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LA FAMIGLIA PIGATTI: DA MASON VICENTINO A COLLE UMBERTO di Franco Giuseppe Gobbato

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LA FAMIGLIA PIGATTI: DA MASON VICENTINO A COLLE UMBERTO

di Franco Giuseppe Gobbato

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Origine Sull’origine di tale famiglia, come in tutte le famiglie di una certa importanza, vi è un velo di mistero. (diapositiva 2) Riportando quando scritto in “Per nozze Pigatti-Muttoni “ di Giovanni Mocenigo, nipote dello sposo Pigatti, libretto datato 1889, si presume che i Pigatti o siano la naturale continuazione della famiglia Da Mason o ne siano in stretta parentela. La famiglia Da Mason era legata agli Ezzelini, tanto che un certo Tommaso Da Mason dottore in legge e Professore fu Vicario per Ezzelino da Romano in Verona nel 1257 e nel 1258. La famiglia possedeva molte proprietà in Mason Vicentino e paesi limitrofi ed aveva sepoltura nella chiesa di S. Andrea di Mason. Altro personaggio importante della famiglia è tale Bonauguro da Mason che sposerà Elica, sorella di quel Giampietro de Proti, ultimo rappresentante della sua nobilissima famiglia, l’unico suo figlio maschio fu ucciso da quelli di Marostica prima della morte del padre, che ebbe funerali memorabili in quel di Vicenza nel 1412; fondatore con le proprie sostanze dell’Ospitale di S. Maria della Misericordia per i nobili. Da quest’ultimo Bonauguro o dal figlio di questi, Bonauguro anch’esso, si fa discendere la famiglia Pigatti, senza nessun conforto documentale. Le ragioni che portano a tale presunta discendenza sono: che alla caduta in disgrazia degli Ezzelini, i Da Mason scompaiono da Mason Vicentino (nel 1404 si scrive in “Croniche di Vicenza di Battista Pagliarino” DE MASSONE, famiglia appresso di noi nobile e antica come tutti affermano: questa è stata illustre di eccellenti huomini in ricchezza e in dignità; nella quale già è stato Thebaldo de Massone huomo illustre; hora è ridotta in niente e è stata sforzata à vendere li sepolcri, che havevano nella Chiesa di Santa Corona à GioPietro Saraceno.) e compaiono quasi dal nulla i primi Pigatti che hanno ed acquisiscono diverse proprietà a Mason Vicentino e paesi limitrofi ed hanno sepoltura nella chiesa del paese. Inoltre in entrambe le famiglie persiste il nome, alquanto particolare, che si ripete tra le rispettive discendenze che è Bonauguro.

I primi Pigatti certi cominciano ad apparire a Mason Vicentino verso la fine del XIV secolo. Ed il primo in assoluto è un certo Giovanni Pigatti. (diapositiva 3)

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I Pigatti di Mason Vicentino e Vicenza

Dal primo Giovanni in avanti sembra che la famiglia Pigatti non abbia altro da fare che acquisire terreni, case e palazzi accumulando ad inizio del seicento (come ben descritto nel testamento del prete Giovanni Maria Pigatti Canonico della Cattedrale di Vicenza) beni che vengono elencati in ben 52 pagine e che spaziano nei territori di Mason, Costarvernese, Molvena , Pianezze, Marostica, Dueville, Torri di Quartesolo, Cittadella, Noventa, Schiavon, Lerino, Este, Padova e Vicenza. Essi si legheranno in parentela con i Todeschini, i Vieri di Firenze, i Colleoni di Bergamo, i Tavola, i Fiorese d’Este, i Piovene, i Capra, gli Albrizzi, i Caltran, gli Anti, i Mocenigo, i Muttoni. Ciò nonostante non saranno mai nobilitati ma alzeranno uno stemma di cittadinanza (arma parlante): partito con nel primo a destra di rosso un gatto rampante rivolto a sinistra nel secondo a sinistra di verde un gatto rampante rivolto a destra.

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(diapositiva 4) Lo stemma è tratto dalla lapide sepolcrale del Prè Giovanni Maria Pigatti del 1614 sepolto nella Cattedrale e i colori desunti dal battente in bronzo del ‘500 che era nella casa Pigatti (Palazzo Pigatti, annesso a Madonna delle Grazie, uno dei pochi progetti realizzati di Enea Arnaldi) al Duomo (battente battuto ad una asta di Sotheby a Londra).

I Pigatti intrattenevano rapporti solidi di affari con diverse famiglie della nobiltà ed in particolare con la famiglia dei Conti Angaran. Naturalmente erano una famiglia numerosa che si divise in diversi rami che acquisirono anche soprannomi diversi (esempio i Bon’Hora e i Podimo). Vi furono diversi personaggi che acquisirono fama. (diapositiva 5) Giovanni nominato in un documento del 1409 come già morto a quell’epoca Agnese sposa Simon di Costamezzana e riceve dal fratello Bonauguro assegno di dote nel 1409 Bonauguro risulta ancora vivente nel 1465 Bernardino n. 1410, vari acquisti e ultima volta nominato nel 1502 Gianantonio acquista vari fondi anche per i nipoti, ultima volta nel 1507 Giovangregorio ? Piero sposa Lucia di Matteo da Bassano e in seconde nozze certa Maddalena Bonauguro vivente nel 1531 Giovanbattista ? Bernardino n. 1512 m. 1557 Levico – nel 1539 uccise l’ufficiale di Marostica Bartolomeo Bonomo fu Gio.Batta per vendicarsi di alcune penalità che questi nell’esercizio della sua carica aveva inflitte a suo padre Piero. Con sentenza del 1539 del Podestà di Vicenza venne condannato al bando dal

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territorio della Serenissima e alla pena capitale se fosse preso. Lui si rifugiò con la famiglia in Levico. Sposò una certa Catterina Todeschini. (? Papa Pio III 1439-1503 – 17 gg pontificato – Francesco Todeschini Piccolomini) Marcantonio fu sacerdote e rettore della chiesa di S. Andrea in Mason. Divise le sostanze con i fratelli e nipoti, compresa la vecchia casa Pigatti di Mason. Bonauguro n. 1540 a Levico sposo di Corona di Viero di Vieri di Firenze. Erede e continuatore della famiglia Vicentina Giovan Maria n. 1541 in Levico e morto 1614 in Vicenza; curato e mansionario della cattedrale (si veda oltre fra i personaggi di rilievo)

Conte Da Monte Pigatti nacque intorno al 1520 a Mason (Vicenza) da Francesco Pigatti, di condizione borghese, e da una nobildonna della famiglia Da Monte di Breganze (Vicenza). Mantenne il cognome Pigatti fino al conseguimento della laurea, poi assunse quello della madre e solo con esso firmò tutte le sue opere. È quindi più conosciuto col nome di Conte da Monte. Sposò Anna Polcastro, di nobilissima famiglia vicentina; non ebbero figli. Fu medico insigne e lodato scrittore di opere scientifiche e letterarie (la sua opera più importante, De morbis ex Galeni sententia libri quinque); tenne la cattedra di medicina all’Università di Padova, fondò l’istituzione del collegio dei medici e fu tra i fondatori e egli stesso appartenente all’ Accademia Olimpica. Scrisse l’Antigono (diapositiva 6) tragedia rappresentata nel 1565 a Vicenza per la quale venne costruito un apposito teatro in legno di cui fu architetto il Palladio chiamato a costruirlo dalla Compagnia della Calza. Nell’Antigono si narra la storia di re Aristobolo e di suo fratello Antigono, figli del defunto Ircano, re di Gerusalemme. Il re Aristobolo, reso sospettoso da false insinuazioni del fariseo Eleazaro, provoca, involontariamente, la morte del fratello Antigono; riconosciutane l’innocenza, muore a sua volta di dolore. Il teatro fu costruito in forma di mezzo Colosseo e fu una impresa dispendiosa in termini di energia per il Palladio che invitando alla rappresentazione un certo Signor Vincenzo Arnaldi dice: “Ho fornito di far questo benedetto theatro, nel quale ho fatto le penitentia di quanti peccati ho fatti, e son per fare. Marti prossimo si reciterà la Tragedia: quando V.S. potesse vederla io la esorterei a venir, perché si spiera che debba essere cosa rara. Di Venezia

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adì XXIII Febrajo (1565). El Palladio”. Fu Tragedia apprezzata dai colti contemporanei ma tragica al suo esordio. Cosimo Bartoli, ambasciatore mediceo presso la Serenissima, infatti, in un dispaccio inviato a Firenze il giorno dopo la recita– il cui “suggeto, specifica con qualche sprezzo il Bartoli, fu di Aristobulo cavato dalle historie di Iosepho [Flavio] da un medico vicentino” – confessa che la gran calca di gente scalmanata premente da ogni parte aveva indotto lui, con il Legato pontificio e gli Ambasciatori imperiale e di Savoia, a rinunziare, preferendo recarsi a cena nella casa, che era lì a due passi, dello stesso Bartoli. A dispetto di una “scena di legnami molto ricca di colonne, di gradi e di statue”, e a prescindere dal servizio d’ordine disastroso, lo spettacolo “non ha satisfato molto”. Il rinvenimento, e la recentissima edizione a cura di Francesca Lopresti, dei diari di un gentiluomo vicentino, Fabio Monza, amico di Palladio, che dell’evento fu, a sua volta, testimone, consente – adesso, e a futura memoria – di stimar eufemistiche le espressioni del Bartoli. S’era mosso da Vicenza, il Monza, un paio di giorni prima dell’avvenimento, con “altri”, per guadagnar Padova a cavallo; da là, in barca lungo il canal della Brenta, la compagnia aveva raggiunto Lizza Fusina dove trovava la “gondola” che l’avrebbe traghettata sino a Venezia là, presumibilmente a San Giorgio, un’altra gondola provvedeva, percorrendo il Canal Grande, a sbarcare il buon Monza presso la residenza del rappresentante dei Vicentini per il pernottamento, che condividerà con tre compagni di viaggio. Il mattino appresso, il quartetto raggiunge “messer Conte de Monte” e, alfine, la “compagnia accede al teatro circa le 17 hore”: “et vi era un aparato di un bel teatro, fato e ordinato dal Palladio”. Ma la buona impressione dura poco; qualcosa non torna. Quantunque la gran parte dei posti disponibili fosse già occupata, il gruppo riesce ad accomodarsi attende: ma assiste soltanto ad un flusso incessante ed indisciplinato di ingressi durante le quattro ore successive quando l’arrivo di ben quattrocento donne, che vengono sistemate nell’orchestra, con gran disagio dei gentiluomini di particolar riguardo che già vi erano stati sistemati su sedie provoca ulteriore disagio. Passano altre quattro ore di baccano ed improperi tali da suscitare nel Monza il sospetto che fossero sobillati ad arte dal primo attore, il “Gobbo dell’Anguillara”, per far dispetto a Conte da Monte, in quanto autore di un testo evidentemente non gradito dal gruppo di interpreti arruolati. Quando, finalmente (e son le quattro del mattino), si comincia, è peggio del disastro annunciato. Il “Gobbo” ribalta “effetti speciali”, s’impappina nella dizione, né van meglio i comprimari ma – ciò che è più inquietante – lo stesso impianto spaziale palladiano, nell’episodio cruciale del rapporto tra scenefronte e prospettive, traballa. Insomma: un fiasco colossale. Al Monza, deluso e stremato non resta che tornar “a casa cum messer Conte, il quale era mal sodisfato”. Giovanni Maria Pigatti, a fine del ‘500 mansionario e Canonico della Cattedrale di Vicenza che lasciò memoria degli avvenimenti del suo tempo in Vicenza. Agli albori fu il primo parroco effettivamente residente a Mason, ma nato a Levico, dove il padre Bernardino, detto anche Bertolino, si era rifugiato dopo essere stato condannato a morte e bandito dallo Stato Veneto per avere ucciso, il 27 gennaio 1539, un funzionario giudiziario di Marostica . Don Giomaria fece il suo ingresso ufficiale nella chiesa parrocchiale masonese il 28 ottobre 1569 , dopo avere ottenuto il beneficio parrocchiale dallo stesso papa Pio V nella basilica di San Pietro a Roma. Ora la parrocchia di Mason non era più legata a San Pietro in Bodo di Sarcedo, come avveniva al tempo del suo predecessore, e così il nuovo parroco, il primo ad essere originario del luogo, poteva dedicarsi attivamente al suo gregge. Un’attività che, tuttavia, non lo impegnava che di quando in quando, come risultò al vescovo Nicolò Ormanetto, che il 26 settembre 1571 fece la sua visita pastorale nella chiesa di S. Andrea di Mason. E meno male che don Giomaria abitava stabilmente nella sua Mason e che, quando preferiva starsene in casa propria, si faceva sostituire dal cappellano don Giulio Baldin di Padova, cui corrispondeva 36 ducati annui. Un’ispezione più approfondita sull’operato del giovane parroco masonese fu portata a termine dal vescovo Federico Corner il 7 luglio 1579 , il quale mise alle strette questo religioso che, evidentemente, non si voleva ancora

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uniformare ai nuovi dettami controriformistici, che imponevano ai sacerdoti un impegno ed un contegno maggiori. Mons. Corner vide che l’insegnamento della dottrina cristiana era del tutto trascurato, così come peraltro avveniva in molte parrocchie vicine. D’altronde, negli anni precedenti don Gianmaria era stato spesso assente dalla sua parrocchia, decidendo persino di affittarla per il biennio 1576-1578 al masonese don Vincenzo Nodari per 150 ducati d’oro . Un atteggiamento inammissibile, quello del parroco di S. Andrea, tanto che il vescovo gli ordinò per il futuro di impartire tale insegnamento tutte le domeniche e nei giorni festivi e di avvisare con il suono delle campane le famiglie masonesi, affinché potessero mandare i propri figli alla lezione pomeridiana. Nel 1586 don Giomaria Pigato rinunciò al beneficio parrocchiale di Mason, evidentemente un impegno troppo grande per la sua indole, venendo sostituito dallo zio Marcantonio, fratello di suo padre Bertolino. Al momento della visita del vescovo Federico Corner, datata 15 settembre 1587 , don Marcantonio aveva già 70 anni ed alle spalle un’attività che lo aveva portato dalla chiesetta di S. Biagio, della quale era stato cappellano, alla parrocchia di S, Cristoforo di Villa di Molvena, alla conduzione dell’antica pieve di S. Eusebio , sulla riva destra del Brenta all’imbocco della Valsugana, prima di ritornare nella natia Mason, a svolgere per meno di due anni il ruolo di parroco del suo paese, probabilmente da molto tempo desiderato. Fu uno dei pochi sacerdoti vicentini che attenendosi agli ordini del serenissimo governo di Venezia non osservasse l’interdetto emanato dal Pontefice Paolo V nel 1606 per cui dovette essere assolto dalla scomunica in cui era caduto per non aver obbedito agli ordini del Pontefice. (Nel 1606 l'arresto, ordinato dal Consiglio veneziano dei Dieci, di due religiosi accusati di reati comuni provocò un duro scontro fra la Serenissima e lo Stato Pontificio. A scatenare la reazione del Papato fu il fatto che le autorità veneziane si rifiutassero di riconoscere che il clero costituiva un corpo a sé, con un suo diritto e i suoi tribunali, non era quindi sotto la giurisdizione degli Stati. Per cercare di indurre i suoi avversari a tornare sui propri passi, il pontefice Paolo V (1605 - 1621) minacciò di porre l'interdetto sulla città, ossia di colpirla con una sorta di scomunica collettiva che avrebbe posto Venezia al di fuori della Chiesa, impedendo ogni forma di amministrazione dei sacramenti: l'ultimatum papale fu respinto e il Papa mise in atto quanto aveva minacciato. Grazie alla mediazione della Francia, tuttavia, si giunse ad un compromesso: Venezia fu liberata dall'interdetto - benché, durante tutto il periodo le funzioni religiose siano state celebrate come nulla fosse accaduto - i due religiosi arrestati furono affidati all'ambasciatore francese, il quale a sua volta li consegnò alle autorità romane. Gli ordini religiosi che avevano abbandonato Venezia vi furono riammessi, con la vistosa eccezione dei gesuiti.) Saggio ed economo aumentò il proprio capitale con importanti acquisti (52 pagine di testamento). Col suo testamento del 1614 istituì uno stretto fedecommesso perpetuo nella discendenza maschile di suo nipote Piero estinguendosi questa linea sostituendo successivamente secondo la maggior parentela ben 11 linee delle case Pigatti di Mason e Vicenza alle condizioni espresse per la prima linea. Dota le ragazze Pigatti al momento del loro monacarsi o del loro matrimonio e provvede per i giovani Pigatti che volessero percorrere gli studi ecclesiastici o dottorarsi in legge o medicina. Aveva il possesso della Cappella di S. Maria Maddalena al Duomo di Vicenza e ivi fu sepolto alla morte nel 1614. Bartolomeo Pigatti (1723 1798) canonico e teologo erudito nella storia sacra ed ecclesiastica ed istruito nelle altre scienze nonché poeta. Giovanni Maria Pigatti (1715 – 1797) medico illustre e stimato, uomo di molto merito e consultato nella sua professione. Scrittore di diversi libri a carattere scientifico e di fantasia (famosa “Istoria d'un sonnambulo” ). Fu protomedico per la provincia di Vicenza e Commissario dell’Istituto degli Esposti. Giovanni Domenico Pigatti, (1777 – 1848) intraprese la carriera militare raggiungendo il grado di Capitano. Acquistò la villa di Casale, il Palazzo Pigatti a S. Lorenzo ed altri fabbricati

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cav. Bortolo Pigatti, (n. 1835) consigliere comunale a Vicenza, ed in altri paesi in cui possedeva terreni, facente parte della commissione che nel 1875 redasse il progetto di regolamento dell'Accademia Eretenia.

Anita Cibele Pigatti nata a Thiene nel 1875 da Pietro, e Marianna Chilesotti, cultrice ella pure di poesia, venne educata nel collegio delle Dame Inglesi. Sposò nel 1894 Giovanni Pigatti. Di lei non si hanno che versi pubblicati nei giornali e alcune pubblicazioni.

Cia Salviati Pigatti (1876-1977). (diapositiva 7) Figlia di Antonio Salviati, sindaco di Arzignano e valente pittore, Cia dimostra ben presto la sua dinamica intraprendenza e l'indomito carattere. Orfana di madre, tra 1895 e il 1896 compie un viaggio a Napoli, visitando Firenze e Roma. Sposatasi con Ottavio Pigatti, soggiorna più volte sulle Dolomiti, da cui riporta paesaggi pieni di poesia. Si dimostra anche accorta imprenditrice, facendo costruire tra 1909 e 1912 Villa Igea al Lido di Venezia e un villino liberty sul lungotevere di Roma. Crocerossina durante la grande guerra, conosce D'Annunzio a Fiume; frequenta i salotti delle capitali, si reca a Parigi e a Londra; parla correntemente tre lingue. Nel 1939 visita Tripoli, dove abita sua figlia col marito Alberto Briganti, comandante dell'Aeronautica della Libia, e viaggia fino a Il Cairo. Durante la seconda guerra mondiale si rifugia nella villa di Casale, vicina a Vicenza, continuando a dipingere con uno stile che vira da accordi più realistici e accademici a un impressionismo tonale e romantico. Ritratti, fiori e vedute sono i temi che le sono cari, in particolare la sua amata Venezia, per la cui salvaguardia si batte strenuamente, tenendo corrispondenza con le maggiori personalità dell'arte e del giornalismo.

Ottavio Pigatti (n. 1868), marito di Cia Salviati, è valente compositore e direttore d'orchestra. Bortolo Pigatti (diapositiva 8) è l’ultimo discendente maschio del ramo Pigatti di Vicenza e lascia in eredità al Sovrano militare Ordine di Malta la proprietà di Villa Garbin, Piovene, Pigatti.

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Sull’eredità nasce un contenzioso fra Briganti, nipote di Pigatti, (e figlio del Generale dell’aeronautica Alberto Briganti e di Luisa Pigatti) che ne aveva acquistato l'usufrutto, ma si sarebbe appropriato anche dei beni che c'erano nella villa. In particolare, nel 2003 avrebbe donato alla Bertoliana gli archivi delle famiglie Pigatti e Ziggiotti-Salviati, con pergamene, alberi genealogici, ducali, concessioni, privilegi, libri e spartiti musicali; e ancora mappe e l'intero “archivio Caltran”. Contenzioso che è tutt’ora in piedi e blocca l’accesso agli archivi della Bertoliana riguardanti la donazione. (diapositiva 9) Vi è da notare che nonostante tutto ciò e i secoli passati i Pigatti vicentini sono ancora ben consci a fine ‘800 che vi sono dei discendenti di un ramo collaterale che “vivono in Colle Umberto provincia di Treviso”, lo scrive nel suo libretto il Mocenigo.

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Il primo Pigatti a Colle Umberto

(diapositiva 10) All’apice della linea collese vi è Giovangregorio di Bernardino fratello di quel Pietro continuatore della linea Vicentina. Si trova spesso nominato in atti rogati con il fratello Pietro e con il fratello Bonauguro in acquisti di terreni a Mason. Unici due figli di Giovangregorio nominati sono Geronimo e Zuannatonio anch’essi spesso nominato in atti di acquisti, affitti e vendite in quel di Mason Vicentino. Geronimo possiede di suo un paio di case da copi in contrà Forasachi, due rode da molin e diversi campi. Si nominano quattro suoi figli: Zuanne, Zuanbartolomeo, Gregorio e Benetto (forse un ulteriore Giobatta). Benetto e Gregorio sono citati nel Testamento del Canonico GioMaria Pigatti e nell’asse ereditario da lui individuato si trovano al sesto e settimo posto. Di Benetto si dice che fa il mercante e lo si trova fra i componenti della

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Confraternita della Madonna della chiesa di Mason che commissionano a Giacomo dal Ponte un Gonfalone per detta Confraternita. Zuanne, Zanin, Zanino, Joanni a seconda degli atti in cui viene citato è il nostro personaggio. Dagli atti trovati si evince che è sposato con Donna Isabetta Pigatti figlia di un Batta del quale non viene specificato il ramo (due sono i Batta presenti nello stesso periodo, uno del ramo Bonora e uno discendente da Giovannibattista di Pietro fratello del Bernardino “omicida” prosecutore del ramo principale vicentino). Inoltre è attraverso la moglie erede e curatore dell’eredità per lei di un certo Bernardino dalla Costa. Eredità che provoca anche nelle generazioni successive continue rogazioni notarili per definire fitti, acquisti, vendite, diritti e doveri. Il fatto che in base a questa eredità vi siano continue dispute legali con il ramo Bonora mi fa pendere l’ago della bilancia dell’attribuzione del ramo della famiglia di Isabetta su quello dei Bonora. I figli che si rintracciano fra gli atti sono: il nostro Bernardino, Zuane, Vincenzo, Pigatto, Zanetto e Conte. (diapositiva 11)

Il primo Pigatti ad apparire nei nostri estimi è Bernardino che fa degli acquisti di terreni e casa in Serravalle il 26 marzo 1566 da Giovanni Maria Soradura, ed in Colle il 30 aprile 1567 da Deffendo Piazzoni e il 7 febbraio 1568 da Antonio Calcinoni. Negli estimi successivi si scopre che possiede molti terreni anche a Mason Vicentino e a Castelcucco di Asolo. Nell’estimo degli anni 1572-1577 risulta ancora fra i forestieri. È chiaramente citato come vicentino. “Signor Bernardin Piggato vicentino per sua polizza presentata e giurata ha di proprietà terre in colle in luogo detto palludetto di zoie quatro…….” (per aiutare a valutare la quantità di terreno di cui si parlerà dirò che in antico il Campo trevigiano (are 52,0469 – 5204,39 m²) era la misura agraria in uso nelle nostre zone e corrispondeva in ha 0,520469 con un fattore di trasformazione in ha agrari pari a 1,92134; (notizie tratte dal sito internet www.agricolture.net. ). Un campo si suddivideva poi in 4 quarti; Si troverà poi, come unità di misura la Zoia non meglio definita : esiste infatti la Zoia grande composta da 1.250 Tavole ( 5.216,25 m²) e la Zoia piccola composta da 840 Tavole (3.505,32 m²); la Tavola corrispondeva a m² 4,173.) Negli estimi successivi risulta essere già fra i cittadini e il suo patrimonio è in continuo aumento. Nell’estimo per gli anni 1586-1594 il capitale denunciato è ancora più corposo e risulta gestire per suo conto e per Zuane (Giovanni) suo figlio il tutto. Si inizia a delineare una discendenza. Questo Zuanne potrebbe essere il Prè Zuanne Pigatti Parroco della chiesa di Albina dal 02/11/1617 alla primavera del 1622 quando muore. Qualche mese prima del Beneficio viene nominato come Vicentino e operante in Albina provenendo da Oderzo. (diapositiva 12) Nello stesso periodo risulta il suo nome essere scolpito nel fonte battesimale di Colle ove viene citato come Gastaldo della Luminaria assieme a Pasino Gamba nell’anno 1590. Negli atti notarili si scopre che è un “salinario” ovvero si occupa della distribuzione del sale in quel

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di Colle. Fra le sue proprietà che rimarranno in famiglia per secoli vi sono infatti dei “magazeni del sal”.

(diapositiva 13) E’ di questo periodo anche la menzione di Blasio Pigato che prende gli Ordini Minori in data 11 marzo 1584. Si nomina come abitante in Colle e figlio di Bernardino.. Lo si ritroverà citato in “Acta Graduum Academicorum Gymnasii Patavini – Ab anno 1566 ad annum 1600 – (1591-1600)” come domino presbitero Blaxius Pigatus che inizialmente citato come Marosticensis (da Marostica) e successivamente come Saravallensis (da Serravalle), e che riceve il dottorato in data 20 maggio 1592.

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Bernardino viene citato per l’ultima volta nell’Estimo particolare dei cittadini e dei forestieri 1596-1600 e le proprietà sono notevoli e accresciute. (diapositiva 14) Nel successivo estimo per gli anni 1600-1611 non è più lui ad essere citato, perciò si può presumere che la sua morte o la cessione agli eredi delle sue proprietà si possa collocare a cavallo fra il 1596 e il 1600. Chi eredita le sostanze è Pigato Pigatti un altro dei suoi figli, probabilmente il maggiore.

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Pigato risulta nominato anche su un passaggio di proprietà del 1598 nel Testamento del Prete Giovanni Maria Pigatti datato 11 ottobre 1614 nel quale si evince che il ramo di appartenenza veniva denominato “Podimo”

Proprio grazie a questa citazione andando a vedere il passaggio di proprietà si scopre che Pigato vende nel 1598 diversi terreni che possiede in Mason, facendolo anche a nome di un suo fratello a nome Francesco, e si nomina come Pigatto q. Bernardin Pigatti abitante “la villa di Colle distretto di Serravalle territorio trevisano”

Lo stesso notaio Stringher roga per Bernardino e per i suoi due figli Pigato e Francesco le doti di altre tre figlie: Gradenica, Marietta e Ottavia. Nel 1592 è Bernardino che roga per la dote di Gradenica che và in sposa a Giuseppe di Giovanni ab Arivis (Da Riva) facendo dono di beni mobili e immobili ad Asolo oltre a vesti e gioielli. Nel 1593 è il turno delle altre due sorelle, ma a rogare per la dote sono i fratelli Pigato e Francesco: Marietta si sposa con un Batista di Francesco Foadelo di Molvena (vicino a Mason) e Ottavia con Simone Boscato di Giovanni da Breganze (vicino a Mason). Tutte e tre portano in dote una o più filze di coralli disegnate con “Perosini d’oro”. Il continuatore della famiglia dopo Bernardino è Pigato. Di Francesco nessuna ulteriore possibile notizia o legame che prosegue nel tempo. Non ci sono molte notizie su Pigato. Per certo si sposa il 4 novembre 1599 nella Cattedrale di Serravalle con Lucrezia di Pietro Faticati. E per certo il 25 gennaio 1605 nasce una figlia a cui mette nome Paula.

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Da qui in avanti iniziano i registri della Parrocchia di S. Tommaso di Colle Umberto ed appaiono quasi dal nulla prima un Blasio e poi un Giacinto senza nessun apparente e provato legame ne con Pigato ne fra loro. Di Blasio e dei suoi figli non esiste nessuna notizia, sembrano scomparsi. Dagli estimi invece si evince che a Pigato subentra la moglie Lucrezia e a Lucrezia succede Giacinto. Vi è poi un documento notarile tardo, siamo nel 1659. Si tratta di un atto di tutela nel quale si scopre che figli di Pigato sono oltre alla Paola già nominata, il nostro Giacinto e un Pietro Carlo ed è erede principale un Bernardino. Si tace ancora il legame con Blasio. Da questo documento si capisce che Pigato è mancato giovane e Tutrice del patrimonio diventa sua moglie Lucrezia che lo è anche di Zuane e di Blasio fratelli di Pigato. Altra cosa non trascurabile la Tutela è rogata in Vicenza e ripresa in Conegliano. Sembra che per qualche motivo, probabilmente di comodo, la famiglia si sia spostata in quel di Conegliano. E infatti un ramo a Conegliano continuerà ad abitarvi. A Colle il continuatore della famiglia, che inizia a delinearsi chiaramente da adesso in avanti, è Giacinto, sicuramente da considerare antenato comune a tutti i Pigatti e parenti ivi presenti. Giacinto sposa una Maria della quale non si riesce a trovare il cognome. Da Maria ha almeno quattro figli: Pietro, Giovanni, Iseppo ed un altro Giovanni. Pietro è il continuatore del ramo collese, il primo Giovanni e Iseppo muoiono in giovane età ed il secondo Giovanni è l’iniziatore del ramo Coneglianese. Va detto che in Conegliano vi è una iniziale presenza di, sembrerebbe slegata a quella di Giovanni, due personaggi della famiglia: Bernardino e Zuane, forse nipote e Zio cioè forse l’uno figlio di Pigato e l’altro suo fratello, ed entrambi sono segnalati come intagliatori del legno. Sono presenti tra il 1632, anno nel quale Zuanne prende in affitto una casa posta in Borgo di Santa Maria di Grazia e il 1638, anno nel quale Bernardino perfeziona, o meglio pone le basi per perfezionare l’acquisto della casa nella quale abita, posta in Borgo Vecchio. Non ho trovato per ora altri documenti fra questa data ed il 1668, anno nel quale compare un atto, nel quale Giovanni di Giacinto vende alle Monache del Monastero Mater Domini di Dio di Conegliano la porzione di abitazione che gli è toccata nelle divisioni in Colle. La vendita è francabile pagando un interesse annuo; in poche parole una specie di prestito con garanzia della casa. Il patto dice che il denaro dovrebbe essere restituito nel giro di tre massimo cinque anni. In realtà questo debito francabile verrà saldato dal di lui nipote ben cento anni dopo. Giovanni è indicato come intagliatore e assieme ai due che l’anno preceduto, ma soprattutto lui come de cuius, è il fondatore del ramo degli intagliatori della bottega Pigatti famosi perché considerati gli eredi dei Ghirlanduzzi. Da lui infatti discende Antonio padre di Giovanni, coppia che porta a chiara fama la bottega di artisti. Antonio ha anche un altro figlio Iseppo nominato a motivo delle divisione che avvengono fra i di lui figli, Antonio e Giobatta e il loro zio Giovanni, che riguardano una casa Dominicale posta nella Ruga di sotto, in Contrada Granda; l’attuale via XX settembre di Conegliano. Dello zio Giovanni trovo una rinunzia di sposale di certa Giovanna Bianchi figlia di Lorenzo datata 1741 e il suo testamento datato 1764 nel quale dice di aver già fatte le divisioni con i due nipoti e di lasciare ciò che possiede alla moglie Pisana non meglio specificando se si tratta del nome o del cognome. Dei nipoti si sa che Giobatta gia dal 1755 abita in quel di Pordenone e che dopo due anni cioè nel 1757, saldati i debiti dell’avo, vende con lo zio ed il fratello Antonio ai parenti collesi Giacinto e fratelli Pigatti q. Filippo la loro porzione di casa posta in Colle.

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In colle come dicevamo è erede delle sostanze dopo Giacinto, Pietro che sposa una certa Rosina ed ha tre figli: Filippo, Pietro Antonio e Domenica. Da Filippo e da Pietro Antonio si aprono due rami distinti dai quali si formeranno innumerevoli altri rami di Pigatti collesi. (diapositiva 15 e 16)

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Borgo Pigatti (diapositiva 17) Esisteva in Colle Umberto un borgo che era dedicato alla famiglia Pigatti e che individuava le abitazioni più antiche appartenute alla famiglia e un punto ove venivano indicate atre case Pigatti. Trovo una prima indicazione toponomastica che indica il luogo del Borgo Pigatti datata 1668 ove si indica che le abitazioni sono poste “in luoco detto Le Case dè Pigato”.

Tra le abitazioni più interessanti all’interno del Borgo Pigatti vi è questo palazzetto interessante per la presenza di un capitello di famiglia e per un caminetto cinque/seicentesco nel quale è presente lo stemma attribuito alla famiglia. (diapositiva 18 e 19) “Troncato da una fascia ristretta di (colore); nel primo di (colore) alla croce patente piefficata di (colore); accantonata dalle lettere B e P maiuscole, nel secondo di (colore) al monte di tre cime all'italiana di (colore) uscente dalla punta e sormontato da una stella di sette raggi di (colore)” Sullo stemma cosi dicono gli araldisti del nostro Circolo: Lo scudo a testa di cavallo risale al xv secolo, nella nostra zona ce ne sono del 1550 - 1600. "lo scudo detto a testa di cavallo (molto usato nei monumenti, dicesi il primo usato in Italia, ma poco in uso per le insegne gentilizie), così scrive il Guelfi Camajani, avvolorando l’idea che a uno stemma vecchio sono state aggiunte le iniziali B e

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P. Comunque non è identificabile altra famiglia in loco che possa essere ricondotta a tale stemma che è riconosciuto (almeno attualmente) come lo stemma della famiglia Pigatti.

Capitello del XIX secolo

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Francesco, Antonio, Giovanni Pigatti (intagliatori 1680 – 1750) (diapositiva 20) Alcune opere note: A Refrontolo nella Parrocchiale di Santa Margherita. il monumentale ciborio di Giovanni Pigatti del 1750 e Antonio Molena da Conegliano, A Visnà nella Parrocchia di San Martino Vescovo fra le varie opere d'arte ricordiamo gli stalli del coro intagliati e scolpiti a bassorilievo da Antonio Pigatti e Giovanni suo figlio da Colle Umberto, nel 1711.

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Nella Chiesa Parrocchiale di Cappella: la nicchia centrale attualmente ospita una statua della Beata Vergine del Rosario in legno. E’ probabile che in origine contenesse la bella ''Madonna col Bambino" tra le ginocchia, seduta in un sontuoso trono intagliato in legno policromo e sormontato da un baldacchino fisso ora ospitata in sacrestia. Non si conosce l'autore di questa statua che tuttavia, per affinità tipologiche, è da accostare allo scultore che ha intagliato le tre statue lignee ospitate in altrettanti nicchie dell'alzata trionfale dell'altare maggiore. Raffigurano in quella centrale la ''Madonna col Bambino" seduto sulle sue ginocchia in atto di benedire con la mano destra e con la sinistra reggente il mondo, entrambi incoronati, mentre in quelle laterali i due titolari della chiesa: S. Maria Maddalena a sinistra intenta a leggere nel libro del Vangelo e reggente con la mano sinistra il vaso degli unguenti, suo attributo ricorrente e S. Tiziano a destra in abiti vescovili, privo del pastorale, in atteggiamento devoto e pure con il Vangelo nella sinistra. Non vi sono indicazioni utili per stabilire la paternità delle tre statue in questione, compreso il maestoso altare ligneo che lo contiene, tutto ricoperto di foglia d'oro; tuttavia un confronto stilistico con l’ altare maggiore della parrocchiale di Dardago, in comune di Budoia, le cui statue di S. Andrea e di S. Lucia, affini alle nostre per tipologia dei volti e l'insieme della composizione, sono state commissionate ad Antonio Pigatti e annicchiate nel 1709. Possono essere assegnarle quindi a questo poco noto intagliatore di Colle Umberto, che in loco ha continuato con dignità la tradizione dei Ghirlanduzzi da Ceneda, rivali a quel tempo del più grande intagliatore barocco, il bellunese Andrea Brustolon. A Zoppe nella Chiesa Parrocchiale dei S. Pietro e Paolo: un crocifisso intagliato da Francesco Bigato per L. 18:6 (esercizio 1688-89);Questa croce d'argento l'anno successivo verrà posta su un'asta intagliata da "Antonio Pigat" per L. lO. Nell'esercizio 1690-91 viene registrato: "Spesi per saldo d'un antipetto, come dalla ricevuta del sig. Antonio Pigatto L. 48. A questo punto è interessante notare l'evoluzione del cognome del più quotato intagliatore del momento, Antonio Pigatti, erede della bottega del Ghirlanduzzi di Ceneda. Se il citato Francesco Bigato era il padre, il figlio Antonio si farà chiamare Pigatto prima di passare alla dizione definitiva di Pigatti (nell'esercizio 1691-92, quando eseguirà "le porte dell' altare grande per L. 69: 14", viene registrato con il cognome Bigatti). Antonio Pigatti il 25 aprile 1703 viene definito "scultore" quando riceve L. 12 in "un'asta al penello nuovo di san Pietro" comperato il 26 gennaio per L. 28 con "400 pezzi d'oro di zechin"..Il 14 maggio dello stesso anno riceve L. 16 "a conto del tabernacolo da farsi": tratta dell'attuale pregevole tabernacolo di marmo, che ora contiene il Santissimo, posto in opera il 6 luglio 1703 "per poner il venerabile honorevolmente in questa chiesa L. 31", pagato suècessivamente il 2 aprile 1704 L. 40, il 4 maggio L. 70 e saldato il 26 dicembre dello stesso anno per L. 52. Nella Chiesa di S. Martino di Conegliano due angeli lignei per l’altar maggiore scolpiti da Giovanni Pigatti.

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Nella Chiesa di San Rocco di Conegliano sempre Giovanni intagliò nel 1751 i sedili e le statuine del coretto. Per il Duomo di Oderzo un ostensorio e l’angelo sulla sommità del campanile fatti da Antonio Pigatti. Per la Chiesa di S. Francesco di Conegliano il tabernacolo nel 1707 di Antonio Pigatti (diapositiva 21) I Collalto di Susegana nel 1689 gli commissionano un singolare quadro ex-voto, tuttora conservato nella chiesa di Sant’Anna a Rizzios di Calanzo, in Cadore, in cui il conte Scipione Vinciguerra si è fatto ritrarre assieme alla moglie Eleonora della Torre e Tasso, al primogenito Antonio Rambaldo di dieci anni, a Rambaldo di tre e a Pietro Orlando, ancora in fasce, davanti al castello di San Salvatore, sotto la protezione dell’Immacolata che compare tra le nubi con i santi Francesco d’Assisi ed Antonio di Padova. L’aspetto interessante del dipinto è costituito dal cartiglio contenuto in un vano della cornice, apparso in occasione del restauro del 1990, dal quale per la prima volta si è avuto notizia dell’origine trentina del pittore; esso infatti presenta la seguente iscrizione: L’ano 1689 il Mese di Lugio / Antonio Pigatti da Conelgiano Fece / Questa Soaza / et Gaspero Fiore(ntini) da Trento Fece / il Quadro…

Nel 1730 Giovanni Pigatti è ammesso fra i Battuti di Conegliano. Tra il 1737 e il 1738 Giovanni Pigatti è organista presso tale chiesa. Trovo in Biblioteca del Museo Correr (Gradenigo Dolfin) un libro di proprietà di Gradenigo Piero <1695-1776> dal Titolo : L'Istoria e l'arme delle famiglie più antiche di Venezia, elenco delle famiglie antiche e famiglie aggregate al patriziato fino al 1310; origine delle famiglie venete patrizie; Due note di possesso: "1710 / Di Antonio Pigatti", e all'angolo superiore interno nota di possesso "Ad usum Joannis Pigati", (diapositiva 22) 1807 rilevamento riguardante la situazione demografica ed economica dei comuni del Regno d’Italia 7 artigiani producono circa 3000 pettini per tessitura all’anno. Sono appartenenti della famiglia Pigatti. Nel 1826 dallo stato delle anime si desume che i sette sono: Pigatti Antonio Possidente n. 15 in casa c’è una servente Pigatti Giacinto Facitori di pettini 5 ci sono due cucitrici Pigatti Filippo Tessitore 3 anche due cucitrici Pigatti Paolo Facitori di pettini 8 Pigatti Carlo facitor di pettini 6 2 possidenti

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Pigatti Pietr’Antonio facitor di pettini 12 2 possidenti 1 filatrice Pigatti Angelo facitor di pettini 8 1 governatrice di casa 2 possidenti Pigatti fadel Angela Levatrice 3 1 tessitrice 1 possidente (diapositiva 23)

La tecnica per la costruzione dei pettini è rimasta invariata per secoli. Si sono sostituiti solo i materiali e dai pezzi di legno per la struttura esterna si è passati per la struttura interna dal giunco al ferro fissato con pece e più tardi la struttura è diventata tutta in acciaio e i denti si sono fissati con piombo e poi con resina.

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(diapositiva 24) Antonio Pigatti nato il 5 luglio 1770 in Colle Umberto da Giovanni e Margherita Varaschin possidente nel 1816 regala la Reliquia della Corona di Spine di NSGC. Anno conosciuto come l’An dea fan : anno senza estate, il 1816, quando il clima in Europa e il Nord America è stato caratterizzato da un’inversione di tendenza così significativa che ha prodotto fame e carestia. Il clima nel 1816 è stato alquanto bizzarro. L’estate è arrivata, ma qualcosa non stava andando per il verso giusto, perché erano tornate le temperature fredde. Il cielo era quasi sempre nuvoloso. La carenza di luce solare, era così rilevante che gli agricoltori hanno subito ingenti perdite (documentate) in termini di raccolto e la penuria di cibo è stata riportata in gran parte dell’europa e negli Stati Uniti. Sarebbe passato più di un secolo prima che gli esperti si rendessero conto delle ragioni che hanno portato al particolare evento climatico: l’eruzione di un vulcano gigantesco su un’isola remota dell’Oceano Indiano, che un anno prima ha emesso nell’atmosfera una ingente quantità di polveri vulcaniche. Le polveri del Monte Tambora, hanno avvolto l’intero globo, e con la luce solare bloccata al di fuori di esso, il 1816 non ha avuto una estate “normale”. Così si riporta la donazione nel Registro delle nascite della Parrcocchia di Colle Umberto: “Addì 31 Marzo 1816 – Avendo il Sig. Antonio Pigati q.m Giovanni donata a questa chiesa una preciosa Insigne reliquia della Corona di Spine di N.S.G.C. già riconosciuta legalmente dalla Curia Nostra Vescovile, pensai d’oggi esporla per la prima volta alla pubblica adorazione dè Fedeli con straordinaria Funzione che s’eseguì nel modo seguente. La mattina si cantò dal R.mo S. D. Giuseppe Bianchi Parroco di Castel Roganzuolo la Messa votiva della Corona di Spine. La sera cantato il Vesparo solennemente fece un discorso analogo il R.mo S. D. Francesco Can.co Barbaro Arciprete di Ziminiana Diocesi di Treviso e quindi si chiuse colla Processione e Benedizione. Straordinario fu il concorso e bellissima egualmente la giornata. Il Barbaro predicava allora nel Duomo di Ceneda.” . Francesco Can.co Barbaro Arciprete di Ziminiana è oratore e poeta molto conosciuto ed in auge ai suoi tempi.

Nel 1842 PierAntonio facitor di pettini e Maria Luigia Triches fillatrice fanno testamento (10 pagine) a favore dei figli Giacomo e Paolo della propria Abitazione con eredità anche di Tizian (altro figlio) per essere curati in vecchiaia facendo una descrizione dettagliata dei beni, mobili e biancheria, presenti nella propria casa che si trovava “in loco detto ai Bigat” e delle varie proprietà terriere. La suddivisione delle varie stanze citate è decisamente interessante: In tinazzera, in cantina, in Canevia, in Cucina, in Tinello, dalla Fornella, in Granaio, in sala di sopra, in camera di ogni componente familiare, biancheria e vi sono anche dei gioielli: un cordon d’oro, Tre paia di orecchini a croce, tre anelli con pietra e un anello di diamanti.

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(diapositiva 25) 1849 trovo tra gli Opuscoli raccolti dall'abate Domenico Capretta di Ceneda nel vol.14 un opuscolo dedicato a Vincenzo Pigatti. Vincenzo pervenne al sacerdozio nel 1849. Nel 1853 è vicario a Faè; nel 1857 è vicario di Costa di Conegliano e nel 1860 ne diventa Parroco. Muore nel 1889

“Ad Antonio ed Anna Pigatti nel giorno desideratissimo in cui il nipote affettuoso Vincenzo Pigatti per la prima volta dice dall’altare Pregate o fratelli” “Amorosissimi zii! L’opera vostra è compiuta. Il mio giovane fratello cui prodigaste fino dai primi anni affetto paterno e il quale per voi sopportò con rassegnazione la lontananza dè nostri cari parenti che sono nel cielo, oggi ascende l’altare di Dio e volge a lui una parola di ringraziamento ed una preghiera. Ringrazia egli il Signore, la di cui santa legge gli fu guida nel cammino della virtù e prega perché siagli concesso esprimere a voi, amorosissimi zii, la sua gratitudine. Questo sentimento è pur potente sull’anima mia, chè verso me vi mostraste sempre affettuosi. Permettetemi perciò in questo giorno lieto ch’io ancora rendavi grazie: e per farlo pubblicamente intitolo a voi un Salmo che io, dedito al commercio e avendo da qualche anno negletto lo studio delle belle lettere, raccomandai alla penna di un amico. Accogliete, o cari, questa povera memoria che vi offro nella pura letizia del cuore. Andrea Pigatti”. Seguono tre pagine intitolate “Salmo del Novello Sacerdote” Andrea sarà sindaco di Colle nel 1873 1874

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(diapositiva 26) Giovanni Pigatti (1813-1884) e De Carli Caterina (1820-1894)

1905 (diapositiva 27) La spezieria “Alla Testa d’Oro” fu fondata nel 1630 a Trieste. La proprietà da allora ebbe diverse conduzione e nel 1868 era del cav. Carlo Zanetti e nel 1905 di Teresa Pigatti, nata Zanetti, moglie di Andrea di Giovanni, che presso il suo stabilimento chimico-farmaceutico-industriale di via Nuova 35 aveva anche una Fabbrica Acque Gazose, venduta nel 1904. La farmacia “Alla Testa d’Oro”, oggi in via Mazzini 43, ha venduto per più di 50’anni la Ferro-china Pigatti, preparata dal provvisore della farmacia Andrea Pigatti, e la sua specialità Fosfossina, alimento completo per bambini, oltre al miglior corrigente Pino Alpestre.

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(diapositiva 28) Giovanni Pigatti di Bernardino (1890-1917) Aspirante Ufficiale del 3° Alpini morto in combattimento nel Monfenera. Coinvolto probabilmente nell’offensiva del 30 dicembre 1917 “ Dopo intensa preparazione di artiglieria, le truppe francesi sferrano il loro primo attacco alle posizioni nemiche. I tedeschi reagiscono con violenza, ma i cannoni italiani, francesi e inglesi riducono al silenzio quelli dell’avversario. Poi gli alpini francesi scattano tra casa Narenzine e Osteria Monfenera, occupando alcune trincee nemiche alla loro sinistra. Più accanita è la lotta sul Monfenera. Alla fine la posizione è conquistata e tenuta.”

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IRENE PIGATTI (1859 – 1937) (diapositiva 29) Colta, piacente e dalla spiccata personalità, Irene Pigatti nasce il 18 settembre 1859 a Colle. È figlia unica di Andrea, già sindaco del piccolo comune, e di Teresa Da Ponte, originaria di Vittorio. Forgiata dalla perdita di entrambi i genitori quand'è poco più che ragazza, Irene coltiva parecchi interessi tra cui l'alpinismo; pratica non propriamente consueta per una donna di quel tempo. Nel febbraio del 1896, a trentasette anni, si sposa con il più giovane Luigi Tarlazzi (1863-1940), un tenente romagnolo del 7° Alpini di stanza a Conegliano. I due per qualche anno abbandonano Colle Umberto, presumibilmente a causa della carriera militare del marito, per poi ritornare a risiedervi stabilmente. Qui Tarlazzi, giunto al grado di Maggiore, è sindaco dal 1914 al 1922. La coda della Grande Guerra porta un'amara vicissitudine a Irene che, tra il 1918 e il 1919, deve sopportare la deportazione in Austria del marito per presunta attività di spionaggio, essendo stato trovato in possesso di alcuni piccioni viaggiatori. La coppia non ha figli, inoltre il nome di Irene si ritrova nel locale censimento del 1926, dove compare nella lista dei bachicoltori della zona, attività in quel tempo molto diffusa. Irene Pigatti si spegne settantottenne a Colle Umberto il 27 aprile 1937, qualche anno prima del marito. Il Comune di Colle Umberto, a condividerne la memoria, le ha intitolato una via. Per chi segue le vicende storiche dell'alpinismo dolomitico, affiorano di tanto in tanto le affascinanti tracce delle sue prime ascensioni. La singolare storia di questa donna, iscritta dal 1888 alla Sezione Agordina del Club Alpino, è già stata oggetto di studio da parte di importanti storici dell'alpinismo, soprattutto nel tentativo di far luce su chi fu la prima alpinista a metter piede in cima alla Civetta. Data l'aridità delle fonti, i risultati delle ricerche hanno portato ad alterne aggiudicazioni, spostando il primato ora sull'agordina Maria Amelia Paganini (luglio 1870 con marito, fratello e la guida di Caprile Clemente Callegari), ora su Irene Pigatti (19 agosto 1890, con lo stesso Callegari). Al di là delle varie interpretazioni storiche del caso, merita attenzione tutto l'eccezionale excursus alpinistico della Pigatti che, per continuità ed intraprendenza, la portò ad essere una delle prime e più importanti alpiniste italiane operanti in ambito dolomitico. Con la Pigatti s'incontra un'ambiziosa "collezionista" di cime, legata certamente a una concezione pionieristica dell'alpinismo, ma che rivolge l'attenzione anche al record femminile. Un'importante eco giunge ben prima della discussa salita alla poderosa cima zoldano-agordina. Nell'estate del 1886 Irene era arrivata in vetta al Cristallo e, a tal proposito, la Gazzetta di Treviso del 21-22 agosto dello stesso anno pubblicava tra le cronache: "La signorina Pigatti di Colle Umberto à fatto la salita del Monte Cristallo, difficilissimo per considerevole altezza e per le scabrosità che presenta; finora solo due donne v'erano salite ed entrambe straniere; ecco dunque la prima italiana che arriva a toccarne la sommità. Quando una nostra compatriota compie qualche difficile impresa sentiamo sempre piacere, se è una donna poi… Brava signorina Pigatti, le nostre più vive congratulazioni!". È poi la volta del Cimon del Froppa, salito per la via Kugy il 13 agosto 1888. Irene coglie il successo accompagnandosi alla guida di Auronzo Pacifico Zandegiacomo Orsolina, già suo compagno anche nella precedente scalata al Cristallo. Se per la montagna ampezzana la segnalazione riguarda la prima ascensione femminile italiana, per il Cimon del Froppa si tratta invece della prima femminile assoluta. Nel settembre successivo è la Rivista Mensile del CAI, in quel periodo edita a Torino, a informare sbrigativamente della salita: "Ci si annunzia che la Signora Irene Pigatti di Colle Umberto, socia della sez. di Agordo… eseguì nello scorso agosto, colla brava guida Pacifico Orsolina, la ascensione del Cimon del Froppa (m 3129, Grohmann), la cima più alta delle Marmarole, dalla valle dell'Ansiei". Nel 1889, dopo le belle scalate con Orsolina, pare che di Irene Pigatti non ci siano tracce in quota, mentre, nell'estate del 1890, ecco la stagione storicamente più nota dell'alpinista di Colle Umberto.

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Il 9 agosto una nevicata improvvisa non ferma Irene, che sale la Marmolada condotta dalla guida di Alleghe Agostino Soppelsa e quindi, il 19 agosto, eccola in cima alla fatidica Civetta con Clemente Callegari. Pur tra qualche polemica circa il primato femminile - sorta già all'epoca -, Irene Pigatti non demorde e l'anno seguente (5 settembre 1891) la ritroviamo insieme alla guida di Transacqua Michele Bettega sulla Pala di San Martino, considerata, ancora in quel periodo, la vetta più elevata del Gruppo delle Pale . Per quanto scalata più volte da rappresentanti del gentil sesso, la sua cima doveva ancora essere toccata da alpiniste italiane e, anche in questo caso, Irene si affida a una delle guide alpine più carismatiche del periodo. Nel 1892 le cronache riportano una particolare salita tra le "montagne di casa". Il 24 luglio la Pigatti parte da Pian Cansiglio, raggiunge la vetta del Cimon del Cavallo e ritorna al punto di partenza dopo 13 ore di escursione. Ancora nel 1892, l'11 settembre, Irene è la prima donna italiana sulla cima del Pelmo, scalato in comitiva con altri otto alpinisti e sei guide, in occasione dell'inaugurazione del Rifugio Venezia. Il primato femminile era rimasto vagante per più di trent'anni dall'ascensione di John Ball e la Pigatti lo coglie con la sua salita forse più semplice. Per l'occasione la Rivista Mensile del CAI riportò un'estesa cronaca dell'avvenimento, inoltre venne fotografato un gruppo di donne che quel giorno si erano portate al Rifugio. Al centro di esse si distingue un'elegante signora, che posa quasi da soggetto principale dell'immagine. La didascalia non riporta nomi ma, confrontando la foto col suo ritratto, sembra proprio trattarsi dell'esperta alpinista di Colle Umberto. Il primo giorno di settembre del 1893 Irene calca l'ennesima vetta, quella dell'Antelao. Le sono compagni il bellunese Vittorio Sperti e i due fratelli Giuseppe e Arcangelo Pordòn, emblematiche guide di San Vito. Scrive ancora la Rivista Mensile del CAI pochi giorni dopo: "…il vetrato sulle rocce verso la cima mise in difficoltà, ma non impedì l'ascensione, e così la intrepida alpinista può registrare anche questa vittoria nel suo già brillante stato di servizio". Sul vertice del maestoso gigante cadorino Irene Pigatti, giunta ormai alla notorietà, concluse improvvisamente la sua esaltante esperienza alpinistica. In cima all'Antelao rimasero le ultime impronte "… della più valorosa delle alpiniste della nostra regione…" .

Principali ascensioni

• agosto 1886: monte Cristallo, 1ª ascensione femminile italiana

• 13 agosto 1888: Cimon del Froppa (gruppo delle Marmarole), 1ª ascensione femminile[

• 9 agosto 1890: Marmolada

• 19 agosto 1890: monte Civetta, 2ª ascensione femminile

• 5 settembre 1891: pala di San Martino, 1ª ascensione femminile italiana

• 24 luglio 1892: cima Manera (gruppo Col Nudo-Cavallo), 1ª ascensione femminile

• 11 settembre 1892: monte Pelmo, 1ª ascensione femminile italiana

• 1º settembre 1893: monte Antelao.

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Numero: 1176 Data: 1/08/2010 Località: Auronzo di Cadore Filiale: Belluno 38^ Camignada Omaggio a Irene Pigatti alpinista

Antonio Pigatti pittore (diapositiva 30) Antonio Pigatti (Colle Umberto/TV, 1874-1925) di Francesco muratore e Anna Fedon artigiana. Fu artista di un certo prestigio per i lusinghieri risultati riportati in mostre nazionali e all'estero. Nella Chiesa dei Santi Angeli Custodi di Quantin esegue una grande Esaltazione della Croce (oggi staccata) nel soffitto dell'aula e un piccolo tondo con l'Eterno Padre al centro della volta del presbiterio. Fu sostanzialmente un autodidatta anche se influenzato dalle esperienze pittoriche del suo tempo. La sua produzione artistica, circoscritta alla zona pedemontana tra Piave e Livenza, fu assai discontinua. La sua pittura subì notevoli influssi dalla corrente veneziana del secondo Ottocento, subendo spiccati caratteri romantici. Predilesse il paesaggio, reso con freschezza e tocco impressionistico (Castello Roganzuolo e Il Cansiglio da Colle) ma era noto soprattutto per le scenette di genere di contenuto agreste (Contadino con grappolo d’uva). Ma fu anche buon ritrattista verista (La sorella Emilia e Francesco Pigatti). Partecipò ad importanti esposizioni in Italia e all’estero con lusinghieri successi. Notevole il suo dipinto (olio su tela) presenta in Chiesa a Colle Umberto intitolato “Processione del Corpus Domini a Colle Umberto”. Morì di leucemia, a Colle Umberto nel 1925.

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Mons Mario Pigatti (diapositiva 31) Nato nel giugno del 1915 a Colle Umberto, nel 1938 era diventato sacerdote e per 65 anni, tanto è durato il suo infaticabile ministero, ha svolto vari incarichi in diocesi, prima come cappellano nelle parrocchie di Mareno di Piave, Oderzo, Fontanelle e cattedrale, poi come parroco a Costa di Vittorio Veneto e Miane, infine nel 1962 parroco a Chiarano. Ha guidato la comunità della parrocchia di San Bartolomeo di Chiarano fino al 1987. Nel 1998 in occasione del 60 anniversario di sacerdozio gli era stato conferito il titolo di “Cappellano d’onore di Sua Santità”. Si è spento nel febbraio del 2003.

“Qualche punto oscuro rimane, la conferenza è finita, la ricerca continua”.

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Ringraziamenti Compianto Antonio Perin e Girardi Veronica per l’archivio di Colle, dott.ssa Loredana Imperio, Dott. Maurizio Lucheschi, Italo Quadrio, Dott. Giovanni Tomasi, Silvia della Coletta, Patrizia Moz, Massimo della Giustina , Carla Pizzol, dott.ssa Mariagrazia Salvador, Sonego Maria Rita archivio di Conegliano, Mario Coletti, Beatrice Fioretti, Antonio Pigatti, Antonella Pigatti,

Fonti e Bibliografia Archivio di Stato di Vicenza Testamento Pre GioMaria Pigatti 11 ottobre 1614 notaio Francesco Cerato di Vicenza cassetta n. 8816 Vendita dei beni in Mason da parte di Pigatto q. Bernardin Pigatti 29 ottobre 1598 notaio Gio.Batta Guazzo busta n. 971 Archivio Comunale di Vittorio Veneto Podesteria di Serravalle Estimi: l'est.n. 164 (1562-1572) 1572-1577 Serie 8 Busta 166 1578-1584 Serie 8 Busta 167 1586-1594 Serie 8 Busta 168 estimo n.169 (1593-1594) 1596-1600 Serie 8 Busta 170 1600-1611 Serie 8 Busta 171 1612-1623 Serie 8 Busta 173 1632 Terrieri Serie 9 Busta 192 1644 Terrieri Serie 9 Busta 193 1651-1652 Terrieri Serie 9 Busta 194 1656 Terrieri Serie 9 Busta 195 1664 Terrieri Serie 9 Busta 196 1683 1693 Terrieri Serie 9 Busta 197 1692 1701 Terrieri Serie 9 Busta 199 1692 1693 Terrieri Serie 9 Busta 200 1705 Terrieri Serie 9 Busta 201 1710 Terrieri Serie 9 Busta 202 Archivio Parrocchiale di Colle Umberto Libri dei battezzati, morti e matrimoni Stati delle anime Archivio Diocesano di Vittorio Veneto 99 Ref VI Rub VI B III F XI n. 25 135 Ordinazioni sacerdotali Archivio di Stato di Treviso Notarile I° :

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B. 1115 notaio STRINGHER Alessio Serravalle 1589 – 1633 B. 1045 notaio Sanfior Acursio B. 673 notaio Montebelluna Policreto B. 1406 e 1407 notaio Ottavio e GioMaria Marescalchi B. 3832 notaio Argenti Giovanni B. 3816 notaio Danese Giulio Antonio B. 4082 notaio Fabro Giovanni B. 2579 notaio Mazzacan Stefano B. 4268 notaio Sanfior Michele B. 5571 notaio Bortoluzzi Francesco Archivio di Stato Venezia Notarile primo, notaio Casoni Giorgio, volume 5380, n. 162, "vendita vitalizia" del 1842 Archivio Parrocchiale Serravalle S. Maria Nuova Registro Battesimi e Matrimoni 1578-1585 (4 novembre 1599) Biblioteca Civica Bertoliana Vicenza Ms 2510 - Sebastiano Rumor il Blasone Vicentino - carta 131 recto Ms 3395 - Persone memorabili in Vicenza - carta 143 recto Ms 3395 - Persone memorabili in Vicenza - carta 144 recto Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze Opuscoli raccolti dall'abate Domenico Capretta di Ceneda vol.14 Misc. Capretta 1300.13 "Ad Antonio e ad Anna Pigatti nel giorno desideratissimo in cui il nipote affettuoso Vincenzo Pigatti per la prima volta dice dall'altare "Pregate o fratelli" Biblioteca Civica di Agordo Libretto della confraternita del Santissimo Corpo di Cristo 1631 Parrocchia di S. Silvestro d’Albina (Gaiarine) Venezia, Biblioteca del Museo Correr, Gradenigo Dolfin 131/1 1551-1775 “L'Istoria e l'arme delle famiglie più antiche di Venezia” “Ceneda e Serravalle in età veneziana” Circolo Vittoriese di Ricerche Storiche – Sacre Ordinazioni Poetesse e scrittrici, Volumi 1-2 - Maria Ferrari Bandini Buti - E.B.B.I., Istituto editoriale italiano B.C. Tosi, s.a “Dizionario Biografico Vittoriese e della Sinistra Piave” - Sistema Bibliotecario del Vittoriese Vittorio Veneto - di Vincenzo Ruzza LA BOTTEGA DEI FIORENTINI - Un secolo di pittura nella Valsugana del ‘600 Borgo Valsugana 21 luglio - 31 agosto 2007 Arte e storia in Valsugana, 6 a cura di Vittorio Fabris - intervento Giorgio Mies L’Azione 09 feb 2003 Si è spento a Chiarano la grande fede di Monsignor Pigatti Monica Borga L’Azione 15 giu 2003 Chiarano / In un libretto il ricordo di Mons. Pigatti

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“Croniche di Vicenza di Battista Pagliarino” scritte dal principio di questa città, fino al tempo, ch’ella si diede sotto al Serenissimo Dominio Veneto 1404. Date alla luce da Giorgio Giacomo Alcaini - in Vicenza 1463 “Andrea Palladio… Fiasco!” - Pubblicato da Redazione in Pittura antica14 dicembre 2014 di Lionello Puppi Archivio Sartori: documenti di storia e arte francescana, Volume 2, Parte 1 Antonio Sartori, Giovanni M. Luisetto - Biblioteca antoniana, Basilica del Santo, 1986 Parrocchia di San Martino Vescovo in Visnà / Antonio Soligon, Giancarlo Bardini [Vazzola] : a cura della Parrocchia di San Martino Vescovo di Visnà, stampa 2009 Michelangelo Muraro – Il libro secondo di Francesco e Jacopo dal Ponte – G.B. Verci Editrice 1992 “La grande guerra nella nostra memoria” - P. Tessaro - Ed. SYNTHESIS - 1995 “Il comune di Colle Umberto. Storia arte toponomastica” a cura di Maurizio Lucheschi - Vittorio Veneto - Grafiche De Bastiani - 1994 “Acta Graduum Academicorum Gymnasii Patavini – Ab anno 1566 ad annum 1600 – (1591-1600)” a cura di Edda Martellozzo Forin “Per nozze Pigatti-Muttoni “ a cura di Giovanni Mocenigo - Bassano : Tip. S. Pozzato, 1889 G. Franco Bosio Presidente di A.R.T.S. ONLUS (Associazione Ricerche Tessili Storiche) che ha istituito il Museo del Tessile “Martinelli Ginetto” - LEFFE (BG) - www.museodeltessile.it Notizie sulla famiglia Pigatti di Vicenza del Prof . Giordano Dellai di Sandrigo (VI) http://www.meteoweb.eu/2013/06/il-1816-lunico-vero-anno-senza-estate-tutto-cio-che-accadde-in-quella-bizzarra-stagione-di-200-anni-fa/209654/#6VSlsHLHFBSQCFtT.99 http://www.ilgiornaledivicenza.it/home/cronaca-old/la-villa-i-cavalieri-e-il-processo-1.931535 http://ladomenicadivicenza.gruppovideomedia.it/a_ITA_3284_1.html http://www.comune.vicenza.it/vicenza/manifestazioni/mostre.php/52250 http://it.wikipedia.org/wiki/Irene_Pigatti www.filatelicidimontagna.com/files/irene.doc http://www.farmaciatestadoro.it/storia http://www.treccani.it/enciclopedia/conte-da-monte_%28Dizionario-Biografico%29/

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Allegato 1: Albero genealogico Pigatti discendenza Mason Vicentino – Vicenza tratto da libretto per nozze Pigatti - Muttoni

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Allegato 2: Albero genealogico discendenza Mason Vicentino – Colle Umberto risultato ricerca

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