Beppe Mattei e l'Azione Cattolica

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Un laico conciliare Beppe Mattei e l’Azione Cattolica L’Azione Cattolica nella sua storia ha saputo esprimere molti testimoni autentici di vita cristiana. “ACINotizie” in questi anni ha proposto molte di queste figure. Le pagine seguenti, che abbiamo voluto aggiungere quando ormai il resto del fascicolo era pronto per la stampa, vogliono essere un omaggio a una delle figure più amate dall’Azione Cattolica di Brescia, Giuseppe Mattei, che ci ha lasciato il 15 dicembre scorso. Si tratta solo di alcune fra le migliaia di voci di coloro che hanno incontrato Beppe e che potrebbero testimoniare quanto l’incontro con lui si stato significativo. Caro Beppe, l’AC di Brescia di ieri e di oggi vuole dirti il suo grazie. E tu da lassù proteggi l’AC!

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inserto ACINotizie 5/2012

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Un laico conciliare

Beppe Mattei el’Azione Cattolica

L’Azione Cattolica nella sua storia ha saputo esprimeremolti testimoni autentici di vita cristiana.“ACINotizie” in questi anni ha proposto molte di queste figure.Le pagine seguenti, che abbiamo voluto aggiungere quando ormaiil resto del fascicolo era pronto per la stampa, vogliono essere un omaggioa una delle figure più amate dall’Azione Cattolica di Brescia,Giuseppe Mattei, che ci ha lasciato il 15 dicembre scorso.Si tratta solo di alcune fra le migliaia di voci di coloro che hanno incontrato Beppee che potrebbero testimoniare quanto l’incontro con lui si stato significativo.Caro Beppe, l’AC di Brescia di ieri e di oggi vuole dirti il suo grazie.E tu da lassù proteggi l’AC!

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Scheda biografica

Nato nel 1949, entrato giovanissimo in Azione Cattolica, dal 1974 al 1979 ricopre il ruolo di responsabilenazionale dell’Azione Cattolica dei ragazzi.Presidente nazionale è Mario Agnes, che Beppeinviterà nel 1982 a Bresciaper la giornata dell’impegno associativo.È nel periodo ‘romano’ di Beppe all’ACR che prende piede il tipo percorso formativo dell’Acr chiamato Iniziativa annuale. Rientrato a Brescia, dal 1981 al 1988è presidente diocesano di AC.Beppe, divenuto intanto insegnante di religione,si mostra come educatore di grande spessore.Sono anni caratterizzati dall’impegno per un’ACprotagonista: l’ACR cresce in maniera esponenziale.Durante la presidenza di Beppe l’AC toccò le 9.000 adesioni. Erano gli anni della concretizzazionedella catechesi esperienziale.Beppe ricordò così quegli anni: “La chiesa brescianavive un momento di vivacità e di buon livello culturale.Ha organizzato il Sinodo diocesano e fa conoscerefigure importanti che s’interrogano su temi sociali: la vita, l’aborto, il divorzio. La scelta religiosa era interpretata quasi come un passo indietro rispetto al momento socio-politico.Prendono piede alcune novità operative come l’Acrche diventa il traino anche per i settore giovani e adulti, partono alcune esperienze significative di animazione,come ‘La nuvola nel sacco’.

È dopo l’importante Convegno della chiesa italianadi Loreto che si celebra la VI Assemblea, nel 1986.Il tema scelto punta su due cardinidell’esperienza ecclesiale e quindi dell’AC: “La formazione di laici cristiani maturi nella Chiesa in missione”.Il tema dell’evangelizzazione assumeuna precisa rilevanza e per l’esperienza associativasi coniuga anche nella consapevolezzache le trasformazioni in atto nella società richiedono evangelizzatori preparati e consapevoli,da qui la scelta, sempre presente nella storia associativa, ma particolarmente richiamata in questi anni,della formazione per la missione.E in quest’ottica l’assemblea indica come impegni prioritari per i laici di AC oltre alla spiritualità e alla catechesi, anche la lettura e lo studio dei problemi della realtà socioculturale, affinché possano fornire il loro contributo alla crescita della Chiesa nella direzione della missionarietà”.

Beppe lanciò la proposta del Meeting diocesano di AC come momento unitario di festa pubblico. Con lui la rivista

“ACINotizie” diventa in modo concreto strumento di formazione oltre che di informazione per i soci. Beppe ne è l’anima della redazione con idee sempre nuove.

Terminata l’esperienza da presidente diocesano, nel 1990 Beppe segue la Fondazione Tovini per la formazionedei volontari in servizio internazionale.In questi anni ricopre anche la carica di vicepresidentedel Centro studi e ricerche “La Famiglia”.Dal 2001 diventa responsabile della Famiglia Universitariaa cui dedicherà con passionetutte le proprie energie fino alla fine.

Beppe Matteie l’AC

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Un cristiano corresponsabile

+ Mons. Domenico Sigalini

Ho avuto modo di collaborare per lungo tempo con Beppe a Brescia, al suo rientro da Roma.Sapevo che veniva da una esperienza di Azione Cattolica ad alti livelli come lo era il ruolo di Responsabile Nazionale dell’Azione Cattolica Ragazzi. Oggi che sono assistente generale dell’AC, ne colgo ancora di più l’importanza del ruolo, la responsabilità portata, la fantasia necessaria per collocare l’attenzione educativa verso i ragazzi in una posizione dignitosa, aperta al futuro e capace di dialogare con tutte le generazioni. Sull’ACR convergono le cure educative di giovani e adulti, la necessaria dedizione di genitori motivati, la vita di gran parte di una parrocchia, le istituzioni, scolastiche, sportive, ricreative.Ho vissuto con lui, da assistente diocesano, gli anni della sua presidenza diocesana. Lo ricordo sempre attivo, deciso, capace di comporre i problemi e di collocarli su un orizzonte largo, come era sempre stato il suo. Nello stesso tempo fedelissimo ai suoi impegni civili: la scuola, la famiglia, i luoghi di rappresentanza. Alle presidenze, che per l’AC di ogni diocesi e di quella nazionale, sono il luogo decisionale dei progetti e dei percorsi educativi e di vita associativa, arrivava sempre preparato, capace di orientare i discorsi alla concretezza. Inflessibile sui principi di collaborazione con i pastori, tessitore di collaborazioni il più possibile aperte e dignitose. Un rapporto con la politica molto corretto, ecclesiale, vivace. Era attentissimo all’unità delle varie componenti dell’associazione, continuando il lavoro dei predecessori e coinvolgendo con pari dignità ragazzi, giovani e adulti. Sulle questioni diocesane, qualche semplice briefing tra

noi due per decidere gli atteggiamenti e non i contenuti e poi largo spazio alla discussione, allo scambio di pareri, alla composizione delle difficoltà. Non ricordo di essere dovuti ricorrere per incapacità di accordo a votazioni su problemi importanti. Ci si arrivava, non in maniera bulgara, come si diceva allora, ma con pazienza e disponibilità. Non avevamo da spartire interessi, ma solo volontà di servire e lui se ne faceva garante. I rapporti con il vescovo erano sempre molto cordiali, dignitosi, solidi per la stima reciproca.La sua disponibilità alla vita dell’associazione era a tutta prova, grazie anche alla comprensione e generosità della moglie Mariagrazia, che mi permetto da queste righe di ringraziare perché le scelte di Beppe erano maturate nell’amore coniugale e paterno verso le figlie.

> Corresponsabili nell’associazione e nella chiesaNon ho timore di dire che come prete avevo molto da imparare, come sempre capita a noi assistenti di crescere nella stessa fede a contatto con i laici che serviamo e aiutiamo a farsi santi. Ci teneva che il nostro servizio di preti assistenti fosse soprattutto di carattere religioso in senso vero, cioè a noi competeva riportare tutto alla Parola di Dio e da essa trovare ispirazione per offrire il significato profondo della vita cristiana e dei progetti associativi per viverla al meglio. Non competeva a noi firmare assegni, né decidere attività, ma condividere le preoccupazioni, farcene carico cordiale, ma rispettare le decisioni e servirle ecclesialmente sempre. La sua scuola era questa, il suo essere cristiano era vera corresponsabilità, come diceva il Concilio alla cui scuola era cresciuto anche nella sua esperienza romana.

ASSISTENTE ECCLESIASTICO GENERALE DELL’AzIONE CATTOLICA ITALIANA

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Bruno Frugoni

Lo Statuto dell’ACI prevede che ogni carica direttiva duri un triennio e possa essere reiterata solo per un secondo triennio. Con la IV Assemblea diocesana dell’aprile del 1980 finisco il mio secondo mandato e quindi si deve trovare il sostituto. Problema non impossibile, ma delicato e difficile.Anche a Brescia l’AC dopo lo Statuto del 1969 vive un periodo di crisi numerica e nonostante l’intenso lavoro quotidiano dei gruppi nelle varie parrocchie, in tanti si chiedono il significato ed il ruolo dell’AC dopo le affermazioni conciliari per cui “tutti i laici sono chiamati all’apostolato, direttamente dal Signore, in forza del battesimo e della cresima”. In questo contesto si pensa, quale nuovo Presidente, a Beppe Mattei che sta terminando il suo secondo triennio come responsabile nazionale dell’ACR: solo che l’Assemblea Nazionale è fissata per il Settembre dello stesso 1980. Iniziamo pertanto i contatti per sondare le intenzioni e la disponibilità di Beppe.Per facilitare la maturazione dell’idea decido di continuare, per un tratto di tempo intermedio, il mio incarico, vista la possibilità che lo Statuto del 1969 prevedeva l’eccezione di un terzo mandato. Beppe doveva decidere se tornare a Brescia o restare a Roma (era una soluzione abbastanza consueta per i dirigenti nazionali di AC di quegli anni quella di trovare un impiego a Roma: alla CEI o in Vaticano; ad “Avvenire” o alla RAI). D’accordo con Beppe lasciamo celebrare la IV Assemblea Nazionale e la costituzione della nuova presidenza; intanto tutti lavorano per l’ordinaria amministrazione. Beppe decide di ritornare a Brescia e, nel 1981, accetta il testimone che gli passo, con la certezza che poteva fare molto bene.

> Alcune caratteristiche peculiari di BeppeQuesta è la cronaca,che però mette in luce lo stile di vita di Beppe:• accetta di tornare in provincia dopo l’entusiasmante esperienza nazionale, senza chiedere riconoscimenti né facili sbocchi professionali;• umanamente parlando, accetta di “retrocedere”nell’impegno in AC dal livello nazionale a quello diocesano,senza perdere la carica e l’entusiasmo nel servire l’Associazione;• è convinto che in AC c’è anche il tempo per mettersi a disposizione dei gruppi che vivono la quotidiana e concreta vita segnata dalle innegabili difficoltà ordinarie, portando l’entusiasmo e l’esperienza di largo respiro, aiutando così l’Associazione bresciana a vivere una dimensione nuova, interpretando in maniera attuale la sua tradizionale modalità di essere esperienza formativa per le giovani generazioni e presenza significativa (ad esempio con il Meeting diocesano) per la società e la chiesa bresciane. Grazie Beppe

A serviziodell’Associazione

Beppe Mattei è arrivato alla presidenza diocesana dell’AC dopo l’esperienza romana come responsabile nazionale dell’ACR. A livello nazionale aveva vissuto la stagione importante del consolidamento dell’esperienza dell’ACR, grazie soprattutto alla diffusione della nuova metodologia e alla istituzione del gruppo educatori. In diocesi, a Brescia, ha trovato un’AC che,superata negli anni ’70 la crisi più grave, cominciavaa riscontrare nuova attenzione soprattutto in rispostaad alcune proposte formative aperte a tutti.Sono gli anni dei campi scuola di Obra, sempre strapieni, delle scuole per educatori a vari livelli,degli incontri zonali sistematici, della grande diffusione dei testi e dei sussidi per ragazzi e per educatori, dei grandi Meeting diocesani attorno ai quali si è gradualmente coinvolta tutta l’associazione.Nella dinamica di questa realtà emergeva chiara l’impronta che lasciava trasparire la personalità di Beppe, che io coglievo in special modo nella passione con cui proponeva, preparava, realizzava, condivideva linee di programma, iniziative, esperienze nuove.Certamente il suo legame con l’ACR gli faceva guardare con una attenzione particolare al mondo dei ragazziper far emergere il loro protagonismo,ma ancor più lo portava a insistere sulla necessità che gli educatori trovassero nel loro gruppol’opportunità per una formazione ‘in itinere’,per uno scambio e una maturazione comune.È il nodo della formazione permanente sulla qualeha tanto insistito per portare tutta l’associazionea darsi degli itinerari sistematici per preparare laici adulti nella Chiesa e nella società.

> Le molteplici attivitàDurante la sua presidenza si è riusciti anchea riprendere l’attività di Villa Pace che per Beppedoveva diventare sempre più la casa dell’ACe il luogo per la formazione del laicato. Mentre si preoccupava di rendere solida la vita associativa, sentiva anche l’esigenza di favorire la sua visibilità e il dialogo con le altre realtà ecclesiali. Vanno lette in questa direzione sicuramente alcune manifestazioni quali i Meeting diocesani,ma anche la volontà fermadi dare una veste nuova e forma stabile ad “AC Notizie” e il suo contributo decisivo al sorgere della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali. La sua passione e il suo entusiasmo hanno certamente aiutato l’AC a ritrovare forza e motivazioneper continuare il proprio cammino.

La centralitàdella formazione

Angela Mantovani

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Giovanni Falsina

Sono entrato in Azione Cattolica nel 1977 con l’entusiasmo dei miei 16 anni e la passione che gli animatori e gli altri associati più ‘grandi’ mi trasmettevano.Non conobbi subito Beppe, perché in quel momentoera impegnato a Roma come responsabile nazionale dell’ACR: quella singolare esperienza educativa dei ragazzi che lui stesso contribuì a costruire,dopo la prima Assemblea nazionale del 1970,voluta dal Nuovo Statuto.Il mio primo presidente fu, infatti, Bruno Frugonia cui Beppe Mattei succederà nel 1981,rimanendo in carica per due mandati fino al 1988.

> ‘Fare grande l’AC per fare grande la Chiesa’Nel suo secondo mandato fui eletto in Consiglio diocesano, dove conobbi le doti carismatiche del prof. Mattei, il suo ottimismo, l’esempio e l’oratoria trascinanti. Beppe prendeva tutto molto sul serio e noi eravamo consapevoli di partecipare con lui ad un’impresa importante: ‘fare grande l’AC per fare grande la Chiesa’,da laici corresponsabili, ‘obbedienti in piedi’ verso i Pastori.Erano anni di crescita numerica per la nostra Associazione, ridimensionata anche a Brescia dalle non sempre corrette interpretazioni conciliari.Il bisogno di senso che si avvertiva dopo il disincanto degli ‘Anni di piombo’, vedeva l’AC impegnata ad elaborare nuove strategie pastorali capaci di ridestare fascino e passione tra i ragazzi e i giovani.Durante la presidenza Mattei il numero delle adesioni superò il tetto dei 9.000: un record che non sarà più toccato nelle successive tornate.Ma non c’erano solo i numeri … In quegli anni si affermavano linguaggi e formule aggregative nuove:la catechesi esperienziale dei ragazzi;il metodo dell’animazione; la focalizzazione sul gruppoper i giovanissimi e per i giovani;i campiscuola diocesani; i corsi formativia Palazzo San Paolo e gli Esercizi spirituali a Villa Pace.Ma un’altra idea assumeva concretezza in quel periodo: quella di un raduno associativo pubblico: il Meeting diocesano di AC, nel quale far convergere i camminidei differenti settori associativi, i contributi per l’Iniziativa annuale di solidarietà e incontrare ufficialmente il Vescovo.Caro Beppe, quanta strada ci hai fatto fare e come sono ancora freschi i ricordi di quella stagione.Grazie per la tua testimonianza convinta ed esemplare; grazie per la sempre attiva collaborazione alle iniziative dell’AC; grazie per quanto hai fatto in altri importantissimi campi fino alla vigilia del tuo prematuro passaggio. Ci mancherai. Tanto!

Un ricordo personale

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Qualche mese fa ho incontrato Beppe e Maria Grazia alla messa per Vittorino Chizzolini e li ho avvicinati per salutarli. Beppe era già molto provato dalla malattia. Nella stretta di mano, prima ancora che riuscissi a chiedergli “come stai?”, già mi aveva preceduto con un inaspettato complimento. Mi ha sorpreso e commosso, ma mi ha riconfermato, anche solo con questo cenno, il suo stile aperto e cordiale, che sa pensare positivo, che non si ripiega su se stesso, che sa valorizzare gli altri. La grandezza di una persona si riconosce non solo nelle opere importanti che tutti possono vedere e conoscere, ma anche nei piccoli gesti quotidiani che possono sembrare insignificanti. “Sto combattendo”, mi ha poi risposto. La malattia ha vinto la battaglia. L’ultima volta che l’ho visto era in ospedale e non poteva più parlare. Ma gli occhi sorridevano ancora mentre lo ringraziavo per essere stato “il mio Presidente di riferimento”. Proprio verso la fine del suo mandato ero entrata per la prima volta a far parte della presidenza diocesana dell’Azione Cattolica, come responsabile dell’ACR. Per me è stato un onore conoscerlo più da vicino e collaborare a servire l’Associazione in quella articolazione dei ragazzi, a lui molto cara, che aveva già guidato a livello nazionale. Quanti stimoli ho ricevuto per compiere quella rivoluzione copernicana che vedeva i bambini come soggetti attivi nella comunità cristiana, protagonisti della missione di evangelizzare e non solo destinatari di cure educative. Erano intuizioni profetiche per quei tempi. Era il modo di attuare fino in fondo le scelte conciliari. Avevo già avuto modo di stimarlo negli anni immediatamente precedenti perché frequentavo,da presidente parrocchiale, gli incontri formativi ecollaboravo con la commissione diocesana dell’ACR. Ho potutoassorbire così tutto l’entusiasmo di una esperienza associativaaffascinante, che metteva in gioco la soggettività dellavocazione laicale e il protagonismo dei ragazzi, una formazionecentrata sulla vita e il metodo educativo esperienziale,il tesoro prezioso del Concilio per un modello di Chiesa aperta alla storia e il rinnovamento della catechesi.

> Un servizio generoso e appassionatoBeppe lo ricordo proprio come il fulcro di questi ingredienti che hanno reso appassionata, profonda e motivata la mia adesione all’AC e il mio servizio associativo e educativo. Trasmetteva convinzione e passione, pensava in grande e interpellava con i suoi sogni, sapeva apprezzare e stimolava ad andare oltre. Con la stessa carica l’ho ritrovato, negli anni della mia presidenza diocesana, quando si è reso disponibile a collaborare per “ACNotizie”.Le riunioni di redazione duravano fino a notte perché diventavano occasione di confronto su quanto “bolliva in pentola” nella Chiesa e nella società, un confronto sempre arricchito dal suo contributo vivace.

Sono passati quarant’anni da quando, senza ben sapere di cosa si trattasse, su proposta del mio parroco, ho partecipato per la prima volta ad un campo per educatori dell’ACR. Era il mio primo incontro con un’esperienza e con persone che da quel giorno hanno segnato in maniera indelebile la mia vita. L’ACR, benché nascesse dal nuovo statuto del 1969 come naturale evoluzione delle precedenti esperienze dei fanciulli e degli aspiranti, si caratterizzava come una radicale novità nella vita della Chiesa e dell’Azione Cattolica.Ma una novità così radicale richiedeva persone veramente capaci e convinte del valore di ciò che si andava costruendo. In quel campo educatori ho avuto il grande dono di incontrare persone che questa capacità e questa convinzione l’hanno incarnata: responsabile del campo

Sei stato il miopresidente

Mariangela Ferrari

I ragazzi protagonistiIl ricordo di uno dei suoiragazzi dell’ACR

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La prima volta che incontrai Beppe fu quando, giovane catechista, a metà degli anni ’80 partecipai ad un incontro di formazione sul ruolo del laico nella chiesa. Ricordo che Beppe intervenne con una relazione basata sulla visione di laico corresponsabile, impegnato nella propria dimensione quotidiana a vivere pienamente la sua chiamata ad essere pienamente “cittadino della terra e del cielo”, secondo l’espressione dell’A Diogneto. Era la visione tipica del concilio, che nessuno prima di lui mi aveva presentato in modo così coinvolgente e appassionato, facendomi sentire, iniseme ai presenti, responsabile di un cambiamento, nella chiesa come nella società, che era anche nelle nostre mani.Beppe era allora presidente dell’AC diocesana ed io un giovane studente all’inizio del percorso universitario.Nel frattempo mi iscrissi alla Fuci e partecipai ai corsi di formazione all’impegno sociale e politico che l’AC promuoveva la domenica mattina a Palazzo San Paolo, una preziosa opportunità di approfondire temi e incontrare persone di spessore che mi parlavano di un impegno del cristiano in politica che mi entusiasmò. Da allora sono passati molti anni e ho potuto conoscere e apprezzare sempre più Beppe, soprattutto quando cominciai a partecipare alle riunioni di “ACINotizie”, la rivista che lui seguiva con partecipazione e passione (le riunioni di redazione era fonte di riflessione su moltissimi temi).La conoscenza si è fatta grande amicizia quando divenni presidente diocesano.

> Educatore ‘a tutto tondo’Sono state dette tante cose sulle qualità di Beppe. A me in particolare ha colpito il suo essere educatore ‘a tutto tondo’.Se l’educatore è colui che è chiamato, più che a ‘riempire vasi’, ad accendere il fuoco che è in ogni ragazzo e valorizzare con pazienza e tenacia, le peculiarità di ciascuno, Beppe è stato il prototipo dell’educatore. Così lo descrivevo anche a casa, quando in famiglia parlavo di Beppe. L’ultima volta che l’ho incontrato è quando a novembre mi ha invitato a parlare del Concilio ai suoi giovani della Famiglia Universitaria. Mi sono rivisto anch’io giovane universitario; e ho rivisto il Beppe di sempre che, pur fisicamente provato dalla battaglia che stava conducendo, con spirito indomito ed entusiasmo ancora contagioso, mi parlava dei progetti che aveva in animo per il futuro dei suoi giovani. Per questo, iniziando l’incontro, ho detto ai ragazzi che dovevano essere fieri di avere un educatore come Beppe. Per un giovane l’incontro con una persona significativa può incidere positivamente nella scelta del proprio futuro e lasciare una traccia indelebile. E Beppe è stato significativo per tanti giovani, che in associazione, a scuola, nel mondo della cooperazione internazionale, lo hanno incontrato.

Michele Busi

Testimone autentico

era Beppe Mattei, animatrice del mio gruppo colei che poi sarebbe diventata sua moglie, Mariagrazia. A quel campo sono seguiti anni di grande impegno e di grande entusiasmo, che Beppe ha saputo trasmettere a tutti noi che abbiamo condiviso con lui il servizio in centro diocesano. Beppe ha avuto la capacità di valorizzare la saggezza dei vecchi e contemporaneamente di coinvolgere persone nuove che potessero dare maggiore impulso al rinnovamento in corso in tutta l’associazione. Negli anni a seguire l’impegno di Beppe è passato attraverso la responsabilità nazionale dell’ACR, quando la volontà di incarnare il Concilio si esprimeva nella scelta del protagonismo dei ragazzi nella vita dell’associazione e nella Chiesa e si andava concretizzando in prassi educative che si diffondevano in tutto il territorio nazionale. Terminata la stagione romana, confermandoci quanto per lui l’associazione fosse uno strumento buono per far crescere le persone e la vita della Chiesa, Beppe si è reso disponibile per la presidenza diocesana dell’Azione Cattolica. Anche in questa esperienza si è speso con lo stile che lo ha sempre caratterizzato: testimonianza di fede vissuta, accoglienza e valorizzazione di tutte le persone, un modo fraterno di vivere le relazioni, capacità e saggezza nel riflettere sulle possibilità attuali dell’associazione, lungimiranza nell’indicare prospettive di rinnovamento.E una disponibilità totale nel servizio, possibile solo perché la sua famiglia ha condiviso fino in fondo le sue scelte.Grazie, Beppe

Sergio Danesi

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> Al servizio dell’educazioneBeppe Mattei se ne è andato fra l’ammirazione e il dispiacere di tutti, lasciando un grande vuoto e una preziosa testimonianza di impegno laicale a tutto campo.Di lui si può dire senza timore quello che la Scrittura dice di San Giuseppe: vir iustus, uomo giusto,che ha affinato col tempo, anche in quello della malattia, le sue virtù cristiane e umane, facendo brillare la verità riscoperta dal Concilio: chiunque segue Cristo, uomo perfetto, diventa lui stesso più uomo.Beppe Mattei ha incarnato molto bene l’umanesimo cristiano, vale a dire quell’umanesimo integrale che è stato l’anima di tanti personaggi che hanno contribuito positivamente al bene della Chiesa e della società nell’arco di tutto il Novecento. Se l’Azione Cattolica italiana, a livello nazionale e diocesano, è stato il principale terreno del suo impegno, non vanno tuttavia scordati tre ambiti che hanno visto la sua presenza attiva e costruttiva, sempre offerta con discrezione, disinteresse e affidabilità.

> ... nella Fondazione ToviniIl primo ambito consiste nella Fondazione Giuseppe Tovini dove Beppe Mattei, in sintonia con lo spirito di Vittorino Chizzolini, si è misurato con due dimensioni educative: quella della cooperazione e del volontariato internazionale e quella della formazione degli universitari.Per oltre un decennio ha lavorato con passione,senza risparmiare su tempo e fatica. Con gli studenti della Famiglia Universitaria Bevilacqua - Rinaldini aveva una sua particolare strategia educativa: quella della formazione della coscienza e della responsabilizzazione.Convinto che un universitario non è più un bambino,non ha mai voluto fare da balia, ma da padre,da consigliere, da fratello maggiore che stimolava,incitava, rimproverava quando era il caso,ma sempre in vista di una meta: portare il giovane a camminare con le proprie gambe da uomo libero,da persona matura, da cristiano coerente.Per lui l’educazione era quella insegnata dai grandi pedagogisti cristiani: educare come “educere”:condurre fuori, all’aperto, alla libertà. Per lui formazione umana e cristiana andavanodi pari passo, in sintonia e armonia e il sentire “universale” doveva essere irrinunciabile.A Brescia rimarranno memorabili gli scambi culturali con studenti di altri continenti. In queste iniziative metteva tutto se stesso, programmando anche nei dettagli le giornate e non poche volte coinvolgendo amici e conoscenti.

Gabriele Filippini

> ... nel Centro Studi La FamigliaUn secondo ambito, più culturale in senso lato,è stato il suo impegno nel Centro Studi La Famiglia,fiorito attorno all’attività delle cooperative marcoliniane. Mattei ha dato un contributo originaleanche in questo settore sorto attorno all’ideadi padre Marcolini che la casa non è estranea alla cultura dell’uomo e alla sua dignità e, pertanto,non basta progettare un luogo qualsiasi per mangiaree dormire dell’individuo, ma per sviluppareil senso della comunità familiare, socialità, scambi relazionali, partecipazione e solidarietà. Il contributo originale di Mattei è consistito nella sua azione per rendere il Centro Studi più attento a tre dinamiche attuali: l’ecologia e il rispetto dell’ambiente,il rapporto con la scuola, il dialogo con le istituzioni.

> ... nella formazione sociale e politicaInfine non va dimenticata la fine sensibilità politicae sociale di Beppe Mattei. Non ha mai voluto impegnarsi in prima personanella militanza partitica, né si è mai candidato in listedi cattolici nonostante sollecitazioni,fatta eccezione della sua presa di posizione pubblica a favore del movimento de La Rete di Leoluca Orlando. Mattei ha sempre operato per una attenzione dei cattolici alla politica secondo la Dottrina sociale della Chiesa e i documenti del Vaticano II e per questo si è impegnato con conferenze, iniziative, dibattiti, scritti.Per lui la politica era quella descritta da Paolo VI:alta forma di carità. La Chiesa e la società bresciana hanno ancora bisogno di laici così.

...nella formazione sociale e politica