body shaming di chi è in sovrappeso, ma in realtà ... · O come quando incontro un conoscente a...

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Si parla molto di body shaming di chi è in sovrappeso, ma in realtà raramente sento qualcuno esclamare: “Oddio! Ma sei ingrassata ancora?” con la stessa facilità con cui alle donne snelle si dice: Oddio! Ma sei ancora dimagrita?” anche quando è evidentemente falso. L’altra cosa che non sento spesso dire in pubblico a una persona in sovrappeso è: “Devi mangiare di meno!” con relativi consigli demenziali sull’alimentazione sana, mentre per le magre, la frase “Devi mangiare di più!” è diventata una sorta di saluto. Sei a rischio obesità!“, oppure: “Hai dei problemi di dipendenza da cibo?“, “La tiroide ti funziona bene?” sono considerate frasi prive di tatto, invadenti e di maleducazione estrema se dette alle grasse, mentre: “Ma non è che sei anoressica o hai problemi di tiroide?” è spacciato come un benevolo interessamento alla salute altrui quando a farne le spese sono le donne snelle.

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Si parla molto di body shaming di chi è in sovrappeso, ma in realtà raramente sento qualcunoesclamare: “Oddio! Ma sei ingrassata ancora?” con la stessa facilità con cui alle donne snelle si dice:“Oddio! Ma sei ancora dimagrita?” anche quando è evidentemente falso.L’altra cosa che non sento spesso dire in pubblico a una persona in sovrappeso è: “Devi mangiare dimeno!” con relativi consigli demenziali sull’alimentazione sana, mentre per le magre, la frase “Devimangiare di più!” è diventata una sorta di saluto.“Sei a rischio obesità!“, oppure: “Hai dei problemi di dipendenza da cibo?“, “La tiroide ti funzionabene?” sono considerate frasi prive di tatto, invadenti e di maleducazione estrema se dette allegrasse, mentre: “Ma non è che sei anoressica o hai problemi di tiroide?” è spacciato come unbenevolo interessamento alla salute altrui quando a farne le spese sono le donne snelle.

A proposito: la parola snella è pressoché in disuso. Si usa il termine “magra” anche per una personadi peso normale. La parola “grassa” è invece oramai bandita, e sostituita con curvy, cicciottella,morbida, etc.

Particolarmente triste è il body shaming delle donne snelle perpetrato da donne in lotta perenne conil loro peso e che si dichiarano paladine della difesa di genere. Una nota scrittrice, tanto intelligentequanto grassa, perde tutta la sua lucidità ogni volta che le parte l’invettiva assatanata contro “lacultura che obbliga le donne all’anoressia”, non risparmiando insinuazioni malevole alla donnemagre, che lei taccia di superficialità, stupidità ed esibizionismo di bassa lega. Qualcuno dovrebbefarle notare che la pressione della cultura che obbliga le donne all’anoressia non è stata moltoefficace, visto che negli ultimi 50 anni sono l’obesità e la bulimia a essere aumentate. L’anoressia èun grave problema psichiatrico che tocca un numero di persone di molto inferiore a quelle chesoffrono di obesità, e ha una percentuale di guarigione del 30%. L’obesità invece, che prevede curemolto più prolungate e costose dell’anoressia, guarisce soltanto nel 5% dei casi.Una sedicente “esperta di abuso psicologico”, anche lei pericolosamente in sovrappeso, riempie lasua pagina Facebook di frasi livorose, nelle quali dichiara che “le fighe di legno” “le idiote magrecome sifilitiche” “le facce da cavallo” e “quelle che se la tirano camminando sul bagnasciuga” sonotalmente stupide da non capire che la vera seduzione si fa con la classe e l’intelligenza.Una nota giornalista, peraltro molto graziosa, ma anche lei con una certa tendenza alla generositàdelle forme, non fa mai mancare una battuta sulla taglia di Chiara Ferragni e sul suo essere patita allimite della sopravvivenza, qualunque sia l’argomento di cui scrive.

L’accusa di tutte queste signore, indipendentemente dallo stile, è sempre la stessa: tu magra stronzae dalla dubbia moralità ti astieni dal mangiare apposta e soffri pene indicibili solo per esibizionismo.Vergogna.E lo affermano tutte dal profondo delle loro generose scollature, esibite con regolarità in ogni fotoche le ritrae, sempre da sedute.Non importa che due delle donne sopracitate siano a malapena in grado di camminare per qualchemetro: è tassativo che si debba concepire il sovrappeso soltanto come espressione di godimentolegittimo della vita, e la magrezza come stupida mania.

La vita delle persone magre è ancora più dura fuori dai media, dove è pieno di gente che sembra nonsaper parlare d’altro che di sana alimentazione e sani stili di vita, soprattutto quando non è capacedi applicarli. Potrei citare decine di esempi paradossali, come quello in cui, ospitata da una signorain sovrappeso con grossi problemi di mobilità e in cura costante per la pressione alta e il diabete, misono sentita dire: “Signorina, in questa casa si mangia come persone NORMALI, e non voglio sentirestorie!”. Lei faceva colazione pucciando una merendina in una vaschetta di mascarponee, per levitamine. Una tonnellata di calorie concentrate, senza neppure la soddisfazione di farsi unamangiata abbondante.O come quando incontro un conoscente a serio rischio d’infarto per eccessi alimentari, che mi ripetetutte le volte che con ‘sta fissa che ho di digiunare per conservare la linea, la pagherò rovinandomila salute e morendo presto.

Spesso le osservazioni sull’aspetto, la salute e l’alimentazione di una persona magra sonotranquillamente snocciolate a tavola, mentre la persona sta cercando di gustarsi il cibo incompagnia.Per meglio esemplificare, a beneficio di chi forse non ha ben colto la gravità del fenomeno,racconterò uno dei numerosi episodi di cui sono stata protagonista, nella mia lunga vita di personache ha sempre avuto la stessa taglia da quando ha raggiunto il suo limite di altezza.

Estate, posto di villeggiatura, caldo, sera.

Devo incontrare dei conoscenti per andare a cena in un ristorante sulla spiaggia.Siccome sono freddolosa (eh, certo, hai solo le ossa!) ho un golfino sopra un vestitino da spiaggia.Sto recandomi a piedi al punto d’incontro (che dista un chilometro e mezzo, controllato su GoogleMaps) quando vengo intercettata dall’auto su cui viaggiano i miei quattro commensali.

– Ci stringiamo, sali, che tanto tu non occupi posto, ahaha! –

In quanto persona magra, il 50% delle battute che subisco hanno a che fare con la mia stazza e ilmio peso. Ci sono abituata, ma soffro ancora del non poter rispondere con la stessa libertà: “Scenditu che camminare ti fa bene e poi così in auto rimane spazio per due“. Eh no, sarei cattiva; e che lemagre siano cattive, è risaputo.

– Grazie, ma preferisco andare a piedi, tanto prima che avanzate nel traffico e parcheggiate sono giàlà. Anzi, perché non lasciate l’auto qui e ci facciamo la passeggiata sul lungomare insieme coltramonto? –

– Ma sei fuori? E poi dobbiamo anche camminare al ritorno? –

Trattata come un’insana di mente, sono forzata a salire sull’utilitaria senza ulteriori discussioni e afarmi cinque minuti di viaggio soffocante sotto tutti i punti di vista.Siamo cinque persone, tutte abbondantemente over 40, di cui un solo uomo. Tra sovrappeso,acciacchi articolari dovuti al sovrappeso, e via dicendo, la discesa dall’auto e la sistemazione sulle

sedie richiedono manovre complicate e tempi che a me paiono lunghissimi.La cara signora sulla sessantina, enciclopedia ambulante di disturbi immaginari, annuncia unterribile mal di testa per il quale non si è portata la medicina, stabilendo indirettamente chel’andazzo della serata sarà quella di assisterla premurosamente, finire prestissimo e non divertirsitroppo.Mi offro di fare una corsa fino alla farmacia per vedere se è ancora aperta, e che dista a 500 metri(controllato anche questo su Google Maps).Ai miei commensali questo tragitto pare lunghissimo e inaffrontabile. Prima che ci si trascini ore adiscutere la cosa, faccio la mia ordinazione e parto veloce. Torno dopo pochi minuti trafelata, senzaavere trovato il negozio aperto. Ho caldo e, ancora in piedi, mi tolgo il golfino esibendosvergognatamente il mio fisico di cinquantenne, che ben lontano dall’essere quello di una pin-up hasolo la caratteristica di non presentare particolari accumuli di grasso in punti specifici.Un silenzio disapprovante cala sulla tavolata.Quella seduta davanti a me ha meno di cinquant’anni, un naso rifatto malamente e qualcosa che nonquadra nell’aspetto del suo viso pesantemente truccato. I capelli sono tinti di nero intenso enell’insieme sembra la nipote di Moira Orfei. Ha un seno prosperoso e una pancia che lo supera insporgenza. Si muove con difficoltà e si rifiuta di camminare anche per brevi distanze. I jeans attillatile segano il punto vita facendola sembrare un 8 tridimensionale. Mi fissa con quell’espressione chenegli anni ho imparato a temere.

– Certo che tu c’hai un fisico allenatissimo, si vede che fai molta ginnastica. –

Mentre ero via sono arrivate le ordinazioni: per le signore ci sono soltanto verdure, olive e acqua,per me e il signore invece è finalmente arrivata la birra e un piatto di pollo in casseruola con patateche galleggiano in olio e limone. Attaccando a mangiare prima che si raffreddi, provo a dire che nonfaccio ginnastica da vent’anni. Semplicemente non ho paura di camminare o di alzarmi anche diecivolte da una poltrona per cercare il telecomando. Anzi, mi piace.

– Eh no bella, tu menti! Tu non mangi: questa è la verità! – Parte in quarta la signora sessantenne,che a piedi non arriva neppure al supermercato e passa gran parte del suo tempo a letto perriposarsi da “una vita di fatiche”. Da anni, a causa di intolleranze misteriose e mutanti, si dichiaracostretta a una dieta “da astronauta” che prevede una colazione a base di frutta, yogurt, miele,marmellata, frutta secca più biscotti & dolciumi assortiti. Durante il giorno aggiunge svariatispuntini che la portano a dichiarare regolarmente: “Oggi ho mangiato troppe schifezze: infatti misento malissimo”. La dieta per le sue intolleranze prevede anche che in caso di cena in compagnia leibeva soltanto acqua naturale a temperatura ambiente con una foglia di basilico, e mangi pesce alvapore con contorno di licheni. Ogni volta che fa un’ordinazione bisogna creare un comitato diconsulenti per la trattativa con l’oste.Il tono con cui mi sta accusando è feroce, manco si trattasse di un torto fatto a lei, e tutta questasituazione è assurda: sono la persona che sta mangiando più di tutti a quel tavolo e anche l’unica cheha appena fatto un chilometro di corsa senza protestare. Comincia a passarmi l’appetito.

– Lei non fa colazione!!! – Prosegue la signora, decisa a denunciare la mia pochezza al mondo. Lealtre signore si guardano come a dire “l’avevo pensato anch’io”. Io non faccio più parte del gruppo,sono LEI, una persona non più presente e che pertanto non ha diritto di replica. Provo aintromettermi nel processo a mio carico confessando che è vero: appena sveglia ho sempre lostomaco chiuso e l’idea di mangiare mi da fastidio, devono passare almeno un paio d’ore.

– Certo cara! Se tu mangiassi qualcosa la sera prima non avresti di questi problemi! – Dice la signoracon moltissimi problemi, che mangia la sera, la mattina, a pranzo e a merenda.

Per fortuna le altre mi vengono incontro:

– Anch’io ero magra come te – dice una con due salami al posto delle braccia e la pancia che pendeformando una specie di marsupio – Ma con la menopausa ingrassano tutti: ingrasserai anche tu,anche se non hai avuto figli. –

– Eh, anche quello! Essere madri porta via tempo alle diete e alla palestra! Ma alla fine ti restaqualcosa di più importante! –

Nessuno sembra essersi accorto che la donna che sta cucinando per noi nel retro, muovendosi lestatra pentoloni bollenti, è asciutta e dritta come un fuso. È sicuramente in menopausa da decenni e isuoi nipoti stanno servendo sudati ai tavoli. Vorrei portarla come esempio di maternità con pocotempo per diete e palestre ma molto olio di gomito, che mantiene in forma uguale, ma non vorrei chesi beccasse anche lei qualche osservazione maligna: ho imparato da tempo che chi delira in questomodo sa bene di essere in torto e più s’infogna, più è disposto ad alzare la posta senza rispetto pernessuno.

Rinuncio a discutere. Nessuno in realtà vuole davvero sapere cosa e quanto mangio o se faccioginnastica. Sono malsana, basta. E loro, che non possono più affrontare una scalinata da anni, me lodicono per il mio bene.

Mezza cena se n’è andata in affermazioni contraddittorie sul cibo e sul mio aspetto fisico. L’altrametà passa a suon di teorie giustificative del sovrappeso nel mondo, che invocano alternativamentemenopausa, ormoni, batteri intestinali, il lievito che gonfia.Vorrei dire che questi argomenti a tavola generano di solito inappetenza, nelle persone normali, eche a questo punto mi è passata la voglia del dolce. Giusto per vedere le reazioni. Ma non faccio intempo: dopo le dotte lezioni scientifiche, nelle buone conversazioni ci vuole sempre anche qualchegemma di fine psicologia, soprattutto con me che sono psicologa. È oramai scientificamenteassodato che i problemi della vita e i rompicoglioni fanno ingrassare: colpa dello stress che alzaquella cosa là, il cortisolo.

Tutti mi fissano per vedere se condivido la teoria o se provo la mia incompetenza sostenendo ilcontrario. Inutile dire che lo stress e i rompicoglioni invece tolgono notoriamente l’appetito da chemondo è mondo, e che adesso che ci penso, non vorrei che fosse proprio questa cosa di passare iltempo a rompere i coglioni agli altri, che gonfia.Ma la verità, neanche troppo nascosta, è che per queste signore io sono una rompicoglioni perchéesisto, e mi stanno accusando proprio di questo. Nel loro delirio non sono loro a rompere i coglioni ame: si stanno difendendo.

Alla fine, la morale è perversa: una maggioranza di persone con un problema oggettivo è riuscita asuon di strilli a cambiare le carte in tavola fino a proiettare il problema su una minoranza che non cel’ha, colpevolizzandola.

La verità, oramai impronunciabile, è che essere snelli è naturale. Essere sovrappeso non lo è:occorre mangiare più del necessario ogni giorno e muoversi pochissimo. Così come per diventarealcolizzati bisogna bere molto e con regolarità. Si tratta di due dipendenze, con la differenza che nonho mai sentito un alcolizzato accusare chi beve con moderazione di essere un povero sfigato che nonsa godersi la vita e i suoi brindisi.

I magri probabilmente non sanno apprezzare appieno una doppia porzione di tutto e magari nonhanno neppure sane abitudini, come gustarsi “tantissima verdura” affogata in mezzo litro d’olio.Io, poi, salto la colazione. Se c’è qualcosa di più divertente da fare, anche la cena. Mangio molto sechi cucina mi è simpatico. Non mangio se il mio commensale non mi piace. Trovo assurda l’ossessivaabitudine di pranzo e cena regolari, che a mancarli succede una disgrazia; così come non capisco la

religiosa presenza di un primo, un secondo e un contorno a tutti i costi, che si sia stati a letto aguardare la tv o zappato un campo.

La mia vanità è la libertà: mangiare quando mi va e quanto mi serve accontentandomi di quello chec’è senza manie su quantità, sapore e qualità del cibo a disposizione. Non temo cali di zuccheri,inesistenti prima che qualcuno li pubblicizzasse, né altre paranoiche menate su “bisogni”,“intolleranze”, alimenti che “fanno malissimo”. Miliardi di persone hanno vissuto prima di me e sisono riprodotte mangiando poche cose e pure con frugalità. Mi piace pensare a loro con rispetto.Con la menopausa, non cambierà nulla.Ognuno si gode la vita in base a ciò che considera un piacere. Io, quando mi muovo, voglio sentirmileggera come se volassi, non ritrovarmi le vesciche da sfregamento nell’interno coscia. Saròperversa, ma considero l’agevolezza del movimento più eccitante di un qualsiasi piatto di leccornie.Mi piace correre e respirare, senza zavorre.

Forse, per protestare contro il body shaming delle magre, organizzerò uno sciopero della fameinvitandovi tutte, signore in sovrappeso esperte di alimentazione, di moda, di medicina e psicologia,di taglie e tagli di capelli, di politica, animali, segni zodiacali, karma ed energie negative che“ristagnano”.Vi affitterò un pulmino, che a piedi alla manifestazione lo so già che non ci venite.

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New York nel 1907, quando essere magri era normale per tutti e a tutte le età, indipendentementedal “metabolismo”.

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