Benetton · 2019. 8. 21. · quella con il fotografo Oliviero Toscani,autoredidecinedicam-pagne...

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INTERVISTA ALL’IMPRENDITORE VENETO

La seconda vita di Benetton: cacciatore d’arte

ENDORSEMENT INASPETTATO

Il Papa «vota» Gentiloni. Renzi tremaApprovata anche la linea Minniti sui migranti

MARTEDÌ 12 SETTEMBRE 2017 Anno XLIV - Numero 215 - 1.50 euro*

il GiornaleDAL 1974 CONTRO IL CORO

Lo ius soli è una faccen-da troppo seria per esse-re lasciata agli intellet-

tuali. Per fare danni, bastano eavanzano i politici (i quali pe-raltro tentennano sempre dipiù: anche se per il Pd l’allarga-mento del diritto di cittadinan-za resta una priorità, sembraormai certo un rinvio della di-scussione al Senato). Ma cosìil cittadino rischia di non ave-re alcuna voce nella discussio-ne. È anche per questo che ilGiornale, da oggi, lancia un ap-pello ai lettori - su (...)

L’APPELLO DEL «GIORNALE»

Fermiamo lo «ius soli»Firma contro la sinistra

«Repubblica» spinge per il sì, il governo tentenna

Un’altra turista stuprata da un profugo

di Stenio Solinas

a pagina 10

A 40 ANNI DALLA MORTE

Amori e capricciLa vera Callasdietro la sua voce

IL ROMANZO INEDITO

Così raccontol’Inghilterradel Cinquecento

a pagina 31

OGGI IN AULA LA NUOVA LEGGE SULL’APOLOGIA DI FASCISMO

AL TAR BEN 65 RICORSI

Toghe in guerrasulle nomine CsmCaos nei tribunali

9 771124 883008

70912

Quotidiano diretto da ALESSANDRO SALLUSTI www.ilgiornale.itGISSN 2532-4071 il Giornale (ed. nazionale-online)

*FATTESALVEECCEZIONITERRITORIALI(VEDIGERENZA)

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Un bandomai assegnato dal comune di Livorno da ottan-tamila euro l’anno avrebbe potuto evitare la tragedia. Ma ilproblema in tutto il Paese è la burocrazia che blocca i lavori.Con venti miliardi l’Italia sarebbe in sicurezza ma si preferi-sce spendere solo dopo i disastri.

IL NUBIFRAGIO DI LIVORNO

Annegare di burocraziaBastavano 80mila europer evitare una strage

HannoragioneFran-co Battaglia - che ilettori del Giorna-le conoscono be-

ne - e Franco Prodi, fisico efratellodiRomano, che ridico-lizzano questa «fesseria»dell’Italia tropicale. L’uomoha le sue responsabilità, maandarle a rintracciare nel «ri-scaldamento globale», è co-me accusare il signor Kalash-nikovdell’ultima stragedima-fia. Ci sono tre contraddizionievidenti.1. In Florida è arrivato un

uragano potentissimo. Ecce-zionale,ma non unico. Al suoculmine ha provocato tremorti (il dato ovviamente po-trebbe aggravarsi). Tutti perincidenti stradali. I dannima-teriali saranno ingenti. Ma,con il rispetto delle vittime, sitratta di una gestione ottimadiunevento atteso.Nelle stes-se ore, un fenomenoatmosfe-ricomoltopiùblandohaucci-soaLivorno settepersone. Ra-zionalmente possiamo solodire che la natura è forte, spie-tata, ma che l’uomo, se si at-trezza, può cercare di resiste-re. Aggrapparsi ai cambia-menti climatici per scusare ledeficienze organizzative e po-litiche è vigliacco.2. L’uragano Irma doveva

colpire la costa est della Flori-da (Miami per intenderci)con maggiore forza rispetto aquella ovest. È avvenuto ilcontrario. In Liguria, dove hapiovuto senza drammi, si pre-vedeva un codice rosso e a Li-vorno, dove è avvenuta la tra-

gedia, l’allerta era inferiore.Come ci ha spiegato Zichichisu questo Giornale, le previ-sioni climatiche a dieci annidevono risolvere tantedi quel-le variabili che sono impossi-bili. Persino le previsioni me-teo a poche ore sono impreci-se. Non ci dicono i litri esattidi pioggia, la temperatura alcentesimoe financo l’avverar-si del temporale stesso. Nonpossiamo prevedere il tempodi domani al centesimo, mala temperatura del globo tradieci anni? E proprio su que-ste previsioni futuribili (consi-derate un dogma religioso) cifanno sentire in colpa oggi.3. Molto si è scritto della

follia di costruire sul greto delfiume, sulla chiusura del tor-rente, sull’edificazione in zo-ne sbagliate. Tutto vero. Machi lo sostiene hamai fatto unsalto a Miami beach? Si ren-dono conto dove l’uomo si èazzardato a costruire gratta-cieli di quaranta piani? Nonesiste posto al mondo, forseManhattan, in cui è più evi-dente la forza presuntuosadell’uomo che con la suascienzahavoluto sfidare lana-tura. Il problema non è Irma,non sono le strade allagate,ma l’esistenza di Miami bea-ch. E sentire le signore barri-cate nei loro attici milionari,vista oceano, denunciaredall’alto del loro «abuso edili-zio legalizzato» che la situazio-ne in cui si trovano è colpadel riscaldamento globale faridere, se non facesse piange-re per la sua ipocrisia.

AMBIENTE E SICUREZZA

LE TRE GRANDI BUGIE

di Nicola Porro

di Luigi Mascheroni

Il diritto alla liberamani-festazione del pensieroè sancito dall’articolo

21 della nostra Costituzio-ne. Ma per l’onorevoleEmanuele Fiano, primo fir-matario della legge che por-ta il suo nome e ora in di-scussione alla Camera, c’èun pensiero, quello fasci-sta, che non è lecito pensa-re e quindi va punito. Dasei mesi a due anni. Fasci-sti in galera suonerà più ras-sicurante dei Fascisti suMarte, ma sfugge all’onore-vole Fiano che se c’è un fa-scista in questa storia (...)

MEMORIAIMBAVAGLIATA

Un bustodel Duce

Chi posta una foto così finisce in galera

Raccontano che a Cernobbio il premier Paolo Gentiloni sisia dimenticato di citare Matteo Renzi. Ieri un’altra amnesiadopo i dati Istat sulla produzione industriale (+4,4%): «Solouno o due anni fa li avremmo considerati impossibili daraggiungere». E ieri è arrivata anche la «benedizione» delPapa al premier («bene la linea del governo su migranti eLibia»). Adesso il leader Pd che sogna Palazzo Chigi trema.

Antonio Signorini

L uciano Benetton, classe 1935, si rac-conta a tutto tondo, dal business della

moda alla passione per i viaggi. «Nella miaseconda vita imprenditoriale vado a cac-cia di nuovi Picasso. Fu Kandinskij a farmiscoprire i colori. Ho sempre consideratol’arte un abbinamento cromatico». E «sedovessi lasciare Treviso, andrei a viverenell’oceano Pacifico...».

Piera Anna Franini

segue a pagina 14servizi a pagina 17

alle pagine 32-33

Giovanni Gavazzenie Paolo Scotti

di Ken Follett

alle pagine 28-29

Forse Nogarin pensavache l'allerta Arancionefosse una furbata di Pi-sapia. Ops

Deminimis

segue a pagina 13Borgia a pagina 13

servizi da pagina 2 a pagina 6

a pagina 12

Stefano Zurlo

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Martedì 12 settembre 2017 il GiornaleCONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

di Piera Anna Franini

Luciano Benetton è un concen-trato di energia. Parlano gli oc-chi, d’un azzurro penetrante,

pronti ad accendersi quando illustrai progetti a cui sta lavorando. È ilcapitano che ha consegnato le chia-vi dell’azienda ma ancora vi appar-tiene: siede nel cda di Edizione, lacassaforte di famiglia ed è presiden-te di Fondazione Benetton Studi Ri-cerche.Ha sempre un piede nel futuro, se-

condo un’attitudine che è stata lachiave del successo. Non per nulla,arriva (puntualissimo) all’appunta-mento nella trevigiana Fabrica, il ca-talizzatore di creativi nella galassiaBenetton, alla guida di una Tesla,parcheggiata nell’area dipendenti eacquistata in leasing. «Sono i primimodelli, non possono che migliora-re. Aspetto il prossimo, quindi è me-glio un leasing», spiega il capostipitedell’impero di Ponzano, primo dei 4fratelli che cavalcarono l’onda delsuccesso del maglioncino colorato,democratico, accessibile a tutti.Nell’operosa Treviso, tutti assieme,affrontarono la foresta sconosciutadell’imprenditoria italiana, parten-do dal nulla. Luciano, primogenitodi Leone, noleggiatore di automobilie biciclette, è rimasto orfano a 10anni e il tuffo nel mondo del lavoro èstato immediato. È partito comecommesso in un negozio di stoffe enel frattempo creava un laboratoriotessile. Che cresceva coinvolgendol’intera famiglia, compresi i fratellipiù piccoli, fino alla creazione di unmarchio diventato famoso in tutto ilmondo grazie anche alla divisionenetta di ruoli: Luciano il creativo eGilberto l’uomo dei numeri.Siete partiti negli anni delmiraco-lo economico, dell’energia edell’ottimismo. Oggi è tutto piùgrigio…«Un tempo, negli anni Sessan-

ta-Settanta, il campo era più picco-lo. La competizione si faceva a livel-lo nazionale. Poi abbiamo capitoche l’offerta dei mercati era semprepiù ampia, quindi abbiamo guarda-to oltre i confini. Diciamo che lavo-rando con la moda è stato un giocoabbastanza facile».Ora invece?«La moda è nata e si è sviluppava

in Europa ma oggi si produce tantoin Asia. E comunque l’interesse perla moda è diminuito. Semmai a cre-scere è quello per i viaggi».Proprio da questa passione, na-sce l’ultimo progetto dedicatoall’arte contemporanea, ImagoMundi. In dieci anni ha coinvoltopiù di ventimila artisti provenien-ti da 140 Paesi producendo 140collezioni. Com’è nata l’idea?«Una decina d’anni fa ero in Suda-

merica e mi erano piaciute le operedi un artista. Gli chiesi un bigliettoda visita e lui mi fece avere una teladi 10 x 12 centimetri. Mi piacque ilgesto, quella forma di gentilezza.Non era un biglietto da visita qualun-que, non avrei mai avuto il coraggiodi gettarlo nel cestino. Per la veritàne arrivarono altri. Mi misi in moto.Non potevo mettere tutto questo insoffitta. Pensai a un catalogo e coin-volsi Skira. Quindi iniziammo a pro-durre cataloghi in proprio, a creare

un sito, mostre di tele di questo for-mato».Il 29 agosto, nel Palazzo Loredandi Venezia, avete inaugurato«Great and north», una mostradedicata all’arte del Nord Ameri-ca: 700 artisti raccontano le cultu-re e i paesaggi dei popoli che vivo-no tra il Canada e gli Stati Uniti.Come vengono selezionati?«Mi affido a specialisti nella scelta

dei professionisti da coinvolgere. Esoprattutto non esprimo preferenze.Non voglio che si creino tensioni fragli artisti».Alcuni lavori provengono da Pae-si o popolazioni off limits…«È proprio il caso di questa mo-

stra, o almeno in parte. Pensi cheper incontrare gli artisti, la curatriceha dovuto prendere gli aerei dei cac-ciatori di foche, gli unici mezzi perraggiungere certi luoghi estremi delNord America».Con Imago Mundi, lancia la for-mula del collezionista commit-tente di un progetto no profit:agli artisti offrite cataloghi, mo-stre, contatti. Però c’è chi criticail fatto che l’artista non venga re-munerato. Cosa replica?«Prima di tutto, non è propriamen-

te no profit. L’operazione è impegna-tiva da un punto di vista finanziario,me ne occupo io».Però l’opera d’arte non viene quo-

tata, comprese quelle di Christoo Zaha Hadid...«Però creiamo i presupposti di un

mercato d’arte. Ci sono aree delmondo, come l’Europa, dove gli arti-sti possono contare su galleristi, spa-zi espositivi, infrastrutture. Ma sonotanti i Paesi che non dispongono dinulla. Noi offriamo visibilità, oppor-tunità, inseriamo nomi sconosciutiin un contesto di artisti di richiamo.Sarà il mercato poi a dare le rispo-ste, a quotare. Spero che fra i milleartisti che stiamoportando alla ribal-ta usciranno dei Picasso».Lei ha contribuito a colorare ilmondo. Trova più colore in que-sta sua seconda vita professiona-

le, damecenate e promotore d’ar-te o in quella precedente da im-prenditore puro?«Umanamente c’è ancora più colo-

re in quest’ultima, non v’è dubbio.Gran parte dei contatti precedentidura tutt’oggi, è stata un’esperienzagratificante».Fra le relazioni tutt’ora vive, c’èquella con il fotografo OlivieroToscani, autore di decine di cam-pagne pubblicitarie dell’azienda.«Certo. Mi manda anche il suo vi-

no e olio».Nel frattempo anche lei è diventa-to produttore di vino…«Mi sono reso conto del vino a

scoppio ritardato. C’erano delle viti

«Nella mia seconda vitavado a caccia di nuovi Picasso»

Iniziò l’avventura imprenditoriale grazie a Kandinskij: «Mi ha fattoscoprire i colori». «Oggi l’Italia non sa guardare al futuro»

LucianoBenetton

L’INTERVISTA

Per informazioni e prenotazioni: Passatempo, tel. 035/403530; [email protected]

IRLANDALE MERAVIGLIE DI DUBLINO

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29Martedì 12 settembre 2017 il Giornale CONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

accanto al mio ufficio, nella Villa Mi-nelli. Tenute benissimo. Pensavoche si ricavasse vino per la mensa.Mi informai, e mi spiegarono cheno, in mensa non si beve e chequell’uva si vendeva. Feci fare un’in-dagine per capire che tipo di vinoavremmo potuto produrre. L’esitoera positivo. Così partì anche quellaavventura».Cosa troviamo dell’esperienzaBenetton in Imago Mundi?«Imago Mundi si realizza grazie ai

rapporti che ho costruito nella miaprecedente vita professionale. Sen-za certi contatti non sarei mai potu-to arrivare in alcuni luoghi».Per esempio?«Nella Corea del Nord. Ci andai

partendo da Pechino. All’epoca eroPresidente Benetton quindi fu piùsemplice ottenere un visto: da parteloro potevano esserci interessi com-merciali».Impressioni?«Mi imbattei in un Paese molto ar-

retrato, fermamente deciso a noncollaborare con la Corea del Sud. Daun punto di vista economico, risolve-rebbero il problema in un giorno seannullassero la cortina di ferro. Im-maginiamo cosa potrebbe nasceredalla fusione tra conoscenza deimercati, tecnologia avanzata della

Corea del Sud con l’ampia disponibi-lità di persone della Corea del Nord.Un Paese unificato sarebbe così po-tente da disturbare, però, la Cina…».Il suo obiettivo è proprio quellodi far dialogare diverse culture.«In febbraio abbiamo partecipato

alla Biennale del Mediterraneo, a Pa-lermo. Sono venuti ambasciatori esindaci di varie città, hanno aderito21 Paesi. Lì, senza i freni e le inibizio-ni che si creano nel mondo della po-litica, tutti dialogavano con normali-tà, gli angoli si sono smussati. La cul-tura favorisce proprio questo: il dia-logo. È la ragione per cui credo inquesto progetto».Prossimi passi?«Presto verrà inaugurato un cen-

tro espositivo a Treviso, proprio da-vanti al Duomo, vicino allo stabile diEdizione. Abbiamo restaurato un an-tico carcere asburgico. Sarà la sededi Imago Mundi, creeremo mostre,laboratori per giovani, collaborere-mo con le scuole. Le mostre tradizio-nali sono molto laboriose. Pensia-mo a formule più snelle. I giovani siaffidano a nuovi strumenti, anche lemostre devono innovarsi».A proposito di giovani. Quandoscoprì la passione per il colore?«Scoprii l’interesse alla fine degli

anni Cinquanta, tutto partì con Kan-

diskij. La mostra di quel genio delcolore aveva messo qualcosa dentrodi me. Ho sempre considerato l’arteanzitutto come abbinamento armo-nioso di tinte diverse, poi notai chela gente si soffermava sugli abbina-menti cromatici e si informava sudove era stato acquistato quel deter-minato indumento con quel deter-minato colore. Capii che potevamopartire da lì».Era un adolescente quando creòil primo laboratorio Benetton.Ora vi sono trentenni che vivonocon papà e mamma…«La colpa è dei genitori. Non mi

piace l’atteggiamento di difesa deifigli. Andrebbe pensato un rapportopiù costruttivo. È inutile nasconderele difficoltà, semmai andrebberomesse in evidenza, bisognerebbe far-le nascere in case anziché negarle.La famiglia è l’ambito giusto doveallenare un figlio ad affrontare i pro-blemi. Il mondo esterno è più aggres-sivo. Secondo me i ragazzi andrebbe-ro allenati anche nella gestione deldenaro».Ha qualche idea?«Perché non affidare a un figlio la

gestione del budget di famiglia? Po-trebbe esercitarsi a controllare le en-trate e le uscite, suggerendo idee ge-stionali».

Tutte cose che lei suggerisce aifigli per i nipoti?«No no, io ne sto fuori. Non voglio

interferire».Pare che anche i suoi figli abbia-no optato per una linea educati-va non proprio morbida.«Credo di sì. Un nipote è appena

tornato dal Nepal. È andato con alcu-ne associazioni di volontari, so che iragazzi devono arrangiarsi a fare tut-to, a mangiare quel che c’è. Devonosapere sopravvivere, insomma».Questi allenamenti e rodaggi, leili fece già in Italia. Cosa pensaquando la mente va agli anni digioventù?«Ora tanti ragazzi, i miei nipoti

compresi, vanno a studiare all’este-ro poco più che bambini, prestissi-mo fanno viaggi importanti coi geni-tori. Io ero un ragazzo di campagna.All’epoca non esisteva una serie dicose. Dovevamo far girare il cervelloper cercare e scoprire, nessuno ciproponeva nulla, nessuno stimolo.Oggi i ragazzi si misurano con tanteopportunità. Però insisto: noi erava-mo più allenati di loro a scovare, apensare e ad applicare».Lei è un appassionato di viaggi. Aun certo punto ha deciso di fare ilgiro delmondo a bordo dellamiti-ca barca Tribù…«Ho sempre viaggiato tanto. Viag-

gi di lavoro, però, legati alla concre-tezza degli affari. Così nel 2006 ini-ziai il viaggio del mondo, lo terminainel 2012. Un’esperienza indimenti-cabile. Arrivare a Buenos Aires, aNew York o a Chicago in barca è unqualcosa di unico, senti che le cittàdi accolgono, entri dalla porta princi-pale, vai direttamente nel loro cuo-re».E l’azienda nel frattempo? Sei an-ni sono lunghi.«Ritornavo sempre anche a Trevi-

so, facevo un po’ di barca e poi tra-sferimenti interni, e annessi viaggid’affari».Qualche inghippo?«Per la verità pochi problemi e tut-

ti risolvibili. Nessun incidente in-somma. Purtroppo mi rimane il ram-marico di non essere riuscito ad an-dare da San Pietroburgo a Mosca.Era possibile in teoria, ma di fattochiudevano i ponti il fine settimana,includendovi anche il venerdì. Poiinterrompevano per eccesso di cal-do, o altro. Era tutto così complicatoche rinunciammo».Come vede l’Italia di oggi?«È un Paese con tanta storia e tra-

dizione, siamo uno di quei popoliche ha avuto successo, molti anni fa,diciamo pure cinque secoli fa. Ades-so, però, di questo abusiamo. Do-vremmo guardare di più al futuro.Quando leggi che a Ischia sono statepresentate 27mila pratiche di condo-no, capisci che qualcosa non funzio-na. Ci sono attitudini che vanno cor-rette. Il tutto è frutto di sessant’annidi cattiva gestione? Mettiamoci unapezza e risolviamo il problema, an-diamo avanti».Lei è legatissimo alla sua Treviso.Ma in quale altro luogo si senti-rebbe a casa?«Nell’oceano Pacifico. Mi piace

quel clima, e la natura: così sempli-ce. Così normale. Ecco se propriodovessi lasciare Treviso, andrei daquelle parti».

Ho sempreconsiderato l’arte unabbinamentocromatico

I ragazzi devonoessere allenatiad affrontarele difficoltà

Da giovanidovevamo far girareil cervello, nessunoci regalava nulla

Ho fatto il girodel mondo, hopassato seianni in barca

L’AMICOOlivieroToscani èstato l’amicodi una vita,oltre cheautore dimoltecampagnepubblicitariedi successodel gruppo:«Mi mandain regalo ilsuo vino e ilsuo olio»

Se dovessilasciare Trevisoandrei a viverenell’oceano Pacifico

I FIGLIBenetton èpadre diquattro figli(nella fotoAlessandrocon la moglieDeborahCompagnoni)Suggerimentisu comeeducare inipoti?«Nessuno,non vogliointerferire»

N ato nel 1935 aTreviso, Luciano

Benetton ha iniziatonel 1965, insieme aifratelli Giuliana, Gil-berto e Carlo, l'attivi-tà di Benetton Group,società oggi presentenei principali mercatidel mondo con oltreseimila punti vendita.Siede nel consiglio diamministrazione diEdizione, la holding fi-nanziaria di fami-glia. È stato anche se-natore nella XI Legi-slatura, dal 1992 al1994, eletto nelle filedel Partito repubblica-no italiano.Ha cinque figli:

Mauro, Alessandro,Rossella e Rocco, natidal suo matrimoniocon Maria TeresaMaestri, e di Brando,nato dalla sua relazio-ne con l'imprenditriceMarina Salamon.Oggi si dedica all’ar-

te. La Fondazione Be-netton Studi Ricercheha sviluppato la colle-zione Imago Mundi,progetto culturale noprofit che guarda ainuovi orizzontidell’arte mondiale.

chi è✒

GLI ARTISTIBenetton hacreato ImagoMundi, unprogettosull’artemoderna:«Vogliamoaiutare gliartisti chevivono inPaesi che nonhanno nulla»Nella fotoalcune opereesposte

3° Partenza da Milano e Roma venerdì 13 ottobre e rientro lunedì 16 ottobre 2017

Quattro giorni alla scoperta degli splendori di una moderna capitale europea ricchissima di storia e cultura: dai celti ai vichinghi, dai normanni agli inglesi fi no alla Repubblica. Visiteremo con guide esperte palazzi, teatri, cattedrali, musei, mercati, castelli e giardini. Ma non solo. Raggiungeremo anche Howth (pittoresco villaggio di pescatori) e Malahide (uno dei castelli più antichi d’Irlanda). Accompagnati nel viaggio dal giornalista caporedattore Angelo Allegri e da Stefano Passaquindici. Pernotteremo in un hotel 4 stelle, al prezzo speciale riservato di 1.090 euro a persona in mezza pensio-ne, escursioni, ingressi, tasse e assicurazioni incluse.

GRANDE SUCCESSO!