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180 ARMI E TIRO 7/2013 Testo e foto di Riccardo Torchia A me le armi Blaser, quando fecero la loro comparsa in Italia, non furono simpatiche per niente: troppo fuori dalla convenziona- lità, troppo innovative. Ma la curiosità era forte. Così un bel giorno acquistai un kipplauf K95 dal mio amico Sandro Guerini, dell’omonima ar- meria di Roncone (Tn). “Tanto per criticare”, pen- sai. E infatti smontandolo per curiosità, osservai scettico mollettine, pezzetti, parti sintetiche: “Ave- vo ragione”, dissi a me stesso e per conferma co- minciai a portarmelo a caccia al camoscio. In poco tempo cominciai a constatare che non pesava nul- la. E poi sparava anche bene. Insomma, sono anni che lascio a casa gli altri monocanna e porto in montagna solo lui! Stesso discorso con la R93: potevo forse io, “bolt- action-dipendente”, comprare un’arma simile? Ma era in .25-06 e mi tentava proprio. “Solo per vede- blaser R8 La foto di rito con il mio maschio adulto. Giorni di appostamento con freddo, vento, neve e nottate perse. Ma alla fine, si dimentica tutto e rimane soltanto la soddisfazione della bella avventura, vissuta con un’arma efficiente sotto tutti i punti di vista. Caccia di selezione in compagnia, per l’intera stagione, di una Blaser R8: freddo, neve, pioggia, attese interminabili fino a cogliere, infine, il sospirato capriolo maschio. È il modo migliore per comprendere davvero tecnologia, pregi e difetti di un prodotto così innovativo LA PROVA ESTREMA

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180 ARMI E TIRO 7/2013

Testo e foto di Riccardo Torchia

A me le armi Blaser, quando fecero la loro comparsa in Italia, non furono simpatiche per niente: troppo fuori dalla convenziona-lità, troppo innovative. Ma la curiosità era

forte. Così un bel giorno acquistai un kipplauf K95 dal mio amico Sandro Guerini, dell’omonima ar-meria di Roncone (Tn). “Tanto per criticare”, pen-sai. E infatti smontandolo per curiosità, osservai

scettico mollettine, pezzetti, parti sintetiche: “Ave-vo ragione”, dissi a me stesso e per conferma co-minciai a portarmelo a caccia al camoscio. In poco tempo cominciai a constatare che non pesava nul-la. E poi sparava anche bene. Insomma, sono anni che lascio a casa gli altri monocanna e porto in montagna solo lui!Stesso discorso con la R93: potevo forse io, “bolt-action-dipendente”, comprare un’arma simile? Ma era in .25-06 e mi tentava proprio. “Solo per vede-

blaser R8

La foto di rito con il mio maschio adulto. Giorni di appostamento con freddo, vento, neve e nottate perse. Ma alla fine, si dimentica tutto e rimane soltanto la soddisfazione della bella avventura, vissuta con un’arma efficiente sotto tutti i punti di vista.

Caccia di selezione in compagnia, per l’intera stagione, di una Blaser R8: freddo, neve, pioggia, attese interminabili fino a cogliere, infine, il sospirato capriolo maschio. È il modo migliore per comprendere davvero tecnologia, pregi e difetti di un prodotto così innovativo

LA PROVA ESTREMA

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re”, mi son detto. Avete già capito: magari la alter-no con tante altre carabine ma, oltretutto stupen-damente incisa, è spesso accanto a me.Con l’uscita sul mercato della R8, ho chiesto alla Jawag di Marlengo (Bz), distributrice dei prodotti Blaser, di portarne un esemplare a caccia per una stagione, e sono stato accontentato. Non appena arrivata all’armeria Lenzerini di Poggibonsi (Si), abbiamo montato un’ottica Steiner Nighthunter 2,5-15x56 con reticolo illuminato. Il calibro, .270 Winchester. Avrei preferito il “mio” .25-06, ma non è disponibile per questo modello. Oltretutto c’era ancora un cervo disponibile nel mio piano d’abbat-timento e volevo sentirmi più tranquillo, anche se con poche speranze di incrociarlo. Per la massima resistenza, in una stagione che di neve ne ha data tanta, l’ho voluta in configurazione camo con cal-cio sintetico. La rosata di taratura è risulta subito perfetta: a 100 metri, 3 colpi in 25 millimetri con le Cdp di 130 grani.

LA PRIMAÈ un mercoledì di metà febbraio, cuore del Chian-ti. Fa un freddo secco che stacca le dita. Percorro una discesa e sto attento a dove metto i piedi per non far rumore. Arrivo a una tagliata antincendio, dove c’è una piccola altana fatta dai miei compagni che tiene d’occhio tutta la tagliata, che prima scen-de per 70-80 metri e poi risale per altri 200 circa. Appena faccio la curva a destra, per imboccare la tagliata, mi imbatto in un capriolo che gironzola a 50 metri da me. Mi immobilizzo, sfruttando il fat-to che ha la testa affondata in un cespuglio basso e non mi ha scorto ancora. Alza la testa e mi guar-da, Ma sono gelato come una statua, dopo un po’ si china di nuovo. Io comincio pian piano ad ab-

bassarmi, anche perché sono carico di roba, e len-tamente mi siedo a terra. Non so che fare, tranne guardare la scena. Lui osserva, bruca, si gratta con la zampa posteriore, guarda ancora, si avvicina. Tra una brucata e l’altra apro lentamente lo zaino ed estraggo la mia Nikon. Lui si avvicina sempre più. Faccio la prima foto. Mi guarda, ma sono immo-bile e viene sempre più vicino. Altre foto. Ormai è a soli 10 metri e comincia a scrutarmi sempre più curioso. Abbassa la testa e fa un ultimo passo. Driz-za il collo e, alla mia ennesima foto, si gira scoc-ciato e si avvia a passo deciso verso il bosco alla sua sinistra. Arrivo all’altana e comincio a tirare fuori l’R8. Il trattamento camo non trasmette alle mani, senza guanti, il freddo in maniera troppo

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1. Il primo giorno di appostamento, incontro a sorpresa con un capriolo maschio che gironzola e che mi inquadra subito a distanza ravvicinata. Quando alla fine mi arriva a circa 5-6 metri finalmente si accorge dell’intruso e scappa via, ma senza troppa fretta.

2. La vera novità dell’R8 è la possibilità della rimozione del caricatore assieme a parte del gruppo di scatto (grilletto e asta verticale di comando). Sottovalutata da me all’inizio, questa caratteristica l’ho invece molto apprezzata nell’uso pratico per la silenziosità del caricamento sul terreno di caccia e la messa in sicurezza immediata dell’arma a caccia finita.

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netta, al contrario del legno, che dà subito la sen-sazione di “gelo bagnato”. Appoggio sul cavalletto, il trattamento superficiale permette lo scorrimento dell’arma sulla pelle dei rest in maniera pastosa con giusto grip. Arriva la sera e altri animali non se ne vedono. Ma va bene così. Sono molto con-tento dell’episodio del capriolo a contatto ravvici-nato. Aspetto ancora un po’, poi comincio a smon-tare tutto e scendo dall’altana. L’erba è bagnata, ma il calcio rimane sempre asciutto e, se si bagna, con una semplice passata ritorna asciutto.

CONOSCIAMOCI MEGLIOLa sera è dedicata a un esame più approfondito dell’arma. La grossa novità è rappresentata dal ca-ricatore estraibile, insieme al quale viene via anche il grilletto con una prima parte della catena di scat-to. Quindi, togliendo il serbatoio l’arma è comple-tamente inservibile. Il caricatore è tenuto in sede da due fermi laterali, da premere simultaneamente per l’estrazione. L’arma è fornita con magliette fisse per la cinghia che, per inciso, io preferisco: ma vorrei metterci la cinghia Blaser, dotata di ma-gliette a sgancio rapido che, oltretutto, non posso-no essere tolte. Ma poiché nulla è stato lasciato al caso, basta svitare la vite che serra la maglietta fissa sull’arma e si libera il foro che accoglie pre-cisamente quella a sgancio rapido. La seconda uscita segue pochi giorni dopo. È not-te. Prima di allontanarmi dall’auto estraggo tutto il blocco di scatto e riempo il caricatore, in modo da non doverlo farlo sull’altana con il buio. Inseri-sco tre colpi, lo metto nella tasca alla giacca e par-to. Dopo essermi sistemato sull’altana, estraggo la carabina dal fodero, inserisco il caricatore cercan-do di fare meno rumore possibile. Noto però che il

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1. L’impostazione del sistema di alimentazione è quella dell’R93, ma ho constatato una superiore silenziosità e fluidità di tutto il complesso. Anche la leva di chiusura è più morbida da azionare.

2. Una delle altane costruite dai miei compagni di caccia. Questa è molto confortevole, al contrario di altre che sono vere “trappole traballanti”. Oltre i nostri confini, Austria, Germania e Paesi dell’Est, se ne vedono dappertutto.

3. Dalla mia altana, il paesaggio è costituito da spazi aperti piuttosto ridotti, alternati a boschi nei quali i caprioli possono occultarsi in sicurezza.

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materiale del calcio aiuta molto in questo, infatti è una resina molto poco “sonora” e anche le compo-nenti interne del caricatore sono come “silenziate” durante il funzionamento. Bene! Spesso certi pic-coli urti, inevitabili con il buio, risuonano per tutto il bosco mettendo in allarme tutti gli abitanti… Stavolta ho tutto dalla mia: ora giusta, nessun ru-more e sono anche piazzato bene. Sono su un’altra altana che guarda un prato enorme: sui lati ho un raggio di tiro di 180-200 metri, di fronte circa 100. Il prato comincia a illuminarsi con la luce del pri-mo mattino e tutte le macchie scure prendono la forma di cespugli, zolle o rami caduti. Il sole è ancora lontano, ma una luce spettrale penetra tra la macchia bassa che circonda il prato. Nulla. An-zi no! C’è una macchia bianca candida che spicca sul bordo del bosco, all’ombra. Accidenti! È un capriolo che pascola sul limite del prato e che non so da dove sia venuto. Mi rattrapisco dentro l’alta-na. Prendo il binocolo Swarovski El range e lo inquadro velocemente: maschio adulto, distanza 155 metri! Poso il binocolo, afferro l’R8 e pian piano l’appoggio sul bordo dell’altana. Mi sono dimenticato di camerare il primo colpo. Senza stac-care lo sguardo dal capriolo, tiro indietro lentamen-te l’otturatore aspettandomi immancabilmente gli scatti metallici e vedere, così, andar via il maschio. Il movimento di apertura si svolge, invece, in un silenzio assoluto. “Ma adesso quando richiudo si sentirà sicuramente qualcosa”, penso terrorizzato. Invece nulla. Solo una piccola vibrazione nella mia mano. Appoggio l’arma sulla cinghia Blaser, mol-to larga, e sul bordo altana e inquadro l’animale. Nell’ottica Steiner vedo che è un bel maschio adul-to, con palco già pulito e un trofeo discreto, non grande ma molto regolare. Cerco di puntare il re-ticolo sul fianco, ma non si decide a fermarsi. Si infila nell’erba alta e sparisce per un po’. Lo seguo con l’ottica e noto quanto sia stabile l’arma pog-giata sulla cinghia, che fa l’effetto di un rest da poligono. Oltretutto la superficie del calcio sinte-

L’R8 IN PILLOLEEcco un piccolo elenco con gli elementi salienti emersi dalla prova sul campo. 1. Grilletto-caricatore: all’inizio l’ho presa come un rifinitura inutile. Invece è comodissimo. Si può preparare il caricatore prima di entrare sul terreno di caccia e posizionarlo sul posto senza il minimo rumore. Inoltre, una volta tolto, rende immediatamente l’arma inservibile e totalmente in sicurezza.2. Scatto: totalmente esente da qualunque incertezza o sgranatura. Pensare di tirare e veder partire il colpo sono la stessa cosa. 3. Calcio sintetico: comodissimo per qualunque situazione meteo e mai un graffio. Ma il rovescio della medaglia è il suo peso elevato. Rispetto alla configurazione classica in legno il peso aumenta mediamente di 300-400 grammi, passando dai 3.000 ai 3.400 grammi. Sicuramente rende l’arma più stabile nei calibri Magnum o Weatherby, ma con quelli normali il peso si sente e potrebbe non servire. 4. Sistema di armamento: il cursore di armamento è abbastanza duro da azionare e con freddo intenso, e senza guanti, può risultare disagevole. Ma al di fuori di questa particolare situazione scorre senza difficoltà. L’otturatore è agevole da azionare e camera il colpo in modo silenziosissimo. Estrazione sempre perfetta.5. Maneggevolezza: l’arma è perfetta come bilanciamento e imbracciatura. Non si deve fare alcun contorsionismo per imbracciare e guardare nell’ottica. Buonissimo il grip con mani guantate e non, del calcio. Unico neo per chi non è molto alto, la lunghezza del calcio. Infatti con giacca pesante invernale ho avuto difficoltà. Ma in Jawag possono accorciarlo senza problemi.6. Precisione: l’arma in .270 Winchester spara benissimo. Solo dopo 5-6 colpi ha bisogno di una leggera pulizia palesando un leggero spostamento verso l’alto della rosata, forse per la canna troppo nuova. 7. Attacchi ottica: sono gli stessi dell’R93 e mantengono la taratura dopo ogni smontaggio, a patto di serrare a dovere le alette di chiusura.8. Prezzo: certo non economico, 3.450 euro se si vuole il calcio sintetico, con sovraprezzo camo, 3.694 euro con calcio in legno modello standard, gli attacchi per l’ottica 470 euro. Però si ha la sicurezza di avere un’arma senza pecche di funzionamento e con tutte le prerogative che ho evidenziato. Ottima adesso la possibilità, con il catalogo nazionale ormai sepolto, dell’intercambiabilità totale delle canne.

tico consente un assestamento ideale, l’appoggio è perfetto. Adesso l’animale è quasi fermo. Miro, ma con uno scatto da camoscio in parete, parte al galoppo e attraversa tutto il prato. Non faccio in tempo a inquadrarlo che arriva sul bordo del bosco, si ferma come al solito un attimo ed entra. Disar-mo il percussore che, sempre silenziosamente, torna a riposo. Altro posto, altra altana. Fa un freddo secco, il cie-lo è bianco latte e senza un alito di vento. Neve in vista. Prendo la Blaser in mano, tanto per scaldar-

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1. Un piccolo esempio delle condizioni alle quali è stata sottoposta la R8 durante la stagione di caccia. È solo il principio di una nevicata poderosa che ha flagellato il Chianti.

2. La R8 montata sul rest “da campo”, ricavato da un cavalletto fotografico accorciato con due rest fissati sopra.

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CON ME C’ERANO ANCHE…La cinghia Blaser si è rivelata molto utile. Costruita in materiale sintetico, posta sotto l’astina durante il tiro, la mantiene stabile come un rest da poligono. È munita di magliette sganciabili che, una volta tanto, non fanno nessun rumore.

Lo zaino Blaser in tessuto idrorepellente. È leggero, morbido, dotato di cuscinetto in gomma per sedersi e ha molte tasche, sia interne sia sulla patta di chiusura. Unico neo, le zip delle tasche esterne non hanno un’apertura molto lunga e gli spallacci, peraltro molto morbidi e comodi, hanno una regolazione un po’ macchinosa.

Le cartucce Blaser Cdp mi hanno dato ottime rosate al poligono, la precisione si è confermata sul terreno di caccia. Colpiti nei punti vitali, gli animali hanno fatto al massimo tre metri. Bossoli perfetti ed estrazione senza problemi.

L’ottica Steiner Nighthunter 2,5-15x56 con reticolo illuminato. Ha sempre conservato la sua taratura al millimetro nonostante tutte le sollecitazioni meteorologiche sopportate assieme agli urti e un uso senza tanti riguardi. Le dimensioni corpose di tutti i suoi comandi, e componenti esterni, la fanno un ottima ottica “invernale” potendo essere usata sempre anche con guanti pesanti. Difficile da gestire soltanto il comando di accensione del reticolo per il cursore troppo piccolo come già detto nell’articolo relativo. La resa del reticolo illuminato questa volta non l’abbiamo potuta testare poiché i tiri sono avvenuti tutti di giorno.

Il binocolo che mi ha accompagnato nelle mie cacciate era uno Swarovski El Range 8x42. L’abbiamo trattato in maniera rude, visto che ha dovuto sopportare le condizioni meteo peggiori. Si maneggia bene anche con i guanti grazie all’ampia finestra interna, con mani guantate è solo poco agevole raggiungere il pulsante interno. Messa a fuoco rapidissima e definizione impeccabile.

mi con qualche movimento. Nonostante il freddo gelato, tutto scorre bene: otturatore, armamento, caricatore. Arrivano giù i primi fiocchi. Ha fatto giorno e spero che qualche animale, disturbato dal-la neve, cambi posto. Ma nulla. Ormai scende come una tormenta e tutto comincia a colorarsi di bianco. La mia Blaser comincia a coprirsi di un velo gelato. Provo a manovrare l’R8 coperta di neve, nulla è cambiato, risponde pron-tamente ai comandi Mancano solo i caprioli. Ormai è tutto coperto, siamo già ai limiti del regolamento e non si può più rimanere.

IL SOLE VINCENei giorni che sono seguiti, tutto il territorio del Chianti è rimasto innevato. La mia uscita succes-siva si è svolta in uno dei primi giorni di tempo “normale”, ma ancora, in molti posti all’ombra, rimane molta neve. Sono sulla sommità di una di due colline gemelle, separate da una tagliata che scende e risale sul versante opposto. Il punto più basso è lontano circa 100 metri e il versante oppo-sto risale per altri 200 circa, per cui ci sono distan-ze di tiro di tutto rispetto, dai 180 ai 230-250 metri, che impongono un buon appoggio per tirare con sicurezza. Piazzo la Blaser sul mio cavalletto e constato la saldezza dell’appoggio. Caricatore inserito, armo l’otturatore e posiziono l’arma puntata sul centro della tagliata che ho di fronte. Sui due lati della tagliata c’è un bosco ceduo non alto, due tre metri al massimo. Essendo privo di foglie, dal mio punto vedo abbastanza bene anche attraverso gli alberi lontani e cerco di tenere d’oc-chio i lati perché se comparisse un animale lo vedrei soltanto improvvisamente nella tagliata. Infatti vedo muovere nel bosco, lontano, alla mia destra. Tre o quattro animali. Troppo grossi però. Specchio anale bianco bordato di nero... daini. Una femmina, poi altre due e un balestrone che le segue a distan-za. Mi tengono compagnia per un’altro po’, poi improvvisamente dalla tagliata sbuca un capriolo, femmina vedo al volo, ma rientra subito dalla par-te opposta mentre, come mi aspettavo, segue subi-to un maschio adulto che rientra anche lui. Ho ar-mato velocemente e cercato di impostare, ma sono stati troppo veloci. Più lontano, rispunta la femmi-na. Aspetto ancora, sperando esca anche il maschio, ma ho paura che rientri di nuovo anche lei. Nel frattempo si gira, guarda intorno. Si ferma, alza la testa. Io sono pronto, inquadro nel reticolo la spal-la e nemmeno mi rendo conto che ho tirato in quan-to lo scatto dell’R8 è liscio come l’olio, né una filatura né uno scalino. L’animale cade subito. Era sui 160 metri. Si muove per un attimo, ho già riar-mato. L’unico rumore è il bossolo che cade su un sasso piatto. Tengo ancora inquadrato per circa 10 secondi. Nessuna reazione. Disarmo ma tengo l’ar-ma sul cavaletto. Quando arrivo sull’animale, con-stato che è una bella femmina adulta, in salute e di media anzianità. Il colpo è arrivato precisamente dove avevo mirato. Pulisco l’animale, fascetta sull’orecchio sinistro, lo lego al mio cordino e riparto in direzione della macchina con armi e bagagli. Il fucile si è sporca-

Rosata di prova dell’R8, tre colpi a 100 metri in 25 mm. Oltre che con le cartucce Cdp Blaser, buonissime prestazioni anche con le Rws di 130 grani con palla H-Mantel.

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to di sangue ma con un po’ di neve, che trovo die-tro alcuni sassi, una passata veloce ed è pulito come prima. Merito del calcio sintetico, poco clas-sico ma tanto comodo. Me lo metto in spalla e mi avvio. La distanza non è tanta, ma dopo un po’ mi accorgo del peso non certo piuma dell’R8.

ANCORA INVERNODopo pochi giorni nevica ancora e tutto il territorio ridiventa impraticabile. Ho ancora il maschio da prendere e non c’è più molto tempo. Ritorna il so-le, poi la pioggia, e la neve sparisce in pochi gior-ni restituendo il territorio negli ultimi giorni di caccia a chi, come me, ha ancora qualcosa da pren-dere. Freddo intenso e vento, che arriva a far sen-tire il gelo della neve che è ancora tra i monti, sono sulla solita altana.Non si sa come, ma una femmina compare dal nul-la nella tagliata. Cammina, guarda e attraversa len-ta. Adesso arriva “lui”, penso, e infatti un maschio la segue poco dopo, ma al primo esame non mi convince: lo guardo meglio e intravedo, con l’occhio che non guarda nell’ottica, un movimento nel bosco a sinistra. Il maschio inquadrato schizza via nel bosco. La macchia scura a sinistra parte anch’essa e sbuca nella tagliata a velocità sostenuta... altro maschio adulto. Arriva sul bordo destro del bosco e frena all’improvviso sul limite. Lo avevo già in-quadrato, il reticolo è subito sulla sua spalla. Arma ferma, percussore armato, capriolo che ha la testa già nel bosco. Parte il colpo e mi accorgo che l’ar-ma non ha fatto una mossa. L’animale parte a razzo e lo vedo per altri due-tre metri nel bosco, poi più nulla. Lontano corre ancora un altro animale, pre-sumo che sia l’altro maschio. Stavolta aspetto di più, perché non ho alcuna visione dell’animale, potrebbe essere ferito ma vigile. Aspetto 10, 15, 20 minuti. Poi, abbastanza in ap-prensione, scendo dall’altana. Mi metto lo zaino,

tolgo la cinghia al fucile e mi avvio. Scendo la tagliata e comincio a risalire la parte opposta. Sal-go piano, senza far rumore. Abbasso gli ingrandi-menti dell’ottica al minimo, perché potrei trovarmi a dover sparare a pochi metri. Sono arrivato, guardo meglio e... lo vedo lì a terra, immobile con la schiena rivolta verso di me. Mi avvicino cauto, ma è proprio morto. Ha fatto sol-tanto 3 metri, centrato esattamente dove ho mirato. Un bel maschio, ancora in velluto ma in questo periodo può capitare. Improvvisamente tutta la tensione si distende. Mi siedo e lo guardo. Bell’a-nimale, maschio di media età, molto forte.Disarmo la Blaser, tolgo il caricatore e penso allo scatto eccezionale che mi ha permesso, anche ti-rando improvvisamente, di non perdere neanche un centimetro.

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1. La femmina di capriolo è un bell’animale adulto, come avevo già constatato con l’osservazione prima del tiro. È caduta al primo colpo e non si è più mossa.

2. La nevicata è finita, lasciando un panorama degno del Canada o della Finlandia. Ma di alci nemmeno l’ombra. Peccato, ci sarebbero stati proprio bene!