Benedict Mason Matteo D’Amico Luca Lombardi Pascal...

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rainuovamusica 2008 Venerdì 1 febbraio 2008 ore 20.30 Auditorium Rai Arturo Toscanini - Torino FRANCK OLLU direttore ISOLDE SIEBERT soprano Benedict Mason Matteo D’Amico Luca Lombardi Pascal Dusapin

Transcript of Benedict Mason Matteo D’Amico Luca Lombardi Pascal...

rainuovamusica2008

Venerdì 1 febbraio 2008 ore 20.30Auditorium Rai Arturo Toscanini - Torino

FRANCK OLLU direttoreISOLDE SIEBERT soprano

Benedict MasonMatteo D’AmicoLuca LombardiPascal Dusapin

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redazione Paolo Cairoli - Andrea Malvano

7° concertoVenerdì 1 febbraio 2008 - ore 20,30

FRANCK OLLU direttoreISOLDE SIEBERT soprano

Benedict Mason (1954)Lighthouses of England and Wales (1987)per orchestra

Matteo D’Amico (1955)Ira (2007)per soprano e orchestra, su testi di N. Tate, Racine e Ovidion. 1 No, Faithless Mann. 2 Oh toi, qui vois la honten. 3 Vallis erat piceis

(prima esecuzione assoluta – commissione OSN Rai)

Luca Lombardi (1945)Terra (2007)per grande orchestra(prima esecuzione assoluta – commissione OSN Rai)

Pascal Dusapin (1955)Reverso. Solo n. 6 (2005/2006)per orchestra(prima esecuzione italiana)

Benedict Mason Lighthouses of England and Walesper orchestra

Data di composizione: 1987

Prima esecuzione: Londra, BBC Maida Vale Studio 1, 28 aprile 1989

Interpreti della prima esecuzione: BBC Symphony Orchestra, OliverKnussen (direttore)

Durata: 15’ circa

Editore: Chester Music / Casa Ricordi

Lighthouses of England and Wales è un tour guidato attraverso i piùimportanti fari inglesi e gallesi, dal Solway Firth alle Farne Islands,alcuni dei quali sono stati analizzati “sul campo”: fari ritratti nella lorosolitudine, in rotazione, con anticipazioni sonore e déjà vu di altreimmagini. […] Durante l’estate del 1987 ho visitato tutti i principali fari del TrinityHouse. Ho lavorato in loco e da differenti punti panoramici, rilevandol’interazione dei loro modelli con segnali luminosi meno intensi o piùdistanti. Ho lavorato interamente su intenzioni oggettive, e non eroaffatto influenzato dalle nozioni romantiche di paesaggio marino eacquatico (che sono giunte solo più tardi sul mio tavolo, quando hoadottato tali immagini in un contesto più ironico). Ho provato aesaminare nozioni di orchestrazione ispirate a raffigurazioniclimatiche, mare e fenomeni naturali a confronto con le nostre rispostecondizionate da tali approssimazioni musicali. Raffigurazioni precisedel clima erano importanti. Ho lavorato in tutte le condizioni e mi sonospostato durante le ore diurne. Ho tentato di rendere la gradazione. Un faro distante è il più dolcesegnale all’orizzonte; da vicino è un enorme fascio in movimento chescorre oscillando, che appare accelerando, come se venisse verso di tee rallentasse dopo che è passato. Questo è tradotto in suono nellamaniera più letterale: quando il direttore fa un gesto curvo semicircolaresopra all’orchestra, mette i musicisti in una situazione di effetto dominonon appena il braccio supera la linea visiva. Questa luce silenziosa era misteriosa per me, soprattutto per il modometronomico e dinamico in cui il faro si comportava. Tradurre la luce insuono su molti livelli simultanei era anche una sfida di orchestrazione.Nella mia testa sentivo la possibilità di scrivere un brano in grado di

rappresentare un modello di questa costa insulare, la dimensione diuna sala da concerto nella quale tutti i fari si illuminano in un solotempo e possono essere visti e ascoltati simultaneamente. È come seuno si muovesse in una rapido viaggio attraverso una serie di luoghidifferenti, rimanendo però sempre nello stesso punto.

Benedict Mason

Benedict Mason ha studiato al King’s College e al Royal College of Art diLondra, specializzandosi in cinematografia. Ha cominciato a dedicarsialla composizione intorno ai trent’anni, ottenendo subito riconoscimentiimportanti: Hinterstoisser Traverse ha vinto il Premio «Guido d’Arezzo»e Lighthouses of England and Wales nel 1988 ha vinto il Premio«Benjamin Britten». I lavori degli anni Novanta mostrano una notevolecrescita di interesse per la poliritmia: in particolare il Doppio concertoe Animals and the Origins of Dance, un brano composto da dodici danzepolimetriche di novanta secondi. Un aspetto caratteristico della musicadi Mason riguarda la dimensione spaziale, analizzata a fondo nella serieintitolata European Concert Halls. Recentemente per le Editions Saint Hippolyte di Parigi è statapubblicata una monografia dedicata alle ricerche sonore di Mason.

Matteo D’Amico Iraper soprano e orchestra, su testi di N. Tate, Racine e Ovidio

Data di composizione: 2007

Commissione: Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

Prima esecuzione assoluta

Durata : 17’ circa

Editore : Casa Ricordi

Ira è diviso in tre parti, ciascuna delle quali basata su testi di autoridifferenti. Il tema che le accomuna è l’ira, osservata attraverso trediverse psicologie femminili, tre diverse situazioni, che hanno perprotagoniste una figura mitologica e due personaggi letterari. Il primobrano è tratto dal libretto di Nahum Tate per l’opera Dido and Aeneas(1689) di Henry Purcell. In Didone il sentimento negativo per l’amoredeluso si risolve in una reazione contro se stessa, nel suicidio. Laseconda sezione è invece incentrata sulla terribile invocazione di Fedra(dalla tragedia di Jean Racine, 1677) alla dea Afrodite, alla qualechiede vendetta contro Ippolito che l’ha respinta. L’amor proprio feritoscatena una reazione violenta, questa volta contro l’oggetto di unamore non ricambiato. La terza parte, infine, è tratta dalle Metamorfosidi Ovidio: Artemide (Diana) viene sorpresa nuda da Atteone, il qualeinterrompe la caccia affascinato dalla sua incantevole bellezza. Offesadalla violazione della propria intimità, la dea si vendica trasformandoloin un cervo e i cani, scambiandolo per una preda, lo sbranano. Lamusica, che si avvale di un’orchestra di dimensioni classiche, lontanada ogni gigantismo sonoro, attraversa le diverse situazioni emotivevissute dalle tre eroine seguendo un itinerario di costanteintensificazione espressiva. Se nel primo brano lo struggimento diDidone è reso, quasi per antitesi, con atmosfere musicali spesso algidee controllate, già con la violenta invettiva di Fedra le figure acquistanoun diverso e più tangibile spessore, per liberarsi poi icasticamentedietro alla sfrenata fantasia coloristica delle immagini sapientementeevocate dai versi di Ovidio.

Matteo D’Amico è nato a Roma nel 1955 e ha compiuto gli studi musicalinella sua città sotto la guida di Barbara Giuranna, Guido Turchi, IrmaRavinale e Franco Donatoni. Ha ricevuto commissioni da enti qualil’Orchestra della Rai di Roma, l’Arena di Verona, il Maggio MusicaleFiorentino, l’Accademia di S.Cecilia, il Teatro Massimo di Palermo, laMuseums-gesellschaft Orchester di Francoforte, l’AccademiaFilarmonica Romana. La sua opera si rivolge soprattutto all’esplorazionedei rapporti fra musica, poesia, teatro e danza: da ricordare in tal sensoi cicli di lavori sulle opere di Stéphane Mallarmé (L’Azur, 1988,Monologue d’un phaune, 1989, Sonnets et rondels, 1993), TorquatoTasso (Rime notturne, 1994, Rime d’amore, 1998, eseguito sotto ladirezione di Giuseppe Sinopoli) e W. H. Auden (The Entertainment ofthe Senses, 2005; Auden Cabaret, segnalata al Prix Italia 2006). Tra i lavori che ha composto più recentemente per il teatro musicale siannoverano: La finestra su Kensington Gardens (2000), Dalle due alletre (2003), Dannata epicurea (2004), Lavinia fuggita (2004) L’alberodi Ippolito (2006). Ha collaborato con coreografi come FabrizioMonteverde, Evgheni Polyakov e Robert North; nell’ambito della musicasacra ha scritto i due mottetti Attende Domine e Jubilate Deo (1991), ilSanctus all’interno del Requiem per le vittime della mafia del 1993, elo Stabat Mater su testi sacri e di Vincenzo Consolo (1999). Dal 1997 al 2000 è stato Direttore artistico dell’Accademia FilarmonicaRomana, e dal 2000 al 2002 Direttore artistico del Teatro Comunale diBologna. Dal 2006 è titolare della cattedra di Composizione presso ilConservatorio S. Cecilia di Roma. Dal 2006 è Accademico di S.Cecilia.

IraTre arie per soprano e orchestrasu testi poetici di N. Tate, Racine e Ovidio

I Nahum Tate, Dido and Aeneas, Atto terzo, Finale

No, faithless man, thy course pursue, I’m now resolv’d as well as youNo repentance shall reclaimThe injur’d Dido’s slighted flame,For ‘tis enough, what-e’er you now decree,That you had once a thought of leaving me.[…]Away, away!No, no, away,To Death I’ll fly if longer you delay. Away, away![…]But Death, alas! I cannot shun;Death must come when he is gone.[…]More I would, but Death invades meDeath is now a welcome guest.

II Jean Racine, Phèdre, Atto terzo, scena seconda

O toi, qui vois la honte où je suis descendue, Implacable Vénus, suis-je assez confondue! Tu ne saurais plus loin pousser ta cruauté. Ton triomphe est parfait; tous tes traits ont porté. Cruelle, si tu veux une gloire nouvelle, Attaque un ennemi qui te soit plus rebelle.Hippolyte te fuit; et, bravant ton courroux, Jamais à tes autels n’a flechi les genoux; Ton nom semble offenser ses superbes oreilles:Déesse, venge-toi; nos causes sont paréilles.

III Ovidio, Metamorfosi, Libro III, vv. 155 sgg.

Vallis erat piceis et acuta densa cupressu, et acuta densa cupressu, nomine Gargaphie, succintae sacra Dianae, cuius in extremo est antrum nemorale recessu. […]

IraTre arie per soprano e orchestrasu testi poetici di N. Tate, Racine e Ovidio

I Nahum Tate, Dido and Aeneas, Atto terzo, Finale

No, sleale, prosegui per la tua via,Ora io sono risoluta come te.Nessun pentimento ridesteràL’amore disdegnato nell’offesa Didone,Ché, qualunque sia ora la tua decisione,Mi basta che una sola volta hai meditato di lasciarmi.[…]Via, via!No, no, via,Correrò alla morte se tu ancor indugi.Via, via![…]Ma la morte, ahimè! Non posso evitarla:La morte deve giungere quando egli è partito.[…]Di più vorrei, ma la morte mi assale;Ora la Morte è un’ospite gradita.

II Jean Racine, Phèdre, Atto terzo, scena seconda

O tu, che vedi l’umiliazione nella quale sono caduta,Implacabile Venere, sono davvero confusa!Tu non saresti in grado di spingere oltre la tua crudeltà.Il tuo trionfo è perfetto; tutti hanno portato i tuoi dardi.Crudele, se tu vuoi una nuova gloria,Attacca un nemico che ti sia più ribelle.Ippolito ti fugge; e, sfidando il tuo corruccio,Non ha mai piegato le ginocchia al tuo altare;Il tuo nome sembra offendere le sue superbe orecchie:Dea, vendicati; le nostre cause sono tali.

III Ovidio, Metamorfosi, Libro III, vv. 155 sgg.

C'era una valle coperta di pini e sottili cipressi,chiamata Gargafia, sacra a Diana dalle vesti succinte,nei cui recessi in fondo al bosco si trovava un antro incontaminato. […]

Hic dea silvarum venatu fessa solebatvirgineos artus liquido perfundere rore.Dumque ibi perluitur solita Titania lympha, ecce nepos Cadmi dilata parte laborum per nemus ignotum non certis passibus erranspervenit in lucum: sic illum fata ferebant.Qui color infectis adversi solis ab ictu nubibus esse solet aut purpureae Aurorae,is fuit in vultu visae sine veste Dianae;“Nunc tibi me posito visam velamine narres,si poteris narrare, licet!”. Nec plura minatadat sparso capiti vivacis cornua cervi, dat spatium collo summasque cacuminat aures,cum pedibusque manus, cum longis bracchia mutatcruribus et velat maculoso vellere corpus.Additus et pavor est. Fugit Autonoeïus heros et se tam celerem cursu miratur in ipso.Ut vero vultus et cornua vidit in unda, “Me miserum!” dicturus erat: vox nulla secuta est;ingemuit: vox illa fuit, lacrimaeque per oranon sua fluxerunt; mens tantum pristina mansit.[…]Ille fugit, per quae fuerat loca saepe secutus, heu famulos fugit ipse suos! Clamare libebat:«Actaeon ego sum, dominum cognoscite vestrum?».Verba animo desunt: resonat latratibus aether.Iam loca vulneribus desunt. Gemit ille, sonumque,etsi non hominis, quem non tamen edere possitcervus, habet, maestisque replet iuga nota querelliset genibus pronis supplex similisque roganticircumfert tacitos tamquam sua bracchia vultus.At comites rapidum solitis hortatibus agmenignari instigant, oculisque Actaeona quaerunt et velut absentem certatim Actaeona clamant(ad nomen caput ille refert) et abesse queruntur nec capere oblatae segnem spectacula praedae.Vellet abesse quidam, sed adest; velletque videre,non etiam sentire canum fera facta suorum.Undique circumstant mersisque in corpore rostris dilacerant falsi dominum sub imagine cervi,nec nisi finita per plurima vulnera vitaira pharetratae fertur satiata Dianae.

Qui veniva, quand'era stanca di cacciare, la dea delle selveper rinfrescare il suo corpo di vergine in acque sorgive.Mentre Diana si bagnava così alla sua solita fonte,ecco che il nipote di Cadmo, prima di riprendere la caccia,vagando a caso per quel bosco che non conosceva,arrivò in quel sacro recesso: qui lo condusse il destino.Quel colore purpureo che assumono le nubi se controsi riflette il sole, o che possiede l'aurora,quello apparve sul volto di Diana sorpresa senza veste;«Ed ora racconta d'avermi vista senza veli,se sei in grado di farlo!». Senza altre minacce,sul suo capo gocciolante impose corna di cervo adulto,gli allungò il collo, gli appuntì in cima le orecchie,gli mutò le mani in piedi, le braccia in lunghe zampe,e gli ammantò il corpo di un vello a chiazze.Gli infuse in più la timidezza. Via fuggì l'eroe, figlio di Autònoe,e mentre fuggiva si stupì d'essere così veloce. Quandopoi vide in uno specchio d'acqua il proprio aspetto con le corna,«Povero me!» stava per dire: nemmeno un fil di voce gli uscì.Emise un gemito: quella fu la sua voce, e lacrime gli scorserosu quel volto non suo; solo lo spirito di un tempo gli rimase.[…]Lui fugge, per quei luoghi dove un tempo li aveva seguiti,ahimè lui fugge i suoi stessi fedeli. Vorrebbe gridare:«Sono Attèone! Non riconoscete più il vostro padrone?».Vorrebbe, ma gli manca la parola. E il cielo è pieno di latrati.Ormai non c'è più luogo per altre ferite. E geme,ma con voce che, se non è umana, neanche un cervoemetterebbe, e riempie quei gioghi di lugubri lamentiin ginocchio, supplicando come chi prega,volge intorno muti sguardi quasi fossero braccia.I suoi compagni intanto con gli sproni di sempre aizzano ignariil branco infuriato e cercano Attèone con gli occhi,poi, come se fosse lontano, «Attèone» gridano a gara(al suo nome lui gira il capo) e si lamentano che non ci sia,che per pigrizia si perda lo spettacolo offerto dalla preda.Certo lui vorrebbe non esserci, ma c'è; vorrebbe assisteresenza dover subire la ferocia dei suoi cani. Ma quei canida ogni parte l'attorniano e, affondando le zanne nel corpo,sbranano il loro padrone sotto il simulacro di un cervo,e si dice che l'ira della bellicosa Diana non fu sazia,finché per le innumerevoli ferite non finì la sua vita.

Luca Lombardi Terraper grande orchestra

Data di composizione: 2007

Commissione: Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai

Prima esecuzione assoluta

Dedica: a Luigi Taglioni, editore, amico e interlocutore prezioso

Durata: 22’ circa

Editore: Rai Trade

Luca Lombardi (che ha appena presentato l’ultima sua creazione, BremerTrio, a Brema, nell’esecuzione del Lombardi Trio, un ensemble a luiintitolato) ama definirsi ‘un compositore europeo’: «Per ragioni biografiche(la frequentazione della Scuola tedesca a Roma), sono di formazione siaitaliana che tedesca, ma preferisco pensare a me stesso come a uncompositore europeo. Sono felice di vivere in un’epoca in cui gli Statidell’Unione diventano sempre più singole regioni - ognuna ricca diimportanti tradizioni - di un’unica entità. Così vorrei considerare anche lamia musica: unitaria, - perché è pur sempre il prodotto di un singoloindividuo - ma ricca di ‘regioni’ diverse e alle volte anche molto contrastanti.Durante la mia gioventù ho fatto esperienze musicali diverse una dall’altra(dall’avanguardia alla musica popolare, per intenderci), cosa che mi hapermesso di sviluppare un linguaggio allo stesso tempo plurale e unitario,che utilizzo a ragion veduta, a seconda dei progetti che di volta in voltaaffronto. Intitolando Terra questa composizione per grande orchestra,pensavo alle diverse accezioni del termine, a partire dal pianeta su cuiviviamo, alla parte solida della superficie terrestre, alla terra come nazione,a uno dei quattro elementi. Forse la spinta iniziale è venuta dal secondosignificato, con tutto quello che di ‘materico’ esso implica (movimentisotterranei, sommovimenti tellurici, veri e propri terremoti). Una parte dellacomposizione l’ho scritta durante un soggiorno in Israele, ‘terra’ che amoparticolarmente, e lì avevo pensato di intitolare il brano, in ebraico, eretz,che, nella combinazione eretz israel, significa terra d’Israele. Per questo, acirca un terzo della composizione, ho inserito due citazioni di melodieisraeliane, la prima tratta da una canzone che dice ‘vivi in questa terra’, l’altrasi intitola ‘la speranza’ e non è altro che l’inno dello Stato d’Israele. La miasperanza è che questo Stato continui a esistere e a prosperare per il benesuo, dei suoi vicini e di tutti noi». L’impegno nella riflessione sociale e

filosofica può permeare dunque anche le opere strumentali: «Credoprofondamente alla differenza dei generi, un’opera è cosa diversa da unoratorio, come lo è, ovviamente, da un lavoro strumentale. Detto questo,credo che dietro a ogni composizione - si tratti di un brano per strumentosolista, di un quartetto d’archi o di un’opera teatrale - ci sia la stessamotivazione, che dà senso al mio lavoro di compositore: scrivere un branomusicale che sia, da un lato, autosufficiente (non abbia cioè bisogno distampelle ideologiche o estetiche) e sia però, d’altra parte, testimonianzadi un uomo che partecipa con la musica alle questioni del tempo in cui vive.Così sarà anche per Il Re nudo, l’opera a cui sto attualmente lavorando e cheandrà in scena al Teatro dell’Opera di Roma a marzo del 2009.

a cura di Marina Pantano

Luca Lombardi è nato a Roma nel 1945. Ha frequentato la Scuola Tedescaa Roma e dalla metà degli anni Sessanta è un illustre intermediario tra lacultura tedesca e quella italiana.Fra i suoi insegnanti di composizione figurano tra gli altri Armando Renzie Roberto Lupi a Roma e Firenze, Karl Schiske a Vienna, Bernd AloisZimmermann e Vinko Globokar a Colonia. Ha frequentato i Kölner Kurse fürNeue Musik di Karlheinz Stockhausen, ha studiato musica elettronica aColonia e Utrecht ed è stato in seguito allievo di Paul Dessau a Berlino.Nel 1975 si è laureato a Roma con una tesi sulla musica di Hanns Eisler. Dal1973 ha insegnato composizione, fino al 1978 presso il Conservatorio diPesaro e successivamente, fino al 1993, presso il Conservatorio di Milano.È autore di vari saggi e di diversi libri su questioni di teoria musicale e difilosofia; ha tenuto conferenze e seminari in Europa, Giappone, Stati Unitie America Latina. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, da ultimo ilPremio «Goffredo Petrassi» nel 2006.Della produzione musicale di Lombardi (pubblicata da Moeck, Schirmer,Suvini Zerboni, Ricordi e Rai Trade) fanno parte tre opere: Faust. Untravestimento, Dmitri oder der Künstler und die Macht e Prospero, treSinfonie, diversi Oratori e lavori per orchestra, musica da camera in cicli(Sisifo) e per diversi organici. Ha ricevuto commissioni dall’IRCAM diParigi, la WDR di Colonia, la Saarländischer Rundfunk di Saarbrücken, laRadio DDR di Berlino, la Rai di Roma, la Radio della Svizzera Italiana, laRSO di Berlino, la Musikbiennale di Berlino, la Kölnmusik di Colonia, laFrankfurter Feste di Francoforte, i Wiener Festwochen di Vienna, ilRikskonserter di Stoccolma, il Teatro dell’Opera di Basilea, il Teatrodell’Opera di Lipsia, il Teatro dell’Opera di Norimberga.

Pascal Dusapin Reverso. Solo n. 6per orchestra

Data di composizione: 2005-2007

Commissione: Festival d’Aix-en-Provence e Berliner Philharmoniker

Prima esecuzione: Festival d’Aix-en-Provence, 1 luglio 2007

Interpreti della prima esecuzione: Berliner Philharmoniker, Sir SimonRattle (direttore)

Dedica: a Sir Simon Rattle e ai Berliner Philharmoniker

Durata: 18’ circa

Editore: Salabert / Casa Ricordi

In latino riverso significa ritornare in senso contrario. È così che sonostate composte molte sezioni di Reverso: attraverso un incessantemovimento del ‘dopo’ che torna al ‘prima’, per innestarsi nuovamentenel ‘dopo’. Per esempio l’inizio è stato composto mentre scrivevo ilfinale, ma non completamente, perché il finale non poteva prendereforma senza che prima fosse completato l’inizio. È un po’ come unascrittura del ‘dopo’ verso il ‘prima’ che ritorna indietro senza tregua. Sipotrebbe pensare alla destra che va verso la sinistra. La forma di Reversosi è manifestata per ripiegamenti, spiegamenti e piegamenti successivie persistenti. Così la materia musicale si arricchisce di flussi dallavelocità e dai colori variati, tutti animati da dinamismi singolari. Reverso è il sesto solo del mio ciclo per orchestra, che presto giungeràa sette brani. Questo ciclo, iniziato nel 1992 con Go, è proseguito conExtenso nel 1993, Apex nel 1995, Clam nel 1998, Exeo nel 2002 eReverso nel 2006; sarà completo nel 2008 con il settimo solo che stoscrivendo attualmente. L’intero ciclo sarà eseguito il 27 marzo 2009 allaCité de la Musique di Parigi dall’Orchestra Philharmonique de Liègediretta da Pascal Rophé.

Pascal Dusapin

Pascal Dusapin è nato nel 1955 a Nancy, ha studiato arti figurative edestetica all’Université Paris IV Sorbonne. Tra il 1974 e il 1978 ha seguitoi seminari di Iannis Xenakis; dal 1981 al 1983 è stato borsista a VillaMedici a Roma. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel 1994 il Premiodella SACEM, nel 1995 il Grand Prix National de Musique bandito dalMinistero della Cultura Francese, e nel 1998 il Grand Prix de la Ville deParis. Nel 1998 gli è stato conferito il premio «Victoire de la Musique»per il disco inciso con l’Orchestre National de Lyon, e nel 2002 haottenuto lo stesso premio come compositore dell’anno. Nel 2005 havinto il premio «Dino del Duca», bandito dall’Académie des Beaux-Arts.È professore al Collège de France con l’incarico di Direttore artistico perla stagione 2006/2007Tra le sue composizioni più recenti si annoverano A quia e Sept études(2002). Nel 2005 ha scritto Perelà Suite su commissione dell’OrchestraFilarmonica della Scala. Il suo Quatuor V, commissione delMuziekgebouw aan’t IJ, dei Berliner Philharmoniker e della Cité de laMusique, è stato eseguito il 15 giugno 2005 al Concertgebouw diAmsterdam dal Quartetto Arditti. Reverso. Solo n. 6 per grandeorchestra è stato eseguito nel luglio 2007 al Festival d’Aix en Provencedai Berliner Philharmoniker diretti da Sir Simon Rattle in occasionedell’inaugurazione della nuova sala da concerto del festival.

Franck Ollu

Nato a La Rochelle in Francia, ha studiato aParigi. Direttore artistico dell’ensemblesvedese KammarensembleN, dirigeregolarmente gruppi da camera prestigiosiquali Ensemble Modern, BirminghamContemporary Music Group e LondonSinfonietta. Lavora spesso con laPhilharmonia Orchestra nella serie diconcerti intitolata Music of Today. Ha inoltrediretto la Bayerischer Rundfunk, l’OrquestaNacional d’España e l’Orchestre National deLyon. È stato invitato da festival prestigiosi

quali i Berliner Festwochen, il Lincoln Center Festival a New York, ilTeatro Colon di Buenos-Aires, Musica Viva a Monaco di Baviera e MusicaNova a Helsinki.Ha collaborato con compositori quali Hans Zender, Peter Eötvös,Emmanuel Nunes, Brian Ferneyhough, Wolfgang Rihm. In ambitooperistico nell’ultima stagione ha diretto la prima esecuzione mondialedella nuova opera di George Benjamin all’Opéra Bastille,successivamente ripresa ad Amsterdam, Liverpool, Francoforte, Viennae New York. Ha inoltre diretto rappresentazioni di Medea di PascalDusapin e di Rake’s Progress di Stravinskij.

Isolde Siebert

Dopo aver studiato alla StaatlicheHochschule für Musik di Friburgo, è stataingaggiata dallo Stadttheater di Basilea,dallo Staatstheater di Darmstadt e dallaNiedersächsische Staatsoper di Hannover. Davari anni si interessa al repertoriocontemporaneo: ha cantato partiture diDieter Schnebel, Wolfgang Rihm, OlgaNeuwirth, Bernd Alois Zimmermann, AribertReimann, Hans Werner Henze, PascalDusapin, Karlheinz Stockhausen. Fra idirettori con cui ha collaborato si annoverano Udo Zimmermann,Michael Gielen, Lothar Zagrosek e specialisti della musica antica comeChristopher Hogwood, Philippe Herreweghe e Sigiswald Kuijken con cuinel 2004 ha inciso Il Flauto Magico (Regina della Notte) dal vivo alFestival di Bearne, ricevendo il premio Choc de la Musique. Nel 2001 ha cantato a Monaco di Baviera Extasis di Dieter Schnebels conl’Orchestra della Radio Bavarese diretta da Lothas Zagrosek. Nel 2002ha preso parte alla prima esecuzione assoluta della composizione diKarlheinz Stockhausen Engelsprozessionen ad Amsterdam e Berlino enel 2003 ha eseguito in prima assoluta Düfte-Zeichen di Stockhausen alFestival di Salisburgo. Nel dicembre 2004 è stata chiamata dal Teatroalla Scala di Milano per interpretare il ruolo di Europa nell’Europariconosciuta di Antonio Salieri, con la direzione di Riccardo Muti e laregia di Luca Ronconi. Nel dicembre 2005 ha cantato nel ruolo di HildaMack nella messa in scena di Elegy for Young Lovers di Hans WernerHenze, presentata al Teatro delle Muse di Ancona (Premio Abbiati 2006),con la regia di Pierluigi Pizzi e la direzione di Lothar Koenigs; nellastessa opera, diretta da Jonathan Webb, nel 2007 ha debuttato al TeatroSan Carlo di Napoli.

PARTECIPANO AL CONCERTO

Violini primi*Roberto Ranfaldi (di spalla), °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi, Claudio Cavalli, Carmine Evangelista,Patricia Greer, Valerio Iaccio, Elfrida Kani,Kazimierz Kwiecien, Pio Pani,Fulvia Petruzzelli, Rossella Rossi, Ilie Stefan,Lynn Westerberg, Alessandra Génot,Francesca Viscito.

Violini secondi*Roberto Righetti, °Bianca Fassino,°Enrichetta Martellono,Maria Dolores Cattaneo, Jeffrey Fabisiak,Alessandro Mancuso, Maret Masurat,Antonello Molteni, Vincenzo Prota,Francesco Sanna, Igor Cantarelli,Paolo Lambardi, Clara Marzorati,Valentina Rauseo.

Viole*Luca Ranieri, °Geri Brown,Antonina Antonova, Massimo De Franceschi,Federico Fabbris, Alberto Giolo, Maurizio Ravasio, Tamara Bairo,Caterina Camozzi, Paolo Castellitto,Enzo Salzano.

Violoncelli*Massimo Macrì, °Wolfango Frezzato,Giacomo Berutti, Gianni Boeretto, Pietro Di Somma, Carlo Pezzati,Stefano Pezzi, Fabio Storino,Fabrice De Donatis, Walter Turicchi.

Contrabbassi*Augusto Salentini, °Gabriele Carpani,°Silvio Albesiano, Giorgio Curtoni, Luigi Defonte, Maurizio Pasculli,Paolo Ricci, Virgilio Sarro.

Flauti*Dante Milozzi,Luigi Arciuli (anche ottavino),Fulvia Biselli (anche flauto in sol).

OttavinoCarlo Bosticco

Oboi*Francesco Pomarico, Franco TangariDomenico Lamacchia.

Corno ingleseTeresa Vicentini

Clarinetti*Cesare Coggi, Graziano Mancini.

Clarinetto piccoloFranco Da Ronco

Clarinetto bassoGianluca Calonghi

Fagotti*Elvio Di Martino, Cristian Crevena,Mauro Monguzzi.

ControfagottoBruno Giudice

Corni*Stefano Aprile,*Ettore Bongiovanni (anche fuori palco),Valerio Maini,Marco Panella (anche fuori palco),Emilio Mencoboni, Giuseppe Merlo,Bruno Tornato (anche fuori palco),Marco Tosello (anche fuori palco).

Trombe*Marco Braito, Ercole Ceretta,Daniele Greco D’Alceo (anche fuori palco),Roberto Rivellini (anche fuori palco).

Tromboni*Joseph Burnam, Devid Ceste.

Tromboni bassiGianfranco Marchesi, Antonello Mazzucco.

TubaDaryl Smith

Timpani*Stefano Cantarelli

PercussioniMaurizio Bianchini(anche Glockenspiel a tastiera),Alberto Occhiena, Ivan Mancinelli, Sergio Marangoni, Francesco Nataloni.

Arpe*Sara Bertucelli, Federica Mancini.

Pianoforte*Alessandro De Curtis

CelestaLuisella Germano

* prime parti ° concertini

10°Concerti 2007 - 2008

giovedì 7 febbraio 2008 ore 20.30venerdì 8 febbraio 2008 ore 21.00

JEFFREY TATE direttoreVIKTORIA MULLOVA violino

Benjamin BrittenFour Sea Interludes op. 33a ePassacaglia op. 33bdall’opera “Peter Grimes”(da G. Crabbe)

Sergej Prokof’evConcerto n. 2 in sol minore op. 63per violino e orchestra

Claude DebussyImages