BergamoUp N° 7 aprile 2010
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Transcript of BergamoUp N° 7 aprile 2010
M E N S I L E D I E C O N O M I A , C O S T U M E E S O C I E T À - A N N O 2 - N ° 7 - A P R I L E 2 0 1 0
W W W . B E R G A M O U P . I T
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,00
STORIA DI COPERTINA:
NATURALEBIOLOGICO®
CASA UP:
La casa domoticaBERGAMO:
I suoi orologiLA CITTA’:
Trescore BalneareoAPPUNTAMENTI CON L’ARTE:
Dal 3 aprile al 15 maggio: Mec-art, Arte oltre la pittura in Galleria Elleni.Fino al 20 maggio: Madì nello Spazio Art Hangar Audi.Dal 10 aprile al 23 maggio: Donati Marca-Relli, in Galleria d’Arte Bergamo.EVENTI, CHI C’ERA:
Arte e moda: scatti d’autore da Fausti Uomo fino al 25 maggio;Arte & Motori: Spazio Arte Hangar Audi;Miss Caffè del Viale di Dalmine;Coka Club Apre a Bergamo;REMIDA inaugurato il nuovo negozio;Glam Viaggi nato sotto il segno dei Pesci;Calle de la Industria 520.
copertina7_Aprile.indd 1 8-04-2010 16:17:47
copertina7_Aprile.indd 2 8-04-2010 16:17:56
1
BERGAMO2009giugno
www.bergamoup.it
“È nel carattere di pochi uomini onorare senza invidia
un amico che ha fatto fortuna.”
Eschilo
2
04/2010
3
DOPO IL RESPONSO DELLE URNE E’ IL TEMPO DEI FATTI
Dopo tutte le parole e i proclami che hanno ac-
compagnato le recenti elezioni regionali adesso
è il tempo (davvero fondamentale) di mettere in
pratica i progetti e le idee che hanno caratteriz-
zato questi ultimi mesi. La risposta dalle urne è
giunta (e piuttosto inequivocabile anche se spes-
so i politici si divertono nel gioco che consente di
vincere a tutti...) ed ora bisogna tradurre questo
risultato in azioni concrete. Il territorio bergama-
sco (sia come città capoluogo che come provin-
cia) si è espresso in maniera piuttosto chiara,
confermando le scelte che avevano caratterizzato
gli ultimi appuntamenti elettorali. Un segnale di
continuità che deve portare a velocizzare al mas-
simo i programmi che sono sul tavolo degli ammi-
nistratori ed offrire così al cammino bergamasco
quella marcia in più che può raggiungere obiettivi
importanti per una terra che ha dimostrato una
volta di più di poter essere una brillante prota-
gonista dei gioni nostri. Una situazione che può
essere riassunta in poche parole. Adesso bisogna
semplicemente abbassare la testa, rimboccarsi le
maniche (con quella concretezza tutta orobica) e
cominciare a fare quello che è stato disegnato e
promesso nel corso della campagna elettorale. Un
disegno che ha ottenuto la fiducia degli elettori, ma
che è diventato anche una promessa che non può
essere disattesa così come non possono essere tra-
dite le forti aspettative di tante persone. In questo
senso bisogna ritrovare il vero valore dell’impegno
politico, che non è e non deve essere una scorcia-
toia per “sistemare” la propria esistenza, ma un
preciso servizio alla comunità. Se questo tornerà
ad essere il modo di concepire la politica senza
dubbio le idee ed i progetti che hanno caratteriz-
zato queste intense settimane di contese elettora-
li potranno dare il frutto desiderato e cominciare
a far diventare migliore questa nostra società.
4
04 /2010
BERGAMO UP:
CARTA NUOVA,
L’AMBIENTE...CANTABergamo Up vuole distinguersi sempre di più e segnalarsi per un suo specifico modo di essere. Il nostro mensile ha infatti intrapre-so una strada molto significativa ed intende proseguire con de-cisione in questa direzione. Si è deciso di unire una precisa voglia di modernità e di elevata profes-sionalità con un’immagine inno-vativa, che potesse rappresentare immediatamente la filosofia della nostra testata. A partire da questo numero ci pregiamo di presenta-re una novità ricca di significato; come avrà notato chi ha preso in mano una copia del nostro men-sile, abbiamo scelto di utilizzare (in questo momento iniziale per
una sola parte del giornale) una nuova tipologia di carta. Una scel-ta che di certo non si basa sulla volontà di risparmiare o ridurre i costi, ma, piuttosto, rappresenta una decisione precisa per salva-guardare l’ambiente, utilizzando un tipo di carta che non danneg-gia la natura perché non utilizza materiale ricavato dalle piante. Il valore e la funzione della car-ta sono identici, quello che fa la differenza è il rispetto e la tute-la dell’ambiente. Un altro passo in avanti della nostra testata che vuole distinguersi sempre di più per la propria filosofia e per il pre-ciso intento di costruire sempre e comunque qualcosa di positivo.
5
6
Bocuse d’or
Selezioni nazionali66
Musica
La Musica come pulsazione in libertà70
salute
Prevenzione scompenso cardiaco60
BergaMo
La meridiane e gli orologi62
Sommario
i lavori di una volta
Premiata Pizzeria di Negrone16
sarto a doMicilio
Laboratorio Sartoriale20
casa up
La casa domotica24
autoMoBili
La sfida di DR130
Motori e natura
Escursioni guidate in Quad32
da non perdere
La casa natale di Donizetti40
art events
L’arte bergamasca a Forte Village44
BergaMoup Model
Modella per un giorno46
storia di copertina
Naturale Biologico10
sport
Fabio Gallo52
in ricordo
Ugo Mastromatteo56
7
Kiwanis cluB BergaMo
The Beatles - un aiuto all’Autismo88
sociale
A.I.P.D. 82
in viaggio
Una bergamasca in India94
uno psicologo per aMico
Il sesso tra bisogno e desiderio86
Bel pais
Trescore Balneario72
econoMia
No trust no party98
il MiraBile
Trattoria e agriturismo78
dans les coulisses...
di uno spettacolo teatrale108
stars in the city
Ermanno Rossi104
cultura e società
Salottino Virtuale116
cultura e società
Parola alla Storia118
cultura e società
Parola alle Piante120
cultura e società
Parola alla Tutela del Territorio121
cultura e società
Parola all’Immagine122
un noir inedito
La governante Tilde - Cap. 6 - 1°P126
8
I volti dei faceberghem156
oroscopo
Segno del mese: Ariete158
event
Nello Spazio Arte Hangar Audi144
event
Miss Caffè del Viale di Dalmine146
event
Coka Club apre a Bergamo148
event
REMIDA il nuovo negozio150
event
Calle de la Industria 520154
event
Glam Viaggi152
event
Scatti d’autore da Fausti Uomo142
errata corrige:1) I titolari del Caffé del Viale di Dalmine - in copertina nel numero di febbraio -sono i F.lli Roberto e Filippo Marchesi2) Per maggiori informazioni sui prodotti del mese di pagina 93 del mese di marzo rivolgersia Giacomo Manzù Design - Via S. Tommaso 66, Bergamo - Tel. 035270286
critica gastronoMica
Un tavolo per due130
arte
Mec-art 1966-1977134
Musica
Bergamo Jazz136
9
Editore Pubblizeta DI EMANUELE ZARCONEVIA BRUNO BUOZZI, 5/A - 25125 BRESCIA [email protected]
Direttore Generale
Michele [email protected]
Direttore Responsabile
Luca [email protected]
Redazione
Raffaella RavasiMaryline MilesiAmministrazione
Claudia [email protected]
Art
BM ADV [email protected]
Impaginazione
Alessandro Di [email protected]
Pubbliche Relazioni
Aurelio BergomiProgetto Grafico originale
Raineri DesignSegreteria
Claudia [email protected]
WebWWW.BERGAMOUP.IT
StampaTIPOLITOGRAFIA PAGANI S.R.L.
Fotografi
Matteo MottariSimone MontanariLaura Marinoni
BergaMoup, PERIODICO MENSILE DI INFORMAZIONELOCALE ISCRIZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI BERGAMO N° 16/2009 DEL 18 MAGGIO 2009.
concessionaria puBBlicità e aBBonaMenti: T: 035 23 66 61 - F: 035 23 66 61WWW.BMADV.IT
redaZione:[email protected] BERGAMO, VIA CASALINO, 5H
BERGAMOUP MAGAZINE TESTI E IMMAGINI DELLA PRESENTE PUB-BLICAZIONE NON POSSONO ESSERE RIPRODOTTI SENZA AUTORIZ-ZAZIONE FIRMATA DA PUBBLIZETA PRODUCTION
Hanno collaborato:Luca Marinoni, Glenda Manzi, Laura Generali,Sara Gusmini, Emanuele Lumini, Vip International S.r.l., Prime s.r.l.
10
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16
Premiata Pizzeria di Negrone: pizza al trancio cotta alla brace
Marco Gritti da vent’anni fa il pizzaiolo, da tre
è il proprietario della Premiata Pizzeria di Ne-
grone, frazione di Scanzorosciate. Sorridente
e affabile, Marco spiega che «la mia pizza al
trancio in teglia cotta alla brace è, per me,
un’arte. S’inizia con l’organizzare il fuoco con
legna di rovere e rubigna per preparare la bra-
ce. La pizza, a differenza di quella napoletana,
è cotta sotto con i bracieri, sopra con il calore
della fiamma. Abbiamo la cucina per lavorare
sulla lievitazione della pasta ed usiamo solo
prodotti freschi giornalieri. La farcitura è fatta
poi a freddo, dal forno esce una “margherita”
e sul banco affettiamo al momento i salumi
per valorizzarne il gusto. La mattina preparo
la pasta per la sera con una miscela di farine
che mi fornisce un mulino, si tratta di una fari-
na forte, appunto a lievitazione veloce. Stendo
di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari
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poi la pasta con il mattarello per non stressar-
la, per lasciarla respirare, passo i pelati di San
Marzano e li salo al punto giusto. È per questo
che siamo la sola pizzeria con cucina». Il lo-
cale è rustico ed accogliente, tavoloni di legno
per 50 coperti apparecchiati con tovagliette.
Meglio prenotare nel week-end, perché quan-
do inizia la “danza” come la chiama Marco, si
sfornano sei teglie alla volta che Simone il “ta-
gliatore”, taglia a spicchi: sei porzioni o quat-
tro abbondanti per teglia. 5 fasi di preparazio-
ne che si susseguono come in rituale: stesura
della pasta con il mattarello e aggiunta di po-
modoro e origano, preparazione della brace, 2
minuti di cottura, poi mozzarella - salvo che il
cliente la desideri rossa - e altri 30 secondi di
forno, per concludere con la farcitura a freddo
sul banco tranne che per le pizze, come la 4
formaggi che si fanno a caldo. Marco si av-
vale di validi collaboratori, Emanuel, Simone
e Danilo. Da un anno sua moglie Teresita ha
aperto la “Pizzeria Antichi Sapori” in via In-
nocenzo XXIII, 2 a Bergamo, proprio perché
la loro pizza cotta alla brace è “un’arte” fatta
con passione e prodotti di prima qualità. Cosa
appaga Marco? I complimenti dei suoi clienti
ai quali anche noi, dopo aver provato la sua
pizza, ci uniamo.
La Premiata Pizzeria di Negrone è aperta
sette giorni su sette tranne la domenica a
pranzo, dalle 12.00 alle 14.00 e la sera dalle
18.00 alle 22.00. Si effettuano anche conse-
gne a domicilio. n
Premiata Pizzeria di Negrone
Via Piave 23
Scanzorosciate (Bergamo)
Tel. 035/665066
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20
Sarto a domicilio,creazioni uniche di abiti su misura, camicie e maglieria.di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
Come il sarto di una volta, Ivan Graziano, 38
anni titolare del Laboratorio Sartoriale presso il
Centro Le Fontane a Curnasco di Treviolo, forte
della sua esperienza artigianale di tagliatore di
tessuti, realizza nel suo Laboratorio Sartoriale
camicie d’alta qualità su misura. Laboratorio
atelier curato da Ivan e arredato in legno cal-
do ed accogliente dove produce un prodotto
rigorosamente tutto Made in Italy. 140 varianti
di pezze intere di cotone da guardare e tocca-
re direttamente dagli espositori di legno oltre
alla possibilità di scegliere il tessuto desidera-
to dal book di uno dei cotonifici più importanti
sul mercato mondiale. Scelta che varia, per un
prodotto totalmente personalizzato fra collet-
ti a vela più o meno lunga, colletto classico,
aperto, alla francese, all’italiana, camicie da
cerimonia…, scelta dei polsi, iniziali ricamate
a mano, dediche nel collo o nel polso, sempre
ricamate, per ricorrenze particolari, bottoni
in madreperla personalizzabili e vasta scelta
di gemelli come accessorio. Camicie non solo
da uomo, anche da donna e bambino, così
come la maglieria su misura che Ivan realizza
in cashmere, cashmere e seta, lana e cotone.
Oltre alla produzione artigianale di camiceria,
Ivan nel suo Laboratorio Sartoriale realizza an-
che abiti su misura, cravatte 7 o 9 pieghe che,
Laboratorio Sartoriale
21
- spiega - «sono più composte, non si
allungano nel tempo. Punto sulla quali-
tà dei tessuti e della confezione, come
faceva il sarto una volta. Seguo perso-
nalmente i miei clienti, li accompagno
nella scelta del tessuto e nella persona-
lizzazione del capo, prendo le misure a
corpo, realizzo un cartamodello unico
per ogni cliente, prima d’iniziare la fase
di realizzazione: stesura del tessuto,
centratura delle righe o dei quadretti e
poi taglio a mano. Segue la fase del-
la confezione con cuciture all’Inglese,
polsi inseriti e ribattuti, il controfessino
doppio riportato, il collo con la messa
in lista al rovescio, il giromanica inserito
a mano, per concludere con la stiratura
a mano. Il Laboratorio Sartoriale nasce
dall’idea di realizzare camicie e abiti su
misura unendo la tradizione artigianale
al passo con la moda, per soddisfare
ogni esigenza dei nostri clienti, anche
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di chi di tempo ne ha poco, ma non vuole cer-
to rinunciare alla cura del look. Offro, infatti,
il medesimo servizio sartoriale, con la stessa
qualità di tessuti, varianti di colori, ricerca nei
dettagli, taglio e cura nella confezione, anche
a domicilio, ad esempio in ufficio. Un servizio
pratico per chi ha bisogno di risparmiare tem-
po, che seguo personalmente per garantire la
comodità assoluta del sarto a domicilio».
Laboratorio Sartoriale c/o Centro le Fontane
Via G. A. dalla Chiesa, 10/38
Curnasco di Treviolo
Scala B Interno 38
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23
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Casa UpLa casa domotica elegante e moderna.di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
25
non ultimo... l’arredamento Moda d’Interni.
Ecco la bellissima Casa Up di questo mese sui
colli di Scanzorosciate: circondata da un pa-
norama d’infinita tranquillità e libertà, unico
nel suo genere!
Studio dell’ambiente pulito, moderno e presti-
gioso, la casa domotica disegnata e realizzata
da Moda d’Interni è stata pensata in tutti i
particolari: la struttura esterna, il giardino con
gazebo, lo studio dei muri interni ed infine ma
26
La casa è stata sviluppata valorizzando i sa-
pori del posto: struttura esterna in pietra e
pittura sfumata che riflette l’atmosfera che
la avvolge, pavimentazione a ciottoli, travi a
vista per zona box con portone di legno mas-
sello appositamente disegnato e costruito.
L’illuminazione ad effetto con luci a parete ed
a terra contribuisce ad esaltare la location e
la costruzione valorizzandone le zone: il ga-
Casa Up
27
zebo curato e desiderabile come un harem
arredato con gusto ed eleganza grazie all’ef-
fetto morbido delle tende, il giardino una vera
e propria terrazza sui vigneti... ed il giro casa
rispettoso e discreto.
L’interno prosegue all’esterno con linee che
attraversano le grandi vetrate scorrevoli per
rendere gli spazi generosi ed illimitati. L’uso
del legno, dell’acciaio, della pietra si alterna-
no per un design personalizzato sia dentro sia
fuori, come il divano dalla linea sinuosa che
segue l’andamento
del pavimento mosso
su due livelli per sfu-
mare all’esterno.
Totem in vetro per la
tv, camino artistico
in cartongesso sago-
mato a mano e poi la
meravigliosa cucina
evoluzione di Effeti:
isola tecnica centrale
e parte dispensa con
elettrodomestici po-
28
sti nell’ambiente retrostante diviso dalla zona
giorno da una parete in ardesia con una porta
scorrevole incorporata.
La zona notte è attrezzata con letto sospeso,
cabina armadio e toilette, una vera suite for-
nita d’ogni confort.
La cameretta dei bambini “spiritosa” con de-
corazioni a mano che ricordano l’oceano, è
arredata sfruttando ogni vano con armadi per
i giochi ed i vestiti.
In tutto l’ambiente si nota lo studio armoni-
Casa Up
29
co delle tende in filo di
rame, che coordinate
al parquette in legno
grezzo color miele ed
alle travi sbiancate,
creano un’atmosfera
moderna, ma al con-
tempo accogliente e
sofisticata.
La soluzione per l’ar-
redamento Chiavi in
Mano di Moda d’Inter-
ni non è una provoca-
zione, ma un modo di
concepire la casa nel
particolare, dalla co-
struzione allo studio
degli spazi e dei volu-
mi, senza sottovalutare
nessun dettaglio tecni-
co ed artistico. n
30
La DR approda al segmento A con la citycar DR1.
La piccola di casa DR rappresenta una nuova grande sfida che il
gruppo molisano affronta con entusiasmo, ma soprattutto dopo
l’esperienza ed i successi ottenuti con la DR5 nel segmento dei
Crossover/Suv.
Una sfida particolarmente difficile in virtù dell’enorme competi-
tività e dei volumi del segmento in questione
Lo stile della DR1 è frutto dello studio accurato di ogni partico-
lare. Il suo aspetto estetico made in DR è senza dubbio molto
trendy, comunica semplicità e praticità.
DR1 si presenta come un’auto dalle linee moderne ed accattivan-
ti. Nella parte anteriore spiccano decisamente i grandi fari. La
calandra a trapezio rovesciato con il logo DR in posizione decen-
trata, in linea con il family feeling DR, caratterizza fortemente la
vettura.
DR1:la sfida di DR alsegmento A.
31
Nella vista di profilo
si scorge una pecu-
liarità della DR1: le
maniglie posteriori
quasi a scomparsa
e incastonate nella
carrozzeria seguo-
no rigorosamente lo
stile dell’auto.
I cerchi in lega da
15 pollici ne accen-
tuato ulteriormente
la caratterizzazione
estetica “accattivante” e rappresentano un
plus rispetto alla concorrenza.
Nella parte posteriore la DR1 si fa notare per
la sua simpatia. Il portellone arrotondato, i
gruppi ottici a goccia e il paraurti che incorpo-
ra il vano targa, segnano inconfondibilmente
il design ricercato dell’auto.
Il tutto in una carrozzeria compatta, lunga ap-
pena 3 metri e 62 centimetri, larga 1 e 63,
ma con un passo lungo 2 metri e 34. Elemen-
to quest’ultimo che in termini di comfort si
traduce in un abitacolo molto spazioso che
trasmette senso di accoglienza, praticità e si-
curezza. Gli interni sono caratterizzati da una
linea estetica semplice, essenziale e da pro-
porzioni equilibrate.
Spicca la grande plancia con il cruscotto e la
consolle centrale, dove oltre al tachimetro ed
agli indicatori di guida, si trovano i comandi
dell’impianto audio e della climatizzazione. Il
tutto è ergonomico e di semplice utilizzo.
DR1 combina un’estetica accattivante ad una
spiccata propensione per la mobilità nei cen-
tri urbani.
Monta un propulsore da 1.297 centimetri
cubi benzina da 83CV, disponibile anche nelle
versioni bi-fuel GPL o METANO. La DR1 coniu-
ga un basso impatto ambientale al piacere di
guida.
L’ottimale equilibrio tra peso vettura e poten-
za erogata garantisce effetti benefici in termi-
ni di consumi, emissioni, rumorosità e soprat-
tutto guidabilità.
Ha una velocità massima di 156 km/h ed
un’accelerazione da 0 a 100 di 12 secondi.
Non poco per una citycar.
La trazione è anteriore e la sua buona tenuta
di strada nasce
da un’equilibra-
ta distribuzione
dei volumi, rea-
lizzata in fase di
progettazione.
Ha un consumo
medio di 5,8 li-
tri per 100km.
Le emissioni
pari a 138/112
grammi di CO2
per km la collo-
cano di diritto nel gotha delle vetture a basso
impatto ambientale, può usufruire dell’incen-
tivo rottamazione della regione.
La gamma colori della DR1 prevede 6 tona-
lità.
2 pastello: PASSION RED e INK BLACK e 4
metalizzati: SILVER, GOLD, ELEGANT GREY e
NOBLE RED,
Per soddisfare al meglio le esigenze del mer-
cato, DR1 si presenta con un unico allestimen-
to e tre diverse alimentazioni. L’allestimento
scelto, segue la filosofia di tutti i modelli DR:
unico, ma full optional. Nella DR1 c’è pratica-
mente tutto quello che serve e che si deside-
ra, finanche i sensori di parcheggio posteriori,
l’autoradio Mp3 con ingresso USB nel porta-
oggetti e i cerchi in lega da 15”. n
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Via C. Correnti, 41/43 - 24124 Bergamo
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32
Escursioni guidate in Quad a stretto contatto con la natura.di Raffaella Ravasi
33
A Solto Collina, nella zona collinare fra Berga-
mo e Brescia sul lago d’Iseo, Daniel Piziali con
la sua Quadvadis (www.quadvadis.it) organizza
escursioni con i Quad, ATV (All terrain vehicle),
quadricicli leggeri motorizzati aperti adatti al
fuoristrada.
«I Quad sono facili da guidare, è necessaria
solo la patente di guida B, non hanno marce,
solo la retromarcia, - spiega Daniel -, e s’in-
dossa il casco che forniamo noi. È un nuovo
modo di fare turismo, a stretto contatto con
la natura. Organizziamo escursioni guidate
di due ore, i nostri percorsi brevi, nella zona
fra Sarnico e Lovere, mentre per le escursio-
ni più lunghe, di quattro ore, l’itinerario è più
articolato, nella zona dei Colli di San Fermo.
Scegliamo il percorso con i partecipanti anche
in base alla loro preparazione fisica, le tappe
34
dove fermarci e approfittare per degustare
prodotti locali come salumi e formaggi, sor-
seggiare una tisana fatta con erbe del luogo,
pranzare in agriturismo, il tutto circondati da
paesaggi incantevoli».
Il percorso è stato realizzato in accordo con
la comunità montana per il rilascio delle au-
torizzazioni e licenze necessarie, ed è stato
ricavato riscoprendo sentieri e vie comunali
della zona.
In Quad si esce tutto l’anno, anche con la neve.
Durante la stagione estiva, da giugno ad ago-
sto, Daniel organizza inoltre escursioni in not-
turna: partenza dalla base di Solto Collina fra
le 20.00 e le 21.00, cena in agriturismo, per
una serata fra boschi e stelle, soprattutto in
previsione dell’uscita che si svolgerà ad ago-
sto, per la notte di San Lorenzo. Uscite soli-
tarie o in gruppo, ma sempre accompagnati
da guide esperte per garantire la sicurezza
dei partecipanti. Il Quad, apparso negli anni
Ottanta inizialmente come veicolo per gli agri-
Escursioni guidate in Quad a stretto contatto con la natura.
35
36
Escursioni guidate in Quad a stretto contatto con la natura.
37
coltori e gli appassionati di caccia e pesca, è
diventato un vero e proprio mezzo di diverti-
mento con il moltiplicarsi dei sentieri adatti a
praticarlo, ma sempre e solo come attività or-
ganizzata. «Fra le proposte - prosegue Daniel -,
è interessante la possibilità di una vacanza in
zona abbinata alle escursioni in Quad, abbia-
mo diverse convenzioni con le strutture locali,
numerosi pacchetti vacanza per gli stranieri,
soprattutto inglesi ed olandesi sono degli ap-
passionati di Quad». Per informazioni e pre-
notazioni www.quadvadis.it - info@quadvadis.
it anche con le previsioni meteo aggiornate per
il giorno dell’escursione. n
38
organizzazione generale:
teamitaliaVia Zelasco, 1 - 24122 BERGAMOtel.035.237323 - fax 035.224686www.teamitalia.com [email protected]
39
40
La casa natale di Donizetti in via Borgo Canale riapre al pubblico il sabato e la domenica.
di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
La casa natale di Donizetti è riaperta al pub-
blico, per visite libere e gratuite da sabato 20
marzo, ogni sabato e domenica, dalle 10.00
alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Per visi-
te guidate e aperture straordinarie, rivolger-
si alla Fondazione Donizetti (035/244483
- www.donizetti.org). Come spiega Francesco
Bellotto, Direttore Artistico del Teatro Doni-
zetti, «il restauro è durato un anno e mezzo,
non ha riguardato tanto la parte monumenta-
le, storica della dimora donizettiana difesa da
mura quattrocentesche, bensì i quattro piani
superiori. Le aperture al pubblico il sabato e
la domenica, precedentemente legate al Ber-
gamo Musica Festival, rientrano oggi nell’at-
tività istituzionale della Fondazione Donizetti.
In programma, per il Festival a settembre, il
primo allestimento negli spazi restaurati con
un’esposizione di carattere divulgativo, per
mettere in scena l’opera del Donizetti, per
i cittadini e i turisti, all’interno del progetto
di un percorso donizettiano che si snodi in
41
Città Alta fra il Museo Donizettiano in via Are-
na e appunto la casa natale di Borgo Canale.
L’opera italiana fa parte del nostro DNA ed è
una delle eccellenze che esportiamo in tutto
il mondo».
In Via Borgo Canale 14 nacque l’illustre com-
positore Gaetano Donizetti il 29 novembre
1797. La famiglia Donizetti, Gaetano era il
quinto di sei figli, vi abitò per vent’anni, dal
1786 al 1806. Monumento nazionale per
Regio Decreto N. 338 del 28 gennaio 1926
«affinché la casa in Bergamo dove nacque
il maestro Gaetano Donizetti sia conservata
al devoto ossequio degli italiani e rispettata
come edificio d’interesse storico», di proprie-
tà del Comune, è gestita dal 1997 dalla Fon-
dazione Donizetti.
Ai tempi di Donizetti Borgo Canale era un ri-
one suburbano con case fatiscenti abitate da
manovali, stallieri, maniscalchi, sarti…, per
accedere alla casa del compositore bisogna
scendere una scala, lo stesso Donizetti definì
“scala di cantina” l’ingresso della sua abita-
zione di Borgo Canale in un celeberrima lette-
ra a Simone Mayr (Monaco, 15 luglio 1843):
«nacqui [sic] sotto terra in Borgo Canale.
Scendevasi per una scala di cantina ov’om-
bra di luce non mai penetrò. E siccome gufo
presi il mio volo…». Scesa la scala si accede
alla parte abitata dalla famiglia Donizetti: la
cucina con camino e un piccolo acquaio con
una porta che, tramite una scaletta si affac-
42
cia su via degli Orti. Adiacente alla cucina, la
camera da letto dei coniugi Donizetti con una
botola che si presume fosse un ripostiglio.
I restanti due locali erano magazzini adibiti
ad uso comune per l’intera casa, in una delle
due stanze si trova il pozzo che raccoglieva
l’acqua per lavare e lavarsi. n
44
sarda, tra cui numerosi vip dello spettaco-lo, della politica e dello sport. Ogni anno fa tappa a Forte Village per qualche setti-mana anche il magnate russo e presidente del Chelsea, Roman Abramovich, che non si perde, da grande appassionato e cultore dell’arte moderna, una visita alla galleria accompagnato dall’amico Mario Mazzoleni, che, catalogo alla mano, illustra con gran-de orgoglio i numerosi artisti presenti. Ogni anno, infatti, la galleria di Simona e Mario Mazzoleni presenta circa 400 opere d’arte esposte, tra dipinti, fotografi e e sculture, realizzate da 42 artisti diversi. Una tappa importante per l’arte bergamasca, poiché molti di questi artisti sono nati ed operano
L’arte bergamascain vacanza a Forte Village42 artisti contemporanei in mostra con la Mazzoleni Art Gallery
È giunta alla terza edizione la Summer Contemporary Art nel magnifi co scenario del resort numero uno al mondo, Forte Village a Pula, sulla bian-ca ed incontaminata spiaggia di Chia, vicino Cagliari.Ideatori, promotori ed artefi ci di questa rassegna apprezzata e visitata da turisti di mezzo mondo sono i coniugi bergamaschi Simona e Mario Mazzoleni. Lei gallerista e direttrice artistica della Mazzoleni Art Galle-ry di Alzano Lombardo, lui meglio conosciuto come ex arbitro di calcio di serie A, oggi opinionista televisivo per Telelombardia, Antenna 3 e Bergamo Tv, anche lui gallerista d’arte con tanto di diploma accade-mico appeso dietro la scrivania della magnifi ca Art Gallery Città Alta, considerata tra le più belle e prestigiose gallerie contemporanee d’Ita-lia in quanto ricavata all’interno di un antichissimo scavo romano ri-salente addirittura al 230 a.c.Una bellissima coppia, perfettamente af-fi atata sul lavoro, che da anni sviluppa e realizza con successo questo progetto artistico: “portare l’arte italiana in vacanza”. Il loro obiettivo è quello di proporre giovani artisti italiani emergenti, affi ancandoli ad altri invece già di ottima fama, e presentarli ad un pubblico di stra-ordinario livello in un contesto davvero unico e altamente qualifi cante.La galleria, denominata Art Events Contemporary Art, occupa nei mesi estivi tutta la grande sala Baldacchino, posta al piano terra dell’Hotel Ca-stello di Forte Village, considerato uno degli hotel più lussuosi e ricercati del pianeta. Numerose sono anche le sculture e le istallazioni collocate nel grande parco verde di Forte Village. La galleria nella stagione estiva è visitata da migliaia di persone che soggiornano nella struttura alberghiera
45
A destra la copertina della pubblicazioneSUMMER CONTEMPORARY ART anno 2010
Artisti presenti in galleria:
Andy Warhol - Ugo Riva - Ferdinando Cioffi
Fulvio Rinaldi - Omar Ronda - Ali Hassoun
Helidon Xhixha - Francesco Verdi
Elisabetta Trombello - Imma Visconte
Michele Balestra - Massimo Lomi
Tommy Bonicelli - Grazia Caracciolo
Antonio Capoferri - Luigi Marengo
Riccardo Bonfadini - Emilio Gualandris
Federica Rossi - Lazzaro - Simona Ragazzi
Valeria Pontoglio - Matteo Zanardi
Davide Frisoni - Dino Faustini - Mario Madiai
Franco Cimitan - Giampietro Costa
Silvia Viganò - Tino Rusconi
Massimo Balestrini - Agostino Veroni
Maurizio Assolari - Felice Labianca
Ciro Palumbo - Gian Piero Gasparini
Michele Circiello - Giancarlo Taraski
Giovanni Brambilla - Franco Farina
Marcello Brignoli - Patrizia Bonardi
in provincia, soprattutto per il livello straordinario della struttura alber-ghiera, da undici anni vincitrice del premio come miglior resort del Mon-do. Un grande successo che gratifi ca il lavoro di una giovane realtà cittadi-na che attraverso l’arte si sta facen-do conoscere ed apprezzare anche in paesi come la Russia, l’Inghilterra ed il mondo arabo.
Concept e realizzazione:
G-Spot Design__Ranica (Bg)__Phone +39 035 0604847_______________www.g-spot.it
Concepts - Graphic design - Web & Multimedia - Design ambientale - Video mapping
Mazzoleni Art Gallery - Spazio Arte GiovaniVia Locatelli, 1 Alzano Lombardo (BG) - tel. 035 511784 / 347 [email protected] Events Sardegna - Forte Village ResortS.Margherita di Pula - Cagliari Sardegna - tel. 334 [email protected] Gallery Città Alta - Contemporary ArteVia B. Colleoni, 13 Bergamo Alta - tel. 035 249799 / 320 [email protected]
www.artevents.it
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BergamoUp Model
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Questo Mese presentiamo, per “modella/o per un giorno”:
Elena Morali, 20 anni
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Foto: Matteo Mottari
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La rubrica di BergamoUp che per-
mette a tutti i giovani bergamaschi,
aspiranti modelli/e di usufruire di
un servizio fotografico che verrà,
successivamente, pubblicato sulle
pagine della nostra rivista.
Se sei interessato/a contatta la no-
stra redazione
telefonicamente allo 035.236661
o via e-mail:
Cercaci anche su Facebook.
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A tu per tu con Fabio Gallo: ex calciatore oggi allenatore del Settore Giovanile dell’Atalanta.
Fabio Gallo, classe 1970, ha dedicato la sua
vita al calcio. I primi calci al pallone li ha tirati
a Bollate (Milano) dove è nato, poi 10 anni nel
settore giovanile dell’Inter, due stagioni a Bre-
scia per approdare, finalmente, per sei stagio-
ni all’Atalanta: dal 1995 al 2001. Dal 2003 al
2006 ha giocato nel Treviso ed è Ambasciatore
Unicef per il Veneto. Come sportivo e Amba-
sciatore Unicef Fabio, in occasione delle Olim-
piadi Invernali di Torino 2006, anno in cui mi-
litava nella squadra granata, è stato tedoforo
portando la fiaccola olimpica alle porte della
città.
Gallo ha concluso la carriera nel 2009 dopo
due stagioni al Novara.
Sposato da 14 anni e padre di due bimbe di 10
e 6 anni, Fabio dal 2009 allena gli Allievi Nazio-
nali dell’Atalanta, venti ragazzi del 1993, vivaio
della squadra orobica.
Fabio, “architetto” dell’Atalanta di Mondonico?
«Sì, Marco Sgrò ed io, eravamo gli “architetti”
dell’Atalanta di Mondonico. Due centrocampi-
sti tecnici, una coppia diversa, bravi a far gio-
care la squadra. L’Atalanta è la mia casa, sei
anni da professionista in una città dove ho mol-
ti amici e alla quale mi sento molto legato».
Un ricordo di quegli anni?
«Ottobre 1995, ricordo il mio goal da fuori area
alla Juventus al 118° minuto supplementare:
Juventus eliminata dalla Coppa Italia. Lo stadio
è esploso. Gli atalantini sono sanguinei, molto
legati sia alla città, sia alla maglia. Lo stadio è
sempre gremito, allora come oggi. Il tifo è par-
te integrante dell’Atalanta, se la squadra è in
difficoltà i tifosi non mollano, magari alla fine
della partita contestano, ma durante la partita
il tifo non manca mai, aiuta e sostiene molto i
giocatori».
di Raffaella Ravasi
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E oggi nella tua nuova veste d’allenatore?
«Seguo appunto gli Allievi Nazionali dell’Ata-
lanta, classe 1993. Abbiamo gli allenamenti
tre volte la settimana a Zingonia nella sede ata-
lantina, la partita la domenica. Siamo terzi in
campionato, dietro Inter e Milan. È un campio-
nato di livello perché si tratta di una categoria
importante, un passaggio fondamentale per
diventare un calciatore. Come delle forbici con
la lama ben affilata, poiché non tutti riescono a
superare lo step del settore giovanile. Abbiamo
una squadra di qualità, ma come ricordo sem-
pre ai miei ragazzi, sono stati scelti per giocare
negli Allievi dell’Atalanta ed è per loro una pos-
sibilità straordinaria».
Quanto è importante lo sport per un ragazzo?
«Lo sport aiuta a crescere, il confronto con i
compagni con le regole. La filosofia dell’Atalan-
ta si basa proprio sul rispetto dei compagni,
della squadra, degli avversari, degli arbitri, dei
tifosi. Lo sport nel settore giovanile è un am-
biente più ovattato rispetto al professionismo,
non c’è lo stress per il risultato, è un ambiente
pulito, un veicolo di crescita».
Cosa rappresenta per te l’Atalanta?
«L’Atalanta è la mia casa, ieri come oggi. Nel
1995 quando sono arrivato, l’allora e tuttora
responsabile del settore giovanile, Mino Favini,
mi disse che quando avrei smesso di giocare
avrei allenato i ragazzi. 15 anni dopo queste
parole sono la mia realtà a conferma della ca-
pacità di giudizio e correttezza della persona».
Parliamo dei Mondiali in Sudafrica?
«I prossimi mondiali sono una scommessa per
l’Italia, fra tutte le squadre che vi partecipa-
no siamo quella che è cresciuta meno come
54
ricambio generazionale. L’orientamento è pun-
tare sui giocatori che hanno vinto la Coppa del
Mondo nel 2006 a Berlino, certamente gran-
di campioni, ma con quattro anni in più nelle
gambe. Il girone di qualificazione è sulla car-
ta facile, ma non bisogna dimenticare che ci
si confronta anche con squadre che i giocatori
conoscono meno non giocando nei campionati
europei».
A tu per tu con Fabio Gallo
55
La punta di diamante della nostra nazionale?
«Sicuramente Alberto Gilardino, attaccante di
razza che anche se arriva dal mondiale vinto
nel 2006 è ancora giovane, nel pieno del suo
vigore fisico».
Due parole su Totti?
«Totti è un indiscusso campione, ma personal-
mente non sono d’accordo che si spinga tan-
to sul suo ritorno in nazionale, non ha fatto le
qualificazioni, non ha mai giocato con la squa-
dra».
Un pronostico Fabio?
«Vinceremo… spero di sì, ma ho paura di no.
Due squadre da tener d’occhio sono la Spagna
Campioni Europei in carica molto forti e giova-
ni, e l’Inghilterra». n
56
In ricordo del Presidente del Tribunale di Bergamo Ugo Mastromatteodi Raffaella Ravasi - Maryline JM-W - Laura Generali
Il giorno 2 aprile dell’anno 2000, moriva una
delle figure che hanno fatto la storia della no-
stra città:
Ugo Mastromatteo, Presidente del Tribunale di
Bergamo durante gli anni Ottanta.
Questo mese ricorre il decimo anno della sua
scomparsa. Il rapporto che ha legato e che
lega ancora oggi la mia famiglia con quella di
Mastromatteo era davvero intenso e speciale.
In queste pagine, attraverso le testimonianze
di chi ha avuto con Mastro-
matteo uno stretto rapporto,
(magistrati suoi colleghi e
amici, che lui tanto stimava e
apprezzava), - vorrei permet-
tere, a chi l’ha conosciuto di
ricordarlo e a chi non ha avu-
to la fortuna di incontrarlo,
di capire il valore di un uomo
speciale.
Mino Mottari
Ugo Mastromatteo, nacque a
Torrecuso (BN) il 5 Febbraio
1920.
Dopo gli studi classici s’iscris-
se alla Facoltà di Giurispru-
denza, all’Università di Roma
e nello stesso tempo, ottenne
un impiego presso la Banca
Nazionale del Lavoro per so-
stituire una persona richiama-
ta al fronte.
La guerra era già scoppiata e
anche per Mastromatteo arri-
vò il momento di partire per il
servizio militare.
Fu mandato a Pinerolo, nella
nota Caserma di Cavalleria e
quindi ottenne la nomina a
sottotenente.
Poi a Roma, sempre pres-
so una caserma di cavalle-
ria, dove rimase pochissimo
tempo poiché l’Italia chiese
l’armistizio senza informare,
purtroppo, gli alleati tedeschi e gli ufficiali ita-
liani, ignari di ciò che stava accadendo, furono
arrestati.
Naturalmente anche Mastromatteo fu ferma-
to e portato a Frascati dove c’era il comando
tedesco.
Fu interrogato ma non parlò, quindi ricondotto
a Roma dove ricevette alcuni ordini: avrebbe
dovuto, insieme con alcuni prigionieri inglesi,
57
Mino Mottari
Franco Tentorio, Sindaco di Bergamo
«Innanzitutto tengo a dire che l’Amministrazio-
ne comunale vede con piacere quest’iniziativa
in memoria di un grande Bergamasco acquisi-
to, arrivato a Bergamo come magistrato negli
anni ’70 e diventato in seguito il presidente del
nostro tribunale. Erano gli anni in cui inizia-
vo la professione di commercialista e quindi,
pur non avendo avuto rapporti diretti con lui
giacché mi rapportavo soprattutto con la Se-
zione Fallimentare, ho potuto apprezzarne la
personalità, l’onesta e la correttezza che erano
comprovate dalla grande stima che avevano di
lui tutti gli altri magistrati. E quando una per-
sona riesce ad acquisire la stima e la conside-
razione dei colleghi vuol dire che ha veramente
delle doti superiori.
La guida di un tribunale come quello di Berga-
mo è un compito importante; la nostra provin-
cia conta un milione di abitanti, è densamente
operativa e vede una serie di problematiche
civili e penali che richiedono un grande sfor-
zo ai nostri magistrati. Ho l’orgoglio di dire
che i magistrati del Tribunale di Bergamo
hanno dato prova di elevata professionalità,
di efficienza e di moralità. E il giudice Dottor
Mastromatteo ha rappresentato in sé tutte le
migliori doti richieste a un magistrato. Uomo
severo, ma giusto. Legato al suo lavoro. È stato
un valore per la nostra Comunità».
trasferire i cavalli che erano in caserma, in un
paese vicino.
L’incarico non durò a lungo; si rifiutò di far par-
te della Repubblica fascista, rimase a Roma e
fu partigiano.
Alcuni mesi dopo, la guerra finì, ma per otte-
nere un lavoro era necessario laurearsi e fare
concorsi.
Mastromatteo pensò di entrare in Magistratu-
ra, ma gli esami erano molto difficili, purtrop-
po per la sua preparazione.
Cominciò a studiare giorno e notte e riuscì,
non senza fatica, a superare la prima prova.
Come prima sede scelse Avezzano, provincia
dell’Aquila.
La cittadina era stata completamente distrutta
della guerra; solo la Chiesa e il Tribunale erano
stati ricostruiti.
Il posto da lui ricoperto non era previsto per un
giovane giudice, ma per un consigliere di Corte
d’Appello e quindi a Mastromatteo fu assegna-
ta una Prefettura in un paesino dell’Abruzzo.
Non volle accettare! Si “precipitò” a Roma, al
Ministero, dove gli offrirono un posto a Perugia
e divenne Presidente di Sezione del Tribunale
e della Corte d’Assise.
Due anni di servizio ed in seguito, come previ-
sto, sostenne altri esami che superò brillante-
mente avanzando molto nella graduatoria.
Vent’anni a Perugia, successivamente decise
di spostarsi poiché a Bergamo era disponibile
il posto di Presidente del Tribunale che ricoprì
per 10 anni, poi la pensione. Morì il 2 aprile
2000 all’età di 80 anni. n
Ph. Matteo Mottari
58
Adriano Galizzi Procuratore della Repubblica a Bergamo
«Ho avuto la fortuna di lavorare in campo Penale con il Dottor Mastromatteo prima che diventasse Presidente del Tribunale di Bergamo, - all’epoca ero Sostituto Procuratore - , poi alla sezione Civile ed anche in Corte D’Assise. Per diversi anni abbiamo lavorato insieme quando il Dottor Mastromatteo di-ventò Presidente del Tribunale e della Prima Sezio-ne Civile. Ne ricordo la grande generosità, un uomo totalmente dedito al lavoro ed alla famiglia. Era molto generoso con noi, apparentemente burbero, impulsivo, ma dalla grande nobiltà d’animo. Ricordo anch’io le riunioni della Camera di Consiglio il giove-dì pomeriggio con i colleghi Dottor Grasso e Dottor Marzani ed il momento di pausa che condivideva-mo congiuntamente. Il Dottor Mastromatteo è stato Presidente del Tribunale capace e autorevole, dalla grande capacità organizzativa. Fin dall’inizio ho so-stenuto con grande piacere l’iniziativa di ricordarlo nel decimo anniversario della sua scomparsa quale figura dall’alto profilo morale».
Armando Grasso, oggi Presidente della Commis-sione Tributaria
«Negli anni Ottanta ero giudice di una sezione Civile del Tribunale di Bergamo allorché il Dottor Mastro-matteo arrivò come Presidente di Sezione Penale. Più tardi fu nominato Presidente del Tribunale. In tale veste assunse anche la Presidenza della Prima Sezione Civile composta dal Dottor Adriano Galiz-zi, dal Dottor Luigi Manzari e da me. Sono rimasto nel settore Civile sino al 1992 per poi passare qua-le Presidente di Sezione al dibattimento Penale ed alla Corte d’Assise ove rimasi sino al 2004 quando divenni, sempre in Bergamo, Presidente della Sezio-ne G.I.P. - G.U.P. Del Dottor Mastromatteo ricordo la grande cordialità, nei confronti di noi magistrati “anziani”. Era un uomo molto autoritario, qualche volta irruente, ma profondamente giusto e buono. Durante le Camere di Consiglio, che si svolgevano il giovedì pomeriggio, il Dottor Mastromatteo ave-va l’abitudine di offrirci intorno alle ore 17.00, pa-sticcini accompagnati da un bicchiere di Porto per spezzare il ritmo ed allentare la tensione del lavoro. Era persona molto attenta all’ordine ed al decoro di quanti si avvicinavano a lui per ragione del suo uf-ficio. Prestava molta attenzione all’operato dei suoi collaboratori e teneva moltissimo, nei limiti delle materiali disponibilità di allora, che nel Palazzo di Giustizia regnasse ordine e pulizia. Mi è rimasto il gradevole ricordo di un pomeriggio in cui il Dottor Mastromatteo mostrò a me e al Dottor Galizzi una ricostruzione miniaturizzata di una memoria elet-tromeccanica della SIP - che aveva ricevuto in dono tempo addietro e che non sapeva dove collocare - offrendola a chi dei due avesse interesse e, siccome sia io sia il collega dimostrammo interesse, suggerì di giocarcelo a testa e croce. Così facemmo e da allora quel pregevole aggeggio mi ha sempre seguito nei vari uffici che ho occupato».
In ricordo del Presidente del Tribunale di Bergamo Ugo Mastromatteo
Ph. Matteo Mottari
59
Paolo D’Andrea
«Dal 1972 al 1990 ho lavorato alla Sezione Fallimen-tare del Tribunale di Bergamo per poi trasferirmi come Consigliere alla Corte d’Appello di Milano. Sono rimasto quasi vent’anni in quell’ufficio perché avevo il Dottor Mastromatteo come Presidente. Era veramente una bella persona, poteva apparire a chi non lo conosceva burbero, in realtà era un uomo schietto, leale, buono e di gran cuore. Come gli uffi-ciali amano i loro soldati, lui amava tutti i suoi colla-boratori: dai giudici, ai cancellieri, ai dattilografi… si spendeva per gli altri. Eravamo molto legati, anche da un rapporto d’amicizia personale, e del Dottor Mastromatteo voglio ricordare anche l’indiscussa capacità d’esercitare il ruolo di Presidente, di dirige-re gli uffici. Concludo apprezzando la vostra inizia-tiva di far rivivere con il nostro ricordo la figura del Dottor Mastromatteo nel decimo anniversario della sua scomparsa».
Luigi Manzari, oggi Presidente Aggiunto Onorario della Corte di Cassazione
«Dal Settanta al Novanta mi sono occupato di Civi-le e Penale a Bergamo, nel 1990 mi sono trasferito a Milano in Corte d’Appello dove vi sono rimasto fino al 1999 come Consigliere Anziano. Del Dottor Mastromatteo conservo il ricordo di una persona in apparenza burbera, ma di gran cuore. È stato una figura di riferimento per me, i colleghi e tutto il per-sonale del Foro. Il rapporto umano era molto inten-so, ricordo anch’io, come il collega Dottor Grasso, le riunioni del giovedì, la sua capacità di stemperare l’atmosfera ed il suo altruismo, prendeva sempre le parti del più debole. Ho molto apprezzato l’iniziativa di ricordare il decimo anniversario di morte del Dot-tor Mastromatteo».
Giorgio Brignoli
«Ero un giudice del Tribunale di Bergamo quando il Dottor Mastromatteo divenne prima Presidente della Sezione Penale e della Corte D’Assise, poi del Tribunale. Sono stato Presidente della Seconda Se-zione Civile e Procuratore della Repubblica a Berga-mo dal 1994 al 2001, successivamente ho rivestito la carica di Procuratore Generale a Trieste e quindi a Firenze. Il Dottor Mastromatteo è stato un autore-vole Presidente del Tribunale e un galantuomo. Pre-siedeva con autorevolezza e correttezza nel rispetto delle forme. Ricordo la grande dignità con la quale esercitava le sue funzioni, un uomo dalla condotta morale ineccepibile, dalla grande umanità».
60
Lo studio DAVID-BERG per individuare i sog-
getti più a rischio di scompenso cardiaco, è
stato presentato martedì 30 marzo. Lo studio
è il frutto del lavoro congiunto tra medici dei
reparti di Cardiologia e di Medicina Cardiova-
scolare degli Ospedali Riuniti, medici di Me-
dicina Generale dell’Asl di Bergamo, zone di
Osio, Verdello e Mozzanica. Il progetto è stato
finanziato dalla Fondazione Credito Berga-
masco, come ha affermato Carlo Bonometti,
Direttore Generale degli Ospedali Riuniti: «Lo
studio è stato possibile grazie al sostegno del-
la Fondazione Creberg, che si conferma fra i
maggiori benefattori degli Ospedali Riuniti,
per potenziare l’attività di ricerca. Questo stu-
dio non è solo un esempio di proficua collabo-
razione tra ospedale e società civile, ma anche
la riprova dei benefici che derivano ai pazienti
dalla collaborazione tra medicina specialistica
e medicina del territorio». Come ha conferma-
to Cesare Zonca, Presidente della Fondazio-
ne Credito Bergamasco, «per permettere alla
scienza medica di svolgere il proprio lavoro
in modo sempre più efficace e veloce, sono
necessarie risorse e finanziamenti adeguati.
La nostra provincia si colloca in una posizione
privilegiata per quanto riguarda l’alta qualità
dell’assistenza sanitaria. Quest’importante
traguardo rappresenta una ricchezza che va
preservata, tutelata e potenziata grazie anche
Ospedali Riuniti di Bergamoe Fondazione CreditoBergamasco:Nuovo fronte nella prevenzione dello scompenso cardiaco.
all’apporto di istituzioni private vicine al terri-
torio, quali la nostra Fondazione».
Doppio il risultato raggiunto dallo studio che
sarà presentato in occasione dei più impor-
tanti congressi di Cardiologia, a cominciare
dall’European Heart Failure Association Mee-
ting 2010 (Berlino 29 maggio - 1 giugno). Da
un lato l’analisi dei dati ha evidenziato un’ele-
vata prevalenza di disfunzione ventricolare nei
soggetti a rischio cardiovascolare, che richie-
derebbero un’attenzione maggiore in termini
di diagnostica preventiva e di terapia farmaco-
logica. Dall’altro lo studio ha evidenziato che
il valore di BNP - un ormone liberato dal cuore
in situazioni di scompenso e rilevabile con un
semplice prelievo di sangue - permette di sele-
zionare ulteriormente i pazienti a rischio, con-
sentendo di sottoporre ad ecocardiogramma
solo coloro che presentano un’elevata proba-
bilità di disfunzione ventricolare. Gli Ospedali
Riuniti sono stati il primo ospedale italiano
di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari
61
nel 2002 a dare vita a un’unità dedicata alla
cura di questa patologia, che prima era gesti-
ta in parte in Medicina e in parte in Cardio-
logia. «La nostra Medicina Cardiovascolare è
uno degli esempi d’applicazione del concetto
d’organizzazione dell’attività ospedaliera per
intensità di cura che caratterizzerà il nuovo
ospedale - ha spiegato il Direttore Sanitario
degli Ospedali Riuniti, Claudio Sileo. L’unità
è composta in egual numero da internisti e
cardiologi, che lavorano insieme per curare il
paziente non solo per la specifica patologia
cardiologica che ne ha determinato il ricovero,
ma tenendo conto del quadro complessivo e
dei suoi bisogni clinici e assistenziali. Il risul-
tato è stata una significativa riduzione della
mortalità e della durata della degenza». n
62
A passeggio per la città: dalla meridiana di Palazzo della Ragione all’orologio della Torre dei Caduti.di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
Concediamoci il lusso di una passeggiata per
la città alla ricerca di meridiane e orologi che
ci raccontano parte della nostra storia. Vivia-
mo in una città che vanta ben cinque meri-
diane: Piazza Angelini, Piazza Duomo, Via
Gombito 22, Via S.Alessandro 69/a e Viale
delle Mura (Bastione San Giovanni). Orolo-
gio solare, la meridiana indica lo scorrere del
tempo a seconda della posizione del sole. E
proprio sotto il porticato di Palazzo della Ra-
gione, in Piazza Duomo, c’è la più conosciuta
delle nostre meridiane. Fu realizzata nel 1798
dall’abate Giovanni Albrici proprio sotto il por-
ticato perché ombreggiato e quindi in grado di
far notare l’ombra del sole prodotta dallo gno-
mone, cioè l’asta che con la sua ombra indica,
appunto, l’ora sugli orologi solari. La meridia-
63
na, fu restaurata una prima volta nel 1857
dall’Ingegner Francesco Valsecchi, che indicò
le coordinate del punto (longitudine 27°29’
e latitudine 45°43’) e l’altezza sul livello del
mare - 360,85 metri – oltre alla leggenda dove
si segnala che l’orologio esatto segna sempre
12 ore quando lo spettro solare è sulla curva,
con riferimento alla lemniscata del tempo me-
dio. La lemniscata è la linea curva a forma di
otto che riproduce la posizione del sole sulla
sfera celeste in una determinata ora del gior-
no, nel corso dell’anno. Infine Valsecchi inserì
la lastra di marmo con la rosa dei venti.
Con il restauro del 1980 l’antico gnomone è
64
A passeggio per la città: dalla meridiana di Palazzo della Ragione all’orologio della Torre dei Caduti.
stato sostituito da un sole fiammeggiante in
bronzo realizzato da Sandro Angelini posto al
vertice di un arco del loggiato: la sua ombra
con il solstizio d’inverno raggiunge l’estremità
della lemniscata.
Sempre di corsa ed abituati a leggere l’ora sul
telefonino, alziamo lo sguardo perché in Piaz-
za Duomo fa bella mostra di sé l’orologio del
Campanone. La torre alta 54 metri, innalzata
nel XII secolo, è stata dotata dell’orologio nel
1407 e ogni sera, alle 22,00 il Campanone
batte sempre i suoi 180 rintocchi dell’antico
coprifuoco.
Lasciamoci alle spalle Piazza Vecchia per tra-
sferirci in Piazza Mascheroni: la torre dell’Oro-
65
logio dopo quindici anni d’inattività, ha ripre-
so a funzionare dal dicembre 2009 con le sue
lancette dorate a scandire il fluire del tempo.
Un po’ di corsa, perché al passo con i tempi,
lasciamo le meraviglie di Città Alta per conti-
nuare, sempre con l’orologio in mano, la no-
stra ricerca di torri con orologio. Tutti cono-
sciamo l’orologio delle Poste e le sue lancette
che all’imbrunire segnano l’ora in rosso, ma la
nostra meta è la Torre dei Caduti in Piazza Vit-
torio Veneto. La torre a pianta quadrata alta
45 metri fu progettata dall’architetto Marcello
Piacentini e costruita a partire dal 1922, “non
solo a memoria e onore dei caduti bergama-
schi ma per esaltare il nazionalismo unitario”,
come disse nel discorso d’inaugurazione Mus-
solini il 27 ottobre 1924.
Costruita in arenaria di Bagnatica, la possen-
te struttura della torre è alleggerita da inserti
ornamentali e commemorativi come l’orologio
e alcuni gruppi scultorei. L’orologio in marmo
di Zandobbio è racchiuso in un quadrato e agli
angoli presenta quattro allegorie dei venti, per
simboleggiare il trascorrere e la caducità del
tempo. n
66
Bocuse d’Or - Selezioni nazionali Un bergamasco rappresenterà l’Italiadi Maryline JM-W - Ph. Matteo Mottari
Tra i 16 candidati venuti da tutta Italia, la
giuria incaricata di eleggere il rappresentan-
te della cucina italiana alle selezioni europee
del Premio Bocuse d’or ha scelto un berga-
masco: Alberto Zanoletti, chef executive della
Locanda Armonia di Trescore Balneario – Ber-
gamo. A 31 anni, il vincitore ha già lavorato
in numerosi ristoranti in Italia e all’estero e
partecipato a concorsi nazionali e internazio-
nali, conquistando prestigiosi riconoscimenti,
fra questi il titolo di medaglia di bronzo al
concorso gastronomico internazionale IKKA
in Austria. Alberto Zanoletti dovrà ora parte-
cipare alla Selezione Europea, che si terrà a
Ginevra il 7 e il 8 giugno 2010 nell’ambito del
Salone Gourmet (l’Italia è stata sorteggiata
per gareggiare il giorno 8) e competerà con gli
chef selezionati da Germania, Austria, Belgio,
Croazia, Danimarca, Spagna, Estonia, Islan-
da, Lussemburgo, Ungheria, Norvegia, Paesi
Bassi, Repubblica Slovacca, Finlandia, Fran-
cia, Gran Bretagna, Russia, Svezia e Svizze-
ra. Tra questi, solo 12 arriveranno a Lione per
partecipare al prestigioso Concorso Mondiale
nel gennaio del 2011.
67
68
Le selezioni si sono svolte
alla Fiera di Bergamo i 15 e
16 marzo scorso, nell’ambito
della prima edizione di Coo-
king Expo, salone dedicato
all’enogastronomia e alla
filiera alimentare che aveva
in programma alcuni eventi
collaterali. Tra questi l’As-
semblea generale dei Pubbli-
ci Esercizi lombardi; gli Stati
generali della ristorazione
e un convegno sulla cucina
italiana di qualità come leva
dell’economia made in Italy.
Alfredo Zini, consigliere dele-
gato Fipe, ha definito queste
due giornate bergamasche:
“importanti per il rilancio
della ristorazione, per il suo
futuro e la sua posizione nei
confronti del turismo”. Enri-
co Cerea, chef e Presidente
di giuria Bocuse d’Or, si è
augurato che Bergamo por-
ti fortuna all’Italia che “fino
ad ora non ha mai ottenuto
grandi risultati in questa bel-
la manifestazione”.
L’iniziativa è nata ed è stata
sostenuta da Promozione del
Territorio, associazione com-
posta da Camera di Com-
mercio di Bergamo, Ascom-
Confcommercio Bergamo,
Confindustria Bergamo, Ente
Fiera Promoberg e Bergamo
Fiera Nuova, in collaborazio-
ne con Fipe e Accademia del
Gusto. n
Bocuse d’Or - Selezioni nazionali Un bergamasco rappresenterà l’Italia
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70
Bergamo jazz 2010La musica come pulsazione in libertà
C’era una volta il jazz polifonico di New Orle-
ans, quello fatto di improvvisazioni collettive
ispirate al canto afroamericano e dall’inten-
zione di divertire il pubblico senza abbando-
nare le istanze sociologiche del tempo. C’era
una volta e c’è ancora la libertà espressiva del
Bebop e del Free Jazz; c’era una volta il jazz
modale che svincolava gli accordi dalla tona-
lità del brano. C’erano una volta e ci sono an-
cora tutti i colori e i
modi del jazz.
In tutto il susse-
guirsi di sviluppi
simbiotici e non, tra
melodie e progres-
sioni armoniche, la
musica jazz non ha
smesso di creare
stupore, sino a car-
pire l’attenzione di
un vasto pubblico
ancora in crescita
e differenziarlo a
seconda delle pre-
ferenze di stile.
La direzione artisti-
ca di Paolo Fresu
per Bergamo Jazz 2010 ha colpito nel se-
gno per la duttilità di scelta delle tipologie di
jazz: il rischio che si corre nella direzione di
un evento tanto prestigioso è infatti quello di
prediligere un gusto personale e non riuscire
ad incontrare, almeno in parte, quello di un
pubblico vario, proprio a causa del fatto che,
dal jazz afroamericano a quello europeo, dal
free al modale, ogni appassionato ritrova nel
panorama jazzistico una nicchia particolar-
mente voluminosa in cui esasperare la propria
predilezione tipologica. Ma per Bergamo Jazz
2010 non è andata così, non c’è stata certo
dispersione di intenti, ben altro: Fresu è riu-
scito a sintonizzare il proprio gusto personale
con quello del pubblico, dando vita a un even-
to artistico di alto livello, sia per la qualità mu-
sicale che per l’intesa con gli appassionati.
Se Bergamo Jazz 2009, con la prima direzio-
ne di Fresu, aveva mirato alla liberazione della
musica dai gioghi stilistici, dagli schematismi
e dall’ascolto elitario, l’edizione 2010 di Ber-
gamo Jazz si è orientata in maniera più speci-
fica verso la differenziazione delle derivazioni
del jazz, senza naturalmente trascurare che la
musica continua a pulsare in libertà, un con-
cetto dal valore altissimo per Fresu.
di Maristella Cervi1 - Ph. Simone Montanari
1 Maristella Cervi, addetta stampa del Jazz Club Bergamo presieduto da Vittorio Scotti. La sede operativa del club cittadino è in via Fara 21/A e permette di avere tutte le informazioni in merito ai programmi mensili e annuali dell’associazione, di avere a disposizione materiale specifico biografico dei concertisti, chiarimenti culturali inerenti alla storia del Jazz, iscrizioni soci, programmi di viaggi mirati al jazz e contatti con giovani musicisti per inserirli in concorsi Nazionali giovani Talenti jazz indetti dal club stesso. www.jazzclubbergamo.com
71
Il successo di Bergamo
Jazz 2010 è testimoniato
dalle presenze numerose
sia nel Teatro Donizetti
sia negli eventi collaterali
distribuiti su tutto il ter-
ritorio cittadino, dedicati
a formazioni nazionali
e a nuovi giovani talenti
del jazz nazionale. Non
è certo facile trasmettere
un’idea chiara delle mil-
le sfaccettature del jazz,
che si distingue proprio
per essere una musica
difficile da schematizza-
re per le sue molteplici
identità talvolta intersecate e sovrapposte,
tuttavia Fresu ha saputo restituire, attraverso
la sua regia artistica, una divulgazione raffi-
nata e allo stesso tempo popolare, per urlare
finalmente che il jazz non è una cosa sola ma
molte cose, fra loro eterogenee in fatto di pro-
venienza, stile e richiami del passato.
Durante le serate donizettiane, Richard Gallia-
no e John Surman, un fisarmonicista france-
se e un sassofonista inglese, si sono distinti
per un connubio perfetto a livello musicale
ed emozionale, grazie a un impasto dei suoni
di grande effetto e meritevole di memoria. Il
quartetto di Ahmad Jamal, un esempio stu-
pefacente di perfezione artistica, si è esposto
fra nitidezza di suoni e chiaroscuri inebrianti,
con un’esecuzione che ha saputo sfiorare l’al-
tissima fedeltà di una registrazione raffinata.
L’Enrico Rava New Quintet, con la partecipa-
zione di Gianluca Petrella, ha offerto radici
esplicitamente bakeriane e davisiane per far-
cire d’entusiasmo il pubblico degli appassio-
nati e dar merito al jazz italiano. Il quintetto
di Omar Sosa ha portato con sé una miscela
esplosiva di un jazz altamente ritmico pronto
a richiamare le cromie sonore e i battiti laten-
ti di Brasile, Cuba, Nuova Guinea e Africa. A
concludere i concerti al Teatro Donizetti, quat-
tro fiati stupefacenti sostenuti dalla bravura
straordinaria di Stefon Harris, Edward Simon,
Matt Penman e Eric Harland, per l’esecuzio-
ne e l’ascolto di classici del jazz che sempre
allietano i sensi di chi del jazz considera so-
prattutto la storia e la tra-
dizione.
L’evento indimenticabile
di Bergamo Jazz 2010,
svoltosi tra il 19 e il 21
marzo, gode ancora del
vociferare soddisfatto di
un grande pubblico che
ha colto il grande jazz in
tutta la magnificenza con
cui Paolo Fresu lo ha pre-
sentato.
Non solo le voci appaga-
te degli spettatori con-
tinueranno a girare, ma
con esse anche la voglia
di sentir musica. Sul sito
del Jazz Club Bergamo, www.jazzclubberga-
mo.com, sono pubblicati tutti gli eventi che
l’associazione offre a partire da gennaio fino a
settembre 2010. E così il jazz continua, tutto
l’anno. n
72
Trescore Balneario:centro Termale e culla di Lorenzo Lotto
A soli quindici chilometri da Bergamo, Tresco-
re Balneario, Trescùr in dialetto, Trescurium
nel primo documento ufficiale del 996 d.C., è
da sempre il principale centro della bassa Val
Cavallina, attraversato dalla storica statale 42
del Tonale, arteria che collega la Pianura Pa-
dana alla regione Alpina.
Abitato sin dall’età Preistorica, come testi-
moniano alcuni reperti d’insediamenti stabi-
li riconducibili al Paleolitico Medio, Trescore
Balneario all’epoca dei Romani fu oggetto
d’insediamenti fortificati grazie alla posizione
strategica. Cruciale fu, ad esempio, la scelta
del colle del Niardo, dove oggi c’è l’omonimo
castello, per sorvegliare la strada e l’ingresso
in valle.
Durante la dominazione Veneta Trescore di-
di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari
73
ventò centro commerciale dell’intera valle
grazie alla fama del suo mercato settimanale
tuttora esistente. Doveroso è anche ricordare i
noti “Fatti di Sarnico” durante il Risorgimento:
Garibaldi stabilì proprio a Trescore Balneario
il quartier generale per invadere il Trentino,
spedizione dall’esito però fallimentare.
Oggi Trescore è conosciuto in tutta Europa per
le acque sulfuree delle sue Terme già sfruttate
in epoca Romana, come testimoniano i resti
di un’antica conduttura. Restaurati una prima
volta nel IX secolo con Carlo Magno, i Bagni
di Trescore diventarono un importante stabili-
mento termale con il condottiero Bartolomeo
Colleoni nel 1470. Oggi le Terme di Trescore
sono, per quanto riguarda le cure, tra le più
attrezzate e all’avanguardia d’Europa.
Il centro del paese è accogliente e ruota in-
torno alla principale Piazza Cavour, un tempo
luogo di uno dei principali mercati della pro-
vincia, come confermano alcuni documenti ri-
salenti al XII secolo. Sulla piazza si affacciano
case, palazzi e torri delle famiglie più impor-
tanti che lungo i secoli vi abitarono. Spicca,
fra le torri, nella piazza dallo schema regola-
re, l’imponente Torre Suardi del XIII secolo,
ripristinata nel Settecento alle dimensioni ori-
ginali.
Al centro della piazza una grande fontana
d’inizio Ottocento rappresenta la dea della
Salute, Igea, in atto di curare un infermo. Il
gruppo, in marmo di Carrara, è opera dello
scultore Francesco Somaini (1795-1855),
mentre il corpo della fontana è in marmo di
74
Zandobbio.
Ma il vero gioiello artistico di Trescore sono
gli affreschi di Lorenzo Lotto nella cappella
Suardi, lungo la statale del Tonale, realizzati
dal maestro nel 1524. La chiesa dedicata alle
Sante Barbara e Brigida, all’interno del parco
di Villa Suardi, è stata costruita per volontà
dei cugini Giovan Battista e Maffeo alla fine
del XV secolo.
Un grande affresco del Lotto con al centro
l’immagine di Cristo ispirata al versetto evan-
gelico “Io sono la vite e voi i tralci”, occupa
l’intera parete sinistra del piccolo oratorio già
cappella privata di Villa Suardi.
Sulla parete di sinistra della chiesa di Villa
Suardi è invece narrato il martirio di Santa
Barbara, perseguitata dal padre. Sulle altre
pareti i miracoli di Santa Brigida, Santa Ca-
terina e Santa Maria Maddalena, con busti
di Sibille e Profeti annuncianti la venuta di
Maria. Il ciclo d’affreschi realizzato dal Lotto
nel 1524 è carico del simbolismo dell’epoca
contro i “rischi” della Riforma Protestante,
sostenuta e diffusa dagli eserciti tedeschi che
periodicamente invadevano la valle. n
Trescore Balneario:centro Termale e culla di Lorenzo Lotto
75
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Il Mirabile:trattoria di campagna e azienda agrituristica a Trescore Balneario
Sull’omonima collina, Il Mirabile, è una ca-
scina bergamasca Settecentesca con un pa-
norama mozzafiato sui Colli di San Fermo,
sui paesi di Entratico e Trescore Balneario.
Nato alla fine degli anni Ottanta come primo
agriturismo della zona, nel 2002 Il Mirabile
di Giuseppe Birolini, si trasforma nell’odierna
trattoria e azienda agricola: cucina varia, da
quella locale, povera bergamasca, a quella to-
scana, grazie al cuoco elbano Mauro. Condu-
zione familiare, il signor Giuseppe è affiancato
dalla figlia Estella e dal genero cuoco Mauro.
Sessanta coperti tutto l’anno che arrivano a
un centinaio durante la bella stagione sfrut-
tando la terrazza e le verande immerse nel
verde. Peculiare la cura dei tavoli nelle sale
interne, circondati da credenze e pezzi d’an-
tiquariato, i tavoli, molti dei quali antichi, si
caratterizzano per la diversità, costruiti perso-
nalmente dal proprietario secondo il numero
dei commensali: tondi, rettangolari, ovali, fino
a poter ospitare, con il tavolo ovale, trentasei
commensali. D’obbligo la prenotazione per
consentire di preparare i tavoli per le sale e
per la cucina di giornata, il giovedì, venerdì e
sabato sera, la domenica a pranzo, ma anche
negli altri giorni, sempre prenotando. Il menù
è semplice ma appetitoso: abbondanti antipa-
sti caserecci, d’estate la panzanella, un piatto
fresco toscano con verdure, sempre casoncel-
li, poi gnocchi, risotti e pasta con varianti se-
condo la stagione come primo, di secondo co-
niglio, pollo, tacchino, arrosto… sempre con
polenta, oltre alla possibilità di concordare
di Raffaella Ravasi
79
menù particolari o prenotare specialità quali
la porchetta o piatti a base di pesce. Grazie ai
tre ettari di vigna di proprietà de Il Mirabile, si
può accompagnare il pasto con un vino comu-
ne rosso da tavola di produzione propria, Mer-
lot e Cabernet come vitigno, e farsi ingolosire
da una fetta di crostata fatta con marmellata
casereccia, prodotta in loco grazie ai numero-
si alberi da frutta che circondano la proprietà,
accompagnata da un bicchiere di “Fruttino”,
vino di uva bianca dolce semifermentato, di
produzione del signor Giuseppe. In program-
80
ma, fra la metà e la fine aprile, mini corsi di
3 lezioni teoriche e pratiche, per gruppi di
cinque persone, direttamente, la sera, nella
cucina de Il Mirabile con Mauro: una ghiotta
occasione per scoprire segreti e curiosità cu-
linarie. Passeggiando all’aperto, circondati da
filari di vigna e alberi da frutta, ai piedi della
chiesetta de Il Mirabile, i più fortunati, la sera
potranno anche ammirare le stelle dal telesco-
pio del signor Giuseppe, oltre a poter visitare
il suo presepe ottocentesco, quattro metri per
otto, in legno.
Per prenotazioni, anche di banchetti e cerimonie:
Il Mirabile
Trattoria di Campagna
Trescore Balneario
Via Donatelli, 10
035/942429
www.ilmirabile.it
81
82
Associazione ItalianaPersone Down:“Questo è solo il calcio d’inizio”
In occasione della giornata mondiale sulla
Sindrome di Down che ricorre il 21 marzo,
data che richiama appunto il fattore genetico,
il cromosoma 21° composto non dai consueti
2 cromosomi ereditati dai genitori, ma da un
3° cromosoma che determina le caratteristi-
che alla base della peculiarità delle persone
con Trisomia 21, l’Associazione Italiana Per-
sone Down di Bergamo ha organizzato la ma-
nifestazione “Questo è solo il calcio d’inizio”,
sabato 20 marzo, allo stadio comunale di Ver-
dello. I circa mille spettatori presenti hanno
toccato con mano le potenzialità delle perso-
ne con sindrome di Down: biglietteria, acco-
glienza, informazioni e premiazioni sono stati
gestiti dai ragazzi dell’AIPD e, non ultimo, la
realizzazione dei due ultimi goal che hanno
fissato il risultato dell’incontro di calcio sul 3
a 3, goal di Giorgio e Beppe due ragazzi con
S.D. rispettivamente di 30 e 22 anni.
La manifestazione è stata organizzata grazie
al supporto dell’Amministrazione Comunale
83
di Verdello, con il patrocinio dell’Amministra-
zione Provinciale di Bergamo Assessorato alle
Politiche Sociali, con il cortese aiuto tecnico
del Centro Sportivo Italiano, dell’AlbinoLeffe,
con la gradita presenza dei giocatori Berga-
melli e Cissè e della mascotte Rino il Casto-
rino.
La manifestazione si è aperta con il benvenu-
to da parte del Sindaco di Verdello Luciano
Albani e della presidente dell’AIPD Simonetta
Isella, con i saluti dell’Assessore alle Politiche
Sociali del Comune di Bergamo Leonio Callio-
ni e di Domenico Belloli dell’Amministrazione
Provinciale.
Nel prepartita ci sono state le esibizioni di vari
gruppi sportivi del territorio, con ragazzi con
S.D.: judo, ballo classico, hip-hop, corsa, e
con i ragazzini delle scuole di calcio.
Fra gli ospiti, il cordiale e con tutti disponibile
Gabibbo.
L’incontro di calcio ha visto il confronto tra la
Nazionale Calcio TV e Amici AIPD terminata
come detto sul 3 a 3 con i goal di Baz, Mat-
teo Materazzi e Nando Timoteo per la NCTV
mentre per l’AIPD hanno realizzato Pusole,
Giorgio e Beppe.
84
I calciatori scesi in campo per la NCTV sono
stati Fabio Ganci, Marco Novaresi, Luca Gal-
tieri, Carlo Nesti, Alex Cattellan, Stefano Anel-
li, Marco Anelli, Alessandro Corallo, Lorenzo
Beccati, Fabio Maffini, Ascanio, Alex de San-
tis, Matteo Materazzi, Bove, Gianpaolo “Ve-
spa”, Fabrizio, Nando Timoteo, Max Laudadio
e Baz.
L’eccezionale speaker dell’evento è stato Mo-
reno Morello tanto appassionato da rimanere
alla fine della partita con un filo di voce.
Hanno allietato ed accompagnato l’even-
to, le esibizioni musicali della Millennium
Drum&Bugle Corps di Verdello, la Band di mu-
sica Country Mismountain Boyis e l’esibizione
alla pianola di Giorgio Bonacina, un ragazzo
con S.D. n
Associazione ItalianaPersone Down:“Questo è solo il calcio d’inizio”
85
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86
Il sesso tra bisogno e desiderio
Uno psicologo per amico
1 Psicologo Psicoterapeuta - e-mail: [email protected] - www: psicologo.bergamo.it
di Mario Tintori1
L’esperienza sessuale, nulla di più comune e
nello stesso tempo nulla di più personale.
Fantasia, immaginazione e desiderio sono
queste tre parole che tengono viva la sessua-
lità. Sarebbe troppo facile sperare di poterne
fare solo una questione di tecniche amatorie.
La sessualità non può essere ridotta alla sod-
disfazione di un bisogno; così come quando
si ha fame si mangia e quando si ha sonno
si dorme. Il rischio è quello di confondere la
soddisfazione di un bisogno, con la soddisfa-
zione del desiderio.
Il bisogno viene saturato e non si nutre, se
non blandamente, di fantasia e di immagina-
zione, tanto che non fa neppure troppa diffe-
renza, nel soddisfare se stesso, tra un part-
ner e l’altro.
Il punto cruciale è che considerare il sesso
solo come la soddisfazione di un bisogno
porta alla perdita del desiderio. Infatti, nelle
problematiche sessuologiche al centro di tut-
to c’è quasi sempre la perdita, o la debolezza
del desiderio.
Il desiderio viene meno perché ciò che si cer-
ca nella vita sessuale viene confuso e trattato
come un bisogno.
E il desiderio, che è attitudine tipicamen-
te umana, è ciò che alimenta un rapporto
d’amore. Il desiderio, a differenza del biso-
gno, si nutre della mancanza. Perché il de-
siderio esista occorre che
qualcosa, da qualche par-
te, resti mancante.
Proprio l’opposto di ciò
che propone la pornogra-
fia, la quale mostrando
ogni particolare “tecnico”
e anatomico del rappor-
to sessuale, non fa altro
che giocare sul bisogno,
lasciando aperta la que-
stione vera, quella del de-
siderio.
Il desiderio, invece, non è
soggetto a questa prigione
e può al contrario aiutare
il soggetto e la coppia ad
esprimere il proprio corpo
e la propria sessualità, sco-
prendo e aumentando sia il
piacere sia la conoscenza
di sé stessi e dell’altro. n
87
88
Ancora una volta il KCBO (Kiwanis Club Berga-
mo Orobico) si mette in gioco, con importanti
iniziative, come sempre in aiuto ai bambini.
Quest’anno il Service è stato collegialmente
e con unanime consenso sviluppato a favore
del progetto “Le Terre di Mezzo”, il grande
impegno che la struttura “La Scala di Giacob-
be” della Fondazione “Onlus Angelo Custode”
porta ai bambini con problemi di autismo,
traghettandoli dall’età della scuola dell’obbli-
go alla maturità, fase importantissima in cui
sono però attualmente privi di ogni struttura
istituzionale a sostegno.
Oltre a far confluire il nostro annuale premio
We Build (ormai alla XIV edizione) al Nostro
Service Nazionale in aiuto della Popolazione
colpita dal terremoto dell’Abruzzo, ogni no-
stro sforzo organizzativo, nell’anno in corso,
sarà dunque dedicato a chi soffre dei proble-
mi dell’autismo, sia per reperire i fondi neces-
sari al progetto, sia per portare a conoscenza
di tutti le problematiche legate a tale proble-
matica.
Con queste finalità è organizzata la mostra
dedicata ai Beatles, in collaborazione con
Beatlesiani d’Italia Associati, presso la Sala
Manzù della Provincia di Bergamo, dal 10 al
18 aprile 2010 che vedrà esposte:
LA STORIA DEI BEATLES A FUMETTI
LE PIU’ BELLE IMMAGINI DEI BEATLES
I BEATLES E I MOTORI
THE JOHN LENNON BAG ONE
Esporremo anche le serie complete degli LP
e dei Singles della Band di Liverpool, me-
morabilia ed oggettistica varia, altrimenti
introvabile, provenienti dal Beatles Museum
www.beatlesiani.com
IL KIwAnIsClub Bergamo Orobico
OnLUs PREsEnTA!
SALA MANZU’
10-18 aprile 2010
Nell’ambito del Service
“Il loro futuro ha bisogno di noi
Il Kiwanis Bergamo Orobico
in aiuto all’autismo“
Iniziativa a favore del progetto
“Terre di Mezzo”
realizzata dall’associazione
“Scala di Giacobbe”
89
90
Tutti I fondi così raccolti saranno destinati alla
pubblicazione di un volume, con alti contenu-
ti di ricerca, che raccolga finalità e pratiche
relative all’esperienza acquisita da “Le Terre
di Mezzo”, nel trattamento dell’autismo, de-
finendo i protocolli necessari agli interventi in
tale campo, non disperdendo la grande espe-
rienza acquisita nel tempo, rendendola invece
patrimonio comune a tutte le strutture (ospe-
dali, università, centri specializzati) coinvolte
in tali problematiche e che sino ad oggi non
avevano avuto accesso a dati di tale valore e
completezza. Questo volume sarà presentato
a settembre alla presenza delle maggiori auto-
rità in tale campo, nel corso di un convegno di
assoluto rilievo. Ancora una volta un impegno
importante e di ampio respiro, al quale sono
convinto riusciremo a far fronte, certi di aver
contribuito ad una grande causa.
Presentato alla stampa ed alle autorità della
città e provincia di Bergamo il 22 gennaio
2010
18 aprile 2010
Auditorium di Bergamo
Evento di chiusura
della mostra con covers dei Batles
Guest star
Rolando Giambelli & The Beatops
14 maggio 2010
Teatro Filodrammatrici Treviglio
Letture, jazz e I Beatles
Con lorganizzazione del
Jazz Club Bergamo
Guest Star
Gigi Cifarelli
IL KIwAnIsClub Bergamo Orobico
OnLUs PREsEnTA!
91
87magenta
www.87magenta.it | [email protected]
Agenzia di comunicazione | Eventi | Fotografia e multimedia
Outsourcing | Web agency | Consulenza informatica
L’EMOZIONENON E’
SEMPLICEMENTEUNA RISPOSTA,
MALA RISPOSTA.
+39.329.79.23.502 | +39.346.22.27.766
92
L’attenzione verso i problemi dell’au-
tismo con particolare riferimento
alle attività svolte presso la “Sca-
la di Giacobbe” è condivisa con
tutti i maggiori services club
presenti sul territorio. In par-
ticolare se ne divide la sensi-
bilità con il Lion Club Ber-
gamo “Le Mura”
Si ringrazia la Provin-
cia di Bergamo
per il Patrocinio
concesso, nonché
l ’assessora to
alla Cultu-
r a ,
IL KIwAnIsClub Bergamo OrobicoOnLUs PREsEnTA!
Identità,
Tradizione e Spettacolo per aver
messo a disposizione
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Bergamo, via Camozzi
passaggio via Sora
Orari di apertura:
dal LUNEDI’ al SABATO:
16-19
DOMENICA E FESTIVI:
10-12.30 e 16-19
segreteria.cultura@pro-
vincia.bergamo.it
www.provincia.bergamo.it
Per ulteriori informazioni
93
Tanti numeri per arrivare aZero.
Dosaggio Zero MirabellaVede finalmente la luce, alla fine diun lungo labirinto di strade tortuose evicoli ciechi! Ma la tenacia e la grandeprofessionalità riescono a raggiungeretraguardi anche dopo percorsi difficili:trovare la luce dopo molto buio rendesempre importante il risultato.Mirabella può ora proporre un segnodistintivo, di grande personalità e diindubbio valore.
Teresio Schiavi Enologo fondatore
az. agr. Mirabellavia Cantarane, 2 - 25050 Rodengo Saiano (BS)Tel +39 030 611197 Fax +39 030 [email protected] www.mirabellavini.it
Un percorso lungo trent’anni. Un labirinto!30L’esperienza di tre enologi. 3Le annate che compongono la cuvée 2000, 2001 e 2002.
3
Gli anni di età media dei vigneti.25I mesi di permanenza sui lieviti.60
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India. Scrivere dell’India è difficile, ma lo è
ancor di più l’impatto che si ha la prima volta
che si mette piede in questo strano continen-
te. L’india non è Asia, l’India è un mondo a
se; è un universo da capire ed ascoltare dove
il proprio io diventa, quasi per osmosi, parte
integrante di tutto ciò che lo circonda indipen-
dentemente dal credo, dal colore della pelle e
da quali siano le proprie riflessioni umane.
In India tutto è in costante movimento, nono-
stante la quasi totalità delle persone rimane
ancorata a gesti, riti e tradizioni millenarie
che persistono malgrado la corsa verso l’oc-
cidente ed il dio soldo. E’ un cosmo dove
l’energia si concentra in tutte le sue forme,
qualsiasi sia la preghiera o la mano che la
crea, perchè in India è difficoltoso resistere
alla tentazione di nutrire l’anima dalla forza
Foto e testo di Sara Gusmini
Il cuore di un viaggio: Una bergamasca in India
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che si percepisce in ogni respiro. Tutto ciò non
esclude dal fatto che l’India sia anche il Paese
dei contrasti, il luogo dove si fondono fragran-
ze fiorite ed odori nauseanti, dove la povertà
riempie ogni angolo delle città e l’igiene sia
ancora una grande utopia, dove sulle ghat del
Gange si può assistere alla “tragicità” della
morte contornata dalla linfa vitale di risate di
bambini che giocano nelle sacre acque, dove
miseria e sfarzo coesistono a discapito degli
umili. Ma se ci si lascia trasportare cercando
di comprendere ciò che è alle basi della cul-
tura indiana, allora si apre un mondo che non
permette altro che amore. Parlo di quell’amo-
re incondizionato che penetra, di quell’amore
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Il cuore di un viaggio: Una bergamasca in India
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che soltanto chi ha avuto la fortuna di provare
può capire, un amore a doppio senso che no-
nostante la sete di viaggiare porta sempre ed
ancora lì. Parlo degli sguardi di persone incor-
niciati, forse, da una grigia malinconia ma ca-
richi d’umiltà, forza e soprattutto di umanità.
E se camminando nell’afa più opprimente so-
praffatta a volte dalla stanchezza nello scorge-
re povertà e malattia, volgi il viso verso questa
gente, lasciandoti cullare dalla loro ritualità e
speranza per sentirsi realmente appartenere
ad un tutt’uno che è l’India perchè in India si è
diversi rispetto ad altrove, in India si provano
altre emozioni. n
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di Dott. Emanuele Lumini
In lingua inglese, il termine trust significa let-
teralmente “fiducia” , ma in questo contesto
si preferisce tradurlo con “affidamento” . Ed
è appunto sul concetto di affidamento che si
basa questo innovativo strumento di pianifi-
cazione patrimoniale di origine anglosassone,
conosciuto in Italia solo da pochi anni, ma che
ha vissuto , e sta vivendo tutt’ora , un grandis-
simo sviluppo ed una sempre più significativa
diffusione negli ambienti ecomonici e giuridici
italiani.
Il trust è un istituto di origine anglosassone
di tradizione pluricentenaria che si è radicato
nei Paesi di common law , cioè in quei Paesi
che possiedono una matrice non riferibile al
diritto romano.
Il trust è conosciuto ed utilizzato in Italia da
quando il nostro Paese ha ratificato la conven-
zione dell’Aya del 1 luglio 1985 . L ’Italia ha
“riconosciuto” come trust tutti “i rapporti giu-
ridici istituiti da una persona, [disponente o
settlor], con atto tra vivi o mortis causa, qua-
lora dei beni siano stati posti sotto il controllo
di un trustee nell’interesse di un beneficiario
o per un fine specifico” [articolo 2, comma 1,
Conv. Aja].
Si parla dunque di trust ogni qualvolta un di-
sponente [settlor, persona fisica o giuridica]
pone beni appartenenti al proprio patrimonio
familiare sotto il controllo e l’amministrazio-
ne di un trustee [persona fisica o giuridica]
a favore di uno o più beneficiari o al fine del
raggiungimento di uno scopo predeterminato
purché non in contrasto all’ordine pubblico.
Oggetto del trust può essere ogni tipologia di
bene mobile o immobile, diritto reale, di cre-
dito, purché suscettibile di essere trasferita. I
beni e i diritti che il disponente trasferisce al
trustee costituiscono il trust fund, che andrà
via via incrementandosi con i frutti derivanti
da questi beni, nonché dai beni e diritti acqui-
stati dal trustee per mezzo dei beni in trust o
quale corrispettivo dell’alienazione di beni ap-
partenenti al patrimonio in trust. Il principale
effetto derivante dall’istituzione del trust è la
cosiddetta segregazione patrimoniale, che si
determina sui beni oggetto del trust. Questi
beni, una volta trasferiti al trustee, costitui-
scono un patrimonio separato sia rispetto ai
beni che residuano in capo al disponente, sia
rispetto al patrimonio personale del trustee.
La segregazione fa si che il trust fund non pos-
sa essere aggredito dai creditori personali del
disponente, del trustee e anche dai beneficiari
e produce l’effetto di creare un patrimonio se-
parato sottoposto ad uno specifico vincolo di
destinazione.
Il trust si presenta come uno strumento giu-
ridico flessibile, efficace e discreto che per-
mette il raggiungimento di molteplici finalità
nell’ambito dell’amministrazione dei patrimo-
ni, nella soluzione di vicende legate alla suc-
cessione ereditaria, oltre che nella realizzazio-
ne di svariati obiettivi aziendali.
NO TRUST NO PARTYSempre più spesso si sente parlare di questo strumento di segregazione
patrimoniale le cui caratteristiche lo rendono utilizzabile in una pluralità
di situazioni.
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100
Il trust è particolarmente utile per:
Protezione di parti specifiche del patri-•monio familiare e loro destinazione a
qualche erede particolare [ad esempio la
villa al mare per la figlia maggiore, la casa
di campagna alla moglie e così via];
Gestione separata di una parte di patri-•monio mobiliare, senza che questa possa
essere coinvolta nelle vicende imprendito-
riali o familiari del disponente [ad esem-
pio una gestione titoli dopo la cessazione
dell’attività imprenditoriale];
Definizione in vita delle vicende succes-•sorie del proprio patrimonio personale e
familiare, in modo più discreto, efficace e
flessibile rispetto alle disposizioni testa-
mentarie;
Tutela di minori ed incapaci: ad esempio •il trustee avrà il compito di provvedere al
mantenimento e sostentamento di sog-
getti deboli;
Pianificazione della successione azienda-•le, senza la creazione di ostilità tra gli eredi
che presteranno la loro opera nell’azienda
ed eredi meno dotati dal punto di vista
imprenditoriale, ma comunque coinvolti
nella distribuzione degli utili;
Riorganizzazione del patrimonio immobi-•liare in maniera fiscalmente più efficien-
te;
Nell’ambito professionale, il trust è partico-
larmente utile per:
Separazione di somme detenute per con-•to dei clienti dal proprio patrimonio per-
sonale;
Operazioni immobiliari e multiproprietà;•Locazione di immobili;•Escrow account, ovvero apertura di un •conto corrente bancario vincolato in Trust
per svariate finalità [solitamente con sco-
pi di garanzia in una transazione econo-
mica o all’interno di un contratto];
Costituzioni di patrimoni di scopo, cioè di •fondi patrimoniali destinati al raggiungi-
mento di obiettivi specifici [trust di sco-
po]. Questi trust possono avere anche un
carattere umanitario o di pubblica utilità
[charitable trust].
Nell’ambito aziendale, il trust può essere
utilizzato per:
Garanzia di transazioni commerciali, pre-•stiti obbligazionari, mutui e altre forme di
finanziamento [ad esempio il trust avente
per oggetto un immobile costituisce una
garanzia migliore rispetto ad un’ipoteca
sull’immobile in termini di rapidità, effi-
cacia ed economicità];
Assegnazione di stock options a dipenden-•ti e manager [un pacchetto delle azioni di
famiglia può essere mantenuto in un trust
i cui beneficiari sono coloro che hanno
realizzato determinati obiettivi aziendali;
inoltre tale schema si presta a risolvere
questioni di successione in azienda tra
padre e figlio],
Per deliberazioni assembleari, come for-•ma alternativa e più efficace rispetto ai
sindacati di voto. In questo caso i pac-
chetti azionari di diversi gruppi azionari
sono conferiti in un trust, che provvede
alla delibere assembleari. Tale modo di
procedere ha il vantaggio di rendere più
solida ed affidabile la manifestazione di
volontà e può esser d’aiuto in caso di con-
flitto tra diversi gruppi di azionisti, ovvero
se sussiste il rischio di scalate ostili;
Pianificazione della successione azienda-•le.
NO TRUST NO PARTY
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LA TASSAZIONE DEL TRUST
IMPOSTE DIRETTE
I trust sono soggetti passivi IRES. Scontano
l’imposta i trust residenti nel territorio italia-
no che abbiano o meno per oggetto esclusivo
o principale l’esercizio di attività commerciali
nonché quelli non residenti per i redditi pro-
dotti in Italia.
Bisogna inoltre distinguere tra trust con be-
neficiari individuati [trust trasparenti] i cui
redditi qualificati come redditi di capitale ven-
gono imputati per trasparenza agli stessi e
quelli senza beneficiari individuati [trust opa-
chi] i cui redditi vengono tassati direttamente
in capo al trust. Nel caso molto frequente che
l’atto istitutivo preveda che parte del reddito
sia accantonata a capitale e parte sia invece
attribuita ai beneficiari [configurazione mista],
il reddito accantonato sarà tassato in capo al
trust mentre quello attribuito ai beneficiari
sarà imputato a questi ultimi.
Il trust è tenuto ad adempiere gli obblighi
previsti per i soggetti Ires quindi a partire dal
presentare annualmente la dichiarazione dei
redditi. Se ha per oggetto esclusivo l’esercizio
di attività commerciali è obbligato alla tenuta
delle scritture contabili previste dall’art. 14
DPR 600/773. Nel caso l’attività esercitata
non sia in forma esclusiva si farà riferimento a
quanto dettato dall’art. 20 DPR 600/73 rela-
tivamente agli enti non commerciali
Il trust è poi tenuto agli obblighi relativi
all’Irap
LE IMPOSTE INDIRETTE
Atto istitutivo del Trust: l’atto istitutivo con
il quale il disponente esprime la volontà di
costituire il trust, che non contempli anche
il trasferimento di beni nel trust [disposto in
un momento successivo], se redatto con atto
pubblico o con scrittura privata autenticata
sarà soggetto all’imposta di registro in misu-
ra fissa quale atto privo di contenuto patrimo-
niale.
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1 Partner: Studio Lumini consulenza societaria, tributaria ed aziendale www.studiolumini.it
Atto dispositivo: il conferimento dei beni in
trust o il costituito vincolo di destinazione che
ne è l’effetto va assoggettato all’imposta sulle
successioni e donazioni in misura proporzio-
nale, sia esso disposto mediante testamento
o per atto inter vivos. Ai fini della determina-
zione di aliquote e franchigie, che si differen-
ziano in dipendenza del rapporto di parentela
e affinità, occorre guardare al rapporto inter-
corrente tra disponente e beneficiario [e non
a quello tra disponente e trustee]. Nel trust di
scopo cioè quello gestito per realizzare un de-
terminato fine, senza indicazione di beneficia-
rio finale, l’imposta sarà dovuta con l’aliquota
dell’8% prevista per i vincoli di destinazione a
favore di “altri soggetti”. La costituzione del
vincolo di destinazione in un trust disposto a
favore dei discendenti del settlor non è sog-
getto all’imposta qualora abbia ad oggetto
aziende o rami di esse, quote sociali e azioni
Sia l’attribuzione con effetti traslativi di beni
immobili o diritti reali immobiliari al momento
della costituzione del vincolo, sia il successi-
vo trasferimento dei beni medesimi allo scio-
glimento del vincolo, nonché i trasferimenti
eventualmente effettuati durante il vincolo,
sono soggetti alle imposte ipotecaria e cata-
stale in misura proporzionale.
Operazioni effettuate durante il trust.
Atti di acquisto o di vendita di beni sono sog-
getti ad autonoma imposizione, secondo la
natura e gli effetti giuridici che li caratteriz-
zano.
Trasferimento ai beneficiari
Non si realizza il presupposto impositivo ai
fini dell’applicazione dell’imposta sulle suc-
cessioni e donazioni.
NO TRUST NO PARTY
Il trasferimento dei beni nel Trust
Il trattamento varia in funzione del soggetto
che effettua il trasferimento e della tipologia
di bene trasferito
La residenza del Trust
Si fa riferimento all’art. 73 del TUIR con gli
adattamenti necessari all’istituto che proven-
gono normalmente dai criteri di collegamento
del territorio dello Stato, della sede dell’am-
ministrazione e dell’oggetto principale. E’ uti-
le esaminare le indicazioni delle varie conven-
zioni per evitare le doppie imposizioni.
Legge di regolamentazione del Trust: il trust
è sottoposto ad una legge straniera che rego-
lamenta e riconosce l’istituto del trust. I paesi
che lo riconoscono sono molteplici e di volta
in volta può essere opportuno adottare la mi-
gliore legge in materia.
CONCLUSIONI
Il trust si presenta quindi come un istituto ca-
ratterizzato da un elevato grado di flessibilità
e versatilità e rappresenta uno strumento giu-
ridico in grado di sostituire forme e struttu-
re contrattuali ormai superate. E’ un istituto
rivolto alla realtà delle famiglie, nelle quali
spesso vengono a crearsi contrasti interni in
sede di successione patrimoniale ed azienda-
le, ma anche alle imprese italiane, bisognose
di strumenti innovativi, semplici e flessibili
per definire situazioni legali-contrattuali che
attualmente non trovano soluzioni nelle usuali
fattispecie disciplinate dal nostro ordinamen-
to. n
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104
STARS iN The CiTYA tu per tu con le stel le di casa nostra
ermanno Rossidi Glenda Manzi
Mentre tutti i suoi coetanei sognavano di di-
ventare esploratori, soldati o astronauti lui, a
dieci anni, guardava «Buona Domenica» e so-
gnava di poter volteggiare dentro (e fuori) il
piccolo schermo come Fabrizio Mainini e Mia
Molinari, i primi ballerini della trasmissione.
Non solo ci è riuscito - debuttando in tv nella
prima edizione di «Amici» e poi entrando nel
corpo di ballo di «Buona Domenica», proprio
come desiderava- ma adesso, Ermanno Ros-
si, nel piccolo schermo ci fa arrivare anche i
giovanissimi allievi di «On Stage», la scuola di
danza fondata cinque anni fa a Bergamo con
la socia Francesca Sperani. Sì, perché Bene-
detta Guerini e Davide Loricchio (dieci anni di
età e ballerini da cinque) sono partiti da «On
Stage» e sono arrivati a calcare il palco di «Io
canto», fortunato talent show del sabato sera
condotto da Gerry Scot-
ti su Canale 5 dove sono
stati i protagonisti di
tutti i passi a due.
Una bella soddisfazio-
ne.
Enorme. Vedere i miei
allievi che spiccano il
volo è meraviglioso: ol-
tre a Benedetta e Davide
io e Francesca abbiamo
105
allievi approdati all’Accademia del Teatro alla
Scala e alla Birmingham school of acting di
Londra. Aprire una scuola di danza era uno dei
miei sogni, sono felice.
Ma non li aveva già realizzati tutti i suoi so-
gni? Con «Amici» e «Buona domenica»?
Quasi tutti. In realtà da bambino sognavo di
diventare il primo ballerino della Scala ma ho
avuto un insegnante che non è stato in gra-
do di spronarmi e incoraggiarmi. Adesso che
l’insegnante sono io cerco di spingere i miei
allievi più in alto possibile, li preparo al meglio
e quando sono pronti li lascio andare.
Davvero la passione per la danza è nata guar-
dando la tv?
Sì, ero affascinato da tutti i balletti che vedevo
negli show del sabato sera e a «Buona Dome-
nica». Non è stato facile, era una cosa inusua-
le per un maschio, specialmente dieci anni fa
e mio padre, che insegna equitazione, voleva
che seguissi le sue orme. Ma io ho insistito e
a otto anni mi sono iscritto in una scuola di
danza a Bergamo.
Dove ha incontrato quell’insegnante che non
l’ha aiutata a entrare alla Scala.
Esatto. E avevo anche superato i provini ini-
ziali. Ma mi sono rifatto perché poi ho avuto
la fortuna di studiare al Teatro Carcano con
Margherita Smirnova, una delle migliori inse-
gnanti d’Italia.
E poi è arrivata la partecipazione ad «Amici».
Perchè la tv?
Perchè avevo vent’anni ed era troppo tardi per
entrare in un’Accademia come quella della
Scala, così ho pensato che la tv potesse essere
una strada. Allora i talent show non esisteva-
no, «Amici» era il primo programma televisivo
che desse spazio al ballo in modo serio e co-
struttivo.
106
Se tornasse indietro lo rifarebbe?
Sì, certo. Grazie alla tv si sono aperte porte
che altrimenti sarebbero rimaste sigillate. Però
trovo che negli anni «Amici» sia molto cambia-
to: i ragazzi che partecipano oggi sono furbi e
abituati ai meccanismi televisivi, noi eravamo
i primi e di conseguenza ingenui, spontanei.
Allora si studiava davvero e seriamente, come
in un’accademia; adesso mi sembra che ci sia
più show e meno insegnamento, i pettegolez-
zi e la vita privata dei ragazzi sono in primo
piano.
Ce lo dica: com’è Maria De Filippi?
È come la vedete in tv: una grande donna, che
si rivelò un grandissimo appoggio per tutti noi.
Nei momenti di crisi veniva a consolarci e cer-
cava di spiegarci come muoverci in quel mon-
do senza farci troppo male.
STARS iN The CiTYA tu per tu con le stel le di casa nostra
ermanno Rossi
Vi sentite ancora?
No, adesso non più, una volta usciti dalla scuo-
la ho perso le sue tracce. Se dovesse mantene-
re i contatti con tutti, povera lei (ride, ndr).
Un palcoscenico su cui vorrebbe esibirsi?
Quello del Metropolitan. Salirci come primo
ballerino dell’American Ballett Theatre di New
York non sarebbe male.
In quale ballerino vorrebbe reincarnarsi se
potesse?
Senza dubbio Michail Baryšnikov, il più grande
dopo Nureyev: quando è sul palco sprigiona
energia maschile, vedi un uomo forte e pos-
sente che sta danzando. E non è scontato per
un ballerino.
Progetti per il futuro?
Francesca e io stiamo preparando gli allievi di
107
TEST&THE CITY
Parliamo del Teatro Donizetti. Conosce il suo
primo nome ufficiale?
Aiuto. No, non lo so.
Si chiamava Teatro Riccardi, in omaggio a
Bortolo Riccardi, il suo costruttore. Sa dirmi
quando fu inaugurato?
Mamma mia, che asino. Non lo so.
Fu inaugurato il 24 agosto 1791. Secondo lei
quanti metri quadrati copre il palcoscenico?
Ottanta?
Cinquecento.
Non ne ho imbroccata una, bene (ride, ndr). Pro-
metto che studierò.
«On Stage» per il galà di fine anno, che si ter-
rà il 18 giugno al Teatro Donizetti. Ci saranno
anche degli ospiti, alcuni colleghi di «Amici»
che canteranno per noi. E tutto il ricavato della
serata sarà devoluto all’Unicef e alle vittime
di Haiti.
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1 Nata in Francia, a vent’anni l’autrice è venuta a vivere in Italia dove, dopo la pubblicazione del suo primo romanzo colla-ge - Dans les coulisses... ed. Il filo -, ha iniziato a collaborare con la rivista BergamoUp senza abbandonare le sue passioni, insegnare la propria lingua, viaggiare, dipingere e fotografare riflessi. Anche se, dalla pubblicazione di Se la donna fosse un elefante… ed. Miele, la scrittura occupa ormai un posto predominante nella sua vita. www.romanzocollage.it 2 www.teatroesocieta.it
Recarsi al teatro
Donizetti di buon
mattino è già di per
sé una piacevole
stranezza per me,
figuriamoci farlo
passando dall’en-
trata degli artisti.
Tuttavia, varcato il
doppio ingresso con
custode, mi aspetta un ostacolo ben più diffi-
cile da superare: Nunzio Opera, il direttore di
scena della compagnia Teatro e Società2 dallo
sguardo più gelido del vento che soffia in cima
a un ghiacciaio. Siccome ho chiesto regolare
autorizzazione, e prometto di seguire le sue
direttive alla lettera, senza aggiungere parola,
si allontana e riprende a costruire il palcosce-
nico. A passo lento, inizio dunque a percorrere
avanti in dietro quest’antro gigantesco del te-
atro dove regna un’atmosfera ovattata (grazie
anche alle tavole del palcoscenico che ammor-
bidiscono i passi veloci degli addetti ai lavori e
alla poca luce che purtroppo limiterà i risultati
dei miei scatti) benché quasi fredda (per via
molto probabilmente delle alte pareti in ce-
mento grezzo che racchiudono questo luogo).
Accessori aspettano in un angolo di prendere
vita. E corde cadono dal cielo, lente e silenzio-
se, per essere poi legate ad aste metalliche che
isseranno luci e fondali. Fa strano vedere pareti
con porte o finestre incorporate portate in giro;
sembrano vere, o meglio lo sono, ma senza i
soliti muri portanti la mente si perde tra finzio-
ne e realtà.
Il teatro. Dagli antichi greci ai giorni nostri, questo concetto ha sicuramente subito diverse in-
terpretazioni e sviluppi. Dal teatro di prosa sono nati l’opera lirica, il teatro-danza, il teatro dei
burattini e tanti altri. Tuttavia, enciclopedia e dizionari concordano nel dire che c’è teatro laddove
un attore dal vivo (per opposizione a televisione, cinema, o qualsiasi altra forma di differita) recita,
canta, balla o narra in uno spazio scenico di fronte ad almeno uno spettatore che, dal vivo anche
lui, ne segue la performance.
Chiedo scusa per quest’introduzione alquanto didattica ma, da brava cartesiana, amo curiosare
nelle parole lette o raccontate prima di scoprire un nuovo luogo; di solito mi aiuta a meglio co-
glierne l’essenza. In questo caso invece provo come una sensazione d’incompiuto. Un po’ come un
buon pasto senza il dolce. Lungi da me l’arroganza di rimettere in questione questa definizione, è
solo che non posso impedirmi di pensare che manca qualcosa. Ecco perché questo mese ho de-
ciso di esprimere in immagini e parole i gesti invisibili agli spettatori, eppure essenziali, entrando
con voi Dans les coulisses di uno spettacolo teatrale: La strana coppia di Neil Simon (nella sua
versione femminile) sotto la regia di Francesco Tavassi.
Dans les coulisses...di Maryline JM-W1
109
Alzo lo sguardo. Rumori di martelli giungono
dal lontano soffitto benché il mio occhio non
veda anima viva. Eppure qualcuno c’è, infatti
fari enormi scompaiono nel montacarichi per
raggiungerlo. Siccome continuo a camminare
con il naso all’insù alla ricerca del mio miste-
rioso addetto ai lavori, Bruno, un preziosissimo
macchinista polivalente del teatro, mi propone
di guidarmi alla scoperta dei vari piani. Carta,
penna e macchina fotografica in mano cerco di
prendere appunti e di rubare qualche scatto,
senza ritardare troppo il suo passo tra corri-
doi, cunicoli, montacarichi, scale e scalette che
portano al tetto; luogo prediletto dai fotografi
della città per la vista mozzafiato su Città Alta
e i colli.
Da lì, scendiamo al quinto piano dove Bruno
mi presenta Marco Filetti, l’invisibile macchi-
nista che asseconda le manovre dei tecnici dal
graticcio. Confesso che mi sento goffa e poco
sicura a camminare su questa struttura fatta di
lastre di legno sottili disposte parallelamente,
lasciando tra ognuna lo spazio necessario per
far scorrere le corde con l’ausilio d’ingranag-
gi e motori che gestiscono il sipario metallico
tagliafuoco, i fondali e le aste per le luci. È ve-
ramente curioso intravedere il palcoscenico da
quassù: sembra tagliato in sezioni.
Al quarto e terzo piano, ci sono i camerini per
i coristi con tanto di sala prove e, molto più
affascinanti, i ballatoi. Una specie di terrazzino
con balaustra che si sviluppa lungo tutto il peri-
metro interno del palcoscenico e che permette
di vedere: sopra, il graticcio, sotto, la scena a
360° e, ad altezza d’occhio, decine e decine di
corde che sembrano tanti fili da burattinai che
daranno vita alla scena. Mentre passeggiamo,
i tecnici, quali scalatori, si arrampicano sulle
pareti per montare i fari.
Al secondo piano, oltre ad un altro ballatoio,
si trova il deposito delle luci e un generatore
di 350 kW. “È così potente che sarebbe in gra-
do di sopperire all’interruzione di corrente di
uno stabilimento con un centinaio di operai”
mi spiega Bruno con orgoglio.
Quindi, al primo piano, la sartoria e, nel sotto-
palco, l’attrezzeria. Quest’ultima mi affascina
per il persistente odore di legno che emana e
per i piccoli tesori che racchiude, quali preziosi
fondali (piegati e protetti, ma che potrò am-
mirare in seguito in fotografie grazie a Cristi-
na Zanuletti, direttore di palcoscenico). Bruno
mi spiega che un tempo dipingeva lui stesso i
fondali a mano, mentre oggi vengono stampati
su tela calandrata
via computer su
input dello sce-
nografo. Infatti,
appena torniamo
al piano terra mi
mostra quella
che i tecnici han-
no appena issata.
110
Dans les coulisses...di uno spettacolo teatrale
Durante la nostra assenza è arrivata la capo
sarta, Antonietta Rodo. Sta disponendo i co-
stumi nei vari camerini stabili del teatro e,
appena saranno stati realizzati quelli volanti
a ridosso della scena per velocizzare i cambi
di costume durante lo spettacolo, preparerà
anche quelli. Antonietta ha girato centinaia di
teatri nazionali di cui ricorda con piacere quelli
che li hanno accolti con frutta, acqua, fiori e
dolcetti nei camerini. Mentre arriccia il naso
pensando ai bagni turchi di alcuni di essi. La
seguo per scoprire in anteprima i costumi dei
vari protagonisti dello spettacolo. In quello di
Mariangela D’Abbraccio ondeggia il suo profu-
mo dalle note dolciastre che inganna la mente;
sembra quasi che sia appena uscita, quando
invece deve ancora arrivare.
La mia pancia brontola già
da qualche tempo quando
lascio il teatro per con-
cedermi quello che sarà
il mio unico pasto della
giornata; lo spettacolo
è alle 20:30 e per nulla
al mondo mi perderei gli
ultimi preparativi e questi
momenti in cui immagino
che gli attori si chiuda-
no nei loro camerini per
concentrarsi e, forse, fare
fronte a qualche salita di
adrenalina.
Quando torno in teatro,
Nunzio si è ormai abitua-
to ad avermi tra i piedi.
È sempre di poche parole,
ma ogni tanto sorride, di-
vertito da questa presen-
za estranea, e bon gré, mal
gré3 mi lascia seguirlo come la sua ombra.
Il palco è pronto. Al momento delle prove luci,
mi consiglia di rivolgermi a Beppe (Giuseppe
Filipponio), il tecnico delle luci, che sta per
puntare i fari che creeranno le varie atmosfere
dello spettacolo. Mi diverte sentirlo chiamare
“33!”, e vedere la luce focalizzarsi sul tavolo;
“24!” il tavolo torna in ombra, tocca al divano
rosso illuminarsi; e così via. Sorrido, è solo tec-
nologia, ma sembra magia. Dispettoso, Beppe
m’inonda di dati tecnici per scoraggiare le mie
ingenue domande. Poi si rassegna (sono pro-
prio determinata a capire tutto almeno a gran-
di linee) quindi riprende da capo, mostrandomi
la differenza tra lenti microprismate, liscie o
zigrinate (che allargano o ristringono il fascio
luminoso) e, smontando la parte inferiore di un
faro, mi fa vedere il carrello che si allontana o
si avvicina dalla lente a seconda delle esigenze.
Oggi hanno installato un centinaio di punti luce
tra domino (i diffusori asimmetrici che diffon-
dono una luce a fascio fisso e diffuso verso l’al-
to o verso il basso a seconda di come vengono
disposti tra il pvc e il tulle che dà profondità al
fondale e quindi alla scena), PC (proiettori a
lente Piano Convessa che emettono un fascio
regolabile grazie alle bandiere; quelle alette
nere paraluce e al carrello visto prima), segui-
persone e sagomatori (proiettori con il musetto
a imbuto che riempiono di luce le zone d’om-
bra grazie a dei coltelli che regolano l’angolo
del fascio luminoso per adattarlo alla forma
conica o rettangolare o altro dell’oggetto da
illuminare), Led (che hanno la funzione del do-
mino ma consumano meno e possono variare 3 Più o meno volentieri.
111
colore durante lo spettacolo senza dover mon-
tare preziose gelatine : sottili fogli colorati che
daranno colore, o un effetto notte o giorno, e
creeranno un’atmosfera più o meno calda se
si sceglie la gelatina 204 dal colore arancione,
o fredda se si sceglie la 201, il must della luce
fredda, che è blu intenso) e PAR (da parabolic
perché contiene una parabola che riflette una
luce quasi diretta e che ha la particolarità di
essere molto potente e di poter montare le fa-
mose lenti liscie, microprismate e zigrinate).
Gli effetti luce saranno tutti gestiti durante lo
spettacolo dal fondo della platea tramite un
mixer (una consolle) che trasmetterà segnali
digitali (DMX) ai dimmer (un’unità di potenza
- che sembrano grandi scatole piene di enormi
prese - alimentate da un quadro elettrico colle-
gato alla corrente del teatro; 380 volt) ai qua-
li sono stati collegati tutti i proiettori. Quindi
poca magia e tanta tecnologia in realtà.
Nel frattempo è arrivato Francesco Tavassi,
il regista, con il quale scambio volentieri due
parole (la sua battuta preferita della Strana
Coppia è: “Questo non è un mestolo, è un rama-
iolo.” Avendo rivisto il film di Gene Saks con
Jack Lemmon e Walter Matthau da poco per
prepararmi a quest’incontro, sorrido mentre si
confida). “Ho scelto di mettere in scena questo
testo con delle attrici
che non vengono dalla
commedia per una specie di sfida psicologica e
per dimostrare che anche il teatro comico va fatto
da veri attori, e non solo da cabarettisti”.
Mancano ormai solo due ore allo spettacolo.
Man mano arrivano, mi presento all’efferve-
scente amministratrice della compagnia, Va-
nessa Gasbarri e agli attori secondari: Silvana
De Santis, Antonio Conte, Tatiana Winteler, Fe-
derica Restani e Raffaele Latagliata.
Quindi arrivano le due attrici principali, Elisa-
betta Pozzi e Mariangela D’abbraccio in com-
pagnia di due dei suoi undici cani, Teresina e
Camille (ogni riferimento a Camille Claudel non
è assolutamente preterintenzionale). Accettano
di fare due chiacchiere a ruota libera. Confes-
so loro che, siccome ormai grazie a internet il
loro percorso teatrale non ha più segreti per
me, sono curiosa di scoprire come il teatro è
entrato nella loro vita.
Per Mariangela4 è stato per un gioco da bam-
bini. “Quando ero piccola mia mamma che era
istitutrice non dava a me e mia sorella le novel-
le da ragazzi da leggere, bensì i testi teatrali,
quali Il giardino dei ciliegi, o tutto Terrence Wil-
liams che lei amava moltissimo. E ogni tanto
per gioco interpretavamo i personaggi di queste
storie teatrali. Quindi il teatro è entrato per gio-
4 Mariangela D’Abbraccio, napoletana, ha debuttato in teatro diretta da Eduardo De Filippo con Ditegli sempre di sì dello stesso De Filippo e Tre cazune fortunate di Eduardo Scarpetta. Quindi ha interpretato Diana nella Filumena Marturano; Rosy, il tran-sessuale nella commedia Il genio di Damiano Damiani e Raffaele La Capria per la regia di Giorgio Albertazzi, con il quale ha diviso alcune stagioni. Tra gli autori affrontati nel corso della sua carriera: Pirandello, Shakespeare, Cechov. Ha stabilito una lunga collaborazione con Dacia Maraini a partire dalla vita di Camille Claudel, con Camille. È tornata a lavorare con Luca De Filippo, con il quale ha debuttato al Teatro San Carlo di Napoli nello spettacolo evento, Napoli milionaria di Eduardo, nel ruolo di Donna Amalia, diretta da Francesco Rosi.
112
co nella mia vita, del tutto naturalmente oserei
dire. Non ci sono state folgorazioni. Inoltre mio
nonno era il primo violino del teatro San Carlo
di Napoli e mia nonna pittrice. Quindi in casa si
respirava un’aria fitta d’arte. L’arte era un po’
il mestiere di famiglia, non ho dovuto lottare
per imporre una mia passione. Me l’hanno tra-
smessa loro. Poi un giorno, mentre frequentavo
un corso di teatro seppi che Edoardo de Filippo
era all’università, quindi chiesi di poter parte-
cipare all’incontro benché non facessi parte di
quel corso e lui, sentendomi parlare, mi disse
che suo figlio cercava un’attrice. Andai e fui
presa in sostituzione di un’attrice. Ero un po’
spaventata, ma più che altro incosciente; non
sapevo realmente cosa volesse dire la discipli-
na del teatro, volevo diventare attrice, ma non
avevo idea di cosa volesse dire, ero ancora una
studentessa. [Mi permetto di fare una battu-
ta sul fatto che in realtà aveva anni e anni di
esperienza grazie a sua madre. Ride annuendo
prima di aggiungere] E forse è anche per que-
sto che non ho lo stress dell’andare in scena.
Il teatro per me è divertimento, è gioco. Quindi
fondamentalmente mi sento a mio agio sul pal-
co. Prima di andare in scena provo solo quella
giusta emozione, come un’adrenalina che scor-
re in te dopo una corsa, ma null’altro. Il fatto è
che adoro il gioco, la complicità che si crea tra
gli attori quando si è in scena e che forse non si
vede dalla sala, anche se allo spettatore arriva
il risultato di questa nostra complicità.”
Per Elisabetta5 in-
vece è stato più per
una ricerca di sé. “I
miei genitori mi hanno sempre portato a tea-
tro, mi ricordo ancora le commedie musicali al
Sistina di Roma; erano da brividi. Così verso
gli undici anni ho seguito corsi di danza, poi
un po’ con la scuola, un po’ di testa mia ho ini-
ziato ad andare a teatro a vedere grandi attori
come Lina Volonghi o Alberto Lionello da cui
sono rimasta totalmente affascinata. Durante
lo spettacolo mi rendevo conto che grazie al
teatro vivevo una vita alternativa alla mia; mi
commuovevo e mi sembrava di essere lì con
loro. Poi dopo lo spettacolo correvo nei came-
rini per capire com’erano gli attori, chi erano e
cosa facevano. Ero completamente affascinata
dalla schizofrenia degli attori, da questa loro
doppia vita tra quello che l’attore è e quello che
deve mostrare in scena di diverso da sé. Quindi
istintivamente sono stata prestissimo attratta
dall’energia vitale che muoveva il teatro e dal
lavoro che un attore può fare su di sé, ma non
era un pensiero compiuto. Poi un giorno ho ca-
pito che fondamentalmente mi annoiavo come
essere umano, mi sentivo piccola in confronto
a quello che un artista poteva dare. Ero vera-
mente affascinata da questa capacità d’inven-
tarsi altro da sé, inventarsi altre vite partendo
da sé. Normalmente un essere umano ha solo
la sua vita e punto. Invece con il teatro è un
po’ come se tu potessi sondare altro. E così
ho capito che non potevo che fare quello nella
vita.”
Il tempo stringe,
quindi le lascio
a malincuore
prepararsi e an-
dare a prendere
le misure del
palco giacché
questa sera è
la prima nella
nostra città.
Ora un dilemma mi assilla: sedermi comoda-
mente in poltrona e godermi lo spettacolo, o ri-
manere dietro le quinte. Accenno timidamente
a Nunzio il mio desiderio di stare al di là della
scena e, sorpresa, lui accetta, condividendo la
mia scelta, a condizione che segua le sue di-
rettive per non intralciare il movimento degli
attori.
5 Attrice genovese formatasi allo Stabile, Elisabetta Pozzi ha debuttato a diciassette anni ne Il fu Mattia Pascal di Pirandello, accanto a Giorgio Albertazzi, con cui ha lavorato in molti altri spettacoli tra cui Peer Gynt e Antonio e Cleopatra. Attiva soprattutto in teatro, ha lavorato anche per il cinema e la televisione; dal 1979 è nell’ensemble del Teatro di Genova. Tra i suoi spettacoli del decennio 1990-2000: I serpenti della pioggia di Enquist, regia di Franco Però (1990); Zio Vanja di Cechov, regia di Peter Stein (1996); Il lutto si addice a Elettra di O’Neill per la regia di Luca Ronconi (1997); Max Gericke di Manfred Karge per la regia di Walter Le Moli; Adelchi al fianco di Carmelo Bene e Amedea a Siracusa. Recentemente è stata anche Amleto sempre per la regia di Walter Le Moli.
113
Poco prima della prima campanella che invita
gli spettatori a prendere posto, faccio cono-
scenza con Daniele D’angelo, il compositore
delle musiche. In realtà l’avevo visto anche
prima nel camerino di Elisabetta (Lei lo aveva
chiamato Amore6, quindi pensavo fosse il suo
compagno, ma non sapevo che fosse anche un
membro attivo della compagnia). Quando gli
chiedo se non sia difficile convivere con un’at-
trice che è in tournée dai primi di novembre,
molto disponibile Daniele mi spiega che ha
la fortuna di poter comporre ovunque lui sia,
basta avere un computer; infatti le musiche di
questo spettacolo le ha scritte mentre erano in
vacanza. I suoi occhi s’illuminano mentre parla
del suo lavoro: “Il bello del teatro, dal punto
di vista musicale, è che sei totalmente libero
di osare; nessuno si scandalizza delle tue scel-
te.”
Alla seconda campanella, Daniele scappa in
platea per prendere posto dietro al suo mixer.
Nunzio invece chiama gli attori: “Signori, chi è
di scena!”
Alla terza campanella, gli attori sono in sce-
na, Tatiana accende una sigaretta (fa parte del
copione) il silenzio e l’oscurità cadono sulla
platea, quindi la musica dà il via e il siparista
apre manualmente il sipario (Bruno oggi mi ha
spiegato che il sipario cittadino è di tipo gre-
co; è diviso a metà e si apre scorrendo ai lati.
Ma ne esistono che si aprono verticalmente,
sono detti sipari tedeschi, mentre i sipari detti
francesi e italiani si aprono dal centro, con due
corde centrali che passano attraverso una fila
di anelli, alzando il sipario lateralmente come
delle tende di casa. Solo che quello francese
si alza anche in altezza, mentre quello italiano
rimane fermo verticalmente).
Per non dar fastidio scelgo un angolino laterale
dal quale vedo gli spetta-
tori della prima fila delle
balconate e il palcosceni-
co come tagliato a sezioni
tra le varie quinte. A volte
mi sembra che qualche
attrice trattenga il fiato
dopo aver detto la propria
battuta nella paura che la platea non reagi-
sca. Invece la risata arriva puntuale e ignara
di questa vita che sfugge al suo sguardo appe-
na escono di scena per cambiarsi nei camerini
volanti o prendere nuovi accessori. Le guardo
e per quanto incredibile mi vedono, mi sorri-
dono e mezzo secondo dopo tornano dal pub-
blico e sembrano altre persone; il loro sorriso
ha lasciato il posto alla disperazione, all’isteria
o l’impazienza come da copione. Un pensiero
allora mi sfiora: il teatro è solo recita, solo fin-
zione?
Il sipario si chiude. Quindici minuti d’intervallo.
Gli attori spariscono nei loro camerini. E men-
tre in sala il pubblico si alza per sgranchirsi le
gambe o si gira per scambiare due chiacchiere,
dietro le quinte, in un silenzio religioso, la fre-
nesia è al culmine. Ciro Diletto porta in scena
una scala da gigante per appendere delle ten-
de. Beppe controlla un dispositivo sonoro che
viene azionato dalle attrici quando giocano a
Trivial Poursuit. E Nunzio scivola (per accorcia-
re i tempi di percorrenza) da un lato all’altro
della scena per cambiarne la decorazione. Solo
allora noto che indossa delle scarpe così mor-
bide che sembrano quelle dei ballerini. Quando
tutto è finalmente pronto, il direttore di scena
(sempre lui) corre verso i camerini (sia quelli
a piano terra che quelli al secondo piano) per
dare agli attori i cinque minuti. Nel frattempo
vado verso i camerini dove Matteo, un croni-
sta di Bergamo TV sta aspettando che Raffa-
ella Valsecchi, l’addetta stampa del teatro, lo
6 Che bello vedere una coppia longeva (stanno insieme da quasi tredici anni ormai) nel mondo dello spettacolo che usa ancora dolci nomignoli cambiando intonazione di voce e sorridendo vedendo l’altro arrivare.
114
introduca da Elisabetta Pozzi per un’intervista.
Chissà come la vive quest’intrusione nel suo ca-
merino durante questi pochi minuti di relax tra
una performance e l’altra. Sospiro; che brutto
che neanche la magia di questo luogo riesca
a tenere a bada la frenesia della vita esterna
(Matteo deve correre per preparare il suo filma-
to da diffondere sul sito web di L’eco di Berga-
mo oltre a preparare il pezzo che andrà in onda
su Bergamo Tv al telegiornale di domani).
Gli attori tornano in scena. La campanella dà
di nuovo il segnale, e le luci in platea si spengo-
no mentre quelle del palcoscenico si riaccen-
dono.
Quando mi sposto da un lato all’altro del pal-
coscenico, sento lo sguardo di Nunzio che per
un attimo si stacca dalla scena e controlla che
io non stia combinando guai. È incredibile (o
meglio a pensarci è normale, ma non ci avevo
mai pensato prima), il direttore di scena cono-
sce ogni battuta a memoria, sa a che momento
preciso Mariangela entrerà in scena, a che bat-
tuta Elisabetta uscirà dal palco per prendere
un vassoio che lui le tenderà. Quando azionare
con il telecomando l’elettrodomestico che rin-
corre l’attrice sulla scena, quando accendere
l’incenso che simulerà il fumo nel forno; insom-
ma non gli sfugge nulla. A guardarlo sembra ri-
lassato e calmo, ma ogni suo gesto è calcolato,
controllato, il suo corpo è teso come la corda di
un violino ad ogni cambiamento di scena.
Nei rari momenti in cui si siede sul bordo di
una cassa che conteneva gli accessori di sce-
na, lo raggiungo e cerco di capire cosa prova.
Quasi per scusarsi per il suo atteggiamento
diffidente di oggi, mi spiega che il direttore di
scena è responsabile di tutto, dagli attori alla
sicurezza in scena e dietro le quinte, quindi
ogni imprevisto per lui è un problema in più
da gestire. E i non addetti ai lavori non sono
ben visti solo per motivi di sicurezza. Mentre
mi parla del suo percorso professionale, mi di-
straggo… è incredibile come ci si può sbagliare
a giudicare le persone dai loro atteggiamenti
iniziali. Nunzio non ha nulla del gelido vento
montuoso, anzi è simpatico e anche caloroso
ogni tanto. Ogni tanto perché per lo più non
perde di vista la scena e scatta a ogni battuta
che richiede il suo intervento. Capisco ora che
il teatro non è solo l’incontro tra attori e spet-
tatori di cui parlano le definizioni, è anche tutto
questo lavoro che sta dietro.
Battuta finale. Il pubblico esulta e gli attori
ringraziano. Quando il sipario si chiude defi-
nitivamente, gli attori si abbracciano sfiniti
ma soddisfatti e Antonietta, la sarta, racco-
glie i costumi mentre Nunzio prepara l’ordine
del giorno da mettere in bacheca. Sembrano
una grande famiglia; saranno i quattro mesi
di tournée trascorsi insieme, o forse la magia
del teatro. Anna Gagliena (l’attrice romana fa-
mosa anche nella mia madre terra grazie alla
sua interpretazione della romantica e sensua-
le parrucchiera Mathilde nel film Il marito della
parrucchiera di Patrice Leconte) fa la sua ap-
parizione nelle quinte per salutare Elisabetta
e Mariangela. Quando i sei pompieri, fino ad
adesso sparsi nel teatro per garantirne la si-
curezza, si accorgono della sua presenza, di
tacito accordo prolungano la loro permanenza
senza mai perderla di vista. Quindi intercedo
in loro favore per ottenere una foto di gruppo
con le tre dive dello spettacolo. (Scatto che mi
115
varrà il sorriso raggiante dei nostri coraggiosi
cittadini in uniforme).
Appena fuori dal teatro mi fermo e riprendo
in mano la mia macchina fotografica; la neve
ha ricoperto la città di un lieve velo magico,
trasformandola in un magnifico scenario che
riporta alla mia mente il pensiero di prima:
dove sta la finzione, la realtà… il teatro è vita o
la vita è teatro. Mentre a passo lento e stanco
torno a casa, la memoria recupera da qualche
cassetto le parole che Ivan (Ivan Boffi il regi-
sta teatrale bergamasco con il quale ogni tan-
to vado in regata e di cui non perdo mai uno
spettacolo) cita sempre ai suoi attori: “L’unica
differenza tra il teatro e la vita è che il teatro è
sempre vero.”
Quindi, come si dice dalle mie parti, à bon en-
tendeur, salut7. n
7 A buon intenditore, arrivederci (poche parole). Nata nel XVII secolo quest’espressione è un invito alle persone che hanno colto il senso delle parole dette di agire e reagire. In questo caso è anche un invito a scrivermi, se avete delle quinte da svelare. Quindi vi lascio il mio indirizzo e-mail: [email protected]. E, per i più curiosi, le quinte di chi vi scrive le trovate sul blog del mio libro che si diverte a raccontarmi: http://milemary.blogspot.com/.
Il Sesto Elemento
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Salottino Virtuale
1 Per commenti e suggerimenti vi lascio il mio indirizzo e-mail: [email protected]. 2 Ci sono artisti di cui non bisognerebbe mai scoprire le quinte, come c’insegnano le tante biografie di geni maledetti; Stefano Bertoli invece è un uomo disponibile e aperto che sa mantenere le sue promesse, insomma una bella persona. Che tra l’altro quest’anno, il primo agosto per essere precisi, festeggerà il suo primo mezzo secolo! Auguri Stefano, e grazie di cuore per tutte queste emozioni che ci regali ogni volta che sali sul palcoscenico.3 Psicologo del lavoro e Psicoterapeuta, nonché assiduo frequentatore di questo Salottino Virtuale, che opera nelle istituzioni e con gli individui, attivando un percorso finalizzato ad accompagnare le persone ad aiutare se stesse per conquistare un metodo di riflessione volto a riappropriarsi di tutte le proprie potenzialità. www.carraraachille.it
di Maryline JM-W1
Dopo lo splendido volo in ultraleggero in compagnia di Roberto Marchesi (vedi Bergamo Up di marzo), il tema di questo Salottino Virtuale si è imposto da solo. La natura, le nostre montagne, questi spazi infiniti che ci empiono il cuore di poesia appena ci stacchiamo dalla civiltà.Se chiudo gli occhi e penso alla montagna, vedo le sue bianche cime maestose tormentate dal vento in un cielo pieno di sole. E se tendo l’orecchio, il vento ancora mi viene incontro, accompagnato dai lievi canti degli uccelli. Sorrido; pensando a questi canti della natura, il mio pensiero va a Bergamo Jazz 2010 che ci ha regalato, tra i tanti momenti di magia, la musica di un bergamasco illustre, Stefano Bertoli2, batterista, nonché percussionista e fondatore dell’associazione musicale Suonintorno di Gorle. Adoro quando dà voce a strumenti strani (spesso costruiti con materiale di fortuna, quali il tubo della stufa pieno di pallini di piombo che porta il mare sul palcoscenico) e ai richiami d’uccello. Durante una chiacchierata con lui, ho scoperto che è più attrezzato di un accanito cacciatore; ha comprato un intero set di richiami.
“Mi piacciono i colori della natura e con i suoi suoni mi piace evocarla per ricreare nella mente del pubblico un ambiente, una sensazione.”
La mia ammirazione per Stefano Bertoli è nata nel teatro di Zanica alcuni anni fa ascoltando Ninfe Avernali (di G. Trovesi, altro Bergamasco illustre) quando l’ho visto utilizzare quello che dalle mie parti si chiama la boîte vache (ossia quella scatola che, se capovolta, emette il muggito delle mucche).
“In questo caso la natura aveva una funzione ironica. Collaborando con teatri, danzatrici e poeti, sono abituato a creare atmosfere diverse da quelle richieste di norma ad un mu-sicista. Quella scatola me l’ha portata un mio amico dopo avergli parlato della scatola Simmenthal della mia infanzia che riproduceva per l’appunto il muh… bramato.”
Dovete sapere che quando ero piccola il mare per me era quello della Bretagna e della Normandia, dove le mucche colorano i prati con i loro mantelli color miele o maculato bianco e nero. Potete dunque immaginarvi quante volte ho capovolto quella scatola in vendita in tutti i negozi di souvenirs e non solo. Perciò sentirla in una sala concerto è stato come tornare indietro nel tempo e rivivere le mie estati sulla costa atlantica. Come potevo quindi non innamorarmi di quest’artista capace di trasportarmi con la sua armoniosa ironia musicale?
domina le alpi svizzere: “Le conversazioni dei diversi ospiti inducono ad osservazioni e ri-flessioni sulla vita. In particolare l’attenzione è rivolta alla malattia non contrapposta alla sa-lute, ma come elemento costituente della vita. L’apparente disagio della malattia, permette di staccarsi dalle incombenze quotidiane e dedicarsi alla riflessione sul senso della vita. Ritengo che la scelta del titolo e dell’ambien-tazione non siano casuali perché la montagna spinge a confrontarci e a sfidare noi stessi. Ba-sti pensare alle ascensioni, che talvolta, pur-troppo, mettono a repentaglio anche la vita op-pure quando noi raggiungiamo soddisfatti una vetta, vediamo quante altre ci aspettano e ci spronano in nuove imprese. La montagna è an-che un luogo sacro, nel senso lato del termine, il ricordo immediato è all’Olimpo, sede degli dei, o a Mosè che sul monte Sinai ricevette i
No, non mi sono persa nei meandri dei miei pensieri, o per lo meno non troppo, visto che la montagna è anche meditazione, come ce lo ricorda Achille Carrara3 con La Montagna Incan-tata, il titolo di un capolavoro del secolo scorso scritto da Thomas Mann (ed. Tea) ed ambien-tato nel sanatorio di Davos che da un’altura
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comandamenti. Infatti proprio in questi giorni la tribù dei Dongria Kondh, nello Stato india-no dell’Orissa, ha chiesto il sostegno di James Cameron, regista di Avatar, per difendere la loro Montagna Sacra da una multinazionale determinata a distruggerla con l’estrazione di bauxite4.”
Sospiro. Anche da noi gli interessi socio econo-mici hanno rivoluzionato i nostri paesaggi con scavi industriali e intensificazione dell’agricol-tura a discapito dei prati permanenti e dei pa-scoli, entrambi fondamentali per la salvaguar-dia della biodiversità. Non è facile riuscire a trovare la giusta via di mezzo che concilia le esigenze di tutti, ma per fortuna oggi c’è una nuova consapevolezza dell’importanza della complessità della natura, dove ogni specie animale e vegetale - anche la più infima o quella predatrice – è essenziale per rendere gli ecosistemi più resistenti agli stress am-bientali e garantire la sopravivenza dell’esse-re umano. E infatti, per esempio, dopo averli perseguitati quasi fino all’estinzione nei se-coli scorsi, oggi convenzioni internazionali e leggi nazionali difendono preziosi predatori quali l’orso e il lupo. Da qualche anno, sono state trovate tracce di due giovani maschi orsi, quasi sicuramente provenienti da una popo-lazione trentina, che si sono alternati nelle Orobie bergamasche e valtellinesi, creando qualche scompiglio tra la popolazione locale. Eppure il loro ruolo è fondamentale; nutrendo-si di carogne, aiutano a limitare l’insorgere di malattie, migliorando così le condizioni di sa-lute degli animali. Allo stesso modo, dal 2000 sono state segnalate presenze sporadiche del lupo in Val Seriana. Il quale, nutrendosi di un-gulati selvatici (caprioli e camosci, e in nume-
ro minore stambecchi, mufloni e cervi) e pre-ferendo animali giovani e inesperti o vecchi e malati, svolge una funzione chiave di controllo dei tassi di crescita delle specie preda. Certo il lupo entra così in competizione con i nostri cacciatori che non sono più abituati ad avere competitori e la popolazione locale deve far fronte a paure ancestrali. Quindi è chiaro che la biodiversità deve passare attraverso un’in-formazione basata sulla conoscenza scientifica dei comportamenti dei predatori nei confronti dell’uomo e delle sue attività zootecniche. Ma non è impossibile. Insomma come lo avrete capito, le nostre mon-tagne hanno dato spunto a numerosi pensieri ed è stato veramente difficile scegliere solo quattro ospiti. Ma con la città che si prepara5 per l’arrivo degli Alpini (7,8 e 9 maggio), ho pensato di dare la parola alla Storia, grazie a Paolo Valoti, quindi alle Piante, con la Dott.ssa Chiara Masseroni, alla Tutela del Territorio, grazie a Roberto Marchesi, e infine all’Imma-gine, con Emilio Moreschi. Un grazie di cuore agli ospiti per la loro disponibilità e un grazie anche a Nicola Baruffaldi6, questo sconosciuto incontrato in montagna che ha accettato di condividere questi scatti che illustrano l’introduzione al Salottino Virtuale di questo mese.
E, se per caso siete liberi lunedì 26 aprile e il cammin di vostra vita vi porta verso Milano, venite alle Segrete della storica libreria Bocca (via Molino delle Armi, 5). Alle 18:30 presen-terò il mio primo romanzo collage©, Dans les coulisses... ed. Il Filo. Il libro contiene, tra le altre cose, un interessante incontro con Erik Gandini, il regista di Videocracy che ha scosso la 66ª Mostra internazionale d’arte cinemato-grafica di Venezia, e non solo, con un’analisi del potere della televisione e di come influenzi i nostri comportamenti. n
4 http://www.survival.it/film/mine5 Ne approfitto per segnalare il bellissimo giardino «Giardino olfattivo della casa degli artisti al castello di Bergamo (San Vigilio)». recupero di un contesto bellissimo, che conoscono di più gli stranieri che i bergamaschi. Il progetto è realizzato dagli studenti di 4ªC e 4ªD dell’Istituto agrario, in collaborazione con il Master San Vigilio diretto dall’architetto F. Valsecchi. I ragazzi, seguiti dai professori Mariarita Villa e Roberto Conte, creeranno il ripristino di un’area all’interno del giardino (aiuola centrale e la parte vicino al pergolato) inserendo diversi tipi di piante che hanno un richiamo storico e alla tradizione, come il bosso, il ligustro e le stelle alpine in onore anche all’adunata nazionale degli Alpini che quest’anno si terrà a Bergamo.6 Andate a visitare il suo sito, merita! http://www.nicolabaruffaldi.com/ E per i più curiosi, i dettagli del nostro incontro sono sul mio blog (archivio: gennaio 2010)
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5 Paolo Valoti è socio della Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano (CAI) dal 1982 e attualmente Presidente sezionale eletto per il terzo mandato 2008/2010, nonché Istruttore Nazionale di Sci Alpinismo (INSA) nella Scuola di Sci Alpinismo “Bepi Piazzoli” e Istruttore di alpinismo. La Sezione CAI di Bergamo è stata fondata il 23 maggio 1873 ed è stata dedicata nel 1936 alla memoria di Antonio Locatelli. Oggi è la prima Sezione italiana per numero di soci e conta circa 10.000 soci distribuiti nelle 19 sedi territoriali capillarmente diffuse nella provincia bergamasca. Il Club Alpino Italiano è una storica e moderna realtà associativa con profonde e sane radici in montagna che si rinnovano senza sosta nel servizio per la montagna e per le sue genti grazie alla dedizione dei soci attivi impegnati a diffondere i grandi valori del Club e a condividere l’intramontabile passione per la Montagna, in ogni sua espressione, in particolare coinvolgendo i giovani d’ieri, di oggi e di domani.
Parola alla StoriaCon Paolo Valoti 1
‘Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle mon-
tagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati nei campi dove furono impicca-
ti. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero,
perché li è nata la nostra Costituzione’. (Piero Calamandrei)
Tra i diversi itinerari storici sparsi tra le nostre
montagne, quello che dal paese di Gandino
conduce al rifugio Malga Lunga, posto sullo
spartiacque fra Val Seriana e Val Cavallina, è
di notevole interesse storico e naturalistico. La
Malga Lunga fu un’importante base operativa
e logistica della 53a Brigata Garibaldi; il rifu-
gio sorge proprio laddove avvenne l’uccisione
di alcuni suoi componenti e ospita un museo
con una significativa raccolta di fotografie, do-
cumenti e cimeli che narrano la vicende della
formazione, affinché la Storia diventi monito
per tutti per non dimenticare.
Per coloro volessero percorrere l’itinerario più
lungo (12 chilometri) possono lasciare l’auto
all’inizio della strada che sale in Valpiana, nel-
la parte bassa di Gandino (525m), e prendere
sulla sinistra il sentiero CAI n° 544 lungo un
cammino che incrocia la strada, per giungere
in poco meno di un’ora e mezza vicino alla
chiesetta di Valpiana (1050m), dedicata a
Monsignore Giovanni Macconi.
Altrimenti a questa chiesetta si può anche ar-
rivare con automezzi propri. Quindi dal par-
cheggio si prosegue lungo la strada asfaltata
che percorre la bella Valpiana e sale verso la
Malga Lunga. Dopo quasi 20 minuti si prende
sulla destra l’evidente sentiero CAI n° 544 che
con altri 30 minuti circa porta in prossimità
della Malga Lunga a quota 1235m, posto dove
è possibile vedere splendidi panorami sul lago
d’Iseo e i monti della Valle Camonica. n
Salottino Virtuale
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Parola alle PianteCon la Dott.ssa Chiara Masseroni1
1 La Dott.ssa Chiara Masseroni ha studiato Chimica Farmaceutica e dopo la laurea ha continuato a specializzarsi in Fitoterapia e Omeopatia, addentrandosi in un mondo di principi attivi vegetali con le più svariate virtù medicamentose. www.angolosalute.it, 035 231809 – 035 4599500
Curarsi con le piante... il desiderio di molti.
Io stessa mi sono lasciata affascinare da que-
sto mondo meraviglioso: estratti secchi, tisane,
infusi, decotti...ciascuno con una sua proprie-
tà. Purtroppo non sempre “naturale” è anche
sinonimo di “sicuro” e nulla comunque può
prescindere da una solida documentazione
scientifica. Esistono infatti molte piante con-
tenenti principi attivi tossici o che non vanno
assunti contemporaneamente ad una terapia
farmacologica. Ma esistono anche piante me-
dicinali ragionevolmente “sicure” ed estrema-
mente efficaci. Non si tratta necessariamen-
te di specie esotiche o rare, molte di queste
crescono anche da noi, nelle nostre Valli, sulle
nostre bellissime Orobie. Un esempio perfet-
to: la Malva (Malva Silvestris) bella, buona e
utilissima!
Appartiene alla
famiglia delle
Malvacee e si
riconosce per
i suoi fiori lilla
venati di rosa
(maggio-ago-
sto) con 5 petali distanziati, dal margine su-
periore segnato da una insenatura, per i frutti
a dischetti biconcavi e per le foglie dal lungo
picciuolo ricoperte di una ruvida peluria. Con-
siderata nell’antichità pianta sacra col potere
di liberare gli uomini dalla schiavitù delle pas-
sioni, nel XVI secolo, in Italia, era denominata
Omnimorbia: rimedio per tutti i mali.
In effetti vanta svariate proprietà, tra le più
spiccate quelle emollienti ed antinfiammato-
rie.
Se ne utilizzano foglie e fiori (raccolti prima
della completa fioritura) che vanno fatti essic-
care all’aria e all’ombra. La conservazione è
piuttosto difficile; i fiori essiccando diventano
blu e si decolorano alla luce.
La sua ricchezza in mucillagini ne giustifica le
proprietà emollienti: i fiori e le foglie, mucil-
laginosi, esercitano un’azione lenitiva e pro-
tettiva sulle mucose infiammate. Da sempre
utilizzata come blando lassativo, la malva è
un valido regolatore intestinale per anziani e
bambini; inoltre i fiori sono un rimedio assai
efficace nel favorire l’espettorazione del catar-
ro e nel calmare la tosse disinfiammando le
mucose bronchiali. Pertanto è facile ritrovarla
nelle formulazioni di tisane pettorali. Si può
utilizzare anche per gargarismi su una gola in-
fiammata, per fare toccature su afte dolorose
e per semicupi nei problemi di emorroidi.
L’infuso si prepara con un cucchiaino da caf-
fè di pianta secca per ogni tazza, si lascia in
infusione in acqua bollente per almeno venti
minuti per dar tempo alle mucillagini di rigon-
fiarsi. Attenzione a chi assume farmaci perché
la contemporanea assunzione di malva potreb-
be diminuirne l’assorbimento!
Bella e dal sapore gradevole, priva di effetti
collaterali è dunque una pianta medicinale uti-
le per diversi problemi e davvero preziosa. n
Salottino Virtuale
121
Con Roberto Marchesi1
Parola alla Tutela del Territorio
1 Campione della Val Brembana che ha partecipato a varie competizioni mondiali tra cui il Biathlon 10 km alle Olimpiadi di Calgary nel 1988 nonché socio onorario del G.O.V.O. (Gruppo Osservatori Verde Orobico presieduto dall’ Ing. Roberto Ca-rosio) che fa parte della protezione civile. Nel corso degli anni il G.O.V.O. è sempre stato ai primi posti, per efficienza, tra i Gruppi Nazionali, meritandosi encomi e stima da parte delle autorità nonché l’iscrizione nell’Albo Regionale del Volontariato di Protezione. Oltre all’attività di ricognizione, gestisce e presiede, nei giorni festivi e prefestivi, la Sala Operativa Antincendio Boschivo della Direzione Generale Agricoltura, con sede a Milano. Attualmente il Gruppo conta circa 150 tra soci e sostenitori ed ogni anno nuovi volontari, si associano, non vi è limite di età o sesso, basta solo tanta buona volontà e soprattutto tanta passione per il volo.2 E’ lo stesso attrezzo utilizzato in strada da operatori ecologici per pulire/soffiare i marciapiedi da sporcizia. Serve per lo spegnimento di piccoli/medi incendi boschivi e può essere utilizzato sia per pulire una fascia boschiva dal fogliame per evitare di fornire combustibile al fuoco che sta avanzando, sia per soffocare la fiamma (L’aria generata dal motore viene fatta passare ad alta pressione in un tubo che va a contatto con il terreno e con le fiamme. Se tenuto a una certa distanza dalle fiamme, quest’aria porterebbe ossigeno e quindi alimenterebbe il fuoco; mentre se viene tenuto a contatto tra il terreno e la fiamma, la pressione dell’aria elimina l’ossigeno che genera la fiamma e quindi la spegne).3 Il progetto - chiamato: Il Patto locale di sicurezza urbana - è stato approvato e finanziato dal Ministero dell’Interno con il patrocinio dalla Regione Lombardia e sarà operativo da giugno/luglio 2010. Controllerà e tutelerà il territorio di 16 Comuni oltre il Parco dell’Oglio nella tratta tra il lago d’Iseo fino alla provincia di Cremona toccando le sponde di altri 34 comuni per un totale di 500 kmq.
Fino ad alcuni anni fa prestavo servizio presso il Cor-po Forestale dello Stato. Agli inizi ero in forza al Cen-tro Sportivo di Auronzo di Cadore, quindi al Comando Stazione di Curno ed infine al Nucleo Antincendi Bo-schivi di Curno. Nei periodi di massima pericolosità si usciva spesso su segnalazione a svolgere attività di spegnimento incendi boschivi attrezzati di autobotte e soffiatori2 da mettere in spalla quando ci si doveva inoltrare nel bosco o la notte quando i mezzi aerei addetti allo spe-gnimento non erano autorizzati al decollo. Malgrado l’esperienza e pur agendo sempre e comun-que in sicurezza, spesso si rischiava la propria pelle (per via del vento, della sua forza e dei suoi cambia-menti di direzione) pur di spegnere quelle maledette fiamme appiccate per l’80% dei casi da piromani. Nel 2002 ho dato le dimissioni e ora di professione faccio tutt’altro, però il senso della tutela del territorio mi è rimasto. Oggi la mia vera passione è il volo, e più esattamente il volo in montagna, ma questo ormai lo avete capito dopo il numero di marzo di Bergamo Up. Una passione che unisce l’utile al dilettevole; perfi-no gli aerei di linea contribuiscono alla salvaguardia dell’ambiente, comunicando alla sala operativa del 1515 del Corpo Forestale dello Stato le coordinate degli incendi boschivi avvistati, quindi figuriamoci un appassionato di volo e di montagna. La tutela del territorio per vie aeree è fondamentale, e lo sanno tutti, infatti il servizio di prevenzione incendi con mezzi aerei leggeri di società private è da anni utilizzato da tutte le regioni italiane. Ottimo servizio si potrebbe dire; appalti milionari, ma ottimo lavoro. Il problema è: conviene? Alle società che prendono l’appalto, sicuramente. Così come sicuramente con-viene in qualche “modo” anche alle regioni. Ma a Noi contribuenti?
In Italia i piloti di aerei ultraleggeri sono in continuo aumento. Vuoi per il costo ancora accessibile dell’ac-quisto del mezzo. Vuoi perché il certificato di abilita-zione costa un terzo di un normale brevetto PPL. Vuoi perché essendo ultraleggeri, il motore ha bisogno di meno cavalli quindi consumano meno. Vuoi perché sono alimentati con benzina verde anziché combusti-bile avio quindi costa meno. O vuoi perché decollano e atterrano in pochi metri e non sono soggetti a molti vincoli rispetto agli aerei di aviazione generale. Co-munque sia, è un dato di fatto, i piloti di ultraleggeri sono sempre più numerosi nei nostri cieli e volano per pura passione (il loro brevetto o per meglio dire il loro certificato di abilitazione gli permette di volare solo per diporto e non per lavoro). E chi dice passione per il volo in ultraleggero, spes-so dice passione anche per la natura, quindi tanti di loro sarebbero sicuramente disponibili a effettuare, volontariamente, voli di ricognizione per la salvaguar-dia dei boschi italiani. Se a questo si aggiunge che il mezzo è ideale perché - obbligato dall’aviazione pesante a volare a 150 metri dal suolo e capace di volare a basse velocità - trasforma i pilota in ottimi osservatori. La domanda che sorge spontanea è: per-ché non approfittarne?E, infatti, alcune regioni fanno appello a questi vo-lontari. Ma non sono la maggioranza, anzi, molte re-gioni, specialmente le più ricche, ancora oggi non ci sentono. Da noi, in Lombardia, due realtà si contrappongono. Comuni intelligenti, quali il comune di Chiari (BS) che si sta organizzando per addestrare 6 dei suoi addetti alla Polizia Locale al pilotaggio di aerei in questione non solo per la prevenzione degli incendi, bensì an-che per tutelare il territorio da costruzioni abusive e abbandono di rifiuti spesso risultanti tossici/nocivi in zone sperdute nelle campagne o comunque impossi-bili da raggiungere2.E comuni dove, se offri un servizio di qualità (ex-guardia Forestale addetto alla sezione antincendi boschivi) e poco oneroso in quanto volontario (solo rimborso spese), vieni scartato a favore di società che costeranno alla comunità uno sproposito. Perché? Io la mia idea ce l’ho, e ve l’ho espressa, ora tocca a voi, se v’interessa, farvi la vostra. n
122
Parola all’immagineCon Emilio Moreschi1
1 Emilio Moreschi è imprenditore, presidente del Museo Adriano Bernareggi di Bergamo, amministratore e consigliere di Fondazione Bergamo nella storia nonché autore, tra gli altri, del volume fotografico “Emilio Moreschi fotografo. Tradizioni e lavoro in montagna” da cui sono tratte queste fotografie scattate nell’ambito dell’allestimento di un archivio delle immagini sull’evoluzione del mondo rurale. Attraverso quest’opera Emilio Moreschi ci fa conoscere alcuni stralci di vita nelle valli, in particolare, Valle Imagna, Valle Brembana, Valle Taleggio, Valtellina.
Il mio amore per la montagna e per la gente
che la abita è alla base di queste fotografie
scattate negli anni Settanta. Ho viaggiato a
lungo per i paesi e le valli delle Orobie, e le
persone che ho avvicinato mi hanno insegnato
molto sulla natura e sulla vita. Ecco perché,
attraverso questi scatti, ho cercato di valoriz-
zare il lavoro e la dignità dei comportamenti
umani: due qualità che appartengono alla na-
tura più intima dei valligiani. n
Salottino Virtuale
123
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dramma interiore che aveva tenuto nascosto alla curiosità di chissà quanti altri avevano avuto la sua stessa curiosità, ai quali aveva risposto con un muro di diffidenza e di chiusure. Forse si era confidata con qualcuno, un’amica, che non aveva resistito alla tentazione di liberarsi del peso angoscioso di quel segreto che avrebbe dovuto custodire con cura e rispettoso silenzio. Si era sentita tradita, proba-bilmente. Poi ripensava alla delicatezza di sguardo dei giorni passati, quando era entrata a servizio in casa sua, rivedendola in tutto il suo splendore, e allora dubitava sull’ipotesi del tradimento. Con chi avrebbe potuto confidarsi, visto che non era mai uscita da sola per le vie del paese? L’unica volta che aveva messo il piede fuori dal cancello era stato per andare insieme in montagna. Il tradimento era da escludere nella maniera più assoluta. Ricadeva all’istante nel dubbio e nel rimorso. Poi cercava la spiegazione di tanta afflizione proprio nella dedi-zione della donna che rivolgeva alla cura della casa. Probabilmente era stanca, aveva bisogno di mag-gior riposo, oppure doveva andare più in giro, scen-dere al di là del fiume, sedersi sull’erba, ascoltare il fragore della piena, raggiungere i negozi sotto i portici, guardare le vetrine, comprare un nuovo ve-stito, una maglietta, una borsa. Ebbe un sussulto, come una certezza, che dovesse incitarla a questo genere di attività, che le avrebbero ridato il piacere del sorriso e della felicità.- Perché non usciamo, Tilde? - le propose, agitato dall’impeto di questa nuova consapevolezza che aveva acquisito, raggiungendola nel salone.- Come? - sbottò, facendo un verso di agghiacciante stupore. - Dove vuole andare?- In nessun posto particolare, - scemò il tono di voce, divenendo un tenue ed incerto sussurro. - Così, in giro… Tanto per cambiare aria… Non mi sembra il caso che tu resti in casa tutto il giorno. - No, non ne ho voglia, - lo guardò con un’ossessiva aria di perplessità. - Se vuole uscire lei, esca… Io
6 - Prima Parte
Il professore era preoccupato per l’espressione ma-linconica che da un po’ di tempo vedeva comparire troppo spesso sul volto di Tilde. Gli sembrava piut-tosto scontenta, come se un tormento misterioso la agitasse e la soffocasse. Pensò che fosse a causa dei ricordi della sua vita trascorsa, che tornavano all’improvviso e le toglievano la grazia della sere-nità. Si rammaricò per avere insistito con lei perché gli raccontasse quei fatti e quell’esperienza. Ma egli non poteva immaginare tanto strazio. Si confortava, cercando di vincere con altre suggestioni i rimorsi per una colpa che gli pareva immeritata e ingiusta. Non voleva procurarle quel dolore, ma aveva chiesto
solo ed esclusiva-mente per soddi-sfare una curiosità. Non trovava niente di male in questo. Se avesse previsto l’esito di quel deli-rante sconforto in cui era precipitata la donna, non solo avrebbe evitato la sua insistenza ma neanche si sa-rebbe sognato di accennare al più lieve sussurro che per qualche moti-vo avrebbe potuto offenderla. La vedeva sospi-rare, e rinnova-va dentro di sé il rimpianto di non aver saputo coglie-re probabilmente nel suo sguardo il
Un noir inedito1
La governante Tilde
di Antonio G. D’Errico2
1 Negli episodi precedenti: La morte sospetta del vecchio preside di un noto liceo di Ber-gamo manda nel panico i cittadini di Roncola. Il commissario Gribaudi della questura indaga tra gli abitanti del paese, che si sono chiusi in un mutismo inspiegabile. La signora Tilde, ex allieva del professore Ruggeri, si trasferisce a San Pellegrino per incontrare l’anziano ormai in pensione. Sono passati trent’anni dall’ultima volta che si sono visti. Il professore non la ricono-sce, e la invita a casa sua, per il piacere subdolo della donna. Le propone di occuparsi della casa come governante, insistendo che si trasferisca a casa con lui. Dopo un finto dubbio, la donna accetta.2 Scrittore e sceneggiatore teatrale, televisivo e cinematografico. Tra le varie opere e riconoscimenti di Antonio G. D’Errico si segnalano due lavori diversi per dare un’idea della vastità dell’opera di quest’artista. Il suo ultimo lavoro, il thriller ambientato nella Bergamasca, Il Discepolo - ed.Frilli (classificato, alla votazione della giuria popolare, al terzo posto del premio Scerba-nenco, edizione 2008) che s’ispira al mondo dei giovani, e in particolare al mondo nascosto delle sette sataniche. E un lavoro realizzato con Donato Placido, attore e poeta, fratello del più noto attore e regista Michele Placido, “Montalto. Fino all’ultimo respiro, diario sentimentale” (Giuseppe Laterza Editrice, dicembre 2000) Premio Pavese, edizione 2002, e Premio città di Monteverde, V edizione, estate 2001. Dal cui romanzo è stato tratto un film sul caso “Montalto”, il giovane agente di polizia penitenziaria ucciso nella campagna di Trapani la sera del 23 dicembre 1995, vittima di un agguato mafioso. Per i più curiosi ecco il suo spazio nell’etere: http://www.myspace.com/antoniogderrico
127
- Sì, da seduti si è comodi, e si dà l’idea di comodi-tà ai ragazzi! In piedi si dà un’idea diversa, perché diversa è la posizione!- Ma che strane idee sono queste? - mutò repentina-mente stato d’animo, come se fosse stato punto da quelle affermazioni. Cercò la provocazione sarcasti-ca e oscena: - Non mi dire che tra i tanti lavori che hai cambiato hai fatto anche l’insegnante!Lo fissò con estrema indignazione. - No! - replicò all’istante. - Non si è bravi in un lavoro solo perché ci è stato permesso di esercitarlo, ma lo si fa bene perché si è avuto modo di approfondire ogni suo più intimo dettaglio, senza dare niente per scontato!- Vuoi fare tu adesso l’insegnante con me?Lo fissò a lungo, accentuando la severità dello sguardo. - No, - rispose. - Le ho chiesto io di parlar-mi del suo lavoro! E’ lei l’insegnante! Anche se ho le mie idee da esprimere al riguardo!- Vuoi sentire le mie idee o vuoi espormi le tue? - ri-badì la sua posizione.- Tutt’e due, se è consentito. E’ uno scambio imma-gino, mica un monologo.Sospirò l’insegnante, e continuò subito dopo: - Vuoi chiedermi altro? - Certamente, sì.- Di’, cercherò di risponderti come mi riesce, spe-rando che mi riesca bene! - cercò l’esasperazione con quell’altra provocazione.Tilde non si scompose. - Se vuole, risponda all’altra
non me la sento….- Perché, Tilde? - ribatté, con la delusione che gli aveva annebbiato la vista.- Perché non ne ho voglia! - rispose, con tutta la convinzione.- Volevo uscire con te, - fece un blando tentativo di persuasione. - Credo che tu ne abbia bisogno.Cominciò a dubitare sulle intenzioni di quella pro-posta; replicò, mantenendo a stento la dignità e il contegno: - No, grazie per la sua gentilezza, ma so bene ciò di cui ho bisogno.Il professore trattenne l’istinto di voler cercare altre spiegazioni con un semplice “Cioè?”. Evitò di do-ver ricadere nell’errore dell’insistenza. Pensò che avrebbe potuto scatenare altri gravi danni irrepara-bili. Accettò il rifiuto di Tilde, ritenendo che avesse altri motivi, altri misteri, che non era necessario che svelasse. - Va bene, - mormorò tristemente, - io vado in giardino… Se hai piacere della mia compagnia sono di là.Scosse la testa la donna, odiando quel vecchio, che si trascinò con le gambe malferme fuori della stan-za. Fece biechi commenti su di lui e sui suoi modi assurdi di comportarsi. Fece un verso di disgusto, cacciando la lingua tra i denti, rigurgitando nella gola, pensando alla sua compagnia, di cui non aveva mai avuto nessun piacere. Il disgusto sì, quello era l’unico moto dell’anima che riusciva a procurarle.
La sera mangiarono in silenzio. La donna aveva in odio anche il suo respiro, il suo modo affannoso di portare il cibo alla bocca, le sue mani tremolanti, secche e tozze che reggevano il metallo del cucchia-io. Era decisa a portare a termine quella farsa.- Perché non mi parla del suo lavoro? - disse, con una parvenza di disponibilità al dialogo.- Perché? - tremò nella bocca il vecchio, stupito da quel modo di porsi delicato e improvviso, di cui ave-va perso la memoria e le speranze.- Perché no? - accentuò la grazia nel volto, che si accese di dolcezza e meraviglia.Il professore fu lieto di quel recupero di forma e di splendore. - Sì, hai ragione, - sorrise. - Perché no?- Eh, - fece lei. - Allora, mi dica.- Che cosa vuoi sapere?- Non so…. Il suo metodo di insegnamento… Il modo con cui stava in classe…- In che senso? - dubitò.- Stava seduto alla cattedra o stava in piedi durante le sue lezioni?- Che importanza ha? - soffiò tra i denti, stranito, storcendo la bocca, dando forma ad un ghigno che nelle intenzioni voleva essere di sufficienza, riuscen-do appena ad abbozzare una smorfia bruciante e stomachevole.- Risponda, - ripeté: - Stava seduto o in piedi?- Uh, - tentò di banalizzare con un sorriso, che rese ancora più grave la deformità del suo volto. - Se-duto, stavo seduto, - rispose, rumoreggiando nella gola, con un affanno sottile, ritmato e divertito.- Infatti, - pronunciò, come una conferma.- Che differenza c’è secondo te? Si parla con la boc-ca mica coi piedi! Seduto o in piedi l’efficacia della voce è la stessa.- Sì, certo, la voce è la stessa… ma la comodità è diversa!- Come, come? - aumentò l’affanno.
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domanda che le ho fatto: qual era il suo metodo di insegnamento?- Sì, - masticò tra i denti. - Vedi, il mio metodo era lo stesso dei milioni di insegnanti che a quei tempi erano nelle scuole come me, - esitò un istante. - Effettivamente erano tempi in cui vigeva un certo rigore, anche se non più di tanto… Era piuttosto una forma, un modo per esigere rispetto e disciplina da-gli allievi, i quali se lasciati senza freno sono peggio del loglio in un campo seminato!Tilde ingrossò appena il respiro, scoraggiata dal pa-ragone che il professore aveva fatto con quell’erba infestante, per rendere l’idea della stessa minaccia rappresentata dall’irrequietezza dei ragazzi. Le ven-ne anche il dubbio che avesse cercato di impressio-narla con quel riferimento tutt’altro che colto, diver-samente da come aveva pensato lui, che in un certo senso voleva rimandare a nozioni di botanica o di erboristeria. Ma in lei aveva suscitato solo il disprez-zo, per un essere che non aveva neanche cultura e attitudini per l’agricoltura, ambito a cui meglio si addiceva il suo modo di essere e di esprimersi. Lo odiò profondamente, rivedendolo nel suo atteggia-mento ridicolo e arrogante che teneva in classe.- Lo si faceva soprattutto per educarli, - continuò l’anziano, con il suo tono osceno, nonostante fosse inconsapevole della gravità delle sue dichiarazioni. - Per insegnare loro che ci sono dei ruoli da rispet-tare… quegli stessi ruoli che da grandi imporrà loro la vita…Sospirò la donna, nauseata da quei discorsi che più volte gli aveva sentito pronunciare standosene se-duto comodamente sulla sedia dietro la cattedra. In realtà non era mai riuscito neanche a sentirlo, tal-mente era distante lo spazio che li separava dentro l’aria di quell’aula lunghissima e stretta, dove le sue parole arrivavano appena come un sussurro, quasi fossero pronunciate di proposito come un’offesa per chi cercasse inutilmente di cogliere il senso di un contenuto, riuscendo a malapena a distinguere il rumore di qualche sillaba che creava solo fastidio e rabbia. - La vita! - sbottò, con una vena di rancore, per impedirgli che continuasse con altre sentenze di nessun valore. - Sarà proprio lei, la vita, ad inse-gnare al momento opportuno ciò che è necessario imparare! Ma al momento opportuno! Senza voler pretendere da chi ha unicamente la preoccupazione di crescere che impari quanto non può capire allo-ra, che potrà capire solo domani, quel domani che la vita sceglierà o ha già scelto per lui! - si fermò un istante, per cogliere la tensione nello sguardo dell’anziano, che ansimava per l’affanno, vedendo in quella verità che gli veniva opposta solo l’intenzione e il piacere subdolo e sottile di volerlo contraria-re. Tilde andò avanti, ritrovando nel volto sfigurato dell’altro tutta l’apparenza delle sue considerazioni; continuò, perché voleva insegnargli qualcosa, nono-stante fosse troppo tardi, ma doveva fargli capire gli errori che aveva commesso, che gli rimanessero almeno come rimorso o come dannazione di una colpa. - La scuola deve occuparsi di insegnare ciò
che appartiene al presente e alle possibilità di chi deve imparare, senza preoccuparsi del suo futuro! Il futuro si costruisce giorno dopo giorno, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza! La scuola deve preparare ad affrontare il presente, perché attraver-so il presente si costruisce il futuro! Ciò che sarà non è prevedibile, e molto spesso si sbaglia a voler fare previsioni! La scuola deve insegnare un meto-do, deve sviluppare lo spirito di osservazione in chi è privo di questi strumenti, per un suo naturale limi-te e non certo per incapacità! Se è stata in grado di rendere chiare al ragazzo le sue possibilità e gliele ha fatte riconoscere come proprie, allora la scuola ha favorito la sua crescita! Diversamente, se gli ha richiesto solo di aderire a obblighi, ordini, conven-zioni, pur tenendo conto della vita, quella futura, ha fallito nel suo compito!- Tu sei un’arrogante, - affermò con estremo ranco-re, soffiando il respiro, che uscì come un sordo e tragico lamento. Fu colto dalla sensazione grave e improvvisa di alzarsi dal tavolo e lasciarla da sola a ripensare alle sue stupide e offensive insinuazioni. Rantolò in modo pesante e amaro. Lasciò cadere il cucchiaio nel piatto. n
La governante Tilde
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Un tavolo per dueGeNNARO & PiA1
APPASSIONATO DI CUCINA, MEMBRO DI UN’IMPORTANTE ACCADEMIA GASTRONOMICA, QUANDO
PASSA PER BERGAMO, CERCA UN BUON LOCALE PER PASSARE UN MOMENTO CON LEI.
1 Via Borgo Palazzo, 25 - Bergamo - 035 242366
Ci sono ristoranti “speciali” che sono in realtà
fin troppo, e opacamente, normali, e ci sono
alcuni ristoranti “normali” che sono invece un
po’ speciali. La caratteristica di Gennaro e Pia
è appunto questa, di essere così perfettamen-
te e positivamente “normale” da risultare qua-
si speciale.
Se volete stupire, dunque, non è il vostro po-
sto; se volete invece semplicemente star bene
a tavola, ciò che vi dico, cari miei, è: andate-
ci.
Cosa fa la differenza rispetto a tanti posti al-
trettanto “normali” ma meno speciali ? Ad
esempio, il personale. Tanto la gentile e gra-
ziosa signora bionda che ti accoglie, quanto
lo staff di camerieri hanno quel giusto mix di
cortesia e professionalità che ti fa rilassare a
dovere. Ho notato che spesso i buoni ristoranti,
nella fascia media, li riconosci da questo: ca-
merieri ben vestiti, di mezz’età o perché no an-
che anzianotti, sempre quelli, e di buon umore
senza far gli spiritosi. I camerieri di Gennaro
e Pia meritano in tutto questo la lode, e non
per caso il servizio è rapido e accorto. Vedi
contenti e tranquilli anche i tapini costretti dal-
le circostanze a mangiar soli, creature altrove
misere, indurite e reiette: qui si sentono ap-
prezzati, questa è civiltà.
Sei un habitué?
Diciamo che è un ristorante
dove torno volentieri.
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Del cibo, io prediligo alcune cose: il buffet di
verdure cucinate, ad esempio, sembra “cheap”
a dirlo e invece lo mangerei tutti i giorni e tutto
il giorno, ricco, vario, goloso, non troppo unto,
mi basterebbe quello per essere contento. E
poi, ottimo, il fritto di pesce alla Gennaro, non
un malloppazzo spesso ammoniacato di gam-
beri e calamari, come altrove spesso capita,
ma ben variato con acciughe, moscardini, ver-
dure, qualche occasionale scampo e pesciozzo
di paranza, mai pesante anche se un po’ labo-
rioso, perché il braccino corto nelle porzioni
non abita qui.
Ma anche la pasta fresca con ragù di pesce,
o, come sceglie lei, con gamberi e zucchine
è all’altezza, grazie a quel sapiente e intenso
sughetto di olio, aglio, pomodoro e profumo di
mare che non puoi non tirar su col pane, che
è il segreto di tutti i buoni primi piatti (rossi)
alla marinara.
Mi distraggo ogni tanto con l’antipasto di mare
freddo, a volte più riuscito, a volte più anoni-
mo, ma che (inorridiscano i puristi) rendo
sempre ben accetto annegandolo nel buono e
forte olio per condire. Per chi ci vuole dare
dentro, c’è poi tutto l’armamentario della cu-
cina bergamasca, ed un solido carrello di dolci
che si scambia sguardi minacciosi con il fega-
to, ma non privo di attrattive. Per chi ama la
pizza, pizze a volontà: Gennaro il fondatore fu
appunto uno dei padri pellegrini della pizza a
Bergamo.
Detto tutto il bene che potevo, segnalo che sui
vini non si va troppo per il sottile: cantina one-
sta ma nulla più, e che il menu è nei secoli
fedele, non aspettatevi invenzioni stagionali.
Poche pecche, dunque. Gennaro, che vedevi or-
goglioso alla cassa fino all’altro ieri, purtroppo
non c’è più: lunga vita ai suoi eredi.
Mr. Pink
Un tavolo per due
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Matteo Mottari FOTOGRAFOUfficio Via Corti 51
Studio Fotografico Via Canovine 22/a24126 Bergamo
Tel. 035.314567 338.6168301
www.matteomottari.it
Matteo Mottari
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Mec-art 1966-1977Arte oltre la fine della pittura
“Che cos’è la mec-art? Né pop-art né op-art ma tutto questo insieme. Essa
è lo stile meccanico di un’epoca di immensi progressi, lo stile mondiale
della seconda rivoluzione industriale.
Una volta i fabbri del Medioevo avevano saputo adattare il loro artigianato
alle necessità della produzione in serie: l’armatura, la tenuta di guerra
dei cavalieri, era abbastanza sintomatica. Oggi nell’era della navigazione
spaziale, dell’energia nucleare, dei cervelli elettronici, i cosmonauti son
diventati gli archetipi del progresso e le loro tenute, che affascinano le
folle, ispirano i sarti e condizionano direttamente l’evoluzione della moda.
Caschi con visiera, tessuti in fibra sintetica rigida e articolata, cerniere
metalliche al posto dei bottoni, manometri a guisa di ornamenti; ecco la
mec-art, una rivoluzione nella storia dell’alta moda, la linea del 2000 al
sole dell’estate del 1966.”
Manifesto di Pierre Restany
La tanto sospirata pubblicazione curata da
Volker W. Feierabend (ed. Silvana Editoriale)
per la Fondazione VAF1 è finalmente arrivata;
galleristi e collezionista aspettavano da anni
questo libro che fisserà nella memoria di tutti
la storia della Mec-Art italiana, grazie anche al
prezioso testo critico di Francesco Tedeschi.
La Mec-Art, abbreviazione di mechanical art,
ossia arte meccanica, è nata negli anni ses-
santa grazie ad un gruppo di artisti francesi
e italiani in seguito a un’attenta osservazione
della rivoluzione culturale che si stava diffon-
dendo nella società con la contaminazione
della cultura di massa e l’avanzamento della
tecnologia. Infatti, i mec-artisti hanno rinun-
ciato a pennelli e cavalletti, a favore d’imma-
gini fotografiche di ogni genere offerte dalla
società di allora che, sottratte dal loro con-
1 La Fondazione VAF, con sede a Francoforte, è un’impresa di pubblica utilità i cui obiettivi consistono principalmente nella promozione, conservazione, acquisizione, esposizione dell’arte contemporanea italiana e nel suo studio sistematico.2 Via Broseta 37 - Bergamo
testo originario per essere integrate in com-
posizioni personali, venivano trasferite su
tela fotosensibile e, infine, tese su un telaio.
Questo movimento è stato teorizzato da Pier-
re Restany nel 1965 dapprima in Francia con
artisti come Serge Beguier, Gianni Bertini, Pol
Bury, Alain Jacquet, Nikos e Mimmo Rotella e
portato in Italia nel 1966 alla Galleria Blu di
Milano e di cui fecero parte dal 1968 artisti
italiani più giovani come Bruno Di Bello, Elio
Mariani e Aldo Tagliaferro che già lavoravano
con riporti fotografici su tela in sintonia con i
colleghi francesi.
Per saperne di più, fino al 15 maggio in Gal-
leria Elleni2 saranno esposte opere di Gianni
Bertini, Bruno Di Bello, Elio Mariani, Mimmo
Rotella e Aldo Tagliaferro. n
Francesco Tedeschi
Testo e foto di Maryline JM-W
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GIANNI BERTINI
BRUNO DI BELLO
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Bergamo Jazz
La XXXII edizione di BERGAMO
JAZZ organizzata dall’Asses-
sorato alla Cultura e Spettaco-
lo del Comune, la seconda affi-
data alla Direzione Artistica di
Paolo Fresu, ha salutato l’ar-
rivo della Primavera nella tre
giorni “Spring in Jazz” (vener-
dì 19, sabato 20 e domenica
21 marzo). Concerti Jazz non
solo al teatro Donizetti, ma
nell’ex Chiesa della Maddale-
na, all’Auditorium di Piazza
della Libertà, all’Auditorium
Santa Caterina e allo Spazio
Polaresco. Fra i molteplici ap-
puntamenti del ricco calenda-
rio della tre giorni di Bergamo
Jazz, venerdì l’inaugurazione
del festival nell’Auditorium
di Piazza della Libertà con
l’omaggio della JW Orchestra
Association diretta da Marco
Gotti ad Ennio Morricone, in
serata, allo Spazio Polaresco,
concerto del milanese Spare
Time Trio.
Ricca d’appuntamenti la gior-
nata conclusiva di domenica:
mattina con Misha Alperin al
piano nell’ex Chiesa della Mad-
dalena, pomeriggio maratona
musicale dei giovani musicisti
dei conservatori italiani e del-
le scuole di Bergamo in Città
Alta e All’Auditorium Santa
Caterina dove Enrico Rava ha
suonato con il nostro Gianluigi
Trovesi. Serata al Teatro Doni-
zetti con Omar Sosa e il San
Francisco Jazz Collective. n
di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari
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Bergamo Jazz
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event140
EvENTI:LA DOLcE vITA
EvENTI:LA DOLcE vITA
event
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L’inaugurazione della mostra è avvenuta in concomitanza
con il cocktail di presentazione dell’edizione primavera estate
di Gq Style.
La nota rivista di moda maschile in partnership con la Camera
Italiana buyer moda (The Best Shops) celebra così l’eccellenza
di Tiziana Fausti, considerata uno dei più improtanti fashion
retail a livello nazionale. n
Arte e moda: scatti d’autore da Fausti Uomo fino al 25 maggio.Testo Ufficio Stampa Tiziana Fausti - Ph. Simone Montanari
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EVENTI:LA DOLCE VITA
BERGAMASCA
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La Galleria Marelia e Bonaldi Motori hanno
organizzato martedì 30 marzo una serata
all’insegna di Arte e motori per la presenta-
zione della nuova Audi A8 e l’inaugurazione
della mostra itinerante “Noir et Blanc Madì1”.
Trasformando così lo spazio Arte Hangar
Audi (via Gemelli, 30) in un salone di lusso
con ospiti prestigiosi, quali l’assessore alla
cultura, Claudia Sartirani, dove interessanti
ricerche artistiche nell’ambito dei due “non
colori”, in coerenza con la filosofia e scelte
estetiche del movimento Madì, hanno fatto da
cornice a questa nuova berlina, sintesi perfet-
ta tra lusso e sportività. Gli artisti Madì, con
l’introduzione della poligona-
lità, hanno concretizzato un
vero e proprio cambiamento
culturale internazionale. Il
movimento - fondato in Ar-
gentina nel 1944 - è infatti
presente non solo in Argen-
tina, Belgio, Francia, Germa-
nia, Italia, Stati Uniti, Unghe-
ria e Venezuela, ma anche
Arte & MotoriNello Spazio Arte Hangar Audidi Maryline JM-W - Ph. Matteo Mottari
in Inghilterra, Slovacchia, Spagna, Svezia e
Olanda. La mostra continua fino al 20 maggio,
sia nello Spazio Arte Hangar Audi (dove po-
trete provare la nuova A8), che presso l’Hotel
Mercure Palazzo Dolci e la Galleria Marelia,
entrambi in centro città. n
1 La parola Madì significa MAterialismo DIalettico, proponendo con Materialismo una geometria dove l’oggetto-opera non rappresenta, non esprime, non significa e non è in rapporto con un soggetto, ma è vero in sé, e Dialettico perché descrive in termini empirici lo sviluppo storico del pensiero. Tra gli ispiratori e fondatori del movimento Madì, vi sono Carmelo Arden Quin, Gyula Kosice, Edgar Bayley e Rhod Rothfuss.
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EVENTI: LA DOLCE VITA BERGAMASCA
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Giovedì 25 marzo sfilata di
moda per l’elezione di Miss
Caffè del Viale di Dalmine. 15
ragazze, precedentemente se-
lezionate, divise in tre catego-
rie over 18, over 27, over 37,
sono state protagoniste della
serata del locale di Filippo e
Roberto Marchesi. Locale gre-
mito di gente per applaudire
la sfilata con abiti da sera, da
sposa, sportivi, casual e co-
stumi da bagno che ha visto
l’elezione della bellissima e
bionda Patrizia Fenili, 23 anni
di Curno, vincitrice della ca-
tegoria over 18 e del titolo di
Miss Caffè del Viale di Dalmi-
ne. n
Miss Caffè del Viale di Dalmine.Ph. Simone Montanari
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EVENTI:LA DOLCE VITA
BERGAMASCA
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Tutto è pronto al Coka Club
di Via Madonna della Neve
35 a/b per prepararci all’ar-
rivo dell’estate in forma ed
abbronzati. Il titolare Andrea
Grigis con la sua direttrice tec-
nica Elena Palazzi hanno inau-
gurato il nuovo centro estetico
in compagnia d’amici e clien-
ti. Parola d’ordine: coccolati
e abbronzati. Dai tradizionali
massaggi agli innovativi pac-
chetti studiati su misura per
combattere lo stress e recupe-
rare la forma. n
Coka ClubApre a Bergamo!Ph. Matteo Mottari
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EVENTI:LA DOLCE VITA
BERGAMASCA
event150
Inaugurato il nuovo negozio
REMIDA a Cisano Bergamasco
con un affollatissimo aperitivo
al quale ha partecipato, fra i nu-
merosi ospiti, anche il Sindaco
di Cisano Bergamasco. Il punto
vendita segue il già noto REMI-
DA di Villa D’Almé proponendo
alla clientela le calzature delle
più note griffe: Chloè, Cesare
Paciotti, New Balance, Lucia-
no Padovan, Alberto Guardiani,
Janet & Janet, Coccinelle, Ca-
sadei, Stuart Weitzman, John
Richmond, Just Cavalli, Fratelli
Rossetti, Cesare Paciotti, Pollini,
Lorbac e Rodolphe Menudiel. n
REMIDAInaugurato il nuovo negozioPh. Simone Montanari
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EVENTI:LA DOLCE VITA
BERGAMASCA
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Glam Viaggi
Appuntamento con Giacomo Ferrari, il Perso-
nal Travel Agent titolare della Glam by Hanau-
ma Viaggi di via Verdi 27/d a Bergamo, per
una serata al Bobadilla in occasione della Festa
del Segno. Martedì 2 marzo numerosi ospiti
ed amici hanno festeggiato con la Glam viaggi
durante una ricca cena a buffet, chi sognando,
chi programmando viaggi da sogno. n
Ph. Laura Marinoni
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EVENTI:LA DOLCE VITA
BERGAMASCA
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Calle de la Industria 520
Il 27 marzo scorso si sono dati
appuntamento i Soci del Ci-
gar Club Calle de la Industria
520 di Iseo (BS), per una cena
presso il Relais Franciacorta a
Timoline di Cortefranca e
gustare ottimi sigari accom-
pagnati dalla musica dei
Gypsy Soul, la serata si è ani-
mata con la riffa che ha pre-
miato i fortunati possessori dei
biglietti estratti n
Ph. Laura Marinoni
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Rubrica a cura di Alessandro Di Miceli dedicato a tutti i bergamaschi.Inviandoci, entro la fine di ogni mese, una vostra fotografia avrete la possibilità di vederla pubblicata il mese successivo all’interno di questo apposito spazio.La foto va inviata all’indirizzo mail:[email protected] oppure [email protected] da per appreso, che chiunque invii la fotografia per e-mail, si assume ogni responsabilità in merito alla divulgazione e pubblicazione della stessa approvando e sottoscrivendo quanto segue:“Al fine di far pubblicare la mia foto sul mensile BergamoUp acconsento al trattamento dei miei dati personali, come stabilito dalla legge sulla privacy. Dichiaro, di avere il diritto di distribuire questa immagine e che essa non viola le condizioni d’uso, e sollevo da ogni possibile contro-versia legale il mensile BergamoUp (nel nome dei suoi rappresentanti legali), per la quale mi ritengo personalmente responsabile”.
FACE dE BErghEm
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Oroscopo
1 Laureato in scienze della comunicazione, e specializzando in editoria multimediale presso l’Università di Bergamo, Joseph Procino studia astrologia dal Prof. Umberto Pirotta di Milano, partecipando a vari seminari su come predire avvenimenti nella vita del singolo in relazione al transito dei pianeti. Per informazioni:“e-mail:[email protected]”.
di Joseph Procino1
L’individuo Ariete ha bisogno di agire e di organizzare, è originale e rifiuta di venire organizzato o dominato da altri. Ha la costante necessità di nuovi traguardi e di nuove idee. E’ il primo segno della cerchia zodiacale, dunque rappresenta l’inizio della vita, la primavera come metafora dell’inizio delle stagioni. E’ governato da Marte, pianeta della ribellione e dell’azione. Infatti i nati sotto questo segno sono spesso destinati ad un settore bellico, militare e con l’attuale ridimensionamento dell’arma nella nostra Società destinati a carriere imprenditoriali. L’Ariete classico sarà sempre in moto, coraggioso, impulsivo fino alla temerarietà perché convinto delle proprie ragioni, scarsamente diplomatico ma senz’altro spontaneo fino al punto di concludere anche in perdita i propri rapporti, spesso senza tenere in alcun conto le conseguenze delle sue azioni e delle proprie parole, ed altrettanto sovente in grado di ricadere negli stessi errori già commessi, ma sempre pronto a riprendersi e a rialzarsi. Ha una enorme capacità creativa, spesso accompagnata da un bisogno di primeggiare e di arrivare. Pur non essendo riflessivo, ne’ costante, tende ad agire continuamente, fin quasi a logorarsi per questo suo troppo lavoro, per i troppi progetti, magari anche per le frustrazioni che comporta l’impossibilità di realizzarsi. L’Ariete tuttavia ha in sé una forza che possiamo definire misteriosa: cade e ricade ma sempre si rialza, ritorna in piedi e riprende il suo moto quasi affannoso. Il carattere dell’Ariete può anche essere violento e costellato di impennate, ma generalmente è leale ed incapace di rancori prolungati. Tuttavia, come già accennato, l’Ariete è un pessimo diplomatico; dall’animale che caratterizza il suo simbolo ha preso l’abitudine di attaccare frontalmente l’ostacolo senza poterlo o volerlo mai aggirare (forse per non perdere tempo). Solitamente detesta la menzogna e rifiuta la bugia, ma quando vi ricorre sa porgerla con il volto e l’aspetto della più cristallina verità. Normalmente non ammette ipocrisie di sorta; gli manca la mezza misura, nei confronti del denaro sa essere tanto prodigo o altrettanto avaro. L’Ariete è coraggioso ma anche fin troppo orgoglioso; vuol essere il migliore spesso più per amore dell’azione in se stessa che non per il desiderio cosciente del risultato finale. In amore l’Ariete può essere fedele, ma si stanca dei rapporti mediocri che per lui diventano estremamente instabili. L’amore più importante per un ariete è la libertà. La loro infanzia è spesso travagliata e difficile ma negli studi hanno di solito grande capacità di rendimento. Per crescere bene hanno bisogno di severa disciplina, di attenzione costante ma illuminata di grande amore ed affetto continuo.
Segno Zodiacale del mese:Ariete
Il Sole transita nel segno dal 21 marzo al 21 Aprile
Scheda tecnicaFRASE CHIAVE: “IO SONO”. SIMBOLO: STILIZZAZIONE DELLE ARCUATE CORNA DELL’ARIETE. PIETRE PORTAFORTUNA: DIAMANTE, RUBINO, DIASPRO ROSSO, DIASPRO VERDE COLORI: ROSSO VIVO, ARANCIONE. PIANTE E FIORI: CESPUGLI SPINOSI, AGRIFOGLIO, GINESTRA, GAROFANO, PAPAVERO, TULIPANO. METALLI: FERRO. ESSENZE: SANDALO, GAROFANO, LAVANDA.
Nati Sotto Questo SegnoGIACOMO CASANOVA,( 2 APRILE 1725) VINCENT VAN GOGH (30 MARZO 1853)CLAUDIA CARDINALE (15 APRILE 1938)LEONARDO DA VINCI (15 APRILE 1452)CHARLIE CHAPLIN (16 APRILE 1889)
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ARIETEnati tra il21 marzo e il 20aprile
Amore: Il sole brilla nel mese di Aprile per tutti voi. L’ottimo trigono di Marte in Leone garanti-sce l’energia giusta e la sicurezza necessaria per prendere decisioni im-portanti.
Lavoro: Per molti Ariete un Aprile all’insegna di nuove attività e la firma di nuovi progetti. Sono pre-visti però piccoli ritardi, contrattempi, situazioni di disagio facilmente ri-solvibili.
TOROnati tra il 21 aprile e il 20 maggio
Amore: Splendido mese con Mercurio e Venere nel segno in ottimo aspetto con Plutone. Tante novità in ambito affettivo e per chi è già in coppia voglia di trasgressione e conso-lidamento. Possibili spo-stamenti per incontrare persone del cuore.
Lavoro: Aprile vi dona l’inizio di una rinascita che culminerà a Giugno con la fine della quadra-tura riflessiva di Marte sul vostro sole. Per chi è in cerca di lavoro ottime chance per tutto il mese. Attenzione alle voglie taurine di cibo. Ottime le giornate del 15-16 in cui sarete baciati dalla luna.
GEMELLInati tra il 21 maggio e il 21 giugno
Amore: Aprile tra alti e bassi sarà un mese di prove sul fronte amore. Tante storie arrivate al capolinea si concluderan-no nel mese di Maggio.
Lavoro: Cambiamenti sul fronte lavoro tra la fine di Aprile e Maggio. Molti i trasferimenti, i cambi di posizione all’interno del gruppo lavorativo. In arrivo Maggio\ Giugno splendidi per tutti voi.
CANCROnati tra il22 giugno e il22 luglio
Amore: Piccole tensioni di coppia portate dai pri-mi transiti primaverili. In arrivo un’estate di com-plicità e per molti avven-ture passionali. Ottima la situazione per i single che troveranno facilità nell’instaurare relazioni e nell’espandere la cerchia di conoscenze.
Lavoro: Si prospettano buone novità che richie-dono piccoli cambiamenti e adeguamenti al metodo di lavoro: le nuove diret-tive ricevute, daranno un input diverso ai nati sotto questo segno.
LEONEnati tra il 23luglio e il 22agosto
Amore: Marte in moto diretto riporta a voi si-tuazioni di nervosismo e incomprensioni col partner. Emergerà il desiderio di concretizzare progetti di coppia da tempo pro-grammati.Per i single un nuovo incontro importante è all’orizzonte.
Lavoro: Buone nuove in arrivo dalla fine del mese. Attenzione all’istinto! Cercate di controllarvi per non suscitare antipa-tia tra colleghi.
BILANCIAnati tra il 23settembre e il23 ottobre
Amore: Non bene il fronte affettivo. Per chi è in cop-pia da tempo, momenti di tensione. L’equilibrio che si è costruito tende-rà a rompersi a causa di incomprensioni e i tenta-tivi di riconciliazione non sempre andranno a buon fine.
Lavoro: La situazione è molto tranquilla, senza problematiche particolari e con meritati successi che conquisteranno la fiducia e stima dei colle-ghi. E’ importante in que-sto momento dimostrarsi sempre all’altezza di ogni richiesta professionale fatta.
SCORPIONEnati tra il 24ottobre e il 21 novembre
Amore: Aprile non felice per la maggior parte dei nati in scorpione. Tanti innamorati troveranno fa-cili i momenti di tensione e le discussioni. Nulla di preoccupante per fortu-na. Tutto andrà per il me-glio dalla fine del mese. I single ritroveranno amici non visti da tempo.
Lavoro: Sono possibili firme di contratto per lavori nel campo dell’arte e dell’esoterismo. Venere in opposizione segnala ritardi e attese. Gli astri suggeriscono che forse è meglio riflettere prima di fare danno.
SAGITTARIOnati tra il 22novembre e il 21 dicembre
Amore: Insofferenza mol-to forte. Chi è in coppia e non sereno avrà la forza di dire basta a situazioni ormai superate. Per i sin-gle attendete Maggio per brillanti flirt e incontri d’amore. Questo mese vi garantisce forza d’animo, acume e schiettezza.
Lavoro: La quadratura di Saturno in Vergine e quella di Giove in Pesci vi porta a riflettere e ad agire. Se non avete colto le occasioni professiona-li fortuite di Marzo, ora sarete obbligati ad agire e grazie a Marte, Venere, Mercurio in buon aspetto lo farete.
PESCInati tra il 20febbraio e il 20 marzo
Amore: Troppi dubbi vi attanagliano nel mese di Aprile. C’è qualcosa che non vi convince e per questo metterete in di-scussione i rapporti con le persone care, anche con il partner. Attendete Maggio per vivere mo-menti di maggior chia-rezza regalati dalle stelle come preludio di una mo-vimentata estate.
Lavoro: Un progetto non darà i frutti sperati. Trop-pe aspettative sono state mal riposte in colleghi o collaboratori che non sono all’altezza della vo-stra creatività. Ricomin-ciate ancora una volta da zero, questa volta sarà vincente.
ACQUARIOnati tra il 21gennaio e il 19febbraio
Amore: In amore, troppo razionali e determinati. La vostra pignoleria e puntiglio tenderà a farvi perdere di vista le cose realmente importanti. Ridimensionare il com-portamento è il suggeri-mento delle stelle.
Lavoro: Sono previste tensioni con superiori o colleghi di lavoro. Attenzione alla stanchez-za e allo stress! Ridimen-sionate i vostri impegni! Attendete Maggio per avere un pò di relax in più.
CAPRICORNOnati tra il 22dicembre e il 20 gennaio
Amore: Un mese buono per trascorrere giornate romantiche con il part-ner. Venere e Mercurio in Toro saranno calamite di situazioni serene e fortu-nate. Per i single. Ottimo periodo per incontri di piacere.
Lavoro: Aprile di routine per tutti i capricorno che saranno più focalizzati sul settore amore. Ottime le settimana centrali del mese.
VERGINEnati tra il 23agosto e il 22settembre
Amore: Venere in trigono dal Toro vi dona calma e serenità. Ottimo pe-riodo per viaggi di relax e piacere, da vivere in coppia. Saturno retrogra-do ritorna nel segno per chiarire le ultime situa-zioni rimaste in sospeso e sciogliere nodi karmici con l’aiuto di Urano in opposizione.
Lavoro: Marte in aspetto di semisestile per tutto il mese di Aprile vi aiuterà nell’essere determinati quando si presenteranno scelte lavorative in cui la sicurezza sarà indispen-sabile.
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M E N S I L E D I E C O N O M I A , C O S T U M E E S O C I E T À - A N N O 2 - N ° 7 - A P R I L E 2 0 1 0
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STORIA DI COPERTINA:
NATURALEBIOLOGICO®
CASA UP:
La casa domoticaBERGAMO:
I suoi orologiLA CITTA’:
Trescore BalneareoAPPUNTAMENTI CON L’ARTE:
Dal 3 aprile al 15 maggio: Mec-art, Arte oltre la pittura in Galleria Elleni.Fino al 20 maggio: Madì nello Spazio Art Hangar Audi.Dal 10 aprile al 23 maggio: Donati Marca-Relli, in Galleria d’Arte Bergamo.EVENTI, CHI C’ERA:
Arte e moda: scatti d’autore da Fausti Uomo fino al 25 maggio;Arte & Motori: Spazio Arte Hangar Audi;Miss Caffè del Viale di Dalmine;Coka Club Apre a Bergamo;REMIDA inaugurato il nuovo negozio;Glam Viaggi nato sotto il segno dei Pesci;Calle de la Industria 520.
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