Bianco - Le direttive europee per affrontare qualità delle acque e rischio attraverso la governance

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Le Direttive EU 2000/60 e 2007/60 per affrontare qualità delle acque e rischio attraverso la governance Andrea Bianco - ISPRA

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relazione di Andrea Bianco - ISPRA - al convegno del 24 novembre 2014 organizzato da Urbat, in collaborazione con il Tavolo Nazionale Contratti di Fiume e l'Accademia dei Georgofili

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Le Direttive EU 2000/60 e 2007/60 per

affrontare qualità delle acque e rischio

attraverso la governance

Andrea Bianco - ISPRA

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L’interazione tra i centri abitati e i sistemi idrici è sempre più problematica, per

regioni spesso interdipendenti quali la cementificazione del territorio, i prelievi idrici

eccessivi, gli scarichi inquinanti nei corsi d’acqua e i fenomeni idrologici estremi

legati ai cambiamenti climatici.

A rischio la resilienza dei sistemi idrici naturali e degli stessi centri urbani da essi

dipendenti.

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Rappresenta l’esempio concreto dell’importanza di applicare un approccio in

grado di considerare le diverse interazioni centri urbani, manutenzione del

territorio è rappresentato dall’evento di moria ittica che ha colpito il fiume

Tevere nell’estate del 2004.

Moria ittica che ha colpito il Tevere nel 2004

Il livello di complessità delle questioni in gioco richiede che le problematiche dell’acqua (inclusa la gestione del Servizio Idrico Integrato) siano trattate in termini sistemici attraverso il superamento delle soluzioni che non tengono nella debita considerazione le interazioni reciproche che legano i servizi idrici, la difesa del suolo e gli ecosistemi

Problematiche

complesse Approccio sistemico

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SFIDA

Capacità di neutralizzare e metabolizzare le pressioni umane e naturali continuando ad erogare quei servizi ambientali essenziali per la sopravvivenza e la sicurezza delle stesse città

Migliorando/ricostituendo la resilienza dei sistemi idrici naturali e del territorio

AGIRE SULLA CAPACITÀ DI ADATTAMENTO

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Il livello delle problematiche in gioco, la complessità e la stratificazione degli

interessi, la necessità di costruire piani che producano effetti concreti e non

rimangano sulla carta, richiede un approccio sistemico che tenga nella debita

considerazione le interazioni reciproche che legano le attività umane, i servizi

idrici, la difesa del suolo e gli ecosistemi

Gli strumenti di governance basati sulla partecipazione attiva degli attori socioeconomici alla

costruzione e all’attuazione delle politiche dell’acqua potranno diventare uno dei capisaldi di

questo approccio sistemico

“Non si tratta di adottare soluzioni standard ma strategie condivise che tengano conto delle caratteristiche regionali e dei diversi contesti” (Bastiani, 2013)

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COINVOLGIMENTO ATTIVO DEGLI ATTORI

La capacità di coinvolgimento degli attori che vivono il territorio fluviale nei

processi decisionali delle politiche di prevenzione e riduzione del rischio, nei

processi di gestione delle emergenze, nei processi di tutela dei corpi idrici può

rappresentare un importante fattore strategico per il successo delle stesse

politiche

Il recupero di tutti gli attori territoriali nella formazione delle politiche di gestione

dei bacini fluviali, può essere importante al fine di facilitare quell’assunzione di

responsabilità collettiva necessaria sia al miglioramento della gestione dei

bacini fluviali sia alla minimizzazione dei rischi d’inondazione

Il recupero del fattore umano, oltre ad essere determinante per il successo

delle politiche di riduzione del rischio, può esserlo ancora di più ai fini

dell’attivazione di procedure di prevenzione e/o gestione delle procedure di

emergenza. Accrescere la consapevolezza sui rischi, può diventare infatti uno

strumento importante sia ai fini della prevenzione che in termini di sorveglianza

del territorio

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Direttiva 2000/60/CE: Aspetti generali

Protezione delle acque a livello comunitario, sulla base di principi e obiettivi comuni

Obiettivi vincolanti, ma flessibilità negli strumenti attraverso i quali raggiungere tali obiettivi

Attuazione attraverso la piena partecipazione di tutte le parti interessate

Pianificazione di lungo periodo

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Obiettivi

Ampliare la protezione

delle acque, sia

superficiali che

sotterranee

Raggiungere lo stato

“buono” per tutte le

acque entro in 31

dicembre 2015

Gestire le risorse idriche

sulla base di bacini

idrografici

indipendentemente dalle

strutture amministrative

Procedere attraverso

un’azione che unisca

limiti delle emissioni e

standard di qualità

Riconoscere a tutti i

servizi idrici il giusto

prezzo che tenga conto

del costo economico

reale

Rendere partecipi

i cittadini delle

scelte adottate in

materia

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Distretto idrografico

Obiettivi

Piani di gestione distrettuali: programmi di misure

Misure i base

Stato buono al 2015

Misure supplementari

Requisiti minimi

del programma

A complemento

delle misure di base

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La nuova Direttiva “Alluvioni” (recepita con il D.lgs

49/2010)

entro il 22 dicembre 2012 effettuano una valutazione preliminare del rischio di

alluvione

entro il 22 dicembre 2013, individuano le zone per le quali esiste un rischio

potenziale significativo di alluvione predisponendo specifiche mappe di

pericolosità e mappe di rischio di alluvione, nella scala più appropriata.

entro 22 dicembre 2015 provvedono a ultimare e pubblicare i piani di gestione

del rischio di alluvione:

•Definiscono gli obiettivi della gestione per le zone a rischio alluvione

(evidenziando la riduzione delle eventuali conseguenze negative su salute,

ambiente, beni culturali, ecc.)

•Contengono le misure per raggiungere detti obiettivi

SU CIASCUN DISTRETTO GLI STATI MEMBRI:

Istituisce un quadro metodologico per la valutazione e gestione del rischio di alluvioni

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La Direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE nel contesto della pianificazione distrettuale

Necessità di coordinamento delle politiche

Necessità di dare attuazione alle direttive 2000/60/CE e 2007/60/CE con una

visione sistemica che coinvolga tutti i livelli di governo del territorio e tutti gli

stakeholders

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Quadro della governance a livello di distretto idrografico

Piano di Bacino distrettuale

Piano di gestione

rischio alluvioni

Piano stralcio 1

................

Piano di gestione

ex 2000/60/CE

Strumento conoscitivo, normativo e

tecnico-operativo mediante il quale

sono pianificate e programmate le

azioni e le norme d'uso finalizzate alla

conservazione, alla difesa e alla

valorizzazione del suolo ed alla corretta

utilizzazione della acque, sulla base

delle caratteristiche fisiche ed

ambientali del territorio

Piano che affronta i problemi principali del distretto:

esempio eutrofizzazione, rilascio sostanze pericolose

da specifici settori, aspetti quantitativi, continuità

fluviale etc.

Piano stralcio N

Il piano di bacino distrettuale è redatto per stralci

funzionali ed il piani di gestione del rischio alluvioni

è uno di questi

Piano generale il cui obiettivo è la riduzione degli

effetti distruttivi delle alluvioni di cui si mappano

pericolosità e rischio al fine di mettere a punto un

efficace programma di misure

Nella pratica sia i Piani di Gestione sensu WFD che i Piani di assetto idrogeologico

ex FD costituiscono stralci del piano di bacino distrettuale

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Riconoscono una grande importanza alla comunicazione e

alla partecipazione del pubblico ai processi di formazione

dei rispettivi Piani di gestione distrettuali.

Il legislatore comunitario, al fine di favorire una piena

integrazione e interdipendenza delle politiche di gestione

dei distretti idrografici, richiede che a livello di distretto vi

sia un pieno coordinamento delle politiche e delle azioni

promosse nell’ambito dell’attuazione delle due direttive.

Direttiva Alluvioni Direttiva Quadro Acque

COINVOLGIMENTO ATTIVO DEGLI ATTORI CHE VIVONO E OPERANO SUL IL TERRITORIO

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Art. 14 direttiva 2000/60/CE – informazione e consultazione del pubblico

Gli Stati membri promuovono la partecipazione attiva di tutte le parti interessate all'attuazione della presente direttiva, in particolare all'elaborazione, al riesame e all'aggiornamento dei piani di gestione dei bacini idrografici. Gli Stati membri provvedono affinché, per ciascun distretto idrografico, siano pubblicati e resi disponibili per eventuali osservazioni del pubblico, inclusi gli utenti.

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Art. 10 D.lgs. 49/2010 – informazione e consultazione del pubblico

Le Autorità di bacino distrettuali e le Regioni in coordinamento con il

Dipartimento della protezione civile garantiscono l’accesso alle informazioni

mettendo a disposizione del pubblico:

1. Valutazione preliminare del rischio alluvione

2. Mappe della pericolosità da alluvione

3. Mappe del rischio alluvione

4. Piani di gestione del rischio inondazione

5. Promuovono la partecipazione attiva delle parti interessate

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Partecipazione pubblica nella formazione dei Piani di gestione ex WFD e FD

Tre livelli di partecipazione con livello di

coinvolgimento crescente

Accesso alle informazioni: consiste nella semplice messa a disposizione di dati e

documenti senza possibilità di interlocuzione da parte del pubblico interessato

Consultazione dei documenti e delle proposte di piano, cui il pubblico può reagire,

in forma sia scritta che verbale. In tale maniera le informazioni e le opinioni raccolte

costituiscono una base informativa che può essere impiegata nell'elaborazione

delle soluzioni, fermo restando comunque che non vi è alcun obbligo formale di

tener conto delle stesse

Il livello più alto viene offerto dalla partecipazione attiva al processo di elaborazione

del piano e implica la possibilità di tutte le parti interessate di esercitare una propria

influenza diretta sul processo decisionale in atto, attraverso la loro presenza

concreta sia nella fase di discussione dei problemi che nella fornitura di contributi e

proposte alla loro risoluzione

Partecipazione attiva Accesso alle informazioni Consultazione

+

Siti web piani di gestione

Serie d’incontri con gli stakeholders

Re

spo

nsa

bili

-

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Entro la fine del 2015 è previsto l’aggiornamento del piano di gestione delle acque (WFD) e la prima pubblicazione del piano di gestione del rischio alluvione (FD)

È un’importante occasione per coordinare le politiche a livello distrettuale sia le

politiche di tutela delle acque con quelle di difesa dalle acque

Coinvolgimento di tutti gli attori socio economici e istituzionali del distretto

Contratti di fiume: strumenti in grado di coordinare tra loro le politiche dei diversi enti territoriali a più scale, con un coinvolgimento diretto delle comunità locali

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Contratti di Fiume

I contratti di fiume concorrono alla definizione e

all’attuazione degli strumenti di pianificazione di

distretto a scala di bacino e sotto-bacino

idrografico, quali strumenti volontari di

programmazione strategica e negoziata che

perseguono la tutela, la corretta gestione delle

risorse idriche e la valorizzazione dei territori

fluviali unitamente alla salvaguardia dal rischio

idraulico contribuendo allo sviluppo locale di tali

aree

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Risultati GDL1 – Tavolo Nazionale CDF Requisiti di base

La coerenza dei CdF al contesto territoriale, sociale e amministrativo in cui si inseriscono ed agli obiettivi di norme,

programmi, piani o altri strumenti vigenti su quel territorio.

Che producono risultati concreti e monitorabili nel breve/medio periodo,

finalizzati a risolvere e affrontare le problematiche reali di una specifica

area integrando e coordinando i piani e i programmi già esistenti e gli

interessi di quel territorio e non, piuttosto, come un ulteriore livello di

programmazione o pianificazione che esaurisce la propria funzione

nell’atto di sottoscrizione del Programma d’Azione.

Si è ritenuto fondamentale tener conto di criteri che favoriscano:

Strumenti operativi

L’avvio di processi partecipativi dal basso, in particolare per una esaustiva identificazione dei problemi e per la

definizione delle azioni, fondamentali per conseguire risultati concreti e duraturi

“Contratti di fiume” e pianificazione di distretto ?

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Requisiti di finalità e coerenza

Finalizzati a chiarire le relazioni tra CdF e normative ambientali, con particolare riferimento alla direttiva quadro sulle acque (Direttiva 2000/60/CE), i relativi obiettivi, le direttive figlie e con i Piani e programmi esistenti sul territorio

Requisiti di impostazione

Riguardano le fasi ritenute essenziali per l’articolazione di un CdF

Risultati GDL1 – Tavolo Nazionale CDF Requisiti di base

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1 - Requisiti di finalità e coerenza

I contratti di fiume sono coerenti con le previsioni di piani e programmi già esistenti nel

bacino idrografico di riferimento/sub-bacino e per il territorio oggetto del CdF e comunque,

qualora necessario, possono anche contribuire a riorientare e migliorare i contenuti

degli strumenti di pianificazione locale e sovraordinata, sempre in conformità con gli

obiettivi della normativa ambientale di cui al punto precedente.

I contratti di fiume contribuiscono al perseguimento degli obiettivi delle normative in

materia ambientale, con particolare riferimento alla direttiva 2000/60/CE (direttiva quadro

sulle acque), che prevede il raggiungimento del “buono stato” di qualità dei corpi idrici, alle

relative direttive figlie e alla direttiva 2007/60/CE (direttiva alluvioni), in quanto utile

strumento per la prevenzione e riduzione dell’inquinamento, l’utilizzo sostenibile dell’acqua,

la protezione dell’ambiente e degli ecosistemi acquatici; la mitigazione degli effetti delle

inondazioni e della siccità nonché per il coordinamento e la coerenza delle azioni e

interventi previsti per le suddette direttive.

Risultati GDL1 – Tavolo Nazionale CDF Requisiti di base

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Prossimo ai territori e alle comunità che vi abitano, farà perno sulla suddivisione dei distretti in bacini idrografici e sub-ambiti territoriali/settoriali, e sarà incardinato sulla costruzione e valorizzazione degli strumenti di governance locali, anche di tipo pattizio, i quali potranno assumere la conformazione di spazi in cui poter approfondire, trovare le soluzioni e comporre i conflitti legati a particolari problematiche locali

I contratti di fiume possono fungere da elemento di raccordo e

coordinamento delle politiche attuate a diversi livelli di governo del

territorio, con un coinvolgimento diretto delle comunità locali

Doppio livello di partecipazione

Livello MICRO sub-distrettuale

CF1,1

CF1,2

CF1,3

A21L1,1

A21L1,2

A21L1,3

1

2

3

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Consente lo sviluppo di una discussione sui contenuti del piano di gestione su una base territoriale allargata, aperta cioè a tutti gli attori istituzionali, sociali ed economici che operano sul distretto

Livello distrettuale

Può consentire di declinare concretamente il terzo livello di partecipazione previsto

dalle WFD e FD garantendo la partecipazione attiva (effettiva) del pubblico alla

processo di revisione del PDG

Possibilità di esercitare un’influenza sui processi decisionali anche alla scala di distretto

Livello MACRO: Piano di gestione

2

3 1

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Strumenti di democrazia intermedia che tra i livelli locale e distrettuale

CF1,1

CF1,2

CF1,3

A21L1,1

A21L1,2

A21L1,3 Strumenti attuativi della pianificazione distrettuale.

Per coinvolgere i territori nella co-definizione delle strategie di livello distrettuale

Per coinvolgere, con piena assunzione di responsabilità, i livelli locali di governo e gli stakeholders nell’attuazione della pianificazione distrettuale

All’obiettivo primario dell’applicazione integrata delle direttive ambientali a livello di sottobacino i contratti di fiume si possono affiancare, in relazione alle specificità locali, altri obiettivi multisettoriali che concorrano a una integrazione con gli strumenti di governo del territorio e a produrre sviluppo locale sostenibile.

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Grazie per l’attenzione!

Andrea Bianco www.isprambiente.gov.it

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