Benvenuto al “Soccorso” Monsignor Giorgio Costantino · avrà per noi una connotazione...

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Benvenuto al “Soccorso” Monsignor Giorgio Costantino Periodico della Parrocchia S S a a n n t t a a M M a a r r i i a a d de e l l D D i i v v i i n n o o S S o o c c c c o o r r s s o o Arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova Anno XXXII - n. 3 - Dicembre 2006 - Ed. WEB Natale 2006

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Benvenuto al “Soccorso”Monsignor Giorgio Costantino

Periodico della Parrocchia

SSaannttaa MMaarriiaaddeell

DDiivviinnoo SSooccccoorrssoo

Arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova

Anno XXXII - n. 3 - Dicembre 2006 - Ed. WEB

Natale 2006

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A Dio piacciono i “piccoli”E’ Gesù stesso a rivelarcelo, Lui, il piccolo di Dio per eccellenza.

Solo i piccoli, gli umili sono capaci di slanci d’amore. Solo i piccoli sono aperti totalmentealla grazia e capaci di accoglierla, perché sanno che tutto quello che sono e hanno è donodi Dio, sanno che tutto è grazia e quindi motivo di stupore e gratitudine.

Viviamo con la semplicità dei piccoli questo Natale che il Signore ci concede digodere insieme, viviamolo in sincerità di cuore, con uno sguardo di fede e di fiducia che sasuperare la tentazione della divisione, del sospetto, del dubbio, dell’autosufficienza.L’esistenza quotidiana si apre allo stupore soprattutto quando si apre agli altri, riconosciuticome dono di Dio.

Tutto ciò è frutto dello Spirito Santo che, prendendo dimora nei nostri cuori, in noiprega e ci rende umili, semplici, veri.

Colui che gli antichi profeti andavano annunziando, il Messia atteso dalle genti ora èil Dio-con-noi, fattosi bambino per intenerire il nostro orgoglio. S. Alfonso Maria de'Liguori esprime questo concetto stupendamente in uno dei suoi canti natalizi più conosciu-ti, Quanno nascette Ninno:

Ma sì! Tu, p'essere amato,Te si' fatto Bammeniello...

Chiediamo a Gesù Bambino un cuore di fanciullo, docile e sempre aperto ad acco-gliere la sua Grazia, e ogni persona che incontriamo.

Solo se ritorniamo semplici nel cuore potremo scoprire nel Bambino che nasce ilSalvatore fattosi uomo. Solo nella semplicità sapremo scorgere in chi ci sta accanto un fra-tello, uomo come noi, da amare e apprezzare.

Il nostro incontro con Lui avvenga nella fede, nell’umiltà, nello stupore e sia incon-tro in cui noi stessi portiamo incontro a Lui tutti i nostri fratelli.

Buon Natale, cioè buon ritorno a quell’infanzia spirituale che è la via regale deltotale, fiducioso abbandono, da bambini nelle braccia del Padre, anzi, di un Dio che è,come diceva Giovanni Paolo I, Madre.

Il vostro Parroco

Il Presepe, allestito quest’anno

nel giardino accanto alla

Canonica, è opera dei Signori

Arcudi Maurizio

Bruno Christian

Dalmazio Paolo

Ettore Francesco

Gruba Zbyszek e Eduard

Latella Diego

Malvi Demetrio

Procopio Saro

Zito Bruno

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... non sonovenuto tra voicon programmi:noi restiamo inattesa di ciò che

lo Spirito ci sugge-rirà per individuare, insieme, atteggiamenti e scelte chedevono derivare dalla speranza che scaturisce dalla fedenel Risorto e per rilanciare l’impegno e la passione peruna vita cristiana matura, un cammino per ripartire, ani-mati dalla ardente speranza che il Risorto cammina connoi, e costruire, sulle buone radici antiche, una chiesa euna società capaci di affrontare con coraggio la storia.

Ciò richiede una spiritualità dell’impegno cristia-no: nella famiglia, nel mondo del lavoro e in ambito pro-fessionale, nella politica, nello stesso ministero sacerdota-le, crescendo innanzi tutto nella comunione di tutti i mem-bri dell’unico Corpo di Cristo. Si è cristiani solo assiemeagli altri cristiani, nella grande comunione dei Santi. Ciòmette in evidenza la dimensione comunitaria della nostraspiritualità e del nostro impegno di essere artigiani diriconciliazione e pace, non muovendoci in una logica diefficienza, ma di gratuità e di dono.

Solo da Cristo si impara che nella vita non haimportanza la realizzazione di sé o il successo, ma spen-dere la vita per gli altri. Questa perdita di rilevanza delproprio io è ciò che veramente libera. Colui che agisce perCristo sa che sempre un altro semina ed un altro raccoglie(cf. Gv 4, 36). Così la lunga semina di don Bruno Pontari,così l’opera indefessa e costantemente tesa al bene di que-sta comunità di mons. Salvatore Nunnari, così la nasco-sta e sofferente seminagione di don Ercole Lacava.

Oggi siamo nella stagione del raccolto, raccoglie-remo ma continueremo a seminare nello svolgersi dellestagioni dello Spirito.

Dall’ intima comunione con Cristo cresce la par-tecipazione al suo amore per gli uomini, alla sua

volontà di salvarli e di portare loro aiuto”. È l’annun-cio cui siamo chiamati circondandolo di segni di credibi-lità, a cominciare da quello dell’unità che, come ci hadetto Gesù, è condizione «perché il mondo creda» (Gv17,21). Solo così ,come il cieco Bartimeo, riconosceremola luce vera!

Nell’Eucaristia, dono di sé che Cristo offre pertutti, attingeremo alla sorgente prima, il cuore pulsante,l’espressione più alta della Chiesa che si fa missionariapartendo dal luogo della sua presenza, dall’altare dellanostra chiesa parrocchiale fino alle case degli uomini.

Ci vedremo soprattutto qui, ogni domenica, essaavrà per noi una connotazione essenzialmente cristologia,nell’ascolto della Sua Parola e nel condividere il pane delcammino; pneumatologica nell’invocazione dell’Epiclesiperchè mandi a noi il suo Spirito con i suoi doni, e mario-logica, lasciando riecheggiare in noi quel "sì" di Mariache ha aperto le porte alla salvezza.

Con Maria ripeteremo qual è il "sì" che oggi Diosi attende da questa parrocchia, perché si affermi l'amoree la nutra di speranza. E contemplare, alla luce di Maria,tanto grande eppure tanto vicina a noi, Madre e sorellanostra, creatura come noi, che non ha avuto paura di rico-noscersi debole, povera, come tutti noi siamo, ciò che Diosi aspetta da ognuno di noi.

Alla Madonna del Divino Soccorso voglio abban-donarmi, e la imploro perché mi sostenga in questo nuovoservizio, affidatomi dalla benignità dell’Arcivescovo,nonostante la mia pochezza.

A Lei, che si è consegnata all’amore, consegnoognuno di voi. Ci insegni il suo abbandono a Dio, e ci diail coraggio del "sì" che spalanca le porte all’irruzionedello Spirito. Con Lei, aiuto e Soccorso di ogni navigante,ci lasceremo sospingere, dalla brezza dello Spirito, versoil mare aperto, e rigenerarci per una speranza viva.

29-X-2006 Mons. Giorgio Costantino

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Una parola per ringraziare anch’io l’Arcivescovo, che nella suabontà paterna ha voluto pensare di affidare alle cure della miapovera persona una comunità che a Lui sta molto a cuore; un atto

di grande benevolenza e di stima, che pur nel dolore di lasciare la dilettacomunità di S. Sperato, ho apprezzato.

Un grazie ai confratelli nel sacerdozio che con la loro fraternapresenza, nonostante gli impegni pastorali domenicali, mi sono stati vicinicon la preghiera e l’affetto.

Ringrazio le Autorità che hanno voluto, spontaneamente, interve-nire. Lavoreremo in sinergia; Benedetto XVI a Verona ha voluto sottolinea-re che la “Chiesa non intende essere un agente politico” ma ha aggiuntoche ha “un interesse profondo per il bene della comunità politica”.Collaboreremo, qui, al Soccorso. Ci precede un eccezionale esempio! C’èun tratto che la parrocchia non può assolutamente perdere. Essa è chiamataa rendere visibile la Chiesa “radicata in un luogo”, non soltanto in sensogeografico ma anche (e più) come rapporto con la gente, le famiglie e iltessuto della società che vive e opera sul territorio, nel suo carattere divicinanza e di accoglienza. La parrocchia è stata ed è tuttora un fattore fon-damentale per il costituirsi stesso del tessuto civile.

Molte circostanze ci chiederanno di lavorare insieme e di aiutarciscambievolmente, in favore dell’uomo, e soprattutto dei fragili. E’ un com-pito che già generosi volontari assieme alle Suore portano avanti diuturna-mente in ascolto delle domande e attese di tanti fratelli. Anche non cristia-ni. Li ho già visti fin dal primo mattino in attesa dei servizi che la sensibi-lità umana di Mons. Nunnari ha messo loro a disposizione.

A voi carissimi figli, fratelli e amici di S. Sperato, ripeto:la stessa volontà del Signore che mi ha inviato presso di voi ha permessoche ci separassimo dopo 32 anni di cammino condiviso.So quanto vi costa questa separazione; l’amore, del resto, esige semprequalche taglio. Ma ricordiamo la frase di Gesù riportata da Paolo: "C'è piùgioia nel dare che nel ricevere" (At 20, 35). E per questo vale la pena faresacrifici.

Non si appartiene al Signore semplicemente perché si fa parte diuna parrocchia, per quanto la sentiamo nostra. Apparteniamo al Signorequando l'amore ci supera; quando il nostro orecchio interiore riesce acogliere i palpiti di Dio ovunque essi battano. Dio è oltre la “nostra” par-rocchia, Dio è dovunque c'è un poco d'amore, un poco di bontà, un poco dipace, un poco di misericordia. Dio opera nelle vicende concrete e personalidi ciascuno di noi.

Non permettete che le circostanze che il Signore ci dona trascor-rano come se fosse un caso. Tutto è dono.

Sono stati dono questi 32 anni trascorsi insieme, sarà dono ciòche il Signore vi riserva per il futuro.

Valorizzate sempre più quanto finora insieme abbiamo realizzatoe promuovete con coraggio, con chi verrà al mio posto, scelte innovative.Il Signore saprà ispirare il nostro Arcivescovo a donarvi un pastore miglio-re di me, che sappia sospingervi ancora più in alto.

San Sperato sarà per me, sempre, un amore che non si dimentica.La Madonna della Catena ci terrà ancora legati in questo amore che non siconsuma.

Il discorso del nuovo Parroco alla celebrazione per l’insediamento

Carissimi figli

del Divino Soccorso, ...

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... Mons. Giorgio Costantino è il nuovoParroco di uno dei più popolosi rioni della città,il "Gebbione".

Egli lascia dopo ben 32 anni una parroc-chia sorta nel lontano 1599 e che oggi conta 6000anime, per abbracciarne una "giovane", nata nel1935 ma che ha un numero di abitanti più chedoppio.

Trentadue anni come parroco di SanSperato fanno oggi di lui, membro della FamigliaPontificia, un prelato particolarmente espertonella guida delle comunità di fedeli. LaParrocchia che lascia è testimonianza tangibile eindiscutibile della fecondità del suo operato, dellozelo incessante e senza riserve al servizio diCristo, della Chiesa, dell’uomo.

Fin da Viceparroco nella parrocchia delCrocefisso, dove fu chiamato nel settembre 1968,assisteva bambini e giovani organizzando l’orato-rio con laboratori di chimica e fisica, di pittura,corsi di cineforum, filodrammatica, festival musi-cali, campeggi, una scuola serale per gli adultisenza licenza di scuola media, visitava le fami-glie più povere, particolarmente quelle che vive-vano negli scantinati del rione S. Anna, assistevabisognosi, malati e moribondi. Per oltre sei mesisi dedicò quotidianamente ad assistere uno dei"suoi" ragazzi colpito da tumore.

Nella Parrocchia di S. Sperato ha organiz-zato, già dal 1975, una équipe di volontari perassistere i più deboli e bisognosi. Ha insegnatocon le parole ma soprattutto con l’esempio adaccogliere i fratelli più emarginati: ciechi, soli,allontanati dal consorzio civile, li ha assistitiorganizzando gare di solidarietà, ha ricoverato inospedale gli ammalati più gravi, si è fatto caricodei funerali e di una dignitosa sepoltura.Incessante la sua opera di riscatto della popola-zione da umilianti vassallaggi, opponendo alle

lusinghe della criminalità organiz-zata attività di promozione umanae cristiana del territorio. Ha apertouna Scuola permanente per la for-mazione di educatori e volontaridella Caritas, prima parrocchiale epoi aperta a tutte le parrocchiedella Zona pastorale del S. Agatadi cui è da 30 anni Vicario.Nel 1980, insieme con l’on.Giuseppe Reale, ha fondatol’Università per Stranieri e vi èrimasto per oltre un decennio comemembro del Consiglio diAmministrazione.Ha assistito un considerevole grup-po di immigrati dalla Nigeria stabi-litisi nella sua parrocchia. Ha orga-

nizzato corsi serali di ripetizione aglistudenti stranieri iscritti nella Facoltà diArchitettura. Ha lottato per il riconoscimento deidiritti civili ed è intervenuto a livello nazionaleper l’erogazione dell’assistenza sanitaria agli stu-denti stranieri. Ha fondato l’Associazione degliStudenti nigeriani per integrarli nel territorio inte-ressandosi alla loro sussistenza e all’assistenzaspirituale e giuridica.

In seguito ha organizzato l’assistenza airifugiati politici del Kosovo e per gli immigratidalla ex Jugoslavia aprendo un Centro di ascolto,una Scuola per i bambini, un Ambulatorio medi-co, un Dispensario per le medicine e ha dispostola distribuzione di viveri e altri generi di primanecessità, l’assistenza domiciliare alle famigliebisognose di aiuto, ai malati e ai neonati.Soprattutto, vincendo ostinazioni e diffidenze, siè prodigato per farli integrare nel territorio, orga-nizzando incontri e feste dove il dialogo e la reci-proca conoscenza abbattono barriere ideologichee pregiudizi razziali.

Attualmente la Caritas parrocchiale di SanSperato assiste oltre 250 famiglie, anche di altreparrocchie. Ha aperto un Centro diurno per anzia-ni allo scopo di creare per loro, parte consistentedella popolazione, condizioni di vita che li sot-traggano alla solitudine e all’emarginazione incui la stessa società e le famiglie spesso li relega-no, promuovendo una serie di iniziative atte acreare una rete di servizi socio-assistenziali, chediano all’anziano la giusta dignità e valorizzino lesue potenzialità.

Nel 2005 ha ricevuto il premio “Ginestra”,un riconoscimento che da dieci anni la Pro locodi Sant'Eufemia d'Aspromonte conferisce a per-sonaggi illustri che si sono distinti nel campodella solidarietà.

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RRRReggio Calabria, chiesa diSanta Maria del DivinoSoccorso, 17 settembre

2006. Al termine della S. Messapomeridiana, nella Festa delleStimmate di San Francesco, il parrocodon Ercole Lacava annuncia ai fedeli,in anteprima, il suo successore.. .. ..

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55All’attività pastorale, Mons. Costantino

affianca quella di docente al Conservatorio, doveè ordinario di Esercitazioni corali e di Tecnichedella comunicazione, quella di musicista e diret-tore di coro nonché quella di giornalista. Perquest’ultima attività ha ricevuto nel 2003 ilPremio “Pericle d’oro” assieme a GiovannaBotteri, Massimo Caputi e Gianni Ippoliti. Nel1984 viene nominato dalla ConferenzaEpiscopale Calabra Direttore dell’UfficioRegionale e portavoce ufficiale della stessa CEC.Organizza gli uffici in tutta la regione e dirigecorsi provinciali e regionali di Giornalismo eComunicazione sociale, tiene conferenze e pre-siede incontri di studio in tutte le diocesi dellaCalabria; partecipa alle riunioni dell’UfficioNazionale Comunicazioni Sociali e come relato-re o moderatore a convegni nazionali.

Ha insegnato Musica Sacra e CantoGregoriano presso la Facoltà Teologicadell’Italia Meridionale e insegna tuttoraMusicologia Liturgica allo Studentato Teologicodi Reggio Calabria. E’ presidente dellaOrganizzazione Cori Calabria e dellaCommissione Musica Sacra dellaArcidiocesi di Reggio Calabria.Consulente diocesano dellaUCAI (Unione Cattolica ArtistiItaliani), è membro dellaCommissione ArtisticaNazionale della FENIARCO.Nel 1988 riceve dalla AmministrazioneComunale di Bagnara Calabra il Premio “Unavita per la Musica” e nel 1992 il PremioAnassilaos per la Musica mentre nel 2000 vieneinsignito, per meriti musicali, del “Sangiorginod’oro” dalla Amministrazione Comunale diReggio Calabria.E’ stato Presidente e componente la Giuria adiversi Concorsi Nazionali e Internazionali diCanto Corale e lirico.E’ membro della commissione che seleziona icoristi del Coro Giovanile Mondiale e Italiano.Ha organizzato il Centro Stampa e diretto ilCentro informativo interregionale e la SalaStampa in occasione delle visite del Papa inCalabria e in Sicilia, del Convegno della ChiesaItaliana a Palermo e dei Convegni regionali dellaChiesa calabrese dal 1978 ad oggi.

Nel 1990 è stato chiamato, dal SegretarioGenerale del Sinodo dei Vescovi Card. Jan PieterSchotte e dal Dott. Joaquin Navarro Valls,Direttore della Sala Stampa Vaticana, qualeAddetto Stampa al Sinodo dei Vescovi. Con taleincarico ha seguito i lavori di ben 11 Sinoditenendo i briefing per i giornalisti accreditatipresso la Sala Stampa Vaticana.

Il 9 novembre 2002 ha diretto, nella SalaNervi del Vaticano, davanti a Giovanni Paolo II,un concerto in occasione dell’incontro, organiz-zato dalla Conferenza Episcopale Italiana, con8.000 operatori della cultura e della comunica-zione sociale. Il concerto è stato mandato indiretta da 60 emittenti Radiotelevisive di tutto ilmondo.Anche nell’ultimo Sinodo dei Vescovi, tenutosinel mese di ottobre 2005, ha svolto il ruolo diportavoce informando quotidianamente i giorna-listi accreditati presso la Sala Stampa Vaticana.

Dal 1991 è Professore Invitato allaPontificia Facoltà dell’Italia Meridionale doveinsegna Scienze della Comunicazione ed Eticadella Comunicazione presso loStudentatoTeologico di Catanzaro e al Biennio diSpecializzazione seguendo, come relatore, alcunistudenti in tesi specialistiche sulla comunicazio-ne sociale.

Nel 2002 è chiamato a insegnare “Comunicazione sociale e Teologia all’IstitutoPastorale Calabro “Pastor bonus” in collabora-zione con l’Istituto Pastorale Redemptor

Hominis della PontificiaUniversità Lateranense di RomaNel 2001 viene nominatoDirettore del quindicinale on-linedella Conferenza EpiscopaleCalabra (www.cem2000.it),

avviando la prima esperienza di ungiornale telematico della Chiesa calabrese, non-ché Segretario-Coordinatore della CommissioneRegionale Cultura e Comunicazioni Sociali.

E’ direttore responsabile della RivistaTeologica “Vivarium” dal 1987 e di“CileaNews”, rivista ufficiale del Conservatoriodi Reggio Calabria.

Il 19 marzo scorso viene nominatoCappellano di Sua Santità da Papa BenedettoXVI.

Uomo di Chiesa, ma anche d’arte e di cul-tura, Mons. Costantino è oggi chiamato a guidareuna grande parrocchia del centro urbano diReggio Calabria.

Una prova che egli, inaspettatamente, a 63anni deve accettare ma che non lo intimorirà.

Una sfida che egli certamente affronta conil prezioso viatico costituito dalle preghiere deisuoi parrocchiani di ieri che, seppur in lacrime,non mancheranno di accompagnarlo in questodifficile momento, ma anche dei suoi nuovi fede-li del "Soccorso", che sapranno sicuramenteaccoglierlo offrendogli quella solerte e leale col-laborazione che si deve alla Chiesa per edificareil Regno di Dio. Auguri, Monsignore!

Francesco Romano

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Karolalla mia destradi Mons. Giorgio Costantino

28 luglio 1978, ero finalmente arrivato a Milano con un vetrino in mano che foto-grafava la terribile verità: carcinoma indifferenziato all’epifaringe.

Ero già salito, distrattamente, a prendere posto sulla navetta per raggiungere laStazione di Porta Garibaldi dove mi attendevano alcuni amici, e mi avvidi di una figuradal volto pallido, stanco e pur possente nella snella figura stagliata dal nero clergy-man, al dito l’anello vescovile, le mani sorreggevano due grandi valigie. Mi precipitaiper aiutarlo, mi fece dolcemente resistenza, e poi si accomodò alla mia destra.Avviammo la conversazione per conoscerci reciprocamente e fui molto sorpreso di veni-re a sapere che il mio vicino di posto era il vescovo di Cracovia, a Milano per una con-ferenza.

“Sono di Reggio Calabria” – gli dissi-, e lui di rimando: “sono passato vicino, hotraghettato da Villa S. Giovanni diretto in Sicilia per visitare il Santuario dellaMadonna delle lacrime”. “Venga dunque a Reggio -gli proposi-, la invito”. Queste leprime battute di un colloquio che si snodò per 50 minuti circa, e gli raccontai della cir-costanza che mi aveva condotto di fretta, in quella calda estate, a Milano. “Tuo fratelloguarirà” furono queste le parole profetiche di quel vescovo apparentemente così distan-te, il volto bianco e tirato, quasi distratto, non si girava a guardarti frontalmente, mache dava credito a una intensa e affettuosa conversazione.

Nell’ottobre 1984 ebbi la fortuna di essere tra i primi a incontrarlo a Reggio, alsuo arrivo sull’argine coperto del torrente Annunziata; era sceso dall’elicottero conpasso svelto, mi rivolse uno sguardo attento, ebbi la sensazione che si ricordasse di me,mi stavo avvicinando per salutarlo quando il Prefetto della Casa Pontificia mi fece undeciso gesto di fermarmi. Lo rincontrai in Cattedrale e in Seminario e poi nel 1987 inoccasione del Congresso Eucaristico. Ero stato presentato ufficialmente assieme a quel-le persone addette alla preparazione di questi eventi storici della nostra chiesa calabre-se. Avevo l’incombenza di preparare e gestire il Centro Stampa, un ufficio che mi valse,in seguito nel 1990, l’invito in Vaticano a succedere a Mons. Carlo Caffarra nel ruolodi portavoce del Sinodo dei Vescovi. ....................................................................... >>>

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77Fu lì che potevo avvicinarlo ogni giorno per tutto il mese, quando presenziava alle

sedute assembleari nell’Aula Sinodale, ma me lo vidi ancora una volta,accanto, alla miadestra, nel suo appartamento privato, alla sua tavola. Ero stato invitato a cena, assieme aldott. Navarro e altri funzionari della Sala Stampa Vaticana.

Era il 23 ottobre 1990. Fu il primo di tanti altri inviti privati. Il papa nella bibliotecaprivata, scherzò sulla mia barba dicendomi che assomigliavo a un papas, e dopo la foto digruppo con gli altri sei ospiti, mi prese per il braccio e disse al fotografo: mi faccia una fotocon questo monsignore in nigris . Ero l’unico prete in talare nera. Replicai di non esseremonsignore e il papa scherzosamente rispose: “Neanche io sono monsignore”. In effetti erastato nominato direttamente vescovo a 37 anni. A mensa il papa conversava con ognunonella propria lingua, amando ricordare luoghi e circostanze. Quando arrivò il mio turnoinvece di ricordare le sue memorabilivenute a Reggio, gli ricordai l’incon-tro sulla navetta, e lui, si girò ben duevolte a guardarmi, poi esclamò, rivol-to al suo segretario mons. Stanislao,“era lui, era proprio lui”. La memorianon lo tradiva.

Poi si interessò al mio lavorocon i giornalisti mostrando di cono-scerli tutti e di seguire l’informazione.Credo che leggesse, ogni giorno,l’ampia rassegna stampa che prepa-rava la Sala Stampa Vaticana. Miparlò di qualcuno in particolare, chiedendo il perché seguitasse a scrivere con tanto astiocontro di lui e poi aggiunse: “Glielo dica che il papa soffre per questo, ma gli dica ancheche lo vuole bene e lo benedice”. A conclusione della cena ci accompagnò nel corridoio,accanto alla consolle mi fermai e aprii la prima pagina del breviario che avevo portato conme e gli feci cenno, porgendogli la penna, di mettere un autografo, appose subito la suafirma “Joannes Paulus II”, poi soggiunse: “crederanno che me lo hai rubato” e inserì “cumbenedictione”.

Trascinò i piedi, avvolti in larghe scarpe, fino alla Cappella, e si sprofondò in unintenso colloquio con Colui che l’aveva posto, vigile nocchiero, a guidare la nave dellaChiesa.

Fu il primo di una serie di incontri privati con il pontefice che aveva cambiato le sortidel mondo. (Forse ne riparleremo se i miei 24 lettori lo vorranno). Il giorno dopo, terminatoil briefing, avvicinai privatamente quel giornalista, a riferirgli del colloquio con il papa;restò per lunghi attimi muto, poi, con le lacrime agli occhi, mi chiese: “Il papa ti ha parlatodi me?”. Da allora cambiò decisamente, è uno di quelli che ha scritto di più e meglio diKarol Wojtyla.

Giovanni Paolo II scherza affettuosamente sulla barba di don Giorgio.Alla sinistra del papa si intravede il dott. Joaquin Navarro-Valls. Sullo sfondo, il

Vicedirettore della sala stampa vaticana mons. Pennacchi

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Innanzi tutto, un grazie a S.E. Mons. VittorioMondello, per aver scelto Mons. Giorgio Costantino comepastore della comunità “Santa Maria del Divino Soccorso”; loringraziamo in modo particolare conoscendo le difficoltà con-nesse alla necessità di inviare un nuovo sacerdote in una par-rocchia che ne è sprovvista.

Allo stesso modo, ringraziamo Mons. Giorgio peraver accettato l’invito del Vescovo, a cuor sereno, senza condi-zionamenti, contento di porsi alla guida di questo grande quar-tiere. Grazie, per questo suo primo gesto di benevolenza.

Di riflesso, il nostro pensiero di ringraziamento vaalla sua parrocchia di provenienza: alla Comunità di SanSperato, che salutiamo amichevolmente. La ringraziamo,soprattutto, perché siamo coscienti che si è privata di un vali-dissimo sacerdote e perché, con vero spirito cristiano, non hafrapposto ostacoli a questa scelta. Amici di San Sperato, con ilcuore, vi diciamo che da questa comunità sarete sempre consi-derati graditi ospiti.

Mons. Giorgio Costantino, in Vaticano portavoce ita-liano per il Sinodo dei vescovi; un prelato che arriva nellanostra parrocchia come dono del Signore. Del resto, ogniopera ha la sua firma; una ricca esperienza che è poi lo stru-mento migliore per affrontare un nuovo percorso, per iniziareuna nuova attività, per camminare insieme, per aiutarci a rag-giungere una meta che guarda verso l’Alto.

Possiamo assicurarle e, lo diciamo con franchezza,che i mezzi per ottenere buoni risultati questa comunità li pos-siede. Le risorse a cui ci riferiamo, Mons. Giorgio, sono sotto isuoi occhi… e a lei, dall’intuito vivace, non sono sfuggitesicuramente: è la comunità stessa del Soccorso.Una comunità che ha sempre dato prova di buona volontà, didisponibilità e di operosità. Il lavoro e le opere che sono statecompiute in questa parrocchia fino ad oggi ne sono la riprova.Non è stato solo merito nostro, questo è certo. L’aiuto delSignore non è mai mancato, la fonte di ispirazione è statosempre il Santissimo Sacramento, che è il punto primario diriferimento. Poi c’è stata l’opera fattiva, costante, positiva dei

suoi predecessori. Santi sacerdoti che hanno contribuito, cia-scuno con i propri carismi, a fortificare la nostra fede, ad arric-chire il senso di partecipazione, di condivisione e di solida-rietà: leve indispensabili nell’espletamento di attività pastorali,leve che una comunità cristiana deve saper coltivare con impe-gno e convinzione.

Questa comunità possiede poi una ricchezza, un teso-ro di cui siamo fieri, possiamo definirlo il “gruppo della spe-ranza” ed è formato daI bambini e dai giovani della parroc-chia. Sono numerosi e sono uniti dall’entusiasmo generatodalla loro età e dallo spirito di amicizia che fortemente li lega.Una forza con un potenziale dinamico e propulsivo che va,comunque, motivata e ben indirizzata. Questo potenziale rap-presenta il futuro della nostra comunità. Pregheremo perché nepossa trarre il meglio e continuare l’opera di educazione cri-stiana e di preparazione alla vita. La società ha bisogno diCristiani coraggiosi, capaci di lasciare la loro impronta in que-sta umanità tumultuosa, e noi abbiamo il dovere di sostenere epreparare i nostri ragazzi nel raggiungimento di questo scopo.

Dal quadro fin qui illustrato sembrerebbe che non cisiano problemi, e non ci sarebbe molto da fare. Ma non è così,perché è proprio quando si ha l’impressione che tutto va beneche bisogna essere più vigili, che ci vuole più attenzione, mag-giore cura, proprio perché è necessario che i tesori conquistatinon vadano dispersi: il lavoro di manutenzione è a volte piùimportante e più difficile della costruzione stessa. Ammessoche tutto sia stato costruito. Ma, nella casa del Signore, il lavo-ro non manca mai. La Parola di Dio va vissuta, elaborata esperimentata giorno per giorno. Cristo da noi si aspetta semprequalcosa in più.

E’ vero, qui ci sono ancora tanti progetti da portareavanti, da ultimare, da perfezionare, da realizzare, sia sotto ilprofilo spirituale che umano. Ma lei, Monsignor Giorgio, nonsarà solo, potrà contare su di noi. Le persone di buona volontà,per grazia di Dio, non mancano, e sono tutte pronte ad affron-tare e superare gli ostacoli che si porranno nella realizzazionedei programmi pastorali.

Non resta che prenderci per mano ed iniziare il cam-mino. Siamo pronti a rimboccarci le maniche e metterci fidu-ciosi al suo fianco.

La Madonna del Divino Soccorso ci proteggerà,veglierà sulle nostre azioni, incoraggerà i nostri propositi, cisosterrà nei momenti difficili.

Carissimo Mons. Giorgio, ancora una volta, le dicia-mo: ”benvenuto tra noi”!

Un affettuoso abbraccio fraterno dalla comunità delDivino Soccorso.

Rosaria Genoese

E’ tra noi il nuovo parrocoMons. Giorgio Costantino

Pensieri e sensazionidella mia accogliente comunità

Il monsignorato inizia nel XIVsecolo, quando la corte papale operavatemporaneamente ad Avignone, in Francia.A quel tempo, ogni vescovo era appellato"mon seigneur", cioè "mio signore". Anche isacerdoti in servizio presso la curia papale(gli uffici amministrativi e giuridici del papa)erano appellati "monsignori" e perciò auto-rizzati a portare insegne proprie dei vescovi(regàlia).

Oggi vi sono tre gradi principali dionorificenze pontificie, titoli di distinzioneconferiti dal Santo Padre ad alcuni sacerdo-ti come parte dell'onore papale in riconosci-mento del loro servizio alla Chiesa: ilProtonotario Apostolico, i Prelati d'Onore diSua Santità e i Cappellani di Sua Santità.

Il vescovo diocesano nomina i can-didati al titolo onorifico e sottopone i nomi,le biografie, i curricula alla Santa Sede(oppure, come nel caso di Mons. Giorgio

Costantino, formula il suo "plaudente con-senso" alla proposta di Mons. NikolaEterovic, Segretario Generale dei SinodiVaticani). Quindi il Papa, se lo ritiene, con-ferisce l'onorificenza al sacerdote e ilSegretariato di StatoVaticano

rilasciaun diploma che designa

il nuovo titolo e il grado, nonché riconosceil servizio alla Chiesa del novello monsigno-re.

Con il titolo di Cappellano di SuaSantità, di cui è stato insignito il nostronuovo Parroco, si diviene membri dellaFamiglia Pontificia Ecclesiastica, insiemecon il Sostituto alla Segreteria di Stato pergli Affari Generali, il Segretario alla

Segreteria di Stato per i rapporti con gliStati, l'Elemosiniere di Sua Santità, ilPresidente della Pontificia AccademiaEcclesiastica, il Teologo della CasaPontificia, il Collegio dei ProtonotariApostolici di numero partecipanti, iProtonotari Apostolici Soprannumerari, iCerimonieri Pontifici, i Prelati d'Onore diSua Santità e i Predicatori della CasaPontificia.

L'abito è la talare nera con profili efascia di colore paonazzo oppure la talare dicolore paonazzo in occasioni particolarmen-te solenni.

Il titolo, che è permanente e nondecade alla fine del pontificato sotto il qualeè stato conferito, comporta anche l'inseri-mento nell'Annuario Pontificio e, per il servi-zio dell'Anticamera Pontificia e per le altrefunzioni, la dipendenza dal Prefetto dellaCasa Pontificia. F.R.

Il nostro parroco è

Cappellano del Papa

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Rivolgendosi all’arcivescovo Mondello, all’inizio della celebrazione, eringraziandolo, don Ercole Lacava, ha detto tra l’altro:Il nuovo parroco, mons. Giorgio Costantino, che V. E. ha scelto, è ungrande dono che ha fatto a questa comunità. La sua nomina è stataaccolta con sentimenti di grande gioia e riconoscenza. VostraEccellenza ha scelto per guida un Sacerdote di grande spessore cultu-rale e pastorale. Nei 32 anni di servizio sacerdotale svolto a sanSperato, egli ha testimoniato il suo instancabile zelo, che ha fatto cre-scere spiritualmente e socialmente tutto il quartiere suscitando nei laici-cristiani impegno sia nel campo ecclesiale sia in quello socialepolitico.Il suo pronto e generoso ‘sì’ nell’accettare questa nuova missione èstato un segno di grande fede e di incondizionato spirito di servizio.Al carissimo don Giorgio, che conosco da giovanissimo, e che ha sapu-to dare al suo sacerdozio l’impronta del servizio, è affidata una comu-nità parrocchiale ricca di fervore spirituale e apostolico.(...)Mi piace ricordare un detto di un grande poeta indiano, Tagore, checosì scriveva:‘Dormivo e sognavo che la vita non era che gioia, / mi svegliai e vidi che la vita non era che servizio, / ser-vii e compresi che nel servizio era la gioia’Questa gioia, carissimi fedeli, mons. Giorgio porterà in mezzo a voi, nella continuità e nell’amore di tutti iparroci che lo hanno preceduto nel servizio sofferto e generoso. Che ha fatto fecondare questa porzione divigna del Signore...

Il saluto di don Ercole

“Eccellenza reverendissima, è mutuando le parole delSalmista che, ancora una volta, l’accogliamo tra noi.La nostra comunità oggi è in festa, innanzitutto per la Suapresenza in mezzo a noi che è sempre motivo di grandegioia, e poi perché accogliamo il nuovo Parroco che il Suocuore di Padre e la Sua premurosa sollecitudine di Pastoreha voluto donarci.Un caloroso benvenuto va dunque anche a don Giorgio, alquale esprimiamo da subito la piena e totale disponibilitàalla collaborazione, al confronto, alla condivisione, nellalealtà, nella fedeltà e nell’obbedienza. Da oggi siamo vostri figli don Giorgio e, come tali, viaccogliamo, impegnandoci, ipso facto, a sostenere lavostra persona e la vostra missione.

Il nostro PadreArcivescovo, nella sualettera pastorale: “LaParrocchia fucina disantità” e, frequente-mente, nei suoi inter-venti ed omelie su que-sto tema, ha voluto indi-carci alcune caratteristi-che che le comunitàparrocchiali devonopossedere perché la lorosia una presenza signifi-cativa, capace di“comunicare il Vangeloin un mondo che cam-bia”.Tra queste, l’impegno

ad essere Comunione di Comunità, raccoglie l’invito delSanto Padre Giovanni Paolo II a fare della Chiesa “la casae la scuola della Comunione”, promuovendo “unaSpiritualità della Comunione”.Scrive il nostro Arcivescovo: “Perché la Comunione nonrimanga solo un fatto ideale, non realizzabile, è necessarioche nelle parrocchie si possa fare esperienza di fede e cre-scere nella santità in un clima di fraternità”.È in questa direzione che desideriamo muoverci e lungoquesti sentieri camminare, con la guida sicura del nostronuovo Parroco, in continuità con quanto già sperimentatocon don Pontari, don Nunnari e don Santo e, in ultimo, condon Ercole. Ed a questo proposito, il pensiero grato e riconoscente sivolge proprio al nostro caro don Ercole, che è stato in que-sti anni docile strumento dell’Opera di Dio tra noi, esem-pio di radicale Sequela Christi, confermandoci nell’amoree nel servizio libero e incondizionato, alla Chiesa.(…).La nostra comunità è tranquilla e serena “come un bimboin braccio a sua madre” e ricolma di gratitudine al nostroDio poiché sa che, come è espresso dalla Liturgia nelPrefazio Proprio del Sacramento dell’Ordine, “non cessamai di guidarci Lui stesso nella persona dei Suoi ministri,mediante la presenza di Sacerdoti Santi e Santificatori”.(...)Benediciamo insieme il Signore, don Giorgio, e preghia-molo perché, per intercessione di Maria, Madre amatissi-ma del Divino Soccorso, possiamo camminare nelle Suevie…Benvenuto don Giorgio! Duc in altum, Parrocchia delSoccorso!”

Giuseppe Martino

Il saluto del presidente del Consiglio parrocchiale di AC

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Don Ercole Lacava

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1111«Solo Cristo è inamovibile, tutti noi siamotranseunti» ha detto il metropolita, mons.Mondello, all’omelia, presiedendo la DivinaLiturgia celebrata in occasione dell’immissio-ne canonica nella parrocchia di s. Maria delDivin soccorso di mons. Costantino, che ilvescovo ringrazia per avere risposto pronta-mente sì a questa nuova chiamata di Dio.Avrebbe potuto dire no, sottolinea l’arcivesco-vo, ma ha voluto ‘abbandonarsi’ in un gesto difede.Il tutto è avvenuto domenica, 29 ottobre, inuna serata calda, quasi estiva, come soltantol’ottobre reggino sa regalare. Alle 17.30, lachiesa è già gremita di fedeli. Tutta la navatadi sinistra è occupata dai fedeli di San Sperato.Sono riconoscibili perché portano al collo unasciarpa di seta bianca e i bimbi un cappellino rosso.È venuto anche il coro “Laudamus” diretto dal M°Sorgonà, omaggio affettuoso a mons. Costantino.Circa 20 i presbiteri della zona pastorale e fuorizona. È venuto anche don Casile, segretario delvescovo Betori, da Roma. Non ha voluto mancareil rettore del Seminario, don Demetrio Sarica. Ildirettore de L’Avvenire di Calabria, don PippoCuratola. Una decina i diaconi. L’on. Valentino el’on. Nucera.Alle 18.00 in punto, tra scroscianti applausi, fa ilsuo ingresso il novello parroco seguendo da pressoil Vescovo. Osservando il suo volto mentre incedea fianco del Presule, si può scorgere, ad un tempo,la tristezza per il distacco da S. Sperato e la maturaconsapevolezza di iniziare un cammino davveronuovo guidando un altro gregge.Siamo venuti in tanti, mi dice, un sorriso appenaaccennato, la signora Mimma Morabito, segretariadel Consiglio pastorale, a consegnare don Giorgio.È palese, nella voce e nei gesti, la trepidazione dichi ama e deve affidare ad altri il sacerdote amato.Quasi si trattasse di distacco temporaneo.Anche don Giorgio non è da meno. Riserva a loroil primo saluto, al termine della celebrazione.Valorizzate sempre più quanto finora insiemeabbiamo reso possibile, dice loro come una conse-gna. Come se dovesse tornare, tra qualche tempo, ariprendere le fila di un dialogo bruscamente inter-rotto.Il primo ad aprire la serie dei discorsi è il parrocouscente per motivi di salute. Lo fa ad inizio di cele-brazione. Un momento di gioia, attacca don ErcoleLacava, quello che sta vivendo la comunità del“Soccorso”. Ringrazia Dio per il servizio sacerdo-

tale svolto in mezzo a questi fedeli, riconoscenzaverso il vescovo, tesse le lodi del nuovo parroco -un grande dono per questa comunità. La sua nomi-na è stata accolta, ha assicurato, con sentimenti digrande gioia e riconoscenza. V.E. ha scelto per que-sta comunità un sacerdote di grande spessore cultu-rale e pastorale.Giuseppe Martino, presidente dell’Ac parrocchiale,s’è incaricato di porgere il saluto di benvenuto alnuovo parroco ed il grazie sentito e sincero a donLacava per l’opera svolta nei sette anni di perma-nenza alla guida della comunità. Da oggi, ha assi-curato rivolgendosi a mons. Costantino, siamovostri figli e come tali vi accogliamo.Anche il metropolita, all’omelia, consapevole dellapresenza massiccia dei sansperatesi, ha voluto, inqualche modo spiegare che, talora, certe decisionipossano apparire a qualcuno come carenti di unalogica stringente. In realtà, avendo un vescovo lavisione dell’intera diocesi, con le sue problemati-che e le sue cogenze, sceglie delle risoluzioni che,soltanto nel tempo, manifesteranno tutta la lorobontà ed efficacia.D’altronde, ha proseguito, nessuno è inamovibile,soltanto Gesù è il punto fermo di ogni fedele e diogni comunità. Al novello parroco, affidandogli laguida della comunità del “Soccorso”, ha raccoman-dato, come suggerisce la Cei, ormai da quarant’an-ni, di mettere al primo posto delle urgenze l’evan-gelizzazione. Perché, ha spiegato, l’Italia non è piùcristiana. Su di noi incombe la precisa responsabi-lità di far conoscere il volto adorabile di Gesù. Nonsoltanto con le parole, soprattutto con una vita chemanifesti un’adesione personale, sincera, convinta,totale.

Antonio Villani Conti

L’immissione canonicadi Mons.Costantino

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Tra gli appuntamenti pastorali consueti, che si rin-novano ogni anno alla ripresa delle attività, si col-loca un’attenzione particolare della Parrocchia

verso la famiglia, sia quella in divenire rappresentatadai fidanzati sia quella già esistente ed in cammino.

Proprio da qualche settimana abbiamo iniziatol’annuale itinerario di preparazione per quanti si avvi-cinano alla celebrazione del Sacramento delMatrimonio; si tratta di incontri molto partecipati che sirivelano ricchi di speranza e rappresentano un donoanche per coloro che si pongono accanto ai nubendiper percorrere insieme un cammino di riscoperta e direvisione della propria fede. La pre-parazione, infatti, è impostata comeun vero e proprio itinerario di evan-gelizzazione e catechesi, di risco-perta della fede in Gesù Cristo enella Chiesa e di approfondimentodelle proprietà fondamentali delmatrimonio cristiano.

La Chiesa, grande famiglia,punta proprio sulla famiglia umanafondata sul Matrimonio, che simanifesta come esperienza di unitàe di fede, come luogo di amore, dicomprensione, di perdono, di gene-rosità e gratuità infinita. In questo tempo complesso,dove pare che la famiglia venga limitata o vista comequalcosa da emarginare perché sorpassata, sentiamocome cristiani la responsabilità e l’urgenza di afferma-re la grandezza e l’immensità del matrimonio celebratoin Chiesa, che si pone come dono voluto da Dio perl’umanità, segno visibile dell’amore che il Padre cele-ste nutre per i suoi figli.

La nostra risposta a questo amore dovrebbe

essere un canto infinito, un inno di gioia che Dio hapensato per i suoi figli, spesso distratti, insicuri, scon-tenti, che facilmente dimenticano la paternità delSignore, per correre dietro le miserie e le frivolezzeche il mondo ci offre illudendoci.

Proprio per le difficoltà del tempo presente iVescovi invitano le comunità ad accompagnare e aseguire nel loro cammino le famiglie cristiane, persostenere le coppie e l’impegno per l’educazione deifigli. A tal fine esiste in Parrocchia da diversi anniun’esperienza di famiglie, giovani e meno giovani, chesi ritrovano per vivere, attraverso la scelta dell’Azione

Cattolica, un itinerario di riflessione,di approfondimento, di preghiera, diriscoperta del Sacramento celebra-to e vissuto nella vita e nella faticadi ogni giorno.

La coppia e la famiglia cristianasono la piccola chiesa domesticadove è presente e regna il Padreceleste che accompagna e sostienela vita delle famiglie; infatti noisposi e genitori non siamo soli nellanostra fatica quotidiana, ma abbia-

mo costantemente la compagnia diDio lungo lo scorrere del tempo e

delle ore.Proprio il tempo di Natale ci invita e ci sfida a

fare memoria di ciò che è stata la famiglia di Nazaret,che per noi rappresenta la stella polare che ci indica ilcammino, ci dona la speranza e ci guida con l’esempioe lo stile di vita lungo i giorni e le tappe della nostraesistenza.

Costantino e Rosanna Tripodi

RISCOPRIRE L’ATTUALITA’ DELSACRAMENTO DEL MATRIMONIO

Giotto, Il Matrimonio di GIuseppe e Maria(Padova, Cappella degli Scrovegni)

Vedere il mondo con gli occhi di un bar-bone, illustrarlo con i gesti dellaCaritas… Un’impresa ardua ma essen-

ziale da tramutare in esame di coscienza,soprattutto in questo periodo di attesa, per com-prendere cosa sia il vero Natale.

Ogni sera, fra la gente che si accalcaper le vie, alla ricerca spasmodica di regali, frale luci e lo sfarzo dei negozi imbastiti di milledecorazioni luccicanti, contrasta la visione e lapresenza di diversi “uomini di strada”, con leloro mani tese alla ricerca di un po’di carità,con i loro cappelli sgualciti poggiati in terra,povera gente che chiede l’elemosina per tira-re la giornata.

Ogni giorno, a dar aiuto a questi“uomini persi”, evitati e additati con ribrezzodalla maggioranza, a curarli e dare loro un po’di conforto c’è principalmente la Caritas.Poche strutture a disposizione, pochi incentivi,ma tanto affetto da dare, tante attenzioni dadonare a questa gente bisognosa più di amoreche di euro.

Gli operatori sono un gruppo com-patto e armonioso e la loro sincerità, il loroessere veri traspare nei loro gesti, nelle poche,semplici parole che rivolgono, nelle pacchesulle spalle che incoraggiano questi mendican-ti che a poco a poco hanno imparato a conosce-

re, a capire, che sono entrati nel loro cuore, con-quistando la loro fiducia, diventando loroamici. E nello sguardo triste di un barbone vedipassare un lampo di sollievo nel riconoscere ilpullmino della Caritas che arriva a scovarlo,che giunge a portargli una coperta, qualchepanino e un bicchiere di latte caldo per aiutarload affrontare una fredda serata di dicembre.Si gira per la strade, e nelcuore ogni

voltaè un sussulto quan-

do si intravede fra le luminarie diNatale un’ombra accasciata a terra… Si aggira-no i volontari senza una meta fissa, quasi fosse-ro vagabondi fra i vagabondi, rincorrendo escovando nel buio chi si rifugia nella solitudine,chi si nasconde dietro una bottiglia, chi affoganella tristezza della sua esistenza, chi sfoganella delinquenza il suo disagio interiore, chiricorda ancora qual’era la sua vita in un tempoormai lontano e diverso, chi si sente forestieroin terra straniera e non riesce a risalire, chi vagasenza scopo in angoli sperduti e scordati, chenon riconosceresti nemmeno come angoli della

tua città… Dov’è finita la paura, dove la ripu-gnanza verso questi uomini di strada? Che fineha fatto la diffidenza? Non si sa, non si avver-tono più… Ma allora, forse è solo la nostracultura, il nostro essere civici che ci porta istin-tivamente ad allontanarci da chi non è comenoi… Ma se interiormente si hanno dei fortivalori cristiani, se dare amore al prossimo nonè uno sforzo ma nasce immediato e spontaneo,allora non si osserva più in questi vagabondi laloro sporcizia e la loro diversità, ma si vede neiloro occhi la sofferenza di Cristo… Si vede unuomo solo fra tanti uomini che lo ignorano…Si vede qualcuno che ti invita tacitamente a

spogliarti dei tuoi averi, per provare a diventareun attimo come lui, per sentirti veramente vivo,per scoprire che nell’essere misero ci si attaccaalla vita con una forza disperata, dove il super-fluo non esiste. Qual è il Natale vero allora? E’avvertire questa energia che ti sale dal cuore, èquesto tendere una mano a chi ambisce a unacarezza, è scambiare una parola con chi nonparla l’italiano, è accarezzare un bimbo che tichiede un soldino, è abbracciare chi non ha piùnessuno che lo abbracci… E’ arrivare a dire:“Noi nel nostro piccolo facciamo qualcosa perloro ma in realtà loro fanno di più per noi eneanche lo sanno”.

Claudia Morabito

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Riferire in sintesi sui contenuti emersidal Convegno di Verona è difficile

vista la ricchezza emersa dalle relazioni,tutte molto qualificate, dalle meditazioni,dai discorsi del Santo Padre: per questolavoro di elaborazione a me stessa edagli altri che abbiamo partecipato alConvegno, come a tutti noi, sarà neces-sario un po’ di tempo, per leggere erileggere, per capire, per riflettere e perinquadrare tutto nella nostra realtà esi-stenziale, personale e comunitaria.

Cercherò di comunicarvi unaintensa esperienza di Chiesa, che hoavuto il privilegio di vivere, non solo atitolo personale ma a nome di tutta laDiocesi di Reggio Calabria- Bova.

Probabilmente attraverso i mezzidi comunicazione di massa è giunta l’ecodi un Convegno che non c’è stato perchénon si sono vissute le divisioni e le con-trapposizioni che sono state descritteanzi, in un clima molto sereno e con unadibattito a 360 gradi, franco ed aperto, i2700 delegati si sono interrogati sullarealtà della Chiesa italiana, cercandodelle risposte non astratte ma reali, pos-sibili.

Verona non è stato non è statoun Convegno dei laici, né sui laici, néper i laici anche se, senza dubbio, ilruolo dei fedeli laici, oggi, nella Chiesa èstato uno dei nodi del Convegno, motivodi approfondimento e di riflessionecomune.

La Chiesa italiana, nel suo insie-me e in tutte le sue componenti, si èmessa in gioco ed è stato anche per meun fatto nuovo e molto positivo vederenei gruppi di studio preti, vescovi, reli-giosi e religiose, diaconi e laici, sedutifianco a fianco, nell’ascolto reciproco,ciascuno con le sue esperienze, con lasua sensibilità ma con grande rispetto edinteresse l’uno per l’altro. Questo è unostile che dovrebbe diventare consuetonelle nostre comunità ecclesiali.

Il tema della testimonianza cri-stiana è stato il filo conduttore di tutto ilConvegno; un percorso che può essereracchiuso tra le parole pronunciate dalcardinale Tettamanzi nella celebrazionedi apertura (che tanto scalpore hannosuscitato) e le parole che il Santo Padreha pronunciato nella sua omelia durantela solenne Concelebrazione eucaristicaallo stadio Bentegodi.

Ecco le parole del cardinaleTettamanzi, all’Arena di Verona: “E’venuta l’ora nella quale la splendida teo-ria sul laicato espressa dal Conciliopossa diventare una prassi ecclesiale. El’ora è aperta, conserva tutta la suaurgenza, ma va accelerata nel senso dicoglierne l’intera ricchezza di grazia e di

responsabilità per la missione evangeliz-zatrice della Chiesa e per il servizio albene comune della società, in una parolaper la testimonianza cristiana e umananell’attuale situazione del mondo… Latestimonianza, che passa attraverso ildiscernimento, presuppone un umile eforte esame di coscienza e diviene ilfrutto di una vera e propria conversione:a Cristo e all’uomo”. Citandosant’Ignazio di Antiochia, il cardinale hapoi concluso: “Quelli che fanno profes-sione di appartenere a Cristo, si ricono-sceranno dalle loro opere. Ora non sitratta di fare una professione di fede aparole, ma di perseverare nella praticadella fede sino alla fine. E’ meglio esserecristiano senza dirlo, che proclamarlosenza esserlo”.

Poi le parole di papa Benedetto:“Cari fratelli e sorelle, il mio augurioche certamente voi tutti condividete, èche la Chiesa in Italia possa ripartire daquesto Convegno come sospinta dallaParola del Signore risorto che ripete atutti e a ciascuno: siate nel mondo dioggi testimoni della mia passione e dellamia risurrezione. In un mondo che cam-bia, il Vangelo non muta”.

Si tratta di parole chiare, disar-manti nella loro semplicità che nellostesso tempo ci provocano e ci chiedonodavvero di metterci in discussione, senzadare nulla per scontato. Possiamo correreil rischio, specialmente noi che siamoimpegnati, in diversi modi, nellapastorale delle nostre parrocchie, di per-dere di vista il senso e la ragione, primaed ultima, del nostro servizio e anche delnostro bisogno di qualificarci nel servi-zio che siamo chiamati a svolgere; laragione prima ed ultima è sempre Gesù,il Signore, morto e risorto per noi e dob-biamo sempre conservare fresca e lucida,dentro di noi, questa ragione.

C’è una parola che a Verona èemersa più volte con forza: discernimen-to; discernere significa scegliere tra tanteopzioni possibili, significa anche metterealla prova le proprie capacità di giudizio,significa, come sempre quando si sce-glie, correre dei rischi. Ciascuno di noi,ogni giorno, nella sua vita personale, nelsuo lavoro, nella sua famiglia, nei piccoligesti quotidiani, sceglie. Ma il credentesa che non è mai solo nella scelta, ilSignore lo guida e lo sostiene con laforza del Suo Spirito; questa voce biso-gna ascoltarla, bisogna cioè mettere inatto tutti quei canali che ci fanno distin-guere la Voce dalle mille voci che riem-piono le nostre giornate: preghiera,sacramenti, direzione spirituale (un’altraparola un po’ in disarmo ultimamente mache a Verona è risuonata più volte come

esigenza di un ritorno all’essenziale dellafede, al bisogno di leggere, con l’aiutodel padre spirituale, la propria vita allaluce di Dio).

C’è anche un discernimentocomunitario che riguarda molto da vici-no noi che spesso con generosità ci met-tiamo a servizio delle nostre comunitànei loro molteplici bisogni. Il discerni-mento comunitario è un esercizio cherichiede pazienza, capacità di ascoltoreciproco, rispetto dei ruoli e dei carismidiversi; solo così si costruisce la comu-nione che è un dono dello Spirito ma cherichiede da parte nostra fatica ed impe-gno.

Mi sembra che il Convegno diVerona sia andato proprio in questa dire-zione. Il cardinale Tettamanzi avevadetto tra l’altro nella sua prolusione:“Non si dà testimonianza cristiana al difuori o contro la comunione ecclesiale”.

E questa testimonianza, ed èquesto il segno più grande di Speranzache ci portiamo nel cuore da Verona, noil’abbiamo vista incarnata: nei Vescovidella nostra Calabria che ogni mattina, inuna parrocchia di Verona, hanno celebra-to con noi e per noi l’Eucarestia edhanno condiviso con noi le fatiche maanche le gioie di quelle giornate in unclima di semplicità e di familiarità che ciha edificati; nella ritrovata unità, speria-mo non episodica, tra esperienze eccle-siali molto diverse ma unite dalla stessafede e dalla stessa passione; nella pre-ghiera condivisa con i fratelli di altreconfessioni cristiane e di altre religioni.

Rinfrancàti da questo vento diSperanza, ripartiamo con la consapevo-lezza che, se è vero che la Chiesa habisogno di noi è vero anche e forsesoprattutto che noi abbiamo bisognodella Chiesa; i santi che a Verona hannoaccompagnato e protetto i nostri lavorisono una prova di questo.

Si tratta adesso di conoscere edelaborare da vicino i documenti che cisono stati proposti a Verona: le relazionidi base (quella del teologo Franco GiulioBrambilla, le relazioni di SavinoPezzotta, di Paola Bignardi, di LorenzoOrnaghi), le relazioni dei 5 àmbiti (affet-tività, fragilità, lavoro e festa, tradizione,cittadinanza) che abbracciano la globa-lità della persona e sui quali si possonoinserire i nostri percorsi di fede, perchéla Speranza cristiana non è astratta maentra nella nostra vita concreta, reale, diogni giorno, dandole un respiro nuovo,uno sguardo di luce sull’oggi che spingeil nostro sguardo oltre gli orizzonti limi-tati della nostra storia personale e comu-nitaria.

Marisa Delfino

ECHI DALECHI DAL CONVEGNO DI CONVEGNO DI VERONAVERONAUNAUNA STRAORDINARIASTRAORDINARIA ESPERIENZAESPERIENZA DI CHIESADI CHIESA

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Una notte di lucea Gebbione

La notte bianca è diventata nel tempo, piac-cia o no, una vera e propria tendenza nelle scelteamministrative di città, paesi, quartieri: un ritosociale che riempie le strade e le piazze con unmix di animazione musicale, gastronomia, shop-ping che attira e coinvolge la popolazione. Cosìper il secondo anno si è ripetuta nella notte tra l’8e il 9 dicembre la festa della notte bianca per lestrade di Gebbione: negozi aperti, maccheroni esalsiccia, balli sociali… e aperta tutta la notteanche la chiesa della Parrocchia di S. Maria delDivin Soccorso.

Parrocchia. Parà-oikia, appunto; nella suaorigine, Casa tra le case degli uomini. Non presen-za altera e indifferente, né complice ammiccantedella vita quotidiana del suo quartiere; ma comu-nità e luogo accogliente, capace di mostrare congioia la Luce vera del Dio fatto uomo per amore diogni uomo. Così la comunità del Soccorso haofferto alla gente della notte bianca una notte diluce, alla presenza di Gesù Eucaristia in adorazio-ne nella cappella del Santissimo. Per fare esperien-za, per dirla con Carretto, della bellezza del silen-zio interiore, che si può fare anche in una città o inun mercato, quando il silenzio viene abitato daCristo. Per dare la possibilità a tutti, non importase di ritorno dagli acquisti o da un mambo, di fer-marsi anche per qualche minuto per essere abitatidalla Sua presenza.

Ed è stato un successo. Dalle 22, quando ilparroco ha esposto il Santissimo per l’ado-razione, fino alle 8 del giorno dopo, tantagente si è alternata nella preghiera perso-nale guidata da alcuni sussidi, o semplice-mente nel silenzio “commentato” da unsottofondo musicale. Giovani, anziani,

famiglie, che hanno fatto quello che chiedeva S.Gaetano Catanoso: far compagnia a Gesù nellaSanta Custodia, non lasciarlo solo, visitarlo noncome un’immagine, ma nella realtà delSacramento, vivo in anima e corpo, sangue e divi-nità. E se la notte di luce, come la notte bianca,non cancellano certo con un colpo di bacchettamagica le sofferenze di un quartiere segnato dagravi problemi di illegalità e disagio sociale, lascelta dell’adorazione notturna ha voluto esprimereun significato preciso: Cristo è sempre presente,nel cuore dell’uomo come nelle speranze di unpopolo, nella luce del giorno come nel buio dellanotte; è l’Essenziale da mostrare con semplicità aquanti cercano un senso, un conforto, persino unriscatto. Una comunità cristiana che vuole esserepresenza incarnata in un territorio ha la possibilità,direi persino il dovere, di esprimere questa realtàin ogni momento della sua vita.

Carmine Gelonese

Insieme Costruiamo la ComunitàP.za S. M. del Divino Soccorso, 1

89129 Reggio CalabriaTel./Fax 0965 55852

[email protected]

Direttore responsabileSalvatore Nunnari

[email protected]

DirettoreGiorgio Costantino

[email protected]

EditingFrancesco [email protected]

Reg. Tribunale di Reggio Calabria n. 1/1976Stampa: Grafica Enotria - C.da Gagliardi, 47 - Gallina (RC)

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PPRROOGGRRAAMMMMAA DDEELLLLEE FFEESSTTIIVVIITTAA’’ NNAATTAALLIIZZIIEE 22000066

CONFESSIONI: - dal 16 al 23 dicembre ogni giorno dalle ore 17 alle 18- Domenica 24 dalle ore 16 alle ore 20

NOVENA DEL SANTO NATALE dal 16 al 24 dicembre:Ore 8: Lodi e Celebrazione eucaristicaOre 17: Adorazione EucaristicaOre 18: Rosario, Novena, Vespri e Celebrazione Eucaristica

DOMENICA 24 DICEMBRE, IV DOMENICA DI AVVENTO, VIGILIA DEL SANTO NATALE:Sante Messe alle ore 8 - 10 - 11,30Ore 23,30: Ufficio delle Letture, Processione al Presepe e Solenne CelebrazioneEucaristica nella Natività di Nostro Signore Gesù Cristo

LUNEDI 25 DICEMBRE, NATALE DEL SIGNORE:Sante Messe alle ore 8,30 - 10 - 11,30 - 18

DOMENICA 31 DICEMBRE, FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA:Sante Messe alle ore 8 - 10 - 11,30 (durante la S. Messa delle 11,30 solenne benedizionedegli sposi e dei fidanzati, rinnovazione delle promesse matrimoniali)Ore 17: Adorazione eucaristicaOre 18: Celebrazione Eucaristica e canto del Te Deum di ringraziamento

LUNEDI 1° GENNAIO, SOLENNITA’ DI MARIA SS. MADRE DI DIO, GIORNATAMONDIALE DELLA PACE:Sante Messe alle ore 8,30 - 10 - 11,30 - 18

SABATO 6 GENNAIO, EPIFANIA DI NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO:Sante Messe alle ore 8 - 10 - 11,30 - 18

DOMENICA 7 GENNAIO, FESTA DEL BATTESIMO DI GESU':Sante Messe alle ore 8 - 10 - 11,30 - 18 (Durante la Messa delle ore 11,30 Celebrazionecomunitaria del Sacramento del Battesimo)

Natale in letizia-GIOVEDI 28 DICEMBRE ORE 19,30, nell'auditorium parrocchiale: CONCERTO di musichenatalizie-VENERDI 29 DICEMBRE ORE 19,30, nell'auditorium parrocchiale: CONCERTO GOSPEL-SABATO 30 DICEMBRE ORE 19,00 - nella Basilica Cattedrale RASSEGNA CORALE DICANTI NATALIZI -SABATO 6 GENNAIO, dopo la Messa delle ore 10,00: distribuzione dei doni della Befana atutti i bimbi. Ore 19,00, nell'auditorium parrocchiale: GRANDE TOMBOLATA con ricchi premi,canti e animazione.

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