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Biagio Pecorino LA SFIDA DELL’AGROALIMENTARE DI QUALITA’ 1 Conferenza interistituzionale EUROPA 2020: SFIDE ED OPPORTUNITÀ’ PER UN NUOVO SVILUPPO IN SICILIA E NELLA PROVINCIA DI ENNA Enna - 3, 4 aprile 2013 Università degli Studi di Catania Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari ed Ambientali

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Biagio Pecorino

LA SFIDA DELL’AGROALIMENTARE DI QUALITA’

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Conferenza interistituzionaleEUROPA 2020: SFIDE ED OPPORTUNITÀ’ PER UN NUOVO SVILUPPO IN SICILIA E NELLA

PROVINCIA DI ENNAEnna - 3, 4 aprile 2013

Università degli Studi di Catania

Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari ed Ambientali

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La Sicilia, ubicata al centro del Bacino del Mediterraneo, è stata da sempre il crocevia della cultura e della civiltà mediterranea (molteplici ritrovamenti archeologici e pluralità di fonti storiche)Le produzioni agro-alimentari siciliane rappresentano un insieme composito ed unico nel panorama internazionale, offrendo una variabilità significativa di specie vegetali, di produzioni animali e di alimenti.Questi mesi risultano strategici per le scelte, perché:•crisi finanziaria, economica e, temo, anche sociale;•prospettive di crescita in altre aree del paese•Risorse pubbliche decrescenti ma buone prospettive finanziarie per la Sicilia grazie ai fondi europei nel periodo 2014-20.Il sistema agroalimentare siciliano è pronto ad affrontare la sfida? e le imprese delle aree interne?

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Le politiche della qualità e per la qualità, quali elementi strategici di competitività e/o valorizzazione delle produzioni agro-alimentari seguono dagli anni ’90 un percorso dicotomico inerente la: •qualità-standardizzazione derivata dall’omologazione dei modelli di consumo nei paesi industrializzati;•qualità-tipicità, al fine di valorizzare gli elementi che caratterizzano positivamente le specificità locali.

Per affrontare il tema assegnato («La sfida dell’agroalimentare di qualità») è necessario effettuare l’analisi del mercato dei prodotti agroalimentari, e bisogna considerare:-soggetti economici ed i loro comportamenti;-scambio e le relative caratteristiche (modalità, quantità, qualità e vincoli istituzionali);-formazione del prezzo come sintesi delle scelte dei soggetti economici e della realizzazione dell’atto di scambio.

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Mercato agroalimentare: complesso di rapporti e di interdipendenze per tentare di interpretare il processo di trasferimento che consente alla produzione agricola di giungere al consumatore finale nei modi e nei tempi desiderati.ta – prezzo ma risulta carente sul comportamento contrattuale dei soggetti coinvolti e sull’influenza dell’ambiente economico-istituzionale.Sarebbe, quindi, opportuno considerare il mercato una variabile del sistema che dipende dal comportamento dell’impresa ed influenzato prevalentemente dall’innovazione tecnologica e dall’informazione

Nel mercato di prodotti agroalimentari (segnato sempre più da agenti di dimensioni economiche, localizzazioni, livelli di conoscenza differenti):1.vi è conoscenza completa delle possibili alternative di scelta (imperfetta informazione)?2.vi è la possibilità di controllare i risultati associati a ciascuna alternativa?3.vi è la possibilità di risolvere convenientemente ogni problema di scelta (unico prezzo)?

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Principali aspetti che ne derivano:•Centralità degli aspetti organizzativi del mercato rispetto a quelli allocativi;•Influenza marcata dell’evoluzione delle regole dettate dalle istituzioni pubbliche e degli incentivi;•Cambiamento, quindi, del concetto della concorrenza fra le imprese - prima legato alle quantità dei beni e servizi oggetto di scambio e al numero delle imprese oggi al comportamento delle imprese:

• Disponibilità e struttura dell’informazione;• Caratteristiche della tecnologia adottata anche nel rispetto della

tradizione e della tipicità;• Capacità di comunicazione e promozione.

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La continua evoluzione dei consumi alimentari causa mutamenti strutturali del mercato dei prodotti agro-alimentari. •L’alimento non solo bene primario per assicurare un sostentamento ma strumento per soddisfare altri bisogni legati alla dimensione socio-psicologica del consumatore:

Edonistici; Salutistici; Ambientali; Etici.

•Mutamento degli stili di vita e di consumo: Struttura e composizione famiglia (diminuzione componenti); Ruolo e condizione professionale della donna; Stili di vita (urbanizzazione, aumento distanza casa-lavoro, pasti fuori

casa, destrutturazione dei pasti, minor tempo destinato agli acquisti e loro concentrazione nel tempo, sempre più spesso nella GDO).

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Consumi alimentari prodotti tradizionali o innovativi Contraddizione apparente: anche i prodotti tradizionali sono permeati dalle innovazioni, ad esempio nelle modalità in cui vengono presentati al consumo (certificazioni, tracciabilità, confezionamento, ecc.)Nel prossimo futuro la domanda si articolerà in tre direzioni:•Naturalità (prodotti biologici, tipici, ecc.)•Funzionalità (functional food, ecc.)•Convenienza (convenience food)

Negli ultimi anni si osserva che non è facile parlare di scenari alternativi ma di fermento innovativo che parte dalla domanda e, quindi, da consumatori evoluti che richiedono prodotti nuovi che inglobano tutte e tre le funzioniLa congiuntura attuale ha riportato in grande evidenza il fattore prezzo nelle preferenze dei consumatori sia in Italia che all’estero.Anche in questa fase, non si può ignorare che la segmentazione dei consumi consente di innestare processi virtuosi per valorizzare i prodotti, per esempio quelli della dieta mediterranea, olio di oliva, frutta, verdure, pane, pasta e cereali integrali, ecc.Dalle nostre interviste con alcuni operatori italiani ed importatori stranieri emerge che, oggi, il mercato europeo richiede un alimento naturale, sicuro (certificato), funzionale e con un prezzo contenuto (esistono alcune eccezioni: mercato Russo, Arabo, ecc.).

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Per parlare dell’agroalimentare siciliano e del mercato bisogna fare riferimento al (sub)sistema agroalimentare all’interno del quale si instaurano rapporti di interdipendenza: modalità di produzione, rapporti sociali, scambi di beni e servizi.L’insieme delle attività economiche e delle reciproche relazioni, con decine di definizioni ed ambiti di riferimento (non solo imprese ma aggregati):-agribusiness (Davis e Goldberg, 1958; Saccomandi, 1991); -filiera agro-alimentare (Malassis, 1978; Combris P., Nefussi J., 1984; Malassis, Ghersi, 1995; Cesaretti et al, 1994); Negli anni novanta, si pone l’accento sulle relazioni e sui modelli organizzativi, che consentono alle imprese di migliorare la loro competitività e prevalgono le analisi attraverso la supply chain: catena del valore costituita da una rete di organizzazioni connesse ed interdipendenti che insieme controllano, gestiscono e migliorano il flusso di beni, servizi ed informazioni dai fornitori ai consumatori finali attraverso accordi di reciprocità e cooperazione.L’attenzione prevalente degli studiosi migra dall’analisi delle attività a quella delle relazioni fra i diversi attori che intervengono nel processo fino al consumatore finale.

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Maggiore apertura al mercato (29,7% nel 2000)

Minore dipendenza dall’estero (-19,9% nel 2000)

Elevato tasso di autoapprovvigio-namento

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Incidenza ai prezzi di base della branca agricoltura in Sicilia sul totale nazionale (valori correnti 2010)

La Sicilia occupa una posizione di leadership nell’agricoltura italiana, incidendo per l’8,3% sul valore della produzione agricola.

Produzione dell'agricoltura

ai prezzi di base, per principali gruppi di prodotti, in Sicilia (2010) (000 euro)

73.965,00

92.146,00

166.386,00

169.365,00

182.152,00

183.596,00

295.255,00

304.066,00

682.267,00

922.332,00

- 100.000,00200.000,00 300.000,00 400.000,00

500.000,00600.000,00

700.000,00800.000,00 900.000,00

1.000.000,00

uova

latte

fiori e piante da vaso

cereali

prodotti dell'olivicoltura

frutta

carni

prodotti vitivinicoli

agrumi

patate e ortaggi

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Consistenza della bilancia agro-alimentare per origine e destinazione (*)

Saldo normalizzato

mln euro % mln euro % %

Prodotti del settore primario per il consumo alimentare diretto

3.829,1 10,8 4.213,0 15,0 4,8

Materie prime per l'industria alimentare 4.146,3 11,7 247,6 0,9 -88,7

Prodotti del settore primario reimpiegati 1.591,1 4,5 661,3 2,4 -41,3

Altri prodotti del settore primario per usi non alimentari

1.598,0 4,5 550,7 2,0 -48,7

Totale prodotti del settore primario 11.164,5 31,5 5.672,6 20,2 -32,6

Prodotti dell'industria alimentare per il consumo alimentare diretto

14.295,7 40,4 19.380,5 69,0 15,1

Prodotti dell'industria alimentare reimpiegati nell'industria alimentare

5.663,2 16,0 1.667,6 5,9 -54,5

Prodotti dell'industria alimentare per il settore primario

1.193,4 3,4 264,5 0,9 -63,7

Altri prodotti dell'industria alimentare per usi non alimentari

2.386,3 6,7 662,4 2,4 -56,5

Totale prodotti dell'industria alimentare e bevande

23.538,6 66,5 21.975,0 78,2 -3,4

Altri prodotti agroalimentari 705,0 2,0 439,6 1,6 -23,2

Totale bilancia agro-alimentare 35.408,1 100,0 28.087,2 100,0 -11,5

(*) Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA.

Importazioni EsportazioniIndicazioni

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Pur in presenza di saldo norma-lizzato negativo (-11,5%) le esportazioni nel 2010 superano le importazioni per i prodotti destinati al consumo alimentare diretto

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12Il made in Italy si impone nei mercati…

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Consistenza stabile ma crescono le esportazioni: saldo +37% in quattro anni.13

Dinamica evolutiva dei principali indicatori dell'industria alimentare italiana (*)

Indicatori 2007 2008 2009 2010

Fatturato (miliardi di € costanti) 119,3 122,8 121,9 124,0

100 103 102 104

Numero di imprese (con oltre 9 addetti) 6.450 6.400 6.350 6.300

100 99 98 98

Numero di addetti 390.000 386.000 410.000 405.000

100 99 105 104

Esportazioni (miliardi di € costanti) 18,8 20,3 19,2 20,9

100 108 102 111

Importazioni (miliardi di € costanti) 15,7 16,7 14,8 16,7

100 106 94 106

Saldo (miliardi di € costanti) 3,1 3,7 4,4 4,2

100 120 143 137

(*) Fonte: nostre elaborazioni su dati Federalimentari.

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Propensione all’export . . . anche negli ultimi mesi.14

l’offerta ed i suoi protagonisti - la produzione e la distribuzione …

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Export industria alimentare (dati ISMEA 2011)

Nel 2011 l’export raggiunge 23 miliardi di euro . . . e continua a cambiare la geografia degli scambi (- Grecia, + Russia, Paesi del Nord Europa ma anche i tradizionali partner europei.)

Nel 2011 l’export raggiunge 23 miliardi di euro . . . e continua a cambiare la geografia degli scambi (- Grecia, + Russia, Paesi del Nord Europa ma anche i tradizionali partner europei.)

Cina:crescita del 26% nel 2011 (quota: 0,9%)

Cina:crescita del 26% nel 2011 (quota: 0,9%)

l’offerta ed i suoi protagonisti - la produzione e la distribuzione …

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(*) Fonte: Nostre elaborazioni su dati ISTAT.

90,0

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

120,0

125,0

130,0

2005 2006 2007 2008 2009 2010

Dinamica evolutiva degli indici dei prezzi alla produzione (prodottiacquistati e venduti dagli agricoltori) e quelli dell'industria alimentare

(Base 2005=100) (*)

Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti acquistati dagli agricoltori

Indici dei prezzi alla produzione dei prodotti venduti dagli agricoltori

Indici dei prezzi alla produzione delle Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco

Accentuato disagio economico del settore primario

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Lo scenario dei prodotti tipici

0

50

100

150

200

250

300

350

Formaggi Prodotti a basedi carne

Carne fresca Oli e grassi Ortofrutticoli ecereali

Prodotti dellapanetteria ecc.

Altre

I talia Francia Portogallo Grecia Spagna Germania Altri

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I prodotti agroalimentari italiani a marchioDOP e IGP

Categorie merceologicheItalia Sicilia Italia Sicilia Italia Sicilia

Carni fresche 1 0 3 4 0

Prodotti a base di carne 21 0 16 1 37 1

Formaggi 43 4 1 0 44 4

Altri prodotti di origine animale 4 0 0 4 0

Oli e grassi/Olio di oliva 42 6 1 0 43 6

Ortofrutticoli e cereali, freschi o trasformati 34 6 66 10 100 16

Pesci, molluschi, crostacei freschi e prodotti 1 0 1 0 2 0

Altri prodotti dell’allegato I del trattato 6 0 2 1 8 1

Prodotti della panetteria, della pasticceria, della confetteria e della biscotteria

2 1 4 0 6 1

Oli essenziali 1 0 0 0 1 0

TOTALE 155 17 94 12 249 29

Dop Igp TOTALE

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I prodotti siciliani a marchio DOP e IGPCategoria merceologica Denominazione prodotto Regolamento

Pecorino Siciliano DOP Reg. CE n. 516 del 17/06/09, GUCE L. 155 del 18/06/09Ragusano DOP Reg. CE n. 1263 del 01/07/96, GUCE L. 163 del 02/07/96Vastedda della valle del Belice DOP Reg. UE n. 971 del 28/10/10, GUUE L. 283 del 29/10/10Piacentinu Ennese DOP Reg. UE n. 132 del 14/02/11, GUUE L 41 del 15/02/11Valli Trapanesi DOP Reg. CE n. 2325 del 24/11/97, GUCE L. 322 del 25/11/97

Reg. CE n. 2325 del 24/11/97, GUCE L. 322 del 25/11/97Reg. CE n. 828 del 14/05/03, GUCE L. 120 del 15/05/03Reg. UE n. 307 del 14/04/10, GUUE L. 94 del 15/04/10

Val di Mazara DOP Reg. CE n. 138 del 24/01/01, GUCE L. 23 del 25/01/01Monte Etna DOP Reg. CE n. 1491 del 25/08/03, GUCE L. 214 del 26/08/03Valle del Belice DOP Reg. CE n. 1486 del 20/08/04, GUCE L. 273 del 21/08/04Valdemone DOP Reg. CE n. 205 del 04/02/05, GUCE L. 33 del 05/02/05Arancia rossa di Sicilia IGP Reg. CE n. 1107 del 12/06/96, GUCE L. 148 del 21/06/96

Reg. CE n. 1107 del 12/06/96, GUCE L. 148 del 21/06/96Reg. UE n. 880 del 06/10/10, GUUE L. 264 del 07/10/10

Uva da tavola di Canicattì IGP Reg. CE n. 2325 del 24/11/97, GUCE L. 322 del 25/11/97Nocellara del Belice DOP Reg. CE n. 134 del 20/01/98, GUCE L. 15 del 21/01/98Pomodoro di Pachino IGP Reg. CE n. 617 del 04/04/03, GUCE L. 89 del 05/04/03Uva da tavola di Mazzarrone IGP Reg. CE n. 617 del 04/04/03, GUCE L. 89 del 05/04/03Ficodindia dell'Etna DOP Reg. CE n. 1491 del 25/08/03, GUCE L. 214 del 26/08/03Limone Interdonato di Messina IGP Reg. CE n. 1081 dell'11/11/09, GUCE L. 295 del 12/11/09Pistacchio Verde di Bronte DOP Reg. UE n. 21 del 12/01/10 GUUE, L. 8 del 13/01/10Pesca di Leonforte IGP Reg. UE n. 622 del 15/07/10, GUUE L. 182 del 16/07/10Carota Novella di Ispica IGP Reg. UE n. 1214 del 17/12/10, GUUE L. 335 del 18/12/10Limone di Siracusa IGP Reg. UE n. 96 del 03/02/11, GUUE L. 30 del 04/02/11Arancia di Ribera DOP Reg. UE n. 95 del 03/02/11, GUUE L. 30 del 04/02/11Carota Novella di Ispica IGP Reg. UE n. 1214 del 17/12/10, GUUE L. 335 del 18/12/10Ciliegia dell'Etna DOP Reg. UE n. 1363 del 19/12/11, GUUE L 341 del 22/12/11Ficodindia di San Cono DOP Reg. UE n. 225 del 06/03/13, GUUE L 72 del 15/03/13

Prodotti a base di carne (n. 1) Salame S. Angelo IGP Reg. CE n. 944 del 25/09/08, GUCE L. 258 del 26/09/08Prodotti di panetteria (n. 1) Pagnotta del Dittaino DOP Reg. CE n. 516 del 17/06/09, GUCE L. 155 del 18/06/09Altri prodotti dell'All. I (n. 1) Sale marino di Trapani IGP Reg. UE n. 1175 del 07/12/12, GUUE L 337 del 11/12/12

Monti Iblei DOP

Cappero di Pantelleria IGP

Oli di oliva (n. 6)

Formaggi (n.4)

Ortofrutticoli e cereali (n. 16)

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Il mercato delle produzioni DOP e IGP in Italia vale intorno a: 3,5 mld euro alla produzione e 8,5 mld euro, al consumo. Il business del sistema vitivinicolo: 12-13 miliardi euro, al consumoLa Sicilia, nonostante la numerosità dei riconoscimenti, ha un ruolo marginale sul mercato delle produzioni di qualità

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Dinamismo con il passaggio da prodotti locali, a prodotti regolamentati con la definizione dei marchi, per poi arrivare al

mercato globale .

La letteratura in materia afferma che all’interesse per il prodotto tipico, si contrappone in molti casi una scarsa organizzazione di

filiera e l’esigenza di servizi uniti al prodotto

I prodotti tipici iniziano ad essere richiesti, lontano dalla zona di produzione, in nuovi mercati, e nella distribuzione moderna

allargando i potenziali clienti dei singoli prodotti tipici

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La parabola evolutiva inerente agli interventi normativi in tema di qualità ha registrato il proprio avvio a partire dalla Convenzione di Lisbona (31 ottobre 1958)

Il paniere agro-alimentare italiano di qualità è rappresentato da:1.Vini (DOC, DOCG e IGT ora DOP-IGP)2.Prodotti a denominazione (DOP-IGP)3.Prodotti agroalimentari tradizionali (PAT)4.Prodotti biologici

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Le politiche di “qualità” prendono avvio, con l’emanazione del Reg. CEE 2247/73 relativo all’introduzione delle denominazioni dei vini di qualità prodotti in specifici territori (VQPRD)

Il Reg. CE n.607/2009 (24 luglio 2009), in applicazione del Reg. CE n. 479/2008, entrato in vigore l’1 agosto 2009Il nuovo regolamento, sulla base di quanto previsto dall’OCM vino, detta le regole “per le DOP (vini DOCG e DOC), le IGP (vini IGT), le menzioni tradizionali e l’etichettatura e la presentazione dei prodotti vitivinicoli”

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La vera rivoluzione copernicana a favore della “qualità” si realizza con l’emanazione dei Regg. CEE n. 2081/92 e 2082/92, nei quali viene riconosciuta la possibilità di fare emergere le peculiarità delle produzioni agro-alimentari legandole al territorio nel quale sono state realizzate (DOP e IGP) o alle tecniche di produzione utilizzate (STG)

Regolamenti, successivamente sostituiti dai più recenti Regg. CE 509/2006 e 510/2006

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Il quadro normativo generale si completa, nelle forme attuali, nel 1999 (DM n. 350) quando il Ministero per le Politiche Agricole e Forestali definisce la categoria dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) e pubblica l’elenco nazionale nel 2000 (DM del 18 luglio 2000) [11 revisioni-Guri n. 159 dell’11/07/2011]

I PAT sono frutto di pratiche produttive consolidatesi nel tempo (almeno 25 anni)

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Un altro insieme di prodotti che “il mercato” premia (in termini di domanda e giro d’affari) quali elementi caratterizzanti di un agro-alimentare “d’altri tempi” ed oggi recuperato sono i presìdi Slow Food (SF), che nati da un’idea di Carlo Petrini (1986) mirano a conservare e/o riqualificare prodotti ormai dimenticati attraverso «l’adozione di pratiche produttive sostenibili e un approccio etico al mercato». Il successo della formula proposta da Oscar Farinetti con Eataly (numero magico: 0.83% popolazione italiana su quella mondiale). Non basta avere il «tipico», anche riconosciuto, è necessario saperlo vendere.

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L’agroalimentare ed i fallimenti di mercato:•Modello di policy che ha contraddistinto la PAC fino ai primi anni novanta del secolo scorso attraverso un Meccanismo di intervento e regolazione dei mercati che ha favorito un modello intensivo fortemente protezionistico con gravi squilibri ed effetti distorsivi di natura finanziaria ed ambientale;•Sicurezza alimentare: scandali alimentari, frodi ed emergenze sanitarie crisi alimentari, frodi ed emergenze igienico-sanitarie con perdita di fiducia del consumatore•Peggioramento rapporto agricoltura ed ambiente a causa di esternalità negative •Asimmetria di potere lungo la filiera, maggiore peso contrattuale della Distribuzione rispetto agli altri segmenti della filiera; ciò, a volte, ha vanificato gli sforzi di produttori che, pur impegnati in politiche di differenziazione (prodotto biologico, tipico, ecc.) hanno beneficiato poco o nulla del premium price a causa di un aumento dei costi della «qualità» (adattamenti processi produttivi, certificazioni, consulenze, ecc.Si pongono almeno tre problemi: la sostenibilità dei modelli di crescita, la tutela del consumatore e la concorrenza fra le imprese.

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TENDENZE CHE CARATTERIZZANO IL MERCATO AGROALIMENTARE IN ITALIA:Mercato interno stabile nelle quantità ma riduzione in valore Maggiore attenzione ai mercati esteri (export con ritmi di crescita pari al 10% annuo dal 2010. Stime per il 2012 di 25 miliardi di euro). Nuovo ruolo dei mercati emergenti Russia, Cina, Brasile, Corea del sud.Valore aggiunto in sensibile contrazione per l’agricoltura sia in valore assoluto che sugli addetti (strutture rigide)L’I.A. accusa redditività in diminuzione negli ultimi anni anche a causa della variabilità dei prezzi dei prodotti agricoli non sempre assorbita dai listini di vendita. Nell’ultimo anno anche la distribuzione alimentare è disorientata: margini in flessione ed utili in calo; non riesce più a compensare i maggiori costi di struttura con incrementi di prezzo (le campagne degli ultimi mesi sono orientate alle offerte con sensibili riduzioni di prezzo). Unica eccezione: il soft discount …

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PRINCIPALI CRITICITA’ DEL MERCATO AGROALIMENTARE ITALIAN0•Accesso al credito sempre più selettivo e costoso (probabilmente anche per la D.O. nel 2012);• Rapporti molto tesi negli ultimi anni fra i diversi attori della filiera

per: l’allungamento dei tempi di pagamento dei fornitori da parte della distribuzione e l’instaurarsi di pratiche commerciali «scorrette»:

• Direttiva 2011/7/UE (già adottata in Francia il 30/12/2011 con operatività dal 1 marzo 2011);

• In Italia, articolo 62 del D.L. emanato il 24/01/2012 e convertito con L.n.27 del 24/03/2012 - Recenti analisi valutano in 6 miliardi di euro la liquidità necessaria alla D.O. per pagare nei tempi previsti dalle norme emanate e che entreranno in vigore entro l’anno.

•Inasprimento del livello fiscale in Italia per tutte le imprese (quelle agricole...)

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Concentrazione e diversificazione funzionale:•Maggiore enfasi alle strutture di coordinamento verticale, quali le forme intermedie (hybrids): dalle cooperative parziali alle reti di imprese;•Quali strumenti:

• Mercati a termine o aste – Contratti - Associazioni di produttori (fra queste le cooperative?) - Associazioni interprofessionali - Sistemi verticali di marketing -Agenzie pubbliche

•Vantaggi delle forme ibride soprattutto in momenti di grande incertezza:• In agricoltura, può diventare strategica e può consentire la

permanenza dell’impresa familiare quale forma ottimale di coordinamento dei fattori produttivi, superando così le limitate capacità di proposizione a valle;

• Ruolo strategico nel mercato per rispondere alla domanda, da un alto, di differenziazione e, dall’altra, di sicurezza, tracciabilità e maggiori informazioni attraverso l’adesione congiunta a modelli organizzativi

• Costruzione, mantenimento e sviluppo della «fiducia», elemento intangibile ma strategico per sviluppare rapporti nel mercato senza sostenere ingenti costi individuali per l’organizzazione ed il controllo.

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Efficienza e competitività non sono legate ad una singola impresa ma sono il frutto del coinvolgimento di tutte le attività connesse alla produzione del bene o del servizio finale: non più competizione fra imprese ma fra supply chain, dove l’organizzazione nei rapporti entro e tra le imprese è in grado di facilitare il flusso delle informazioni e di adattare i comportamenti al mutare delle condizioni del mercato.La catena del valore consente di rappresentare:-all’interno delle imprese: processi organizzativi e meccanismi di funzionamento interni-fra di esse: collegamenti per la realizzazione del valore per il cliente finale.Non si confrontano solo imprese sul mercato ma diverse supply chain con differenti proposte attraverso l’analisi delle opportunità di differenziazione da un lato per identificare le attività generatrici di valore e dall’altro per studiare i bisogni dei consumatori ed i loro comportamenti di acquisto.L’analisi del sistema del valore nelle filiere agroalimentari consente di:-individuare le strategie di differenziazione e valorizzazione del prodotto; -risolvere le problematiche della distribuzione del valore creato dal consumatore finale; -Scegliere gli opportuni rapporti di rete fra imprese. 32

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Strategie e mercati agroalimentari non perfettiLe imprese della filiera e/o i loro aggregati mettono in essere strategie competitive non solo scegliendo la quantità ed il prezzo ma puntando alla differenziazione reale o apparente del proprio prodotto o servizio. Molteplici sono gli strumenti per la differenziazione dell’offerta dei prodotti agroalimentari sul mercato; fra questi: 1.Ricerca e sviluppo per l’innovazione;2.Comunicazione e marketing.

1.INNOVAZIONE nel rispetto della TRADIZIONE Le imprese intraprendo l’attività di R&S per (scoprire, o meglio) introdurre:•nuove modalità per produrre (innovazione di processo), •nuovi beni (innovazione di prodotto),•nuove modalità gestionali (innovazioni organizzative).

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2. COMUNICAZIONE E MARKETINGInformare il consumatore per influenzare e modificare i bisogni e quindi le preferenze al fine di influenzare la domanda aumentando l’entità e diminuendo l’elasticità al prezzo.Categorie di messaggio pubblicitario:•Esperienza, collegata alle caratteristiche del consumo, quali quelle organolettiche (post acquisto – possono essere evocate); •Ricerca, connessa agli aspetti del prodotto che possono essere giudicate prima dell’acquisto, informazioni nutrizionali e/o d’uso in etichetta, ecc. (ante acquisto – possono essere descritte);•Fiducia, difficile da misurare e valutare da parte del consumatore prima o dopo acquisto. Fanno riferimento alla reputazione di un marchio (privato o collettivo) o alla presenza di un segno di una autorità riconosciuta.E’ possibile l’innovazione e la comunicazione nelle imprese agroalimentari siciliane il mercato interno e, soprattutto, quello estero è interessato (e le imprese?).

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Raccomandazioni e proposte:Una politica per le aree interne ha bisogno di una strategia complessiva. -Interventi infrastrutturali (viabilità, comunicazioni, trasporti, risorse idriche): quali ed in che tempi-Sostegno agli investimenti materiali delle singole imprese -Sostegno agli investimenti immateriali su proposta di gruppi di imprese (distretti, reti, ATS) insieme a centri di ricerca pubblici e privati

Non bastano interventi settoriali ma è necessario un programma generale per evitare sprechi, duplicazioni, discontinuità (non si può ancora assistere a mancanza di dialogo fra autorità di gestione, dipartimenti regionali, assenza di coordinamento fra R&S, trasferimento, formazione, investimenti, comunicazione e promozione, ecc.); esempio eclatante i distretti agroalimentari finanziabili con diverse misure del PO FERS 2007-13 e del PSR Sicilia ma … . Sullo sfondo la spesa insufficiente: al 31-12-2012 pari a di 1,1 mld (di cui 0,2 ai fondi J & J) su oltre 6 mld previsti.

Si possono rilanciare le aree interne facendole divenire il volano dello sviluppo della Sicilia, utilizzando al meglio i fondi 2014-2020; a mio avviso due le direttrici:-Marketing territoriale integrato per favorire l’agroalimentare ed il turismo;-Valorizzazione delle risorse residue del territorio per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

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Qualche domanda finale:•«Opportunità intersistiali» agli adattamenti da parte delle imprese agroalimentari siciliane - possibile essere piccoli e flessibili ma uniti per un progetto comune?•Maggiori sinergie per soddisfare il consumatore anche attraverso accordi di rete, quali?•Ruolo dell’azione pubblica per la competitività non solo investimenti materiali (meglio in infrastrutture) ma anche immateriali (R&S e comunicazione): sarà la strategia 2014-2020?•Vincoli di Bilancio UE, Stato, Regioni rendono difficili interventi a supporto ma è possibile «liberare» le imprese da vincoli burocratici vecchi e nuovi spesso incomprensibili ed adempimenti amministrativi lunghi ed estenuanti?•Si metteranno d’accordo l’UE, lo Stato e i singoli attuatori delle misure di sostegno?•Si ridurranno i costi esterni alle filiere agroalimentari? •Opportunità: rilanciare l’offerta delle aree interne legata all’arte, alla cultura e alle specificità territoriali soprattutto nelle aree interne della Sicilia 36