prato Piazza ciritroviamo tutti per gustare loyogurt con i mirtilli e per unafoto.

Ripartiamo alla spic-ciolata per il ritorno a casa.Un gruppetto però sceglie difare una puntatina al Lago diBraies, poco lontano e nevaleva la pena: anche lì unospettacolo!

Non occorre scriverlo, chedopo una giornata cosìemozionante ritorniamo allenostre case portando nellamente e nel cuore visioni edemozioni difficilmente de-scrivibili. Grazie Signore!

Un vivo ringraziamento all’ECOLOGIA 2006 diSedico per il servizio prestato gratuitamente persvuotamento vasca biologica e sgombro tubi discarico della canonica.

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«Cime d’Auta» 21

Feder, via Pavier...Ricordi di Giorgio De Gasperi (Silea)

Il nome è di quelli che accarezzano ilcuore e suscitano emozioni.

Ai villeggianti che la percorrono neglispensierati giorni delle vacanze, proba-bilmente dice poco o niente, è una viacome un’altra.

Per me rimane uno dei luoghi della me-moria, grati all’anima perché legati all’etàdei sogni, dei giochi, delle marachelle,delle allegre brigate e ci torno sempre vo-lentieri: con la valigia nella bella stagione,con le ali della fantasia ogni volta che ilmonotono tran-tran della quotidianità miriserva noia e bisogno di evadere.

Può capitare, nella vita, di gironzolareper le strade di qualche città straniera,Parigi ad esempio, e, trovarsi a ripassarepagine di storia, anchedella nostra storia, leg-gendo le targhette con lequali i francesi hanno bat-tezzato places, rues, ruel-les, ponts e boulevards.

Se ne incontra una adogni passo e qualche no-stalgia della patria lonta-na si fa ben sentire da-vanti all’indicazione“Pont de Lodi”, Rue deTrèvise, Place Garibaldi oBoulevard des Italiens.

Ci si può trovare dal-l’altra parte, a Fiume, luo-go di epici arrivi e di tra-giche partenze, cammi-nare sul Korzo, imbat-tersi in una targhettapiccola, piccola e leggerela scritta: “Palazzo Mon-dello-Comunità degli Italiani”. Cosa siprova? Rabbia sottile e sottile, intensa no-stalgia ed è un luogo dove non si tornamai ad animo sgombro.

Le vicende della vita ci possono portareanche dall’altra parte dell’Atlantico, aspasso, mettiamo, per le strade di NewYork. Le targhette di questa città non re-galano emozioni.

E che emozioni potrebbero dare quellearide successioni di numeri che contrad-distinguono Streets e Avenues e che, almassimo possono ricordare lusso, sprecoe irrazionale irrequietezza?

Ecco, Pitagora e gli altri filosofi chemettono i numeri a base dell’essenzadelle cose, sarebbero contenti di vaga-bondare dalla Prima all’UndicesimaAvenue e dalla Centoquinta alla PrimaStreet e troverebbero, forse, in Ognuna diquelle targhette, qualche recondito mes-saggio o anche una personale risposta alperché e al percome dell’universo.

Comunque sia, è sempre coinvolgentecamminare sulla Quinta Strada, sulKorzo o lungo la Senna, incontrarequalcosa che ci riporti alla patria lontana,emozionarsi se si vede sventolare il tri-colore, stupirsi davanti ai lussi e alle cosebelle, sentire una stretta al cuore se unavoce o una scritta ci rimandano a qualcosadi caro e irripetibile, ma... Ma?

Ma per noi meglio, molto meglio altrestrade, altri ricordi, altre emozioni...

«Cioè?».«Vosto mete doi varek in Via Pavier?».

Non crescono né porcini né gialletti,lungo quella stradina: al massimo si puòincontrare un cespuglietto di timo, buonoper i peperoncini e per l’arrosto;volendosi possono fare due passi sulla destra econtendere agli scoiattoli qualche noc-ciolina o anche scendere lungo l’erta cheporta a Tegosa e rimediare una manciatadi chiodini all’arrivo dei primi freddi o,sul finire dell’inverno, godere di una in-sospettata, spettacolare fioritura dell’A-nemone Triloba, messaggero della buonastagione.

Certo non è per questo che Via Paviermi è cara.

Io la porto nel cuore insieme ai ricordiun po’ sbiaditi dell’infanzia e della prima

giovinezza e tornarci, anche oggi che ne èpassato del tempo, significa aprire una fi-nestra su altre stagioni quando la vita là,era un’avventura e, rivederla, fa semprebene al cuore.

Mi è capitato anche durante l’ultimavacanza di ripercorrerla, lentamente sulcomodo asfalto, resistendo alla tenta-zione, una volta arrivato al Crocefisso chefa compagnia al “Pavàre dela Dele”, disvoltare a sinistra sulla facile via dei Pianche un tempo non c’era e quindi niente miricorda.

Era venerdì, giorno che l’AutoritàCivile proibisce che si vada a funghi,l’Autorità Religiosa invita a dedicarsipiuttosto ai bisogni dell’anima o al relaxmeditativo; l’Autorità Domestica sugge-risce “de fa valk de utile”, di contribuirecioè, alle faccende domestiche.

Venerdì mattina, accomodante, comesono, ho cercato di accontentare un po’tutti. Sono uscito di buonora, sarannostate le sei e niente di preciso avevo dafare.

Beh, da fare c’è sempre, basta cercare.Ho così deciso di dedicarmi a una cosa ri-lassante e mi è venuto in mente di im-provvisarmi Fotografo Cercatore diSogni e rubare qua e là delle istantanee, alpresente e al passato.

Avrei voluto cominciare dalle Cimed’Auta ma ne ho talmente tante che mi èsembrata una cosa inutile pentendomiimmediatamente del pensiero blasfemo eaggiungendone subito dopo un altro, a

mo’ di espiazione, per dire che la bellezzanon è mai inutile! E allora: click!

Poi ho proseguito, senza fretta, sullastrada a quell’ora deserta, accompagnatoper un po’ dalla cantilena della fontana esubito dopo dallo sgradevole gracchiaredi un Corvo lassù, al limitare del bosco.Sgradevole suono per me, naturalmente,non per la compagna corva che volteg-giava in perlustrazione “sora le Costele”.

Ho lasciato sulla sinistra il Tabià, ho in-contrato la chiesetta, sulla destra, ed hopensato: «Questa non si può perdere...».Ho cercato una posizione che permet-tesse anche a un mediocre fotografo qualesono di valorizzare quel lillipuzianoluogo di sicure fedi antiche ma nessuna

mi soddisfaceva e ho ri-mandato a più tardi, adaltre prospettive.

Ho proseguito fino alparcheggio dove qualchemacchina contendeva ilpoco spazio ai pittoreschisimboli della nostra ci-viltà, i variopinti conte-nitori di immondizie checostringono sempre aqualche estemporaneameditazione: «Onde metela latina de bira: Kasù oLadù?» «Ste Strazze, meoLaìnte o Lafòra?» «El car-ton, faze ke de sto carton?».

Sull’immagine succes-siva non ho avuto il mini-mo dubbio: sul tabià ri-messo a nuovo, la targhet-ta “Via Pavier” invitava

ad un imperdibile scatto.Presa da lontano la foto mostra anche

uno spazio vuoto tra casa e casa, attra-verso il quale si possono vedere “i Lares ei Pez de Colmean”.

I villeggianti comuni li vedono, non ioche, ogni volta che ci passo davanti,in-contro il Barachin dove nelle stagionilontane arrivava giù il fieno, dalla Ca-valera e dal Sass dei Boi, via Colmean.

Ci è rimasto solo, ma non durerà alungo, il solido basamento, senza alcunsignificato, ormai.

Anche questa volta sono andato a dareun’occhiata e mi è sembrato di sentireancora il tonfo sordo dei “Fass” giunti adestinazione. Mi è sembrato di sentire emi è sembrato di vedere tutte le opera-zioni che, in pochi minuti, facevanosparire il fieno da qualche parte su, du,inte, fora... Ricordo gli strumenti, senzanome ormai; ricordo i gesti, i fazzoletti co-lorati al collo o sulle spalle, le carpete dichissà quale “Meda”, el darlin di chissàquale “Barba”.

Ricordo anche il suono di voci fami-gliari e il profumo del fieno, mai dimen-ticato...

«Va ben, metòne ke te ne la conte dreta, Su-blime Cercatore di Funghi e di Sogni... Madopo ke, come i matt, ta vist el barakin, el fass,la teleferica, la carucola, el fazolet, la carpeta eel darlin... asto fat ke?» «Kel ke ai fat? Nia, po!Ai vardà du par via Pavier e ai dit: E adess ke

Panorama di Feder.

SEGUE A PAGINA 22

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22 «Cime d’Auta»

son qua, vade du pian pianin come i veci, ovade du de menada come ai bei tempi?».

Di fronte al dilemma, i nipotini adoratinon avrebbero nessun dubbio.

Già i loro polmoni hanno fatto più volteil pieno dell’aria pura della montagna,hanno sperimentato l’ebbrezza delle di-scese audaci e spensierate, uno ha ancheassaggiato, fortunatamente con pochidanni, la durezza dell’asfalto ed ha avutole prime rudimentali informazioni sulmoto accelerato e sulla forza di gravità,l’altro è sparito per qualche eternominuto dietro a un tabià, sulle tracce di ungrosso gatto, lasciandoci con il batti-cuore.

«L e lugai anca su’n aldala e el pi Grant l’ adit», in lingua straniera: «Si sta bene quas-sù, nonno!» e «el pi Piciol»: «Io ho paura!».Insomma, sono bambini quasi montanarie, di fronte al dilemma, sceglierebbero,certamente, “de di du de menada”:

«Dai, nonno, facci vedere!».Una volta tanto non li ho ascoltati: per

meditare, per rievocare, per prenderefoto ci vuole molta calma e allora...

«Don du pian pian, come i veci!».Pochi passi più avanti ecco, sulla si-

nistra, lo scorcio giusto per immortalarela chiesetta che vista così tra due strettepareti dà l’idea, dello slancio ideale versol’alto, verso la divinità, l’eterna aspira-zione dell’uomo. O almeno così dovrebbeessere.

Sulla destra il panorama è aperto e sivedono facilmente, pur velati dalla neb-biolina del primo mattino, il Focobon e ilSan Pellegrino e, vicinissime, oltre la bar-riera degli aceri, dei frassini e dei noccioli,le prime case del Colmean che da poco hoimparato a scrivere correttamente: ColMean! Non è mai troppo tardi...

Proseguendo, il mio spirito rievocativosi è meravigliato di non incontrare i sim-patici visi di una coppia di vecchi simpa-ticoni che ad ogni inizio estate, immanca-bilmente, trovavo seduti su una panchinaaddossata alla casa, i primi volti amicidelle mie vacanze,un buon augurio.

Non ci sono ma sento le loro parole, piùo meno sempre le stesse:

“Come stasto?”, “Come ela ladù?”, “Comevala toa mare?”.

E dopo l’assicurazione che tuttoandava bene, concludevano la breve con-versazione con un: “salùdala kande ke tetorne ndù!”.

Intanto, man mano che “vade ndù” i li-neamenti delle persone care si fanno piùprecisi, i ricordi più vivi le emozioni piùintense e mi sembra di rivederli tutti i

Via Pavier.

CONTINUA DALLA PAGINA 21 veramente il massimo!È un posto che disseta e fa niente se, sta-

mattina, non sento il bisogno di bere unpo’ di quell’acqua miracolosa: sono solole sette e poi, non c’è solo quella sete.Posso dissetare la mia anima, la miamente, il cuore, sedendomi sull’orlo eguardare giù verso la casa avita dove hopassato estati indimenticabili.

Molte cose sono cambiate e il cuore nonprova nostalgia per quello che è rimasto,ma per quello che c’era una volta, sì: in-finita e dolce nostalgia, come direbbeUlisse se invece di essere stato guerriero enavigatore, fosse nato montanaro, cer-catore di funghi ed esiliato in pianura.

Vedo, sulla destra gli spelacchiati ci-liegi, nostalgici pure loro della fluentechioma dei bei tempi andati, ad ogniinizio estate generosi di succulenti fruttiche bisognava contendere ai “Be-kencros” e alle “Panegasse” con agiliascese e spericolate acrobazie.

Avevamo i nostri santi e la loro atten-zione vigile ci ha permesso di salire escendere senza danni da quelle piante daifrutti miracolosi come l’acqua dellaBrenta, senza danni, ma in quali condi-zioni si può ben immaginare...

Da questa posizione vedo anche i meli ei pruni con le nuvole bianche e rosa a pri-mavera, generosi di irresistibili frutti edi... tentazioni sul finire della stagione. Enon manca uno sguardo benevolo per ilrustico bagno pensile, meta di quoti-diane... meditazioni.

Anche tutto questo merita una bellaistantanea, inquadrato dai rami dei “Me-lester del Barba Leste”, carichi di“Pomele”. Basta...!

Su molte altre cose si è fermato il miosguardo, per altre situazioni si è com-mosso il mio cuore in questa mattutinaperegrinazione tra passato e presente, trarealtà e sogno ma per oggi, basta.

Sono arrivato al “Col de la Posa”, luogomitico dove il vento crea magiche ar-monie tra le fronde dei larici e degli abetie, da laggiù, arriva un amico suono dicampana che invita a pensieri alati, a pen-sieri alti per il Creatore di armonie che neiCieli sta.

«E adess ke son lugà fin qua, me conviènelodi du a destra par el troi lark o a zanca par eltroi stret?». «Vai onde ke te vol, popo, ma nosta di du de menada, me racomande,t’esvecio!»

el Lolo: ’ncin Saiok, ’ncin Palota

volti pensierosi delle “Mede e dei Barba”di quella cara via Pavier che porto nelcuore, mescolati ai volti giovani dei coe-tanei,compagni di spensieratezze.

Un po’ più avanti ecco, sulla sinistra, lastradina della mia meta preferita, doveabitava una “Meda Gentile” che assomi-gliava alla mia mamma, o almeno cosìsembrava a me, e dove incontravo unodei soci del cuore, un compagno di me-rende, come si direbbe oggi, che mi ètuttora molto caro.

«Ma di che merende parli, nonno?»«Le merende che si fanno dai dieci anni

in su...È presto per voi, tra qualche annovi racconterò». «Ma asto da ghe contà ke, asti popi?»

Beh, qualcosa che è bene loro non sap-piano e nemmeno sospettino, adesso.Cose da ragazzi un po’ più grandicelli epiù avventati.

Succedeva molti anni fa e, a quel tem-po, ne combinavamo di tutti i colori: di-scese spericolate con “le rame de pez sotal cul”, tentativi di risalire a braccia lacorda della teleferica sospesi di qualchemetro nel vuoto, scorribande nei tabià trale pendule trame del fieno messo adasciugare.

La grande passione erano però le armidell’uomo primitivo, in lenta evoluzione:frecce, cerbottane, fionde, balestre equalche sasso con i quali davamo la cacciaa qualsiasi cosa si movesse o ci sembrassemeritevole di attenzione: «Crosnober, Pi-totole, Lugherign, Pavele, Fior e Pane-gasse...». Anche qualche “Mazòca dePavàre” avrà fatto una brutta fine.

E i pali della luce? Nemmeno i palidella luce sfuggivano alle nostre atten-zioni: lassù, irraggiungibili ma a portatadi fionda, di cerbottana, di balestra, gliisolanti in ceramica o chissà, in vetro spe-ciale, che chiamavamo “Pipète” eserci-tavano su di noi un fascino particolareperché brillavano al sole e, a differenzadei “Aoziei e dele Pavele”, stavano fermee le nostre carezze saranno toccate pure aloro! La voce irata di qualche “Meda” o diqualche “Barba” avrà senz’altro messofine alle scorribande e al baccano ma diquesto non resta assolutamente traccianei miei ricordi.

Resta invece, in fondo al cuore, tracciaindelebile dei luoghi della spensiera-tezza:

«Davesin ala Brenta, Sora al Caselo, du parkele rive, Su a Laial, via a Colmian, intramezai frassen dela MedaRosa, inte nte Gaon,fora par i Pian,davant ciasa... Su,Du, Inte, Fora...».

Quanti ricordi!Meglio affrettare ilpasso verso luoghitranquilli e “laBrenta sot a la ciasadel Berto” fa pro-prio al caso mio...

La Brenta, quellabrenta! Si potrebbescrivere un poemasu quanto ha visto ese quel poema a-vesse come sotto-fondo la musichet-ta della sua acquache scende chiara ecanterina, sarebbe La vecchia scuola e latteria.

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«Cime d’Auta» 23

Gita di due giorni al Catinaccio - Rifugio Tires 27-28 agosto

Gigio con sullo sfondo le pareti maestose verso il rif. Principe. Rifugio Principe.

Al rif. Sasso Piatto.

Quest’anno la gita di duegiorni si è svolta sul Catinaccio,con pernottamento al RifugioTires. Siamo partiti in 12, alle8.00 da Caviola e siamo arrivatia Campitello (1.449 m.) versole 9.15. Ci siamo incamminatiper la Baita Micheluzzi (1.860m.) e poi per il Rifugio SassoPiatto (2.300 m.): avevamofatto il tratto più duro dellasalita. Abbiamo pranzato e poici siamo incamminati per il Ri-fugio Tires su un sentiero neipascoli con alcuni dolci sali-scendi. Abbiamo visto due vi-tellini di due giorni e alcuni ca-valli che pascolavano sotto lerocce. Siamo arrivati ai piedidell’ultima, tosta salita.

Arrivati alla forcelletta ecco il

Tires. Foto e una doccia calda,sistemazione in una lussuosa(per gli standard dei rifugi)camera le prime cose. Pre-ghiera, S. Messa e cena le se-conde. Dopo cena siamoandati per un largo sentiero chepoi si faceva un po’ più stretto elievemente pericoloso sino allaForcella dei Denti di Terra-rossa, da dove vedevamo la Valdi Fassa con le sue belle Do-lomiti da una parte e la ValGardena, con i suoi pulitissimiprati dall’altra. Ritornando al ri-fugio abbiamo recitato il SantoRosario. Arrivati in cameradopo una partita a carte unpensiero assale la mentestanca: dormiremo stanotte?

Sandro

1o GIORNO

Il risveglio è abbastanza mat-tiniero e subito seguito daiprimi commenti sulla notte: suchi aveva disturbato la quietenotturna e le accuse sono in-crociate. Rifatti gli zaini, scen-diamo al piano ristorante perun’abbondante colazione ditipo italiano e tedesco. Unafoto di gruppo e riprendiamo acamminare con qualche diffi-coltà perché l’inizio è abba-stanza in ripida salita su roc-cette. Il don raccomanda direstare tutti in gruppo per rag-Campitello di Fassa: si inizia a salire verso i rifugi Micheluzzi e Sasso

Piatto.

Il rifugio Tires.

2o GIORNO

giungere insieme il rifugioPrincipe. La raccomandazioneva ben presto elusa, in quantoc’è chi procede con passo lentoe con fermate prolungate perscattare le foto su panoramiche sono davvero esaltanti. Su-perato il passo Molignon scen-diamo di parecchio su unaconca ghiaiosa, che dire spet-tacolare è poco: pareti impres-sionanti da una parte e l’altra edavanti, dove si intravede il ri-fugio Principe. Lo raggiun-giamo scendendo abbastanzadi quota e risalendo su ripidosentiero, non prima di aver

avuto un abbaglio nello scam-biare innocue caprette per ca-mosci.

Il rifugio, rinnovato, ci ac-coglie per un veloce ristoro; igiovani gestori sono moltogentili.

C’è ora da prepararci per laferrata, che ci porterà in cimaall’Antermoia (3.002 m.) e chedecidiamo quasi tutti (10) di af-frontare con grande entu-siasmo. Non troviamo parti-colari difficoltà se non nelpercorrere la cresta per arrivare

alla croce: c’è da stare molto at-tenti e da avere il passo sicuro,senza lasciarci impressionaredal vuoto da una parte e dal-l’altra.

Alla croce sostiamo per unmomento di ristoro: il tempo èstupendo e non fa freddo. Ladiscesa è interessante, sempresu ferrata e ci porta al lago e al ri-fugio Antermoia, dove cele-briamo la Messa.

Il ritorno alle auto è per la ValDuron, per alcuni e per la Val diDona, per altri. Stanchi mamolto soddisfatti.

Grazie, Signore!

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24 «Cime d’Auta»

La Messa all’interno della Cappella. In vetta.

Si rientra: per quale valle? Udai? Dona? Duron? Sandro con qualchealtro sceglie la Val di Dona e sarà una discesa lunga e faticosa! Anchenella vita siamo chiamati a scegliere, specie per un ragazzo!Ferrata di Antermoia: verso la cima.

Falcade: il Gruppo Alpini di Falcade ha organizzato un incontro conMessa e pic-nic alpino per ricordare il ventennale del capitello con croci-fisso posto sul colle in località Molino per chiedere la protezione del Si-gnore contro le alluvioni o altre calamità naturali. L’incontro, come ènello stile degli alpini, si è svolto con semplicità, ma con molta cordialitàe buon spirito. Un plauso e un grazie agli organizzatori ed in particolareal capogruppo Remo Secchi.Una panca appena posizionata.

Il mese di Agosto ha visto inostri Alpini, fra le altre cose, im-pegnati nella realizzazione di di-verse panche da collocare lungoalcuni sentieri fra i Comuni diCanale e Falcade.

Le due amministrazioni hannodonato al Gruppo “Cime D’Auta”del legname con cui si è riusciti arealizzare ben sette panchine.Una menzione speciale, aquesto riguardo, meritano lamaestria e l’impegno di SerafinoCostae Claudio Lazzaris, veri ar-tefici del lavoro. La decorazioneche ha impreziosito le panche è

invece merito della sensibilità ar-tistica di Michela Andrich.

Al posizionamento lungo i sen-tieri hanno poi provveduto i vo-lontari del Gruppo.

Le panche si possono trovarelungo la strada che sale da Ca-viola a Feder (due), presso laChiesetta della Madonna dellaSalute (due), sul sentiero che daFeder scende verso Caviola –Costa De Col (due) e alla par-tenza del sentiero di San Gio-vanni (una), in corrispondenzadella stazione della Via CrucisCavallera.

Nuove panche

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«Cime d’Auta» 25

ricordare vuol dire far retorica,è difficile ammettere che ognu-no dei nostri morti, secondo leproprie capacità abbia dato ilmassimo contributo per viveree, alle volte, sopravvivere in si-tuazioni di vita difficile, labo-riosa piena di imprevisti chesolo la montagna può ri-servare! Forse tutti merite-rebbero un monumento manessuno lo accetterebbe per lapropria riservatezza e per il ca-rattere schivo ereditato daorigini lontane e dettate dallaausterità e freddezza dellenostre montagne.

Certamente, miei cari morti,non meritavate di essere allon-

tanati così tanto da quel paesein cui siete cresciuti e avete con-tribuito allo sviluppo ed allarinascita in momenti tra-gici creati da guerre ed allu-vioni.

Concludendo vorrei sperareche se la neve, lo scorso in-verno, non ha avuto riguardoper le vostre tombe, abbia daaverlo quel torrente che sentitescorrere giorno e notte.Settembre, 2009

S. Fenti

La foto ritrae Maria Zanotto e Alfredo Pozzoni nel giorno del ma-trimonio, celebrato nella chiesa di Sappade il 29 giugno del 1975.Avrebbero quest’anno celebrato il 34o anniversario. Purtroppo lamorte improvvisa, mentre Alfredo preparava le valigie per ri-tornare a Caviola nella casa in via Trieste, troncava la sua vitaterrena, il 16 giugno di quest’anno.

Era stata una vita di grande amore. Sappiamo che l’amorefondato sulla fede è più forte anche della morte; pur tuttavia la sof-ferenza nel cuore e nello spirito rimane, anche se con la fede riceveluce e conforto.

La sig.ra Maria vuole ricordare il matrimonio e quindi il suo Al-fredo sia perché è stata una bella storia di amore ed anche per unparticolare: l’inginocchiatoio che si vede è lo stesso che c’è ancoranella chiesa di Sappade.

Gli sposi non indossano costosi costumi di circostanza, ma abitidi montagna. Alfredo era un grande appassionato di montagna. Lamoglie Maria lo ricorda con tanto affetto: si erano conosciuti inmontagna, a Solda; era di animo nobile, studioso, laureato in Leggeed insegnante di Diritto ed Economia a Treviso. E per amore, avevaaccettato di trasferirsi dalla grande metropoli alla piccola città diprovincia.

Alla sig.ra Maria le nostre più sentite e rinnovate espressioni diconforto cristiano.

Maria e Alfredo

Anche quest’anno sta an-dando verso la fine. Ancorauna volta potremo ammirare egodere quei colori dell’au-tunno; quei larici gialli e queifaggi rossi ci hanno fatto capireche la stagione ci sta avvici-nando al freddo, a giornatesempre più corte le cui serate ciinvitano a riflettere e a pensarecon quanta velocità scorre iltempo e a fare un piccolo bi-lancio della nostra famiglia, delnostro lavoro, del nostro paesee di noi stessi rapportandoci inconfronti con le nostre forze, inostri affetti ed il nostro viverequotidiano in una realtà che civede sempre in minor numeroe sempre presi da mille pensierie problemi chiusi in noi stessi.

Fra tante cose, una ci ponedavanti alla realtà che ci vedesempre più soli per le nostrestrade e vien spontaneo pensa-re a tutti coloro che ci hanno la-sciato (ben 22 persone se nesono andate nei primi 9 mesi diquest’anno!). Uno dei modi diricordarli, oltre a pregare per leloro anime, è far loro visita.

Fra qualche settimana quelletombe saranno un unico giar-dino e quelle fiammelle deilumini metteranno in risaltoquesta dimora quasi per con-fermare la nostra vicinanza aquelle persone care che cihanno preceduto nel viaggioverso l’eternità.

Durante le mie visite mi vie-ne spontaneo ripetermi:... ma ilmio paese è quasi tutto qui...!

Ogni volta che mi incam-mino per quella strada cheporta al cimitero, mi accorgoche mi allontano dal paese eprovo molto disagio nel vederedove sono stati emarginati inostri morti! Non si potevaandar oltre... perché c’è il Biois;così, forse per salvaguardaregli interessi di pochi, forse persalvaguardare... il turismo (dacosa non si sa) i nostri cari sonoandati a finire là dove c’era uncampo di patate e abeti consassi pieni di muschio e qual-che pianta di “sciarambiei”.Certamente meritavano più ri-spetto ed un po’ di senso civico,visto che hanno fatto immensisacrifici per avere una vita di-gnitosa!

Ti vien fin da pensare che siaun disonore avere dei morti inun paese! E pensare che in lo-calità alquanto vicine a noi il ci-mitero attorniava la chiesa!Forse è inutile soffermarsi suquesta situazione poiché noncambia niente!

Ricordo un giorno di que-st’inverno, dopo le copiose ne-vicate, mi recai per una pre-ghiera in cimitero.

Dall’alto vidi un’unica di-stesa bianca senza alcuna croce

o lapide che emergesse dallaneve. Mi fermai ad osservare ela mia mente incominciò a spa-ziare nel ricordo di questepersone. Mi venne spontaneoimmaginare un grandissimomosaico composto da pie-truzze dipinte con la storia,oltre cent’anni, della vita deinostri morti. Effettivamenteognuno di loro ha portato consé amarezze e soddisfazionidel periodo della loro vita am-bientata in situazioni parti-colari, realtà economiche dif-ficili, guerre, tradizioni impo-ste da necessità, vite dignitosesecondo le proprie possibilità ele proprie capacità. Così in quelmega-mega schermo ho ri-cordato ed immaginato: file diuomini con la valigia in manoche attendevano una corrieraper andar lontano al lavoro,altri che con uno zaino s’incam-minavano per il passo san Pel-legrino, altri che si adattavanoin baracche precarie in varicantieri all’estero ed in quel diBolzano, giovani che partivanoper il militare, altri partiti pri-ma per la guerra, altri ancoracon un “zapin” e una “ridola”che andavano a “tirò o cargà ta-le”, donne avvolte in vestitiscuri con il classico “fazolet”sulla testa con la “candola inmano che andavano al caselo,altre sotto il peso di un “darlìn”di patate, altre con la “faoz” o“sot ’n fas de fen” su sentieri dimontagna, gruppi di personevestite a festa ferme in piazza achiacchierare, uomini che si ri-trovano all’osteria con un bic-chiere in mano che cantano eche giocano a carte, atleti indivisa che corrono su quegli scistretti per realizzare una vitamigliore, ammalati obbligatidalla malattia a stare a letto incasa o in un ospedale, qualchemomento di gioia per un bat-tesimo o un matrimonio, genteferma sulla porta di casa ad at-tendere il postino con qualchelettera del figlio o del maritolontano, gruppi di bambini chegirano casa per casa a cantarsan Martin... o più avanti chefanno “pavarui”... e così la miafantasia corre senza fermarsifinché il freddo mi fa capire cheè ora di ritornare a casa e com-porre quel mosaico che è la verastoria del mio paese.

Mi accorgo che più ci lavorosopra e più affiorano i colorisempre più intensi e vivaci diun quadro della storia diquesta vallata in una cornicefatta di quelle montagne cheognuno uscendo dal paeseporta nel proprio cuore.

In un mondo dove troppospesso si parla di eroi, si sco-prono monumenti, dove dire laverità significa fare polemica e

Ai nostri morti

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Tipografia Piave: PD nl: CAVIOLA9-0026 nome: SETTEMBRE 2009 data: 28-06-10 Ora: 18 alt: 73 , 00 Compos.:18,08 del 28-06-10 base: B2 col: CMYK

26 «Cime d’Auta»

La nostra chiesa parroc-chiale è caratterizzata in parti-colare dal grandioso croci-fisso che domina il presbiterioe che diffonde per tutta lanavata la sua presenza di sof-ferente espressione del viso ela trazione delle sue membrama insieme di accoglienzacon le sue braccia allargate eprotese verso il cielo.

Questa scultura così e-spressiva è opera del fal-cadino Dante Moro che la rea-lizzò nel 1965 assieme allalunetta del 1970 sovrastante laporta principale che raffigurapapa Pio X a cui è dedicata lachiesa, in atto di abbracciarela famiglia simbolo dellagrande famiglia parrocchiale.

L’artista Dante Moro, purnoto sia in campo locale chefuori, non ha certamentegoduto di tanta risonanza me-diatica come invece avrebbemeritato e che sicuramenteper i posteri ha lasciato unsegno tangibile e degno diessere menzionato tra igrandi.

Cogliamo da una sua mo-nografia edita dalla NuoviSentieri del 1984 alcuni flashdella sua personalità e dellesue opere:

Scrive Carlo Munari: «Lapersonalità di Dante Moro èquella di un uomo schivo aglionori così detti ufficiali, di cuiconosce la caducità, e schivoalle lodi, le quali troppospesso sono insincere e inte-ressate. Egli è un artista impe-gnato nel proprio lavoro conquella dedizione ostinata chesottende un insopprimibileamore».

E ancora: «Indipendente-mente dalla tematica chesvolgono, le sue opere con-chiudono i sensi riposti in una“religio” che informa la stessavisione del mondo ch’è del-l’artista: una visione che at-testa la salda conquista di unequilibrio interiore alla lucedel messaggio cristiano.

Dalla postura delle madriche con trepida cura sorve-gliano il bambino, di giovanidonne che si stagliano nellospazio quasi si offrissero alla

carezza del vento, di adole-scenti che in audace torsionesuonano un piffero agreste, dianimali, anche, i cui volumi sitendono per una interna, pro-rompente energia, trasparequel profondo sentimento re-ligioso che la vita contemplacome imperitura armonia fra

il terrestre e il metafisico».L’Amico del Popolo del 4

gennaio 1975, in una inter-vista fatta da Rinaldo Som-macal definisce Dante Morolo scultore forse più valido,ma troppo modesto e schivo,della provincia di Belluno.

Egli tratteggia così la suapersonalità e le sue opere:«Tratta con eguale fervore ilgesto umano e l’azione divinache egli rivive con animo sem-plice e commosso. Le suesculture portano la traccia diun’umanità spesso stanca, mache non doma; sofferente, mache non grida; che sa coglierel’uomo nel suo fulgore, manon disdegna il vecchio.Dante Moro è una personamodesta. Rifiuta le domandedei soggetti che non sente echiede una ricompensa che glibasti per vivere».

Dante Moro è nato il 20giugno 1933 a Falcade dove èsempre vissuto e dove è

morto il 14 marzo 2009.Era figlio di un falegname e,

terminate le scuole ele-mentari ha seguito in manieraautodidatta l’istinto soprat-tutto per la scultura. Nelle sueopera ha lavorato la pietra, ilbronzo e il legno, ma la suapredilezione è stata sicura-

mente per il legno.La sua attività ha avuto

inizio all’età di 15 anni e a 20ha tenuto a Treviso la suaprima mostra personale daltitolo “Mostra della sculturaagordina”. Da allora la suafama si è espansa in tuttaItalia, con esito favorevole e

lusinghiero da parte deicritici.

La maggior parte delle sueopere hanno soggetto religio-so anche se non mancano ope-re profane: bambini, contadi-ni, ritratti, parecchie “mater-nità”, il mietitore, il soldato, il“bue sventrato”, il pastore.

Per le opere in bronzo sipossono ricordare:– la “Madonna degli alpi-

nisti” collocato sulla fac-ciata del bivacco del CAI diPadova sul Duranno;

– i portali della chiesa di S.Stefano di Belluno;

– la composizione di Levicoin tre pannelli intitolata“Recupero dei giovani”.In pietra si annoverano:

– gli altorilievi per la chiesadel Sacro Cuore di Trevisoche rappresentano S. Pietroe Paolo;

– un pannello a Fossalta diPiave posto nella scuolaelementare.Per le sculture in legno

(solo per citare le opere di casanostra):– a Cencenighe Agordino -

Chiesa di S. Antonio Abate– i portali dell’ingresso prin-

cipale che raffiguranoalcune scene del vecchio enuovo testamento;

– ad Agordo - Chiesetta di Rif- crocifisso sulla facciataesterna;

– a Col di Cugnan - Taber-nacolo;

– a Pieve di Zoldo - Chiesa diS. Floriano; altare in basso-rilievo,

– crocifissi nelle chiese diSedico, Auronzo e appuntoCaviola;

– l’altare dedicato a Papa Lu-ciani a Canale d’Agordodove ha celebrato la Messail successore GiovanniPaolo II.

Celeste

UN OMAGGIO A DANTE MORO

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«Cime d’Auta» 27

Sabato 27 giugno 2009, nella chiesa della Madonna della Salute, AngeloCosta e Follador Maria Rosa hanno ricordato i 50 anni di vita insieme,circondati dai familiari, parenti ed amici.Ad Angelo e a Maria Rosa le nostre felicitazioni e i più cordiali auguri difelice proseguimento in buona salute e in serenità. Ci diamo l’appunta-mento a Novembre, per gli anniversari di matrimonio.

Il ponte nuovo a Colmean.

50o di matrimonio Il ponte nuovo per Colmean

PREGHIERADEL PELLEGRINO

Nei 5 giorni di cammino alla 5 TERRE, scendendo dalsantuario della Madonna di Savoire abbiamo letto in uncapitello questa preghiera che ci è piaciuta tanto. La ri-portiamo:

CAMMINA,sei nato per il cammino.CAMMINA,hai un appuntamento.Dove?, Con Chi?Ancora non lo sai,forse con te stesso.CAMMINA,i tuoi passi saranno le tue parole;la via la tua canzone,la fatica la tua preghiera;alla fine il tuo silenzio ti parlerà.CAMMINASolo, con gli altri,ma esci da te stesso.Ti creavi dei rivali,troverai dei compagni;

immaginavi dei nemiciti farai dei fratelli.CAMMINA,la tua mente non sadove i passi conducono al tuo cuore.CAMMINASei nato per percorrere la via,quella del pellegrino;un Altro cammina verso di tee ti cercaperché tu possa trovarlo,al Santuario, meta del tuo cammino,al Santuario, nel profondo del tuocuore.LUI È LA TUA PACELUI È LA TUA GIOIAVA, DIO CAMMINA GIÀ CON TE!

Alcune fra le più belle cimedolomitiche, uniche per laloro bellezza ma anche per laloro morfologia e strutturageologica, sono proprio qui,intorno a Falcade.

Sono alcune di quelle cimeche l’Unesco ha ritenuto me-ritevoli di assurgere al titolo diPatrimonio dell’Umanità.

Questo non può che esseremotivo di orgoglio per chiabita queste valli, o comun-que le vive da turista, o le frui-sce anche solo attraversan-dole.

Proprio per questo non sipuò consentire che urbanizza-zioni sconsiderate deturpino esnaturino questi luoghi e levalli che vi fioriscono.

Del resto, tutto ciò che siimpone o si vorrebbe imporresulla Piana di Falcade, il ce-mento freddo ed incolore, cosìinamovibile e deturpante,porta via qualcosa a ciascunodi noi, anche a tutti coloro chegioiscono perché le montagnedi Falcade sono state di-chiarate esteticamente splen-dide e soprattutto uniche.Nello scorso mese di ottobre2008 il Presidente delle Re-pubblica, ha decretato di con-cedere finalmente a Falcadeuno stemma ed un gonfalone,quello che oggi troneggianella Sala Consiliare.

Ebbene, lo stemma vienecosì descritto: «Di azzurro, algruppo montuoso del Fo-cobon, d’oro, con le tre vetteinnevate di argento, uscente

dai fianchi e fondato sullapianura erbosa di verde, sor-montato dal falco volante alnaturale, caricato da quattroabeti di verde, ordinati infascia, nodriti nella pianuraerbosa».

Quella “pianura erbosa diverde”, quella Piana di Fal-cade evidentemente così con-naturata all’esistenza stessadel Paese da figurare, con unadescrizione così suggestiva,proprio nel suo stemma, c’èancora. È ancora là, con il suoprepotente verde a dire che èestate, che vi si può ancorapasseggiare, correre, orga-nizzare feste e giochi; in-somma che qualunque età siabbia la si può ancora fruire. IlComitato contro la cementifi-cazione della Piana non siillude tuttavia che ogni que-stione sia risolta, e rimanevigile.

La gente di Falcade e tutticoloro, e sono stati tanti, chehanno partecipato e vissuto levicende legate alla Piana edhanno contribuito a sventarefino ad oggi la minaccia delleruspe, non dovranno con-sentire che speculazioni ed in-teressi di pochi portino via aquesto Paese quella che il suostesso sindaco Stefano Murerha definito “polmone verde”,ma che è da considerareanche e soprattutto il cuorevivo e pulsante di Falcade.

Il Comitato controla cementificazione

della Piana di Falcade

QUELLA PIANURAERBOSA DI VERDE...

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28 «Cime d’Auta»

17. Dolores Gabrielli (Ca-viola), nata a Pozza di Fassa il22.05.1940 e deceduta adAgordo il 23.07.2009 e se-polta nel cimitero di Pera diFassa.

18. Giulia Benvegnù (Fe-der), nata ad Agordo il23.01.1922, deceduta il30.07.2009 a Feder e sepoltanel cimitero di Caviola.

21. Giovannina Micheluzzi(Falcade-Caviola), nata a Fal-cade il 25.5.1946, deceduta adAgordo il 16.09.2009 e se-polta nel cimitero di Fal-cade.

20. Mario Minotto (Ca-viola), nato a Caviola, il18.02.1939, deceduto adAgordo l’08.09.2009 esepolto nel cimitero di Ca-viola.

7. Amodio Elena Greta (Pi-soliva), di Marco e di DeManzini Laura, nata a Feltreil 15.12.2008 e battezzata il 26luglio 2009. Madrina, Ro-berta Capuis (Ve).

19. Palmino Bianchet (zonaartigianale), nato a Belluno il29.07.1928, deceduto a Ca-viola il 10.08.2009 e sepoltonel cimitero di Caviola.

22. Giulietta Murer (Cavio-la), nata a Falcade il15.09.1969, deceduta a Ca-viola il 9.07.2009 e sepolta nelcimitero di Falcade.

16. Bruna Simoni (Caviola-Vallada), nata a Cavalesel’8.11.1929, deceduta adAgordo il 26.06.2009 e se-polta nel cimitero di Caviola.

ANAGRAFE

migni (Forlì); Gruppo anziani diPaese (Tv); Ospici Francesca (Iesi)e Viverit Lucio e Kettj (Cittadella);Mario e Claudia (Bo); Dalla ValAugurino (Conegliano); SergioGanz (Spagna); Fenti Adelina(Como); Aliosa Tabiadon.Dai diffusori:

Via Marchiori (Rosa) 100; viaPineta (Lisetta) 65; Tegosa (Giu-seppina) 50; Valt (Vittoria) 38,50;via Cime d’Auta (Silvana) 85; Lun-go Tegosa (Rita) 69; Feder (Anto-nietta) 200; Pisoliva (Irma) 151; viaCol Maor (Giuseppina) 57,40;Fregona (Elide) 110; Corso Italia(Antonietta) 168; via Trento-Pa-trioti (Lucia) 60; via Marmolada(Marco) 45; via Canes (Dina) 150;via Trento (Luciana-Sandro) 110;Sappade (Elisabetta) 130.

Per Chiesa parrocchiale:n.n.; Fenti Ivana; fam. Geromel;

fam. Morandin; Bortoli Lena;Alice-Maurizio; anziani in occa-sione primo venerdì del mese;Anna Costenaro; nn.; Valt Pina;Pellegrinon Paola per fiori; Toma-selli Filomena; Fulvia Fabris (Tv);Franca (Cittadella); n.n. (Falcade);Gil e Filippo (Curitiba); De PraGilda (No); fam. Fustignoni; Or-nella Gori; Da Rif Laura per fiori;Danilo(Scorzè); Enrico (Faenza);Colombo Gilberto; Ventura An-na-Stradiotto Giancarlo (Mo-gliano); Petrone Lucias (Pd); Ga-briella, Salvatore, Sabrina, Sofia(Bo); Bicego Piero (MontecchioMagg.); Mazzocato Sebastiano(Monteb.); Tullia Zender (Via-reggio); Amici di Fonte (Tv);Gruppo “Insieme si Può...”; n.n.;Alessio-Sabrina (Malga ai Lac);n.n.; n.n.; Valt Carla; Bruno Se-raglia (Pd); fam. Zanovello (Pd);Fontanelle Elsa per fiori; Daniela(Va); Guido e Lucia De Pra (Va);Dalla Val Augurino (Conegliano):Costa Rita; Fontanive Enrichetta;Rina Bramezza; Primo Zulian;Ines Mamolada; Cappello An-tonio (Genova); Famiglia Ianiello(Roma); Bortoli Giuseppina;Paolo Mirone (Mo); Silvana DaRif; Sergio Ganz (Spagna): DeToffol Bruno; Laura Bassi (Bo).

Per Chiesa Madonnadella Salute:

Valt Ernesta (Bl).

Per Casa della Gioventù:Ragazzi di 3a media di Canale;

Filodrammatica Vallada.

In memoria:di Noè Celeste Bortoli; di Gaz

Laura, le figlie; di Bruna Simoni;dei genitori Dalla Pietra Giaco-mo-Anna; di Giulietta Murer,Silvana; di Busin Giulia, Elvira eAngelina; di Gabrielli Dolores; deinonni Zanovello, Donadelli, Ia-chelini, Tisato, Paccagnan; diZulian Vittorio; di Paolo Conti; deidefunti di Pollazzon M. Grazia(Agordo); dei defunti di MinottoGiuseppina; di Lillj Pellegrinelli,

figlia Liviana; di Umberto Val-tolina; di Giulia Benvegnù; di XaisSilvio; di Bruno Conti; di BianchetPalmino; dei defunti Luchetta, Ca-viola; dei defunti di ManfréNorma; dei defunti genitori Del-l’Agnola Fortunato e Libera, lafiglia; di Mario Minotto; di Toma-selli Pietro.Per chiesa Valt:in memoria di Fontanive Gio-vanni, mamma Carolina, papàLuigi e sorella Emma: LuiginaMarmolada; Scola Rosina(Svizzera).Per chiesa Sappade:

Maria Zanotto Pozzoni (Tv),per panca; in memoria della lorobalia, i sigg. Buzzi (MI): Ganz Gio-vanna. In occasione matrimonio:di Michele Pellegrinon e SusannaBustreo; di Maurizio Scardanzan eAlice Ganz; per 45o di matrimoniodi Guido e M. Pia (Ve); per 50o dimatrimonio di Girotto Sergio eRossi Adorna; di Rinaldo Fiabanee Fabiana Costenaro gli sposi e igenitori.In occasione battesimo:di Maja Zanvettor; di AmodioElena Ada.In occasionedella prima Comunione:di Valt Martina, la nonna Amalia;di Alex De Luca: la famiglia. Per bollettino:

Bianchi Anna (Bl); TomaselliSante (Lussemburgo); De Colle(Bl); Spezziali Mario (Tv); BusinRoberto (Rovereto); Paolin Pieri-no (Canale); Valt Giovanni (Bz);Emilio De Pellegrini (Falcade);Busin Lidia; Fenti Vittorio(Agordo); Scardanzan Mirella(Ve); De Pra Gilda (No); BarbonBenito (Tv); Paolo (Bergamo); Pel-legrinon Rodolfo; Piccolin ValtGiovannina (Svizzera); SeragliaBruno (Pd); Valt Luciano (Pd);Cetaro Benito (Va); Scola Rosina(Svizzera); Busin Tranquillo(Torino); Bettelli Giorgio (Mo);Borra Alberto (Rimini); Ambro-setti Ezio (Va); Margherita Fla-

GENEROSITÀ

PER SEMPRE UNITI NEL SIGNORE

3. Fiabane Rinaldo (Cavarzano, Bl) e Costenaro Fabiana(Feder), sposati nella chiesa della Madonna della Salute il 5 set-tembre 2009. Testimoni: De Bona Attilio (Longarone), Ben-vegnù Roberta (Agordo).

BATTEZZATI NELLA FEDE DEL SIGNORE NELLA PACE DEL SIGNORE