BergamoUp N° 7 aprile 2010

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MENSILE DI ECONOMIA, COSTUME E SOCIETÀ - ANNO 2 - N°7 - APRILE 2010 WWW.BERGAMOUP.IT SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N°46) ART. 1 COMMA 1. DCB BRESCIA 7 mensile bergamasco PUBBLIZETA € 2,00 STORIA DI COPERTINA: NATURALE BIOLOGICO ® CASA UP: La casa domotica BERGAMO: I suoi orologi LA CITTA’: Trescore Balneareo APPUNTAMENTI CON L’ARTE: Dal 3 aprile al 15 maggio: Mec-art, Arte oltre la pittura in Galleria Elleni. Fino al 20 maggio: Madì nello Spazio Art Hangar Audi. Dal 10 aprile al 23 maggio: Donati Marca-Relli, in Galleria d’Arte Bergamo. EVENTI, CHI C’ERA: Arte e moda: scatti d’autore da Fausti Uomo fino al 25 maggio; Arte & Motori: Spazio Arte Hangar Audi; Miss Caffè del Viale di Dalmine; Coka Club Apre a Bergamo; REMIDA inaugurato il nuovo negozio; Glam Viaggi nato sotto il segno dei Pesci; Calle de la Industria 520.

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Mensile di economia, costume e società

Transcript of BergamoUp N° 7 aprile 2010

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M E N S I L E D I E C O N O M I A , C O S T U M E E S O C I E T À - A N N O 2 - N ° 7 - A P R I L E 2 0 1 0

W W W . B E R G A M O U P . I T

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€ 2

,00

STORIA DI COPERTINA:

NATURALEBIOLOGICO®

CASA UP:

La casa domoticaBERGAMO:

I suoi orologiLA CITTA’:

Trescore BalneareoAPPUNTAMENTI CON L’ARTE:

Dal 3 aprile al 15 maggio: Mec-art, Arte oltre la pittura in Galleria Elleni.Fino al 20 maggio: Madì nello Spazio Art Hangar Audi.Dal 10 aprile al 23 maggio: Donati Marca-Relli, in Galleria d’Arte Bergamo.EVENTI, CHI C’ERA:

Arte e moda: scatti d’autore da Fausti Uomo fino al 25 maggio;Arte & Motori: Spazio Arte Hangar Audi;Miss Caffè del Viale di Dalmine;Coka Club Apre a Bergamo;REMIDA inaugurato il nuovo negozio;Glam Viaggi nato sotto il segno dei Pesci;Calle de la Industria 520.

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BERGAMO2009giugno

www.bergamoup.it

“È nel carattere di pochi uomini onorare senza invidia

un amico che ha fatto fortuna.”

Eschilo

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04/2010

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DOPO IL RESPONSO DELLE URNE E’ IL TEMPO DEI FATTI

Dopo tutte le parole e i proclami che hanno ac-

compagnato le recenti elezioni regionali adesso

è il tempo (davvero fondamentale) di mettere in

pratica i progetti e le idee che hanno caratteriz-

zato questi ultimi mesi. La risposta dalle urne è

giunta (e piuttosto inequivocabile anche se spes-

so i politici si divertono nel gioco che consente di

vincere a tutti...) ed ora bisogna tradurre questo

risultato in azioni concrete. Il territorio bergama-

sco (sia come città capoluogo che come provin-

cia) si è espresso in maniera piuttosto chiara,

confermando le scelte che avevano caratterizzato

gli ultimi appuntamenti elettorali. Un segnale di

continuità che deve portare a velocizzare al mas-

simo i programmi che sono sul tavolo degli ammi-

nistratori ed offrire così al cammino bergamasco

quella marcia in più che può raggiungere obiettivi

importanti per una terra che ha dimostrato una

volta di più di poter essere una brillante prota-

gonista dei gioni nostri. Una situazione che può

essere riassunta in poche parole. Adesso bisogna

semplicemente abbassare la testa, rimboccarsi le

maniche (con quella concretezza tutta orobica) e

cominciare a fare quello che è stato disegnato e

promesso nel corso della campagna elettorale. Un

disegno che ha ottenuto la fiducia degli elettori, ma

che è diventato anche una promessa che non può

essere disattesa così come non possono essere tra-

dite le forti aspettative di tante persone. In questo

senso bisogna ritrovare il vero valore dell’impegno

politico, che non è e non deve essere una scorcia-

toia per “sistemare” la propria esistenza, ma un

preciso servizio alla comunità. Se questo tornerà

ad essere il modo di concepire la politica senza

dubbio le idee ed i progetti che hanno caratteriz-

zato queste intense settimane di contese elettora-

li potranno dare il frutto desiderato e cominciare

a far diventare migliore questa nostra società.

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04 /2010

BERGAMO UP:

CARTA NUOVA,

L’AMBIENTE...CANTABergamo Up vuole distinguersi sempre di più e segnalarsi per un suo specifico modo di essere. Il nostro mensile ha infatti intrapre-so una strada molto significativa ed intende proseguire con de-cisione in questa direzione. Si è deciso di unire una precisa voglia di modernità e di elevata profes-sionalità con un’immagine inno-vativa, che potesse rappresentare immediatamente la filosofia della nostra testata. A partire da questo numero ci pregiamo di presenta-re una novità ricca di significato; come avrà notato chi ha preso in mano una copia del nostro men-sile, abbiamo scelto di utilizzare (in questo momento iniziale per

una sola parte del giornale) una nuova tipologia di carta. Una scel-ta che di certo non si basa sulla volontà di risparmiare o ridurre i costi, ma, piuttosto, rappresenta una decisione precisa per salva-guardare l’ambiente, utilizzando un tipo di carta che non danneg-gia la natura perché non utilizza materiale ricavato dalle piante. Il valore e la funzione della car-ta sono identici, quello che fa la differenza è il rispetto e la tute-la dell’ambiente. Un altro passo in avanti della nostra testata che vuole distinguersi sempre di più per la propria filosofia e per il pre-ciso intento di costruire sempre e comunque qualcosa di positivo.

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6

Bocuse d’or

Selezioni nazionali66

Musica

La Musica come pulsazione in libertà70

salute

Prevenzione scompenso cardiaco60

BergaMo

La meridiane e gli orologi62

Sommario

i lavori di una volta

Premiata Pizzeria di Negrone16

sarto a doMicilio

Laboratorio Sartoriale20

casa up

La casa domotica24

autoMoBili

La sfida di DR130

Motori e natura

Escursioni guidate in Quad32

da non perdere

La casa natale di Donizetti40

art events

L’arte bergamasca a Forte Village44

BergaMoup Model

Modella per un giorno46

storia di copertina

Naturale Biologico10

sport

Fabio Gallo52

in ricordo

Ugo Mastromatteo56

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7

Kiwanis cluB BergaMo

The Beatles - un aiuto all’Autismo88

sociale

A.I.P.D. 82

in viaggio

Una bergamasca in India94

uno psicologo per aMico

Il sesso tra bisogno e desiderio86

Bel pais

Trescore Balneario72

econoMia

No trust no party98

il MiraBile

Trattoria e agriturismo78

dans les coulisses...

di uno spettacolo teatrale108

stars in the city

Ermanno Rossi104

cultura e società

Salottino Virtuale116

cultura e società

Parola alla Storia118

cultura e società

Parola alle Piante120

cultura e società

Parola alla Tutela del Territorio121

cultura e società

Parola all’Immagine122

un noir inedito

La governante Tilde - Cap. 6 - 1°P126

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8

FaceBooK

I volti dei faceberghem156

oroscopo

Segno del mese: Ariete158

event

Nello Spazio Arte Hangar Audi144

event

Miss Caffè del Viale di Dalmine146

event

Coka Club apre a Bergamo148

event

REMIDA il nuovo negozio150

event

Calle de la Industria 520154

event

Glam Viaggi152

event

Scatti d’autore da Fausti Uomo142

errata corrige:1) I titolari del Caffé del Viale di Dalmine - in copertina nel numero di febbraio -sono i F.lli Roberto e Filippo Marchesi2) Per maggiori informazioni sui prodotti del mese di pagina 93 del mese di marzo rivolgersia Giacomo Manzù Design - Via S. Tommaso 66, Bergamo - Tel. 035270286

critica gastronoMica

Un tavolo per due130

arte

Mec-art 1966-1977134

Musica

Bergamo Jazz136

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Editore Pubblizeta DI EMANUELE ZARCONEVIA BRUNO BUOZZI, 5/A - 25125 BRESCIA [email protected]

Direttore Generale

Michele [email protected]

Direttore Responsabile

Luca [email protected]

Redazione

Raffaella RavasiMaryline MilesiAmministrazione

Claudia [email protected]

Art

BM ADV [email protected]

Impaginazione

Alessandro Di [email protected]

Pubbliche Relazioni

Aurelio BergomiProgetto Grafico originale

Raineri DesignSegreteria

Claudia [email protected]

WebWWW.BERGAMOUP.IT

StampaTIPOLITOGRAFIA PAGANI S.R.L.

Fotografi

Matteo MottariSimone MontanariLaura Marinoni

BergaMoup, PERIODICO MENSILE DI INFORMAZIONELOCALE ISCRIZIONE PRESSO IL TRIBUNALE DI BERGAMO N° 16/2009 DEL 18 MAGGIO 2009.

concessionaria puBBlicità e aBBonaMenti: T: 035 23 66 61 - F: 035 23 66 61WWW.BMADV.IT

redaZione:[email protected] BERGAMO, VIA CASALINO, 5H

BERGAMOUP MAGAZINE TESTI E IMMAGINI DELLA PRESENTE PUB-BLICAZIONE NON POSSONO ESSERE RIPRODOTTI SENZA AUTORIZ-ZAZIONE FIRMATA DA PUBBLIZETA PRODUCTION

Hanno collaborato:Luca Marinoni, Glenda Manzi, Laura Generali,Sara Gusmini, Emanuele Lumini, Vip International S.r.l., Prime s.r.l.

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10

Il nostro impegno è “darvi piacere” nella cura

del vostro corpo utilizzando prodotti che ri-

spettino la nostra pelle e la natura che ci cir-

conda.

I nostri cosmetici sono completamente natu-

rali e biologici ma allo stesso tempo altamen-

te tecnologici ed innovativi.

La linea comprende creme viso, contorno oc-

chi, mani, corpo e per la riduzione degli ine-

stetismi indotti dalla cellulite.

Con l’esclusivo trattamento NATURALE BIO-

LOGICO sistem®, vengono esaltati ulterior-

mente i già ottimi principi attivi contenuti nel

prodotto originale; il risultato è eccezionale.

Cosmesi naturale biologicaCi prendiamo cura del tuo corpo rispettando la natura

L’innovativa linea “Naturale Biologico”• A

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11

Inoltre, molto importante per un effetto più

immediato è l’utilizzo costante dei nostri

accessori per massaggio cutaneo. Tramite il

massaggio, migliorerete ulteriormente l’effi-

cacia delle nostre creme e la vostra pelle ri-

sulterà più fresca, lucente ed elastica.

Tutti i prodotti sono completamente naturali e

biologici, biodegradabili, molto concentrati e

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Per garantirne la qualità abbiamo scelto di

conservarli nel vetro.

Le materie prime utilizzate sono per la mag-

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12

Cosmesi Naturale Biologica

spontanea nel verde dei boschi, seguendo i

principi dell’Agricoltura “naturale biologica”

e quelle acquistate in altre zone godono delle

certificazioni di qualità e controllo biologico.

Utilizziamo unicamente componenti naturali,

come le acque floreali provenienti dalla distil-

lazione delle piante aromatiche, i fitoestratti,

gli olii vegetali ed essenziali che grazie alle

dimensioni ridotte delle loro molecole e alla

lipofilia, penetrano in profondità nell’epider-

mide.

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taBella coMparativa cosMetici

Non contengono coloranti, conservanti e non

sono testati sugli animali.

NON VENGONO UTILIZZATI PRODOTTI

DI DERIVAZIONE PETROLIFERA,

SILICONI, CONSERVANTI AGGRESSIVI

E COLORANTI. n

Per info:

Tel. 035 4364176

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Premiata Pizzeria di Negrone: pizza al trancio cotta alla brace

Marco Gritti da vent’anni fa il pizzaiolo, da tre

è il proprietario della Premiata Pizzeria di Ne-

grone, frazione di Scanzorosciate. Sorridente

e affabile, Marco spiega che «la mia pizza al

trancio in teglia cotta alla brace è, per me,

un’arte. S’inizia con l’organizzare il fuoco con

legna di rovere e rubigna per preparare la bra-

ce. La pizza, a differenza di quella napoletana,

è cotta sotto con i bracieri, sopra con il calore

della fiamma. Abbiamo la cucina per lavorare

sulla lievitazione della pasta ed usiamo solo

prodotti freschi giornalieri. La farcitura è fatta

poi a freddo, dal forno esce una “margherita”

e sul banco affettiamo al momento i salumi

per valorizzarne il gusto. La mattina preparo

la pasta per la sera con una miscela di farine

che mi fornisce un mulino, si tratta di una fari-

na forte, appunto a lievitazione veloce. Stendo

di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari

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poi la pasta con il mattarello per non stressar-

la, per lasciarla respirare, passo i pelati di San

Marzano e li salo al punto giusto. È per questo

che siamo la sola pizzeria con cucina». Il lo-

cale è rustico ed accogliente, tavoloni di legno

per 50 coperti apparecchiati con tovagliette.

Meglio prenotare nel week-end, perché quan-

do inizia la “danza” come la chiama Marco, si

sfornano sei teglie alla volta che Simone il “ta-

gliatore”, taglia a spicchi: sei porzioni o quat-

tro abbondanti per teglia. 5 fasi di preparazio-

ne che si susseguono come in rituale: stesura

della pasta con il mattarello e aggiunta di po-

modoro e origano, preparazione della brace, 2

minuti di cottura, poi mozzarella - salvo che il

cliente la desideri rossa - e altri 30 secondi di

forno, per concludere con la farcitura a freddo

sul banco tranne che per le pizze, come la 4

formaggi che si fanno a caldo. Marco si av-

vale di validi collaboratori, Emanuel, Simone

e Danilo. Da un anno sua moglie Teresita ha

aperto la “Pizzeria Antichi Sapori” in via In-

nocenzo XXIII, 2 a Bergamo, proprio perché

la loro pizza cotta alla brace è “un’arte” fatta

con passione e prodotti di prima qualità. Cosa

appaga Marco? I complimenti dei suoi clienti

ai quali anche noi, dopo aver provato la sua

pizza, ci uniamo.

La Premiata Pizzeria di Negrone è aperta

sette giorni su sette tranne la domenica a

pranzo, dalle 12.00 alle 14.00 e la sera dalle

18.00 alle 22.00. Si effettuano anche conse-

gne a domicilio. n

Premiata Pizzeria di Negrone

Via Piave 23

Scanzorosciate (Bergamo)

Tel. 035/665066

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Sarto a domicilio,creazioni uniche di abiti su misura, camicie e maglieria.di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari

Come il sarto di una volta, Ivan Graziano, 38

anni titolare del Laboratorio Sartoriale presso il

Centro Le Fontane a Curnasco di Treviolo, forte

della sua esperienza artigianale di tagliatore di

tessuti, realizza nel suo Laboratorio Sartoriale

camicie d’alta qualità su misura. Laboratorio

atelier curato da Ivan e arredato in legno cal-

do ed accogliente dove produce un prodotto

rigorosamente tutto Made in Italy. 140 varianti

di pezze intere di cotone da guardare e tocca-

re direttamente dagli espositori di legno oltre

alla possibilità di scegliere il tessuto desidera-

to dal book di uno dei cotonifici più importanti

sul mercato mondiale. Scelta che varia, per un

prodotto totalmente personalizzato fra collet-

ti a vela più o meno lunga, colletto classico,

aperto, alla francese, all’italiana, camicie da

cerimonia…, scelta dei polsi, iniziali ricamate

a mano, dediche nel collo o nel polso, sempre

ricamate, per ricorrenze particolari, bottoni

in madreperla personalizzabili e vasta scelta

di gemelli come accessorio. Camicie non solo

da uomo, anche da donna e bambino, così

come la maglieria su misura che Ivan realizza

in cashmere, cashmere e seta, lana e cotone.

Oltre alla produzione artigianale di camiceria,

Ivan nel suo Laboratorio Sartoriale realizza an-

che abiti su misura, cravatte 7 o 9 pieghe che,

Laboratorio Sartoriale

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21

- spiega - «sono più composte, non si

allungano nel tempo. Punto sulla quali-

tà dei tessuti e della confezione, come

faceva il sarto una volta. Seguo perso-

nalmente i miei clienti, li accompagno

nella scelta del tessuto e nella persona-

lizzazione del capo, prendo le misure a

corpo, realizzo un cartamodello unico

per ogni cliente, prima d’iniziare la fase

di realizzazione: stesura del tessuto,

centratura delle righe o dei quadretti e

poi taglio a mano. Segue la fase del-

la confezione con cuciture all’Inglese,

polsi inseriti e ribattuti, il controfessino

doppio riportato, il collo con la messa

in lista al rovescio, il giromanica inserito

a mano, per concludere con la stiratura

a mano. Il Laboratorio Sartoriale nasce

dall’idea di realizzare camicie e abiti su

misura unendo la tradizione artigianale

al passo con la moda, per soddisfare

ogni esigenza dei nostri clienti, anche

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22

di chi di tempo ne ha poco, ma non vuole cer-

to rinunciare alla cura del look. Offro, infatti,

il medesimo servizio sartoriale, con la stessa

qualità di tessuti, varianti di colori, ricerca nei

dettagli, taglio e cura nella confezione, anche

a domicilio, ad esempio in ufficio. Un servizio

pratico per chi ha bisogno di risparmiare tem-

po, che seguo personalmente per garantire la

comodità assoluta del sarto a domicilio».

Laboratorio Sartoriale c/o Centro le Fontane

Via G. A. dalla Chiesa, 10/38

Curnasco di Treviolo

Scala B Interno 38

[email protected]

Per appuntamento 335/5453332

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23

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24

Casa UpLa casa domotica elegante e moderna.di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari

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non ultimo... l’arredamento Moda d’Interni.

Ecco la bellissima Casa Up di questo mese sui

colli di Scanzorosciate: circondata da un pa-

norama d’infinita tranquillità e libertà, unico

nel suo genere!

Studio dell’ambiente pulito, moderno e presti-

gioso, la casa domotica disegnata e realizzata

da Moda d’Interni è stata pensata in tutti i

particolari: la struttura esterna, il giardino con

gazebo, lo studio dei muri interni ed infine ma

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26

La casa è stata sviluppata valorizzando i sa-

pori del posto: struttura esterna in pietra e

pittura sfumata che riflette l’atmosfera che

la avvolge, pavimentazione a ciottoli, travi a

vista per zona box con portone di legno mas-

sello appositamente disegnato e costruito.

L’illuminazione ad effetto con luci a parete ed

a terra contribuisce ad esaltare la location e

la costruzione valorizzandone le zone: il ga-

Casa Up

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27

zebo curato e desiderabile come un harem

arredato con gusto ed eleganza grazie all’ef-

fetto morbido delle tende, il giardino una vera

e propria terrazza sui vigneti... ed il giro casa

rispettoso e discreto.

L’interno prosegue all’esterno con linee che

attraversano le grandi vetrate scorrevoli per

rendere gli spazi generosi ed illimitati. L’uso

del legno, dell’acciaio, della pietra si alterna-

no per un design personalizzato sia dentro sia

fuori, come il divano dalla linea sinuosa che

segue l’andamento

del pavimento mosso

su due livelli per sfu-

mare all’esterno.

Totem in vetro per la

tv, camino artistico

in cartongesso sago-

mato a mano e poi la

meravigliosa cucina

evoluzione di Effeti:

isola tecnica centrale

e parte dispensa con

elettrodomestici po-

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28

sti nell’ambiente retrostante diviso dalla zona

giorno da una parete in ardesia con una porta

scorrevole incorporata.

La zona notte è attrezzata con letto sospeso,

cabina armadio e toilette, una vera suite for-

nita d’ogni confort.

La cameretta dei bambini “spiritosa” con de-

corazioni a mano che ricordano l’oceano, è

arredata sfruttando ogni vano con armadi per

i giochi ed i vestiti.

In tutto l’ambiente si nota lo studio armoni-

Casa Up

Page 31: BergamoUp N° 7 aprile 2010

29

co delle tende in filo di

rame, che coordinate

al parquette in legno

grezzo color miele ed

alle travi sbiancate,

creano un’atmosfera

moderna, ma al con-

tempo accogliente e

sofisticata.

La soluzione per l’ar-

redamento Chiavi in

Mano di Moda d’Inter-

ni non è una provoca-

zione, ma un modo di

concepire la casa nel

particolare, dalla co-

struzione allo studio

degli spazi e dei volu-

mi, senza sottovalutare

nessun dettaglio tecni-

co ed artistico. n

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30

La DR approda al segmento A con la citycar DR1.

La piccola di casa DR rappresenta una nuova grande sfida che il

gruppo molisano affronta con entusiasmo, ma soprattutto dopo

l’esperienza ed i successi ottenuti con la DR5 nel segmento dei

Crossover/Suv.

Una sfida particolarmente difficile in virtù dell’enorme competi-

tività e dei volumi del segmento in questione

Lo stile della DR1 è frutto dello studio accurato di ogni partico-

lare. Il suo aspetto estetico made in DR è senza dubbio molto

trendy, comunica semplicità e praticità.

DR1 si presenta come un’auto dalle linee moderne ed accattivan-

ti. Nella parte anteriore spiccano decisamente i grandi fari. La

calandra a trapezio rovesciato con il logo DR in posizione decen-

trata, in linea con il family feeling DR, caratterizza fortemente la

vettura.

DR1:la sfida di DR alsegmento A.

Page 33: BergamoUp N° 7 aprile 2010

31

Nella vista di profilo

si scorge una pecu-

liarità della DR1: le

maniglie posteriori

quasi a scomparsa

e incastonate nella

carrozzeria seguo-

no rigorosamente lo

stile dell’auto.

I cerchi in lega da

15 pollici ne accen-

tuato ulteriormente

la caratterizzazione

estetica “accattivante” e rappresentano un

plus rispetto alla concorrenza.

Nella parte posteriore la DR1 si fa notare per

la sua simpatia. Il portellone arrotondato, i

gruppi ottici a goccia e il paraurti che incorpo-

ra il vano targa, segnano inconfondibilmente

il design ricercato dell’auto.

Il tutto in una carrozzeria compatta, lunga ap-

pena 3 metri e 62 centimetri, larga 1 e 63,

ma con un passo lungo 2 metri e 34. Elemen-

to quest’ultimo che in termini di comfort si

traduce in un abitacolo molto spazioso che

trasmette senso di accoglienza, praticità e si-

curezza. Gli interni sono caratterizzati da una

linea estetica semplice, essenziale e da pro-

porzioni equilibrate.

Spicca la grande plancia con il cruscotto e la

consolle centrale, dove oltre al tachimetro ed

agli indicatori di guida, si trovano i comandi

dell’impianto audio e della climatizzazione. Il

tutto è ergonomico e di semplice utilizzo.

DR1 combina un’estetica accattivante ad una

spiccata propensione per la mobilità nei cen-

tri urbani.

Monta un propulsore da 1.297 centimetri

cubi benzina da 83CV, disponibile anche nelle

versioni bi-fuel GPL o METANO. La DR1 coniu-

ga un basso impatto ambientale al piacere di

guida.

L’ottimale equilibrio tra peso vettura e poten-

za erogata garantisce effetti benefici in termi-

ni di consumi, emissioni, rumorosità e soprat-

tutto guidabilità.

Ha una velocità massima di 156 km/h ed

un’accelerazione da 0 a 100 di 12 secondi.

Non poco per una citycar.

La trazione è anteriore e la sua buona tenuta

di strada nasce

da un’equilibra-

ta distribuzione

dei volumi, rea-

lizzata in fase di

progettazione.

Ha un consumo

medio di 5,8 li-

tri per 100km.

Le emissioni

pari a 138/112

grammi di CO2

per km la collo-

cano di diritto nel gotha delle vetture a basso

impatto ambientale, può usufruire dell’incen-

tivo rottamazione della regione.

La gamma colori della DR1 prevede 6 tona-

lità.

2 pastello: PASSION RED e INK BLACK e 4

metalizzati: SILVER, GOLD, ELEGANT GREY e

NOBLE RED,

Per soddisfare al meglio le esigenze del mer-

cato, DR1 si presenta con un unico allestimen-

to e tre diverse alimentazioni. L’allestimento

scelto, segue la filosofia di tutti i modelli DR:

unico, ma full optional. Nella DR1 c’è pratica-

mente tutto quello che serve e che si deside-

ra, finanche i sensori di parcheggio posteriori,

l’autoradio Mp3 con ingresso USB nel porta-

oggetti e i cerchi in lega da 15”. n

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Via C. Correnti, 41/43 - 24124 Bergamo

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32

Escursioni guidate in Quad a stretto contatto con la natura.di Raffaella Ravasi

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33

A Solto Collina, nella zona collinare fra Berga-

mo e Brescia sul lago d’Iseo, Daniel Piziali con

la sua Quadvadis (www.quadvadis.it) organizza

escursioni con i Quad, ATV (All terrain vehicle),

quadricicli leggeri motorizzati aperti adatti al

fuoristrada.

«I Quad sono facili da guidare, è necessaria

solo la patente di guida B, non hanno marce,

solo la retromarcia, - spiega Daniel -, e s’in-

dossa il casco che forniamo noi. È un nuovo

modo di fare turismo, a stretto contatto con

la natura. Organizziamo escursioni guidate

di due ore, i nostri percorsi brevi, nella zona

fra Sarnico e Lovere, mentre per le escursio-

ni più lunghe, di quattro ore, l’itinerario è più

articolato, nella zona dei Colli di San Fermo.

Scegliamo il percorso con i partecipanti anche

in base alla loro preparazione fisica, le tappe

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34

dove fermarci e approfittare per degustare

prodotti locali come salumi e formaggi, sor-

seggiare una tisana fatta con erbe del luogo,

pranzare in agriturismo, il tutto circondati da

paesaggi incantevoli».

Il percorso è stato realizzato in accordo con

la comunità montana per il rilascio delle au-

torizzazioni e licenze necessarie, ed è stato

ricavato riscoprendo sentieri e vie comunali

della zona.

In Quad si esce tutto l’anno, anche con la neve.

Durante la stagione estiva, da giugno ad ago-

sto, Daniel organizza inoltre escursioni in not-

turna: partenza dalla base di Solto Collina fra

le 20.00 e le 21.00, cena in agriturismo, per

una serata fra boschi e stelle, soprattutto in

previsione dell’uscita che si svolgerà ad ago-

sto, per la notte di San Lorenzo. Uscite soli-

tarie o in gruppo, ma sempre accompagnati

da guide esperte per garantire la sicurezza

dei partecipanti. Il Quad, apparso negli anni

Ottanta inizialmente come veicolo per gli agri-

Escursioni guidate in Quad a stretto contatto con la natura.

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Escursioni guidate in Quad a stretto contatto con la natura.

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37

coltori e gli appassionati di caccia e pesca, è

diventato un vero e proprio mezzo di diverti-

mento con il moltiplicarsi dei sentieri adatti a

praticarlo, ma sempre e solo come attività or-

ganizzata. «Fra le proposte - prosegue Daniel -,

è interessante la possibilità di una vacanza in

zona abbinata alle escursioni in Quad, abbia-

mo diverse convenzioni con le strutture locali,

numerosi pacchetti vacanza per gli stranieri,

soprattutto inglesi ed olandesi sono degli ap-

passionati di Quad». Per informazioni e pre-

notazioni www.quadvadis.it - info@quadvadis.

it anche con le previsioni meteo aggiornate per

il giorno dell’escursione. n

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organizzazione generale:

teamitaliaVia Zelasco, 1 - 24122 BERGAMOtel.035.237323 - fax 035.224686www.teamitalia.com [email protected]

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La casa natale di Donizetti in via Borgo Canale riapre al pubblico il sabato e la domenica.

di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari

La casa natale di Donizetti è riaperta al pub-

blico, per visite libere e gratuite da sabato 20

marzo, ogni sabato e domenica, dalle 10.00

alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Per visi-

te guidate e aperture straordinarie, rivolger-

si alla Fondazione Donizetti (035/244483

- www.donizetti.org). Come spiega Francesco

Bellotto, Direttore Artistico del Teatro Doni-

zetti, «il restauro è durato un anno e mezzo,

non ha riguardato tanto la parte monumenta-

le, storica della dimora donizettiana difesa da

mura quattrocentesche, bensì i quattro piani

superiori. Le aperture al pubblico il sabato e

la domenica, precedentemente legate al Ber-

gamo Musica Festival, rientrano oggi nell’at-

tività istituzionale della Fondazione Donizetti.

In programma, per il Festival a settembre, il

primo allestimento negli spazi restaurati con

un’esposizione di carattere divulgativo, per

mettere in scena l’opera del Donizetti, per

i cittadini e i turisti, all’interno del progetto

di un percorso donizettiano che si snodi in

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41

Città Alta fra il Museo Donizettiano in via Are-

na e appunto la casa natale di Borgo Canale.

L’opera italiana fa parte del nostro DNA ed è

una delle eccellenze che esportiamo in tutto

il mondo».

In Via Borgo Canale 14 nacque l’illustre com-

positore Gaetano Donizetti il 29 novembre

1797. La famiglia Donizetti, Gaetano era il

quinto di sei figli, vi abitò per vent’anni, dal

1786 al 1806. Monumento nazionale per

Regio Decreto N. 338 del 28 gennaio 1926

«affinché la casa in Bergamo dove nacque

il maestro Gaetano Donizetti sia conservata

al devoto ossequio degli italiani e rispettata

come edificio d’interesse storico», di proprie-

tà del Comune, è gestita dal 1997 dalla Fon-

dazione Donizetti.

Ai tempi di Donizetti Borgo Canale era un ri-

one suburbano con case fatiscenti abitate da

manovali, stallieri, maniscalchi, sarti…, per

accedere alla casa del compositore bisogna

scendere una scala, lo stesso Donizetti definì

“scala di cantina” l’ingresso della sua abita-

zione di Borgo Canale in un celeberrima lette-

ra a Simone Mayr (Monaco, 15 luglio 1843):

«nacqui [sic] sotto terra in Borgo Canale.

Scendevasi per una scala di cantina ov’om-

bra di luce non mai penetrò. E siccome gufo

presi il mio volo…». Scesa la scala si accede

alla parte abitata dalla famiglia Donizetti: la

cucina con camino e un piccolo acquaio con

una porta che, tramite una scaletta si affac-

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42

cia su via degli Orti. Adiacente alla cucina, la

camera da letto dei coniugi Donizetti con una

botola che si presume fosse un ripostiglio.

I restanti due locali erano magazzini adibiti

ad uso comune per l’intera casa, in una delle

due stanze si trova il pozzo che raccoglieva

l’acqua per lavare e lavarsi. n

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sarda, tra cui numerosi vip dello spettaco-lo, della politica e dello sport. Ogni anno fa tappa a Forte Village per qualche setti-mana anche il magnate russo e presidente del Chelsea, Roman Abramovich, che non si perde, da grande appassionato e cultore dell’arte moderna, una visita alla galleria accompagnato dall’amico Mario Mazzoleni, che, catalogo alla mano, illustra con gran-de orgoglio i numerosi artisti presenti. Ogni anno, infatti, la galleria di Simona e Mario Mazzoleni presenta circa 400 opere d’arte esposte, tra dipinti, fotografi e e sculture, realizzate da 42 artisti diversi. Una tappa importante per l’arte bergamasca, poiché molti di questi artisti sono nati ed operano

L’arte bergamascain vacanza a Forte Village42 artisti contemporanei in mostra con la Mazzoleni Art Gallery

È giunta alla terza edizione la Summer Contemporary Art nel magnifi co scenario del resort numero uno al mondo, Forte Village a Pula, sulla bian-ca ed incontaminata spiaggia di Chia, vicino Cagliari.Ideatori, promotori ed artefi ci di questa rassegna apprezzata e visitata da turisti di mezzo mondo sono i coniugi bergamaschi Simona e Mario Mazzoleni. Lei gallerista e direttrice artistica della Mazzoleni Art Galle-ry di Alzano Lombardo, lui meglio conosciuto come ex arbitro di calcio di serie A, oggi opinionista televisivo per Telelombardia, Antenna 3 e Bergamo Tv, anche lui gallerista d’arte con tanto di diploma accade-mico appeso dietro la scrivania della magnifi ca Art Gallery Città Alta, considerata tra le più belle e prestigiose gallerie contemporanee d’Ita-lia in quanto ricavata all’interno di un antichissimo scavo romano ri-salente addirittura al 230 a.c.Una bellissima coppia, perfettamente af-fi atata sul lavoro, che da anni sviluppa e realizza con successo questo progetto artistico: “portare l’arte italiana in vacanza”. Il loro obiettivo è quello di proporre giovani artisti italiani emergenti, affi ancandoli ad altri invece già di ottima fama, e presentarli ad un pubblico di stra-ordinario livello in un contesto davvero unico e altamente qualifi cante.La galleria, denominata Art Events Contemporary Art, occupa nei mesi estivi tutta la grande sala Baldacchino, posta al piano terra dell’Hotel Ca-stello di Forte Village, considerato uno degli hotel più lussuosi e ricercati del pianeta. Numerose sono anche le sculture e le istallazioni collocate nel grande parco verde di Forte Village. La galleria nella stagione estiva è visitata da migliaia di persone che soggiornano nella struttura alberghiera

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A destra la copertina della pubblicazioneSUMMER CONTEMPORARY ART anno 2010

Artisti presenti in galleria:

Andy Warhol - Ugo Riva - Ferdinando Cioffi

Fulvio Rinaldi - Omar Ronda - Ali Hassoun

Helidon Xhixha - Francesco Verdi

Elisabetta Trombello - Imma Visconte

Michele Balestra - Massimo Lomi

Tommy Bonicelli - Grazia Caracciolo

Antonio Capoferri - Luigi Marengo

Riccardo Bonfadini - Emilio Gualandris

Federica Rossi - Lazzaro - Simona Ragazzi

Valeria Pontoglio - Matteo Zanardi

Davide Frisoni - Dino Faustini - Mario Madiai

Franco Cimitan - Giampietro Costa

Silvia Viganò - Tino Rusconi

Massimo Balestrini - Agostino Veroni

Maurizio Assolari - Felice Labianca

Ciro Palumbo - Gian Piero Gasparini

Michele Circiello - Giancarlo Taraski

Giovanni Brambilla - Franco Farina

Marcello Brignoli - Patrizia Bonardi

in provincia, soprattutto per il livello straordinario della struttura alber-ghiera, da undici anni vincitrice del premio come miglior resort del Mon-do. Un grande successo che gratifi ca il lavoro di una giovane realtà cittadi-na che attraverso l’arte si sta facen-do conoscere ed apprezzare anche in paesi come la Russia, l’Inghilterra ed il mondo arabo.

Concept e realizzazione:

G-Spot Design__Ranica (Bg)__Phone +39 035 0604847_______________www.g-spot.it

Concepts - Graphic design - Web & Multimedia - Design ambientale - Video mapping

Mazzoleni Art Gallery - Spazio Arte GiovaniVia Locatelli, 1 Alzano Lombardo (BG) - tel. 035 511784 / 347 [email protected] Events Sardegna - Forte Village ResortS.Margherita di Pula - Cagliari Sardegna - tel. 334 [email protected] Gallery Città Alta - Contemporary ArteVia B. Colleoni, 13 Bergamo Alta - tel. 035 249799 / 320 [email protected]

www.artevents.it

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BergamoUp Model

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Questo Mese presentiamo, per “modella/o per un giorno”:

Elena Morali, 20 anni

Professione Modella

Foto: Matteo Mottari

www.matteomottari.it

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La rubrica di BergamoUp che per-

mette a tutti i giovani bergamaschi,

aspiranti modelli/e di usufruire di

un servizio fotografico che verrà,

successivamente, pubblicato sulle

pagine della nostra rivista.

Se sei interessato/a contatta la no-

stra redazione

telefonicamente allo 035.236661

o via e-mail:

[email protected].

Cercaci anche su Facebook.

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A tu per tu con Fabio Gallo: ex calciatore oggi allenatore del Settore Giovanile dell’Atalanta.

Fabio Gallo, classe 1970, ha dedicato la sua

vita al calcio. I primi calci al pallone li ha tirati

a Bollate (Milano) dove è nato, poi 10 anni nel

settore giovanile dell’Inter, due stagioni a Bre-

scia per approdare, finalmente, per sei stagio-

ni all’Atalanta: dal 1995 al 2001. Dal 2003 al

2006 ha giocato nel Treviso ed è Ambasciatore

Unicef per il Veneto. Come sportivo e Amba-

sciatore Unicef Fabio, in occasione delle Olim-

piadi Invernali di Torino 2006, anno in cui mi-

litava nella squadra granata, è stato tedoforo

portando la fiaccola olimpica alle porte della

città.

Gallo ha concluso la carriera nel 2009 dopo

due stagioni al Novara.

Sposato da 14 anni e padre di due bimbe di 10

e 6 anni, Fabio dal 2009 allena gli Allievi Nazio-

nali dell’Atalanta, venti ragazzi del 1993, vivaio

della squadra orobica.

Fabio, “architetto” dell’Atalanta di Mondonico?

«Sì, Marco Sgrò ed io, eravamo gli “architetti”

dell’Atalanta di Mondonico. Due centrocampi-

sti tecnici, una coppia diversa, bravi a far gio-

care la squadra. L’Atalanta è la mia casa, sei

anni da professionista in una città dove ho mol-

ti amici e alla quale mi sento molto legato».

Un ricordo di quegli anni?

«Ottobre 1995, ricordo il mio goal da fuori area

alla Juventus al 118° minuto supplementare:

Juventus eliminata dalla Coppa Italia. Lo stadio

è esploso. Gli atalantini sono sanguinei, molto

legati sia alla città, sia alla maglia. Lo stadio è

sempre gremito, allora come oggi. Il tifo è par-

te integrante dell’Atalanta, se la squadra è in

difficoltà i tifosi non mollano, magari alla fine

della partita contestano, ma durante la partita

il tifo non manca mai, aiuta e sostiene molto i

giocatori».

di Raffaella Ravasi

Page 55: BergamoUp N° 7 aprile 2010

53

E oggi nella tua nuova veste d’allenatore?

«Seguo appunto gli Allievi Nazionali dell’Ata-

lanta, classe 1993. Abbiamo gli allenamenti

tre volte la settimana a Zingonia nella sede ata-

lantina, la partita la domenica. Siamo terzi in

campionato, dietro Inter e Milan. È un campio-

nato di livello perché si tratta di una categoria

importante, un passaggio fondamentale per

diventare un calciatore. Come delle forbici con

la lama ben affilata, poiché non tutti riescono a

superare lo step del settore giovanile. Abbiamo

una squadra di qualità, ma come ricordo sem-

pre ai miei ragazzi, sono stati scelti per giocare

negli Allievi dell’Atalanta ed è per loro una pos-

sibilità straordinaria».

Quanto è importante lo sport per un ragazzo?

«Lo sport aiuta a crescere, il confronto con i

compagni con le regole. La filosofia dell’Atalan-

ta si basa proprio sul rispetto dei compagni,

della squadra, degli avversari, degli arbitri, dei

tifosi. Lo sport nel settore giovanile è un am-

biente più ovattato rispetto al professionismo,

non c’è lo stress per il risultato, è un ambiente

pulito, un veicolo di crescita».

Cosa rappresenta per te l’Atalanta?

«L’Atalanta è la mia casa, ieri come oggi. Nel

1995 quando sono arrivato, l’allora e tuttora

responsabile del settore giovanile, Mino Favini,

mi disse che quando avrei smesso di giocare

avrei allenato i ragazzi. 15 anni dopo queste

parole sono la mia realtà a conferma della ca-

pacità di giudizio e correttezza della persona».

Parliamo dei Mondiali in Sudafrica?

«I prossimi mondiali sono una scommessa per

l’Italia, fra tutte le squadre che vi partecipa-

no siamo quella che è cresciuta meno come

Page 56: BergamoUp N° 7 aprile 2010

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ricambio generazionale. L’orientamento è pun-

tare sui giocatori che hanno vinto la Coppa del

Mondo nel 2006 a Berlino, certamente gran-

di campioni, ma con quattro anni in più nelle

gambe. Il girone di qualificazione è sulla car-

ta facile, ma non bisogna dimenticare che ci

si confronta anche con squadre che i giocatori

conoscono meno non giocando nei campionati

europei».

A tu per tu con Fabio Gallo

Page 57: BergamoUp N° 7 aprile 2010

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La punta di diamante della nostra nazionale?

«Sicuramente Alberto Gilardino, attaccante di

razza che anche se arriva dal mondiale vinto

nel 2006 è ancora giovane, nel pieno del suo

vigore fisico».

Due parole su Totti?

«Totti è un indiscusso campione, ma personal-

mente non sono d’accordo che si spinga tan-

to sul suo ritorno in nazionale, non ha fatto le

qualificazioni, non ha mai giocato con la squa-

dra».

Un pronostico Fabio?

«Vinceremo… spero di sì, ma ho paura di no.

Due squadre da tener d’occhio sono la Spagna

Campioni Europei in carica molto forti e giova-

ni, e l’Inghilterra». n

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In ricordo del Presidente del Tribunale di Bergamo Ugo Mastromatteodi Raffaella Ravasi - Maryline JM-W - Laura Generali

Il giorno 2 aprile dell’anno 2000, moriva una

delle figure che hanno fatto la storia della no-

stra città:

Ugo Mastromatteo, Presidente del Tribunale di

Bergamo durante gli anni Ottanta.

Questo mese ricorre il decimo anno della sua

scomparsa. Il rapporto che ha legato e che

lega ancora oggi la mia famiglia con quella di

Mastromatteo era davvero intenso e speciale.

In queste pagine, attraverso le testimonianze

di chi ha avuto con Mastro-

matteo uno stretto rapporto,

(magistrati suoi colleghi e

amici, che lui tanto stimava e

apprezzava), - vorrei permet-

tere, a chi l’ha conosciuto di

ricordarlo e a chi non ha avu-

to la fortuna di incontrarlo,

di capire il valore di un uomo

speciale.

Mino Mottari

Ugo Mastromatteo, nacque a

Torrecuso (BN) il 5 Febbraio

1920.

Dopo gli studi classici s’iscris-

se alla Facoltà di Giurispru-

denza, all’Università di Roma

e nello stesso tempo, ottenne

un impiego presso la Banca

Nazionale del Lavoro per so-

stituire una persona richiama-

ta al fronte.

La guerra era già scoppiata e

anche per Mastromatteo arri-

vò il momento di partire per il

servizio militare.

Fu mandato a Pinerolo, nella

nota Caserma di Cavalleria e

quindi ottenne la nomina a

sottotenente.

Poi a Roma, sempre pres-

so una caserma di cavalle-

ria, dove rimase pochissimo

tempo poiché l’Italia chiese

l’armistizio senza informare,

purtroppo, gli alleati tedeschi e gli ufficiali ita-

liani, ignari di ciò che stava accadendo, furono

arrestati.

Naturalmente anche Mastromatteo fu ferma-

to e portato a Frascati dove c’era il comando

tedesco.

Fu interrogato ma non parlò, quindi ricondotto

a Roma dove ricevette alcuni ordini: avrebbe

dovuto, insieme con alcuni prigionieri inglesi,

Page 59: BergamoUp N° 7 aprile 2010

57

Mino Mottari

Franco Tentorio, Sindaco di Bergamo

«Innanzitutto tengo a dire che l’Amministrazio-

ne comunale vede con piacere quest’iniziativa

in memoria di un grande Bergamasco acquisi-

to, arrivato a Bergamo come magistrato negli

anni ’70 e diventato in seguito il presidente del

nostro tribunale. Erano gli anni in cui inizia-

vo la professione di commercialista e quindi,

pur non avendo avuto rapporti diretti con lui

giacché mi rapportavo soprattutto con la Se-

zione Fallimentare, ho potuto apprezzarne la

personalità, l’onesta e la correttezza che erano

comprovate dalla grande stima che avevano di

lui tutti gli altri magistrati. E quando una per-

sona riesce ad acquisire la stima e la conside-

razione dei colleghi vuol dire che ha veramente

delle doti superiori.

La guida di un tribunale come quello di Berga-

mo è un compito importante; la nostra provin-

cia conta un milione di abitanti, è densamente

operativa e vede una serie di problematiche

civili e penali che richiedono un grande sfor-

zo ai nostri magistrati. Ho l’orgoglio di dire

che i magistrati del Tribunale di Bergamo

hanno dato prova di elevata professionalità,

di efficienza e di moralità. E il giudice Dottor

Mastromatteo ha rappresentato in sé tutte le

migliori doti richieste a un magistrato. Uomo

severo, ma giusto. Legato al suo lavoro. È stato

un valore per la nostra Comunità».

trasferire i cavalli che erano in caserma, in un

paese vicino.

L’incarico non durò a lungo; si rifiutò di far par-

te della Repubblica fascista, rimase a Roma e

fu partigiano.

Alcuni mesi dopo, la guerra finì, ma per otte-

nere un lavoro era necessario laurearsi e fare

concorsi.

Mastromatteo pensò di entrare in Magistratu-

ra, ma gli esami erano molto difficili, purtrop-

po per la sua preparazione.

Cominciò a studiare giorno e notte e riuscì,

non senza fatica, a superare la prima prova.

Come prima sede scelse Avezzano, provincia

dell’Aquila.

La cittadina era stata completamente distrutta

della guerra; solo la Chiesa e il Tribunale erano

stati ricostruiti.

Il posto da lui ricoperto non era previsto per un

giovane giudice, ma per un consigliere di Corte

d’Appello e quindi a Mastromatteo fu assegna-

ta una Prefettura in un paesino dell’Abruzzo.

Non volle accettare! Si “precipitò” a Roma, al

Ministero, dove gli offrirono un posto a Perugia

e divenne Presidente di Sezione del Tribunale

e della Corte d’Assise.

Due anni di servizio ed in seguito, come previ-

sto, sostenne altri esami che superò brillante-

mente avanzando molto nella graduatoria.

Vent’anni a Perugia, successivamente decise

di spostarsi poiché a Bergamo era disponibile

il posto di Presidente del Tribunale che ricoprì

per 10 anni, poi la pensione. Morì il 2 aprile

2000 all’età di 80 anni. n

Ph. Matteo Mottari

Page 60: BergamoUp N° 7 aprile 2010

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Adriano Galizzi Procuratore della Repubblica a Bergamo

«Ho avuto la fortuna di lavorare in campo Penale con il Dottor Mastromatteo prima che diventasse Presidente del Tribunale di Bergamo, - all’epoca ero Sostituto Procuratore - , poi alla sezione Civile ed anche in Corte D’Assise. Per diversi anni abbiamo lavorato insieme quando il Dottor Mastromatteo di-ventò Presidente del Tribunale e della Prima Sezio-ne Civile. Ne ricordo la grande generosità, un uomo totalmente dedito al lavoro ed alla famiglia. Era molto generoso con noi, apparentemente burbero, impulsivo, ma dalla grande nobiltà d’animo. Ricordo anch’io le riunioni della Camera di Consiglio il giove-dì pomeriggio con i colleghi Dottor Grasso e Dottor Marzani ed il momento di pausa che condivideva-mo congiuntamente. Il Dottor Mastromatteo è stato Presidente del Tribunale capace e autorevole, dalla grande capacità organizzativa. Fin dall’inizio ho so-stenuto con grande piacere l’iniziativa di ricordarlo nel decimo anniversario della sua scomparsa quale figura dall’alto profilo morale».

Armando Grasso, oggi Presidente della Commis-sione Tributaria

«Negli anni Ottanta ero giudice di una sezione Civile del Tribunale di Bergamo allorché il Dottor Mastro-matteo arrivò come Presidente di Sezione Penale. Più tardi fu nominato Presidente del Tribunale. In tale veste assunse anche la Presidenza della Prima Sezione Civile composta dal Dottor Adriano Galiz-zi, dal Dottor Luigi Manzari e da me. Sono rimasto nel settore Civile sino al 1992 per poi passare qua-le Presidente di Sezione al dibattimento Penale ed alla Corte d’Assise ove rimasi sino al 2004 quando divenni, sempre in Bergamo, Presidente della Sezio-ne G.I.P. - G.U.P. Del Dottor Mastromatteo ricordo la grande cordialità, nei confronti di noi magistrati “anziani”. Era un uomo molto autoritario, qualche volta irruente, ma profondamente giusto e buono. Durante le Camere di Consiglio, che si svolgevano il giovedì pomeriggio, il Dottor Mastromatteo ave-va l’abitudine di offrirci intorno alle ore 17.00, pa-sticcini accompagnati da un bicchiere di Porto per spezzare il ritmo ed allentare la tensione del lavoro. Era persona molto attenta all’ordine ed al decoro di quanti si avvicinavano a lui per ragione del suo uf-ficio. Prestava molta attenzione all’operato dei suoi collaboratori e teneva moltissimo, nei limiti delle materiali disponibilità di allora, che nel Palazzo di Giustizia regnasse ordine e pulizia. Mi è rimasto il gradevole ricordo di un pomeriggio in cui il Dottor Mastromatteo mostrò a me e al Dottor Galizzi una ricostruzione miniaturizzata di una memoria elet-tromeccanica della SIP - che aveva ricevuto in dono tempo addietro e che non sapeva dove collocare - offrendola a chi dei due avesse interesse e, siccome sia io sia il collega dimostrammo interesse, suggerì di giocarcelo a testa e croce. Così facemmo e da allora quel pregevole aggeggio mi ha sempre seguito nei vari uffici che ho occupato».

In ricordo del Presidente del Tribunale di Bergamo Ugo Mastromatteo

Ph. Matteo Mottari

Page 61: BergamoUp N° 7 aprile 2010

59

Paolo D’Andrea

«Dal 1972 al 1990 ho lavorato alla Sezione Fallimen-tare del Tribunale di Bergamo per poi trasferirmi come Consigliere alla Corte d’Appello di Milano. Sono rimasto quasi vent’anni in quell’ufficio perché avevo il Dottor Mastromatteo come Presidente. Era veramente una bella persona, poteva apparire a chi non lo conosceva burbero, in realtà era un uomo schietto, leale, buono e di gran cuore. Come gli uffi-ciali amano i loro soldati, lui amava tutti i suoi colla-boratori: dai giudici, ai cancellieri, ai dattilografi… si spendeva per gli altri. Eravamo molto legati, anche da un rapporto d’amicizia personale, e del Dottor Mastromatteo voglio ricordare anche l’indiscussa capacità d’esercitare il ruolo di Presidente, di dirige-re gli uffici. Concludo apprezzando la vostra inizia-tiva di far rivivere con il nostro ricordo la figura del Dottor Mastromatteo nel decimo anniversario della sua scomparsa».

Luigi Manzari, oggi Presidente Aggiunto Onorario della Corte di Cassazione

«Dal Settanta al Novanta mi sono occupato di Civi-le e Penale a Bergamo, nel 1990 mi sono trasferito a Milano in Corte d’Appello dove vi sono rimasto fino al 1999 come Consigliere Anziano. Del Dottor Mastromatteo conservo il ricordo di una persona in apparenza burbera, ma di gran cuore. È stato una figura di riferimento per me, i colleghi e tutto il per-sonale del Foro. Il rapporto umano era molto inten-so, ricordo anch’io, come il collega Dottor Grasso, le riunioni del giovedì, la sua capacità di stemperare l’atmosfera ed il suo altruismo, prendeva sempre le parti del più debole. Ho molto apprezzato l’iniziativa di ricordare il decimo anniversario di morte del Dot-tor Mastromatteo».

Giorgio Brignoli

«Ero un giudice del Tribunale di Bergamo quando il Dottor Mastromatteo divenne prima Presidente della Sezione Penale e della Corte D’Assise, poi del Tribunale. Sono stato Presidente della Seconda Se-zione Civile e Procuratore della Repubblica a Berga-mo dal 1994 al 2001, successivamente ho rivestito la carica di Procuratore Generale a Trieste e quindi a Firenze. Il Dottor Mastromatteo è stato un autore-vole Presidente del Tribunale e un galantuomo. Pre-siedeva con autorevolezza e correttezza nel rispetto delle forme. Ricordo la grande dignità con la quale esercitava le sue funzioni, un uomo dalla condotta morale ineccepibile, dalla grande umanità».

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Lo studio DAVID-BERG per individuare i sog-

getti più a rischio di scompenso cardiaco, è

stato presentato martedì 30 marzo. Lo studio

è il frutto del lavoro congiunto tra medici dei

reparti di Cardiologia e di Medicina Cardiova-

scolare degli Ospedali Riuniti, medici di Me-

dicina Generale dell’Asl di Bergamo, zone di

Osio, Verdello e Mozzanica. Il progetto è stato

finanziato dalla Fondazione Credito Berga-

masco, come ha affermato Carlo Bonometti,

Direttore Generale degli Ospedali Riuniti: «Lo

studio è stato possibile grazie al sostegno del-

la Fondazione Creberg, che si conferma fra i

maggiori benefattori degli Ospedali Riuniti,

per potenziare l’attività di ricerca. Questo stu-

dio non è solo un esempio di proficua collabo-

razione tra ospedale e società civile, ma anche

la riprova dei benefici che derivano ai pazienti

dalla collaborazione tra medicina specialistica

e medicina del territorio». Come ha conferma-

to Cesare Zonca, Presidente della Fondazio-

ne Credito Bergamasco, «per permettere alla

scienza medica di svolgere il proprio lavoro

in modo sempre più efficace e veloce, sono

necessarie risorse e finanziamenti adeguati.

La nostra provincia si colloca in una posizione

privilegiata per quanto riguarda l’alta qualità

dell’assistenza sanitaria. Quest’importante

traguardo rappresenta una ricchezza che va

preservata, tutelata e potenziata grazie anche

Ospedali Riuniti di Bergamoe Fondazione CreditoBergamasco:Nuovo fronte nella prevenzione dello scompenso cardiaco.

all’apporto di istituzioni private vicine al terri-

torio, quali la nostra Fondazione».

Doppio il risultato raggiunto dallo studio che

sarà presentato in occasione dei più impor-

tanti congressi di Cardiologia, a cominciare

dall’European Heart Failure Association Mee-

ting 2010 (Berlino 29 maggio - 1 giugno). Da

un lato l’analisi dei dati ha evidenziato un’ele-

vata prevalenza di disfunzione ventricolare nei

soggetti a rischio cardiovascolare, che richie-

derebbero un’attenzione maggiore in termini

di diagnostica preventiva e di terapia farmaco-

logica. Dall’altro lo studio ha evidenziato che

il valore di BNP - un ormone liberato dal cuore

in situazioni di scompenso e rilevabile con un

semplice prelievo di sangue - permette di sele-

zionare ulteriormente i pazienti a rischio, con-

sentendo di sottoporre ad ecocardiogramma

solo coloro che presentano un’elevata proba-

bilità di disfunzione ventricolare. Gli Ospedali

Riuniti sono stati il primo ospedale italiano

di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari

Page 63: BergamoUp N° 7 aprile 2010

61

nel 2002 a dare vita a un’unità dedicata alla

cura di questa patologia, che prima era gesti-

ta in parte in Medicina e in parte in Cardio-

logia. «La nostra Medicina Cardiovascolare è

uno degli esempi d’applicazione del concetto

d’organizzazione dell’attività ospedaliera per

intensità di cura che caratterizzerà il nuovo

ospedale - ha spiegato il Direttore Sanitario

degli Ospedali Riuniti, Claudio Sileo. L’unità

è composta in egual numero da internisti e

cardiologi, che lavorano insieme per curare il

paziente non solo per la specifica patologia

cardiologica che ne ha determinato il ricovero,

ma tenendo conto del quadro complessivo e

dei suoi bisogni clinici e assistenziali. Il risul-

tato è stata una significativa riduzione della

mortalità e della durata della degenza». n

Page 64: BergamoUp N° 7 aprile 2010

62

A passeggio per la città: dalla meridiana di Palazzo della Ragione all’orologio della Torre dei Caduti.di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari

Concediamoci il lusso di una passeggiata per

la città alla ricerca di meridiane e orologi che

ci raccontano parte della nostra storia. Vivia-

mo in una città che vanta ben cinque meri-

diane: Piazza Angelini, Piazza Duomo, Via

Gombito 22, Via S.Alessandro 69/a e Viale

delle Mura (Bastione San Giovanni). Orolo-

gio solare, la meridiana indica lo scorrere del

tempo a seconda della posizione del sole. E

proprio sotto il porticato di Palazzo della Ra-

gione, in Piazza Duomo, c’è la più conosciuta

delle nostre meridiane. Fu realizzata nel 1798

dall’abate Giovanni Albrici proprio sotto il por-

ticato perché ombreggiato e quindi in grado di

far notare l’ombra del sole prodotta dallo gno-

mone, cioè l’asta che con la sua ombra indica,

appunto, l’ora sugli orologi solari. La meridia-

Page 65: BergamoUp N° 7 aprile 2010

63

na, fu restaurata una prima volta nel 1857

dall’Ingegner Francesco Valsecchi, che indicò

le coordinate del punto (longitudine 27°29’

e latitudine 45°43’) e l’altezza sul livello del

mare - 360,85 metri – oltre alla leggenda dove

si segnala che l’orologio esatto segna sempre

12 ore quando lo spettro solare è sulla curva,

con riferimento alla lemniscata del tempo me-

dio. La lemniscata è la linea curva a forma di

otto che riproduce la posizione del sole sulla

sfera celeste in una determinata ora del gior-

no, nel corso dell’anno. Infine Valsecchi inserì

la lastra di marmo con la rosa dei venti.

Con il restauro del 1980 l’antico gnomone è

Page 66: BergamoUp N° 7 aprile 2010

64

A passeggio per la città: dalla meridiana di Palazzo della Ragione all’orologio della Torre dei Caduti.

stato sostituito da un sole fiammeggiante in

bronzo realizzato da Sandro Angelini posto al

vertice di un arco del loggiato: la sua ombra

con il solstizio d’inverno raggiunge l’estremità

della lemniscata.

Sempre di corsa ed abituati a leggere l’ora sul

telefonino, alziamo lo sguardo perché in Piaz-

za Duomo fa bella mostra di sé l’orologio del

Campanone. La torre alta 54 metri, innalzata

nel XII secolo, è stata dotata dell’orologio nel

1407 e ogni sera, alle 22,00 il Campanone

batte sempre i suoi 180 rintocchi dell’antico

coprifuoco.

Lasciamoci alle spalle Piazza Vecchia per tra-

sferirci in Piazza Mascheroni: la torre dell’Oro-

Page 67: BergamoUp N° 7 aprile 2010

65

logio dopo quindici anni d’inattività, ha ripre-

so a funzionare dal dicembre 2009 con le sue

lancette dorate a scandire il fluire del tempo.

Un po’ di corsa, perché al passo con i tempi,

lasciamo le meraviglie di Città Alta per conti-

nuare, sempre con l’orologio in mano, la no-

stra ricerca di torri con orologio. Tutti cono-

sciamo l’orologio delle Poste e le sue lancette

che all’imbrunire segnano l’ora in rosso, ma la

nostra meta è la Torre dei Caduti in Piazza Vit-

torio Veneto. La torre a pianta quadrata alta

45 metri fu progettata dall’architetto Marcello

Piacentini e costruita a partire dal 1922, “non

solo a memoria e onore dei caduti bergama-

schi ma per esaltare il nazionalismo unitario”,

come disse nel discorso d’inaugurazione Mus-

solini il 27 ottobre 1924.

Costruita in arenaria di Bagnatica, la possen-

te struttura della torre è alleggerita da inserti

ornamentali e commemorativi come l’orologio

e alcuni gruppi scultorei. L’orologio in marmo

di Zandobbio è racchiuso in un quadrato e agli

angoli presenta quattro allegorie dei venti, per

simboleggiare il trascorrere e la caducità del

tempo. n

Page 68: BergamoUp N° 7 aprile 2010

66

Bocuse d’Or - Selezioni nazionali Un bergamasco rappresenterà l’Italiadi Maryline JM-W - Ph. Matteo Mottari

Tra i 16 candidati venuti da tutta Italia, la

giuria incaricata di eleggere il rappresentan-

te della cucina italiana alle selezioni europee

del Premio Bocuse d’or ha scelto un berga-

masco: Alberto Zanoletti, chef executive della

Locanda Armonia di Trescore Balneario – Ber-

gamo. A 31 anni, il vincitore ha già lavorato

in numerosi ristoranti in Italia e all’estero e

partecipato a concorsi nazionali e internazio-

nali, conquistando prestigiosi riconoscimenti,

fra questi il titolo di medaglia di bronzo al

concorso gastronomico internazionale IKKA

in Austria. Alberto Zanoletti dovrà ora parte-

cipare alla Selezione Europea, che si terrà a

Ginevra il 7 e il 8 giugno 2010 nell’ambito del

Salone Gourmet (l’Italia è stata sorteggiata

per gareggiare il giorno 8) e competerà con gli

chef selezionati da Germania, Austria, Belgio,

Croazia, Danimarca, Spagna, Estonia, Islan-

da, Lussemburgo, Ungheria, Norvegia, Paesi

Bassi, Repubblica Slovacca, Finlandia, Fran-

cia, Gran Bretagna, Russia, Svezia e Svizze-

ra. Tra questi, solo 12 arriveranno a Lione per

partecipare al prestigioso Concorso Mondiale

nel gennaio del 2011.

Page 69: BergamoUp N° 7 aprile 2010

67

Page 70: BergamoUp N° 7 aprile 2010

68

Le selezioni si sono svolte

alla Fiera di Bergamo i 15 e

16 marzo scorso, nell’ambito

della prima edizione di Coo-

king Expo, salone dedicato

all’enogastronomia e alla

filiera alimentare che aveva

in programma alcuni eventi

collaterali. Tra questi l’As-

semblea generale dei Pubbli-

ci Esercizi lombardi; gli Stati

generali della ristorazione

e un convegno sulla cucina

italiana di qualità come leva

dell’economia made in Italy.

Alfredo Zini, consigliere dele-

gato Fipe, ha definito queste

due giornate bergamasche:

“importanti per il rilancio

della ristorazione, per il suo

futuro e la sua posizione nei

confronti del turismo”. Enri-

co Cerea, chef e Presidente

di giuria Bocuse d’Or, si è

augurato che Bergamo por-

ti fortuna all’Italia che “fino

ad ora non ha mai ottenuto

grandi risultati in questa bel-

la manifestazione”.

L’iniziativa è nata ed è stata

sostenuta da Promozione del

Territorio, associazione com-

posta da Camera di Com-

mercio di Bergamo, Ascom-

Confcommercio Bergamo,

Confindustria Bergamo, Ente

Fiera Promoberg e Bergamo

Fiera Nuova, in collaborazio-

ne con Fipe e Accademia del

Gusto. n

Bocuse d’Or - Selezioni nazionali Un bergamasco rappresenterà l’Italia

Page 71: BergamoUp N° 7 aprile 2010

69

Page 72: BergamoUp N° 7 aprile 2010

70

Bergamo jazz 2010La musica come pulsazione in libertà

C’era una volta il jazz polifonico di New Orle-

ans, quello fatto di improvvisazioni collettive

ispirate al canto afroamericano e dall’inten-

zione di divertire il pubblico senza abbando-

nare le istanze sociologiche del tempo. C’era

una volta e c’è ancora la libertà espressiva del

Bebop e del Free Jazz; c’era una volta il jazz

modale che svincolava gli accordi dalla tona-

lità del brano. C’erano una volta e ci sono an-

cora tutti i colori e i

modi del jazz.

In tutto il susse-

guirsi di sviluppi

simbiotici e non, tra

melodie e progres-

sioni armoniche, la

musica jazz non ha

smesso di creare

stupore, sino a car-

pire l’attenzione di

un vasto pubblico

ancora in crescita

e differenziarlo a

seconda delle pre-

ferenze di stile.

La direzione artisti-

ca di Paolo Fresu

per Bergamo Jazz 2010 ha colpito nel se-

gno per la duttilità di scelta delle tipologie di

jazz: il rischio che si corre nella direzione di

un evento tanto prestigioso è infatti quello di

prediligere un gusto personale e non riuscire

ad incontrare, almeno in parte, quello di un

pubblico vario, proprio a causa del fatto che,

dal jazz afroamericano a quello europeo, dal

free al modale, ogni appassionato ritrova nel

panorama jazzistico una nicchia particolar-

mente voluminosa in cui esasperare la propria

predilezione tipologica. Ma per Bergamo Jazz

2010 non è andata così, non c’è stata certo

dispersione di intenti, ben altro: Fresu è riu-

scito a sintonizzare il proprio gusto personale

con quello del pubblico, dando vita a un even-

to artistico di alto livello, sia per la qualità mu-

sicale che per l’intesa con gli appassionati.

Se Bergamo Jazz 2009, con la prima direzio-

ne di Fresu, aveva mirato alla liberazione della

musica dai gioghi stilistici, dagli schematismi

e dall’ascolto elitario, l’edizione 2010 di Ber-

gamo Jazz si è orientata in maniera più speci-

fica verso la differenziazione delle derivazioni

del jazz, senza naturalmente trascurare che la

musica continua a pulsare in libertà, un con-

cetto dal valore altissimo per Fresu.

di Maristella Cervi1 - Ph. Simone Montanari

1 Maristella Cervi, addetta stampa del Jazz Club Bergamo presieduto da Vittorio Scotti. La sede operativa del club cittadino è in via Fara 21/A e permette di avere tutte le informazioni in merito ai programmi mensili e annuali dell’associazione, di avere a disposizione materiale specifico biografico dei concertisti, chiarimenti culturali inerenti alla storia del Jazz, iscrizioni soci, programmi di viaggi mirati al jazz e contatti con giovani musicisti per inserirli in concorsi Nazionali giovani Talenti jazz indetti dal club stesso. www.jazzclubbergamo.com

Page 73: BergamoUp N° 7 aprile 2010

71

Il successo di Bergamo

Jazz 2010 è testimoniato

dalle presenze numerose

sia nel Teatro Donizetti

sia negli eventi collaterali

distribuiti su tutto il ter-

ritorio cittadino, dedicati

a formazioni nazionali

e a nuovi giovani talenti

del jazz nazionale. Non

è certo facile trasmettere

un’idea chiara delle mil-

le sfaccettature del jazz,

che si distingue proprio

per essere una musica

difficile da schematizza-

re per le sue molteplici

identità talvolta intersecate e sovrapposte,

tuttavia Fresu ha saputo restituire, attraverso

la sua regia artistica, una divulgazione raffi-

nata e allo stesso tempo popolare, per urlare

finalmente che il jazz non è una cosa sola ma

molte cose, fra loro eterogenee in fatto di pro-

venienza, stile e richiami del passato.

Durante le serate donizettiane, Richard Gallia-

no e John Surman, un fisarmonicista france-

se e un sassofonista inglese, si sono distinti

per un connubio perfetto a livello musicale

ed emozionale, grazie a un impasto dei suoni

di grande effetto e meritevole di memoria. Il

quartetto di Ahmad Jamal, un esempio stu-

pefacente di perfezione artistica, si è esposto

fra nitidezza di suoni e chiaroscuri inebrianti,

con un’esecuzione che ha saputo sfiorare l’al-

tissima fedeltà di una registrazione raffinata.

L’Enrico Rava New Quintet, con la partecipa-

zione di Gianluca Petrella, ha offerto radici

esplicitamente bakeriane e davisiane per far-

cire d’entusiasmo il pubblico degli appassio-

nati e dar merito al jazz italiano. Il quintetto

di Omar Sosa ha portato con sé una miscela

esplosiva di un jazz altamente ritmico pronto

a richiamare le cromie sonore e i battiti laten-

ti di Brasile, Cuba, Nuova Guinea e Africa. A

concludere i concerti al Teatro Donizetti, quat-

tro fiati stupefacenti sostenuti dalla bravura

straordinaria di Stefon Harris, Edward Simon,

Matt Penman e Eric Harland, per l’esecuzio-

ne e l’ascolto di classici del jazz che sempre

allietano i sensi di chi del jazz considera so-

prattutto la storia e la tra-

dizione.

L’evento indimenticabile

di Bergamo Jazz 2010,

svoltosi tra il 19 e il 21

marzo, gode ancora del

vociferare soddisfatto di

un grande pubblico che

ha colto il grande jazz in

tutta la magnificenza con

cui Paolo Fresu lo ha pre-

sentato.

Non solo le voci appaga-

te degli spettatori con-

tinueranno a girare, ma

con esse anche la voglia

di sentir musica. Sul sito

del Jazz Club Bergamo, www.jazzclubberga-

mo.com, sono pubblicati tutti gli eventi che

l’associazione offre a partire da gennaio fino a

settembre 2010. E così il jazz continua, tutto

l’anno. n

Page 74: BergamoUp N° 7 aprile 2010

72

Trescore Balneario:centro Termale e culla di Lorenzo Lotto

A soli quindici chilometri da Bergamo, Tresco-

re Balneario, Trescùr in dialetto, Trescurium

nel primo documento ufficiale del 996 d.C., è

da sempre il principale centro della bassa Val

Cavallina, attraversato dalla storica statale 42

del Tonale, arteria che collega la Pianura Pa-

dana alla regione Alpina.

Abitato sin dall’età Preistorica, come testi-

moniano alcuni reperti d’insediamenti stabi-

li riconducibili al Paleolitico Medio, Trescore

Balneario all’epoca dei Romani fu oggetto

d’insediamenti fortificati grazie alla posizione

strategica. Cruciale fu, ad esempio, la scelta

del colle del Niardo, dove oggi c’è l’omonimo

castello, per sorvegliare la strada e l’ingresso

in valle.

Durante la dominazione Veneta Trescore di-

di Raffaella Ravasi - Ph. Matteo Mottari

Page 75: BergamoUp N° 7 aprile 2010

73

ventò centro commerciale dell’intera valle

grazie alla fama del suo mercato settimanale

tuttora esistente. Doveroso è anche ricordare i

noti “Fatti di Sarnico” durante il Risorgimento:

Garibaldi stabilì proprio a Trescore Balneario

il quartier generale per invadere il Trentino,

spedizione dall’esito però fallimentare.

Oggi Trescore è conosciuto in tutta Europa per

le acque sulfuree delle sue Terme già sfruttate

in epoca Romana, come testimoniano i resti

di un’antica conduttura. Restaurati una prima

volta nel IX secolo con Carlo Magno, i Bagni

di Trescore diventarono un importante stabili-

mento termale con il condottiero Bartolomeo

Colleoni nel 1470. Oggi le Terme di Trescore

sono, per quanto riguarda le cure, tra le più

attrezzate e all’avanguardia d’Europa.

Il centro del paese è accogliente e ruota in-

torno alla principale Piazza Cavour, un tempo

luogo di uno dei principali mercati della pro-

vincia, come confermano alcuni documenti ri-

salenti al XII secolo. Sulla piazza si affacciano

case, palazzi e torri delle famiglie più impor-

tanti che lungo i secoli vi abitarono. Spicca,

fra le torri, nella piazza dallo schema regola-

re, l’imponente Torre Suardi del XIII secolo,

ripristinata nel Settecento alle dimensioni ori-

ginali.

Al centro della piazza una grande fontana

d’inizio Ottocento rappresenta la dea della

Salute, Igea, in atto di curare un infermo. Il

gruppo, in marmo di Carrara, è opera dello

scultore Francesco Somaini (1795-1855),

mentre il corpo della fontana è in marmo di

Page 76: BergamoUp N° 7 aprile 2010

74

Zandobbio.

Ma il vero gioiello artistico di Trescore sono

gli affreschi di Lorenzo Lotto nella cappella

Suardi, lungo la statale del Tonale, realizzati

dal maestro nel 1524. La chiesa dedicata alle

Sante Barbara e Brigida, all’interno del parco

di Villa Suardi, è stata costruita per volontà

dei cugini Giovan Battista e Maffeo alla fine

del XV secolo.

Un grande affresco del Lotto con al centro

l’immagine di Cristo ispirata al versetto evan-

gelico “Io sono la vite e voi i tralci”, occupa

l’intera parete sinistra del piccolo oratorio già

cappella privata di Villa Suardi.

Sulla parete di sinistra della chiesa di Villa

Suardi è invece narrato il martirio di Santa

Barbara, perseguitata dal padre. Sulle altre

pareti i miracoli di Santa Brigida, Santa Ca-

terina e Santa Maria Maddalena, con busti

di Sibille e Profeti annuncianti la venuta di

Maria. Il ciclo d’affreschi realizzato dal Lotto

nel 1524 è carico del simbolismo dell’epoca

contro i “rischi” della Riforma Protestante,

sostenuta e diffusa dagli eserciti tedeschi che

periodicamente invadevano la valle. n

Trescore Balneario:centro Termale e culla di Lorenzo Lotto

Page 77: BergamoUp N° 7 aprile 2010

75

Page 78: BergamoUp N° 7 aprile 2010

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Page 79: BergamoUp N° 7 aprile 2010

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Page 80: BergamoUp N° 7 aprile 2010

78

Il Mirabile:trattoria di campagna e azienda agrituristica a Trescore Balneario

Sull’omonima collina, Il Mirabile, è una ca-

scina bergamasca Settecentesca con un pa-

norama mozzafiato sui Colli di San Fermo,

sui paesi di Entratico e Trescore Balneario.

Nato alla fine degli anni Ottanta come primo

agriturismo della zona, nel 2002 Il Mirabile

di Giuseppe Birolini, si trasforma nell’odierna

trattoria e azienda agricola: cucina varia, da

quella locale, povera bergamasca, a quella to-

scana, grazie al cuoco elbano Mauro. Condu-

zione familiare, il signor Giuseppe è affiancato

dalla figlia Estella e dal genero cuoco Mauro.

Sessanta coperti tutto l’anno che arrivano a

un centinaio durante la bella stagione sfrut-

tando la terrazza e le verande immerse nel

verde. Peculiare la cura dei tavoli nelle sale

interne, circondati da credenze e pezzi d’an-

tiquariato, i tavoli, molti dei quali antichi, si

caratterizzano per la diversità, costruiti perso-

nalmente dal proprietario secondo il numero

dei commensali: tondi, rettangolari, ovali, fino

a poter ospitare, con il tavolo ovale, trentasei

commensali. D’obbligo la prenotazione per

consentire di preparare i tavoli per le sale e

per la cucina di giornata, il giovedì, venerdì e

sabato sera, la domenica a pranzo, ma anche

negli altri giorni, sempre prenotando. Il menù

è semplice ma appetitoso: abbondanti antipa-

sti caserecci, d’estate la panzanella, un piatto

fresco toscano con verdure, sempre casoncel-

li, poi gnocchi, risotti e pasta con varianti se-

condo la stagione come primo, di secondo co-

niglio, pollo, tacchino, arrosto… sempre con

polenta, oltre alla possibilità di concordare

di Raffaella Ravasi

Page 81: BergamoUp N° 7 aprile 2010

79

menù particolari o prenotare specialità quali

la porchetta o piatti a base di pesce. Grazie ai

tre ettari di vigna di proprietà de Il Mirabile, si

può accompagnare il pasto con un vino comu-

ne rosso da tavola di produzione propria, Mer-

lot e Cabernet come vitigno, e farsi ingolosire

da una fetta di crostata fatta con marmellata

casereccia, prodotta in loco grazie ai numero-

si alberi da frutta che circondano la proprietà,

accompagnata da un bicchiere di “Fruttino”,

vino di uva bianca dolce semifermentato, di

produzione del signor Giuseppe. In program-

Page 82: BergamoUp N° 7 aprile 2010

80

ma, fra la metà e la fine aprile, mini corsi di

3 lezioni teoriche e pratiche, per gruppi di

cinque persone, direttamente, la sera, nella

cucina de Il Mirabile con Mauro: una ghiotta

occasione per scoprire segreti e curiosità cu-

linarie. Passeggiando all’aperto, circondati da

filari di vigna e alberi da frutta, ai piedi della

chiesetta de Il Mirabile, i più fortunati, la sera

potranno anche ammirare le stelle dal telesco-

pio del signor Giuseppe, oltre a poter visitare

il suo presepe ottocentesco, quattro metri per

otto, in legno.

Per prenotazioni, anche di banchetti e cerimonie:

Il Mirabile

Trattoria di Campagna

Trescore Balneario

Via Donatelli, 10

035/942429

www.ilmirabile.it

[email protected]

Page 83: BergamoUp N° 7 aprile 2010

81

Page 84: BergamoUp N° 7 aprile 2010

82

Associazione ItalianaPersone Down:“Questo è solo il calcio d’inizio”

In occasione della giornata mondiale sulla

Sindrome di Down che ricorre il 21 marzo,

data che richiama appunto il fattore genetico,

il cromosoma 21° composto non dai consueti

2 cromosomi ereditati dai genitori, ma da un

3° cromosoma che determina le caratteristi-

che alla base della peculiarità delle persone

con Trisomia 21, l’Associazione Italiana Per-

sone Down di Bergamo ha organizzato la ma-

nifestazione “Questo è solo il calcio d’inizio”,

sabato 20 marzo, allo stadio comunale di Ver-

dello. I circa mille spettatori presenti hanno

toccato con mano le potenzialità delle perso-

ne con sindrome di Down: biglietteria, acco-

glienza, informazioni e premiazioni sono stati

gestiti dai ragazzi dell’AIPD e, non ultimo, la

realizzazione dei due ultimi goal che hanno

fissato il risultato dell’incontro di calcio sul 3

a 3, goal di Giorgio e Beppe due ragazzi con

S.D. rispettivamente di 30 e 22 anni.

La manifestazione è stata organizzata grazie

al supporto dell’Amministrazione Comunale

Page 85: BergamoUp N° 7 aprile 2010

83

di Verdello, con il patrocinio dell’Amministra-

zione Provinciale di Bergamo Assessorato alle

Politiche Sociali, con il cortese aiuto tecnico

del Centro Sportivo Italiano, dell’AlbinoLeffe,

con la gradita presenza dei giocatori Berga-

melli e Cissè e della mascotte Rino il Casto-

rino.

La manifestazione si è aperta con il benvenu-

to da parte del Sindaco di Verdello Luciano

Albani e della presidente dell’AIPD Simonetta

Isella, con i saluti dell’Assessore alle Politiche

Sociali del Comune di Bergamo Leonio Callio-

ni e di Domenico Belloli dell’Amministrazione

Provinciale.

Nel prepartita ci sono state le esibizioni di vari

gruppi sportivi del territorio, con ragazzi con

S.D.: judo, ballo classico, hip-hop, corsa, e

con i ragazzini delle scuole di calcio.

Fra gli ospiti, il cordiale e con tutti disponibile

Gabibbo.

L’incontro di calcio ha visto il confronto tra la

Nazionale Calcio TV e Amici AIPD terminata

come detto sul 3 a 3 con i goal di Baz, Mat-

teo Materazzi e Nando Timoteo per la NCTV

mentre per l’AIPD hanno realizzato Pusole,

Giorgio e Beppe.

Page 86: BergamoUp N° 7 aprile 2010

84

I calciatori scesi in campo per la NCTV sono

stati Fabio Ganci, Marco Novaresi, Luca Gal-

tieri, Carlo Nesti, Alex Cattellan, Stefano Anel-

li, Marco Anelli, Alessandro Corallo, Lorenzo

Beccati, Fabio Maffini, Ascanio, Alex de San-

tis, Matteo Materazzi, Bove, Gianpaolo “Ve-

spa”, Fabrizio, Nando Timoteo, Max Laudadio

e Baz.

L’eccezionale speaker dell’evento è stato Mo-

reno Morello tanto appassionato da rimanere

alla fine della partita con un filo di voce.

Hanno allietato ed accompagnato l’even-

to, le esibizioni musicali della Millennium

Drum&Bugle Corps di Verdello, la Band di mu-

sica Country Mismountain Boyis e l’esibizione

alla pianola di Giorgio Bonacina, un ragazzo

con S.D. n

Associazione ItalianaPersone Down:“Questo è solo il calcio d’inizio”

Page 87: BergamoUp N° 7 aprile 2010

85

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nello stesso tempo nulla di più personale.

Fantasia, immaginazione e desiderio sono

queste tre parole che tengono viva la sessua-

lità. Sarebbe troppo facile sperare di poterne

fare solo una questione di tecniche amatorie.

La sessualità non può essere ridotta alla sod-

disfazione di un bisogno; così come quando

si ha fame si mangia e quando si ha sonno

si dorme. Il rischio è quello di confondere la

soddisfazione di un bisogno, con la soddisfa-

zione del desiderio.

Il bisogno viene saturato e non si nutre, se

non blandamente, di fantasia e di immagina-

zione, tanto che non fa neppure troppa diffe-

renza, nel soddisfare se stesso, tra un part-

ner e l’altro.

Il punto cruciale è che considerare il sesso

solo come la soddisfazione di un bisogno

porta alla perdita del desiderio. Infatti, nelle

problematiche sessuologiche al centro di tut-

to c’è quasi sempre la perdita, o la debolezza

del desiderio.

Il desiderio viene meno perché ciò che si cer-

ca nella vita sessuale viene confuso e trattato

come un bisogno.

E il desiderio, che è attitudine tipicamen-

te umana, è ciò che alimenta un rapporto

d’amore. Il desiderio, a differenza del biso-

gno, si nutre della mancanza. Perché il de-

siderio esista occorre che

qualcosa, da qualche par-

te, resti mancante.

Proprio l’opposto di ciò

che propone la pornogra-

fia, la quale mostrando

ogni particolare “tecnico”

e anatomico del rappor-

to sessuale, non fa altro

che giocare sul bisogno,

lasciando aperta la que-

stione vera, quella del de-

siderio.

Il desiderio, invece, non è

soggetto a questa prigione

e può al contrario aiutare

il soggetto e la coppia ad

esprimere il proprio corpo

e la propria sessualità, sco-

prendo e aumentando sia il

piacere sia la conoscenza

di sé stessi e dell’altro. n

Page 89: BergamoUp N° 7 aprile 2010

87

Page 90: BergamoUp N° 7 aprile 2010

88

Ancora una volta il KCBO (Kiwanis Club Berga-

mo Orobico) si mette in gioco, con importanti

iniziative, come sempre in aiuto ai bambini.

Quest’anno il Service è stato collegialmente

e con unanime consenso sviluppato a favore

del progetto “Le Terre di Mezzo”, il grande

impegno che la struttura “La Scala di Giacob-

be” della Fondazione “Onlus Angelo Custode”

porta ai bambini con problemi di autismo,

traghettandoli dall’età della scuola dell’obbli-

go alla maturità, fase importantissima in cui

sono però attualmente privi di ogni struttura

istituzionale a sostegno.

Oltre a far confluire il nostro annuale premio

We Build (ormai alla XIV edizione) al Nostro

Service Nazionale in aiuto della Popolazione

colpita dal terremoto dell’Abruzzo, ogni no-

stro sforzo organizzativo, nell’anno in corso,

sarà dunque dedicato a chi soffre dei proble-

mi dell’autismo, sia per reperire i fondi neces-

sari al progetto, sia per portare a conoscenza

di tutti le problematiche legate a tale proble-

matica.

Con queste finalità è organizzata la mostra

dedicata ai Beatles, in collaborazione con

Beatlesiani d’Italia Associati, presso la Sala

Manzù della Provincia di Bergamo, dal 10 al

18 aprile 2010 che vedrà esposte:

LA STORIA DEI BEATLES A FUMETTI

LE PIU’ BELLE IMMAGINI DEI BEATLES

I BEATLES E I MOTORI

THE JOHN LENNON BAG ONE

Esporremo anche le serie complete degli LP

e dei Singles della Band di Liverpool, me-

morabilia ed oggettistica varia, altrimenti

introvabile, provenienti dal Beatles Museum

www.beatlesiani.com

IL KIwAnIsClub Bergamo Orobico

OnLUs PREsEnTA!

SALA MANZU’

10-18 aprile 2010

Nell’ambito del Service

“Il loro futuro ha bisogno di noi

Il Kiwanis Bergamo Orobico

in aiuto all’autismo“

Iniziativa a favore del progetto

“Terre di Mezzo”

realizzata dall’associazione

“Scala di Giacobbe”

Page 91: BergamoUp N° 7 aprile 2010

89

Page 92: BergamoUp N° 7 aprile 2010

90

Tutti I fondi così raccolti saranno destinati alla

pubblicazione di un volume, con alti contenu-

ti di ricerca, che raccolga finalità e pratiche

relative all’esperienza acquisita da “Le Terre

di Mezzo”, nel trattamento dell’autismo, de-

finendo i protocolli necessari agli interventi in

tale campo, non disperdendo la grande espe-

rienza acquisita nel tempo, rendendola invece

patrimonio comune a tutte le strutture (ospe-

dali, università, centri specializzati) coinvolte

in tali problematiche e che sino ad oggi non

avevano avuto accesso a dati di tale valore e

completezza. Questo volume sarà presentato

a settembre alla presenza delle maggiori auto-

rità in tale campo, nel corso di un convegno di

assoluto rilievo. Ancora una volta un impegno

importante e di ampio respiro, al quale sono

convinto riusciremo a far fronte, certi di aver

contribuito ad una grande causa.

Presentato alla stampa ed alle autorità della

città e provincia di Bergamo il 22 gennaio

2010

18 aprile 2010

Auditorium di Bergamo

Evento di chiusura

della mostra con covers dei Batles

Guest star

Rolando Giambelli & The Beatops

14 maggio 2010

Teatro Filodrammatrici Treviglio

Letture, jazz e I Beatles

Con lorganizzazione del

Jazz Club Bergamo

Guest Star

Gigi Cifarelli

IL KIwAnIsClub Bergamo Orobico

OnLUs PREsEnTA!

Page 93: BergamoUp N° 7 aprile 2010

91

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Page 94: BergamoUp N° 7 aprile 2010

92

L’attenzione verso i problemi dell’au-

tismo con particolare riferimento

alle attività svolte presso la “Sca-

la di Giacobbe” è condivisa con

tutti i maggiori services club

presenti sul territorio. In par-

ticolare se ne divide la sensi-

bilità con il Lion Club Ber-

gamo “Le Mura”

Si ringrazia la Provin-

cia di Bergamo

per il Patrocinio

concesso, nonché

l ’assessora to

alla Cultu-

r a ,

IL KIwAnIsClub Bergamo OrobicoOnLUs PREsEnTA!

Identità,

Tradizione e Spettacolo per aver

messo a disposizione

Sala Manzù

SALA MANZU’

Bergamo, via Camozzi

passaggio via Sora

Orari di apertura:

dal LUNEDI’ al SABATO:

16-19

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10-12.30 e 16-19

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Page 95: BergamoUp N° 7 aprile 2010

93

Tanti numeri per arrivare aZero.

Dosaggio Zero MirabellaVede finalmente la luce, alla fine diun lungo labirinto di strade tortuose evicoli ciechi! Ma la tenacia e la grandeprofessionalità riescono a raggiungeretraguardi anche dopo percorsi difficili:trovare la luce dopo molto buio rendesempre importante il risultato.Mirabella può ora proporre un segnodistintivo, di grande personalità e diindubbio valore.

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Un percorso lungo trent’anni. Un labirinto!30L’esperienza di tre enologi. 3Le annate che compongono la cuvée 2000, 2001 e 2002.

3

Gli anni di età media dei vigneti.25I mesi di permanenza sui lieviti.60

Page 96: BergamoUp N° 7 aprile 2010

94

India. Scrivere dell’India è difficile, ma lo è

ancor di più l’impatto che si ha la prima volta

che si mette piede in questo strano continen-

te. L’india non è Asia, l’India è un mondo a

se; è un universo da capire ed ascoltare dove

il proprio io diventa, quasi per osmosi, parte

integrante di tutto ciò che lo circonda indipen-

dentemente dal credo, dal colore della pelle e

da quali siano le proprie riflessioni umane.

In India tutto è in costante movimento, nono-

stante la quasi totalità delle persone rimane

ancorata a gesti, riti e tradizioni millenarie

che persistono malgrado la corsa verso l’oc-

cidente ed il dio soldo. E’ un cosmo dove

l’energia si concentra in tutte le sue forme,

qualsiasi sia la preghiera o la mano che la

crea, perchè in India è difficoltoso resistere

alla tentazione di nutrire l’anima dalla forza

Foto e testo di Sara Gusmini

Il cuore di un viaggio: Una bergamasca in India

Page 97: BergamoUp N° 7 aprile 2010

95

che si percepisce in ogni respiro. Tutto ciò non

esclude dal fatto che l’India sia anche il Paese

dei contrasti, il luogo dove si fondono fragran-

ze fiorite ed odori nauseanti, dove la povertà

riempie ogni angolo delle città e l’igiene sia

ancora una grande utopia, dove sulle ghat del

Gange si può assistere alla “tragicità” della

morte contornata dalla linfa vitale di risate di

bambini che giocano nelle sacre acque, dove

miseria e sfarzo coesistono a discapito degli

umili. Ma se ci si lascia trasportare cercando

di comprendere ciò che è alle basi della cul-

tura indiana, allora si apre un mondo che non

permette altro che amore. Parlo di quell’amo-

re incondizionato che penetra, di quell’amore

Page 98: BergamoUp N° 7 aprile 2010

96

Il cuore di un viaggio: Una bergamasca in India

Page 99: BergamoUp N° 7 aprile 2010

97

che soltanto chi ha avuto la fortuna di provare

può capire, un amore a doppio senso che no-

nostante la sete di viaggiare porta sempre ed

ancora lì. Parlo degli sguardi di persone incor-

niciati, forse, da una grigia malinconia ma ca-

richi d’umiltà, forza e soprattutto di umanità.

E se camminando nell’afa più opprimente so-

praffatta a volte dalla stanchezza nello scorge-

re povertà e malattia, volgi il viso verso questa

gente, lasciandoti cullare dalla loro ritualità e

speranza per sentirsi realmente appartenere

ad un tutt’uno che è l’India perchè in India si è

diversi rispetto ad altrove, in India si provano

altre emozioni. n

Page 100: BergamoUp N° 7 aprile 2010

98

di Dott. Emanuele Lumini

In lingua inglese, il termine trust significa let-

teralmente “fiducia” , ma in questo contesto

si preferisce tradurlo con “affidamento” . Ed

è appunto sul concetto di affidamento che si

basa questo innovativo strumento di pianifi-

cazione patrimoniale di origine anglosassone,

conosciuto in Italia solo da pochi anni, ma che

ha vissuto , e sta vivendo tutt’ora , un grandis-

simo sviluppo ed una sempre più significativa

diffusione negli ambienti ecomonici e giuridici

italiani.

Il trust è un istituto di origine anglosassone

di tradizione pluricentenaria che si è radicato

nei Paesi di common law , cioè in quei Paesi

che possiedono una matrice non riferibile al

diritto romano.

Il trust è conosciuto ed utilizzato in Italia da

quando il nostro Paese ha ratificato la conven-

zione dell’Aya del 1 luglio 1985 . L ’Italia ha

“riconosciuto” come trust tutti “i rapporti giu-

ridici istituiti da una persona, [disponente o

settlor], con atto tra vivi o mortis causa, qua-

lora dei beni siano stati posti sotto il controllo

di un trustee nell’interesse di un beneficiario

o per un fine specifico” [articolo 2, comma 1,

Conv. Aja].

Si parla dunque di trust ogni qualvolta un di-

sponente [settlor, persona fisica o giuridica]

pone beni appartenenti al proprio patrimonio

familiare sotto il controllo e l’amministrazio-

ne di un trustee [persona fisica o giuridica]

a favore di uno o più beneficiari o al fine del

raggiungimento di uno scopo predeterminato

purché non in contrasto all’ordine pubblico.

Oggetto del trust può essere ogni tipologia di

bene mobile o immobile, diritto reale, di cre-

dito, purché suscettibile di essere trasferita. I

beni e i diritti che il disponente trasferisce al

trustee costituiscono il trust fund, che andrà

via via incrementandosi con i frutti derivanti

da questi beni, nonché dai beni e diritti acqui-

stati dal trustee per mezzo dei beni in trust o

quale corrispettivo dell’alienazione di beni ap-

partenenti al patrimonio in trust. Il principale

effetto derivante dall’istituzione del trust è la

cosiddetta segregazione patrimoniale, che si

determina sui beni oggetto del trust. Questi

beni, una volta trasferiti al trustee, costitui-

scono un patrimonio separato sia rispetto ai

beni che residuano in capo al disponente, sia

rispetto al patrimonio personale del trustee.

La segregazione fa si che il trust fund non pos-

sa essere aggredito dai creditori personali del

disponente, del trustee e anche dai beneficiari

e produce l’effetto di creare un patrimonio se-

parato sottoposto ad uno specifico vincolo di

destinazione.

Il trust si presenta come uno strumento giu-

ridico flessibile, efficace e discreto che per-

mette il raggiungimento di molteplici finalità

nell’ambito dell’amministrazione dei patrimo-

ni, nella soluzione di vicende legate alla suc-

cessione ereditaria, oltre che nella realizzazio-

ne di svariati obiettivi aziendali.

NO TRUST NO PARTYSempre più spesso si sente parlare di questo strumento di segregazione

patrimoniale le cui caratteristiche lo rendono utilizzabile in una pluralità

di situazioni.

Page 101: BergamoUp N° 7 aprile 2010

99

Page 102: BergamoUp N° 7 aprile 2010

100

Il trust è particolarmente utile per:

Protezione di parti specifiche del patri-•monio familiare e loro destinazione a

qualche erede particolare [ad esempio la

villa al mare per la figlia maggiore, la casa

di campagna alla moglie e così via];

Gestione separata di una parte di patri-•monio mobiliare, senza che questa possa

essere coinvolta nelle vicende imprendito-

riali o familiari del disponente [ad esem-

pio una gestione titoli dopo la cessazione

dell’attività imprenditoriale];

Definizione in vita delle vicende succes-•sorie del proprio patrimonio personale e

familiare, in modo più discreto, efficace e

flessibile rispetto alle disposizioni testa-

mentarie;

Tutela di minori ed incapaci: ad esempio •il trustee avrà il compito di provvedere al

mantenimento e sostentamento di sog-

getti deboli;

Pianificazione della successione azienda-•le, senza la creazione di ostilità tra gli eredi

che presteranno la loro opera nell’azienda

ed eredi meno dotati dal punto di vista

imprenditoriale, ma comunque coinvolti

nella distribuzione degli utili;

Riorganizzazione del patrimonio immobi-•liare in maniera fiscalmente più efficien-

te;

Nell’ambito professionale, il trust è partico-

larmente utile per:

Separazione di somme detenute per con-•to dei clienti dal proprio patrimonio per-

sonale;

Operazioni immobiliari e multiproprietà;•Locazione di immobili;•Escrow account, ovvero apertura di un •conto corrente bancario vincolato in Trust

per svariate finalità [solitamente con sco-

pi di garanzia in una transazione econo-

mica o all’interno di un contratto];

Costituzioni di patrimoni di scopo, cioè di •fondi patrimoniali destinati al raggiungi-

mento di obiettivi specifici [trust di sco-

po]. Questi trust possono avere anche un

carattere umanitario o di pubblica utilità

[charitable trust].

Nell’ambito aziendale, il trust può essere

utilizzato per:

Garanzia di transazioni commerciali, pre-•stiti obbligazionari, mutui e altre forme di

finanziamento [ad esempio il trust avente

per oggetto un immobile costituisce una

garanzia migliore rispetto ad un’ipoteca

sull’immobile in termini di rapidità, effi-

cacia ed economicità];

Assegnazione di stock options a dipenden-•ti e manager [un pacchetto delle azioni di

famiglia può essere mantenuto in un trust

i cui beneficiari sono coloro che hanno

realizzato determinati obiettivi aziendali;

inoltre tale schema si presta a risolvere

questioni di successione in azienda tra

padre e figlio],

Per deliberazioni assembleari, come for-•ma alternativa e più efficace rispetto ai

sindacati di voto. In questo caso i pac-

chetti azionari di diversi gruppi azionari

sono conferiti in un trust, che provvede

alla delibere assembleari. Tale modo di

procedere ha il vantaggio di rendere più

solida ed affidabile la manifestazione di

volontà e può esser d’aiuto in caso di con-

flitto tra diversi gruppi di azionisti, ovvero

se sussiste il rischio di scalate ostili;

Pianificazione della successione azienda-•le.

NO TRUST NO PARTY

Page 103: BergamoUp N° 7 aprile 2010

101

LA TASSAZIONE DEL TRUST

IMPOSTE DIRETTE

I trust sono soggetti passivi IRES. Scontano

l’imposta i trust residenti nel territorio italia-

no che abbiano o meno per oggetto esclusivo

o principale l’esercizio di attività commerciali

nonché quelli non residenti per i redditi pro-

dotti in Italia.

Bisogna inoltre distinguere tra trust con be-

neficiari individuati [trust trasparenti] i cui

redditi qualificati come redditi di capitale ven-

gono imputati per trasparenza agli stessi e

quelli senza beneficiari individuati [trust opa-

chi] i cui redditi vengono tassati direttamente

in capo al trust. Nel caso molto frequente che

l’atto istitutivo preveda che parte del reddito

sia accantonata a capitale e parte sia invece

attribuita ai beneficiari [configurazione mista],

il reddito accantonato sarà tassato in capo al

trust mentre quello attribuito ai beneficiari

sarà imputato a questi ultimi.

Il trust è tenuto ad adempiere gli obblighi

previsti per i soggetti Ires quindi a partire dal

presentare annualmente la dichiarazione dei

redditi. Se ha per oggetto esclusivo l’esercizio

di attività commerciali è obbligato alla tenuta

delle scritture contabili previste dall’art. 14

DPR 600/773. Nel caso l’attività esercitata

non sia in forma esclusiva si farà riferimento a

quanto dettato dall’art. 20 DPR 600/73 rela-

tivamente agli enti non commerciali

Il trust è poi tenuto agli obblighi relativi

all’Irap

LE IMPOSTE INDIRETTE

Atto istitutivo del Trust: l’atto istitutivo con

il quale il disponente esprime la volontà di

costituire il trust, che non contempli anche

il trasferimento di beni nel trust [disposto in

un momento successivo], se redatto con atto

pubblico o con scrittura privata autenticata

sarà soggetto all’imposta di registro in misu-

ra fissa quale atto privo di contenuto patrimo-

niale.

Page 104: BergamoUp N° 7 aprile 2010

102

1 Partner: Studio Lumini consulenza societaria, tributaria ed aziendale www.studiolumini.it

Atto dispositivo: il conferimento dei beni in

trust o il costituito vincolo di destinazione che

ne è l’effetto va assoggettato all’imposta sulle

successioni e donazioni in misura proporzio-

nale, sia esso disposto mediante testamento

o per atto inter vivos. Ai fini della determina-

zione di aliquote e franchigie, che si differen-

ziano in dipendenza del rapporto di parentela

e affinità, occorre guardare al rapporto inter-

corrente tra disponente e beneficiario [e non

a quello tra disponente e trustee]. Nel trust di

scopo cioè quello gestito per realizzare un de-

terminato fine, senza indicazione di beneficia-

rio finale, l’imposta sarà dovuta con l’aliquota

dell’8% prevista per i vincoli di destinazione a

favore di “altri soggetti”. La costituzione del

vincolo di destinazione in un trust disposto a

favore dei discendenti del settlor non è sog-

getto all’imposta qualora abbia ad oggetto

aziende o rami di esse, quote sociali e azioni

Sia l’attribuzione con effetti traslativi di beni

immobili o diritti reali immobiliari al momento

della costituzione del vincolo, sia il successi-

vo trasferimento dei beni medesimi allo scio-

glimento del vincolo, nonché i trasferimenti

eventualmente effettuati durante il vincolo,

sono soggetti alle imposte ipotecaria e cata-

stale in misura proporzionale.

Operazioni effettuate durante il trust.

Atti di acquisto o di vendita di beni sono sog-

getti ad autonoma imposizione, secondo la

natura e gli effetti giuridici che li caratteriz-

zano.

Trasferimento ai beneficiari

Non si realizza il presupposto impositivo ai

fini dell’applicazione dell’imposta sulle suc-

cessioni e donazioni.

NO TRUST NO PARTY

Il trasferimento dei beni nel Trust

Il trattamento varia in funzione del soggetto

che effettua il trasferimento e della tipologia

di bene trasferito

La residenza del Trust

Si fa riferimento all’art. 73 del TUIR con gli

adattamenti necessari all’istituto che proven-

gono normalmente dai criteri di collegamento

del territorio dello Stato, della sede dell’am-

ministrazione e dell’oggetto principale. E’ uti-

le esaminare le indicazioni delle varie conven-

zioni per evitare le doppie imposizioni.

Legge di regolamentazione del Trust: il trust

è sottoposto ad una legge straniera che rego-

lamenta e riconosce l’istituto del trust. I paesi

che lo riconoscono sono molteplici e di volta

in volta può essere opportuno adottare la mi-

gliore legge in materia.

CONCLUSIONI

Il trust si presenta quindi come un istituto ca-

ratterizzato da un elevato grado di flessibilità

e versatilità e rappresenta uno strumento giu-

ridico in grado di sostituire forme e struttu-

re contrattuali ormai superate. E’ un istituto

rivolto alla realtà delle famiglie, nelle quali

spesso vengono a crearsi contrasti interni in

sede di successione patrimoniale ed azienda-

le, ma anche alle imprese italiane, bisognose

di strumenti innovativi, semplici e flessibili

per definire situazioni legali-contrattuali che

attualmente non trovano soluzioni nelle usuali

fattispecie disciplinate dal nostro ordinamen-

to. n

Page 105: BergamoUp N° 7 aprile 2010

103

Page 106: BergamoUp N° 7 aprile 2010

104

STARS iN The CiTYA tu per tu con le stel le di casa nostra

ermanno Rossidi Glenda Manzi

Mentre tutti i suoi coetanei sognavano di di-

ventare esploratori, soldati o astronauti lui, a

dieci anni, guardava «Buona Domenica» e so-

gnava di poter volteggiare dentro (e fuori) il

piccolo schermo come Fabrizio Mainini e Mia

Molinari, i primi ballerini della trasmissione.

Non solo ci è riuscito - debuttando in tv nella

prima edizione di «Amici» e poi entrando nel

corpo di ballo di «Buona Domenica», proprio

come desiderava- ma adesso, Ermanno Ros-

si, nel piccolo schermo ci fa arrivare anche i

giovanissimi allievi di «On Stage», la scuola di

danza fondata cinque anni fa a Bergamo con

la socia Francesca Sperani. Sì, perché Bene-

detta Guerini e Davide Loricchio (dieci anni di

età e ballerini da cinque) sono partiti da «On

Stage» e sono arrivati a calcare il palco di «Io

canto», fortunato talent show del sabato sera

condotto da Gerry Scot-

ti su Canale 5 dove sono

stati i protagonisti di

tutti i passi a due.

Una bella soddisfazio-

ne.

Enorme. Vedere i miei

allievi che spiccano il

volo è meraviglioso: ol-

tre a Benedetta e Davide

io e Francesca abbiamo

Page 107: BergamoUp N° 7 aprile 2010

105

allievi approdati all’Accademia del Teatro alla

Scala e alla Birmingham school of acting di

Londra. Aprire una scuola di danza era uno dei

miei sogni, sono felice.

Ma non li aveva già realizzati tutti i suoi so-

gni? Con «Amici» e «Buona domenica»?

Quasi tutti. In realtà da bambino sognavo di

diventare il primo ballerino della Scala ma ho

avuto un insegnante che non è stato in gra-

do di spronarmi e incoraggiarmi. Adesso che

l’insegnante sono io cerco di spingere i miei

allievi più in alto possibile, li preparo al meglio

e quando sono pronti li lascio andare.

Davvero la passione per la danza è nata guar-

dando la tv?

Sì, ero affascinato da tutti i balletti che vedevo

negli show del sabato sera e a «Buona Dome-

nica». Non è stato facile, era una cosa inusua-

le per un maschio, specialmente dieci anni fa

e mio padre, che insegna equitazione, voleva

che seguissi le sue orme. Ma io ho insistito e

a otto anni mi sono iscritto in una scuola di

danza a Bergamo.

Dove ha incontrato quell’insegnante che non

l’ha aiutata a entrare alla Scala.

Esatto. E avevo anche superato i provini ini-

ziali. Ma mi sono rifatto perché poi ho avuto

la fortuna di studiare al Teatro Carcano con

Margherita Smirnova, una delle migliori inse-

gnanti d’Italia.

E poi è arrivata la partecipazione ad «Amici».

Perchè la tv?

Perchè avevo vent’anni ed era troppo tardi per

entrare in un’Accademia come quella della

Scala, così ho pensato che la tv potesse essere

una strada. Allora i talent show non esisteva-

no, «Amici» era il primo programma televisivo

che desse spazio al ballo in modo serio e co-

struttivo.

Page 108: BergamoUp N° 7 aprile 2010

106

Se tornasse indietro lo rifarebbe?

Sì, certo. Grazie alla tv si sono aperte porte

che altrimenti sarebbero rimaste sigillate. Però

trovo che negli anni «Amici» sia molto cambia-

to: i ragazzi che partecipano oggi sono furbi e

abituati ai meccanismi televisivi, noi eravamo

i primi e di conseguenza ingenui, spontanei.

Allora si studiava davvero e seriamente, come

in un’accademia; adesso mi sembra che ci sia

più show e meno insegnamento, i pettegolez-

zi e la vita privata dei ragazzi sono in primo

piano.

Ce lo dica: com’è Maria De Filippi?

È come la vedete in tv: una grande donna, che

si rivelò un grandissimo appoggio per tutti noi.

Nei momenti di crisi veniva a consolarci e cer-

cava di spiegarci come muoverci in quel mon-

do senza farci troppo male.

STARS iN The CiTYA tu per tu con le stel le di casa nostra

ermanno Rossi

Vi sentite ancora?

No, adesso non più, una volta usciti dalla scuo-

la ho perso le sue tracce. Se dovesse mantene-

re i contatti con tutti, povera lei (ride, ndr).

Un palcoscenico su cui vorrebbe esibirsi?

Quello del Metropolitan. Salirci come primo

ballerino dell’American Ballett Theatre di New

York non sarebbe male.

In quale ballerino vorrebbe reincarnarsi se

potesse?

Senza dubbio Michail Baryšnikov, il più grande

dopo Nureyev: quando è sul palco sprigiona

energia maschile, vedi un uomo forte e pos-

sente che sta danzando. E non è scontato per

un ballerino.

Progetti per il futuro?

Francesca e io stiamo preparando gli allievi di

Page 109: BergamoUp N° 7 aprile 2010

107

TEST&THE CITY

Parliamo del Teatro Donizetti. Conosce il suo

primo nome ufficiale?

Aiuto. No, non lo so.

Si chiamava Teatro Riccardi, in omaggio a

Bortolo Riccardi, il suo costruttore. Sa dirmi

quando fu inaugurato?

Mamma mia, che asino. Non lo so.

Fu inaugurato il 24 agosto 1791. Secondo lei

quanti metri quadrati copre il palcoscenico?

Ottanta?

Cinquecento.

Non ne ho imbroccata una, bene (ride, ndr). Pro-

metto che studierò.

«On Stage» per il galà di fine anno, che si ter-

rà il 18 giugno al Teatro Donizetti. Ci saranno

anche degli ospiti, alcuni colleghi di «Amici»

che canteranno per noi. E tutto il ricavato della

serata sarà devoluto all’Unicef e alle vittime

di Haiti.

Page 110: BergamoUp N° 7 aprile 2010

108

1 Nata in Francia, a vent’anni l’autrice è venuta a vivere in Italia dove, dopo la pubblicazione del suo primo romanzo colla-ge - Dans les coulisses... ed. Il filo -, ha iniziato a collaborare con la rivista BergamoUp senza abbandonare le sue passioni, insegnare la propria lingua, viaggiare, dipingere e fotografare riflessi. Anche se, dalla pubblicazione di Se la donna fosse un elefante… ed. Miele, la scrittura occupa ormai un posto predominante nella sua vita. www.romanzocollage.it 2 www.teatroesocieta.it

Recarsi al teatro

Donizetti di buon

mattino è già di per

sé una piacevole

stranezza per me,

figuriamoci farlo

passando dall’en-

trata degli artisti.

Tuttavia, varcato il

doppio ingresso con

custode, mi aspetta un ostacolo ben più diffi-

cile da superare: Nunzio Opera, il direttore di

scena della compagnia Teatro e Società2 dallo

sguardo più gelido del vento che soffia in cima

a un ghiacciaio. Siccome ho chiesto regolare

autorizzazione, e prometto di seguire le sue

direttive alla lettera, senza aggiungere parola,

si allontana e riprende a costruire il palcosce-

nico. A passo lento, inizio dunque a percorrere

avanti in dietro quest’antro gigantesco del te-

atro dove regna un’atmosfera ovattata (grazie

anche alle tavole del palcoscenico che ammor-

bidiscono i passi veloci degli addetti ai lavori e

alla poca luce che purtroppo limiterà i risultati

dei miei scatti) benché quasi fredda (per via

molto probabilmente delle alte pareti in ce-

mento grezzo che racchiudono questo luogo).

Accessori aspettano in un angolo di prendere

vita. E corde cadono dal cielo, lente e silenzio-

se, per essere poi legate ad aste metalliche che

isseranno luci e fondali. Fa strano vedere pareti

con porte o finestre incorporate portate in giro;

sembrano vere, o meglio lo sono, ma senza i

soliti muri portanti la mente si perde tra finzio-

ne e realtà.

Il teatro. Dagli antichi greci ai giorni nostri, questo concetto ha sicuramente subito diverse in-

terpretazioni e sviluppi. Dal teatro di prosa sono nati l’opera lirica, il teatro-danza, il teatro dei

burattini e tanti altri. Tuttavia, enciclopedia e dizionari concordano nel dire che c’è teatro laddove

un attore dal vivo (per opposizione a televisione, cinema, o qualsiasi altra forma di differita) recita,

canta, balla o narra in uno spazio scenico di fronte ad almeno uno spettatore che, dal vivo anche

lui, ne segue la performance.

Chiedo scusa per quest’introduzione alquanto didattica ma, da brava cartesiana, amo curiosare

nelle parole lette o raccontate prima di scoprire un nuovo luogo; di solito mi aiuta a meglio co-

glierne l’essenza. In questo caso invece provo come una sensazione d’incompiuto. Un po’ come un

buon pasto senza il dolce. Lungi da me l’arroganza di rimettere in questione questa definizione, è

solo che non posso impedirmi di pensare che manca qualcosa. Ecco perché questo mese ho de-

ciso di esprimere in immagini e parole i gesti invisibili agli spettatori, eppure essenziali, entrando

con voi Dans les coulisses di uno spettacolo teatrale: La strana coppia di Neil Simon (nella sua

versione femminile) sotto la regia di Francesco Tavassi.

Dans les coulisses...di Maryline JM-W1

Page 111: BergamoUp N° 7 aprile 2010

109

Alzo lo sguardo. Rumori di martelli giungono

dal lontano soffitto benché il mio occhio non

veda anima viva. Eppure qualcuno c’è, infatti

fari enormi scompaiono nel montacarichi per

raggiungerlo. Siccome continuo a camminare

con il naso all’insù alla ricerca del mio miste-

rioso addetto ai lavori, Bruno, un preziosissimo

macchinista polivalente del teatro, mi propone

di guidarmi alla scoperta dei vari piani. Carta,

penna e macchina fotografica in mano cerco di

prendere appunti e di rubare qualche scatto,

senza ritardare troppo il suo passo tra corri-

doi, cunicoli, montacarichi, scale e scalette che

portano al tetto; luogo prediletto dai fotografi

della città per la vista mozzafiato su Città Alta

e i colli.

Da lì, scendiamo al quinto piano dove Bruno

mi presenta Marco Filetti, l’invisibile macchi-

nista che asseconda le manovre dei tecnici dal

graticcio. Confesso che mi sento goffa e poco

sicura a camminare su questa struttura fatta di

lastre di legno sottili disposte parallelamente,

lasciando tra ognuna lo spazio necessario per

far scorrere le corde con l’ausilio d’ingranag-

gi e motori che gestiscono il sipario metallico

tagliafuoco, i fondali e le aste per le luci. È ve-

ramente curioso intravedere il palcoscenico da

quassù: sembra tagliato in sezioni.

Al quarto e terzo piano, ci sono i camerini per

i coristi con tanto di sala prove e, molto più

affascinanti, i ballatoi. Una specie di terrazzino

con balaustra che si sviluppa lungo tutto il peri-

metro interno del palcoscenico e che permette

di vedere: sopra, il graticcio, sotto, la scena a

360° e, ad altezza d’occhio, decine e decine di

corde che sembrano tanti fili da burattinai che

daranno vita alla scena. Mentre passeggiamo,

i tecnici, quali scalatori, si arrampicano sulle

pareti per montare i fari.

Al secondo piano, oltre ad un altro ballatoio,

si trova il deposito delle luci e un generatore

di 350 kW. “È così potente che sarebbe in gra-

do di sopperire all’interruzione di corrente di

uno stabilimento con un centinaio di operai”

mi spiega Bruno con orgoglio.

Quindi, al primo piano, la sartoria e, nel sotto-

palco, l’attrezzeria. Quest’ultima mi affascina

per il persistente odore di legno che emana e

per i piccoli tesori che racchiude, quali preziosi

fondali (piegati e protetti, ma che potrò am-

mirare in seguito in fotografie grazie a Cristi-

na Zanuletti, direttore di palcoscenico). Bruno

mi spiega che un tempo dipingeva lui stesso i

fondali a mano, mentre oggi vengono stampati

su tela calandrata

via computer su

input dello sce-

nografo. Infatti,

appena torniamo

al piano terra mi

mostra quella

che i tecnici han-

no appena issata.

Page 112: BergamoUp N° 7 aprile 2010

110

Dans les coulisses...di uno spettacolo teatrale

Durante la nostra assenza è arrivata la capo

sarta, Antonietta Rodo. Sta disponendo i co-

stumi nei vari camerini stabili del teatro e,

appena saranno stati realizzati quelli volanti

a ridosso della scena per velocizzare i cambi

di costume durante lo spettacolo, preparerà

anche quelli. Antonietta ha girato centinaia di

teatri nazionali di cui ricorda con piacere quelli

che li hanno accolti con frutta, acqua, fiori e

dolcetti nei camerini. Mentre arriccia il naso

pensando ai bagni turchi di alcuni di essi. La

seguo per scoprire in anteprima i costumi dei

vari protagonisti dello spettacolo. In quello di

Mariangela D’Abbraccio ondeggia il suo profu-

mo dalle note dolciastre che inganna la mente;

sembra quasi che sia appena uscita, quando

invece deve ancora arrivare.

La mia pancia brontola già

da qualche tempo quando

lascio il teatro per con-

cedermi quello che sarà

il mio unico pasto della

giornata; lo spettacolo

è alle 20:30 e per nulla

al mondo mi perderei gli

ultimi preparativi e questi

momenti in cui immagino

che gli attori si chiuda-

no nei loro camerini per

concentrarsi e, forse, fare

fronte a qualche salita di

adrenalina.

Quando torno in teatro,

Nunzio si è ormai abitua-

to ad avermi tra i piedi.

È sempre di poche parole,

ma ogni tanto sorride, di-

vertito da questa presen-

za estranea, e bon gré, mal

gré3 mi lascia seguirlo come la sua ombra.

Il palco è pronto. Al momento delle prove luci,

mi consiglia di rivolgermi a Beppe (Giuseppe

Filipponio), il tecnico delle luci, che sta per

puntare i fari che creeranno le varie atmosfere

dello spettacolo. Mi diverte sentirlo chiamare

“33!”, e vedere la luce focalizzarsi sul tavolo;

“24!” il tavolo torna in ombra, tocca al divano

rosso illuminarsi; e così via. Sorrido, è solo tec-

nologia, ma sembra magia. Dispettoso, Beppe

m’inonda di dati tecnici per scoraggiare le mie

ingenue domande. Poi si rassegna (sono pro-

prio determinata a capire tutto almeno a gran-

di linee) quindi riprende da capo, mostrandomi

la differenza tra lenti microprismate, liscie o

zigrinate (che allargano o ristringono il fascio

luminoso) e, smontando la parte inferiore di un

faro, mi fa vedere il carrello che si allontana o

si avvicina dalla lente a seconda delle esigenze.

Oggi hanno installato un centinaio di punti luce

tra domino (i diffusori asimmetrici che diffon-

dono una luce a fascio fisso e diffuso verso l’al-

to o verso il basso a seconda di come vengono

disposti tra il pvc e il tulle che dà profondità al

fondale e quindi alla scena), PC (proiettori a

lente Piano Convessa che emettono un fascio

regolabile grazie alle bandiere; quelle alette

nere paraluce e al carrello visto prima), segui-

persone e sagomatori (proiettori con il musetto

a imbuto che riempiono di luce le zone d’om-

bra grazie a dei coltelli che regolano l’angolo

del fascio luminoso per adattarlo alla forma

conica o rettangolare o altro dell’oggetto da

illuminare), Led (che hanno la funzione del do-

mino ma consumano meno e possono variare 3 Più o meno volentieri.

Page 113: BergamoUp N° 7 aprile 2010

111

colore durante lo spettacolo senza dover mon-

tare preziose gelatine : sottili fogli colorati che

daranno colore, o un effetto notte o giorno, e

creeranno un’atmosfera più o meno calda se

si sceglie la gelatina 204 dal colore arancione,

o fredda se si sceglie la 201, il must della luce

fredda, che è blu intenso) e PAR (da parabolic

perché contiene una parabola che riflette una

luce quasi diretta e che ha la particolarità di

essere molto potente e di poter montare le fa-

mose lenti liscie, microprismate e zigrinate).

Gli effetti luce saranno tutti gestiti durante lo

spettacolo dal fondo della platea tramite un

mixer (una consolle) che trasmetterà segnali

digitali (DMX) ai dimmer (un’unità di potenza

- che sembrano grandi scatole piene di enormi

prese - alimentate da un quadro elettrico colle-

gato alla corrente del teatro; 380 volt) ai qua-

li sono stati collegati tutti i proiettori. Quindi

poca magia e tanta tecnologia in realtà.

Nel frattempo è arrivato Francesco Tavassi,

il regista, con il quale scambio volentieri due

parole (la sua battuta preferita della Strana

Coppia è: “Questo non è un mestolo, è un rama-

iolo.” Avendo rivisto il film di Gene Saks con

Jack Lemmon e Walter Matthau da poco per

prepararmi a quest’incontro, sorrido mentre si

confida). “Ho scelto di mettere in scena questo

testo con delle attrici

che non vengono dalla

commedia per una specie di sfida psicologica e

per dimostrare che anche il teatro comico va fatto

da veri attori, e non solo da cabarettisti”.

Mancano ormai solo due ore allo spettacolo.

Man mano arrivano, mi presento all’efferve-

scente amministratrice della compagnia, Va-

nessa Gasbarri e agli attori secondari: Silvana

De Santis, Antonio Conte, Tatiana Winteler, Fe-

derica Restani e Raffaele Latagliata.

Quindi arrivano le due attrici principali, Elisa-

betta Pozzi e Mariangela D’abbraccio in com-

pagnia di due dei suoi undici cani, Teresina e

Camille (ogni riferimento a Camille Claudel non

è assolutamente preterintenzionale). Accettano

di fare due chiacchiere a ruota libera. Confes-

so loro che, siccome ormai grazie a internet il

loro percorso teatrale non ha più segreti per

me, sono curiosa di scoprire come il teatro è

entrato nella loro vita.

Per Mariangela4 è stato per un gioco da bam-

bini. “Quando ero piccola mia mamma che era

istitutrice non dava a me e mia sorella le novel-

le da ragazzi da leggere, bensì i testi teatrali,

quali Il giardino dei ciliegi, o tutto Terrence Wil-

liams che lei amava moltissimo. E ogni tanto

per gioco interpretavamo i personaggi di queste

storie teatrali. Quindi il teatro è entrato per gio-

4 Mariangela D’Abbraccio, napoletana, ha debuttato in teatro diretta da Eduardo De Filippo con Ditegli sempre di sì dello stesso De Filippo e Tre cazune fortunate di Eduardo Scarpetta. Quindi ha interpretato Diana nella Filumena Marturano; Rosy, il tran-sessuale nella commedia Il genio di Damiano Damiani e Raffaele La Capria per la regia di Giorgio Albertazzi, con il quale ha diviso alcune stagioni. Tra gli autori affrontati nel corso della sua carriera: Pirandello, Shakespeare, Cechov. Ha stabilito una lunga collaborazione con Dacia Maraini a partire dalla vita di Camille Claudel, con Camille. È tornata a lavorare con Luca De Filippo, con il quale ha debuttato al Teatro San Carlo di Napoli nello spettacolo evento, Napoli milionaria di Eduardo, nel ruolo di Donna Amalia, diretta da Francesco Rosi.

Page 114: BergamoUp N° 7 aprile 2010

112

co nella mia vita, del tutto naturalmente oserei

dire. Non ci sono state folgorazioni. Inoltre mio

nonno era il primo violino del teatro San Carlo

di Napoli e mia nonna pittrice. Quindi in casa si

respirava un’aria fitta d’arte. L’arte era un po’

il mestiere di famiglia, non ho dovuto lottare

per imporre una mia passione. Me l’hanno tra-

smessa loro. Poi un giorno, mentre frequentavo

un corso di teatro seppi che Edoardo de Filippo

era all’università, quindi chiesi di poter parte-

cipare all’incontro benché non facessi parte di

quel corso e lui, sentendomi parlare, mi disse

che suo figlio cercava un’attrice. Andai e fui

presa in sostituzione di un’attrice. Ero un po’

spaventata, ma più che altro incosciente; non

sapevo realmente cosa volesse dire la discipli-

na del teatro, volevo diventare attrice, ma non

avevo idea di cosa volesse dire, ero ancora una

studentessa. [Mi permetto di fare una battu-

ta sul fatto che in realtà aveva anni e anni di

esperienza grazie a sua madre. Ride annuendo

prima di aggiungere] E forse è anche per que-

sto che non ho lo stress dell’andare in scena.

Il teatro per me è divertimento, è gioco. Quindi

fondamentalmente mi sento a mio agio sul pal-

co. Prima di andare in scena provo solo quella

giusta emozione, come un’adrenalina che scor-

re in te dopo una corsa, ma null’altro. Il fatto è

che adoro il gioco, la complicità che si crea tra

gli attori quando si è in scena e che forse non si

vede dalla sala, anche se allo spettatore arriva

il risultato di questa nostra complicità.”

Per Elisabetta5 in-

vece è stato più per

una ricerca di sé. “I

miei genitori mi hanno sempre portato a tea-

tro, mi ricordo ancora le commedie musicali al

Sistina di Roma; erano da brividi. Così verso

gli undici anni ho seguito corsi di danza, poi

un po’ con la scuola, un po’ di testa mia ho ini-

ziato ad andare a teatro a vedere grandi attori

come Lina Volonghi o Alberto Lionello da cui

sono rimasta totalmente affascinata. Durante

lo spettacolo mi rendevo conto che grazie al

teatro vivevo una vita alternativa alla mia; mi

commuovevo e mi sembrava di essere lì con

loro. Poi dopo lo spettacolo correvo nei came-

rini per capire com’erano gli attori, chi erano e

cosa facevano. Ero completamente affascinata

dalla schizofrenia degli attori, da questa loro

doppia vita tra quello che l’attore è e quello che

deve mostrare in scena di diverso da sé. Quindi

istintivamente sono stata prestissimo attratta

dall’energia vitale che muoveva il teatro e dal

lavoro che un attore può fare su di sé, ma non

era un pensiero compiuto. Poi un giorno ho ca-

pito che fondamentalmente mi annoiavo come

essere umano, mi sentivo piccola in confronto

a quello che un artista poteva dare. Ero vera-

mente affascinata da questa capacità d’inven-

tarsi altro da sé, inventarsi altre vite partendo

da sé. Normalmente un essere umano ha solo

la sua vita e punto. Invece con il teatro è un

po’ come se tu potessi sondare altro. E così

ho capito che non potevo che fare quello nella

vita.”

Il tempo stringe,

quindi le lascio

a malincuore

prepararsi e an-

dare a prendere

le misure del

palco giacché

questa sera è

la prima nella

nostra città.

Ora un dilemma mi assilla: sedermi comoda-

mente in poltrona e godermi lo spettacolo, o ri-

manere dietro le quinte. Accenno timidamente

a Nunzio il mio desiderio di stare al di là della

scena e, sorpresa, lui accetta, condividendo la

mia scelta, a condizione che segua le sue di-

rettive per non intralciare il movimento degli

attori.

5 Attrice genovese formatasi allo Stabile, Elisabetta Pozzi ha debuttato a diciassette anni ne Il fu Mattia Pascal di Pirandello, accanto a Giorgio Albertazzi, con cui ha lavorato in molti altri spettacoli tra cui Peer Gynt e Antonio e Cleopatra. Attiva soprattutto in teatro, ha lavorato anche per il cinema e la televisione; dal 1979 è nell’ensemble del Teatro di Genova. Tra i suoi spettacoli del decennio 1990-2000: I serpenti della pioggia di Enquist, regia di Franco Però (1990); Zio Vanja di Cechov, regia di Peter Stein (1996); Il lutto si addice a Elettra di O’Neill per la regia di Luca Ronconi (1997); Max Gericke di Manfred Karge per la regia di Walter Le Moli; Adelchi al fianco di Carmelo Bene e Amedea a Siracusa. Recentemente è stata anche Amleto sempre per la regia di Walter Le Moli.

Page 115: BergamoUp N° 7 aprile 2010

113

Poco prima della prima campanella che invita

gli spettatori a prendere posto, faccio cono-

scenza con Daniele D’angelo, il compositore

delle musiche. In realtà l’avevo visto anche

prima nel camerino di Elisabetta (Lei lo aveva

chiamato Amore6, quindi pensavo fosse il suo

compagno, ma non sapevo che fosse anche un

membro attivo della compagnia). Quando gli

chiedo se non sia difficile convivere con un’at-

trice che è in tournée dai primi di novembre,

molto disponibile Daniele mi spiega che ha

la fortuna di poter comporre ovunque lui sia,

basta avere un computer; infatti le musiche di

questo spettacolo le ha scritte mentre erano in

vacanza. I suoi occhi s’illuminano mentre parla

del suo lavoro: “Il bello del teatro, dal punto

di vista musicale, è che sei totalmente libero

di osare; nessuno si scandalizza delle tue scel-

te.”

Alla seconda campanella, Daniele scappa in

platea per prendere posto dietro al suo mixer.

Nunzio invece chiama gli attori: “Signori, chi è

di scena!”

Alla terza campanella, gli attori sono in sce-

na, Tatiana accende una sigaretta (fa parte del

copione) il silenzio e l’oscurità cadono sulla

platea, quindi la musica dà il via e il siparista

apre manualmente il sipario (Bruno oggi mi ha

spiegato che il sipario cittadino è di tipo gre-

co; è diviso a metà e si apre scorrendo ai lati.

Ma ne esistono che si aprono verticalmente,

sono detti sipari tedeschi, mentre i sipari detti

francesi e italiani si aprono dal centro, con due

corde centrali che passano attraverso una fila

di anelli, alzando il sipario lateralmente come

delle tende di casa. Solo che quello francese

si alza anche in altezza, mentre quello italiano

rimane fermo verticalmente).

Per non dar fastidio scelgo un angolino laterale

dal quale vedo gli spetta-

tori della prima fila delle

balconate e il palcosceni-

co come tagliato a sezioni

tra le varie quinte. A volte

mi sembra che qualche

attrice trattenga il fiato

dopo aver detto la propria

battuta nella paura che la platea non reagi-

sca. Invece la risata arriva puntuale e ignara

di questa vita che sfugge al suo sguardo appe-

na escono di scena per cambiarsi nei camerini

volanti o prendere nuovi accessori. Le guardo

e per quanto incredibile mi vedono, mi sorri-

dono e mezzo secondo dopo tornano dal pub-

blico e sembrano altre persone; il loro sorriso

ha lasciato il posto alla disperazione, all’isteria

o l’impazienza come da copione. Un pensiero

allora mi sfiora: il teatro è solo recita, solo fin-

zione?

Il sipario si chiude. Quindici minuti d’intervallo.

Gli attori spariscono nei loro camerini. E men-

tre in sala il pubblico si alza per sgranchirsi le

gambe o si gira per scambiare due chiacchiere,

dietro le quinte, in un silenzio religioso, la fre-

nesia è al culmine. Ciro Diletto porta in scena

una scala da gigante per appendere delle ten-

de. Beppe controlla un dispositivo sonoro che

viene azionato dalle attrici quando giocano a

Trivial Poursuit. E Nunzio scivola (per accorcia-

re i tempi di percorrenza) da un lato all’altro

della scena per cambiarne la decorazione. Solo

allora noto che indossa delle scarpe così mor-

bide che sembrano quelle dei ballerini. Quando

tutto è finalmente pronto, il direttore di scena

(sempre lui) corre verso i camerini (sia quelli

a piano terra che quelli al secondo piano) per

dare agli attori i cinque minuti. Nel frattempo

vado verso i camerini dove Matteo, un croni-

sta di Bergamo TV sta aspettando che Raffa-

ella Valsecchi, l’addetta stampa del teatro, lo

6 Che bello vedere una coppia longeva (stanno insieme da quasi tredici anni ormai) nel mondo dello spettacolo che usa ancora dolci nomignoli cambiando intonazione di voce e sorridendo vedendo l’altro arrivare.

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114

introduca da Elisabetta Pozzi per un’intervista.

Chissà come la vive quest’intrusione nel suo ca-

merino durante questi pochi minuti di relax tra

una performance e l’altra. Sospiro; che brutto

che neanche la magia di questo luogo riesca

a tenere a bada la frenesia della vita esterna

(Matteo deve correre per preparare il suo filma-

to da diffondere sul sito web di L’eco di Berga-

mo oltre a preparare il pezzo che andrà in onda

su Bergamo Tv al telegiornale di domani).

Gli attori tornano in scena. La campanella dà

di nuovo il segnale, e le luci in platea si spengo-

no mentre quelle del palcoscenico si riaccen-

dono.

Quando mi sposto da un lato all’altro del pal-

coscenico, sento lo sguardo di Nunzio che per

un attimo si stacca dalla scena e controlla che

io non stia combinando guai. È incredibile (o

meglio a pensarci è normale, ma non ci avevo

mai pensato prima), il direttore di scena cono-

sce ogni battuta a memoria, sa a che momento

preciso Mariangela entrerà in scena, a che bat-

tuta Elisabetta uscirà dal palco per prendere

un vassoio che lui le tenderà. Quando azionare

con il telecomando l’elettrodomestico che rin-

corre l’attrice sulla scena, quando accendere

l’incenso che simulerà il fumo nel forno; insom-

ma non gli sfugge nulla. A guardarlo sembra ri-

lassato e calmo, ma ogni suo gesto è calcolato,

controllato, il suo corpo è teso come la corda di

un violino ad ogni cambiamento di scena.

Nei rari momenti in cui si siede sul bordo di

una cassa che conteneva gli accessori di sce-

na, lo raggiungo e cerco di capire cosa prova.

Quasi per scusarsi per il suo atteggiamento

diffidente di oggi, mi spiega che il direttore di

scena è responsabile di tutto, dagli attori alla

sicurezza in scena e dietro le quinte, quindi

ogni imprevisto per lui è un problema in più

da gestire. E i non addetti ai lavori non sono

ben visti solo per motivi di sicurezza. Mentre

mi parla del suo percorso professionale, mi di-

straggo… è incredibile come ci si può sbagliare

a giudicare le persone dai loro atteggiamenti

iniziali. Nunzio non ha nulla del gelido vento

montuoso, anzi è simpatico e anche caloroso

ogni tanto. Ogni tanto perché per lo più non

perde di vista la scena e scatta a ogni battuta

che richiede il suo intervento. Capisco ora che

il teatro non è solo l’incontro tra attori e spet-

tatori di cui parlano le definizioni, è anche tutto

questo lavoro che sta dietro.

Battuta finale. Il pubblico esulta e gli attori

ringraziano. Quando il sipario si chiude defi-

nitivamente, gli attori si abbracciano sfiniti

ma soddisfatti e Antonietta, la sarta, racco-

glie i costumi mentre Nunzio prepara l’ordine

del giorno da mettere in bacheca. Sembrano

una grande famiglia; saranno i quattro mesi

di tournée trascorsi insieme, o forse la magia

del teatro. Anna Gagliena (l’attrice romana fa-

mosa anche nella mia madre terra grazie alla

sua interpretazione della romantica e sensua-

le parrucchiera Mathilde nel film Il marito della

parrucchiera di Patrice Leconte) fa la sua ap-

parizione nelle quinte per salutare Elisabetta

e Mariangela. Quando i sei pompieri, fino ad

adesso sparsi nel teatro per garantirne la si-

curezza, si accorgono della sua presenza, di

tacito accordo prolungano la loro permanenza

senza mai perderla di vista. Quindi intercedo

in loro favore per ottenere una foto di gruppo

con le tre dive dello spettacolo. (Scatto che mi

Page 117: BergamoUp N° 7 aprile 2010

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varrà il sorriso raggiante dei nostri coraggiosi

cittadini in uniforme).

Appena fuori dal teatro mi fermo e riprendo

in mano la mia macchina fotografica; la neve

ha ricoperto la città di un lieve velo magico,

trasformandola in un magnifico scenario che

riporta alla mia mente il pensiero di prima:

dove sta la finzione, la realtà… il teatro è vita o

la vita è teatro. Mentre a passo lento e stanco

torno a casa, la memoria recupera da qualche

cassetto le parole che Ivan (Ivan Boffi il regi-

sta teatrale bergamasco con il quale ogni tan-

to vado in regata e di cui non perdo mai uno

spettacolo) cita sempre ai suoi attori: “L’unica

differenza tra il teatro e la vita è che il teatro è

sempre vero.”

Quindi, come si dice dalle mie parti, à bon en-

tendeur, salut7. n

7 A buon intenditore, arrivederci (poche parole). Nata nel XVII secolo quest’espressione è un invito alle persone che hanno colto il senso delle parole dette di agire e reagire. In questo caso è anche un invito a scrivermi, se avete delle quinte da svelare. Quindi vi lascio il mio indirizzo e-mail: [email protected]. E, per i più curiosi, le quinte di chi vi scrive le trovate sul blog del mio libro che si diverte a raccontarmi: http://milemary.blogspot.com/.

Il Sesto Elemento

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Salottino Virtuale

1 Per commenti e suggerimenti vi lascio il mio indirizzo e-mail: [email protected]. 2 Ci sono artisti di cui non bisognerebbe mai scoprire le quinte, come c’insegnano le tante biografie di geni maledetti; Stefano Bertoli invece è un uomo disponibile e aperto che sa mantenere le sue promesse, insomma una bella persona. Che tra l’altro quest’anno, il primo agosto per essere precisi, festeggerà il suo primo mezzo secolo! Auguri Stefano, e grazie di cuore per tutte queste emozioni che ci regali ogni volta che sali sul palcoscenico.3 Psicologo del lavoro e Psicoterapeuta, nonché assiduo frequentatore di questo Salottino Virtuale, che opera nelle istituzioni e con gli individui, attivando un percorso finalizzato ad accompagnare le persone ad aiutare se stesse per conquistare un metodo di riflessione volto a riappropriarsi di tutte le proprie potenzialità. www.carraraachille.it

di Maryline JM-W1

Dopo lo splendido volo in ultraleggero in compagnia di Roberto Marchesi (vedi Bergamo Up di marzo), il tema di questo Salottino Virtuale si è imposto da solo. La natura, le nostre montagne, questi spazi infiniti che ci empiono il cuore di poesia appena ci stacchiamo dalla civiltà.Se chiudo gli occhi e penso alla montagna, vedo le sue bianche cime maestose tormentate dal vento in un cielo pieno di sole. E se tendo l’orecchio, il vento ancora mi viene incontro, accompagnato dai lievi canti degli uccelli. Sorrido; pensando a questi canti della natura, il mio pensiero va a Bergamo Jazz 2010 che ci ha regalato, tra i tanti momenti di magia, la musica di un bergamasco illustre, Stefano Bertoli2, batterista, nonché percussionista e fondatore dell’associazione musicale Suonintorno di Gorle. Adoro quando dà voce a strumenti strani (spesso costruiti con materiale di fortuna, quali il tubo della stufa pieno di pallini di piombo che porta il mare sul palcoscenico) e ai richiami d’uccello. Durante una chiacchierata con lui, ho scoperto che è più attrezzato di un accanito cacciatore; ha comprato un intero set di richiami.

“Mi piacciono i colori della natura e con i suoi suoni mi piace evocarla per ricreare nella mente del pubblico un ambiente, una sensazione.”

La mia ammirazione per Stefano Bertoli è nata nel teatro di Zanica alcuni anni fa ascoltando Ninfe Avernali (di G. Trovesi, altro Bergamasco illustre) quando l’ho visto utilizzare quello che dalle mie parti si chiama la boîte vache (ossia quella scatola che, se capovolta, emette il muggito delle mucche).

“In questo caso la natura aveva una funzione ironica. Collaborando con teatri, danzatrici e poeti, sono abituato a creare atmosfere diverse da quelle richieste di norma ad un mu-sicista. Quella scatola me l’ha portata un mio amico dopo avergli parlato della scatola Simmenthal della mia infanzia che riproduceva per l’appunto il muh… bramato.”

Dovete sapere che quando ero piccola il mare per me era quello della Bretagna e della Normandia, dove le mucche colorano i prati con i loro mantelli color miele o maculato bianco e nero. Potete dunque immaginarvi quante volte ho capovolto quella scatola in vendita in tutti i negozi di souvenirs e non solo. Perciò sentirla in una sala concerto è stato come tornare indietro nel tempo e rivivere le mie estati sulla costa atlantica. Come potevo quindi non innamorarmi di quest’artista capace di trasportarmi con la sua armoniosa ironia musicale?

domina le alpi svizzere: “Le conversazioni dei diversi ospiti inducono ad osservazioni e ri-flessioni sulla vita. In particolare l’attenzione è rivolta alla malattia non contrapposta alla sa-lute, ma come elemento costituente della vita. L’apparente disagio della malattia, permette di staccarsi dalle incombenze quotidiane e dedicarsi alla riflessione sul senso della vita. Ritengo che la scelta del titolo e dell’ambien-tazione non siano casuali perché la montagna spinge a confrontarci e a sfidare noi stessi. Ba-sti pensare alle ascensioni, che talvolta, pur-troppo, mettono a repentaglio anche la vita op-pure quando noi raggiungiamo soddisfatti una vetta, vediamo quante altre ci aspettano e ci spronano in nuove imprese. La montagna è an-che un luogo sacro, nel senso lato del termine, il ricordo immediato è all’Olimpo, sede degli dei, o a Mosè che sul monte Sinai ricevette i

No, non mi sono persa nei meandri dei miei pensieri, o per lo meno non troppo, visto che la montagna è anche meditazione, come ce lo ricorda Achille Carrara3 con La Montagna Incan-tata, il titolo di un capolavoro del secolo scorso scritto da Thomas Mann (ed. Tea) ed ambien-tato nel sanatorio di Davos che da un’altura

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comandamenti. Infatti proprio in questi giorni la tribù dei Dongria Kondh, nello Stato india-no dell’Orissa, ha chiesto il sostegno di James Cameron, regista di Avatar, per difendere la loro Montagna Sacra da una multinazionale determinata a distruggerla con l’estrazione di bauxite4.”

Sospiro. Anche da noi gli interessi socio econo-mici hanno rivoluzionato i nostri paesaggi con scavi industriali e intensificazione dell’agricol-tura a discapito dei prati permanenti e dei pa-scoli, entrambi fondamentali per la salvaguar-dia della biodiversità. Non è facile riuscire a trovare la giusta via di mezzo che concilia le esigenze di tutti, ma per fortuna oggi c’è una nuova consapevolezza dell’importanza della complessità della natura, dove ogni specie animale e vegetale - anche la più infima o quella predatrice – è essenziale per rendere gli ecosistemi più resistenti agli stress am-bientali e garantire la sopravivenza dell’esse-re umano. E infatti, per esempio, dopo averli perseguitati quasi fino all’estinzione nei se-coli scorsi, oggi convenzioni internazionali e leggi nazionali difendono preziosi predatori quali l’orso e il lupo. Da qualche anno, sono state trovate tracce di due giovani maschi orsi, quasi sicuramente provenienti da una popo-lazione trentina, che si sono alternati nelle Orobie bergamasche e valtellinesi, creando qualche scompiglio tra la popolazione locale. Eppure il loro ruolo è fondamentale; nutrendo-si di carogne, aiutano a limitare l’insorgere di malattie, migliorando così le condizioni di sa-lute degli animali. Allo stesso modo, dal 2000 sono state segnalate presenze sporadiche del lupo in Val Seriana. Il quale, nutrendosi di un-gulati selvatici (caprioli e camosci, e in nume-

ro minore stambecchi, mufloni e cervi) e pre-ferendo animali giovani e inesperti o vecchi e malati, svolge una funzione chiave di controllo dei tassi di crescita delle specie preda. Certo il lupo entra così in competizione con i nostri cacciatori che non sono più abituati ad avere competitori e la popolazione locale deve far fronte a paure ancestrali. Quindi è chiaro che la biodiversità deve passare attraverso un’in-formazione basata sulla conoscenza scientifica dei comportamenti dei predatori nei confronti dell’uomo e delle sue attività zootecniche. Ma non è impossibile. Insomma come lo avrete capito, le nostre mon-tagne hanno dato spunto a numerosi pensieri ed è stato veramente difficile scegliere solo quattro ospiti. Ma con la città che si prepara5 per l’arrivo degli Alpini (7,8 e 9 maggio), ho pensato di dare la parola alla Storia, grazie a Paolo Valoti, quindi alle Piante, con la Dott.ssa Chiara Masseroni, alla Tutela del Territorio, grazie a Roberto Marchesi, e infine all’Imma-gine, con Emilio Moreschi. Un grazie di cuore agli ospiti per la loro disponibilità e un grazie anche a Nicola Baruffaldi6, questo sconosciuto incontrato in montagna che ha accettato di condividere questi scatti che illustrano l’introduzione al Salottino Virtuale di questo mese.

E, se per caso siete liberi lunedì 26 aprile e il cammin di vostra vita vi porta verso Milano, venite alle Segrete della storica libreria Bocca (via Molino delle Armi, 5). Alle 18:30 presen-terò il mio primo romanzo collage©, Dans les coulisses... ed. Il Filo. Il libro contiene, tra le altre cose, un interessante incontro con Erik Gandini, il regista di Videocracy che ha scosso la 66ª Mostra internazionale d’arte cinemato-grafica di Venezia, e non solo, con un’analisi del potere della televisione e di come influenzi i nostri comportamenti. n

4 http://www.survival.it/film/mine5 Ne approfitto per segnalare il bellissimo giardino «Giardino olfattivo della casa degli artisti al castello di Bergamo (San Vigilio)». recupero di un contesto bellissimo, che conoscono di più gli stranieri che i bergamaschi. Il progetto è realizzato dagli studenti di 4ªC e 4ªD dell’Istituto agrario, in collaborazione con il Master San Vigilio diretto dall’architetto F. Valsecchi. I ragazzi, seguiti dai professori Mariarita Villa e Roberto Conte, creeranno il ripristino di un’area all’interno del giardino (aiuola centrale e la parte vicino al pergolato) inserendo diversi tipi di piante che hanno un richiamo storico e alla tradizione, come il bosso, il ligustro e le stelle alpine in onore anche all’adunata nazionale degli Alpini che quest’anno si terrà a Bergamo.6 Andate a visitare il suo sito, merita! http://www.nicolabaruffaldi.com/ E per i più curiosi, i dettagli del nostro incontro sono sul mio blog (archivio: gennaio 2010)

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5 Paolo Valoti è socio della Sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano (CAI) dal 1982 e attualmente Presidente sezionale eletto per il terzo mandato 2008/2010, nonché Istruttore Nazionale di Sci Alpinismo (INSA) nella Scuola di Sci Alpinismo “Bepi Piazzoli” e Istruttore di alpinismo. La Sezione CAI di Bergamo è stata fondata il 23 maggio 1873 ed è stata dedicata nel 1936 alla memoria di Antonio Locatelli. Oggi è la prima Sezione italiana per numero di soci e conta circa 10.000 soci distribuiti nelle 19 sedi territoriali capillarmente diffuse nella provincia bergamasca. Il Club Alpino Italiano è una storica e moderna realtà associativa con profonde e sane radici in montagna che si rinnovano senza sosta nel servizio per la montagna e per le sue genti grazie alla dedizione dei soci attivi impegnati a diffondere i grandi valori del Club e a condividere l’intramontabile passione per la Montagna, in ogni sua espressione, in particolare coinvolgendo i giovani d’ieri, di oggi e di domani.

Parola alla StoriaCon Paolo Valoti 1

‘Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle mon-

tagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati nei campi dove furono impicca-

ti. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero,

perché li è nata la nostra Costituzione’. (Piero Calamandrei)

Tra i diversi itinerari storici sparsi tra le nostre

montagne, quello che dal paese di Gandino

conduce al rifugio Malga Lunga, posto sullo

spartiacque fra Val Seriana e Val Cavallina, è

di notevole interesse storico e naturalistico. La

Malga Lunga fu un’importante base operativa

e logistica della 53a Brigata Garibaldi; il rifu-

gio sorge proprio laddove avvenne l’uccisione

di alcuni suoi componenti e ospita un museo

con una significativa raccolta di fotografie, do-

cumenti e cimeli che narrano la vicende della

formazione, affinché la Storia diventi monito

per tutti per non dimenticare.

Per coloro volessero percorrere l’itinerario più

lungo (12 chilometri) possono lasciare l’auto

all’inizio della strada che sale in Valpiana, nel-

la parte bassa di Gandino (525m), e prendere

sulla sinistra il sentiero CAI n° 544 lungo un

cammino che incrocia la strada, per giungere

in poco meno di un’ora e mezza vicino alla

chiesetta di Valpiana (1050m), dedicata a

Monsignore Giovanni Macconi.

Altrimenti a questa chiesetta si può anche ar-

rivare con automezzi propri. Quindi dal par-

cheggio si prosegue lungo la strada asfaltata

che percorre la bella Valpiana e sale verso la

Malga Lunga. Dopo quasi 20 minuti si prende

sulla destra l’evidente sentiero CAI n° 544 che

con altri 30 minuti circa porta in prossimità

della Malga Lunga a quota 1235m, posto dove

è possibile vedere splendidi panorami sul lago

d’Iseo e i monti della Valle Camonica. n

Salottino Virtuale

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Parola alle PianteCon la Dott.ssa Chiara Masseroni1

1 La Dott.ssa Chiara Masseroni ha studiato Chimica Farmaceutica e dopo la laurea ha continuato a specializzarsi in Fitoterapia e Omeopatia, addentrandosi in un mondo di principi attivi vegetali con le più svariate virtù medicamentose. www.angolosalute.it, 035 231809 – 035 4599500

Curarsi con le piante... il desiderio di molti.

Io stessa mi sono lasciata affascinare da que-

sto mondo meraviglioso: estratti secchi, tisane,

infusi, decotti...ciascuno con una sua proprie-

tà. Purtroppo non sempre “naturale” è anche

sinonimo di “sicuro” e nulla comunque può

prescindere da una solida documentazione

scientifica. Esistono infatti molte piante con-

tenenti principi attivi tossici o che non vanno

assunti contemporaneamente ad una terapia

farmacologica. Ma esistono anche piante me-

dicinali ragionevolmente “sicure” ed estrema-

mente efficaci. Non si tratta necessariamen-

te di specie esotiche o rare, molte di queste

crescono anche da noi, nelle nostre Valli, sulle

nostre bellissime Orobie. Un esempio perfet-

to: la Malva (Malva Silvestris) bella, buona e

utilissima!

Appartiene alla

famiglia delle

Malvacee e si

riconosce per

i suoi fiori lilla

venati di rosa

(maggio-ago-

sto) con 5 petali distanziati, dal margine su-

periore segnato da una insenatura, per i frutti

a dischetti biconcavi e per le foglie dal lungo

picciuolo ricoperte di una ruvida peluria. Con-

siderata nell’antichità pianta sacra col potere

di liberare gli uomini dalla schiavitù delle pas-

sioni, nel XVI secolo, in Italia, era denominata

Omnimorbia: rimedio per tutti i mali.

In effetti vanta svariate proprietà, tra le più

spiccate quelle emollienti ed antinfiammato-

rie.

Se ne utilizzano foglie e fiori (raccolti prima

della completa fioritura) che vanno fatti essic-

care all’aria e all’ombra. La conservazione è

piuttosto difficile; i fiori essiccando diventano

blu e si decolorano alla luce.

La sua ricchezza in mucillagini ne giustifica le

proprietà emollienti: i fiori e le foglie, mucil-

laginosi, esercitano un’azione lenitiva e pro-

tettiva sulle mucose infiammate. Da sempre

utilizzata come blando lassativo, la malva è

un valido regolatore intestinale per anziani e

bambini; inoltre i fiori sono un rimedio assai

efficace nel favorire l’espettorazione del catar-

ro e nel calmare la tosse disinfiammando le

mucose bronchiali. Pertanto è facile ritrovarla

nelle formulazioni di tisane pettorali. Si può

utilizzare anche per gargarismi su una gola in-

fiammata, per fare toccature su afte dolorose

e per semicupi nei problemi di emorroidi.

L’infuso si prepara con un cucchiaino da caf-

fè di pianta secca per ogni tazza, si lascia in

infusione in acqua bollente per almeno venti

minuti per dar tempo alle mucillagini di rigon-

fiarsi. Attenzione a chi assume farmaci perché

la contemporanea assunzione di malva potreb-

be diminuirne l’assorbimento!

Bella e dal sapore gradevole, priva di effetti

collaterali è dunque una pianta medicinale uti-

le per diversi problemi e davvero preziosa. n

Salottino Virtuale

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Con Roberto Marchesi1

Parola alla Tutela del Territorio

1 Campione della Val Brembana che ha partecipato a varie competizioni mondiali tra cui il Biathlon 10 km alle Olimpiadi di Calgary nel 1988 nonché socio onorario del G.O.V.O. (Gruppo Osservatori Verde Orobico presieduto dall’ Ing. Roberto Ca-rosio) che fa parte della protezione civile. Nel corso degli anni il G.O.V.O. è sempre stato ai primi posti, per efficienza, tra i Gruppi Nazionali, meritandosi encomi e stima da parte delle autorità nonché l’iscrizione nell’Albo Regionale del Volontariato di Protezione. Oltre all’attività di ricognizione, gestisce e presiede, nei giorni festivi e prefestivi, la Sala Operativa Antincendio Boschivo della Direzione Generale Agricoltura, con sede a Milano. Attualmente il Gruppo conta circa 150 tra soci e sostenitori ed ogni anno nuovi volontari, si associano, non vi è limite di età o sesso, basta solo tanta buona volontà e soprattutto tanta passione per il volo.2 E’ lo stesso attrezzo utilizzato in strada da operatori ecologici per pulire/soffiare i marciapiedi da sporcizia. Serve per lo spegnimento di piccoli/medi incendi boschivi e può essere utilizzato sia per pulire una fascia boschiva dal fogliame per evitare di fornire combustibile al fuoco che sta avanzando, sia per soffocare la fiamma (L’aria generata dal motore viene fatta passare ad alta pressione in un tubo che va a contatto con il terreno e con le fiamme. Se tenuto a una certa distanza dalle fiamme, quest’aria porterebbe ossigeno e quindi alimenterebbe il fuoco; mentre se viene tenuto a contatto tra il terreno e la fiamma, la pressione dell’aria elimina l’ossigeno che genera la fiamma e quindi la spegne).3 Il progetto - chiamato: Il Patto locale di sicurezza urbana - è stato approvato e finanziato dal Ministero dell’Interno con il patrocinio dalla Regione Lombardia e sarà operativo da giugno/luglio 2010. Controllerà e tutelerà il territorio di 16 Comuni oltre il Parco dell’Oglio nella tratta tra il lago d’Iseo fino alla provincia di Cremona toccando le sponde di altri 34 comuni per un totale di 500 kmq.

Fino ad alcuni anni fa prestavo servizio presso il Cor-po Forestale dello Stato. Agli inizi ero in forza al Cen-tro Sportivo di Auronzo di Cadore, quindi al Comando Stazione di Curno ed infine al Nucleo Antincendi Bo-schivi di Curno. Nei periodi di massima pericolosità si usciva spesso su segnalazione a svolgere attività di spegnimento incendi boschivi attrezzati di autobotte e soffiatori2 da mettere in spalla quando ci si doveva inoltrare nel bosco o la notte quando i mezzi aerei addetti allo spe-gnimento non erano autorizzati al decollo. Malgrado l’esperienza e pur agendo sempre e comun-que in sicurezza, spesso si rischiava la propria pelle (per via del vento, della sua forza e dei suoi cambia-menti di direzione) pur di spegnere quelle maledette fiamme appiccate per l’80% dei casi da piromani. Nel 2002 ho dato le dimissioni e ora di professione faccio tutt’altro, però il senso della tutela del territorio mi è rimasto. Oggi la mia vera passione è il volo, e più esattamente il volo in montagna, ma questo ormai lo avete capito dopo il numero di marzo di Bergamo Up. Una passione che unisce l’utile al dilettevole; perfi-no gli aerei di linea contribuiscono alla salvaguardia dell’ambiente, comunicando alla sala operativa del 1515 del Corpo Forestale dello Stato le coordinate degli incendi boschivi avvistati, quindi figuriamoci un appassionato di volo e di montagna. La tutela del territorio per vie aeree è fondamentale, e lo sanno tutti, infatti il servizio di prevenzione incendi con mezzi aerei leggeri di società private è da anni utilizzato da tutte le regioni italiane. Ottimo servizio si potrebbe dire; appalti milionari, ma ottimo lavoro. Il problema è: conviene? Alle società che prendono l’appalto, sicuramente. Così come sicuramente con-viene in qualche “modo” anche alle regioni. Ma a Noi contribuenti?

In Italia i piloti di aerei ultraleggeri sono in continuo aumento. Vuoi per il costo ancora accessibile dell’ac-quisto del mezzo. Vuoi perché il certificato di abilita-zione costa un terzo di un normale brevetto PPL. Vuoi perché essendo ultraleggeri, il motore ha bisogno di meno cavalli quindi consumano meno. Vuoi perché sono alimentati con benzina verde anziché combusti-bile avio quindi costa meno. O vuoi perché decollano e atterrano in pochi metri e non sono soggetti a molti vincoli rispetto agli aerei di aviazione generale. Co-munque sia, è un dato di fatto, i piloti di ultraleggeri sono sempre più numerosi nei nostri cieli e volano per pura passione (il loro brevetto o per meglio dire il loro certificato di abilitazione gli permette di volare solo per diporto e non per lavoro). E chi dice passione per il volo in ultraleggero, spes-so dice passione anche per la natura, quindi tanti di loro sarebbero sicuramente disponibili a effettuare, volontariamente, voli di ricognizione per la salvaguar-dia dei boschi italiani. Se a questo si aggiunge che il mezzo è ideale perché - obbligato dall’aviazione pesante a volare a 150 metri dal suolo e capace di volare a basse velocità - trasforma i pilota in ottimi osservatori. La domanda che sorge spontanea è: per-ché non approfittarne?E, infatti, alcune regioni fanno appello a questi vo-lontari. Ma non sono la maggioranza, anzi, molte re-gioni, specialmente le più ricche, ancora oggi non ci sentono. Da noi, in Lombardia, due realtà si contrappongono. Comuni intelligenti, quali il comune di Chiari (BS) che si sta organizzando per addestrare 6 dei suoi addetti alla Polizia Locale al pilotaggio di aerei in questione non solo per la prevenzione degli incendi, bensì an-che per tutelare il territorio da costruzioni abusive e abbandono di rifiuti spesso risultanti tossici/nocivi in zone sperdute nelle campagne o comunque impossi-bili da raggiungere2.E comuni dove, se offri un servizio di qualità (ex-guardia Forestale addetto alla sezione antincendi boschivi) e poco oneroso in quanto volontario (solo rimborso spese), vieni scartato a favore di società che costeranno alla comunità uno sproposito. Perché? Io la mia idea ce l’ho, e ve l’ho espressa, ora tocca a voi, se v’interessa, farvi la vostra. n

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Parola all’immagineCon Emilio Moreschi1

1 Emilio Moreschi è imprenditore, presidente del Museo Adriano Bernareggi di Bergamo, amministratore e consigliere di Fondazione Bergamo nella storia nonché autore, tra gli altri, del volume fotografico “Emilio Moreschi fotografo. Tradizioni e lavoro in montagna” da cui sono tratte queste fotografie scattate nell’ambito dell’allestimento di un archivio delle immagini sull’evoluzione del mondo rurale. Attraverso quest’opera Emilio Moreschi ci fa conoscere alcuni stralci di vita nelle valli, in particolare, Valle Imagna, Valle Brembana, Valle Taleggio, Valtellina.

Il mio amore per la montagna e per la gente

che la abita è alla base di queste fotografie

scattate negli anni Settanta. Ho viaggiato a

lungo per i paesi e le valli delle Orobie, e le

persone che ho avvicinato mi hanno insegnato

molto sulla natura e sulla vita. Ecco perché,

attraverso questi scatti, ho cercato di valoriz-

zare il lavoro e la dignità dei comportamenti

umani: due qualità che appartengono alla na-

tura più intima dei valligiani. n

Salottino Virtuale

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Page 126: BergamoUp N° 7 aprile 2010

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COMUNICAZIONE

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Organizzazione eventi

Riprese Fotografiche e Video

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dramma interiore che aveva tenuto nascosto alla curiosità di chissà quanti altri avevano avuto la sua stessa curiosità, ai quali aveva risposto con un muro di diffidenza e di chiusure. Forse si era confidata con qualcuno, un’amica, che non aveva resistito alla tentazione di liberarsi del peso angoscioso di quel segreto che avrebbe dovuto custodire con cura e rispettoso silenzio. Si era sentita tradita, proba-bilmente. Poi ripensava alla delicatezza di sguardo dei giorni passati, quando era entrata a servizio in casa sua, rivedendola in tutto il suo splendore, e allora dubitava sull’ipotesi del tradimento. Con chi avrebbe potuto confidarsi, visto che non era mai uscita da sola per le vie del paese? L’unica volta che aveva messo il piede fuori dal cancello era stato per andare insieme in montagna. Il tradimento era da escludere nella maniera più assoluta. Ricadeva all’istante nel dubbio e nel rimorso. Poi cercava la spiegazione di tanta afflizione proprio nella dedi-zione della donna che rivolgeva alla cura della casa. Probabilmente era stanca, aveva bisogno di mag-gior riposo, oppure doveva andare più in giro, scen-dere al di là del fiume, sedersi sull’erba, ascoltare il fragore della piena, raggiungere i negozi sotto i portici, guardare le vetrine, comprare un nuovo ve-stito, una maglietta, una borsa. Ebbe un sussulto, come una certezza, che dovesse incitarla a questo genere di attività, che le avrebbero ridato il piacere del sorriso e della felicità.- Perché non usciamo, Tilde? - le propose, agitato dall’impeto di questa nuova consapevolezza che aveva acquisito, raggiungendola nel salone.- Come? - sbottò, facendo un verso di agghiacciante stupore. - Dove vuole andare?- In nessun posto particolare, - scemò il tono di voce, divenendo un tenue ed incerto sussurro. - Così, in giro… Tanto per cambiare aria… Non mi sembra il caso che tu resti in casa tutto il giorno. - No, non ne ho voglia, - lo guardò con un’ossessiva aria di perplessità. - Se vuole uscire lei, esca… Io

6 - Prima Parte

Il professore era preoccupato per l’espressione ma-linconica che da un po’ di tempo vedeva comparire troppo spesso sul volto di Tilde. Gli sembrava piut-tosto scontenta, come se un tormento misterioso la agitasse e la soffocasse. Pensò che fosse a causa dei ricordi della sua vita trascorsa, che tornavano all’improvviso e le toglievano la grazia della sere-nità. Si rammaricò per avere insistito con lei perché gli raccontasse quei fatti e quell’esperienza. Ma egli non poteva immaginare tanto strazio. Si confortava, cercando di vincere con altre suggestioni i rimorsi per una colpa che gli pareva immeritata e ingiusta. Non voleva procurarle quel dolore, ma aveva chiesto

solo ed esclusiva-mente per soddi-sfare una curiosità. Non trovava niente di male in questo. Se avesse previsto l’esito di quel deli-rante sconforto in cui era precipitata la donna, non solo avrebbe evitato la sua insistenza ma neanche si sa-rebbe sognato di accennare al più lieve sussurro che per qualche moti-vo avrebbe potuto offenderla. La vedeva sospi-rare, e rinnova-va dentro di sé il rimpianto di non aver saputo coglie-re probabilmente nel suo sguardo il

Un noir inedito1

La governante Tilde

di Antonio G. D’Errico2

1 Negli episodi precedenti: La morte sospetta del vecchio preside di un noto liceo di Ber-gamo manda nel panico i cittadini di Roncola. Il commissario Gribaudi della questura indaga tra gli abitanti del paese, che si sono chiusi in un mutismo inspiegabile. La signora Tilde, ex allieva del professore Ruggeri, si trasferisce a San Pellegrino per incontrare l’anziano ormai in pensione. Sono passati trent’anni dall’ultima volta che si sono visti. Il professore non la ricono-sce, e la invita a casa sua, per il piacere subdolo della donna. Le propone di occuparsi della casa come governante, insistendo che si trasferisca a casa con lui. Dopo un finto dubbio, la donna accetta.2 Scrittore e sceneggiatore teatrale, televisivo e cinematografico. Tra le varie opere e riconoscimenti di Antonio G. D’Errico si segnalano due lavori diversi per dare un’idea della vastità dell’opera di quest’artista. Il suo ultimo lavoro, il thriller ambientato nella Bergamasca, Il Discepolo - ed.Frilli (classificato, alla votazione della giuria popolare, al terzo posto del premio Scerba-nenco, edizione 2008) che s’ispira al mondo dei giovani, e in particolare al mondo nascosto delle sette sataniche. E un lavoro realizzato con Donato Placido, attore e poeta, fratello del più noto attore e regista Michele Placido, “Montalto. Fino all’ultimo respiro, diario sentimentale” (Giuseppe Laterza Editrice, dicembre 2000) Premio Pavese, edizione 2002, e Premio città di Monteverde, V edizione, estate 2001. Dal cui romanzo è stato tratto un film sul caso “Montalto”, il giovane agente di polizia penitenziaria ucciso nella campagna di Trapani la sera del 23 dicembre 1995, vittima di un agguato mafioso. Per i più curiosi ecco il suo spazio nell’etere: http://www.myspace.com/antoniogderrico

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- Sì, da seduti si è comodi, e si dà l’idea di comodi-tà ai ragazzi! In piedi si dà un’idea diversa, perché diversa è la posizione!- Ma che strane idee sono queste? - mutò repentina-mente stato d’animo, come se fosse stato punto da quelle affermazioni. Cercò la provocazione sarcasti-ca e oscena: - Non mi dire che tra i tanti lavori che hai cambiato hai fatto anche l’insegnante!Lo fissò con estrema indignazione. - No! - replicò all’istante. - Non si è bravi in un lavoro solo perché ci è stato permesso di esercitarlo, ma lo si fa bene perché si è avuto modo di approfondire ogni suo più intimo dettaglio, senza dare niente per scontato!- Vuoi fare tu adesso l’insegnante con me?Lo fissò a lungo, accentuando la severità dello sguardo. - No, - rispose. - Le ho chiesto io di parlar-mi del suo lavoro! E’ lei l’insegnante! Anche se ho le mie idee da esprimere al riguardo!- Vuoi sentire le mie idee o vuoi espormi le tue? - ri-badì la sua posizione.- Tutt’e due, se è consentito. E’ uno scambio imma-gino, mica un monologo.Sospirò l’insegnante, e continuò subito dopo: - Vuoi chiedermi altro? - Certamente, sì.- Di’, cercherò di risponderti come mi riesce, spe-rando che mi riesca bene! - cercò l’esasperazione con quell’altra provocazione.Tilde non si scompose. - Se vuole, risponda all’altra

non me la sento….- Perché, Tilde? - ribatté, con la delusione che gli aveva annebbiato la vista.- Perché non ne ho voglia! - rispose, con tutta la convinzione.- Volevo uscire con te, - fece un blando tentativo di persuasione. - Credo che tu ne abbia bisogno.Cominciò a dubitare sulle intenzioni di quella pro-posta; replicò, mantenendo a stento la dignità e il contegno: - No, grazie per la sua gentilezza, ma so bene ciò di cui ho bisogno.Il professore trattenne l’istinto di voler cercare altre spiegazioni con un semplice “Cioè?”. Evitò di do-ver ricadere nell’errore dell’insistenza. Pensò che avrebbe potuto scatenare altri gravi danni irrepara-bili. Accettò il rifiuto di Tilde, ritenendo che avesse altri motivi, altri misteri, che non era necessario che svelasse. - Va bene, - mormorò tristemente, - io vado in giardino… Se hai piacere della mia compagnia sono di là.Scosse la testa la donna, odiando quel vecchio, che si trascinò con le gambe malferme fuori della stan-za. Fece biechi commenti su di lui e sui suoi modi assurdi di comportarsi. Fece un verso di disgusto, cacciando la lingua tra i denti, rigurgitando nella gola, pensando alla sua compagnia, di cui non aveva mai avuto nessun piacere. Il disgusto sì, quello era l’unico moto dell’anima che riusciva a procurarle.

La sera mangiarono in silenzio. La donna aveva in odio anche il suo respiro, il suo modo affannoso di portare il cibo alla bocca, le sue mani tremolanti, secche e tozze che reggevano il metallo del cucchia-io. Era decisa a portare a termine quella farsa.- Perché non mi parla del suo lavoro? - disse, con una parvenza di disponibilità al dialogo.- Perché? - tremò nella bocca il vecchio, stupito da quel modo di porsi delicato e improvviso, di cui ave-va perso la memoria e le speranze.- Perché no? - accentuò la grazia nel volto, che si accese di dolcezza e meraviglia.Il professore fu lieto di quel recupero di forma e di splendore. - Sì, hai ragione, - sorrise. - Perché no?- Eh, - fece lei. - Allora, mi dica.- Che cosa vuoi sapere?- Non so…. Il suo metodo di insegnamento… Il modo con cui stava in classe…- In che senso? - dubitò.- Stava seduto alla cattedra o stava in piedi durante le sue lezioni?- Che importanza ha? - soffiò tra i denti, stranito, storcendo la bocca, dando forma ad un ghigno che nelle intenzioni voleva essere di sufficienza, riuscen-do appena ad abbozzare una smorfia bruciante e stomachevole.- Risponda, - ripeté: - Stava seduto o in piedi?- Uh, - tentò di banalizzare con un sorriso, che rese ancora più grave la deformità del suo volto. - Se-duto, stavo seduto, - rispose, rumoreggiando nella gola, con un affanno sottile, ritmato e divertito.- Infatti, - pronunciò, come una conferma.- Che differenza c’è secondo te? Si parla con la boc-ca mica coi piedi! Seduto o in piedi l’efficacia della voce è la stessa.- Sì, certo, la voce è la stessa… ma la comodità è diversa!- Come, come? - aumentò l’affanno.

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domanda che le ho fatto: qual era il suo metodo di insegnamento?- Sì, - masticò tra i denti. - Vedi, il mio metodo era lo stesso dei milioni di insegnanti che a quei tempi erano nelle scuole come me, - esitò un istante. - Effettivamente erano tempi in cui vigeva un certo rigore, anche se non più di tanto… Era piuttosto una forma, un modo per esigere rispetto e disciplina da-gli allievi, i quali se lasciati senza freno sono peggio del loglio in un campo seminato!Tilde ingrossò appena il respiro, scoraggiata dal pa-ragone che il professore aveva fatto con quell’erba infestante, per rendere l’idea della stessa minaccia rappresentata dall’irrequietezza dei ragazzi. Le ven-ne anche il dubbio che avesse cercato di impressio-narla con quel riferimento tutt’altro che colto, diver-samente da come aveva pensato lui, che in un certo senso voleva rimandare a nozioni di botanica o di erboristeria. Ma in lei aveva suscitato solo il disprez-zo, per un essere che non aveva neanche cultura e attitudini per l’agricoltura, ambito a cui meglio si addiceva il suo modo di essere e di esprimersi. Lo odiò profondamente, rivedendolo nel suo atteggia-mento ridicolo e arrogante che teneva in classe.- Lo si faceva soprattutto per educarli, - continuò l’anziano, con il suo tono osceno, nonostante fosse inconsapevole della gravità delle sue dichiarazioni. - Per insegnare loro che ci sono dei ruoli da rispet-tare… quegli stessi ruoli che da grandi imporrà loro la vita…Sospirò la donna, nauseata da quei discorsi che più volte gli aveva sentito pronunciare standosene se-duto comodamente sulla sedia dietro la cattedra. In realtà non era mai riuscito neanche a sentirlo, tal-mente era distante lo spazio che li separava dentro l’aria di quell’aula lunghissima e stretta, dove le sue parole arrivavano appena come un sussurro, quasi fossero pronunciate di proposito come un’offesa per chi cercasse inutilmente di cogliere il senso di un contenuto, riuscendo a malapena a distinguere il rumore di qualche sillaba che creava solo fastidio e rabbia. - La vita! - sbottò, con una vena di rancore, per impedirgli che continuasse con altre sentenze di nessun valore. - Sarà proprio lei, la vita, ad inse-gnare al momento opportuno ciò che è necessario imparare! Ma al momento opportuno! Senza voler pretendere da chi ha unicamente la preoccupazione di crescere che impari quanto non può capire allo-ra, che potrà capire solo domani, quel domani che la vita sceglierà o ha già scelto per lui! - si fermò un istante, per cogliere la tensione nello sguardo dell’anziano, che ansimava per l’affanno, vedendo in quella verità che gli veniva opposta solo l’intenzione e il piacere subdolo e sottile di volerlo contraria-re. Tilde andò avanti, ritrovando nel volto sfigurato dell’altro tutta l’apparenza delle sue considerazioni; continuò, perché voleva insegnargli qualcosa, nono-stante fosse troppo tardi, ma doveva fargli capire gli errori che aveva commesso, che gli rimanessero almeno come rimorso o come dannazione di una colpa. - La scuola deve occuparsi di insegnare ciò

che appartiene al presente e alle possibilità di chi deve imparare, senza preoccuparsi del suo futuro! Il futuro si costruisce giorno dopo giorno, anno dopo anno, esperienza dopo esperienza! La scuola deve preparare ad affrontare il presente, perché attraver-so il presente si costruisce il futuro! Ciò che sarà non è prevedibile, e molto spesso si sbaglia a voler fare previsioni! La scuola deve insegnare un meto-do, deve sviluppare lo spirito di osservazione in chi è privo di questi strumenti, per un suo naturale limi-te e non certo per incapacità! Se è stata in grado di rendere chiare al ragazzo le sue possibilità e gliele ha fatte riconoscere come proprie, allora la scuola ha favorito la sua crescita! Diversamente, se gli ha richiesto solo di aderire a obblighi, ordini, conven-zioni, pur tenendo conto della vita, quella futura, ha fallito nel suo compito!- Tu sei un’arrogante, - affermò con estremo ranco-re, soffiando il respiro, che uscì come un sordo e tragico lamento. Fu colto dalla sensazione grave e improvvisa di alzarsi dal tavolo e lasciarla da sola a ripensare alle sue stupide e offensive insinuazioni. Rantolò in modo pesante e amaro. Lasciò cadere il cucchiaio nel piatto. n

La governante Tilde

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Un tavolo per dueGeNNARO & PiA1

APPASSIONATO DI CUCINA, MEMBRO DI UN’IMPORTANTE ACCADEMIA GASTRONOMICA, QUANDO

PASSA PER BERGAMO, CERCA UN BUON LOCALE PER PASSARE UN MOMENTO CON LEI.

1 Via Borgo Palazzo, 25 - Bergamo - 035 242366

Ci sono ristoranti “speciali” che sono in realtà

fin troppo, e opacamente, normali, e ci sono

alcuni ristoranti “normali” che sono invece un

po’ speciali. La caratteristica di Gennaro e Pia

è appunto questa, di essere così perfettamen-

te e positivamente “normale” da risultare qua-

si speciale.

Se volete stupire, dunque, non è il vostro po-

sto; se volete invece semplicemente star bene

a tavola, ciò che vi dico, cari miei, è: andate-

ci.

Cosa fa la differenza rispetto a tanti posti al-

trettanto “normali” ma meno speciali ? Ad

esempio, il personale. Tanto la gentile e gra-

ziosa signora bionda che ti accoglie, quanto

lo staff di camerieri hanno quel giusto mix di

cortesia e professionalità che ti fa rilassare a

dovere. Ho notato che spesso i buoni ristoranti,

nella fascia media, li riconosci da questo: ca-

merieri ben vestiti, di mezz’età o perché no an-

che anzianotti, sempre quelli, e di buon umore

senza far gli spiritosi. I camerieri di Gennaro

e Pia meritano in tutto questo la lode, e non

per caso il servizio è rapido e accorto. Vedi

contenti e tranquilli anche i tapini costretti dal-

le circostanze a mangiar soli, creature altrove

misere, indurite e reiette: qui si sentono ap-

prezzati, questa è civiltà.

Sei un habitué?

Diciamo che è un ristorante

dove torno volentieri.

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Del cibo, io prediligo alcune cose: il buffet di

verdure cucinate, ad esempio, sembra “cheap”

a dirlo e invece lo mangerei tutti i giorni e tutto

il giorno, ricco, vario, goloso, non troppo unto,

mi basterebbe quello per essere contento. E

poi, ottimo, il fritto di pesce alla Gennaro, non

un malloppazzo spesso ammoniacato di gam-

beri e calamari, come altrove spesso capita,

ma ben variato con acciughe, moscardini, ver-

dure, qualche occasionale scampo e pesciozzo

di paranza, mai pesante anche se un po’ labo-

rioso, perché il braccino corto nelle porzioni

non abita qui.

Ma anche la pasta fresca con ragù di pesce,

o, come sceglie lei, con gamberi e zucchine

è all’altezza, grazie a quel sapiente e intenso

sughetto di olio, aglio, pomodoro e profumo di

mare che non puoi non tirar su col pane, che

è il segreto di tutti i buoni primi piatti (rossi)

alla marinara.

Mi distraggo ogni tanto con l’antipasto di mare

freddo, a volte più riuscito, a volte più anoni-

mo, ma che (inorridiscano i puristi) rendo

sempre ben accetto annegandolo nel buono e

forte olio per condire. Per chi ci vuole dare

dentro, c’è poi tutto l’armamentario della cu-

cina bergamasca, ed un solido carrello di dolci

che si scambia sguardi minacciosi con il fega-

to, ma non privo di attrattive. Per chi ama la

pizza, pizze a volontà: Gennaro il fondatore fu

appunto uno dei padri pellegrini della pizza a

Bergamo.

Detto tutto il bene che potevo, segnalo che sui

vini non si va troppo per il sottile: cantina one-

sta ma nulla più, e che il menu è nei secoli

fedele, non aspettatevi invenzioni stagionali.

Poche pecche, dunque. Gennaro, che vedevi or-

goglioso alla cassa fino all’altro ieri, purtroppo

non c’è più: lunga vita ai suoi eredi.

Mr. Pink

Un tavolo per due

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Matteo Mottari FOTOGRAFOUfficio Via Corti 51

Studio Fotografico Via Canovine 22/a24126 Bergamo

Tel. 035.314567 338.6168301

www.matteomottari.it

Matteo Mottari

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Mec-art 1966-1977Arte oltre la fine della pittura

“Che cos’è la mec-art? Né pop-art né op-art ma tutto questo insieme. Essa

è lo stile meccanico di un’epoca di immensi progressi, lo stile mondiale

della seconda rivoluzione industriale.

Una volta i fabbri del Medioevo avevano saputo adattare il loro artigianato

alle necessità della produzione in serie: l’armatura, la tenuta di guerra

dei cavalieri, era abbastanza sintomatica. Oggi nell’era della navigazione

spaziale, dell’energia nucleare, dei cervelli elettronici, i cosmonauti son

diventati gli archetipi del progresso e le loro tenute, che affascinano le

folle, ispirano i sarti e condizionano direttamente l’evoluzione della moda.

Caschi con visiera, tessuti in fibra sintetica rigida e articolata, cerniere

metalliche al posto dei bottoni, manometri a guisa di ornamenti; ecco la

mec-art, una rivoluzione nella storia dell’alta moda, la linea del 2000 al

sole dell’estate del 1966.”

Manifesto di Pierre Restany

La tanto sospirata pubblicazione curata da

Volker W. Feierabend (ed. Silvana Editoriale)

per la Fondazione VAF1 è finalmente arrivata;

galleristi e collezionista aspettavano da anni

questo libro che fisserà nella memoria di tutti

la storia della Mec-Art italiana, grazie anche al

prezioso testo critico di Francesco Tedeschi.

La Mec-Art, abbreviazione di mechanical art,

ossia arte meccanica, è nata negli anni ses-

santa grazie ad un gruppo di artisti francesi

e italiani in seguito a un’attenta osservazione

della rivoluzione culturale che si stava diffon-

dendo nella società con la contaminazione

della cultura di massa e l’avanzamento della

tecnologia. Infatti, i mec-artisti hanno rinun-

ciato a pennelli e cavalletti, a favore d’imma-

gini fotografiche di ogni genere offerte dalla

società di allora che, sottratte dal loro con-

1 La Fondazione VAF, con sede a Francoforte, è un’impresa di pubblica utilità i cui obiettivi consistono principalmente nella promozione, conservazione, acquisizione, esposizione dell’arte contemporanea italiana e nel suo studio sistematico.2 Via Broseta 37 - Bergamo

testo originario per essere integrate in com-

posizioni personali, venivano trasferite su

tela fotosensibile e, infine, tese su un telaio.

Questo movimento è stato teorizzato da Pier-

re Restany nel 1965 dapprima in Francia con

artisti come Serge Beguier, Gianni Bertini, Pol

Bury, Alain Jacquet, Nikos e Mimmo Rotella e

portato in Italia nel 1966 alla Galleria Blu di

Milano e di cui fecero parte dal 1968 artisti

italiani più giovani come Bruno Di Bello, Elio

Mariani e Aldo Tagliaferro che già lavoravano

con riporti fotografici su tela in sintonia con i

colleghi francesi.

Per saperne di più, fino al 15 maggio in Gal-

leria Elleni2 saranno esposte opere di Gianni

Bertini, Bruno Di Bello, Elio Mariani, Mimmo

Rotella e Aldo Tagliaferro. n

Francesco Tedeschi

Testo e foto di Maryline JM-W

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GIANNI BERTINI

BRUNO DI BELLO

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Bergamo Jazz

La XXXII edizione di BERGAMO

JAZZ organizzata dall’Asses-

sorato alla Cultura e Spettaco-

lo del Comune, la seconda affi-

data alla Direzione Artistica di

Paolo Fresu, ha salutato l’ar-

rivo della Primavera nella tre

giorni “Spring in Jazz” (vener-

dì 19, sabato 20 e domenica

21 marzo). Concerti Jazz non

solo al teatro Donizetti, ma

nell’ex Chiesa della Maddale-

na, all’Auditorium di Piazza

della Libertà, all’Auditorium

Santa Caterina e allo Spazio

Polaresco. Fra i molteplici ap-

puntamenti del ricco calenda-

rio della tre giorni di Bergamo

Jazz, venerdì l’inaugurazione

del festival nell’Auditorium

di Piazza della Libertà con

l’omaggio della JW Orchestra

Association diretta da Marco

Gotti ad Ennio Morricone, in

serata, allo Spazio Polaresco,

concerto del milanese Spare

Time Trio.

Ricca d’appuntamenti la gior-

nata conclusiva di domenica:

mattina con Misha Alperin al

piano nell’ex Chiesa della Mad-

dalena, pomeriggio maratona

musicale dei giovani musicisti

dei conservatori italiani e del-

le scuole di Bergamo in Città

Alta e All’Auditorium Santa

Caterina dove Enrico Rava ha

suonato con il nostro Gianluigi

Trovesi. Serata al Teatro Doni-

zetti con Omar Sosa e il San

Francisco Jazz Collective. n

di Raffaella Ravasi - Ph. Simone Montanari

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Bergamo Jazz

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event140

EvENTI:LA DOLcE vITA

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EvENTI:LA DOLcE vITA

event

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event142

L’inaugurazione della mostra è avvenuta in concomitanza

con il cocktail di presentazione dell’edizione primavera estate

di Gq Style.

La nota rivista di moda maschile in partnership con la Camera

Italiana buyer moda (The Best Shops) celebra così l’eccellenza

di Tiziana Fausti, considerata uno dei più improtanti fashion

retail a livello nazionale. n

Arte e moda: scatti d’autore da Fausti Uomo fino al 25 maggio.Testo Ufficio Stampa Tiziana Fausti - Ph. Simone Montanari

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EVENTI:LA DOLCE VITA

BERGAMASCA

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event144

La Galleria Marelia e Bonaldi Motori hanno

organizzato martedì 30 marzo una serata

all’insegna di Arte e motori per la presenta-

zione della nuova Audi A8 e l’inaugurazione

della mostra itinerante “Noir et Blanc Madì1”.

Trasformando così lo spazio Arte Hangar

Audi (via Gemelli, 30) in un salone di lusso

con ospiti prestigiosi, quali l’assessore alla

cultura, Claudia Sartirani, dove interessanti

ricerche artistiche nell’ambito dei due “non

colori”, in coerenza con la filosofia e scelte

estetiche del movimento Madì, hanno fatto da

cornice a questa nuova berlina, sintesi perfet-

ta tra lusso e sportività. Gli artisti Madì, con

l’introduzione della poligona-

lità, hanno concretizzato un

vero e proprio cambiamento

culturale internazionale. Il

movimento - fondato in Ar-

gentina nel 1944 - è infatti

presente non solo in Argen-

tina, Belgio, Francia, Germa-

nia, Italia, Stati Uniti, Unghe-

ria e Venezuela, ma anche

Arte & MotoriNello Spazio Arte Hangar Audidi Maryline JM-W - Ph. Matteo Mottari

in Inghilterra, Slovacchia, Spagna, Svezia e

Olanda. La mostra continua fino al 20 maggio,

sia nello Spazio Arte Hangar Audi (dove po-

trete provare la nuova A8), che presso l’Hotel

Mercure Palazzo Dolci e la Galleria Marelia,

entrambi in centro città. n

1 La parola Madì significa MAterialismo DIalettico, proponendo con Materialismo una geometria dove l’oggetto-opera non rappresenta, non esprime, non significa e non è in rapporto con un soggetto, ma è vero in sé, e Dialettico perché descrive in termini empirici lo sviluppo storico del pensiero. Tra gli ispiratori e fondatori del movimento Madì, vi sono Carmelo Arden Quin, Gyula Kosice, Edgar Bayley e Rhod Rothfuss.

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EVENTI: LA DOLCE VITA BERGAMASCA

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event146

Giovedì 25 marzo sfilata di

moda per l’elezione di Miss

Caffè del Viale di Dalmine. 15

ragazze, precedentemente se-

lezionate, divise in tre catego-

rie over 18, over 27, over 37,

sono state protagoniste della

serata del locale di Filippo e

Roberto Marchesi. Locale gre-

mito di gente per applaudire

la sfilata con abiti da sera, da

sposa, sportivi, casual e co-

stumi da bagno che ha visto

l’elezione della bellissima e

bionda Patrizia Fenili, 23 anni

di Curno, vincitrice della ca-

tegoria over 18 e del titolo di

Miss Caffè del Viale di Dalmi-

ne. n

Miss Caffè del Viale di Dalmine.Ph. Simone Montanari

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EVENTI:LA DOLCE VITA

BERGAMASCA

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event148

Tutto è pronto al Coka Club

di Via Madonna della Neve

35 a/b per prepararci all’ar-

rivo dell’estate in forma ed

abbronzati. Il titolare Andrea

Grigis con la sua direttrice tec-

nica Elena Palazzi hanno inau-

gurato il nuovo centro estetico

in compagnia d’amici e clien-

ti. Parola d’ordine: coccolati

e abbronzati. Dai tradizionali

massaggi agli innovativi pac-

chetti studiati su misura per

combattere lo stress e recupe-

rare la forma. n

Coka ClubApre a Bergamo!Ph. Matteo Mottari

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EVENTI:LA DOLCE VITA

BERGAMASCA

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Inaugurato il nuovo negozio

REMIDA a Cisano Bergamasco

con un affollatissimo aperitivo

al quale ha partecipato, fra i nu-

merosi ospiti, anche il Sindaco

di Cisano Bergamasco. Il punto

vendita segue il già noto REMI-

DA di Villa D’Almé proponendo

alla clientela le calzature delle

più note griffe: Chloè, Cesare

Paciotti, New Balance, Lucia-

no Padovan, Alberto Guardiani,

Janet & Janet, Coccinelle, Ca-

sadei, Stuart Weitzman, John

Richmond, Just Cavalli, Fratelli

Rossetti, Cesare Paciotti, Pollini,

Lorbac e Rodolphe Menudiel. n

REMIDAInaugurato il nuovo negozioPh. Simone Montanari

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EVENTI:LA DOLCE VITA

BERGAMASCA

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event152

Glam Viaggi

Appuntamento con Giacomo Ferrari, il Perso-

nal Travel Agent titolare della Glam by Hanau-

ma Viaggi di via Verdi 27/d a Bergamo, per

una serata al Bobadilla in occasione della Festa

del Segno. Martedì 2 marzo numerosi ospiti

ed amici hanno festeggiato con la Glam viaggi

durante una ricca cena a buffet, chi sognando,

chi programmando viaggi da sogno. n

Ph. Laura Marinoni

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EVENTI:LA DOLCE VITA

BERGAMASCA

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event154

Calle de la Industria 520

Il 27 marzo scorso si sono dati

appuntamento i Soci del Ci-

gar Club Calle de la Industria

520 di Iseo (BS), per una cena

presso il Relais Franciacorta a

Timoline di Cortefranca e

gustare ottimi sigari accom-

pagnati dalla musica dei

Gypsy Soul, la serata si è ani-

mata con la riffa che ha pre-

miato i fortunati possessori dei

biglietti estratti n

Ph. Laura Marinoni

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Rubrica a cura di Alessandro Di Miceli dedicato a tutti i bergamaschi.Inviandoci, entro la fine di ogni mese, una vostra fotografia avrete la possibilità di vederla pubblicata il mese successivo all’interno di questo apposito spazio.La foto va inviata all’indirizzo mail:[email protected] oppure [email protected] da per appreso, che chiunque invii la fotografia per e-mail, si assume ogni responsabilità in merito alla divulgazione e pubblicazione della stessa approvando e sottoscrivendo quanto segue:“Al fine di far pubblicare la mia foto sul mensile BergamoUp acconsento al trattamento dei miei dati personali, come stabilito dalla legge sulla privacy. Dichiaro, di avere il diritto di distribuire questa immagine e che essa non viola le condizioni d’uso, e sollevo da ogni possibile contro-versia legale il mensile BergamoUp (nel nome dei suoi rappresentanti legali), per la quale mi ritengo personalmente responsabile”.

FACE dE BErghEm

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Oroscopo

1 Laureato in scienze della comunicazione, e specializzando in editoria multimediale presso l’Università di Bergamo, Joseph Procino studia astrologia dal Prof. Umberto Pirotta di Milano, partecipando a vari seminari su come predire avvenimenti nella vita del singolo in relazione al transito dei pianeti. Per informazioni:“e-mail:[email protected]”.

di Joseph Procino1

L’individuo Ariete ha bisogno di agire e di organizzare, è originale e rifiuta di venire organizzato o dominato da altri. Ha la costante necessità di nuovi traguardi e di nuove idee. E’ il primo segno della cerchia zodiacale, dunque rappresenta l’inizio della vita, la primavera come metafora dell’inizio delle stagioni. E’ governato da Marte, pianeta della ribellione e dell’azione. Infatti i nati sotto questo segno sono spesso destinati ad un settore bellico, militare e con l’attuale ridimensionamento dell’arma nella nostra Società destinati a carriere imprenditoriali. L’Ariete classico sarà sempre in moto, coraggioso, impulsivo fino alla temerarietà perché convinto delle proprie ragioni, scarsamente diplomatico ma senz’altro spontaneo fino al punto di concludere anche in perdita i propri rapporti, spesso senza tenere in alcun conto le conseguenze delle sue azioni e delle proprie parole, ed altrettanto sovente in grado di ricadere negli stessi errori già commessi, ma sempre pronto a riprendersi e a rialzarsi. Ha una enorme capacità creativa, spesso accompagnata da un bisogno di primeggiare e di arrivare. Pur non essendo riflessivo, ne’ costante, tende ad agire continuamente, fin quasi a logorarsi per questo suo troppo lavoro, per i troppi progetti, magari anche per le frustrazioni che comporta l’impossibilità di realizzarsi. L’Ariete tuttavia ha in sé una forza che possiamo definire misteriosa: cade e ricade ma sempre si rialza, ritorna in piedi e riprende il suo moto quasi affannoso. Il carattere dell’Ariete può anche essere violento e costellato di impennate, ma generalmente è leale ed incapace di rancori prolungati. Tuttavia, come già accennato, l’Ariete è un pessimo diplomatico; dall’animale che caratterizza il suo simbolo ha preso l’abitudine di attaccare frontalmente l’ostacolo senza poterlo o volerlo mai aggirare (forse per non perdere tempo). Solitamente detesta la menzogna e rifiuta la bugia, ma quando vi ricorre sa porgerla con il volto e l’aspetto della più cristallina verità. Normalmente non ammette ipocrisie di sorta; gli manca la mezza misura, nei confronti del denaro sa essere tanto prodigo o altrettanto avaro. L’Ariete è coraggioso ma anche fin troppo orgoglioso; vuol essere il migliore spesso più per amore dell’azione in se stessa che non per il desiderio cosciente del risultato finale. In amore l’Ariete può essere fedele, ma si stanca dei rapporti mediocri che per lui diventano estremamente instabili. L’amore più importante per un ariete è la libertà. La loro infanzia è spesso travagliata e difficile ma negli studi hanno di solito grande capacità di rendimento. Per crescere bene hanno bisogno di severa disciplina, di attenzione costante ma illuminata di grande amore ed affetto continuo.

Segno Zodiacale del mese:Ariete

Il Sole transita nel segno dal 21 marzo al 21 Aprile

Scheda tecnicaFRASE CHIAVE: “IO SONO”. SIMBOLO: STILIZZAZIONE DELLE ARCUATE CORNA DELL’ARIETE. PIETRE PORTAFORTUNA: DIAMANTE, RUBINO, DIASPRO ROSSO, DIASPRO VERDE COLORI: ROSSO VIVO, ARANCIONE. PIANTE E FIORI: CESPUGLI SPINOSI, AGRIFOGLIO, GINESTRA, GAROFANO, PAPAVERO, TULIPANO. METALLI: FERRO. ESSENZE: SANDALO, GAROFANO, LAVANDA.

Nati Sotto Questo SegnoGIACOMO CASANOVA,( 2 APRILE 1725) VINCENT VAN GOGH (30 MARZO 1853)CLAUDIA CARDINALE (15 APRILE 1938)LEONARDO DA VINCI (15 APRILE 1452)CHARLIE CHAPLIN (16 APRILE 1889)

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ARIETEnati tra il21 marzo e il 20aprile

Amore: Il sole brilla nel mese di Aprile per tutti voi. L’ottimo trigono di Marte in Leone garanti-sce l’energia giusta e la sicurezza necessaria per prendere decisioni im-portanti.

Lavoro: Per molti Ariete un Aprile all’insegna di nuove attività e la firma di nuovi progetti. Sono pre-visti però piccoli ritardi, contrattempi, situazioni di disagio facilmente ri-solvibili.

TOROnati tra il 21 aprile e il 20 maggio

Amore: Splendido mese con Mercurio e Venere nel segno in ottimo aspetto con Plutone. Tante novità in ambito affettivo e per chi è già in coppia voglia di trasgressione e conso-lidamento. Possibili spo-stamenti per incontrare persone del cuore.

Lavoro: Aprile vi dona l’inizio di una rinascita che culminerà a Giugno con la fine della quadra-tura riflessiva di Marte sul vostro sole. Per chi è in cerca di lavoro ottime chance per tutto il mese. Attenzione alle voglie taurine di cibo. Ottime le giornate del 15-16 in cui sarete baciati dalla luna.

GEMELLInati tra il 21 maggio e il 21 giugno

Amore: Aprile tra alti e bassi sarà un mese di prove sul fronte amore. Tante storie arrivate al capolinea si concluderan-no nel mese di Maggio.

Lavoro: Cambiamenti sul fronte lavoro tra la fine di Aprile e Maggio. Molti i trasferimenti, i cambi di posizione all’interno del gruppo lavorativo. In arrivo Maggio\ Giugno splendidi per tutti voi.

CANCROnati tra il22 giugno e il22 luglio

Amore: Piccole tensioni di coppia portate dai pri-mi transiti primaverili. In arrivo un’estate di com-plicità e per molti avven-ture passionali. Ottima la situazione per i single che troveranno facilità nell’instaurare relazioni e nell’espandere la cerchia di conoscenze.

Lavoro: Si prospettano buone novità che richie-dono piccoli cambiamenti e adeguamenti al metodo di lavoro: le nuove diret-tive ricevute, daranno un input diverso ai nati sotto questo segno.

LEONEnati tra il 23luglio e il 22agosto

Amore: Marte in moto diretto riporta a voi si-tuazioni di nervosismo e incomprensioni col partner. Emergerà il desiderio di concretizzare progetti di coppia da tempo pro-grammati.Per i single un nuovo incontro importante è all’orizzonte.

Lavoro: Buone nuove in arrivo dalla fine del mese. Attenzione all’istinto! Cercate di controllarvi per non suscitare antipa-tia tra colleghi.

BILANCIAnati tra il 23settembre e il23 ottobre

Amore: Non bene il fronte affettivo. Per chi è in cop-pia da tempo, momenti di tensione. L’equilibrio che si è costruito tende-rà a rompersi a causa di incomprensioni e i tenta-tivi di riconciliazione non sempre andranno a buon fine.

Lavoro: La situazione è molto tranquilla, senza problematiche particolari e con meritati successi che conquisteranno la fiducia e stima dei colle-ghi. E’ importante in que-sto momento dimostrarsi sempre all’altezza di ogni richiesta professionale fatta.

SCORPIONEnati tra il 24ottobre e il 21 novembre

Amore: Aprile non felice per la maggior parte dei nati in scorpione. Tanti innamorati troveranno fa-cili i momenti di tensione e le discussioni. Nulla di preoccupante per fortu-na. Tutto andrà per il me-glio dalla fine del mese. I single ritroveranno amici non visti da tempo.

Lavoro: Sono possibili firme di contratto per lavori nel campo dell’arte e dell’esoterismo. Venere in opposizione segnala ritardi e attese. Gli astri suggeriscono che forse è meglio riflettere prima di fare danno.

SAGITTARIOnati tra il 22novembre e il 21 dicembre

Amore: Insofferenza mol-to forte. Chi è in coppia e non sereno avrà la forza di dire basta a situazioni ormai superate. Per i sin-gle attendete Maggio per brillanti flirt e incontri d’amore. Questo mese vi garantisce forza d’animo, acume e schiettezza.

Lavoro: La quadratura di Saturno in Vergine e quella di Giove in Pesci vi porta a riflettere e ad agire. Se non avete colto le occasioni professiona-li fortuite di Marzo, ora sarete obbligati ad agire e grazie a Marte, Venere, Mercurio in buon aspetto lo farete.

PESCInati tra il 20febbraio e il 20 marzo

Amore: Troppi dubbi vi attanagliano nel mese di Aprile. C’è qualcosa che non vi convince e per questo metterete in di-scussione i rapporti con le persone care, anche con il partner. Attendete Maggio per vivere mo-menti di maggior chia-rezza regalati dalle stelle come preludio di una mo-vimentata estate.

Lavoro: Un progetto non darà i frutti sperati. Trop-pe aspettative sono state mal riposte in colleghi o collaboratori che non sono all’altezza della vo-stra creatività. Ricomin-ciate ancora una volta da zero, questa volta sarà vincente.

ACQUARIOnati tra il 21gennaio e il 19febbraio

Amore: In amore, troppo razionali e determinati. La vostra pignoleria e puntiglio tenderà a farvi perdere di vista le cose realmente importanti. Ridimensionare il com-portamento è il suggeri-mento delle stelle.

Lavoro: Sono previste tensioni con superiori o colleghi di lavoro. Attenzione alla stanchez-za e allo stress! Ridimen-sionate i vostri impegni! Attendete Maggio per avere un pò di relax in più.

CAPRICORNOnati tra il 22dicembre e il 20 gennaio

Amore: Un mese buono per trascorrere giornate romantiche con il part-ner. Venere e Mercurio in Toro saranno calamite di situazioni serene e fortu-nate. Per i single. Ottimo periodo per incontri di piacere.

Lavoro: Aprile di routine per tutti i capricorno che saranno più focalizzati sul settore amore. Ottime le settimana centrali del mese.

VERGINEnati tra il 23agosto e il 22settembre

Amore: Venere in trigono dal Toro vi dona calma e serenità. Ottimo pe-riodo per viaggi di relax e piacere, da vivere in coppia. Saturno retrogra-do ritorna nel segno per chiarire le ultime situa-zioni rimaste in sospeso e sciogliere nodi karmici con l’aiuto di Urano in opposizione.

Lavoro: Marte in aspetto di semisestile per tutto il mese di Aprile vi aiuterà nell’essere determinati quando si presenteranno scelte lavorative in cui la sicurezza sarà indispen-sabile.

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Page 164: BergamoUp N° 7 aprile 2010

M E N S I L E D I E C O N O M I A , C O S T U M E E S O C I E T À - A N N O 2 - N ° 7 - A P R I L E 2 0 1 0

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STORIA DI COPERTINA:

NATURALEBIOLOGICO®

CASA UP:

La casa domoticaBERGAMO:

I suoi orologiLA CITTA’:

Trescore BalneareoAPPUNTAMENTI CON L’ARTE:

Dal 3 aprile al 15 maggio: Mec-art, Arte oltre la pittura in Galleria Elleni.Fino al 20 maggio: Madì nello Spazio Art Hangar Audi.Dal 10 aprile al 23 maggio: Donati Marca-Relli, in Galleria d’Arte Bergamo.EVENTI, CHI C’ERA:

Arte e moda: scatti d’autore da Fausti Uomo fino al 25 maggio;Arte & Motori: Spazio Arte Hangar Audi;Miss Caffè del Viale di Dalmine;Coka Club Apre a Bergamo;REMIDA inaugurato il nuovo negozio;Glam Viaggi nato sotto il segno dei Pesci;Calle de la Industria 520.

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