BOLLETTINO ANNO LXXI NUMERO 4...

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BOLLETTINO SALESIANO ANNOLXXI NUMERO 4 15FEBBRAIO1947 Organizzazione . NoteeCorrispondenza :Acqui, Udine,SanDonàdiPiave,Finalmarina . Unveroamicodeilavoratori . Organizzazione . Nelpubblicareil«Regolamento»dellaPia UnionedeiCooperatoriSalesiani,DonBosco premiseunabreveprefazioneperspiegareche illibretto«noncontieneregoleperOratori festivieperCasedieducazione»sibbene «un vincoloconcuiicattolici,chelodesiderano, possonoassociarsiaiSalesianielavorarecon normecomuniestabili,affinchèstabiliedin- variabiliseneconservinoloscopoelapratica tradizionale» . Laprefazioneportaladatadel 12 luglio1876 .Evidentemente,ilSantoera preoccupatodicoordinarelacooperazionedei sociinunaformaorganicachenegarantisse lacontinuitàenemoltiplicassel'efficacia .Per- chèogniattivitàumana,cherichiedecollabo- razione,hailsegretodelsuosuccessonell'or- ganizzazione .Lovediamooggipiùchemai, mentrelacongiuradellepotenzedelletenebre scatenaall'improvvisoondatedidiffamazione, diterrorismo,dicorruzioneediempietàche raggiungonovertiginicapillari .IlSanto,cre- sciutosottoleprimeraffichedell'anticlerica- lismonazionalechelofecebersagliodeisuoi stralivirulentianchequandoDonBoscoren- devaallapatriaimiglioriservigi(bastaleg- gereilvolumeXdelle MemorieBiografiche, capoV),dedicòilprimoparagrafoaquesta tesi : È necessariocheicristianisiuniscanonel beneoperare . Elasvolseconbrevimadecise parolechegiovaricordare : Inognitemposigiudicònecessarial'unione traibuonipergiovarsivicendevolmentenelfare ilbeneetenerlontanoilmale .Cosìfacevanoi CristianidellaChiesaprimitiva,iqualiallavista deipericoli,cheognigiornolorosovrastavano, senzapuntosgomentarsi,unitiinuncuorsolo edun'animasola,animavansil'unl'altroastare saldinellafedeeprontiasuperaregliincessanti assaltidacuieranominacciati .Talepureè l'avvisodatocidalSignorequandodisse :Le forzedeboli,quandosonounite,diventanoforti, eseunacordicellapresadasolafacilmentesi rompe,èassaidifficilerompernetreunite :Vis unitafortior,funiculustriplexdifficilerum- pitur . Cosìsoglionoeziandiofaregliuomini neiloroaffaritemporali .Dovrannoforse ifi- gliuolidellaluceesseremenoprudenti,che ifi- gliuolidelletenebre ? No,certamente .Noicri- stianidobbiamounirciinquestidifficilitempi, perpromuoverelospiritodipreghiera,dicarità contuttiimezzichelareligionesomministrae cosìrimuovereoalmenomitigarequeimali,che mettonoarepentaglioilbuoncostumedellacre- scentegioventù,nellecuimanistannoidestini dellacivilesocietà . Sottolineiamoloscopo : promuoverelospi- 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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BOLLETTINOSALESIANO

ANNO LXXINUMERO 4

15 FEBBRAIO 1947Organizzazione . Note e Corrispondenza : Acqui,

Udine, San Donà di Piave, Finalmarina .Un vero amico dei lavoratori .

Organizzazione .Nel pubblicare il « Regolamento » della Pia

Unione dei Cooperatori Salesiani, Don Boscopremise una breve prefazione per spiegare cheil libretto «non contiene regole per Oratorifestivi e per Case di educazione » sibbene «unvincolo con cui i cattolici, che lo desiderano,possono associarsi ai Salesiani e lavorare connorme comuni e stabili, affinchè stabili ed in-variabili se ne conservino lo scopo e la praticatradizionale » . La prefazione porta la data del12 luglio 1876 . Evidentemente, il Santo erapreoccupato di coordinare la cooperazione deisoci in una forma organica che ne garantissela continuità e ne moltiplicasse l'efficacia . Per-chè ogni attività umana, che richiede collabo-razione, ha il segreto del suo successo nell'or-ganizzazione. Lo vediamo oggi più che mai,mentre la congiura delle potenze delle tenebrescatena all'improvviso ondate di diffamazione,di terrorismo, di corruzione e di empietà cheraggiungono vertigini capillari . Il Santo, cre-sciuto sotto le prime raffiche dell'anticlerica-lismo nazionale che lo fece bersaglio dei suoistrali virulenti anche quando Don Bosco ren-deva alla patria i migliori servigi (basta leg-gere il volume X delle Memorie Biografiche,capo V), dedicò il primo paragrafo a questatesi : È necessario che i cristiani si uniscano nel

bene operare . E la svolse con brevi ma deciseparole che giova ricordare :

In ogni tempo si giudicò necessaria l'unionetra i buoni per giovarsi vicendevolmente nel fareil bene e tener lontano il male . Così facevano iCristiani della Chiesa primitiva, i quali alla vistadei pericoli, che ogni giorno loro sovrastavano,senza punto sgomentarsi, uniti in un cuor soloed un'anima sola, animavansi l'un l'altro a staresaldi nella fede e pronti a superare gli incessantiassalti da cui erano minacciati . Tale pure èl'avviso datoci dal Signore quando disse : Leforze deboli, quando sono unite, diventano forti,e se una cordicella presa da sola facilmente sirompe, è assai difficile romperne tre unite : Visunita fortior, funiculus triplex difficile rum-pitur . Così sogliono eziandio fare gli uomininei loro affari temporali. Dovranno forse i fi-gliuoli della luce essere meno prudenti, che i fi-gliuoli delle tenebre ? No, certamente . Noi cri-stiani dobbiamo unirci in questi difficili tempi,per promuovere lo spirito di preghiera, di caritàcon tutti i mezzi che la religione somministra ecosì rimuovere o almeno mitigare quei mali, chemettono a repentaglio il buon costume della cre-scente gioventù, nelle cui mani stanno i destinidella civile società .

Sottolineiamo lo scopo : promuovere lo spi-

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rito di preghiera e di carità con tutti i mezziche la religione somministra . È qui tutta lamissione della Pia Unione dei Cooperatori edelle Cooperatrici Salesiane . Chiaro il fine ;precisi i mezzi . Ne tratteremo ampiamentenei numeri seguenti . Ora vorremmo ricordareai rev .mi Direttori Diocesani e Decurioni chel'attuazione pratica dipende tutta dal loro zelo .Ma lo zelo che procede senza criteri di orga-nizzazione va a rischio di sperperare molterisorse provvidenziali senza trarne tutti i fruttiche potrebbero dare . Vorremmo quindi pre-garli a curare l'organizzazione dei singoli cen-tri di azione salesiana ed il loro funzionamento .Chi non avesse l'elenco dei Cooperatori edelle Cooperatrici, abbia la bontà di richie-derlo alla nostra Direzione Generale . Perso-nalmente poi, o per mezzo di zelatori e zela-trici, si faccia premura di rivederlo e di ag-giornarlo . Si studi infine di stimolare oppor-tunamente gli iscritti a compiere la missioneloro affidata . Per questo gioverà radunare conuna certa frequenza Cooperatori e Coopera-trici, e prospettar loro le forme più adatte ele iniziative più urgenti e più sicure . Il Rego-lamento fissa solo due volte all'anno le con-ferenze salesiane, per non essere di peso anessuno . Son però già numerosi i DirettoriDiocesani e i Decurioni che riescono a convo-care i più pii anche una volta al mese ed asvolgere un buon programma di formazionespirituale con le divozioni del 1° Venerdì delmese o del 24, e con l'Esercizio della buonamorte . Così realizzano l'ideale del Santo, ilquale nel fondare la Pia Unione non ha avutosoltanto di mira di avere aiuti per l'Opera sale-siana ; ma soprattutto di formare cattolici diazione: praticanti ed attivi . Certo, oggi lacura d'anime impone tal mole di lavoro, conle associazioni specializzate che devono fio-rire in ogni parrocchia, che non resta moltotempo da dedicare ad altre particolari . Ma iCooperatori e le Cooperatrici fan pur partedel gregge affidato ai solerti Pastori . E, colti-vandoli come voleva Don Bosco, se ne pos-sono fare non solo dei cristiani ferventi edesemplari, ma anche preziosi collaboratori dellesvariate attività della vita parrocchiale e del-l'azione cattolica. La cura della Pia Unionenon è quindi una distrazione dall'assillo delministero pastorale, ma una risorsa delle piùefficaci per l'incremento della vita cristiananelle parrocchie e nelle diocesi . L'esprienzadi quasi un secolo sta a dimostrare quantoabbiano giovato i nostri Cooperatori e le no-stre Cooperatrici, formati secondo lo spiritodi Don Bosco, a « rimuovere o almeno a miti-gare quei mali che mettono a repentaglio il buon

costume della crescente gioventù, nelle cui manistanno i destini della civile società » .

Vescovi e Parroci ce ne hanno dato testi-monianze lusinghiere . Ed i Sommi Ponteficihan largheggiato in benedizioni, grazie e fa-vori spirituali, proprio in vista di questa con-solante esperienza .

Noi auguriamo di gran cuore a tutti i no-stri Direttori Diocesani e Decurioni lo stessoconforto, mentre raccomandiamo loro la curadi questi nostri cari Cooperatori e Coopera-trici, su cui contiamo, più che per gli aiutimateriali, per la diffusione dello spirito di pre-ghiera e di carità, che equivale al vero fervoredella vita cristiana .

(Continua) .

Note e CorrispondenzaACQUI - Azione salesiana .

Con la nomina del nuovo Direttore Dioce-sano nella persona del rev .mo Can. Galliano,la Pia Unione dei Cooperatori e delle Coope-ratrici salesiane ha intensificato il suo fervoredi apostolato. La Direttrice delle Figlie diMaria Ausiliatrice dell'Istituto Santo Spiritone ha aggiornato l'elenco, ed, alla prima riu-nione, lo stesso ecc .mo Vescovo Mons . Del-l'Omo si è degnato di distribuire i nuovi di-plomi incoraggiando la ripresa dell'azione sa-lesiana adeguata ai bisogni del momento at-tuale. Il nostro D . Ettore Carnevale portòil diploma di nomina al nuovo Direttore Dio-cesano ed intrattenne gli intervenuti sullosviluppo dell'Opera di Don Bosco .

Il rev.mo Can. Galliano adunò poi i Coo-peratori e le Cooperatrici nell'accogliente saladell'Istituto Santo Spirito, il 29 gennaio, perla conferenza annuale e, ricordando lo zelodi Don Bosco, illustrò il programma dellaPia Unione, proponendo per la primavera unpellegrinaggio alla basilica di Maria Ausilia-trice. La proposta venne accolta con grandeentusiasmo . Fecero gli onori di casa le Figliedi Maria Ausiliatrice che reggono l'Istituto .

UDINE - Don Bosco nel Friuli .

Il nostro Don Sisto Carnelutti ha compiutoun altro giro nel Friuli ad illustrare con pro-iezioni luminose la figura e l'opera di S . Gio-vanni Bosco . Cominciò ad Udine nel cortiledel «Rifugio Bearzi » che accoglie un centi-naio di orfanelli, assistiti dall'affettuosa sim-patia di tutta la cittadinanza. Poi si recò aForni Avoltri, a Rigolato, a Urbignano, a Ri-

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vignano . Chiuse il ciclo ad Udine, alla Scuoladi Cultura Cattolica . Ci è giunta relazione det-tagliata soltanto di Forni Avoltri, di cui diamocenno ben volentieri .

«Durante il soggiorno degli orfanelli del" Bearzi " in montagna nel ridente paese diForni Avoltri si fece una bella festa in onoredi Don Bosco . L'organizzò lo zelantissimo par-roco D. Gottardis; ed il nostro Don SistoCarnelutti, colle sue belle proiezioni luminose,tenne sospeso il numeroso pubblico per tresere coronando poi la celebrazione, alla dome-nica, con un brillante panegirico .» Prima della Messa solenne, furono be-

nedette due artistiche statuette : una di DonBosco, l'altra di S. Teresina, che in un tri-pudio di anime festanti, vennero poi portatein trionfo per le vie del paese .

Il parroco, molto soddisfatto dell'ottima riu-scita, volle offrire un pranzo a tutti i " Bear-zini " . E tutto il popolo concorse a renderlopiù lauto ».

SAN DONA' DI PIAVE - La prima pietra.

A quasi un anno di distanza ci è giuntala relazione della posa della prima pietra del-l'erigenda Parrocchiale, dedicata a Maria SS .Ausiliatrice e a S . Giovanni Bosco, in frazioneFossà. Compì il sacro rito, il 12 marzo 1946,

In quest'aspro dopoguerra in cui la questioneoperaia è in primo piano, non sarà superfluoricordare le benemerenze di Don Bosco nelcampo del lavoro .Ecco alcuni appunti che potranno servire

ai rev.di Direttori Diocesani e Decurioni .

Il « Santo del lavoro ».

Don Bosco è stato definito anche il « Santodel lavoro » .Pio XI, che lo conobbe personalmente e

l'osservò da vicino in « una vita di lavoro colos-sale che dava l'impressione della oppressione »(pur essendo ormai sul declino, 1883) non esitòa conferirgli la palma del martirio nel campodel lavoro, ed a proporlo più volte come grandelavoratore, come amico dei lavoratori, comeapostolo del lavoro .Parlando, nel 1929, a duecento bancari della

Banca Nazionale di Credito, egli disse : « Don

S. Ecc. rev.ma Mons. Giuseppe Zaffonato,Vescovo di Vittorio Veneto, assistito dallozelantissimo Parroco, Don Pietro Zaros, eda Don Silvio Barbisan, Decurione dei Coo-peratori Salesiani. Alla fine l'illustre Presulespiegò il significato della cerimonia e fece l'au-gurio che il nuovo magnifico tempio, su dise-gno di L. Candiani, giunga quanto prima alsuo compimento .

Erano presenti il dott . D . Renato Ziggiottidel Capitolo Superiore, Mons . Luigi Saretta,Arciprete di San Donà ed il Direttore del lo-cale Oratorio Salesiano .

Il buon popolo di Fossà ama tanto Don Boscoed ha voluto esposto nella cappella provvisoria,che da qualche anno funziona da Parrocchiale,l'effigie del santo Patrono in mezzo ai bimbi .

FINALMARINA - Conferenza salesiana.

In occasione dell'annuale festa di S . Gio-vanni Bosco, che il Can. Valentino Cogno,ex allievo, continua a curare con tanto zelo,quest'anno si è tenuta anche la conferenzasalesiana ai Cooperatori ed alle Cooperatrici .Nonostante l'inclemenza eccezionale del tempo,intervennero abbastanza numerosi . Impartì laBenedizione eucaristica il rev .mo ArcipreteMons . Basso .

UN VERO AMICO DEI LAVORATORIBosco fu un grande lavoratore, di un lavoroimmensamente benefico e ben concepito ; cheper lui fu sorgente di premio, di grandimeriti, non solo dinanzi a Dio, ma dinanziagli uomini» .

Ed il 13 aprile dell'anno seguente, ricevendodegli operai pugliesi provenienti dal nord-Ame-rica sotto la guida di S . E. Mons. Coppo,consegnò loro una medaglia di Don Boscocon queste parole : « Questa medaglia reca l'ef-figie di Don Bosco che è stato non solo ungrande educatore cristiano, ma anche un glo-rioso figlio della Patria sua ed un vero amicodei lavoratori di tutto il mondo . Siamo dun-que ben lieti, mentre benediciamo alle vostrefatiche ed ai vostri lavori, di darvi un tale ri-cordo, nella ferma speranza che la figura diDon Bosco ricorderà a voi sempre il doveredi santificare il lavoro e tutta la vita » .In verità, Don Bosco fu suscitato da Dio

nel secolo del lavoro e dei lavoratori per sal-

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varne la dignità e la grandezza, per organiz-zare e sublimare il lavoro alla sua più altafunzione pedagogica e sociale .

È storia di ieri. Mentre appassionati socio-logi affrontavano il problema con competenzailluminata ed accreditata da alto senso di re-sponsabilità, ideologi dilettanti e mestatori an-davano esasperando la questione operaia cheormai assurgeva a questione sociale . Formuleparadossali, anzichè favorire l'intesa, sconcer-tavano i rapporti ed accrescevano l'attrito tracapitale e lavoro accelerandone la fase cruciale .Interessati per l'una o per l'altra parte, an-che i meglio intenzionati non avvertivano chela questione sociale era sostanzialmente unaquestione morale . I Governi, per lo più, il-ludendosi di trar vantaggio dalla lotta, lungidal prevenirla, intervenivano quasi solo a sof-focarne il parossismo nei turbamenti dell'or-dine pubblico . Pochi comprendevano che lanecessaria evoluzione avrebbe potuto evitaredi esplodere in rivoluzioni, solo in un sistemadi giusta conciliazione che importava la di-screzione dell'onestà nei capitalisti ed una ade-guata educazione nella classe operaia : sopra-tutto, poi, la coscienza comune dell'armonicoconcorso al benessere sociale sulle basi dellalegge naturale e divina .

La preoccupazione dell'unità nazionale ri-tardò in Italia l'ora della crisi . Ma il problemaurgeva anche da noi fin dagli albori del se-colo passato, e gli eventi internazionali nonfecero che precipitarne la maturazione .

L'esperienza di civiltà che non può vantarenessun altro popolo e la dote di criterio pra-tico, di senso della misura, d'intuizione del-l'onesto, di spirito cristiano, di cui Dio l'haprivilegiata da quella Roma «onde Cristo èRomano », han consentito alla Patria nostra diavviarsi ad una delle soluzioni più razionalidi cui attendiamo gli sviluppi .

Epperò, nel secolare processo di maturazioneè evidente ed imponente il contributo recatoda Don Bosco colle sue Scuole Professionali .

Anche perchè egli non fu un teorico, nèun idealista ; ma un organizzatore eminente-mente pratico, temprato alla più rude scuoladella vita .

Bambino, fanciullo, giovanotto, Don Boscocondì il suo pane coi suoi sudori, in un pro-gresso di lavori proporzionati allo sviluppodell'età, ma imposti ed assunti colla energiadei contadini piemontesi di antico stampo .Si adusò alle fatiche dei campi, sul proprio,come figlio di famiglia ; sgobbò come garzone,servitore di campagna, in casa d'altri . A quin-dici anni suonati, riuscì a frequentare le pub-bliche scuole ottenendo l'ammissione all'ul-

tima classe elementare, preparatoria al gin-nasio, nel comune di Castelnuovo d'Asti, oggiCastelnuovo Don Bosco . E, mentre facevafruttare le lezioni private avute dal cappel-lano della sua borgata, occupava tutti i ri-tagli di tempo nella bottega di un sarto, nel-l'officina di un fabbro, addestrandosi all'unoed all'altro mestiere, e rallegrando la faticacon esercizi di armonia sull'organo della par-rocchia e sulle corde di un violino in casadello stesso sarto che era anche organista esi intendeva di strumenti musicali .

Fece poi il ginnasio, in quattro anni, nellacittà di Chieri. Ma, il primo e secondo anno,dovette guadagnarsi pane, tasse e testi scola-stici facendo il servitore in casa di una certaLucia Matta ; il terzo anno, adattandosi comegarzone di caffè, al « Caffè Pianta »; l'ultimoanno, come stalliere presso un tal Cumino,in piazza San Bernardino . Nei ritagli di tempo,stretta amicizia con un falegname ed un cal-zolaio, apprese anche un po' di questi me-stieri . Tra i resti dei mobili della sua casanatìa, si conservano tuttora una madia di le-gno ed una tavola fatte da lui .

Il biografo che ci documenta queste sue ap-plicazioni professionali, ad un certo punto siarresta e si chiede chi mai gli avesse messo inanimo, mentre aspirava al sacerdozio, la ten-denza all'apprendimento di arti e mestieri cosìalieni, all'apparenza, dalla vocazione sacerdo-tale . Noi, oggi, abbiam pronta la risposta :- Quel Dio che suscita i figli dei campi alfastigio del trono, al governo ed alla guidadei popoli: quel Dio che nell'ora opportunaavrebbe esaltato alla Cattedra di Pietro ilgenio legislatore del Papa della Rerum nova-rum, Leone XIII, e del Papa della Quadrage-simo anno, Pio XI : colla sua indefettibile di-vina provvidenza volgeva per istinto alla ne-cessaria competenza il genio del futuro apo-stolo dell'educazione giovanile, per farne, nelsecolo del lavoro e dei lavoratori - tra leopposte aberrazioni dell'idolatria e dello schia-vismo del lavoro - il « Santo del lavoro »,il maestro, il padre dei lavoratori .

Così predisposto ed attrezzato, Don Boscogiunse ai vent'anni con una tempra eccezio-nale alla fatica, coll'esperienza personale del-l'efficacia pedagogica della palestra del la-voro, col giusto concetto del valore formativoe redditizio del lavoro, e con un amore allavoro che fu una delle sue più nobili passioni .Chierico, non ritenne di doversi dispensaredai lavori manuali, nè credette mai di avvi-lire la talare che indossava . E la vigilia dellasua Ordinazione sacerdotale, tra gli altri pro-positi fissò sulla carta anche questo : Il lavoro

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è un'arma potente contro i nemici dell'anima .Perciò non darò al corpo più di cinque ore diriposo per notte . Lungo il giorno, specialmentedopo il pranzo, non prenderò alcun riposo . Faròeccezione in caso di malattia .A questo proposito fu fedele per tutta la

vita ; anzi, per molti anni, continuò a vegliareal lavoro un'intera notte per settimana . Equando gli strapazzi di una vita sì operosamuovevano a compassione salesiani, coope-ratori ed allievi, che lo scongiuravano a rispar-miarsi ed a riposare, dava sempre la stessarisposta : Ci riposeremo in Paradiso .

Don Bosco sofferse assai nel corso della suavità; ma morì di una sola malattia : di sfini-mento per l'eccesso di lavoro . Nel 1884, quat-tro anni prima di morire, mentre si trovava aMarsiglia a questuare per le sue opere, il di-rettore della Casa salesiana, Don Albera, chefu poi il suo secondo successore, allarmato perle sue condizioni di salute, pregò una celebritàdi fama internazionale, il dottor Combal, del-l'Università di Montpellier, di fargli una vi-sita . Il dottore viaggiò tutta la notte del 25marzo per rispondere colla massima solleci-tudine; lo esaminò accuratamente per un'ora,e poi concluse: « Voi avete consumato la vitanel troppo lavoro . Siete un abito logoro, per-chè fu sempre indossato, i giorni di festa ei giorni feriali ; non mi pare che i guasti sipossano riparare. Tuttavia per conservare que-st'abito ancora un po' di tempo, l'unico mezzosarebbe di riporlo in guardaroba : voglio direche la principal medicina per voi sarebbe ilriposo assoluto » .

«Ed è l'unico rimedio - rispose il Santo -al quale non posso assoggettarmi . Come èpossibile riposare, quando c'è tanto lavoro ? »(Memorie Biografiche, vol. XVII, p . 57) .Era troppo viva in lui la coscienza del do-

vere del lavoro ; ne sentiva tutta l'importanzamorale e sociale ; ne provava la gioia ; ne va-lutava la potenza non solo di produzione, madi educazione, di elevazione e di santifica-zione .«Quello che io fo lo debbo fare per dovere :

- rispose un giorno a persona autorevole chevoleva imporgli un giusto riposo - sonoprete, e, quand'anche io dessi la vita, nonfarei che il mio puro dovere » (Memorie Bio-grafiche, vol . VI, p . 847)-

A Don Barberis che gli augurava una lungavita: «Eh, penso bene che se il Signore miconcedesse di toccare gli 80 ovvero gli 85

anni, delle cose se ne vedrebbero ! Lavoroquanto posso, in fretta, perchè vedo che iltempo stringe, e, per molti anni che si viva,non si può mai fare la metà di quello che sidovrebbe. Quando la campana col suo dandan mi darà il segnale di partire, partiremo .Chi resterà a questo mondo compirà ciò cheio avrò lasciato di compiere . Ma, finchè nonoda il mio dan dan, io non mi arresto» (Me-morie Biografiche, vol . XII, p . 39) .

La sua grande massima era questa: « Ciòche si può far oggi non dobbiamo differirloa domani. Bisogna operare come se non sidovesse mai morire, e vivere come se si do-vesse morire ogni giorno » .

Naturalmente, egli, cristiano e sacerdote,stimava anche il valore soprannaturale del la-voro e la sua funzione nel programma dellaRedenzione: «Oh, fortunato - diceva nel1862 ad un gruppo di chierici - fortunatoquel chierico che abbia gustato quanto siadolce lavorare per la salute delle anime » (Me-morie Biografiche, vol . IV, p . 146) .

« Il nostro riposo - conchiuse un giornoestasiandosi - il nostro riposo sarà in Para-diso . Oh, Paradiso, Paradiso! Chi pensa a tein questo mondo non patisce stanchezza . . .L'uomo è veramente infelice in questo mondo .L'unica cosa che lo potrebbe consolare sa-rebbe il poter vivere senza mangiare, senza dor-mire, per occuparsi unicamente per il Paradiso »(Memorie Biografiche, vol . IV, p. 525) .

(Continua) .

L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MIS-SIONI con sede in TORINO, eretto in EnteMorale con Decreto 13 gennaio 1924, numero 22,può legalmente ricevere Legati ed Eredità . Adevitare possibili contestazioni si consigliano le se-guenti formule :

Se trattasi di un Legato ;« . . . lascio all'Istituto Salesiano per le Missionicon sede in Torino a titolo di legato la somma diLire . . . (oppure) l'immobile sito in . . . ».

Se trattasi, invece, di nominare erede di ognisostanza l'Istituto, la formula potrebbe esser questa :« . . . Annullo ogni mia precedente disposizionetestamentaria .

Nomino mio erede universale l'Istituto Salesianoper le Missioni con sede in Torino, lasciando adesso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo » .

(Luogo e data) .

(Firma per esteso).

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