Benaco Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri...

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Nell’illusione di essere veri devoti, molti sono pronti a correre là dove si parla di nuovi messaggi della Vergine, di nuove apparizioni, ecc… Che cosa muove migliaia di persone a intraprendere lunghi viaggi anche disagiati e accorrere là dove si parla di veggenti e dei loro messaggi? Siamo di fronte a reazioni collettive di fanatismo, oppure ad espressioni che rivelano una sincera fame del sacro e di risposta a domande di religiosità? Da una parte l’entusiasmo per vere o presunte apparizioni merita rispetto, ma è sbagliato vivere in costante atteggiamento di ricerca di fatti straordinari , di nuove rivelazioni ed accettare tutto senza discernimento. Si dimentica una cosa essenziale che la Rivelazione si è conclusa con Gesù Cristo che è il culmine della Rivelazione di Dio. A chi volesse interrogare il Signore e chiederli visioni o rivelazioni, Dio potrebbe rispondergli: se ti ho già detto tutto nella mia Parola che è il mio Figlio e non ho altro da rivelare, come posso risponderti o rivelarti qualche altra cosa? Fissa lo sguardo su di Lui solo e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri… Ascoltalo!... È bene sapere e tener presente che nessuna apparizione è necessaria alla fede e che le rivelazioni private sono solo un richiamo o una spiegazione particolare della rivelazione divina data da Gesù Cristo e riportata nella Scrittura e trasmessa dalla Tradizione della Chiesa. È questa che dobbiamo continuamente approfondire a orientamento della nostra vita. Giovanni Paolo II è stato giustamente definito “il primo testimone della pietà mariana nella Chiesa”, nessuno meglio di lui può aiutarci a fare un serio esame di coscienza sull’autenticità della nostra devozione mariana. Anzitutto egli ci ha esortato di tenerci lontani da ogni forma di superstizione o di vana credulità; inoltre occorre accogliere nel giusto senso, in sintonia con il discernimento ecclesiale, le manifestazioni straordinarie con cui la Beata Vergine Maria ama, non di rado, concedersi al popolo di Dio. Il riconoscimento del giusto posto alla Madre di Dio, fa parte dell’ortodossia cattolica. Vi sono fatti riconosciuti, approvati, valorizzati che sono entrati nella normale vita della Chiesa: Lourdes, Fatima, Guadalupe, Pompei, Loreto, ecc. non fanno problema. Per altri il giudizio Febbraio 2014 - Anno 16 (n° 183) Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

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Nell’illusione di essere veri devoti, molti sono pronti a correre là dove si parla di nuovi messaggi della Vergine, di nuove apparizioni, ecc… Che cosa muove migliaia di persone a intraprendere lunghi viaggi anche disagiati e accorrere là dove si parla di veggenti e dei loro messaggi? Siamo di fronte a reazioni collettive di fanatismo, oppure ad espressioni che rivelano una sincera fame del sacro e di risposta a domande di religiosità? Da una parte l’entusiasmo per vere o presunte apparizioni merita rispetto, ma è sbagliato vivere in costante atteggiamento di ricerca di fatti straordinari , di nuove rivelazioni ed accettare tutto senza discernimento. Si dimentica una cosa essenziale che la Rivelazione si è conclusa con Gesù Cristo che è il culmine della Rivelazione di Dio. A chi volesse interrogare il Signore e chiederli visioni o rivelazioni, Dio potrebbe rispondergli: se ti ho già detto tutto nella mia Parola che è il mio Figlio e non ho altro da rivelare, come posso risponderti o rivelarti qualche altra cosa? Fissa lo sguardo su di Lui solo e vi troverai anche più di quanto chiedi e desideri… Ascoltalo!... È bene sapere e tener presente che nessuna apparizione è necessaria alla fede e che le rivelazioni private sono solo un richiamo o una spiegazione particolare della rivelazione divina data da Gesù Cristo e riportata nella Scrittura e trasmessa dalla Tradizione della Chiesa. È questa che dobbiamo continuamente approfondire a orientamento della nostra vita. Giovanni Paolo II è stato giustamente definito “il primo testimone della pietà mariana nella Chiesa”, nessuno meglio di lui può

aiutarci a fare un serio esame di coscienza sull’autenticità della nostra devozione mariana. Anzitutto egli ci ha esortato di tenerci lontani da ogni forma di superstizione o di vana credulità; inoltre occorre accogliere nel giusto senso, in sintonia con il discernimento ecclesiale, le manifestazioni straordinarie con cui la Beata Vergine Maria ama, non di rado, concedersi al popolo di Dio. Il riconoscimento del giusto posto alla Madre di Dio, fa parte dell’ortodossia cattolica. Vi sono fatti riconosciuti, approvati, valorizzati che sono entrati nella normale vita della Chiesa: Lourdes, Fatima, Guadalupe, Pompei, Loreto, ecc. non fanno problema. Per altri il giudizio

Febbraio 2014 - Anno 16 (n° 183)

Mensile della Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco

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della Chiesa si è espresso in forma negativa o è ancora in sospeso. È facile che in questi fatti interferiscano elementi deteriori, illusioni, fantasie, interessi materiali e quindi si impone una grande prudenza nell’accostarli, valutarli, valorizzarli. Il tema delle “rivelazioni” va accostato in clima di fede, non di curiosità, di pregiudizio di polemica. Una attenzione notevole va messa in relazione ad una “genuina” fame e sete della Parola di Dio ed è evidente che il discernimento dei criteri di corrispondenza alla Parola di Dio , più che al singolo fedele è riservato al Magistero della Chiesa. È la Chiesa che può riconoscere e approvare il carattere soprannaturale, l’origine delle apparizioni e affermare l’ortodossia del culto e del pellegrinaggio. Bisogna, anche, non dimenticare che, il messaggio delle apparizioni, anche se approvato, conserva il carattere di rivelazione privata che non è oggetto diretto ed esplicito della nostra fede. Il cristiano quindi resta libero di dare o non dare la sua adesione, anche se per rispetto al giudizio della Chiesa, deve orientarsi ad un atteggiamento di accoglienza. Paolo VI nella Esortazione apostolica “Marialis cultus” ci da al riguardo l’orientamento base: “La Liturgia, per il suo preminente valore cultuale, costituisce una regola d’oro per la pietà mariana”. Celebriamo con la partecipazione di tutto il popolo, con fede e devozione le feste mariane che la Chiesa sapientemente distribuisce lungo tutto l’anno liturgico mentre celebra i misteri della vita del Signore. Ci sia in ciascuno di noi l’anima di Maria per lodare il Signore, e in Lui esultare.

Don Giuseppe

2 FEBBRAIO 20142 FEBBRAIO 20142 FEBBRAIO 20142 FEBBRAIO 2014 XXXVI GIORNATA PER LA VITAXXXVI GIORNATA PER LA VITAXXXVI GIORNATA PER LA VITAXXXVI GIORNATA PER LA VITA

“Generare futuro”“Generare futuro”“Generare futuro”“Generare futuro” “I figli sono la pupilla dei nostri occhi… Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo andare avanti?”. Così Papa Francesco all’apertura della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù ha illuminato ed esortato tutti alla custodia della vita, ricordando che generare ha in sé il germe del futuro. Il figlio si protende verso il domani fin dal grembo materno, accompagnato dalla scelta provvida e consapevole di un uomo e di una donna che si fanno collaboratori del Creatore. La nascita spalanca l’orizzonte verso passi ulteriori che disegneranno il suo futuro, quello dei suoi genitori e della società che lo circonda, nella quale egli è chiamato ad offrire un contributo originale. Questo percorso mette in evidenza “il nesso stretto tra educare e generare: la relazione educativa si innesta nell’atto generativo e nell’esperienza dell’essere figli”, nella consapevolezza che “il bambino impara a vivere guardando ai genitori e agli adulti”. Ogni figlio è volto del “Signore amante della vita” (Sap 11,26), dono per la famiglia e per la società. Generare la vita è generare il futuro anche e soprattutto oggi, nel tempo della crisi; da essa si può uscire mettendo i genitori nella condizione di realizzare le loro scelte e i loro progetti. La testimonianza di giovani sposi e i dati che emergono da inchieste recenti indicano ancora un grande desiderio di generare, che resta mortificato per la carenza di adeguate politiche familiari, per la pressione fiscale e una cultura diffidente verso la vita. Favorire questa aspirazione (valutata nella percentuale di 2,2 figli per donna sull’attuale 1,3 di tasso di natalità) porterebbe a invertire la tendenza negativa della natalità, e soprattutto ad arricchirci del contributo unico dei figli, autentico bene sociale oltre che segno fecondo dell’amore sponsale. La società tutta è chiamata a interrogarsi e a decidere quale modello di civiltà e quale cultura intende promuovere, a cominciare

PARROCCHIA DI PAI

È nata ELENA. Congratulazioni a mamma Monica e a papà Renato.

PARROCCHIA DI TORRI

È nata AURORA. Congratulazioni a mamma Chiara e a papà Daniele.

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da quella palestra decisiva per le nuove generazioni che è la scuola. Per porre i mattoni del futuro siamo sollecitati ad andare verso le periferie esistenziali della società, sostenendo donne, uomini e comunità che si impegnino, come afferma Papa Francesco, per un’autentica “cultura dell’incontro”. Educando al dialogo tra le generazioni potremo unire in modo fecondo la speranza e le fatiche dei giovani con la saggezza, l’esperienza di vita e la tenacia degli anziani. La cultura dell’incontro è indispensabile per coltivare il valore della vita in tutte le sue fasi: dal concepimento alla nascita, educando e rigenerando di giorno in giorno, accompagnando la crescita verso l’età adulta e anziana fino al suo naturale termine, e superare così la cultura dello “scarto”. Si tratta di accogliere con stupore la vita, il mistero che la abita, la sua forza sorgiva, come realtà che sorregge tutte le altre, che è data e si impone da sé e pertanto non può essere soggetta all’arbitrio dell’uomo. L’alleanza per la vita è capace di suscitare ancora autentico progresso per la nostra società, anche da un punto di vista materiale. Infatti il ricorso all’aborto priva ogni anno il nostro Paese anche dell’apporto prezioso di tanti nuovi uomini e donne. Se lamentiamo l’emorragia di energie positive che vive il nostro Paese

con l’emigrazione forzata di persone – spesso giovani – dotate di preparazione e professionalità eccellenti, dobbiamo ancor più deplorare il mancato contributo di coloro ai quali è stato impedito di nascere. Ancora oggi, nascere non è una prospettiva sicura per chi ha ricevuto, con il concepimento, il dono della vita. È davvero preoccupante considerare come in Italia l’aspettativa di vita media di un essere umano cali vistosamente se lo consideriamo non alla nascita, ma al concepimento. La nostra società ha bisogno oggi di solidarietà rinnovata, di uomini e donne che la abitino con responsabilità e siano messi in condizione di svolgere il loro compito di padri e madri, impegnati a superare l’attuale crisi demografica e, con essa, tutte le forme di esclusione. Una esclusione che tocca in particolare chi è ammalato e anziano, magari con il ricorso a forme mascherate di eutanasia. Vengono meno così il senso dell’umano e la capacità del farsi carico che stanno a fondamento della società. “È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori”. Come un giorno si è stati accolti e accompagnati alla vita dai genitori, che rendono presente la più ampia comunità umana, così nella fase finale la famiglia e la comunità umana accompagnano chi è “rivestito di debolezza” (Eb 5,2), ammalato, anziano, non autosufficiente, non solo restituendo quanto dovuto, ma facendo unità attorno alla persona ora fragile, bisognosa, affidata alle cure e alle mani provvide degli altri. Generare futuro è tenere ben ferma e alta questa relazione di amore e di sostegno, indispensabile per prospettare una comunità umana ancora unita e in crescita, consapevoli che “un popolo che non si prende cura degli anziani e dei bambini e dei giovani non ha futuro, perché maltratta la memoria e la promessa”.

Il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana

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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO

PER LA XXII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

11 Febbraio 2014

Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i

fratelli» (1 Gv 3,16) Cari fratelli e sorelle, 1. In occasione della XXII Giornata Mondiale del Malato, che quest'anno ha come tema Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16), mi rivolgo in modo particolare alle persone ammalate e a tutti coloro che prestano loro assistenza e cura. La Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una speciale presenza di Cristo sofferente. E' così: accanto, anzi, dentro la nostra sofferenza c'è quella di Gesù, che ne porta insieme a noi il peso e ne rivela il senso. Quando il Figlio di Dio è salito sulla croce ha

distrutto la solitudine della sofferenza e ne ha illuminato l'oscurità. Siamo posti in tal modo dinanzi al mistero dell'amore di Dio per noi, che ci infonde speranza e coraggio: speranza, perché nel disegno d'amore di Dio anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale; e coraggio, per affrontare ogni avversità in sua compagnia, uniti a Lui. 2. Il Figlio di Dio fatto uomo non ha tolto dall'esperienza umana la malattia e la sofferenza, ma, assumendole in sé, le ha trasformate e ridimensionate. Ridimensionate, perché non hanno più l'ultima parola, che invece è la vita nuova in pienezza; trasformate, perché in unione a Cristo da negative possono diventare positive. Gesù è la via, e con il suo Spirito possiamo seguirlo. Come il Padre ha donato il Figlio per amore, e il Figlio ha donato se stesso per lo stesso amore, anche noi possiamo amare gli altri come Dio ha amato noi, dando la vita per i fratelli. La fede nel Dio buono diventa bontà, la fede nel Cristo Crocifisso diventa forza di amare fino alla fine e anche i nemici. La prova della fede autentica in Cristo è il dono di sé, il diffondersi dell'amore per il prossimo, specialmente per chi non lo merita, per chi soffre, per chi è emarginato. 3. In forza del Battesimo e della Confermazione siamo chiamati a conformarci a Cristo, Buon Samaritano di tutti i sofferenti. «In questo abbiamo conosciuto l'amore; nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16). Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che sono bisognosi di cure, portiamo la speranza e il sorriso di Dio nelle contraddizioni del mondo. Quando la dedizione generosa verso gli altri diventa lo stile delle nostre azioni, facciamo spazio al Cuore di Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo così il nostro contributo all'avvento del Regno di Dio. 4. Per crescere nella tenerezza, nella carità rispettosa e delicata, noi abbiamo un modello cristiano a cui dirigere con sicurezza lo sguardo. È la Madre di Gesù e Madre nostra, attenta alla voce di Dio e ai bisogni e difficoltà dei suoi figli. Maria, spinta dalla divina misericordia che in lei si fa carne, dimentica se stessa e si incammina in fretta dalla Galilea alla Giudea per incontrare e aiutare la cugina Elisabetta; intercede presso il suo Figlio alle

Anche quest’anno come ogni anno si sono aperte le iscrizioni al

pellegrinaggio dell’UNITALSI a Lourdes con la Diocesi di Verona,

si chiudono la prima settimana di marzo.

In treno dal 21 al 27 Aprile. In aereo dal 22 al 26 Aprile.

È una bella esperienza di fede acconto agli ammalati

che auguro di fare. Per le iscrizioni rivolgersi a Tonelli

Lucrezia tel. 045 7225971.

A Garda presso la parrocchia, ogni terzo venerdì del mese si tengono

degli incontri di preghiera e catechesi, organizzati

dall’UNITALSI, sulla cultura del dono di sè verso gli ammalati e gli anziani. La catechesi è tenuta da

Don Roberto Vesentini.

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nozze di Cana, quando vede che viene a mancare il vino della festa; porta nel suo cuore, lungo il pellegrinaggio della vita, le parole del vecchio Simeone che le preannunciano una spada che trafiggerà la sua anima, e con fortezza rimane ai piedi della Croce di Gesù. Lei sa come si fa questa strada e per questo è la Madre di tutti i malati e i sofferenti. Possiamo ricorrere fiduciosi a lei con filiale devozione, sicuri che ci assisterà, ci sosterrà e non ci abbandonerà. È la Madre del Crocifisso Risorto: rimane accanto alle nostre croci e ci accompagna nel cammino verso la risurrezione e la vita piena. 5. San Giovanni, il discepolo che stava con Maria ai piedi della Croce, ci fa risalire alle sorgenti della fede e della carità, al cuore di Dio che «è amore» (1 Gv 4,8.16), e ci ricorda che non possiamo amare Dio se non amiamo i fratelli. Chi sta sotto la Croce con Maria, impara ad amare come Gesù. La Croce «è la certezza dell'amore fedele di Dio per noi. Un amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra anche nella morte per vincerla e salvarci…La Croce di Cristo invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna a guardare sempre l'altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto» (Via Crucis con i giovani, Rio de Janeiro, 26 luglio 2013). Affido questa XXII Giornata Mondiale del Malato all'intercessione di Maria, affinché aiuti le persone ammalate a vivere la propria sofferenza in comunione con Gesù Cristo, e sostenga coloro che se ne prendono cura. A tutti, malati, operatori sanitari e volontari, imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 6 dicembre 2013

FRANCESCO

ANNIVERSARI DI

MATRIMONIO 2013

“L'uomo si unirà alla sua donna e i

due saranno una sola carne”

Queste poche parole dovrebbero radicarsi nella vita di due persone che si vogliono bene e decidono di mettersi insieme e formare una famiglia, di avere dei figli e di educarli per essere a loro volta in grado un domani di formare una famiglia. Dico dovrebbero, perché abbiamo degli esempi poco confortanti nei confronti del matrimonio cristiano. Non voglio elencare tutti i tipi di unioni che non si rifanno al matrimonio cristiano, purtroppo la realtà sta sotto ai nostri occhi. Il matrimonio cristiano, cioè l'impegno che due persone prendono di fronte al sacerdote che in quel momento rappresenta Dio, la promessa di amarsi e onorarsi ogni giorno della loro vita, decisi cioè ad affrontare qualsiasi avversità che l'esistenza ci pone nell'arco della vita. Nel giorno della Sacra Famiglia su invito di Don Giuseppe molte coppie che festeggiavano in questo anno anniversari particolari, ma era aperta a tutti gli sposi presenti, abbiamo ricordato il giorno del nostro matrimonio con una particolare celebrazione, con le stesse promesse di quel giorno e abbiamo confermato il nostro amore di fronte a Dio, davanti a quell'altare le nostre esistenze si sono unite, decisi a fare della nostra vita un dono l'uno per l'altro. Ricordiamo ancora con riconoscenza i colloqui avuti con Don Leone e Don Mario prima del nostro matrimonio, forse erano altri anni (1973) ma si era pronti a fare qualsiasi sacrificio ora è un po' più difficile parlare di sacrificio ma in fondo penso che sacrificio voglia dire fare diventare sacro un dono.

Lorenzo e Lidia

SONO TORNATE AL PADRE

LIVIA

GIUSEPPINA

TERESA

ADA

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SCOPRIRE LE RAGIONI SCOPRIRE LE RAGIONI SCOPRIRE LE RAGIONI SCOPRIRE LE RAGIONI

DELLA SPERANZADELLA SPERANZADELLA SPERANZADELLA SPERANZA

C’è in giro la convinzione che la Bibbia sia un libro già letto perché se ne ascoltano alcuni brani alla messa della Domenica e invece è un libro da leggere e da meditare, da scoprire continuamente; non da tenere in casa come un soprammobile, magari in una edizione di lusso, che si ammira , ma non si tocca. Giustamente preoccupati per questo scarso impegno nella conoscenza della Bibbia i nostri vescovi a cominciare dal Papa ci propongono con forza la lettura della Bibbia come nutrimento insostituibile per il cristiano e per la comunità: “i cristiani tornino con rinnovato interesse alla Bibbia”. Il loro desiderio è di poter ripetere ai cristiani d’oggi quanto San Paolo scriveva ai cristiani di Tessalonica.” Noi ringraziamo Dio continuamente, perché avendo ricevuto da noi la Parola divina della rivelazione , l’avete accolta non quale parola di uomini, ma come è veramente, quale Parola di Dio che opera in voi che credete”. Anche noi abbiamo sentito dire che la Sacra Scrittura è la lettera che Dio manda ai suoi figli, ma vi sono figli che dimenticano di aprirla ne di leggerla, e magari si sono fatti un’idea di Dio diversa da quella che si manifesta nel testo sacro, eppure se l’aprissero troverebbero delle cose sorprendenti che darebbero conforto nel dolore, fiducia in Dio e nell’uomo, speranza per il futuro, e grande serenità e pace. Naturalmente non basta a convincere che Dio parla attraverso la Bibbia, se poi quelli che l’ascoltano non si lasciano trasformare da essa. A Dio che parla, si deve l’obbedienza della fede: non basta

dunque leggerla, occorre metterla in pratica: Solo “chi ascolta la mia parola e la mette in pratica, è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia”. Dobbiamo umilmente ammettere di non essere sempre all’altezza del dono che Dio ci fa con la sacra Scrittura. Come siamo lontani da quell’atteggiamento di rispetto e amore , di coinvolgimento fino al pianto, come avvenne per il popolo ebreo quando, dopo l’esilio, riscopre “il libro della Legge”. Il popolo piangeva perché in quel libro ritrovava le ragioni della speranza. Avevano bisogno di trovare le ragioni della speranza anche i due discepoli di Emmaus, che confidano la loro delusione al forestiero che li aveva raggiunti sulla loro strada. Oggi come ieri, Gesù, il Signore vivente, ci incontra sulla strada della vita, ci introduce al mistero della Parola facendoci conoscere il cuore di Dio nelle parole di Dio e con la forza del suo Spirito e il gesto di amore della frazione del pane ci interpella, converte, infonde gioia, suscita ardore. Ma perché questo avvenga è necessario che si crei un clima di ascolto, di silenzio interiore ed esteriore, per gustare la Parola di Dio e po metterla in pratica. Modello di questo atteggiamento di silenzio, fatto di adorazione, di stupore, di giubilo, di accoglienza, è Maria chiamata dal Concilio: la Vergine dell’ascolto. Immagine perfetta della Chiesa, Maria lo è anche per il modo con cui incontra al Parola di Dio: l’ascolta attentamente, la medita con intenso discernimento, vi si dona senza riserve: “avvenga di me quello che hai detto”. La Bibbia è il libro della vita. In quelle parole possiamo sempre scoprire le ragioni della nostra speranza.

Matteo

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CONOSCERE LA BIBBIACONOSCERE LA BIBBIACONOSCERE LA BIBBIACONOSCERE LA BIBBIA

Che cos’è la Bibbia

La parola Bibbia, proviene dal greco e significa: i libri. La Bibbia è un libro formato da molti libri; è proprio come una biblioteca composta di 73 piccoli volumi, o libri ispirati da Dio, scritti da vari autori in epoche diverse e in differenti stili letterari. Conoscere la Bibbia è conoscere il meraviglioso rapporto di Dio con le sue creature, per questo è chiamata la lettera d’amore di Dio per gli uomini, perché in essa è svelatoli disegno di salvezza per l’umanità; questo progetto è arrivato alla sua pienezza nel Nuovo Testamento, con la venuta di Gesù.

Ispirazione della Sacra Scrittura

La Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti,perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo; hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa. Per la composizione dei libri sacri, Dio scelse e si servì di uomini nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori, tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva che fossero scritte.

Interpretazione della Sacra Scrittura

Poiché Dio nella Sacra Scrittura ha parlato per mezzo di uomini alla maniera umana, l’interprete della Sacra Scrittura, per capir bene ciò che Egli ha voluto comunicarci, deve ricercare con attenzione che cosa gli agiografi abbiano veramente voluto dire e a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole. Per ricavare l’intenzione degli agiografi si deve tener conto fra l’altro anche dei generi letterari. La verità infatti viene diversamente proposta ed espressa in testi scritti in vario modo, e che si presentano in forma storica, o profetica, o poetica, o anche in altri generi di espressione. È necessario che l’interprete, per capire ciò che Dio ha voluto comunicarci, conosca il contesto culturale in cui viveva l’agiografo e i generi letterari allora in uso.

La Bibbia la biblioteca di Dio

La Bibbia fino a oggi è stata stampata in più di 2000 lingue.

È il libro più tradotto in tutto il mondo. Viene spontaneo chiedersi: ma perché? Perché la Bibbia è la Parola di Dio, Parola che svela il progetto di Amore che Dio ha per tutta l’umanità. La Bibbia è stata scritta nell’arco di parecchi secoli, incarnandosi continuamente, superando usi e mentalità, perché il suo linguaggio riguarda la salvezza dell’uomo e quindi interessa tutti, e proprio per questo è sempre di attualità. Dio, però, per farsi capire ha usato il linguaggio degli uomini con i loro stili e i loro modi di espressione. Dio ha parlato attraverso la storia, la profezia, la sapienza: stili e generi letterari che sono presenti anche nella Sacra Scrittura. È importante conoscere la struttura della Bibbia e i libri da cui è composta.

La Bibbia

Anzitutto va detto che la Bibbia è formata da due grandi parti: l’Antico Testamento, e il Nuovo Testamento.

L’antico Testamento L’Antico Testamento rappresenta il cammino che Dio ha fatto fare al popolo di Israele per accogliere il suo Figlio Gesù. Un cammino non facile, costellato spesso , da parte degli uomini, di incomprensioni e di ribellioni, ma Dio, da buon Padre, si è calato nella mentalità dei figli e con grande pazienza e amore li ha preparati passo dopo paso all’incontro con Gesù.

Il Nuovo Testamento Il Nuovo Testamento è il compimento dell’Antico Testamento con le sue attese e le sue profezie, che si realizzano con la venuta di Gesù, il quale ci ha svelato il disegno di amore del Padre verso l’umanità. Dio ha mandato il suo Figlio quando i tempi erano maturi e il popolo era pronto a capire il suo messaggio:con Gesù la Rivelazione ha raggiunto il suo vertice. Con l’ultimo libro del Nuovo Testamento, l’Apocalisse, si chiude la Rivelazione.

Come è formata la Bibbia È un libro formato da molti libri, sono 73 scritti da vari autori, in epoche diverse e in diversi stili.

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L’ANTICO TESTAMENTOL’ANTICO TESTAMENTOL’ANTICO TESTAMENTOL’ANTICO TESTAMENTO

L’Antico Testamento è formato da 46 libri: “Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti…”

Il Pentateuco (5 libri)

I primi cinque libri narrano gli inizi del Popolo di Israele, e le leggi che ne regolano la vita. Questi cinque libri si chiamano anche: Pentateuco. Il nome dei libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. I temi fondamentali del Pentateuco sono: Creazione,Alleanza, Esodo, Legge , Culto.

I libri profetici (18 libri)

I libri profetici sono 18. I Profeti sono uomini scelti da Dio per svolgere questa missione: riportare il popolo al Signore quando si allontana da Lui, e ricordargli le sue vie, incoraggiandolo con visioni di un avvenire salvifico quando è nella prova. I Profeti sono chiamati Maggiori e Minori, questi ultimi a motivo della brevità dei loro libri. I nomi dei libri sono: Libri dei Profeti Maggiori: Isaia, Geremia, Lamentazioni, Ezechiele, Daniele. Libri dei Profeti Minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea,Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.

I libri storici (16 libri)

I libri storici sono 16, questi libri narrano la storia del popolo d’Israele dal momento della sua entrata nella terra promessa, raccontano le vicende delle dodici tribù d’Israele e dei molteplici rapporti che hanno avuto con gli altri popoli. Questa storia è letta con gli occhi della fede, è un continuo dialogo di Dio con il suo popolo, ed è vissuta da Israele in una alternanza e in un contrasto di fedeltà e infedeltà ricorrenti da una generazione all’altra. I nomi dei libri sono: Giosuè, Giuidici, Rut, 1 Samuele, 2 Samuele, 1 Re, 2 Re, 1 Cronache, 2 Cronache,Esdra, Neemia, Tobia, Goiuditta, Ester, 1 Maccabei, 2 Maccabei.

I libri sapienziali (7 libri)

La letteratura sapienziale comprende 7 libri. Il tema che accomuna questi libri è la Sapienza. Essa viene presentata come dono di Dioche, attraverso la Rivelazione, illumina la ricerca della ragione e dell’esperienza umana.La Sapienza cerca di fare luce sul mistero di Dio, dell’uomo e del mondo. I nomi dei libri sono: Giobbe, Salmi, Proverbi, Qoelet, Cantico dei cantici, Sapienza, Siracide.

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IL NUOVO TESTAMIL NUOVO TESTAMIL NUOVO TESTAMIL NUOVO TESTAMENTOENTOENTOENTO

Il Nuovo Testamento è composto di 27 libri. “…in questi giorni Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose…”

I quattro Vangeli (4 libri)

Il messaggio centrale dei Vangeli , è l’Incarnazione, la Vita, la Predicazione, i Miracoli, la Passione, la Morte, la Risurrezione, e la Glorificazione in cielo di nostro Signore Gesù Cristo. Nel Figlio Gesù e per mezzo di lui, Dio Padre dice la parola definitiva su di sé, sulla sorte dell’uomo e del mondo. I Vangeli narrati da Matteo, Marco, Luca sono chiamati sinottici, poiché hanno molti punti in comune. Il Vangelo narrato da Giovanni viene chiamato teologico, perché contiene la parte dottrinale più profondo dell’insegnamento di Gesù Cristo. Ognuno dei quattro Vangeli sottolinea degli aspetti particolari. Il Vangelo narrato da Matteo : scrive per i connazionali Ebrei, vede in Gesù il compimento dell’Antico Testamento. Il Vangelo narrato da Marco : concentra la sua attenzione sulle meraviglie compiute da Gesù e sull’importanza della sua sequela. Il Vangelo narrato da Luca : mette in luce l’aspetto salvifico universale della venuta di Gesù.Il Vangelo narrato da Giovanni : presenta Gesù come la Parola di Dio fatta carne per la nostra salvezza.

Gli Atti degli Apostoli (1 libro)

È un libro sacro scritto da Luca,descrive la storia della Chiesa nel suo nascere e nella sua prima diffusione. Vengono chiamati anche “Atti dello Spirito Santo”, perché, sotto la guida e l’azione dello Spirito Santo, il Vangelo di Gesù Cristo è stato testimoniato nel mondo.

Le lettere di San Paolo (13 libri)

San Paolo è chiamato l’apostolo delle genti, perché nei suoi viaggi apostolici ha predicato con tutte le sue forze ai pagani il Vangelo di Gesù Cristo. Nelle sue lettere, sollecitato dai problemi spesso molto concreti delle comunità cristiane, l’Apostolo è impegnato ad annunciare il Signore Gesù crocifisso e risorto. Sono 13 Lettere indirizzate alle Comunità cristiane, o ai Pastori ( Vescovi) delle Chiese. Le 9 lettere alle Comunità : Lettera ai Romani, 1 Lettera ai Corinzi, 2 Lettera ai Corinzi, Lettera ai Galati, Lettera agli Efesini, Lettera ai Filippesi, Lettera ai Colossesi, 1 Lettera ai Tessalonicesi, 2 Lettera ai Tessalonicesi. Le lettere - 3 - ai Pastori (Vescovi) delle Chiese :1° Lettera a Timoteo, 2° Lettera a Timoteo, Lettera a Tito. Una Lettera personale : Lettera a Filemone.

La Lettera agli Ebrei (1 libro)

La Lettera agli Ebrei, scritta da un collaboratore di Paolo, è un’omelia sul Sacerdozio eterno di Gesù Cristo e sul valore salvifico che la sua morte e risurrezione hanno avuto per tutti gli uomini.

Le Lettere Cattoliche (7 libri)

Queste lettere sono dette cattoliche, cioè universali, anche se in alcune è espresso il destinatario. Tra i temi in esse affrontati troviamo l’invito a non permettere che il Vangelo di Gesù Cristo venga distorto da deviazioni dottrinali o eresie. Le sette lettere sono: Lettera di Giacomo, 1 Lettera di Pietro, 2 Lettera di Pietro, 1 Lettera di Giovanni, 2 Lettera di Giovanni, 3 Lettera di Giovanni, Lettera di Giuda.

L’Apocalisse (1 libro)

Il Libro dell’Apocalisse, scritto da Giovanni l’Evangelista, è uno specifico annuncio profetico che fa uso di immagini e simboli. Il suo messaggio. La Chiesa, nonostante le difficoltà che incontra in ogni tempo, deve attendere la gloria della nuova Gerusalemme, il compimento dell’Alleanza e la venuta finale di Gesù Cristo.

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Distinzioni utili

La Sacra Scrittura, o Bibbia , è la parola di Dio all’uomo. Vangelo vuol dire: buona Notizia, cioè l’annuncio della salvezza con la venuta di Dio in mezzo agli uomini. La teologia è la parola dell’uomo su Dio. L’Esegesi è lo studio della Bibbia attraverso l’uso dei metodi scientifici che garantiscono la retta interpretazione del testo sacro.

Appendice

La finalità di questo prospetto della Bibbia è di far conoscere, in modo semplice e schematico, la composizione della Bibbia. Conoscere la Bibbia è conoscere il meraviglioso rapporto di Dio con le sue creature, per questo viene chiamata la lettera di amore di Dio per gli uomini, perché in essa è svelato il disegno di salvezza per l’umanità; questo progetto è arrivato a pienezza nel Nuovo Testamento, con la venuta di Gesù sulla terra.

Dichiarazioni importanti

Gesù ha detto: “Il cielo e la terra passeranno ma le mie parole non passeranno ”. San Girolamo così si esprime: “Colui che non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio né la sua sapienza. Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo ”. San Paolo in una delle sue lettere così dice: “Guai a me se non predicassi il Vangelo ”. Grido che per ogni cristiano diventa invito insistente a porsi a servizio di Cristo e del suo Vangelo. Diviene indispensabile per i cristiani di ogni continente essere pronti a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in loro annunciando con gioia la Parola di Dio e vivendo senza compromessi il Vangelo. Come dall’assidua frequenza al mistero eucaristico si accresce la vita della Chiesa, così è da sperare nuovo impulso di vita spirituale dall’accresciuta conoscenza e venerazione della Parola di Dio, che permane in eterno. Il Concilio Vaticano II aveva disposto che: “ affinché la mensa della Parola di Dio sia preparata ai fedeli con maggiore abbondanza, vengano aperti più largamente i tesori della Bibbia, di modo che, in un determinato

numero di anni, si leggano al popolo le parti più importanti della Sacra Scrittura …” questo periodo abbraccia l’arco di tre anni. In questo modo Antico e Nuovo Testamento si intersecano e il Lezionario liturgico finisce per essere una nuova Bibbia essenziale, il grande racconto della salvezza proposto all’uomo di oggi. Sinodo: La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Il Papa: la Chiesa conosca e viva ciò che annuncia. E’ necessario porre al centro la Parola di Dio , accogliere Cristo come unico Redentore perché la sua luce illumini ogni ambito dell’umanità, dalla famiglia alla scuola alla cultura, al lavoro, al tempo libero. P. S. La Parola di Dio e le cose che passano :

I soldi sono niente, solo la Parola di Dio rimane, chi costruisce solo sulle cose visibili rischia di perdere tutto. Sembrano problemi importanti,in realtà sono solo di second’ordine. Dopo il sermone della montagna sono due le possibilità di costruire la propria casa: sulla sabbia o sulla roccia. Sulla sabbia edifica chi costruisce solo sulle cose visibili e tangibili, sul successo, sulla carriera, sui soldi. Apparentemente queste sono le vere realtà. Ma tutto questo un giorno passerà, e questo lo tocchiamo con mano nel crollo delle grandi Banche. Solo la parola di Dio rimane stabile e da fondamento a tutta la realtà. Dobbiamo cambiare il nostro concetto di realismo. Realista è chi riconosce nella parola di Dio, in questa realtà apparentemente così debole, il fondamento di tutto. Realista è chi costruisce la sua vita su questo fondamento che rimane in eterno, per sempre.

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CANDELORA,CANDELORA,CANDELORA,CANDELORA, FESTA DELLA LUCEFESTA DELLA LUCEFESTA DELLA LUCEFESTA DELLA LUCE

Il 2 febbraio si celebra la festa liturgica della Presentazione di Gesù al Tempio; le candele accese che risplendono nelle nostre chiese in questa circostanza ne fanno una festa della luce, anticipazione della grande luce del Cero Pasquale che squarcerà le tenebre della notte nella Veglia Pasquale. Come prescriveva la legge di Mosè, Maria e Giuseppe, quaranta giorni dopo il natale di Gesù, si recano al Tempio per offrire al Signore il figlio primogenito; lo Spirito Santo conduce là il vecchio Simeone, che riconosciuto il Bambino, Lo prende tra le sue braccia e dopo il tempo lungo dell'attesa, fa esplodere la gioia del suo cuore per aver visto " la luce che illumina le genti", quella che l'umanità attendeva da quando il peccato aveva offuscato la luce di Dio sull'umanità. Questa festa cominciò ad essere celebrata in Oriente con il nome di “Ipapante” (Incontro). Dio incontra l’uomo e l’uomo incontra Dio e, incontrando Dio, incontra gli altri uomini nella pace e nella gioia. Da Gerusalemme tale festività si diffuse in tutto l’Oriente, e in particolar modo a Bisanzio e i monaci bizantini in seguito diffusero questa festività anche in occidente. Con l’imperatore Giustiniano I divenne giorno festivo e assunse il nome di “Ypapanté” (incontro del Signore). Festa di origini antichissime, cristianamente fu istituita

da Papa Gelasio I tra il 492 e il 496 d.C. come festività interna al culto cristiano, probabilmente in sostituzione di alcune usanze pagane. Già dal VIII secolo d.C. la festa aveva raggiunto nella celebrazione una solennità imponente. A Roma, nel Medioevo, si compiva una lunghissima processione che partiva da Sant'Adriano e attraversava i fori di Nerva e di Traiano, attraverso il colle Esquilino, per raggiungere infine la basilica di Santa Maria Maggiore. La benedizione delle candele è un’usanza successiva alla processione ed è documentata a Roma tra la fine del IX e l’inizio del X secolo, probabilmente introdotta dal clero franco-germanico. Venivano accese con un cero in una cerimonia simile a quella della veglia pasquale, mentre ora sono semplicemente benedette. Secondo la tradizione, i ceri benedetti erano conservati in casa dai fedeli e venivano accesi durante i violenti temporali, aspettando una persona che non tornava o che si pensava fosse in grave pericolo, assistendo un moribondo, durante le epidemie o i parti difficili. In tempi più recenti, la processione si accorciò, svolgendosi intorno alla Basilica di San Pietro. La Presentazione del Signore chiude le celebrazioni natalizie (e l’esposizione dei presepi) e, con l’offerta della Vergine Madre e la profezia di Simeone (Lc. 2,33-35), apre il cammino verso la Quaresima e la Pasqua di Risurrezione Gesù Cristo. Giovanni Paolo II nella “Redemptoris Mater” ci ricorda che “quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell’incomprensione e nel dolore” Le nostre candele, prima benedette e poi accese, nel giorno della Candelora ci ricordano Cristo luce del mondo, il dono della fede e le nostre promesse battesimali. Deve essere incessante il nostro desiderio di crescere nell'impegno di testimoniare la nostra viva appartenenza a Cristo. Andiamogli incontro con le lampade accese e non consentiamo e niente e nessuno di spegnere la luce della nostra fede, avuta in dono sin dal giorno del nostro battesimo!

Teresa

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3 FEBBRAIO 3 FEBBRAIO 3 FEBBRAIO 3 FEBBRAIO SAN BIAGIOSAN BIAGIOSAN BIAGIOSAN BIAGIO Vescovo e MartireVescovo e MartireVescovo e MartireVescovo e Martire

C’è una sua statua anche su una guglia del Duomo di Milano. San Biagio lo si venera tanto in Oriente quanto in Occidente, e per la sua festa è diffuso il rito della “benedizione della gola”, fatta poggiandovi due candele incrociate (oppure con l’unzione, mediante olio benedetto), sempre invocando la sua intercessione. L’atto si collega a una tradizione secondo cui il vescovo Biagio avrebbe prodigiosamente liberato un bambino da una spina o lisca conficcata nella sua gola. Poco si conosce della vita di San Biagio, di cui oggi si festeggia la memoria liturgica. Si sa che fu medico e vescovo di Sebaste d’Armenia quando nell’Impero romano si concede la libertà di culto ai cristiani: nel 313, sotto Costantino. Mentre Licinio governa l’Oriente, e perciò ha tra i suoi sudditi anche Biagio. Il quale però muore martire intorno all’anno 316, ossia dopo la fine delle persecuzioni. Perché? Non c’è modo di far luce. Il fatto sembra dovuto al dissidio scoppiato tra i due imperatori-cognati nel 314, e proseguito con brevi tregue e nuove lotte fino al 325. Il corpo di Biagio è stato deposto nella sua cattedrale di Sebaste; ma nel 732 una parte dei resti mortali viene imbarcata da alcuni cristiani armeni alla volta di Roma. Una improvvisa tempesta tronca però il loro viaggio a Maratea (Potenza): e qui i fedeli accolgono le reliquie del santo in una chiesetta, che poi diventerà l’attuale basilica, sull’altura detta ora Monte San Biagio, sulla cui vetta fu eretta nel 1963 la grande statua del Redentore, alta 21 metri. Numerosi altri luoghi nel nostro Paese sono intitolati a lui: San Biagio della Cima (Imperia), San Biagio di Callalta (Treviso), San Biagio Platani (Agrigento), San Biagio Saracinisco (Frosinone) e San Biase (Chieti). Ma poi lo troviamo anche in Francia, in Spagna, in Svizzera e nelle Americhe... Si tratta di un Santo conosciuto e venerato tanto in Occidente, quanto in Oriente. Il suo culto è molto diffuso sia nella Chiesa Cattolica che in quella Ortodossa. Tutt’oggi, infatti, il Santo lo si invoca per i “mali alla gola”.

Domenico

IL SIGNIFICATO DELLE

QUARANTORE

Le Quarantore sono una della forme di esposizione eucaristica, come ve ne erano tante e varie dal tardo Medioevo in poi. Si può dire che esse furono la forma tipica che l'adorazione solenne del Sacramento prese in Italia verso il principio del sec. XVI. Esse si richiamano in particolare alle 40 ore che Nostro Signore passò nel sepolcro, e forse traggono la loro origine nell'adorazione che si faceva tra il Giovedì santo e il Venerdì Santo davanti alla reposizione del Sacramento, che appunto veniva erroneamente, chiamata Sepolcro. Si cominciò a praticarle a Milano nel 1527, come pio esercizio per scongiurare le calamità belliche del momento, dietro la spinta di Gian Antonio Bellotti, che ottenne che venissero praticate quattro volte in un anno. In tale occasione però il SS. Sacramento non veniva esposto, poiché l’adorazione avveniva davanti al tabernacolo chiuso. È controverso chi abbia per primo incominciato ad esporre per l’occasione il Sacramento. Sembra che la cosa sia ad ogni modo cominciata a Milano, o nel 1534, o nel 1537. A Roma ebbe un grande fautore in S. Filippo Neri, che la prese come una delle principali pratiche di devozione per la sua Confraternita. Il Papa Clemente VIII, nel 1592, diede una prima regolamentazione. Finalmente Clemente XII, nel 1731, stabilì tutto il cerimoniale con cui si devono praticare le Quarantore con una istruzione che porta il nome. L'adorazione coinvolgeva tutte le categorie di persone che, giorno e notte, si avvicendavano in preghiera, spesso in modo inventivo e

19 - 22 FEBBRAIO 2014 SANTE QUARANTORE

MERCOLEDÌ 19 FEBBRAIO APERTURA SOLENNE

ore 20.00 S. MESSA - OMELIA ESPOSIZIONE SOLENNE

ore 21.00 ADORAZIONE COMUNITARIA

GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO E VENERDÌ 21 FEBBRAIO

ore 09.00 Esposizione e Adorazione Comunitaria ore 10.00 Adorazione Gruppo S. Antonio ore 11.00 Adorazione Gruppo Eucaristico ore 15.00 S. MESSA - OMELIA ore 16.00 Ora media ore 17.00 Vespero ore 18.00 Rosario ore 19.00 Adorazione ore 20.00 S. MESSA - OMELIA

SABATO 22 FEBBRAIO ore 09.00 Esposizione e Adorazione Comunitaria ore 10.00 Adorazione gruppo S. Antonio ore 11.00 Adorazione gruppo Eucaristico ore 15.00 Adorazione Comunitari ore 16.00 Rosario ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. MESSA, PROCESSIONE E BENEDIZIONE EUCARISTICA CONCLUSIVA

APPUNTAMENTI PARTICOLARI

GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO 2014

ore 15.00 Santa Messa comunitaria con la partecipazione dei ragazzi della scuola elementare e media.

VENERDÌ 21 FEBBRAIO 2014 ore 15.00 Santa Messa comunitaria con la partecipazione dei gruppi associativi.

SABATO 22 FEBBRAIO 2014 ore 15.00 Ora di Adorazione Comunitaria

Durante tutto il tempo delle Quarantore c’è possibilità di confessarsi sarà tra noi

un Padre Confessore.

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spontaneo, per quaranta ore davanti a Gesù Eucaristia. Le Quarantore pian piano acquistarono lo stile, l'importanza e l'efficacia di una vera missione popolare, affidata a predicatori che le ritenevano un ottimo mezzo per preparare la predicazione più impegnativa, quella quaresimale, immancabile in tutte le chiese. Un tempo di grazia, quindi, che rinnovò la vita cristiana. Resta comunque il fatto che, per oltre due secoli, questa devozione è stata al centro del culto eucaristico e un argine potente ed eccezionale per fronteggiare tempi di calamità, di divisioni e di lotte. Oggi le Quarantore vengono collegate alla Parola di Dio e alla Santa Messa, cioè stanno tornando a quell'esigenza di interiorità, di spiritualità, di adorazione e di semplicità che sta all'origine della stessa devozione. La riforma liturgica promossa dal Concilio Vaticano II nell'Eucharisticum mysterium dettò alcune norme per questa devozione, soprattutto nel senso che l'esposizione deve apparire in rapporto con la Celebrazione Eucaristica che «racchiude in modo più perfetto quella comunione intera alla quale l'esposizione vuole condurre i fedeli». Il compianto Giovanni Paolo II nella Lettera Dominicae Cenae del Giovedì Santo 1980, affermò: «L'animazione e l'approfondimento del culto eucaristico sono prova di quell'autentico rinnovamento che il Concilio si è posto come fine, e ne sono il punto centrale... La Chiesa e il mondo hanno grande bisogno del culto eucaristico. Gesù ci aspetta in questo Sacramento d'amore. Non risparmiamo il nostro tempo per andarlo a incontrare nell'adorazione, nella contemplazione piena di fede e pronta a riparare le grandi colpe e i delitti del mondo. Non cessi mai la nostra adorazione!». Le Quarantore, restano attuali perchè ci aiutano a rinverdire la nostra fede nella presenza reale di Gesù nel SS.mo Sacramento e sono da considerare, particolarmente ogniqualvolta ci intratteniamo in adorazione, come il prolungamento del Giovedì Santo quando Gesù ha istituito l’Eucarestia e ha raccomandato di perpetuare nel tempo il memoriale della sua Passione, Morte e Risurrezione.

Maria

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IL 22 FEBBRAIO: IL 22 FEBBRAIO: IL 22 FEBBRAIO: IL 22 FEBBRAIO: LA CATTEDRA DI SAN PLA CATTEDRA DI SAN PLA CATTEDRA DI SAN PLA CATTEDRA DI SAN PIETROIETROIETROIETRO

“…E adesso, incominciamo questo cammino: Vescovo e popolo. Questo cammino della Chiesa di Roma, che è quella che presiede nella carità tutte le Chiese. Un cammino di fratellanza, di amore, di fiducia tra noi. Preghiamo sempre per noi: l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza. Vi auguro che questo cammino di Chiesa, che oggi incominciamo e nel quale mi aiuterà il mio Cardinale Vicario, qui presente, sia fruttuoso per l’evangelizzazione di questa città tanto bella!...” Così papa Francesco la sera della sua elezione. La festa liturgica della Cattedra di San Pietro vanta una tradizione molto antica, attestata a Roma fin dal secolo IV, con la quale si rende grazie a Dio per la missione affidata all’apostolo Pietro e ai suoi successori. E’ il «Natale Petri de Cathedra» , che, lasciando ad altra data la commemorazione del martirio dell’Apostolo, vuole oggi onorare l’episcopato romano di Pietro, il suo ministero, il suo magistero (cfr. J. Ruysschaert). La “cattedra”, letteralmente, è il seggio fisso del Vescovo, posto nella chiesa madre di una Diocesi, che per questo viene detta “cattedrale”, ed è il simbolo dell’autorità del Vescovo e, in particolare, del suo “magistero”, cioè dell’insegnamento evangelico che egli, in quanto successore degli Apostoli, è chiamato a custodire e trasmettere alla Comunità cristiana. Quando il Vescovo prende possesso della Diocesi che il Papa gli affida, egli, portando la mitra e il bastone pastorale, si siede sulla cattedra. Da quella sede guiderà, quale maestro e pastore, il cammino dei fedeli, nella fede, nella speranza e nella carità. Quale fu, dunque, la “cattedra” di san Pietro? Egli, scelto da Cristo come “roccia” su cui edificare la Chiesa (cfr Mt 16,18), iniziò il suo ministero a Gerusalemme, dopo l’Ascensione del Signore e la Pentecoste. La prima “sede” della Chiesa fu il Cenacolo. Successivamente, la sede di Pietro divenne Antiochia, in Siria, a quei tempi terza metropoli dell’impero romano.

Di quella città Pietro fu il primo vescovo. Da lì, la Provvidenza condusse Pietro a Roma, dove concluse con il martirio la sua corsa al servizio del Vangelo. Per questo la sede di Roma, che aveva ricevuto il maggior onore, raccolse anche l’onere affidato da Cristo a Pietro di essere al servizio di tutte le Chiese particolari per l’edificazione e l’unità dell’intero Popolo di Dio. La sede di Roma venne così riconosciuta come quella del successore di Pietro, e la “cattedra” del suo vescovo rappresentò quella dell’Apostolo incaricato da Cristo di pascere tutto il suo gregge. La cattedra del Vescovo di Roma rappresenta, pertanto, non solo il suo servizio alla comunità romana, ma la sua missione di guida dell’intero Popolo di Dio. Nell’abside della Basilica di san Pietro si trova il monumento alla Cattedra dell’Apostolo, opera del Bernini, realizzata in forma di grande trono bronzeo, sorretto dalle statue di quattro Dottori della Chiesa, due d’occidente, sant’Agostino e sant’Ambrogio, e due d’oriente, san Giovanni Crisostomo e sant’Atanasio. Gesù ha voluto far riservare questa sede apostolica al vecchio pescatore di Galilea, ponendolo a capo della incipiente comunità ecclesiale. Giunge opportuna allora l’occasione della memoria liturgica di questa festività che ci situa come figli della Chiesa uniti e in comunione effettiva e affettiva con Colui che prolunga quel mandato pastorale che Gesù a consegnato a Pietro. Il Papa Francesco è assiso sulla medesima cattedra di Pietro per presiedere nella carità la Chiesa universale. Onorando il magistero gerarchico della Chiesa onoriamo Cristo Maestro e riconosciamo quel mirabile equilibrio di funzioni da Lui stabilito, affinché la sua Chiesa potesse perennemente godere della certezza della verità rivelata, dell’unità della medesima fede, della coscienza della sua autentica vocazione, dell’umiltà di sapersi sempre discepola del divino Maestro, della carità che la compagina in un unico mistico corpo organizzato, e la abilita alla sicura testimonianza del Vangelo.

Claudio

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IL 31 DICEMBRE

AL CIRCOLO NOI

Il 31 Dicembre 2013, al Circolo Noi di Torri, alcuni ragazzi e tante famiglie torresane si sono riunite per aspettare insieme l'arrivo del nuovo anno. Fin dall'inizio l'atmosfera che si percepiva era frizzante, la voglia di festeggiare era tanta, aumentata anche dalla presenza dei bambini. Credo che molti genitori saranno d’accordo con me se affermo che i loro figli sono stati coloro che con la loro presenza hanno fatto si che la festa fosse ancora più bella! Alle 21 circa è iniziata la cena: ci siamo tutti riuniti e abbiamo passato insieme davvero dei bei momenti!! Con i bambini poi, io, Giada, Giacomo, Andrea e suor Adriana, da bravi animatori che non si smentiscono mai, abbiamo fatto un laboratorio nel quale i bambini hanno costruito un trenino con delle scatole di cartone, che poi più tardi abbiamo utilizzato nel momento di preghiera come ringraziamento per l'anno trascorso. Come molti torresani a mezzanotte ci siamo diretti al porto per vedere i fuochi d'artificio che hanno lasciato tutti incantati. Tornati al circolo, ci siamo un po' divisi: c'era chi guardava film, chi giocava a pingpong e chi, come la sottoscritta, si è dato al karaoke sfrenato! Quante risate abbiamo fatto! Non dimenticherò mai quelle fantastiche performance... ☺ È stato un modo alternativo di festeggiare l'anno nuovo, che però ha avuto un buon successo: tutti siamo andati via col sorriso stampato in viso, ci siamo davvero divertiti tanto. Per cui, concludo facendo a tutti i migliori auguri per un felice anno nuovo.

Sofia

GRANDE TOMBOLA A PAIGRANDE TOMBOLA A PAIGRANDE TOMBOLA A PAIGRANDE TOMBOLA A PAI

Anche quest’anno, come da qualche anno ormai, a Pai viene organizzata subito dopo l’inizio dell’anno nuovo e prima dell’Epifania una serata insieme per giocare a Tombola ma anche per farci gli auguri di buon proseguimento dell’anno. Così venerdì 3 gennaio 2014 ci siamo ritrovati in tante persone nella sala della Ex biblioteca comunale. C’erano bambini, adolescenti di Pai e di Torri, giovani, donne e uomini, ma anche famiglie di paesi vicini. Con il contributo del Circolo Noi siamo andati a comperare premi importanti per la tombola e la cinquina, e altri premi più economici ma utili per quaterna, terno e ambo. Premi sempre graditi dai partecipanti anche quelli di poco valore appunto come dicevamo, ma utili come pasta, tonno, caffè, caramelle ecc. Con il contributo anche di alcuni partecipanti alla tombola, i quali hanno portato premi o oggetti che avevano a casa, o che hanno comperato proprio per la serata; come dei bei vasi di Ciclamini, si è potuto integrare il montepremi e dare anche altri premi in più, con i Tombolini. In totale si è giocato sei Tombole e quattro Tombolini. Insieme agli adolescenti, sono venuti anche Suor Adriana e il nostro parroco Don Giuseppe che dopo un saluto a tutti i partecipanti, ha annunciato i numeri di una Tombola e poi nella tombola successiva, che ha giocato, ha vinto il montepremio e subito lo ha distribuito tra i presenti. È stata una serata molto bella e partecipata!. Eravamo una cinquantina di persone e meno male che abbiamo pensato di trasferirci nella sala comunale perché altrimenti nella saletta parrocchiale, dove fino all’anno scorso si svolgeva, non ci si stava, tant’è vero che prima di iniziare con il gioco abbiamo dovuto integrare ancora con sedie e tavoli per farci stare tutti comodi. Infine volevamo ringraziare quanti si sono prestati per l’organizzazione della serata e la buona riuscita, e l’Amministrazione Comunale per l’uso della stanza. Grazie di cuore a tutti i partecipanti e un arrivederci all’anno prossimo.

Una famiglia di Pai

AAAAAAAAPPPPPPPPPPPPPPPPUUUUUUUUNNNNNNNNTTTTTTTTAAAAAAAAMMMMMMMMEEEEEEEENNNNNNNNTTTTTTTTIIIIIIII SSSSSSSSEEEEEEEETTTTTTTTTTTTTTTTIIIIIIIIMMMMMMMMAAAAAAAANNNNNNNNAAAAAAAALLLLLLLLIIIIIIII FFFFFFFFEEEEEEEEBBBBBBBBBBBBBBBBRRRRRRRRAAAAAAAAIIIIIIIIOOOOOOOO 22222222000000001111111144444444

OGNI DOMENICA ore 10.00: S. MESSA DELLE FAMIGLIE.

ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CANTO DEL VESPERO.

OGNI LUNEDÌ ore 9.00-12.00: ADORAZIONE EUCARISTICA E CONFESSIONI.

OGNI MARTEDÌ ore 15.00: CATECHESI SCUOLA MEDIA.

OGNI GIOVEDÌ ore 15.00: CATECHISMO SCUOLA ELEMENTARE.

ore 17.00: ADORAZIONE EUCARISTICA.

OGNI VENERDÌ ore 20.00: INCONTRO GRUPPO ADOLESCENTI/GIOVANI.

OGNI SABATO ore 15.00 - 18.00: TEMPO PER LE CONFESSIONI.

SABATO 1 PARROCCHIA DI PAI

ore 19.30 S. Messa e Benedizione Solenne delle candele.

DOMENICA 2

LA CANDELORA

GIORNATA PER LA VITA

ore 10.00 S. Messa delle Famiglie e Benedizione Solenne dell e candele.

LUNEDÌ 3 S. BIAGIO

MARTEDÌ 11 GIORNATA DELL’AMMALATO

ore 15.00 S. MESSA PER AMMALATI E ANZIANI.

MERCOLEDÌ 12 ore 20.00 INCONTRO DI PREGHIERA IN ONORE DI S. ANTONIO.

SABATO 15 ore 11.00 S. MESSA A SAN FAUSTINO.

DAL 19 AL 22 FEBBRAIO - SANTE QUARANTORE

CELEBRAZIONE DELLA LITURGIACELEBRAZIONE DELLA LITURGIACELEBRAZIONE DELLA LITURGIACELEBRAZIONE DELLA LITURGIA

PARROCCHIA DI TORRI

ORARIO FERIALE

ore 7.00 Lodi ore 17.00 Vespero

ore 18.00 S. Messa

ORARIO FESTIVO

Sabato ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa

Domenica ore 8.30 S. Messa ore 10.00 S. Messa ore 11.15 S. Messa ore 17.00 Vespero ore 18.00 S. Messa

PARROCCHIA DI PAI

ORARIO FESTIVO

Sabato ore 19.30

Domenica ore 10.00

Bollettino di informazione Parrocchiale stampato in proprio La Redazione: Don Giuseppe Cacciatori – Daniela Pippa – Addea Cestari - Anna Menapace - Nuccia Renda – Rosanna Zanolli - William Baghini.

Collaborazione fotografica: Mario Girardi /Impaginato e stampato da: Daniela Pippa