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Seguici anche sui nostri Social ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● ● FOCUS FOOD ...news, personaggi, interviste, eventi, saloni, premi, libri e tanto altro ancora... FRANCHISING RETAIL IMPRENDITORIA - ANNO 2016 - N.1 - E 5,00 Periodico di informazione trimestrale - Anno VI - n. 1 Gennaio/Marzo 2016 - E 5,00 (presso l’editore) ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■ ■■ ■ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ ▲ RETAIL TOUR NEGOZI DI SUCCESSO IN ITALIA ESCLUSIVA INTERVISTA A FEDERICA PELLEGRINI IDEE CHIARE E ZERO SCORCIATOIE PRIMO PIANO INTERVISTA AD ANNA VILLARINI TRA SCIENZA E BUON SENSO CHE COSA BOLLE IN PENTOLA

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La cover di questo numero di Beesness è dedicata a Federica Pellegrini. Lʼintervista di Elena Delfino mette molto bene in evidenza il carattere di questa atleta italiana dalla lunga carriera sportiva, iniziata da giovanissima. Il carattere, la determinazione ed il sicuro talento sono sicuramente le doti più importanti della nuotatrice italiana. In vista delle Olimpiadi di Rio auguriamo a Federica affermazioni importanti per il nuoto e per lo sport italiano. Il Focus di questo numero di Beesness è dedicato al Food e al mondo della ristorazione italiana: oltre ai dati del settore, Spontini, Kentucky Fried Chicken, El Caminante Milano sono i brand che si raccontano, ma non mancano il contributo di giornalisti e imprenditori di successo.

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S e g u i c i a n c h e s u i n o s t r i S o c i a l

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FOCUS FOOD

...news, personaggi,interviste, eventi,

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RETAIL TOURNEGOZI DI SUCCESSO IN ITALIA

ESCLUSIVAINTERVISTA A FEDERICA PELLEGRINIIDEE CHIARE E ZERO SCORCIATOIE

PRIMO PIANOINTERVISTA AD ANNA VILLARINITRA SCIENZA E BUON SENSO

CHE COSA BOLLE IN PENTOLA

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Expo Milano 2015 ha chiuso i battenti e lʼultimo consiglio di amministrazione della societàExpo S.p.A. ha dichiarato un incasso totale di Euro 736,1 milioni e si è parlato di 21,5 milioni di visitatori in 184 giorni dei quali 6,5 milioni stranieri ed il resto italiani. Sull'argomento, in questo numero, i lettori potranno leggere altre informazioni in unʼintervista a Laura Lamarra e un articolo riassuntivo di Expo 2015.

Unʼaltra buona notizia viene dallʼannuale ricercadella Banca Mondiale “Doing Business”, con i risultati della graduatoria internazionale relativaal 2015: lʼItalia mostra un miglioramento lento, ma costante: nel ranking mondiale, il nostro Paese guadagna 11 posizioni rispetto al 2014 raggiungendo il 45°posto. La Banca Mondiale, per stilare la classifica, utilizza alcuni indici che configurano i vari aspetti di fare business. Dal come far partireunʼazienda allʼottenimento dei permessi di costruzione; dallʼallacciamento alla rete elettricaalla registrazione di un atto di proprietà; dallʼaccesso al credito alla tutela degli azionisti di minoranza; dalle tasse allʼesecuzionedei contratti; dalle agevolazioni per il commercioestero alla risoluzione delle controversie.

La cover di questo numero di Beesnessè dedicata a Federica Pellegrini.Lʼintervista di Elena Delfino mette molto bene inevidenza il carattere di questa atleta italiana dallalunga carriera sportiva, iniziata da giovanissima. Il carattere, la determinazione ed il sicuro talento sono sicuramente le dotipiù importanti della nuotatrice italiana.In vista delle Olimpiadi di Rio auguriamo a Federica affermazioni importanti per il nuoto e per lo sport italiano.

Un altro personaggio che desideriamosegnalare ai lettori è Anna Villarini, biologa, nutrizionista e ricercatricepresso l’Istituto dei Tumori di Milano.Unʼalimentazione corretta è alla base non solo dello “star bene”, ma anche come mezzo per evitare o allontanare il più possibile malattie che dovessero presentarsi.

In questo numero oltre alle numerose news e notizie brevi su format di successo ed eventi, è stato affrontato il tema della multicanalità nel retail. Davvero molto interessante il contributo di Monica Gagliardi, direttore E-commerce, CRM, Web & Digital OVS, a riguardo.

Sempre in tema di cibo, il Focus di questo numero di Beesness è dedicatoal Food e al mondo della ristorazioneitaliana: oltre ai dati del settore, Spontini, Kentucky Fried Chicken, El Caminante Milanosono i brand che si raccontano, ma non mancano il contributo di giornalisti e imprenditori di successo.

Ampio spazio in questo numero anche al retail con notizie, informazioni suitrends e lo sviluppo digitale del settore.Molto interessante è lʼarticolo di Fabrizio Valentedi Kiki Lab sul World Retail Congress - Beesnessè stato media partner dellʼevento - che ha riunito1200 manager seguito dal retail tour di Roma.

Unʼaltro argomento affrontato è quello della meritocrazia che pone il nostro paeseagli ultimi posti tra quelli più avanzatinel mondo. Per avere un panorama completosullʼargomento suggeriamo di leggere lʼintervistaa Claudio Ceper, Presidente del Forum della Meritocrazia.

Sicuramente interessanti le brevi note sugli eventie manifestazioni che si sono svolti nellʼultima partedel 2015 e poi anche tanti dati, statistiche, ricerche,recensioni... un numero davvero ricco! Allora... buona lettura a tutti!

EDITORIALEdi Giuseppe Bonani

Beesnesscibo per la mente

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Intervista: FEDERICA PELLEGRINI

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SOMMARIOBeesness 1_Anno2016

06

Esclusiva - Intervista Federica Pellegrini

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Primo Piano - Intervista Anna Villarini

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Intervista - Laura Lamarra - Expo 2015

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Expo 2015 - I numeri del successo

EDITORIALEBeesness cibo per la mente

ESCLUSIVAIntervista a Federica PellegriniIdee chiare e zero scorciatoie

PRIMO PIANOIntervista a Anna Villarini. Tra scienza e buon senso

BREVINew entry: Dominoʼs Pizza alla conquista dellʼItalia

New entry: DELTAPO OUTLET “The New Retailtainment Experience”

“Main Streets Across the World”Le vie del lusso nel mondo

Nuovo showroom perJacob Cohën a Milano

Pinko debutta nellʼeyewear con Italia Independent

NEWSKipling lʼItalia guida lʼespansione europeaP3 Logistic Parks punta sullʼItalia

Mango crescita retail tra vecchi e nuovi mercatiNuove nomine in Moschino:Corrado Masini è il nuovo DG

Dalla guida al vero e proprio viaggio:nasce Mondadori TravelHarmont & Blainealla conquista dei mercati esteri

Ue, è legge la riforma sui marchi di impresaItalo Bussoli nuovo Presidente Assofranchising

Il mix tra arte e innovazione targato Furla approda a Madrid

Kartell, Made in Italy alla conquista dellʼOriente

Steak ʻn Shake apre nel Bicocca Village di Milano

INTERVISTALaura Lamarra EXPO 2015:cronaca di un sucesso...

EXPO 2015Esposizione universale, i numeri confermano il successo

EVENTIInsegna dellʼAnno, prestigio e novità

Carré dʼArtistes: lʼarte al quadrato

Modelli imprenditoriali emergenti: #tiriamolesomme a GammaDonna

Oliver Stone chiude unʼedizione record di IAB Forum 2015

Saloni e Forum hanno celebrato il mondo del Franchising e del Retail

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SOMMARIOBeesness 1_Anno2016

46

Intervista - Monica Gagliardi - OVS

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Focus Food - Cosa bolle in pentola

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Retail Tour di Fabrizio Valente

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Smart Working - La nuova normativa

[ 64

[ 46 INTERVISTAMonica Gagliardi OVS, digital innovation

INNOVATIONRetail e infografiche: un “rapporto di amore e odio”

FOCUS FOODCHE COSA BOLLE IN PENTOLA

SPONTINI, la pizza di Milano nel mondo

KFC, il pollo made in USA è servito

EL CAMINANTE Milano, gourmet sulle ruote

ANNA PRANDONI Più cibo, meno food

Tre domande a ... LORENZO TONETTI

I TOP TREND 2016 secondo Mintel

MARKETING Lʼeffetto catalizzante del marketing multicanale

RETAILTOUR - Negozi di successo in Italia

DIGITAL - Il retailer digitale

TRENDS - Lusso e ristorazione

DESIGNBellezza non convenzionale e design straordinarioWORLDHOTEL RIPA ROMA

SMART WORKINGConciliare, Innovare e competere, lo “smart working” diventa legge

MANAGEMENTIntervista a Graziano CimadomI pionieri del facility management...

MERITOCRAZIAParliamo di meritocrazia con Claudio Ceper

QUESTION TIMEI Temporary Shop: quale contratto?

BRANDINGPersonal Branding Crea la tua occasione!

RICERCHEAl via la nuova guerra per i talenti!

Pambianco presenta “le QUOTABILI 2015”

RECENSIONEStrategia Digitale di G. Laurita e R. Venturini

Le sette regole per avere successodi Stephen R. Covey

La repubblica degli innovatori di A. Rimassa

OPPORTUNITàBeTheBoss: 18 brand in vetrina

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Idee chiare e zero scorciatoie

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Così lontana eppure così vicina. Siderale, comesolo una campionessa olimpica può esserementre canta lʼInno nazionale dal gradino più

alto del podio facendoti sentire sotto pelle lʼorgogliodi essere italiana. Di famiglia, come può essere solounʼatleta che diverse generazioni hanno conosciutobambina e hanno visto diventare donna, vascadopo vasca, medaglia dopo medaglia. Vittorie anchesofferte, come è giusto che sia perché “sport” e“vita” non siano solo parole. Negli anni FedericaPellegrini ha saputo conquistare, oltre al podio,anche la scena mediatica. Perché dietro ai risultatisi intuisce una personalità che non può lasciareindifferenti. E da lì a diventare personaggio il passoè breve. Oggi “Fede” è testimonial di diverse inizia-tive e aziende. Jaked, azienda di articoli per il nuotoe sportswear che insieme ai marchi Yamamay eCarpisa è parte del gruppo Pianoforte Holding,è il suo sponsor tecnico. Ci ha concesso questaintervista mentre si allena a partecipare alle pros-sime Olimpiadi di Rio de Janeiro.

ESCLUSIVAdi Elena Delfino

Jaked,sponsor tecnico di Federica Pellegrini

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Così si vince per Federica Pellegrini, nuotatrice, campionessa olimpica, personaggio, orgoglio italiano. E forse, futura imprenditrice.

Federica Pellegrini, classe 1988, è una nuotatrice italiana, specializzatanello stile libero. È la primatista mondiale in carica dei 200 metri stile libero ed europea dei 400 metri.Ha fatto parte della nazionale italiana ai Giochi della XXVIII Olimpiade di Atene nel 2004, dove ha conquistato la medaglia d'argento nei 200 metri stile libero diventando a soli 16 anni e dodici giorni la più giovane atleta italiana di sempre a salire su un podio olimpico individuale, riportando i colori azzurri al successo 32 anni dopo l'exploit di Novella Calligaris.Nel 2008 ha vinto la medaglia d'oro nei 200 metri stile libero alle Olimpiadi di Pechino, stabilendo il quarto record del mondo della propria carriera.

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Che cosa significava sport per lei quando ha iniziatoa nuotare e che cosa significa oggi?Quando ho iniziato a nuotare ero piccolissima e lo“sport” non poteva avere un senso ben definito per me,anche se crescendo ho imparato cosa significa fare sa-crifici. Oggi il nuoto per me è quasi unʼ osmosi, una fu-sione con lʼacqua. E interpreto la vita secondo i valorisportivi: la disciplina, il rispetto del prossimo e la forzadi resistere.

Quando diventa testimonial di unʼiniziativa o di unaazienda, che valori deve incontrare?Sicuramente serietà, precisione e professionalità. Poi miaffascina la visione, che deve emozionarmi o avere puntiin comune con la mia persona.

Lei si è resa disponibile per diventare portabandieraper l'Italia alle Olimpiadi di Rio del 2016. Che cosasignifica per lei essere italiana?È un onore essere candidata e sarebbe unʼemozionegrandissima portare il tricolore in quello che in assolutoè lʼevento sportivo per me più ricco di significati: i GiochiOlimpici. Per me essere italiana significa far parte finoallʼessenza di una comunità e di un territorio, non soloperché mi ha dato i natali. Mi sento molto patriottica econdivido il senso di appartenenza al mio paese, difen-dendone la storia e contribuendo a diffonderne la cul-tura, anche grazie alle mie vittorie sportive. Ho avuto ilprivilegio di veder innalzare la bandiera italiana di can-tare lʼinno dal podio: in quel preciso momento mi sentopiù che mai felice di essere italiana.

La grinta di “Fede” in vasca

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Preparazione atletica, determinazione, fortuna. Qualè l'elemento decisivo in una vittoria?Idee chiare e zero scorciatoie. Il talento, allenato conuna grande preparazione e con una determinazionestraordinaria, offre la capacità di rialzarsi sempre, anchedopo le sconfitte, che fanno parte della vita come dellosport.

L'abbigliamento tecnico può fare la differenza in unacompetizione?Certo. Il costume per il nuotatore è uno strumento dilavoro e, come tale, va curato nei minimi dettagli. I mieicostumi, per esempio, sono sviluppati dai laboratoriRicerca e Sviluppo di Jaked in base alle più avanzatetecnologie. E nonostante siano già realizzati su misura,ricevono piccolissime e altrettanto importanti modificheprima di ogni competizione.

Qual è la vittoria personale di cui si sente piùorgogliosa?La medaglia dʼoro olimpica di Pechino 2008. Un gradinosotto, solo uno, lʼatmosfera magica dei due ori aiMondiali di Roma nel 2009. E in entrambi i momenti,avevo il supporto e la fiducia di Jaked.

Quanto conta la notorietà di uno dei suoi protagoni-sti per rendere popolare uno sport?Sicuramente la popolarità dellʼatleta può essere digrande aiuto e di traino per il suo sport, soprattutto perallargare il target di riferimento e far conoscere la suadisciplina.

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La serenità di “Fede” dopo la gara

Idee chiare e zero scorciatoie. Il talento, allenato con unagrande preparazione e con

una determinazione straordinaria, offre la capacità di rialzarsi sempre,anche dopo le sconfitte,che fanno parte della vitacome dello sport.

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ESCLUSIVA

I 4 titolari di Tacco11, Federica Pellegrini, il padre Roberto, la mamma Cinzia e il fratello Alessandro

Quando si passa da essere campione a esserebrand?Credo che sia un percorso di crescita individuale, chenon si costruisce dallʼoggi al domani. Allʼinizio devi averela fortuna che chi ne sa più di te orienti bene la strategia,poi impari alcuni concetti e li applichi difendendo la tuapersonalità. Il salto arriva, nel momento in cui vinci e tifai notare, quando la competenza bilancia lʼattitudine.

Nel 2011 ha inaugurato il suo wine bar, Tacco 11.Perché ha intrapreso questa iniziativa?In realtà è unʼiniziativa di famiglia, che io ho appoggiatocon entusiasmo. Mio padre Roberto Pellegrini è semprestato un professionista in questo settore e la cosa piùnaturale per lui è stata quella di far nascere una suacreatura. Così è nato il nostro Tacco 11 American Bar aSpinea, dove tuttora vive la mia famiglia.

Ha mai pensato di avviare unʼimpresa?Non mi sento ancora unʼimprenditrice ma conto di valu-tare questo aspetto una volta terminata lʼattività agoni-stica che, ad oggi, assorbe tutto il mio tempo e le mieenergie.

A che cosa pensa quando nuota?A tutto e niente in particolare. Faccio progetti grandi, mipongo obiettivi e alimento le mie motivazioni. In alcunimomenti mi capita anche di pensare al menù da prepa-rare per la cena o al colore delle unghie!

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Interno Tacco11, l’American Bar di Spinea, Venezia

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PRIMO PIANOdi Ugo Perugini

Tra scienza e buon senso

Cominciate con il fare ciò che è necessario poi ciò che èpossibile. All’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.

Ese lo ha detto un Santo, bisogna crederci. Questiprincipi, infatti, sono alla base di qualsiasi impegnoche mettiamo per cambiare la nostra vita quando

ci accorgiamo che non è proprio quella che vogliamo o,semplicemente, per modificare le nostre abitudini sba-gliate, anche e soprattutto quelle legate allʼalimentazione.Ciò che ci colpisce positivamente nellʼapproccio a que-sto tema da parte della professoressa Villarini è quelsenso di leggerezza che le viene dal riconoscere chespesso noi, uomini e donne alle prese con qualche chilodi troppo, siamo portati, anche su argomenti importanticome quelli di unʼalimentazione corretta, ad essereincostanti e velleitari. Bisogna imparare, dice Anna Villarini, a riconoscere i nostrilimiti, a non pretendere eccessivamente dalla nostravolontà, cercando di creare lentamente delle abitudinimigliori che scalzino quelle vecchie, mantenendoleprogressivamente, senza forzature esagerate, con unapredisposizione ottimista e gioiosa che non deve perforza arrivare al sacrificio estremo. Cercando, piuttosto,di perdonarci se ogni tanto commettiamo qualche tra-sgressione culinaria; anzi, invitandoci a concedercela diproposito, saltuariamente beninteso, come fosse un belregalo, senza esagerare ma nemmeno provando ecces-sivi sensi di colpa, che sono brutti compagni di strada,capaci solo di far naufragare ogni progetto di dieta. Chi non vorrebbe essere seguito da un nutrizionistache la pensa così? I titoli dei suoi libri, dʼaltra parte,sono significativi a tal proposito: “Prevenire i tumori man-

giando con gusto”, “Scegli ciò che mangi” e per ultimo,almeno per ora, un bel libro di sole ricette “Prevenirein cucina mangiando con gusto”. Con un approcciopositivo anche nei confronti delle patologie più gravicome il tumore.Affrontare e orientarsi in una materia tanto ampia e com-plessa come quella della corretta alimentazione dove,accanto a professionisti ed esperti qualificati, vivac-chiano (per modo di dire, visto che il settore resta unodei più floridi) anche ciarlatani e imbonitori dʼogni rismanon è semplice. Eʼ dietro lʼangolo il rischio di banalizzare, di semplificare,mentre se cʼè una cosa sicura è che, a parte alcune re-gole generali valide per tutti, ogni persona è diversadallʼaltra e, prima di proporre a qualcuno diete “miraco-lose”, è necessario sempre considerare le sue caratte-ristiche fisiche e psicologiche, il suo stile di vita, la suastoria clinica, ecc., seguendone poi con attenzione glieffetti e i risultati, soprattutto se lo scopo non è solo laperdita di peso ma il supporto nei confronti di qualchepatologia importante.Insomma, tutto questo discorso per ribadire che con lʼali-mentazione, controllata o meno, è meglio non scherzaretroppo. Senza, però, cadere nellʼeccesso opposto efarne un dramma. Perché mangiare resta anche unodei più grandi piaceri della vita: mangiare, infatti,significa anche cultura dei sapori, condivisionedi esperienze, socialità, allegria e sarebbe sbagliatorinunciare a tutto questo senza motivi validi.

Anche cominciare una dieta è una questione di consapevolezza,di buona volontà e persino di un pizzico di spirito d’avventura.La professoressa Anna Villarini, biologa, nutrizionista e ricer-catrice presso il Dipartimento di Medicina Predittiva e per laPrevenzione dell’IRCCS all’Istituto dei Tumori di Milano,spesso, nei suoi interventi pubblici, ricorda una frase diSan Francesco – che tradisce le sue radici umbre – e che nonpossiamo non riportare in esergo a questa breve intervista.

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Noi italiani siamo grandi mangiatori di pasta. Perchéil glutine che contiene è così dannoso? È vero chesarebbe meglio scegliere prodotti integrali? Le raccomandazioni internazionali ed europee per laprevenzione delle malattie oncologiche e cardiovascolarici dicono in maniera molto chiara che dovremmo con-sumare cereali integrali tutti i giorni. Ma non devono es-sere necessariamente cereali senza glutine. Anche se ilriso integrale è un cereale molto importante per le sueproprietà antinfiammatorie, mangiare farro, orzo decor-ticati, pasta integrale, pane di segale e altri prodotti checontengono glutine è ugualmente importante ai fini dellaprevenzione. Certo oggi sappiamo che il glutine se con-sumato in eccesso può essere infiammatorio e quindi ilbuon senso ci invita a dire che non dovremmo mangiaretutti i giorni cibi che contengono glutine. Quindi, via liberaa riso integrale, miglio, quinoa e amaranto.

Recentemente, lʼOMS ha confermato che lʼecces-sivo consumo di carni rosse o lavorate può aumen-tare il rischio di contrarre il cancro. Che differenzeci sono tra carni rosse e carni bianche? Cosa signi-fica carni lavorate? È vero lʼOrganizzazione Mondiale della Sanità ha dettoqualcosa che già sapevamo da molti anni e che già erapresente nelle raccomandazioni del fondo mondiale perla ricerca sul cancro. Le carni rosse, per la presenzaelevata di ferro, ma anche per i metodi di cottura(grigliatura e stufatura), favoriscono la formazione disostanze cancerogene e il loro consumo, specie se piùdi una volta a settimana, aumenta il rischio di tumore delcolon, del retto, dello stomaco e di altri organi. Questorischio si riduce un pochino se si mangiano anche molteverdure, tra cui però non sono comprese le patate chenon danno alcuna protezione e favoriscono lʼaumentodi peso. Le carni conservate sono invece i salumi, lecarni in scatola e le carni affumicate. Queste sono state

classificate come cancerogeni di gruppo 1, cioè tra quellesostanze certamente cancerogene per lʼuomo. Infatti,lʼeccesso di sale, la presenza di conservanti, come i salidi nitrito e le sostanze utilizzate per affumicare, formanoo sono già allʼorigine sostanze fortemente cancerogenee favoriscono lo sviluppo dei tumori dellʼesofago, dellostomaco, del colon, del retto e forse anche di altri tumori;per questo le raccomandazioni internazionali ed europeedicono di evitarne il consumo.

È vero che un uso eccessivo di latte e di latticini puòessere nocivo alla salute?È vero che il latte è un alimento per il cucciolo dellʼuomoe non per lʼadulto, ce lo dice la natura. Ed è anche veroche noi siamo lʼunica specie che beve il latte di una spe-cie diversa. Quello che sappiamo dal punto di vistascientifico è che il latte consumato quotidianamentefavorisce lʼaumento di fattori di crescita cellulare di cuisi “nutrono” in abbondanza le cellule tumorali. Quindi illatte non è un alimento cancerogeno, ma è un alimentoche favorisce la crescita delle cellule neoplastiche qua-lora si formino o siano presenti. Non lo consiglierei comecolazione ideale a alcun adulto specialmente a unapersona già malata.

Il buon senso deve essere sempre alla base dellanostra alimentazione. Si deve variare la dieta e nonesagerare nella quantità di cibo assunto. Ci sonoperò personaggi, come il famoso oncologo UmbertoVeronesi, che sostengono addirittura che sia giustodigiunare una volta a settimana. Anche teorie chevanno per la maggiore come quella chiamata Mima-digiuno, si basano sulle proprietà terapeutiche deldigiuno. Cosa cʼè di vero?Ve lo dirò con maggior precisione tra qualche anno.Sono, infatti, in corso studi sugli effetti del digiuno (o delmini digiuno) di 3-4 giorni vicino ai trattamenti chemio-

PRIMO PIANO

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Anna Villarini

Chi è la professoressa Anna VillariniAnna Villarini nasce nel 1965. È biologa e specialista inScienza dell’Alimentazione, ricercatrice del dipartimento di Medicinapredittiva e per la prevenzione all’Istituto dei tumori di Milano; collabora anche con il centro Ipertensione del Policlinico “Cà Granda” di Milano e compare spesso in televisione specialmentenella trasmissione Elisir, trasmessa da Rai 3.Si occupa da anni di studiare lo stretto legame tra alimentazione etumori e di divulgare le conoscenze scientifiche attraverso convegnie conferenze in tutto il territorio italiano. Insieme a Franco Berrino,che è stato per dieci anni il suo direttore, ha osservato e coinvoltomigliaia di donne in Italia nel progetto Diana5 rivolto alle pazientioperate di tumore della mammella. Oggi coordina il progetto dianaweb, un progetto rivolto alle donnecon carcinoma mammario per migliorare la prognosi attraverso gli stili di vita. Chiunque voglia partecipare può registrarsi attraversoil sito www.dianaweb.org. Il progetto è online e non occorre essereresidenti a Milano per partecipare.

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PRIMO PIANOterapici per potenziarne lʼefficacia o di 4-5 giorni al meseper ridurre il rischio di insorgenza del tumore. Di certooggi sappiamo che mangiare di meno ci protegge e ciallunga la vita.

Ci sono alcuni fattori di rischio per quanto riguardale patologie tumorali che non sono modificabili,come sesso, età, familiarità alla malattia, e, in parte,i problemi legati allʼinquinamento ambientale. Altri,invece, possono essere controllati e modificati anostro favore, migliorando il nostro stile di vita.Quali sono questi fattori e come possono incideresulla riduzione dellʼinsorgenza di malattie di questotipo?Sappiamo che fattori di rischio come fumo, dieta, attivitàfisica, sovrappeso, obesità, eccesso di grasso addo -minale e consumo di alcolici, sono corresponsabili del-lʼinsorgenza di molte patologie oncologiche.

Che cosʼè la sindrome metabolica? È possibile cor-reggerla? La sindrome metabolica è una costellazione di fattori dirischio presenti in un unico individuo. Avere tre di questifattori vuol dire essere in Sindrome Metabolica: unacirconferenza vita superiore a 94 cm nellʼuomo e a 80cm nella donna, i trigliceridi superiori 150 mg/dL, il cole-sterolo buono (HDL) inferiore a 40 mg/dL nellʼuomo e

a 50 mg/dL nella donna, pressione arteriosa maggioredi 130/85 mmHg e glicemia superiore a 100 mg/dL.La presenza di sindrome metabolica aumenta il rischiodi sviluppare un tumore.

Per concludere, alcuni dilemmi sullʼalimentazione. Il caffè fa bene o male?Due o tre caffè al giorno non fanno male, specialmentese non vengono zuccherati.

Meglio lʼacqua liscia o quella frizzante?Assecondiamo il nostro gusto, vanno bene entrambe,meglio però minerali che oligominerali. I sali contenutinellʼacqua non vanno evitati, fanno invece bene al cuore.

Il vino rosso è meglio di quello bianco?No, fanno male entrambi. Le bevande alcoliche nonsono raccomandate anche se è accettato il consumo diun bicchiere di vino al giorno per le donne e di due pergli uomini

Sono utili gli integratori vitaminici?Sono utili solo se prescritti per un motivo ben preciso daun medico o da un nutrizionista. Se assunti per lunghiperiodi, in dosi alte, e in maniera individuale, solo perchési ritiene di averne bisogno senza una precisa diagnosi,possono invece favorire lʼinsorgenza di tumori.

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Presso la sede di Cascina Rosa, dell’Istituto Tumoridi Milano, vengono organizzati periodicamente dal-l'Associazione Salute Donna Onlus ([email protected]) i corsi di cucina naturale per laprevenzione aperti a tutti presentati dal ProfessorFranco Berrino e dalle sue assistenti. Qui è di casa,o meglio in cucina, da oltre venti anni lo chef GiovanniAllegro che con grande competenza ha dimostratocome applicare con gusto i dettami della cucina pre-ventiva.Tra un piatto e l'altro ricordano che per nutrirci inmodo sano non devono mancare nel nostro carrello:cereali integrali, legumi, semi oleosi, spezie frutta etanta verdura (l'esempio di un pasto è il riso integralecon lenticchie e verdure. “Bisogna mangiare almenoil 20% in meno rispetto alle nostre consuetudinirieducando il gusto” ha affermato.Info: www.istitutotumori.mi.it

La Cascina Rosa dell’Istituto Tumori di Milano

Alla Cascina Rosa i corsi di cucina naturale del professor Franco Berrino

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BREVIla Redazione

Photo: Domino's Pizza Apre a Milano il 5 ottobre 2015

New entry:Domino’s Pizza alla conquista dell’ItaliaLa Redazione

Finalmente anche a Milano, in zona Bisce-glie, è stato recentemente inaugurato ilprimo punto vendita Domino’s Pizza, leadermondiale della pizza a domicilio e con uninteressante giro dʼaffari nellʼasporto, fondato nellontano 1960. La formula adottata per lʼItalia è quelladel master franchising e lʼapertura di Milano è laprima di un piano di sviluppo che prevede moltialtri punti vendita nei prossimi anni in tutta la Peni-sola, sia diretti sia in franchising. Dominoʼs Pizzasi presenta come un brand globale, declinando ilproprio business anche nel canale on-line. A oggiconta una rete di oltre 11.900 punti ven-dita in più di 80 paesi differenti, compresila Cambogia e il Paraguay. Le vendite a livellomondiale nel 2014 sono state pari a 8,9 miliardidi dollari, di cui ben 4,1 miliardi negli Usa. Inoltre,sempre nel 2014, la continua ricerca tecnologica haconsentito al brand di generare circa il 50% dellevendite tramite i canali digitali negli Usa e di ottenereun valore pari ai 4 miliardi di dollari di vendite on-lineannuali a livello mondiale: ha anche lanciato nelmercato statunitense un nuovo sistema di “voiceordering” abbinato alla propria application, sia periPhone sia per Android. Nel secondo trimestre 2015le vendite sono state di 2,2 miliardi di dollari di cui lametà negli Usa, e risulta che quasi il 97% dei puntivendita è gestito in franchising. I plus sono ricon -ducibili alla qualità del prodotto, allʼeccellenza delservizio e al prezzo democratico.

www.dominositalia.it

Vendite on-line in ascesa nel BelpaeseSulla base dellʼanalisi promossa dalla School ofManagement del Politecnico di Milano e Netcomm epresentata dallʼOsservatorio sullʼE-commerce B2C al-lʼinterno del convegno “Social? Mobile? Multica-nalità? Si, ma sono servizio e convenienza lalinfa dell’E-Commerce in Italia”, si evidenzia nel2015 una crescita delle vendite on-line pari al 16%rispetto allʼanno precedente, ovvero più di 2,2 miliardidi euro su un totale di 16,6 miliardi di euro. Il merito diquesta ascesa è da attribuirsi ai settori trainanti del-lʼeditoria (+31%), dellʼinformatica e dellʼelettronica(+21%), dellʼabbigliamento (+19%) e del turismo(+14%), senza tralasciare lʼapporto dei nuovi settoriemergenti come il food & grocery, lʼarredamento,lʼhome living e il beauty che pesano, rispet tivamente,i primi due per il 2% del mercato e lʼultimo per lʼ1%.Lo studio mostra che le vendite on-line rag-giungono il 4% di quelle retail, ma per ottenererisultati quattro volte superiori come quelli dei mercatifrancese, tedesco e anglosassone, dove la tecnica èpiù diffusa, sarà necessario migliorare le prestazioniin termini di gamma, di prezzo e di servizio.Fonte: Osservatorio eCommerce B2C Netcomm eSchool of Management Politecnico di Milano

Mondadori Store conquista il premioRetailer of the Year italianoIl premio nasce nel 2003 nei Paesi Bassi e, oltre chein Italia, si diffonde in Belgio, in Germania, in Francia,in Spagna, in Svizzera, in Austria e in Lussemburgo,con lo scopo di dare voce al desiderio dei consumatoridi voler esprimere il proprio giudizio in merito alle per-fomance delle loro insegne preferite. Infatti, il premio“Insegna dellʼAnno Italia 2015-2016”, vinto da Monda-dori Store nellʼambito della categoria “Libreria”, sibasa sulla valutazione, da parte dei clienti, degliaspetti ritenuti più importanti nel processo di acquistoe tali da garantire una shopping experience migliorein termini di: rapporto qualità/prezzo, livello dei prezzi,offerte e promozioni; servizio, preparazione e cortesiadel personale; assortimento, atmosfera e innovazione.A oggi, Mondadori Retail conta oltre 600 punti venditapresenti nel mercato italiano.Fonte: www.mondadoristore.it

Nuove affiliazioni per Driver Driver, rete in franchising con oltre novanta puntivendita e quasi quattrocento gommisti specializzatiPirelli sotto la stessa insegna, ha recentemente apertoquattro nuovi centri in provincia di Asti e di Frosinone,a Siena e a Massa. Si tratta di centri auto completiche, oltre a fornire assistenza per gli pneumatici, pro-pongono servizi di meccanica leggera e di revisione delveicolo. Dotati di apparecchiature allʼavanguardia egestiti da personale certificato da enti dedicati o dallestesse case automobilistiche, grazie al franchising, sonodestinati a incrementare il loro giro dʼaffari.Fonte: www.driver.it

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New entry: DELTAPO OUTLET“The New Retailtainment Experience”

74 negozi e un progetto di rilancio del territorio del Polesine ad altissimavalenza turistica, storica e naturalisticaDeltaPo Outlet è inserito in uno dei maggiori policommerciali del nord est, che si estende sulle rivedel Po su un lotto di oltre 120 mila mq, destinati adespandersi nel prossimo futuro di ulteriori 300 milamq con piattaforma alimentare e retail park conbrand di rilievo nazionali e internazionali.La struttura, costituita da una superficie di vendita dicirca 20 mila mq per 74 negozi già autorizzati, saràinaugurata a settembre 2016. Questa nuova realtàservirà due province, Rovigo e Ferrara, con 3 milionidi potenziali clienti e un volume di consumi annuidi circa 16 miliardi di Euro. Ma il bacino dʼutenzaè molto più ampio in quanto comprende oltre aPadova, Bologna e Venezia, anche il grande poten-ziale rappresentato dai turisti nazionali e internazio-nali che transitano lungo la direttrice verso le cittàdʼarte Roma, Firenze e Venezia. Infatti la societàha già attivato unʼimportante attività di promozioneper lʼincoming turistico, con lʼobiettivo di rappresen-tare il Brand del territorio, recentemente diventatoPatrimonio UNESCO. Il nuovo hub dello shopping beneficia di unaposizione strategica: è situato al confine tra leprovince di Rovigo e Ferrara, in uno snodo nevral-gico di scambio tra la Regione Veneto e la RegioneEmilia-Romagna, a ridosso del casello di Occhio-bello dellʼAutostrada A13 Padova-Bologna e in pros-simità della SR6 “Eridania” e SS16 “Adriatica”. DeltaPo Outlet è un esempio concreto di comesi possano sfruttare molteplici risorse che dia-loghino tra loro e che rappresentino realmentegli interessi e gli sforzi congiunti di due Regioni(Emilia Romagna e Veneto), espressione dellacollaborazione locale per il benessere delle areecoinvolte.

www.deltapo-outlet.com

Photo: La tipica confezione di pollo croccante di KFC

BREVIla Redazione

Locman sbarca a MilanoLocman, brand italiano di orologi dal con-tenuto tecnologico elevato, ha recente-mente aperto una boutique monomarca aMilano, in via Manzoni 29. Oltre ai noti orologi,è possibile acquistare le nuove linee di gioielli, diocchiali, di borse e di accessori in pelle. Il nuovopunto vendita meneghino coniuga i valori fondantidel brand, ovvero prodotti innovativi e italian style.Infatti, i materiali utilizzati per lʼarredamento riman-dano sia ai colori dellʼisola dellʼElba, culla del-lʼazienda, sia a un contesto dal gusto internazionale.Attualmente, i negozi Locman sono oltre 1.500 nelmondo, di cui 11 monomarca presenti in Italia, inGiappone e in Cina. Il piano di espansione prevedeunʼimminente apertura di un flagship store a Macaoe, nel prossimo biennio, di altri dieci punti venditamonomarca.Fonte: www.locman.it

LaCLINIQUE lancia My.GENETIQUEA Expo 2015, LaCLINIQUE, centro di medicina e dichirurgia estetica al top in Italia, ha presentatoMy.GENETIQUE, il primo e innovativo programmanutrizionale che legge, oltre al codice genetico, leinfiammazioni e lo stress. Gli esami proposti sonovolti a un approccio sistemico e globale del paziente,con lo scopo di individuare le cause nascoste dialcuni sintomi. Da non sottovalutare sono anchele condizioni ambientali, con tutto il loro potenzialecarico di inquinamento e i ritmi di vita che impone, egli eventi traumatici, che a volte possono riflettersinegativamente sul benessere psico-fisico. Il pro-gramma, sostenuto da studi scientifici e applicato dabiologi e da specialisti della materia, si rivolge oltreche ad adulti con varie problematiche di salute e ditipo estetico, anche ai bambini e agli sportivi chevogliano migliorare le proprie performance.Fonte: www.mygenetique.it

Best Drive, opportunità in franchisingper i gommisti italianiIl marchio e il concept in franchising Best Drivenascono dallʼintuizione del gruppo tedesco Conti-nental di offrire nuove opportunità di lavoro e dicrescita professionale ai gommisti e un servizio al-lʼavanguardia per i clienti, tramite un nuovo portale,adatto a smartphone e tablet. I plus di Best Drive,sia per i potenziali imprenditori sia per i clienti, sonoriassumibili nellʼacquisizione di una maggiore capa-cità di interazione tra le parti, nellʼapprendimentodella gestione del centro e nellʼofferta di unʼespe-rienza dʼacquisto qualificante. Inoltre, questo nuovoconcept offre una serie di opzioni da declinare sullecaratteristiche dellʼofficina e del contesto territorialein cui opera. Il piano di sviluppo prevede, entro il2019, lʼapertura di almeno cento centri affiliati. Fonte: www.bestdrive.it

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preferenziali• Specificità regionali

EDILIZIA RESIDENZIALE: COME E DOVE INVESTIRE?

REGSITRATI ONLINE O CONTATTACI PER MAGGIORI INFORMAZIONI

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WORLDTHE

HOUSING

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Photo: L’ingresso di Via Montenapoleone a Milano

BREVIla Redazione

Avenue des Champs Élysées a Parigiè la via commerciale più costosa in Europa,al 3° e 4° posto Via Montenapoleone eVia Condotti a Milano e Roma“Main Streets Across the World”, la ricerca alivello globale recentemente pubblicata da Cushman& Wakefield, traccia oltre 500 tra le principali viecommerciali nel mondo, stilando una classifica sullabase dei loro canoni di locazione primari. La 27° edi-zione del rapporto mostra che i canoni di locazionesono aumentati nel 35% delle vie – nonostante siaaumentato il clima di incertezza a livello globale negliultimi 12 mesi. Nella classifica stilata da Cushman &Wakefield delle 10 vie commerciali più costose inEuropa (considerando la top location per ogni città)Avenue des Champs Élysées a Parigi con uncanone primario pari a €13.255 mq/anno, rimane lavia commerciale più costosa in Europa, superandodi poco New Bond Street a Londra. New BondStreet a Londra si colloca al secondo posto nellaclassifica a €12.762 mq/anno. Sempre in Europa alterzo e quarto posto si collocano rispettivamenteVia Montenapoleone a Milano con un canoneprimario pari a € 10.000 mq/anno e Via Condottia Roma a € 9.500 mq/anno. Per quanto riguardalʼItalia, Thomas Casolo, Head of Retail di Cushman& Wakefield, afferma: “In generale, il mercato Retailnelle principali vie commerciali delle città italiane èattivo ed effervescente, stimolato da una domandamolto varia per quanto riguarda sia la tipologia delleaziende, sia le caratteristiche degli spazi richiesti. Lanaturale conseguenza di questa domanda soste-nuta, a fronte di una limitata disponibilità di spazi, èla continua crescita dei canoni di locazione, soprat-tutto nelle posizioni più ambite, non solo a Milano eRoma, ma anche a Venezia e Firenze. Queste sonoinfatti le città considerate come prioritarie dai retailerinternazionali per lo sviluppo del loro brand nelmercato italiano: la significativa affluenza turisticache le caratterizza rappresenta infatti un elementodeterminante per il ritorno in termini sia di immagineche di potenzialità di fatturato”.

Alibaba punta all’EuropaAlibaba, il gigante dellʼe-commerce cinese, è prontoa muovere i suoi primi passi in Europa. Iniziandoproprio dallʼItalia, che insieme a Francia e Germania,fa parte di un primo gruppo di Paesi dove lʼaziendacinese ha espresso la volontà di aprire alcuni ufficinei prossimi mesi. Ciò che Alibaba cerca è un nuovobacino di clienti, dopo aver raggiunto in Cina la pre-dominanza del mercato degli ordini online: 8 pacchirecapitati su 10 passano attraverso i suoi servizi. Ilsito funziona come unʼinfinita vetrina online, chemette direttamente in contatto il compratore con ilvenditore. E il primo step anche in Italia sarebbe pro-prio questo: trovare e selezionare PMI legate a settoridi eccelleza, come cibo e moda, per allargare la sceltadi prodotti offerti in Cina, ma anche per iniziare asondare il mercato in vista di una futura espansione.Fonte:www.alibaba.com

Dal 2016 il finanziamento per giovani e donneUn bando destinato ai giovani e alle donne per finan-ziare le proprie idee e creare unʼimpresa: è questo ilrisultato del decreto legislativo n. 185-2000 per lʼau-toimprenditorialità giovanile e femminile nei settoridella produzione dei beni e dei servizi. Il Ministerodello Sviluppo economico ha stanziato 50 milioni dieuro con lo scopo di favorire lo sviluppo di micro epiccole imprese condotte da giovani tra i 18 e i 35anni o da donne. I settori di interesse per i progettidi finanziamento, che dovranno essere di importonon superiore a 1,5 milioni di euro, sono lʼindustria,lʼartigianato, la trasformazione dei prodotti agricoli, iservizi, il commercio, il turismo, la valorizzazione delpatrimonio culturale, ambientale e paesaggistico elʼinnovazione sociale. Le proposte in questionepotran no essere sottoposte al gestore del bando,Invitalia, a partire dal 13 gennaio 2016.Fonte: www.sviluppoeconomico.gov.it

Intimissimi punta sul nuovo format dedicato all’UomoUna nuova scommessa per il gruppo Intimissimi, ilmarchio di intimo a cui fa capo il Gruppo Calzedonia,diffusissimo in Italia e a livello internazionale. Nellʼul-timo anno, infatti, ha scelto di puntare su un nuovoformat “Intimissimi Uomo”, che è stato valutato comeun settore in espansione e in linea con il concept delgruppo, che fino a questo momento, pur prevedendouna linea uomo nelle proprie collezioni, aveva sem-pre dato maggiore rilevanza alla parte donna. Il pa-tron del marchio, Sandro Veronesi, ha infattisottolineato come i test abbiano avuto un feedbackpositivo e di conseguenza ha spiegato la volontà delgruppo di aprire almeno 30 negozi con lʼinsegna “In-timissimi Uomo” entro il 2015, per poi considerareunʼulteriore espansione in caso di riscontro positivoda parte dei clienti.Fonte: it.intimissimi.com/section/uomo/4804.uts

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BREVIla Redazione

Fonte: styleandfashion.blogosfere.it

Nuovo showroom perJacob Cohën a Milanodi Francesca Mulas

Jacob Cohën, marchio specializzato nel denimluxury, riconosciuto ed apprezzato per la raffina-tezza e unicità dei sui capi, ha recentemente inau-gurato il nuovo showroom milanese di viaMorimondo 27, allʼinterno degli spazi industrialidellʼex Richard Ginori. Artefice del progetto lo studiointernazionale Area 17 Architecture&Interiors, giàautore di alcuni store monomarca del brand veneto.La struttura occupa uno spazio completamente ri-strutturato di 1500 metri quadri su due livelli, arredatisecondo lo stile del brand. “La scelta di una nuovasede di rappresentanza commerciale si era resaindispensabile a fronte di una crescita continua neglianni e dei progetti di espansione futuri. Questoshowroom, una vera e propria ʻCasa Jacob Cohënʼdestinata ad accogliere al meglio i nostri amicied estimatori, rappresenta alla perfezione lo spiritoe lʼattitudine cosmopolita del brand, la sua voca-zione internazionale” ha dichiarato Marco Tiburzi,Direttore commerciale e Marketing di Jacob Cohën.Il marchio, prodotto da Giada S.p.A., èdistribuito in 400 boutique italiane e in1200 punti vendita selezionati all’estero.Per quanto riguarda la distribuzione retail, sono novei negozi monomarca nel mondo (uno a Taormina, seiin Europa, uno in Giappone e uno in Qatar), mentrea Londra, ad Harrods e Harvey Nichols, sono pre-senti due corner dedicati al brand. Lʼazienda ha fattoregistrare un trend di crescita considerevole negliultimi anni con un fatturato globale che è passatodal milione di euro del 2004 ai 62 milioni del 2014,con 600 mila capi venduti nel 2014 e un export parial 70% del fatturato globale.

jacobcohen.it

Boom l’Oréal nel 2015LʼOréal, il gruppo francese che si occupa di prodottidi bellezza e moda, ha registrato nel 2015 una delleperformances migliori della sua storia, portando acasa a fine giugno la maggior crescita degli ultimi 20anni. In attesa dei dati sul secondo semestre del 2015,quelli dei primi sei mesi dellʼanno hanno confermatouna crescita a doppia cifra, con un incremento dellevendite semestrali del gruppo del + 14,7%, raggiun-gendo così quota 12,8 miliardi di euro. Tutte le divi-sioni hanno avuto un andamento positivo, ma atrainare il gruppo è stata in particolare la LʼOréal Luxe,grazie a grandi marchi del lusso come Giorgio Armani,Yves Saint Laurent e Kiehlʼs, che hanno portato a unacrescita del 20,1%. Le migliori performances sonostate registrate nel mercato nordamericano (+26,8%)e in Asia (25,5%).Fonte: www.loreal-paris.it

Tutti pazzi per i dolciI dolci come antidoto alla crisi e non solo per la lorofunzione antidepressiva. Da quanto emerge daunʼanalisi FIPE (Federazione Italiana Pubblici Eser-cizi), i bar che comprendono anche lʼarea pasticceriaregistrano un margine operativo lordo del 24% in piùrispetto alle altre tipologie di esercizi commerciali si-mili. In particolare, le pasticcerie in franchising hannovissuto un momento positivo negli ultimi anni, confer-mandosi come un ambito di sbocco di primo piano nel-lʼambito del food. Non sorprende quindi che il settoredella pasticceria valga 4,1 miliardi di euro allʼanno eche le professioni legate a questo ambiente, come ilpasticcere puro (ma anche la nuova figura del cakedesigner, che unisce lo spirito artistico alla prepara-zione dolciaria), siano tra le più richieste, con un indicedi disoccupazione quasi nullo. Fonte: FIPE

Grande slam: Lavazza sbarca in AustraliaDopo il successo agli Us Open, lo storico branditaliano leader nella produzione di caffè, approderànel 2016 anche agli Australian Open di Melbourne,completando così lo slam. Il connubio col mondo deltennis nasce nel 2011 quando Lavazza diventapartner ufficiale di Wimbledon e si consolida nel 2015diventando caffè ufficiale anche agli Internazionali diFrancia e più recentemente agli US Open. Lʼaziendaitaliana diventa così lʼunico brand di food & beverageal mondo ad essere partner di tutti e quattro i torneidel grande slam. “Questi eventi di grande prestigio sisvolgono in mercati chiave per lʼazienda e, grazie allaloro risonanza globale, si inseriscono perfettamentenella strategia di internazionalizzazione della marca”,ha dichiarato Giuseppe Lavazza, Vice Presidente delgruppo. Fonte: www.lavazza.it

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Pinko debutta nell’eyewearcon Italia Independentdi Francesca Mulas

Pinko si butta nellʼeyewear con “The Pinko Invasion”.In vendita dallo scorso mese di dicembre, gli occhialifirmati Pinko nati dalla collaborazione con ItalianIndependent di Lapo Elkann, sono distribuiti aun prezzo di 150 euro in boutique e negozi di otticaselezionati, oltre che nelle piattaforme e-commercedei due marchi. “The Pinko Invasion” è una colle-zione completamente made in Italy composta da 4modelli declinati in 12 colorazioni. «Lʼeyewear è unacategoria merceologica con un potenziale a lungotermine. Collaborare con Italia Independent è garan-zia di know-how esclusivo e qualitativo», ha dichia-rato Pietro Negra, presidente e AD di Pinko.Si tratta dellʼultimo passo di una strategia di espan-sione e diversificazione che lʼazienda persegue dadecenni. Dopo un 2014 chiuso con un incrementodei ricavi pari 7%, anche il 2015 dovrebbe attestarsisui livelli di crescita dellʼanno precedente con un fat-turato che dovrebbe toccare quota 180 milioni perCris Conf, gruppo cui fa capo Pinko. La griffe natanei primi anni 80 a Fidenza, è presenteoggi nel mondo in 180 punti vendita tramonomarca e franchising e in quasi 1000punti vendita wholesale con ricavi che al50% provengono dall’export. I mercati chehanno trainato la crescita sono Europa, Russia, Cinae Medio Oriente e ora lʼobiettivo è estendere la di-stribuzione in Giappone e negli Stati Uniti partendodai department store fino ad arrivare alle vetrinestrategiche nel cuore delle vie dello shopping. Nonsolo città ma anche aeroporti: il marchio di abbiglia-mento sta infatti puntando sul travel retail, e oggi puòvantare la presenza in 12 store in alcuni dei princi-pali scali mondiali.

www.pinko.com

Fonte: www.mffashion.com e altri

BREVIla Redazione

Stefanel: 3 anni insieme a Pink is GoodStefanel, per il terzo anno consecutivo ha sostenutoil progetto della fondazione Umberto Veronesi “Pinkis Good”. Nato nel 2013 con la finalità di combattereil tumore al seno, il progetto si pone lʼobiettivo di pro-muovere la prevenzione e sostenere la ricerca scien-tifica con il finanziamento di borse di ricerca a medicie scienziati che dedichino la vita allo studio e allacura della patologia. Stefanel, da sempre attentaallʼuniverso femminile, ha voluto confermare il suoimpegno nella prevenzione e nel supporto concretoalla salute delle donne partecipando attivamente peril terzo anno consecutivo al progetto. Dal 15 al 31ottobre, mese mondiale della prevenzione del tumoreal seno, Stefanel ha infatti devoluto alla Fondazione1 euro per scontrino emesso nei negozi di proprietà. Fonte:www.stefanel.com

Al fondo BC Partners la maggioranzadi Old Wild West Old Wild West, tra le principali catene di ristorazionein Italia, passa nelle mani del fondo di private equityBC Partners che ha recentemente acquisito la mag-gioranza del capitale di Cigierre, gruppo cui fa capoOld Wild West. Lʼazienda friulana conta oggi 180ristoranti di cui 70 aperti negli ultimi 4 anni, periodoche ha visto registrare una crescita dei ricavi espo-nenziale (40% allʼanno). Cigierre, oltre a Old WildWest, detiene anche le insegne Wiener Haus,Arabian Kebab, Cantina Mariachi e Kukkuma Café.“Cigierre è una delle catene della ristorazione piùinnovative nel panorama europeo. Siamo lieti disupportare il suo management nellʼulteriore espan-sione dei formati esistenti, così come nello sviluppoe acquisizione di altri formati in Italia e allʼestero”, hadetto Nikos Stathopoulos, managing partner di BCPartners. Fonte: www.corriere.it - www.oldwildwest.it

Nuove aperture Woolrich a Boston,Amsterdam e BerlinoLʼespansione di Woolrich non conosce freni. Tris diaperture dʼeccezione per il noto brand americanodistribuito da Wp-Lavori in corso, che ha inauguratoa ottobre un secondo store a Boston e in Olanda,ad Amsterdam, e un terzo punto vendita a Berlino(il quarto in Germania). Le aperture del 2015 seguonola scia di quelle del 2014 di Praga, Amburgo, Sylt,Tokyo, New York e Brescia. Lʼobiettivo dellʼazienda,la cui strategia è ancora principalmente focalizzatasul wholesale, è quello di rafforzare anche la distri-buzione retail, raggiungendo quota 80 negozi di pro-prietà entro il 2020, con un fatturato pari al 20-30%dei ricavi totali, e continuando così nel piano diespansione anche nel medio periodo. Le prossimeaperture dovrebbero riguardare Stati Uniti, Canada,Giappone e Europa, Italia compresa.Fonte: www.adnkronos.com - www.woolrich.eu

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NEWSdi Francesca Mulas

Quattro nuovi punti vendita hanno contraddi-stinto il 2015 di Kipling in Italia. Ed è unanovità assoluta per il marchio belga del gruppo

americano VF Corporation guidato nel belpaese daMarco Lensi, Country Manager Italia. Le aperture hannoriguardato 4 città strategiche: Milano a Luglio, Palermoad agosto, Roma e Torino a settembre. Make Happy è la mission del brand che punta ad offrireai consumatori borse e accessori di qualità adatti per lavita di tutti i giorni.Kipling nasce nel 1987 dallʼidea di tre giovani designerdi Anversa che quasi per caso scoprono il potenzialedelle increspature del nylon dando vita in pochissimotempo a borse e accessori sportivi che da quasitrentʼanni accompagnano la vita delle donne di tuttoil mondo.

Oggi Kipling è presente infatti in 70 paesi con più di 250punti vendita. Kipling ha fatto registrare interessanti trend di crescitanegli ultimi anni, beneficiando anche delle sinergie deri-vanti dallʼappartenenza a un gruppo solido come VF.Lʼazienda americana, che tra gli altri possiede i marchidel calibro di Timberland, Eastpak, The North Face,Vans, Wrangler, ha messo sul piatto ben 1,2 miliardi didollari per altre acquisizioni. Ad affermarlo Karl HeinzSalzburger, Vice President di VF, che ha confermato “lavolontà di continuare a crescere per acquisizioni nelpiano 2012-2017. Il gruppo è cresciuto finora del 8%annuo in modo organico e ha 1,2 miliardi di dollari dadedicare a eventuali operazioni straordinarie”.

www.kipling.com

l’italia guida l’espansione europea

Showroom Kipling a Milano

P3, società specializzata in acquisizione, gestionee sviluppo di proprietà logistiche in Europa, siestende su tutto il territorio europeo, con 145

immobili logistici per un totale di oltre 3 milioni di m² in 9diversi Paesi, oltre a terreni che permettono lo sviluppopotenziale di ulteriori 1,3 milioni di m² di spazio industriale. I magazzini P3 sono adattabili a qualsiasi tipologia disettore merceologico e anche al mondo fashion. Infattitra i clienti in Italia troviamo il noto brand Moncler a“P3 Castel San Giovanni” - in provincia di Piacenza –Emilia Romagna, presente con Industries SpA societàdi logistica del gruppo.Tra gli altri clienti italiani citiamo Deufol, Difarco, AgoràNetwork, Geodis, Rajapack, You Log e SDA. Negli ultimiquattro mesi, P3 Logistic Parks in Italia ha ceduto in loca-zione oltre 80.000 m² di magazzini, incluso uno spaziodi 68.000 m² ad Agorà Network. Inoltre ha notevolmenteampliato la propria presenza sul mercato logistico italianoa partire da luglio 2014.

La crescita di P3 sul mercato italiano fa parte del piùampio piano di sviluppo perseguito dalla società nelcorso degli ultimi 18 mesi, che lʼha vista diventare unadelle maggiori società immobiliari logistiche in Europa.

P3 Logistic Parks punta sull’Italia

La location P3 di Castel San Giovanni

www.p3parks.com

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NEWSdi Francesca Mulas

crescita retail tra vecchi e nuovi mercati

www.mango.com

Il negozio Mango a Milano

Nuove nomine in Moschino: Corrado Masini è il nuovo DG

Corrado Masini subentra ad Alessandro Varisconel ruolo di Direttore Generale di Moschino. Èquesta la novità più importante che ha caratteriz-

zato il 2015 della griffe italiana appartenente al gruppoAEFFE. A Masini il compito di rafforzare il posiziona-mento delle diverse linee di Moschino oltre a coordinarele strategie di marketing, operative e distributive volte asupportare lo sviluppo internazionale del brand. Nonsono ancora stati ufficializzati i dati di chiusura del2015 ma dovrebbero essere confermate le previsioni dicrescita rispetto al 2014. I dati di novembre hanno infattifatto registrare un incremento dei ricavi consolidati(pari a 206,5 milioni di euro) del 7% rispetto allo stessoperiodo dellʼanno precedente per la capogruppo AEFFE.In crescita il mercato domestico (+6%) che incide perquasi il 45% sul fatturato totale, ma anche quello estero.Il mercato americano è cresciuto del 21%, quello nippo-nico del 13% ma a trainare lʼexport è sicuramente laCina con una crescita del 65%, dovuta in gran parte albrand Moschino la cui estetica rispecchia particolar-mente i canoni asiatici. In crollo invece il mercato russoche ha visto una diminuzione del fatturato pari al 48%.Diversi i fattori che hanno inciso su questi risultati, a

partire dalla scelta di nuovi stilisti come Jeremy Scottper Moschino e di Lorenzo Serafini per Philosophy.Non meno importanti sono state le nuove aperture negliStati Uniti, con Moschino che ha aperto a Los Angelesed è tornata a New York con una boutique caratterizzatadallo stile pop-chic nel cuore di Soho lo scorso agosto.

www.moschino.com

Fonti: www.pambianconews.com - fashionmagazine.it

Mango chiude 450 negozi negli Stati Uniti.Lʼazienda spagnola ha infatti recentementeannunciato che non rinnoverà lʼaccordo con

Jc Penny, retailer statunitense, per il mercato ameri-cano. Lʼaccordo di durata quinquennale siglato nel 2009aveva lʼobiettivo di aprire 600 punti vendita Mango inAmerica. Non sono ancora chiari i motivi della rotturache dovrebbe incidere per circa 2 miliardi di euro (0,5%sul giro dʼaffari) sul bilancio dellʼazienda. Il mercato Sta-tunitense non è lʼunico ha subire un ridimensionamento.Nel 2014 il retailer catalano ha abbandonato ancheBrasile, Bulgaria, Slovenia, Montenegro mentre nel 2015è stata la volta dellʼAustralia, dove Mango era presentedal 2002. Discorso opposto in Italia dove è previsto unintenso piano di opening a cominciare dai punti venditadi recente apertura come Torino, Orio al Serio e Padovafino a Napoli e Roma dove lʼobiettivo è avere un negoziocome quello di Corso Vittorio Emanuele a Milano, cherappresenta il nuovo format di Mango nel mondo. Se da una parte cʼè un ridimensionamento dei punti ven-dita fisici in alcuni mercati, dallʼaltro cʼè un rafforzamentocrescente dellʼe-commerce, dove Mango è presente in 76paesi con il suo store digitale. Le vendite online hannoquasi raggiunto il 10% del fatturato totale nel 2014 conuna crescita pari al 48% rispetto allʼanno precedente.Oggi Mango è presente in 109 paesi con 2700 puntivendita e un giro dʼaffari che ha toccato nel 2014 quota2 miliardi di euro. Lʼespansione retail resta il fulcro dellastrategia dellʼazienda che nel 2015 ha investito circa 300milioni sia in nuove aperture, soprattutto in Sud America,Asia e Africa, che nel restyling dei vecchi negozi.

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NEWSdi Ilaria Ricotti

Ormai non più solo libri: anche le grandi caseeditrici italiane stanno investendo sempre di piùsui cosiddetti “collaterali”, da affiancare alla carta

stampata nelle loro offerte al pubblico. A dare inizio aquesta tendenza erano stati i reparti per lʼacquisto di CDmusicali, DVD e infine anche gli articoli più disparati dioggettistica e cartoleria. La nuova frontiera sono invecele forniture di veri e propri servizi ai clienti, che oltre acomprare un libro possono godersi un caffè o…preno-tare un viaggio, come permette ora Mondadori Travel,la nuova sezione, inaugurata nel novembre 2015, delMondadori Megastore di via Marghera a Milano. Oltrea poter acquistare guide, cartine, libri specializzati e altroancora su moltissime mete in tutto il mondo, ora il clienteche si reca al Mondadori Megastore potrà usufruire

anche dellʼaiuto di personale specializzato per decidereil posto migliore da visitare, pianificare il viaggio neiminimi dettagli e prenotare pacchetti vacanze. Propriocome una vera e propria agenzia viaggio, lo StoreMondadori, infatti, fornisce anche soluzioni di viaggiocon i più importanti brand del settore, come Alpitour,Francorosso, Viaggidea, Villaggi Bravo e Karambola.Una scommessa innovativa: “Questa iniziativa rientranel disegno di poter proporre ai nostri clienti una semprepiù ampia offerta nel mondo della cultura e divertimento,che faccia di Mondadori Store il riferimento nel mercatoitaliano per questi settori”, ha dichiarato Mario Maiocchi,amministratore delegato di Mondadori Retail.

www.mondadoristore.it

Dalla guida al vero e proprio viaggio: nasceMondadori Travel

Harmont & Blaine alla conquista dei mercati esteri

Q uando il luogo dove si è cresciuti inizia a staretroppo stretto: è la sensazione che sta provandoHarmont & Blaine, la celebre marca di abbi -

gliamento di eccellenza Made in Italy. E il “bassotto” nonè certo stato con le mani in mano: a ottobre è statoinaugurato il primo negozio monomarca al 35 di Boulevarddes Capucines, tra Place de la Madeleine e lʼOpera,a Parigi: un negozio di oltre 400 mq su due piani econ quattro vetrine che danno su alcune delle vie piùcaratteristiche e frequentate dai turisti della capitalefrancese. Un caso non isolato, ma che fa parte dellastrategia del gruppo in Francia, la quale si baseràsoprattutto sul retail, con lʼapertura in futuro di un altrostore a Parigi, oltre che di diversi punti vendita in CostaAzzurra. Anche il wholesale avrà il suo spazio, graziealla vendita di capi di abbigliamento Harmont & Blainenei più prestigiosi grandi magazzini e rivenditori selezio-nati francesi. Una scelta, quella di puntare sui mercatiesteri, che aveva portato nel 2014 allʼentrata del fondodi private equity Clessidra SRG nel capitale sociale delgruppo con una quota del 35%. Gli obiettivi sono un po-tenziamento del brand sul mercato asiatico, sul mercatodellʼEuropa Continentale e su quello americano (Nord e

Centro-Sud America). In particolare, lo scopo di questeoperazioni è potenziare la rete retail, verso cui sono statidestinati 60 milioni di euro, per consolidare la brandawareness e conquistare una posizione internazionaledi leadership, già consolidata in Italia, nellʼambito del-lʼupper casual sportswear.

www.harmontblaine.it

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NEWSla Redazione

Come riportato dalla stampa la norma ridisegna e ristrut-tura la legislazione per la protezione dei marchi europei,sia promuovendone la lotta contro la contraffazione, siafacilitando la registrazione, in Europa, di nuovi marchi. Masoprattutto riduce fino al 37% gli oneri di registrazione.

Da un lato, infatti, la direttiva 2015/2436/Ue (entrata invigore il 12 gennaio) punta a rendere più accessibile,efficiente e meno oneroso per le imprese il deposito dimarchi industriali. Che possono essere tutelati sia alivello nazionale che a livello europeo tramite lʼufficiocomunitario, lʼUami, con sede in Spagna, ad Alicante.Due sistemi che coesistono. Però ogni Stato europeo hale sue procedure e i suoi oneri, spesso diversi gradi diprotezione (più o meno soddisfacenti per le imprese),così come tempi e costi di registrazione diversi.

La nuova normativa, invece, mira proprio a semplificare,accelerare e armonizzare le procedure per assoggettarele domande di marchio presentate a livello nazionale allestesse formalità (ad esempio la data di inoltro) in tuttala Ue. Sono previste norme per facilitare la registrazionedi nuove tipologie di marchi a seguito dellʼevoluzionedellʼera digitale e delle nuove necessità delle aziende.

Ma si rafforza anche la certezza giuridica in caso di con-tenziosi e si mira a garantire un migliore coordinamentotra lʼagenzia per i marchi della Ue e gli uffici nazionali,allineando pratiche, strumenti comuni di ricerca efacendo dialogare, ad esempio, le banche dati.

Dopo un lungo negoziato politico, avviato dal 2013,la riforma dellʼUnione europea sui marchi di impresa(il cosiddetto “Pacchetto Marchi”) è diventata

legge con la sua doppia pubblicazione sulla GazzettaUfficiale Ue del 23 e 24 dicembre (L 336 e L 341).

Ue, è leggela riforma sui marchi di impresa

Fonte: Distribuzione Moderna

IItalo Bussoli dal 1° gennaio è il nuovo Presidente diAssofranchising, il marchio storico nellʼorganizza-zione della rappresentanza del franchising italiano,

e ricopre la massima carica dellʼAssociazione dopo i 14anni di presidenza di Graziano Fiorelli, Presidente diMail Boxes Etc., che ha lasciato lʼincarico alla scadenzanaturale del suo mandato conclusosi a fine anno 2015.Bussoli mantiene anche il ruolo di Segretario Generale.

Italo Bussoli, già Vice Presidente e Segretario Generale,guiderà la storica Associazione Italiana del Franchisingnel segno della continuità di una Presidenza che lasciauna cospicua eredità di buon governo. Il nuovo presi-dente si ripromette di portare Assofranchising versotraguardi sempre più ambiziosi come il varo della1° edizione di F&re, Franchising&Retail Expo, laFiera del settore e del retail organizzata da AIF conBolognaFiere, dal 28 al 30 aprile 2016; il lancio operativodei 50 Sportelli Franchising presso altrettante Confcom-mercio locali; la gestione del rapporto con Confcom -mercio nazionale che riconosce ad AIF il ruolo di apri -pista per la modernizzazione del sistema distributivo

e lʼaccordo con lʼUnioneNazionale Consumatori perun sistema di assevera-zione del Franchising comemodalità gradita al consu-matore, queste le primegrandi sfide da affrontarecon vigore e successo.

Assofranchising è lʼAsso-ciazione delle reti in Fran-chising i cui Soci rappre-sentano larga parte del sistema franchising nazionalein termini di punti vendita, addetti occupati e fatturato.Il Franchising in Italia conta su 941 brand, un fatturatocomplessivo di 23,5 miliardi di euro, pari a oltre lʼ1% delPIL italiano, ca. 50.000 punti vendita in franchising attivie quasi 200.000 addetti occupati.

www.assofranchising.it

Italo Bussoli nuovo Presidente Assofranchising

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NEWSdi Ilaria Ricotti

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Fondata nel 1927 da Aldo e Margherita Furlanetto aBologna, Furla, grazie allo stile unico delle sue borse e accessori, è riuscita a conquistare lʼItalia e non solo,sempre unendo salde radici nel passato con uno sguardoperò rivolto al futuro. Ne è testimone anche la recenteapertura in primavera di un nuovo flagship store Furlaa Madrid, in Calle Serrano 46, lʼesclusiva via dello shopping della capitale spagnola. Un Paese molto caro a Furla, come ha spiegato il CEO Eraldo Poletto, intervenuto allʼinaugurazione ospitata dallʼAmbasciata Italiana a Madrid: “Il nuovo flagship store di Madrid rappresenta una location strategica per il brand. Accompagnerà il consumatore alla scoperta del mondoFurla attraverso le sue collezioni, offrendo lʼesperienza di apprezzare creatività e artigianalità italiane”. Un amore ricambiato in pieno dal mondo della moda spagnolo, che ha accolto con entusiasmo lʼapertura del secondo flagship store Furla in pochi mesi, dopoquello inaugurato a Barcellona nel novembre del 2014. AllʼAmbasciata Italiana a Madrid sono infatti intervenuti più di 300 ospiti, compresi i top clients del marchio, le celebrities spagnole e i fashion influencers più noti, che hanno potuto ammirare in anteprima la nuova campagna pubblicitaria Furla Autunno-Inverno 2015, realizzata dal fotografo Mario Testino. Un evento che è stato il coronamento di un 2015 voltoallʼinternazionalizzazione del marchio Furla. Da gennaio2015, Furla ha aperto 44 nuovi punti vendita nel mondo,dallʼEuropa allʼAsia, passando per il mercato statunitense.Uno slancio verso lʼestero che però non dimentica le radici italiane di artigianalità, qualità e connubio con lʼarte,che contraddistinguono i prodotti Furla. Il marchio offreoggi ai propri clienti un lusso innovativo grazie allʼusodi pelli di valore, metodi specifici di conciatura edestrema attenzione al dettaglio, il tutto supportato da tecnologie avanzate. E il concept dei negozi Furlasegue questi stessi principi. Per creare un ambienteunico e inconfondibile, vengono ripresi gli elementi storicidella Villa a Bologna, dove lʼazienda è stata creata e fondata, rivisitandoli in una chiave moderna per creare un effetto unico di “eleganza contemporanea”. Una stretta relazione con lʼarte che Furla ha coronato con la creazionedella Fondazione Furla a Bologna nel 2008, la quale sostiene i giovani artisti italiani per lo sviluppo e la sperimentazione di nuove frontiere dellʼarte contemporanea.

www.furla.com

Il recente flagship store Furla di Madrid

Il primo flagship store Furla di Barcellona

!Il mix tra arte e innovazione targato Furla approda a Madrid

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Kartell, Made in Italy alla conquista dell’Oriente

NEWSdi Ilaria Ricotti

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www.kartell.com

Design unico e qualità di alto livello, uniti alla funzionalità dei propri prodotti:sono questi i valori che Kartell, azienda italiana leader nell’arredamento e negli accessori per la casa, sta diffondendo in tutto il mondo. La compagnia, fondata nel 1949 da Giulio Castelli e oggipresieduta da Claudio Luti, ha dato inizio 15 anni faa un ambizioso progetto di retail, legato al concetto dimonomarca, che lʼha portata alla realizzazione di 130flagship store monomarca in affiancamento a 250 shopin shop e 2500 rivenditori, che hanno diffuso ai quattroangoli del globo il concept e i valori di questa realtàMade in Italy. Grazie alla versatilità e alla spiccata inter-nazionalizzazione delle proprie collezioni, Kartell è ingrado di avvalersi di molteplici soluzioni distributive: ne-gozi monomarca, shop in shop, department store dilusso, boutique di moda, vendita online, in grado di adat-tarsi ai diversi mercati. Il successo, infatti, non è arrivatosolo nelle grandi capitali europee, ma anche e soprat-tutto in Vicino ed Estremo Oriente. Proprio in Cina, nel2013 Kartell ha firmato un accordo di joint venture conla Gold Bond Enterprises, che ha portato alla creazione

della società GB Kart Ltd, la quale ha lʼobiettivo di dif-fondere e distribuire i prodotti Kartell in tutto il Paese.Obiettivo che passa dallʼapertura di 50 flagship storenellʼintero territorio cinese nei prossimi anni.Un programma che è stato varato anche verso un altroPaese emergente dalle grandi potenzialità di mercatocome il Brasile. Oltre ai negozi già inaugurati in alcunedelle principali città, tra cui San Paolo e Rio de Janeiro,in previsione cʼè lʼapertura di 50 negozi di alta gamma,che siano in grado di garantire la presenta di Kartell neiprincipali centri del Paese.E la conquista del mercato internazionale non è cheappena iniziata. Sempre nel 2013, Kartell ha firmato unaccordo quinquennale con Chaloub Group, specializ-zata nei prodotti di alta gamma, per la distribuzione inQatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Oman e Iran,confermando così la propria lungimiranza negli investi-menti e nella scelta dei mercati verso cui puntare la pro-pria attenzione. Il debutto in Medio Oriente è avvenutoproprio a Dubai, nel cuore degli Emirati Arabi Uniti, al-lʼinterno di una delle destinazioni più rinomate per loshopping di lusso, il department store Galeries LafayetteDubai Mall. Dopo gli Emirati Arabi Uniti, Kartell ha poiconquistato anche il Qatar, lasciando molti a chiedersi:quale sarà la prossima tappa per quella che sembraunʼinarrestabile espansione?

Kartell, Dubai, Galeries LaFayette

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18-19 April 2016Milan, Italy

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Steak ‘n Shakeapre nel Bicocca Villagedi Milanoil primo ristorante della catena inseritoin un centro commerciale in Europa

resse del pubblico nei confronti di progetti che sap-piano conciliare qualità, servizio ed experience,come nel caso di Steak ʻn Shake.”Lucia Viti e Diana Rusconi, amministratrici diMeneghina Ristorazione S.r.l., master franchiseedi Steak n Shake per la Lombardia, illustrano cosìle ragioni che le hanno portate a investire sulbrand: “Il pubblico italiano, e in particolare quellomilanese, è estremamente ricettivo rispetto ai for-mat internazionali, è curioso e ama sperimentare,ma se da un lato è molto attento allʼaspetto este-tico di un concept, dallʼaltro è abituato alla qualità,soprattutto quando si parla di alimentazione. Eccoperché riesce ad apprezzare una formula che, daoltre 80 anni, lega la propria notorietà alla genui-nità e alla freschezza dei prodotti, preparati al mo-mento dellʼordine. Siamo sicure che Milano sapràriconoscere lʼeccellenza del nostro brand.”

Steak 'n Shake a Bicocca Village

Steak n Shake, lʼiconica insegna di fast foodfondata negli USA nel 1934 e sbarcataquestʼanno in Italia, ha aperto nel Bicocca

Village di Milano il primo ristorante in un centrocommerciale europeo. Il brand, sviluppato dalmaster franchisee per la Lombardia, ha scelto lalocation di Bicocca per una serie di fattori, tra iquali il target giovane della galleria - che sorge inprossimità di uno dei più importanti poli universitaria livello regionale - e la complementarietà dellʼof-ferta, ben equilibrata tra shopping, entertainmente leisure, anche grazie alla presenza di un multi-sala e una palestra tra i più frequentati dʼItalia. Ilristorante è stato posizionato nel corpo antistanteil centro, su una superficie di circa 500 mq. A brevenella stessa struttura, che si affaccia direttamentesulla piazza esterna, apriranno altre importantiinsegne di ristorazione.“Grazie a unʼofferta ricca e diversificata, il centrosi è già affermato come destinazione preferitaper i consumi fuori casa di un bacino che sommaalla popolazione residente e universitaria ancheuna forte componente di uffici e terziario,” spiegaRoberto Marchetti, direttore commerciale esviluppo di Cogest Retail, società di gestione diBicocca Village. “Il successo riscosso dal formatnei primi due giorni di apertura conferma lʼinte-

Fonte: www.cogestretail.com

NEWSla Redazione

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Laura Lamarra

INTERVISTAdi Giovanni Bonani

EXPO 2015: cronaca di un successodi ieri, oggi e domani per l’Italia

INTERVISTA A LAURA LAMARRA

Le strutture di Expo 2015 sono statecostruite sulla base di parametri ecoso -stenibili. Ci può dire qualcosa in merito?Certamente! rispecchiando appieno il tema dellʼExpo“Feeding the planet & Energy for Life”. In particolareCascina Triulza (Leed NC), Padiglione Italia, Piastra(Leed ND) sono stati gli appalti di Expo2015 realizzaticon criteri di sostenibilità ambientale per la progetta-zione e precise indicazioni sono state fornite ai Paesinelle Guide e Linee Guida di Expo, tra cui SustainableSolutions Guidelines per il design, la costruzione ed ilriuso del Padiglione. Lʼadozione di queste linee guida daparte dei partecipanti in sede di Preliminary Design eDetailed Design è stata verificata dal Politecnico diMilano. Il riscontro è stato molto positivo e incoraggiante.

Si parla tanto di eco sostenibilità, ma moltiopinionisti sostengono che ad Expo si siasprecato del cibo. Sono state solo voci, oc’era qualcosa di vero?In coerenza con il tema dellʼEsposizione, grande atten-zione è stata data alla prevenzione dello spreco alimentare.La raccolta effettuata da Banco Alimentare, con il sup-porto di Fondazione Triulza, dopo un mese di speri -mentazione con un tradizionale furgone ad ingressonotturno, è entrata a regime con lʼinstallazione di uncontainer refrigerato e lʼuso di una cargo bike che hafacilitato la raccolta capillare anche dei prodotti deperibilida riutilizzare in tempi molto brevi. Sono stati contattatioltre 130 punti di ristorazione ed oltre 15 sono diventatidonatori stabili, mentre 87 si sono resi disponibili in casodi eccedenze. Al 15 settembre, con 27 recuperi, eranostate raccolte 18,9 tonnellate di cibo che, con un valoremedio di 2,3 euro al kg attribuito secondo la tipologiadi prodotto recuperato, corrispondono ad un valore eco-nomico complessivo di oltre 51 mila euro. Le strutturecaritative raggiunte dal progetto sono state ben 14.I quantitativi potrebbero non sembrare elevati per i biso-gni delle fasce più deboli ma è stato un buon risultatoin termini di lotta allo spreco tenuto conto altresì che glistessi ristoratori si sono organizzati al meglio, cercandodi ottimizzare acquisti e logistica di approvvigionamento.

Laura LamarraNata a Milano, laureata in Economia e Commerciopresso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha esperienza pluridecennale nel disegno e nel reeingeenering di processo, nell’audit e risk management, nel project management, nell’implementazione di sistemi di controllo interno, di corporate governance e di compliance monitoring,nella gestione di start- up e nell’organizzazione di eventi (in realtà quali Banco Desio, Unicredit,Gruppo Banca Italease). Team leader di diversi incarichi consulenziali di naturaorganizzativa , strategica e di business developmentpresso le società di consulenza PriceWaterhouse-Coopers e Arthur D. Little. Redattrice di articoli per riviste specialistiche e relatrice ai Convegni, cultrice della materia nel dirittoambientale presso l’Università di Pavia, ha collaboratocon l’ABI nell’ambito del progetto CBI – per la realizzazione del corporate banking italiano, con Assilea in tema di identificazione e informatizzazionedei rischi operativi, nonché con l’Associazione delle Banche popolari sui temi di monitoraggio dei rischi dicompliance. E’ stata membro del Consiglio Direttivodi AIEA (Associazione Information System Audit) e del Comitato di formazione di AIIA (Associazione Internal Audit). In EXPO dal 2009, si occupa di analisi di processo e di controlli in qualità di Direttore Audit e membro dell’ODV ai sensi del D.lgs 231/01.

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INTERVISTA

Adesso finito l’Expo, dove finiranno lestrutture che lo hanno ospitato. Ci sonodei progetti futuri per riconvertire l’areaespositiva ?Una parte degli spazi dedicati allʼExpo verrà adibita acittadella della scienza, con lʼobiettivo, per ricercatori etecnici, di rendere Milano uno dei poli mondiali dellaricerca e della tecnologia volta al miglioramento dellaqualità della vita, tra medicina, alimentazione, arte e lifestyle e allo sviluppo di metodi e tecnologie a supportodel welfare e non solo, grazie anche al massiccio im-piego dei Big data. Molteplici le Università e le aziendeinteressate al progetto e alla realizzazione di sinergie trapubblico e privato a favore di unʼimprenditoria innovativae con interessanti ricadute occupazionali. Parliamo dun-que di un polo fortemente attrattivo ove riunire lʼeccel-lenza italiana in termini di patrimonio artistico e culturale,con impatto anche sul turismo e sulle capacità attrattivadelle città, capace di fornire, attraverso la ricerca scien-tifica e tecnologica, risposte adeguate a temi importantie universali quali lʼinvecchiamento della popolazione, lacura delle malattie ad alta incidenza, lʼalimentazionesana e sostenibile, valorizzando in tal modo lʼimmaginedel nostro Paese nel Mondo.

IL Padiglione Zero di Expo 2015

Quale secondo lei è stato il padiglione conl’anima più green? Ben 39 partecipanti, tra Paesi, Aziende e Organizzazionipresenti allʼExpo di Milano, hanno aderito al nostro pro-gramma “Towards a Sustainable Expo”, lanciato qualesfida per dare valore e visibilità allʼadozione di iniziativevolte a ridurre il proprio impatto sullʼambiente. Il contest,infatti, ha messo in luce interessanti ed innovative ini-ziative adottate, dallʼefficientamento dei consumi ener-getici e idrici, allʼutilizzo di fonti rinnovabili, dallʼimpiegodi materiali riciclabili ai progetti di riuso dei padiglioni,che diffuse al pubblico e ai visitatori, hanno contribuitoalla legacy positiva di Expo Milano 2015. I soggettidallʼ”anima più green” sono stati annunciati il 1 ottobrein un evento presieduto dal nostro Amministratore Dele -gato Dott. Giuseppe Sala insieme al Ministro dellʼAm-biente e allʼUnep. Tra i leaders merita certamente unamenzione particolare, per numero e rilevanza di inizia-tive green adottate nelle differenti categorie valutative,tra cui il food&beverage e il green procurement, il Padi-glione del Cile che, con il suo enorme parallelepipedoorizzontale in legno, ha rappresentato la casa della Terradel Fuoco. Il Padiglione del Cile in Expo2015 ha ricreato alproprio interno la varietà climatica e territoriale presentesul suo territorio: oceano, fiumi, montagne, deserti,ghiacci e, di conseguenza, una vasta moltitudine di cibi,sapori e tecniche agroalimentari. Un viaggio esperi -enziale tra i diversi ecosistemi, mostrando come la vitacresce in ognuno e con quali strumenti la si preserva, atestimonianza della continua ricerca di equilibrio nellamolteplicità e diversità .

Molte voci si sono levate per mettere indubbio che gli italiani non sarebbero staticapaci di creare un evento “universale”come Expo. Il giorno dell’apertura chesensa zioni ha provato?Il giorno dellʼinaugurazione di Expo è un ricordo cherimarrà indelebile per sempre nella mia mente. Unevento davvero emozionante, il risultato di 6 anni disforzi, impegno, tenacia e determinazione nel processodi realizzazione di unʼopera incredibilmente complessaed avvincente. Lo scetticismo italiano ci ha in effettiaccompagnato per molti anni durante il percorso realiz-zativo di questa opera complessa tuttavia lʼinaugura-zione di successo e lʼintensa partecipazione di pubblicodei mesi seguenti hanno davvero dimostrato la grandecapacità italiana di dare il meglio di sé in termini di crea-tività, lavoro di squadra e tecnicismo. Ho provato tuttoquesto, unʼesplosione di orgoglio italiano! La sensazionedi aver contribuito al successo dellʼimmagine del nostroPaese nel mondo.

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INTERVISTA

Un suo bilancio personale che Expo 2015le ha lasciato?Questo evento è stato unʼesperienza davvero preziosa,un immenso patrimonio conoscitivo sia sul piano delknow – how professionale sia sul piano delle relazioniumane; un lavoro complesso e sfidante che non può noncostituire unʼoccasione unica di crescita professionale.Nella mia esperienza lavorativa ho gestito molte startupdi successo e progetti a valenza internazionale, sia inambito consulenziale sia rivestendo ruoli di responsa -bilità in realtà complesse, con le difficoltà tipiche diquesti contesti, tuttavia posso dichiarare che Expo2015ha rappresentato senza ombra di dubbio unʼesperienzadi grandissimo valore aggiunto che conserverò cometesoro prezioso per il futuro. Unʼesperienza unica dopola quale nessuna ulteriore sfida può costituire per meunʼimpresa impossibile!

Calato il sipario di Expo, che progettiprofessionali le piacerebbe intraprenderein futuro?Circa il futuro, sono molto soddisfatta di aver contribuitoalla realizzazione di un grande evento che ha portatoil Mondo in Italia e lʼItalia nel Mondo; non le nascondoche organizzazioni complesse, con obiettivi di sviluppoinnovativo, in campo nazionale e/o internazionale, nonchéiniziative a valenza sociale, con impatto sulla valoriz -zazione territoriale e sulle dinamiche socio – politiche,sarebbero per me terreno fertile ove mettere a disposi-zione il prezioso tesoro rappresentato dal bagagliodi esperienza umana e di gestione, organizzazione,controllo incrementatosi sempre più in questi 6 anniin Expo2015, indubbiamente ardui ma nel contempoestremamente emozionanti e coinvolgenti.

Photo Expo 2015: Palazzo Italia e Albero della Vita - Padiglione del Giappone - Padiglione della Cina

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EXPO 2015di Stefania Priolo

Esposizione universale, i numeri confermano il successoMentre un po’ di Expo 2015 verrà smontato e rimontato in varie parti del mondo sull’area sorgerà la nuova Silicon Valley italiana della ricerca

Il 31 ottobre i cancelli di Rho Fiera di sono chiusi allespalle degli ultimi entusiasti visitatori, ed è arrivato iltempo dei commenti e dei bilanci per capire se que-sta grande sfida è stata superata e con quali risultati. Domande che trovano le prime risposte nei dati ufficialidellʼevento. Si parla di 21,5 milioni di visitatori in 184giorni dei quali 6,5 milioni stranieri ed il resto italiani. 54i Paesi che hanno allestito un padiglione, più altri 70inseriti allʼinterno dei cluster tematici degli alimenti sim-bolo (riso, cacao, caffè, frutta, spezie e grano), oltre alleOrganizzazioni della Società Civile ed alle Aziende pri-vate, in quanto interlocutori chiave nel dibattito mondialesulle sfide legate allʼalimentazione e al cibo.Oltre 300 le visite istituzionali che hanno potuto contaresulla presenza di 60 Capi di Stato o di Governo tra cuiAngela Merkel, François Hollande, Mariano Rajoy,Vladimir Putin, fino alla first lady americana MichelleObama. Allʼesposizione universale non sono mancatineanche vip internazionali come Bono e Sharon Stonee grandi atleti di tutti i tempi come Antonio Rossi, FionaMay, Dejan Stankovic e il quattro volte campione deltitolo Nba Horace Grant.E per chi aveva titubato sul fronte sicurezza la rispostaè arrivata dalle 2500 telecamere installate e dalla pre-senza di 2300 militari. 20mila sono stati i lavoratoriassunti per i sei mesi di esposizione, affiancati da 8milavolontari che hanno operato per la manifestazione. Oltre due milioni di studenti hanno girato per il Cardo edil Decumano per un “viaggio” nella cultura, nei profumi,

nei colori e nelle tradizioni di tutto il mondo con un unicodenominatore comune: riflettere sul tema “Nutrire ilPianeta Energie della Vita”.E lʼobiettivo dellʼesposizione universale era proprio coin-volgere parte della popolazione mondiale su un temadi fondamentale importanza per il futuro. Dopo il 31 ottobre si è percepita la reale certezza di averconquistato lʼobiettivo, come anticipato da GiuseppeSala, commissario unico delegato del governo per Expo2015: “I grandi problemi e le grandi questioni che riguar-dano noi tutti cittadini del mondo hanno bisogno dipiazze internazionali uniche perché vengano amplificatele interazioni e gli scambi di idee e soluzioni”. E infattimilioni di adulti, anziani, studenti bambini e famigliehanno riflettuto sul problema della scarsità delle risorsealimentari e naturali del Pianeta e sul paradosso del -lʼabbondanza e degli sprechi. Ad Expo va altresì riconosciuto il merito di aver messo,proprio su quel palco internazionale, le eccellenze delmade in Italy in più di un settore, dallʼimprenditoria al-lʼarte, alla cultura, di aver coinvolto centinaia di start up,puntando su talento e creatività dei giovani. Tra le note di colore anche i diversi record stabiliti du-rante lʼesposizione universale, la baguette più lunga delmondo (122metri), la pizza da un chilometro e mezzo, ilrisotto da 2mila porzioni e la colazione più internazionaleche si sia mai vista con le specialità di 55 Paesi diversi. I visitatori si sono trovati catapultati nelle architetture enegli scenari diversi dei 140 Paesi, conquistati dal

Photos: Michelle Obama e Sharon Stone durante la loro visita ai Padiglioni di Expo 2015

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EXPO 2015

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folklore dei National Days, e ancora da concerti, dibattiti,parate, spettacoli, giochi di luce e musiche da tutto ilmondo. Il 74% degli italiani ha giudicato Expo 2015 unsuccesso, ma soprattutto la stragrande maggioranze deivisitatori passati tra il Cardo ed il Decumano ha avutolʼimpressione di aver partecipato ad un evento unico. Secondo il calcolo di Exè/Coldiretti i visitatori traviaggio, alloggio, ingresso e spese varie dentro efuori dallʼarea espositiva hanno speso circa 2,3miliardi di euro. Positivo anche il dato relativo al turi-smo anche se il rapporto con lʼesposizione universalenon può essere supportato da dati scientifici. Proce-dendo per indizi secondo il Comune di Milano nei primiquattro mesi di Expo (da maggio a fine agosto) i turistisotto la Madonnina sono aumentati del 20%, partendoda un +9% nel mese di maggio per arrivare ad un +49%nel mese di agosto. Qualche dato più certo arriva dal-lʼanalisi dei movimenti delle carte di credito. SecondoVisa nel mese di maggio e giugno le spese degli stranieria Milano sono cresciute del 28,6% rispetto allʼanno pre-cedente, in luglio e agosto del 29,3%, con un incrementosul territorio nazionale del 13,7%.Ed ora che anche la fase di “commenti e bilanci”sembra volgere al termine che fine farà Expo 2015?Ovviamente rimarrà lʼimpronta di unʼeccezionale espe-rienza che ha saputo conquistare, coinvolgere e convin-cere. Un poco di Expo tornerà a vivere in varie parti delmondo dove verranno trasportati e ricostruiti alcuni deipadiglioni. Altre strutture rimarranno nel sito. A svelare alcuni dei progetti è stato Stefano Gatti, diret-tore generale del Padiglione Italia, durante la commis-sione consiliare Expo. Alcune strutture verranno riutilizzate per progetti uma -nitari. Il padiglione di Monaco ad esempio diventeràun centro di formazione medica in Burkina Faso, quellodi Save the Children andrà al Libano per progetti di coo-perazione, quello del Don Bosco è stato selezionato perun progetto in Ucraina. Altri padiglioni invece riporteranno “a casa” un poʼ del-lʼesperienza milanese. Gli Emirati riporteranno in patria il loro edificio che saràcollocato nella futuristica città di Masdar City, che saràcompletata nel 2016 da un progetto partito 10 anni fa.Il padiglione andrà ad inserirsi nellʼarchitettura dellacittà che conta di avere unʼeconomia ad emissioni zero,utilizzando esclusivamente energia solare.Il padiglione Svizzero, con le sue due torri che si propo-nevano di riflette su quanto le risorse alimentari globalisiano limitate, verrà riconvertito in orti verticali che sa-ranno collocati in città elvetiche.Il padiglione dellʼAzerbaijan verrà riportato a Baku ela sfera che lo formava sarà trasformata in un centroculinario. Anche il padiglione ed il giardino botanico delBahrein verranno ricostruiti in patria. Il padiglione Cecosarà donato alla città che lʼha realizzato dove si trasfor-merà in un polo multifunzionale.Più breve sarà il viaggio della struttura di legno di Fede-ralimentare (quella accanto all'Albero della Vita) che si

trasferirà in pianta stabile alla Fiera di Parma mentreil padiglione della Coca Cola diventerà un campo dabasket coperto nella periferia milanese. Anche il verdedi molti padiglioni sta trovando casa in molti comunidellʼhinterland.A Milano resteranno invece, in accordo con Arexpo (lasocietà proprietaria dei terreni), Palazzo Italia e quelloche è diventato il simbolo di Milano per un italiano suquattro e per uno straniero su dieci: lʼAlbero della Vita.Entrambe le strutture verranno “congelate” per ripren-dere vita in primavera. Per il “congelamento tecnico in-vernale” dellʼAlbero della Vita la stima si aggira attornoai 360mila euro, cifra di molto inferiore ai 500 chesarebbero stati necessari per smontarlo. E sullʼarea?Molte le ipotesi ed i progetti. Su tutti sembra aver vintol'ambiziosa sfida, per la quale il governo è pronto a met-tere un miliardo e mezzo di euro allʼanno per i prossimidieci anni, da realizzare là dove ancora sorgono gli ultimipadiglioni di Expo. “Human Technopole. Italy 2040”,presentata a Milano dal presidente del Consiglio MatteoRenzi “sarà un grande centro a livello mondiale cheaffronti insieme il tema della genomica, dei big data,della nutrizione, del cibo e della sostenibilità".Nessuna smentita sulla possibile presenza di un cam-pus universitario, “Italy 2040” sarà un progetto che potràfare sinergia con molte altre proposte interessanti,per rendere lʼarea dellʼEsposizione universale la futuraSilicon Valley italiana, con carattere scientifico-culturale,che nasce dallʼesperienza di Expo e sarà in grado dicatturare lʼinteresse di molti investitori. Il testimonepassa ora al Kazakistan, che ospiterà ad Astana Expo2017 sulle nuove energie.

Photo: L’albero della Vita, simbolo di Expo 2015

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Insegna dell’Anno,prestigio e novitàOltre 100mila votantihanno decretato i vincitori dell’Anno2015-2016

di Stefania Priolo

Novembre si apre con il Premio Insegna dell’Anno 2015- 2016, l’edizione italiana del prestigioso riconoscimento internazionale noto con il nome di Retailer of the Year,dal 2008 dedicato alle insegne votate dai consumatori.

Oltre 100mila votanti hanno espresso la propria preferenza inmerito al punto vendita preferito, 357 le candidature per le 27diverse categorie.

Lidl riconferma il suo indiscusso primato e, come nelledue precedenti edizioni, ritira il trofeo del Premio Asso-luto Insegna dell’Anno 2015- 2016. Prestigio e lʼintroduzionedi due nuovi riconoscimenti assoluti, per stare al passo con i tempie con il mercato non potevano mancare il “Premio Negozio Web”conquistato dal colosso Amazon e il “Premio Cross Canalità”ritirato da Kiabì Italia. Nel settore abbigliamento è sempre Kiabì Italia a fare incetta dipremi ritirando i trofei per i punti vendita dedicati a donna e bambino,eletti insegna dellʼanno per categoria, e un riconoscimento comeNegozio Web. Nellʼabbigliamento uomo lʼinsegna più votata è quelladi Conbipel mentre per il web ha avuto la meglio OVS. Bigiotteriaed accessori donna premiano Brigitte, per Borse e Pelletteria lʼindi-scusso primato va ai punti vendita di Carpisa. Doppietta di Scarpe& Scarpe che, nella categoria Calzature, ritira sia il premio di InsegnadellʼAnno che quello per il Negozio Web. Gioielleria ed Orologeriapremiano Stroili Oro, nellʼIntimo e Lingerie trionfa Tezenis. Yves Rocher, specializzata in trattamenti per viso, corpo, capelli eprodotti per il make-up sbaraglia la concorrenza nella categoriaProfumerie, mentre lʼOttica più votata rimane quella dei negoziSalmoiraghi & Viganò. Per le Librerie il premio Insegna va aiMondadori Store, mentre Amazon si aggiudica nuovamente il primoposto per il Negozio Web. Old Wild West ha guadagnato il primatonella ristorazione servita, mentre Burger King ha prevalso suAutogrill, Eataly, McDonaldʼs e Spizzico in quella veloce.

EVENTI

Scarpe & Scarpe, insegna dellʼanno per le Calzature Salmoiraghi&Vigano, insegna dellʼanno per lʼOttica

Foto di gruppo dei premiati allʼ”insegna dellʼAnno”2015-2016

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BolognaFiere, 28 - 29 - 30 aprile 2016

F&re è la nuova fiera internazionale B2B che mette in contatto i brand del Franchising e del Retail e i potenziali affiliati e investitori italiani e internazionali.

Chi espone a F&re?

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[email protected] - el. +39 051 282111 T

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Carré d’Artistes:l’arte al quadrato

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EVENTIdi Ugo Perugini

“Carré d’Artistes”, via dei Coronari, 17/18, Roma. Da martedì a domenica h.11-20. Tel. 06 68806389

Le quattro socie di Carré d’Artistes

Un avvenimento importante perché lalocation è prestigiosa: via dei Coronarisi trova, nel cuore della Città Eterna, adue passi da Piazza Navona. Il successodi “Carré d’Artistes” è dovuto alla capa-cità di attrarre un pubblico diversificato,curioso, sia per la facilità di approccionell’accostarsi e nello scegliere le opere,tutte di formato “quadrato”, disposte inespositori come quelli dei vecchi dischi invinile, sia per l’accessibilità di acquisto,visti i prezzi davvero alla portata di tuttele tasche: da 85 euro, il formato 13x13cm, a 380 euro, quello 36x36 cm.Come dire una specie di “prêt à porter”artistico, ma non per questo meno qua-lificato. I pittori che aderiscono all’inizia-tiva (attualmente 11, di cui 10 italianiper un totale di circa 400 opere), in-fatti, sono selezionati con attenzione,valutando le loro esperienze e i loropedigree professionali. Non c’è nulla diimprovvisato, aleatorio o seriale nelleloro opere – ognuna di esse è originale ecertificata - e questo è un principio checostituisce una garanzia assoluta per iclienti. Ogni mese viene presentato unnuovo artista, che i potenziali clienti po-tranno conoscere direttamente, veden-dolo all’opera mentre dipinge. La galleriaoffrirà anche work shop e laboratorieducativi per i più piccoli.Ma “Carré d’Artistes” è anche un tram-polino di lancio internazionale per glistessi artisti che vi aderiscono, viste legrandi opportunità loro offerte di farsiconoscere nelle piazze più quotate a li-vello mondiale con uno scambio frut-tuoso di esperienze e contatti. E cometutti i rapporti commerciali che si rispet-tino e che si fondano sul “win to win”,il fatto che cresca la quotazione el’apprezzamento degli artisti alimentaautomaticamente il meccanismo molti-plicatore del valore dell’opera che èstata acquistata dal cliente.

“Carré d’Artistes” è un’iniziativa partita nel 2001 ad Aix-en-Provence,con l’obiettivo semplice ma ambiziosod rivoluzionare il mercato dell’arte, democratizzarlo, renderlo accessibilea tutti, offrendo al pubblico opere diartisti quotati a livello internazionale,con quadri in quattro formati standard e a prezzi contenuti.La scommessa si può dire sia statavinta alla grande: circa 30 gallerie con questo marchio sono attive in undici Paesi di tutto il mondo conun giro d’affari di notevole rilevanza.Dopo l’apertura della prima galleria di “Carré d’Artistes”, nel 2014, a Milano, in via Cuneo 5, le quattrosocie fondatrici - Cristina Caniato,Laura e Francesca Belli, Monica Resta -,che hanno l’esclusiva per l’Italia, il 6 novembre scorso hanno aperto la seconda Galleria a Roma.

La “cornice”

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EVENTIla Redazione

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Modelli imprenditoriali emergenti:#tiriamolesomme a GammaDonna

L'edizione 2015 del Salone Nazionale dell'imprenditoria si è tenuta il 12 novembre,

a Torino, e ha tirato le somme di due anni di lavoro sull'"Italia che cambia"

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PRENDITORIA FEMMINILE

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1 Costanza ha partecipato come investitore (“squalo”) alla prima edizione del programma televisivo “SharkTank”

7°Salone Nazionale dell'ImprenditoriaFemminile e Giovanile GammaDonna,#tiriamolesomme: fare rete, sharing economy,

contaminazione tradizione-innovazione, comunicazioneonline, eventi reali, startup. E ancora, valorizzare ladiversity in tutte le sue forme (di genere, di etnia, di com-petenze...), la necessaria vocazione internazionale perogni impresa che nasce, la concezione dell'errore comeparte del processo imprenditoriale, la resilienza. Il tutto,condito da una buona dose di visione, testardaggine,passione e coraggio, immancabili per superare le primefasi di avvio di un'impresa. Il segreto della startup disuccesso? Unione di genio e regolatezza, parafra-sando Twitter, social network sul quale si è virtualmentesvolto il Salone GammaDonna attraverso i commenti deipartecipanti molto coinvolti dalle storie di successo chehanno ricevuto il Giuliana Bertin Creativity Award [Flazio,Business Source Italy, Alva, Ebios Futura, Casa Netural].I 4 focus tematici hanno toccato alcuni degli aspetti fon-damentali per qualsiasi impresa, nascente o consolidatache sia: dal focus formazione è emersa la necessitàdi una formazione continua, con un approccio internazio-nale, e la proposta alla scuola di far entrare nuovi attori perfor nire agli studenti una formazione al lavoro anticipata."Istruzione e formazione, armi di costruzione di massa" -la bella chiosa di Simone Ravaioli di Cineca/ Bestr.Il focus contaminazione ha approfondito un temamolto attuale, ovvero la necessità di introdurre nuovielementi nei modelli di business tradizionali. Ecco che ildialogo fra imprese di lunga data e startup innovativeoggi si configura non solo come best practice, ma comenecessario alla reciproca crescita. Interessante il pro-gramma AdottUp avviato da Confindustria attraverso ilquale un'azienda tradizionale può "adottare" una startup:innovazione in cambio di esperienza e struttura.Comunicare l'innovazione è stato il tema centrale delfocus contaminazione, in cui si è insistito sull'im-portanza del web e del coinvolgimento strategico diblogger e influencer sui social media, con l'invito perle aziende a nonessere mai troppo auto-referenziali.Valentina Parenti di Valentina Communication ha poiraccontato la trasformazione del Salone GammaDonnadal 2004 ad oggi: un cambiamento radicale nel format enella promozione che rispecchia emblematicamentel'evoluzione della comunicazione negli ultimi 10 anni.L'ultimo focus, la sostenibilità, finanziaria hariguardato un tema cruciale per tutte le startup, ovvero.

Numerosi investitori e rappresentanti di associazioni diventure capital, a confronto con altrettanti imprenditoriinnovativi, hanno spiegato su quali elementi basano leloro valutazioni, posto che trovare una buona idea è soloil primo step: il team – prima di tutto –, una visionechiara, concrete opportunità di mercato, un businessplan esportabile in tutto il mondo.Particolarmente apprezzato poi il nuovo format intro-dotto quest'anno dal Salone, ovvero il faccia a facciafra imprese innovative ed istituzioni. In Italia le"imprese innovative" certificate sono quasi 5.000, e iltema burocratico e fiscale è scottante e gravoso pertutte. Vero è che diversi programmi di finanziamento ebandi regionali ed europei possono rivelarsi molto utiliper aggirare i primi ostacoli di funding.Il 7° Salone GammaDonna ha voluto mettere ripetuta-mente allo stesso tavolo startup, imprese tradizionali edistituzioni e porta a casa un elemento che fa ben sperareper il futuro: un confronto costruttivo fra tutte le parti, conla possibilità di sinergie concrete. Ne sono emblematicii casi di acquisizioni di startup da parte di grandi im-prese, ad esempio la Macnil dello "squalo"1 MariaritaCostanza, "scoperta" proprio dal Salone GammaDonnanel 2013, poi acquisita - ma con piena autonomia – dalGruppo Zucchetti.Con questi si conclude il progetto biennale su "I modelliimprenditoriali emergenti", portato avanti dall'Associa-zione GammaDonna e sostenuto dalla Camera di com-mercio di Torino e dal suo Comitato per l'ImprenditoriaFemminile, sotto il patrocinio del Ministero dello SviluppoEconomicoe e le associazioni di categoria e genere.

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Salone Franchising Milano

International Retail Expo

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3-5 nov 2016

FieraMilanoCity

Bigg Thinkking Reetail /

CityMilanoFiera

3-5 nov 20163-5 nov 2016

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City

MilanoFranchising Salone

Milano ExpoRetail International

Franchising Salone International

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Oliver Stone chiude un’edizione record di IAB Forum 2015

Ospite di IAB Forum è stato nuovamente Paolo Barberis,Consigliere per l'innovazione del Presidente delConsiglio, che, insieme a Riccardo Donadon, Founder& CEO H-FARM Spa, è entrato nel merito del percorsoe dellʼaccelerazione che il nostro Paese, in una strettacollaborazione pubblico privato, sta facendo sul temadellʼagenda digitale e sullʼinnovazione come chiave perla crescita delle aziende e per la creazione di posti dilavoro.Alex Mackenzie Torres, VP Global Product Marke-ting Moovit, e Jeffrey Schnapp, CEO Piaggio Fast,hanno approfondito il tema della new mobility e sonoentrati nel merito dei principali trend del mercato.Dellʼappassionante tema della Robotica e dei Droniha parlato invece Limor Schweitzer, Founder & CEORoboSavvy, che ha arricchito la presentazione con ilrobot Fonzie che balla il Twerking sul palco.Il Presidente Carlo Noseda ha quindi tracciato un bilanciodel nuovo Forum, che ha inaugurato lʼera dellʼAdverti-sing of Things.Sponsor dellʼevento sono Kijiji - Gruppo Ebay, Radiu-mOne, SKY e TIM, come Diamond Sponsor, mentreAOL, Ligatus, Next Fourteen, OVH.it, Rocket Fuel,Zodiak e ItaliaOnline sono Platinum Sponsor. Radioufficiale del Forum 2015 è 105 Network.

Edizione record di IAB Forum 2015 - “LEARN, DO,BECOME”, lʼevento di riferimento della comuni -cazione digitale che si è tenuto al MiCo - Milano

Congressi - Ala Sud e che ha registrato un altro recordcon 14.000 presenze, 2.000 in più dello scorso, grazieanche ai tanti ospiti del calibro di Oliver Stone, 3 voltepremio Oscar.La prima giornata è stata dedicata allʼapprofondimentodel mercato e dei trend della Industry, per il 7° annoconsecutivo in crescita a doppia cifra, con interventi diaziende e dei protagonisti del settore che hanno offertoil loro punto di vista per fornire una formazione continuae ispirare tutti i protagonisti dellʼAdv online. La giornataodierna è stata focalizzata sul legame tra digitale etecnologia, per approfondirne la costante e virtuosainterazione.“Il successo di questa edizione del Forum non è solonumerico – anche se registriamo una crescita quasi del20%. È soprattutto unʼevoluzione in termini di atteggia-mento, prospettive, consapevolezza da parte dei prota-gonisti della Industry, che devono essere pronti a osare,fare sistema, per crescere e conquistare nuove areebusiness”. Ha dichiarato Carlo Noseda, Presidente diIAB Italia. “È iniziata lʼera dellʼAdvertising of Things,dove utenti e devices sono sempre più interconnessi.Nascono così milioni di touch point su cui potremocostruire valore per le persone e per tutti gli operatoridella nostra Industry”.Ospiti dʼeccezione della seconda giornata Martin Eber-hard, Co-fondatore Tesla Motors, che racconta isuoi ultimi successi nellʼintervento Building a culture ofinnovation: present and future of technology e OliverStone, il famoso regista che ha spiegato lʼevoluzione dellinguaggio anche nellʼambito del Digitale. I due ospitiinternazionali hanno rispettivamente aperto e chiuso unagiornata densa e ricca di spunti.La mattinata ha visto quindi lʼintervento di MelissaSatta, che ha raccontato la sua esperienza con i touchpoint Digitali e la sua evoluzione negli anni, che lʼhaportata a diventare imprenditrice e a utilizzare tutti glistrumenti offerti dalla tecnologia a 360°.A seguire, lʼintervento di Francesco Nazari Fusetti,Co-Founder & CEO Charity Stars, che insieme aFrancesco Facchinetti ha condiviso la sua esperienzain tema Charity e evoluzione digitale.

EVENTIla Redazione

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di Stefania Priolo

Saloni e forum hanno celebrato il mondo del franchising e del retail focalizzandosi sulle nuove opportunità, favorendo incontri e sinergie, discutendodi formazione, di quelli che sonooggi gli aspetti più interessanti sui quali investire, e sull’evoluzione che punta imprescindibilmente su multicanalità e digitalizzazione

Il 7 e lʼ8 ottobre Brandy, primo evento dedicato alle strategie omni-channel per i brand lifestyle, ha registrato oltre 500 partecipantiaccreditati che si sono alternati durante le sessioni convegnistichedella due giorni dedicata a capire come ripensare i modelli di busi-ness per mantenere competitivo il proprio brand nellʼera del digitale.Numerose anche le aziende provider di strumenti e soluzioni per ibrand (dallʼanalisi di mercato, al branding e alla comunicazione, dallestrategie di retail allʼe-commerce e allʼInformation Technology), chehanno popolato lʼarea business dedicata al networking e allʼintera-zione tra i partecipanti. Un evento in grado di posizionarsi comenuovo hub per i brand che cercano connessioni emotive con i clientiattraverso esperienze autentiche.

30° edizione del Salone Franchising Milano - SFM che ha chiusoin crescita, in linea con lʼaumento del comparto registrato nel primosemestre 2015, registrando 210 franchisor espositori e 13.500 visi-tatori. “Il franchising sta vivendo una seconda giovinezza sospintodai rapidi cambiamenti del retail e dalla globalizzazione – ha com-mentato Antonio Fossati, presidente di RDS & Company, che orga-nizza il Salone con Fiera Milano – È una formula in pole positionnella nascente economia del dopo-crisi, che porta innovazione esperimenta nuove strade”. Ed il dato più interessante è lʼimportanteconsiderazione dei paesi stranieri. La Cina ha dimostrato grandeinteresse verso il nostro modello di franchising, mentre la dele -gazione turca ha trasferito lʼinteresse dei propri gruppi finanziari adinvestire nei franchisor italiani, e gli Emirati Arabi hanno aperto allosviluppo di sinergie in vista di Expo 2020.

In contemporanea al Salone Franchising Milanosi è svolto Host,il Salone del Food e dellʼOspitalità, che il 27 ottobre ha calato ilsipario con numeri davvero da record. Con oltre 150mila visitatori, il40% internazionali, lʼedizione 2015 ha consacrato Milano capitaledellʼospitalità. Unʼedizione in grado di segnare un passaggio chiavenellʼevoluzione, con una revisione al rialzo di tutte le previsioni dellavigilia, con un incremento del 13,5% nelle presenze di visitatori pro-fessionali, a quota150.968, e soprattutto con un aumento esponen-ziale dei professionisti esteri: 60.383 presenze da 172 Paesi, il 40%del totale e in crescita del 17%.

EVENTI

Saloni e Forum hanno celebrato il mondo del Franchising e del Retail

Photo: Brandy

Photo: Host

Photo: Vittorio Sgarbi al SFM

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EVENTI

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Un salone vivacizzato da oltre 400 eventi fra seminari eworkshop, gare, campionati, show-cooking e degusta-zioni. “Più che un processo, lʼinternazionalizzazione diHost è ormai un fatto acquisito, che sta nelle dimensioni,nei numeri e nella qualità – ha commentato lʼAmmini-stratore Delegato di Fiera Milano, Corrado Peraboni –E non solo, Host riflette il nuovo scenario geopolitico eapre a mercati come Iran, Africa e Cuba”.

Doppio appuntamento per Kiki Lab che, nella propostadi Ki Best 2015 ha proposto un retail tour virtuale nellenumerose aree innovative e di successo visitate nel -lʼultimo anno. “Lʼinnovazione batte la crisi” è stata laformula magica spiegata da Fabrizio Valente, fondatoree partner di KiKi Lab ed Ebeltoft Italy. E allora spazioalle esperienze di New York, Cannes, Stoccolma, NewDelhi, Parigi e Barcellona, con lʼanalisi di propostenuove ed interessanti come Clas Ohlson, la catena dibricolage che ha ampliato lʼofferta con prodotti utili o“diversi”, o Nao, il negozio franco-brasiliano in cui lesneakers sono realizzate artigianalmente da personesocialmente svantaggiate, o Fabindia la catena indianache dà uno sbocco commerciale allʼartigianato locale.

Il 7° Salone Nazionale dellʼImprenditoria Femminilee Giovanile, promosso da Gamma Donna, ha affron-tato alcuni degli aspetti fondamentali per qualsiasiimpresa, nascente o consolidata che sia. Nei quattrofocus proposti si è parlato di formazione, contamina-zione, comunicazione e sostenibilità finanziaria, per poimettere allo stesso tavolo startup, imprese tradizionalied istituzioni in un confronto costruttivo con la possibilitàdi sinergie concrete per il futuro.

Quali sono le grandi trasformazioni del settore dovuteallʼinnovazione tecnologica? È stato questo il tema delForum Retail 2015, un evento che di anno in anno hadimostrato di saper rinnovare il proprio formato e far cre-scere il numero di presenze, per esplorare tutte le areedi sviluppo con i maggiori player del settore. Nelledue Premium Conference con i CEO e AD di prestigioseaziende operanti nel mercato nazionale e internazio-nale, si è discusso di “Digital”, di “In store experience”e di quali tecnologie è utile inserire nel punto vendita.Ulteriori approfondimenti tecnici sono arrivati dalle FreeEntry Session dedicate a Multicanalità, Contact Center,Digitalizzazione, Mobile Payment, Smart Engagement,Risk Management, Business Intelligence, SicurezzaFisica e Soluzioni di Logistica.

Successo oltre le aspettative anche per Mapic, il saloneinternazionale leader nell'immobiliare retail. Oltre 8milapartecipanti, 2mila retailer, 470 marchi, 700 aziendeespositrici e 74 paesi, per i 3 giorni di presentazioni,conferenze ed eventi di networking dedicati a tuttele tipologie dell'immobiliare retail: centri commer-ciali extra-urbani e location commerciali nei centricittadini, factory outlet, aree per il tempo libero e areedi transito.

Photo: Ki Best 2015

Photo: 7° Salone Nazionale - GammaDonna

Photo: Forum Retail 2015

Photo: Mapic

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OVS ha introdotto il concetto di omnicustomerOVS leader nel mercato dellʼabbigliamento, con milionidi clienti, da sempre segue le evoluzioni del consu -matore. Oggi lʼimperativo assoluto è ʻomni c a nalitàʼ.Il cliente non è più solo ʻmulticanaleʼ cioè identificabile eraggiungibile attraverso canali specifici e distinti, ma èomnicanale. Qual è il profilo dellʼomnicustomer?È il cliente che accede al brand attraverso vari device,naviga, si informa, partecipa. Questo grazie alla grandediffusione degli smartphone e dei social network. Lavisita allo store è quasi sempre preceduta da un touchvirtuale. Eʼ per questo che per le aziende è importanteessere presenti in ogni dove. La centralità della strategiasta proprio in questo.

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INTERVISTAdi Stefania Priolo

OVS, digital innovationIntervista a Monica Gagliardi,

direttore E-commerce, CRM, Web & Digital 

Analizzare le evoluzioni del cliente e spesso anticiparle.Una strategia che fa scuola quella di OVS, leader nel value fashionretail, che ha sviluppato progetti di innovazione digitale definititra i più importanti a livello internazionale. A parlarcene è MonicaGagliardi direttore E-commerce, CRM, Web & Digital OVS

Monica Gagliardi, direttore E-commerce, CRM, Web & Digital OVS

Esterno flagship store OVS Milano Corso Buenos Aires

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Interactive Kiosk, Magic Room e Nao, il robottino protagonista degli OVS Digital Camp

Cʼè quindi una forte interazione tra il mondo on-linee quello off-line?Le statistiche ci dicono che oltre il 60% dei clienti cheentrano in negozio hanno prima visitato il sito o intera-gito attraverso una App. Lʼesperienza digitale è fonda-mentale. Quanto è importante il digitale in OVS?È unʼesperienza fondamentale. LʼApp di OVS è il passa -porto dellʼesperienza digitale. Il cliente riceve dellepush notification con lo storytelling , lʼassortimento, leinformazioni, le novità, e tutto quello che può trovare innegozio. Attraverso una sistema di proximity marketingi clienti che passano nei pressi degli store vengonoavvisati che a pochi passi cʼè un punto vendita OVS, conla proposta di entrare, approfittare delle offerte, riceverepunti fedeltà e conoscere le novità proposte.Una volta allʼinterno dello store il cliente trova inno-vazione, digitalizzazione e compie una vera e propria(e nuova) experience…Sono molti i touchpoint per comunicare con il cliente, daichioschi interattivi che rendono più semplice la consul-tazione dei prodotti, allʼinformazione su colori, taglie edisponibilità semplicemente appoggiando lo smartphoneal bar code, fino ad arrivare a vere e proprie esperienzedigitali come le magic fitting room.Di che cosa si tratta e come nasce questa idea?Sono camerini interattivi in cui il cliente non solo si spec-chia, ma con un tasto back può guardarsi dalle diverseangolazioni. Può inoltre scattare un selfie ed inviarelʼimmagine ad una comunità virtuale di amici per chie-dere consiglio, e se si accorge di aver preso una tagliasbagliata, anziché rivestirsi ed uscire a cercare quellacorretta, basterà un click perché la richiesta vengainviata al personale del negozio che si presenterà incamerino con il capo indicato. E ancora le magic fittingroom offrono uno shopping assistant virtuale con unaproposta di suggerimenti di stile, sarà sufficiente un soloclick per aprire una galleria di prodotti coordinati conil capo portato in camerino. Capita quindi spesso cheun cliente entri nelle magic fitting room con un capo ene esca con diversi. Lʼidea nasce per rendere lʼespe-

rienza dellʼacquisto funzionale e semplice, lʼobiettivo èla soddisfazione del cliente. OVS ha studiato una digital esperience su misuraanche per i bambini… Anche per il settore kids la proposta è quella di unamagic room che permette di cambiare gli sfondi, trasfor-mando la prova dei capi in una coinvolgente esperienzatridimensionale da viversi negli abissi marini o nellospazio. Nel concept ʻAll for kidsʼ anche la piattaformaʻPlay your lookʼ una consolle che permette di fare suo-nare gli abiti trasformando la scelta in unʼesperienzaemozionale. Lʼobiettivo è scegliere, provare, e contem-poraneamente divertirsi. Sempre ai bambini OVS ha dedicato un nuovissimoprogetto di educational digitale, ci può dire di checosa si tratta?OVS Digital Camp è un progetto che può contare suun insegnante davvero dʼeccezione, Nao, il robottinoumanoide che ha introdotto per i bambini i primi concettisulla robotica. Le prime esperienze hanno visto grandeentusiasmo e lʼavvincente spiegazione delle differenzetra lʼaspetto umano e quello dei robot, per poi introdurrealcune nozioni su come fare compiere ad un robot gestielementari attraverso i comandi base. Tra le novità assolute cʼè anche il primo Social Filmprodotto da OVSÈ stata la digital experience dedicata agli OVS People.Social perché nasce dal contest on line. I clienti allʼin-terno dello store hanno indossato i google glass e, nellaveste di cameramen-attori, hanno girato un cortome -traggio con la regia di Silvio Soldini. Quanto è importante il fattore delle emozioni nelloshopping?È fondamentale. Puntare sulle emozioni significa ascol-tare il cliente ed essergli accanto. Le emozioni sono unelemento importante di comunicazione.Il gruppo è stato il primo ad introdurre una cartafedeltà per i propri clienti, come si crea una realefidelizzazione?La fidelizzazione si crea attraverso reiterate esperienzepositive che consolidano la relazione con il cliente.

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Certo per i negozi on line “tracciare” i comportamenti deiclienti è semplice, vista la natura digitale dellʼesperienza.I negozi brick&mortar invece si devono ingegnare di più.Quello che gli esperti hanno chiamato Negozio 2.0 oNegozio 3.0 (la numerazione continua a salire, ma ilconcetto è sempre quello di un negozio che si evolve di-gitalmente) non è altro che il tentativo di costruire negoziche interagiscano con i clienti, intercettandone i bisogni,registrandone le esperienze e fornendo ai consumatorile informazioni o le offerte più indicate. Sempre di piùvengono utilizzati software per verificare il comporta-mento dei clienti che visitano il negozio. Un recentearticolo di Harward Business Review ha illustrato lʼutilizzoda parte dei Department Store Belk di un software chesfrutta le riprese delle telecamere di sicurezza per mo-nitorare i flussi e i comportamenti di acquisto dei Clienti.Delle heatmap (o mappe di calore) consentono così diverificare che il layout merceologico del negozio sia ilpiù efficace possibile; dashboard che con data visua -lization dalla semplice ed intuitiva lettura consentonodi programmare i turni del personale per rispondere almeglio ai picchi di visite. Questa soluzione analizza datie comportamenti in modalità completamente anonima(non si conoscono le generalità delle persone tracciatenei video) ma è certo che il futuro di questa frontiera siala “fusione” tra le informazioni personali tipicamenteregistrate dai siti e-commerce (tramite i famosi cookies)

INNOVATIONdi Nicola Mastrorilli - Information Designer

Ceo di Realthink e Founder di Cartesiani.it

Viviamo in un mondo che genera e “divora”dati. Un recente studio ha calcolato che iltotale delle informazioni “digitali” ammontaa svariati zettabyte. Uno zetta byte equivalea 1.000.000.000.000.000.000.000 byte,ovvero 10 alla 21esima byte. Qualche anno fa Eric Schimdt (Ceo di Google)aveva annunciato gli stupefacenti risultatidi uno studio realizzato dal proprio team diricerca: le informazioni prodotte dall’uma-nità dall’inizio dei tempi al 2003 ammon -tavano a 5 exabyte (10 alla 18esima byte);ebbene tale mole di dati viene oggi prodottanell’arco di due giorni. Pensate un po’ ai taglidi memoria dei vostri hard disk e vi fareteun’idea del fenomeno.Uno dei settori che più contribuisce a questarivoluzione è il retail: i negozi (fisici e virtuali)tracciano il comportamento e le esperienze diacquisto dei consumatori. I retailer utilizzanotali informazioni per migliorare la loro capacitàdi vendere e più in generale per fidelizzare iclienti.

Retail e infografiche: un “rapporto di amore e odio”

Infografica del Negozio Coop ad Expo 2015

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e i dati relativi alle esperienze di acquisto nei negozi fisici.Ciò darà ai retailer una fotografia completa e permetteràveramente di creare esperienze di acquisto su misuradel Cliente: nel momento infatti in cui un Cliente si avvi-cinerà ad uno scaffale il Retailer potrà sapere in anticipoquali altri articoli in passato ha comprato, potrà saperese sta cercando un regalo per il suo anniversario dimatrimonio, oppure se ha delle figlie cui potrebbe volerregalare un gioiello. Già oggi alcune applicazioni mobilesfruttano la nuova tecnologia iBeacon (che consente dilocalizzare con precisione un utente allʼinterno di unospazio chiuso) per inviare agli utenti messaggi e noti -fiche inerenti al contesto in cui si trovano.Essendo i dati così preziosi per i Retailer, risulta stranoche la loro comunicazione (anche quella che passa daisocial o dal web) difficilmente utilizzi le infografiche per

raccontare iniziative o per per attirare lʼattenzione deiclienti su un determinato prodotto e/o servizio), diversa-mente da altri settori. Ciò avviene per ragioni pratichee per certi versi “culturali”: nei segmenti medio/bassiil fattore prezzo è determinante, e la pressione sullapromozionalità polarizza la comunicazione sul temacommerciale; nei segmenti fashion o luxury invece pre-vale la considerazione del linguaggio infografico comeinadatto a comunicare il brand ed i valori “emozionali”ad esso connessi. Unica eccezione è lʼambito del negozio, dove semprepiù spesso fanno breccia nuovi linguaggi: un esempioeclatante è il Negozio Coop ad Expo 2015 in cui tuttala comunicazione in store era improntata al linguaggio“infografico”, come ad esempio nella descrizione delleproprietà nutrizionali degli alimenti.

INNOVATION

Heatmap di uno store di ALEX AND ANI

Infografica con i valori nutrizionali dei prodotti Coop in esposizione

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C’era una volta un mondo in cui, sfidando ilGalateo, si diceva buon appetito e si man-giava. Oggi, prima di mettere mano alla for-chetta, si fotografa il piatto per immediatacondivisione social a caccia di like. Che vadaslow o fast, il food oggi si muove sotto i ri-flettori. E non è una metafora, perché, tantoper cominciare la spettacolarizzazione delcibo ha dato vita a una serie di programmitelevisivi di grande successo, dalla ormaimitologica “Prova del cuoco” al più contem-poraneo “Masterchef”, solo per fare unesempio. Ha rivoluzionato pratiche e voca -bolario: parliamo di food invece che di cibo,gli appassionati di cucina sono tutti foodiese il sabato sera si va a uno showcooking. Hacreato nuove figure professionali, food desi-gner e food blogger su tutti. Ultimo ma nonultimo, ha ispirato il tema di Expo 2015.Il fenomeno food in Italia si innesta poisu una tradizione enogastronomica nota,apprezzata (e copiata) in tutto il mondo, suuna già alta attitudine a leggere il cibo comefenomeno culturale e su una crescente pro-pensione a consumare i pasti fuori casa,elevando una tendenza di costume a unadimensione economica di altissimo valore eregalando agli operatori del settore una boc-cata di ossigeno importante in questi tempidi rivoluzioni strutturali.

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FOCUSdi Elena Delfino

Tendenze, protagonisti e numeri della ristorazione, un settoredinamico e sempre più a suo agio (forse) sotto i riflettori.

CHE COSA BOLLE IN PENTOLA

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FOOD

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La spesa per consumi alimentari, sia in casa che fuoricasa, vale in Europa circa 1.450 miliardi di euro eassorbe il 19,2% della spesa complessiva per consumidelle famiglie europee. La sola ristorazione pesa per il 6,7% sul budget desti-nato ai consumi per un valore di 504 miliardi di euromentre lʼincidenza sul complesso dei consumi alimentariè del 35%. Se guardiamo ai dati della ristorazione in Italia, solo nel2014 la spesa delle famiglie italiane si è attestata a74.664 milioni di euro, con un incremento dello 0,7%rispetto allo scorso anno (fonte: Fipe, Federazione Italia -na Pubblici Esercizi) e con una previsione per il 2015 diun ulteriore incremento di almeno otto decimi di punto.E infatti, sempre secondo Fipe, il clima di fiducia delleimprese della ristorazione continua a migliorare e nelterzo trimestre del 2015 è tornato ai livelli del 2007. La ristorazione italiana conta 320.391 imprese suddivisein 149.085 bar e 168.289 ristoranti di varia tipologia. Conle sue 440 imprese per 100mila residenti, il mercatoitaliano è a forte densità imprenditoriale, come si com-prende bene anche dal confronto con altri Paesi: inFrancia ci sono 329 imprese per 100mila residenti, inGermania 198 e nel Regno Unito, la patria delle food tv,addirittura 181. Il tasso di competizione del mercatoè elevato e gli effetti sul turnover imprenditoriale sonoevidenti a conferma della sostanziale fragilità del tessutoproduttivo del settore, ulteriormente accentuata dallacrisi.

I pubblici esercizi impiegano, in media dʼanno, 680.693lavoratori dipendenti, pari al 71% del totale nazionale delcomparto del turismo. Al tema del lavoro è direttamente collegato quello dellaproduttività in considerazione del fatto che siamo inpresenza di un settore labour intensive. La produttività del settore non soltanto è bassa maanziché crescere si riduce. Attualmente è al di sotto di due punti percentuali rispettoal livello raggiunto nel 2009 pur in presenza del recuperoregistrato nel corso del 2014. “Sotto questo profilo laristorazione dovrà imboccare con decisione la strada diun forte recupero di produttività”, conclude il RapportoAnnuale Fipe Ristorazione 2015. “Si tratta, allora, diindividuare processi interni che conducano ad unamaggiore efficienza del sistema e che riguardano gliapprovvigionamenti delle materie prime, lʼutilizzo dellerisorse umane, il marketing, le tecniche di vendita e, danon sottovalutare, lʼuso della tecnologia. Sullo sfondorimane, tuttavia, la necessità di una maggiore raziona-lizzazione dellʼofferta”.

I NUMERI SUL PIATTO

MA LA PRODUTTIVITÀ È TROPPO MAGRA

FUORI CASA È BUONO

Il 77% degli italiani maggiorenni consuma, più o meno abitualmente,cibo al di fuori delle mura domestichesia che si tratti di colazioni, pranzi,cene o più semplicemente di spuntini e aperitivi. Sono 39 milioni di personecosì segmentate:

> heavy consumer: 13 milioni di persone che consumano almeno 4-5 pasti fuori casa in una settimana

> average consumer: 9 milioni che consumano almeno 2-3 pasti fuori casain una settimana

> low consumer: 17 milioni che consumano almeno 2-3 pasti al mese.

Fonte Fipe - Rapporto Annuale 2015

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Oggi le pizzerie Spontini sono 13, di cui otto a Milano,tre a Monza, Sesto San Giovanni e Montebello dellaBattaglia, e due a Tokyo. I due locali in centri commer-ciali sono sviluppati in franchising dalla società Oven,quelli di Tokio, dove è in programma a brevissimo laterza di cinque aperture, sono sempre in franchising, insocietà con la giapponese J- World Diner Inc. Come si passa da bottega storica a brand globale?“Alla base cʼè stato un mix di fattori. Verso i 45 anni hosentito la necessità di rimettermi in gioco, di crescere,per avere nuovi stimoli. Lʼalternativa era o vendere osviluppare, e io ho scelto di portare avanti il marchiodi famiglia. Lʼapertura in Giappone invece è seguitaallʼinteressamento da parte di imprenditori locali. Ho sco-perto che a Tokyo eravamo famosissimi senza ancoraesserci, eravamo inseriti nelle loro guide turistiche, lenostre pizzerie erano state riprese da troupe televisivedel paese. Poi cʼè un risultato economico. La squadragiusta aiuta a trasformare una visione in realtà. Oggiselezioniamo solo proposte che arrivano dallʼestero,come quelle che ci sono giunte da Medio Oriente,Corea, Turchia. Anche in questi casi utilizziamo laformula del franchising”. Che cosa è rimasto invariato in questa evoluzione eche cosa è cambiato radicalmente? “Il prodotto è rimasto uguale: ogni negozio ha una cucina

FOCUS

Perché le catene di pizzerie italiane nel mondo sono poche?Banche italiane e finanza non hanno mai creduto nel food.

SPONTINI, LA PIZZA DI MILANO NEL MONDO

La pizza Spontini è quella inconfondibile perchéalta, croccante, grondante di mozzarella. È così daoltre sessantʼanni, quindi la notizia non è la pizza.

Le pizzerie Spontini sono tredici, di cui undici in Italia edue a Tokyo, dove in programma a breve ci sono altretre aperture. A queste si aggiungeranno altre inaugu -razioni internazionali tra Medio Oriente, Corea, Turchia,in diverse capitali europee e nei principali capoluoghiitaliani. La notizia è quindi che la Bottega Storica di viaSpontini a Milano nata nel 1953, che utilizza per ilsuo prodotto ingredienti rigorosamente italiani,punta a crescere in Italia e nel mondo con unastrategia di catena, diretta e in franchising, quindiutilizzando una leva rara nel panorama della miriadedi imprese che costellano il settore della ristora-zione nel nostro paese.“Mio papà ha acquistato la Spontini nel 1977 – raccontaMassimo Innocenti, 56 anni, amministratore della Spon-tini Holding –. A 18 anni ho iniziato a lavorare, lui miha passato il testimone nel 1987”. Nel 2007, Massimodecide di avviare una catena diretta e nellʼottobre del2008 inaugura il locale di via Papiniano, dove lavoraper un anno e mezzo. “Potrei definirmi un presidente-operaio”, scherza. Nel maggio 2010 apre la Spontini di via Marghera.

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dove si impasta ogni giorno, realizziamo la pizza davantiagli occhi del cliente. I fornitori sono tutti italiani e nellafactory di viale Monza a Milano facciamo ricerca e ad-destriamo anche il personale. Il nostro obiettivo ècrescere nel mondo rimanendo legati a un prodottoartigianale. È cambiato il modo di progettare i locali, ècambiato il modo di comunicare, siamo più attenti allecampagne pubblicitarie, cerchiamo un altro modo difarci notare”. Prodotto, format, location: quali sono gli ingredientiper avere successo nel food?“Credo che a fare la differenza sia il prodotto, poi prezzoe location”. Perché la pizza nel mondo è più nota per una catenacome Pizza Hut che per una italiana?“Perché gli americani hanno inventato il sistema, cioè lacatena, sono stati i primi e sanno come fare. Noi italianiabbiamo iniziato da poco e abbiamo in aggiunta unproblema strutturale: le banche italiane e la finanza in

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FOODMassimo Innocenti, amministratore Spontini Holding

La storica Bottega di via Spontini a Milano

passato non hanno mai creduto nel food. Noi di Spontinisiamo corteggiatissimi dai fondi di investimento, ma cer-chiamo di rimanere indipendenti, anche se non esclu-diamo che magari tra qualche anno sarà indispensabilefare questo passo. Con il franchising abbiamo i fondiper crescere in maniera diretta e per affrontare nuovimercati, infatti abbiamo aperto gli ultimi due negozisenza banche. Oggi i nostri interlocutori sono solo per-sone con comprovata capacità e dimestichezza nelretail. Se hanno divisioni che si occupano di food èlʼideale.” Quanto bisogna investire per aprire una pizzeriaSpontini? “Mediamente dai 400mila ai 600mila euro, dipendemolto dalle dimensioni del locale, si arriva a breakevenin un periodo di tempo che va dai 3 ai 5 anni.” Come vede il futuro? “Continueremo a generare lavoro (oggi Spontini contaquasi 200 dipendenti, ndr), locali, idee, in Italia e nelmondo, con un made in Milano autentico e sincero.”

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FOCUS

Corrado Cagnola, amministratore delegato di KFC Italia, nella nuova location KFC di Chieti

Nata negli Stati Uniti nel 1930, Kentucky Fried Chickenè oggi la più famosa catena di ristoranti che servonopollo. È leader del mercato di riferimento, con oltre19.000 locali in 116 paesi, e dà lavoro a 750.000 personenel mondo. KFC è una società del gruppo Yum! Brandsche comprende anche i marchi Pizza Hut e Taco Bell.Con più di 41mila ristoranti in 125 paesi, Yum! Brands èla più grande azienda al mondo nella risto razione veloce.Nel 2014 lʼimponente macchina di Kentucky Fried Chickenha fatto il suo ingresso in Italia e oggi conta quattro risto-ranti a Roma, Torino, Chieti e Genova.“Il nostro obiettivo – spiega Corrado Cagnola, ammini-stratore delegato di KFC Italia – è arrivare a 100 localinei prossimi 5 anni. Siamo forti di un primo bilanciomolto positivo, la marca è stata ben accolta, piace lacombinazione di design e prodotto di alta qualità”. LʼItalia è simbolo dellʼeccellenza enogastronomicanel mondo con prodotti e attività legati ad artigiana-lità e unicità e in questo particolare momento storicosembra che gli italiani stessi stiano riscoprendo ilpiacere di mangiare made in Italy. Che cosa haspinto a entrare “nella tana del lupo” unʼaziendaamericana che ha nella standardizzazione e nelsistema a rete uno dei suoi punti di forza?

KFC, il pollo made in USA è servitoIl pubblico è sempre più attento alla tracciabilità del cibo e il controllo della filiera è uno dei vantaggi della rete.

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FOOD

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Menù per 4 KFC con in primo piano il bucket di pollo, divenuto ormai un’icona della ristorazione nel mondo

“Il mercato italiano è appetibile per ragioni macroecono-miche, amore per le marche, livello di reddito medio,grande amore per lʼalimentazione, cultura diffusa. In più,in questo momento in cui i consumi di pasti fuori casaregistrano unʼimpennata, i consumatori chiedono sem-pre più possibilità di scelta. Kentucky Fried Chickengarantisce un livello altissimo di controllo sulla filiera, apartire naturalmente dalla materia prima, cioè il pollo.La tracciabilità è oggi un tema nodale: il pubblico èsempre più attento non solo allʼaspetto salutare delprodotto-cibo, ma a quanto sia tracciabile, a quanto siaricostruibile la filiera dalla produzione alla lavorazione.Quanto alla catena, credo che in Italia manchi la culturadei suoi vantaggi. Eppure, per fare impresa nella risto-razione servirà sempre di più la capacità di uscire da unterritorio regionale, di tenere sotto controllo procedureoperative e conti economici, di contemplare anchelʼapertura a fondi esteri, perché in questo paese è diffi-cile trovare qualcuno che investa capitali nella ristora-zione. E senza capitali non si cresce”. Il format KFC in Italia è lo stesso di quello presentesul mercato americano? “Le ricette sono quelle originali, quelle che il ColonnelloHarland Sanders ha messo a punto 60 anni fa. Periniziare abbiamo scelto di semplificare i menu, introdu-cendo i prodotti core, cioè pollo con lʼosso dal bucket,senza osso, hot wings, filetti di pollo. Per il layout del

ristorante abbiamo rispettato le linee guida generali, luci,design, materiali per persone che amano il bello. Ilnostro è un cibo che nasce per la condivisione, siamofast nel servizio, non nel consumo. Siamo fast, ma nontroppo, nella preparazione, che richiede molti passaggimanuali”. Chi è lʼaffiliato ideale di KFC? “Cerchiamo imprenditori che non necessariamente pro-vengano dalla ristorazione ma che si impegnino al centoper cento nel locale, dovranno arrivare ad aprire almenoventi ristoranti. Chi diventa franchisee di Kentucky FriedChicken deve avere soprattutto la capacità di svilupparee di trovare le location”. Che tipo di location cercate?“Locali di almeno 400 metri quadri per raccontarelʼintensità dellʼesperienza, in strade di grande comuni-cazione. Poi cʼè il drive through per i centri commercialimolto collaudati e lʼanno prossimo avremo le prime aper-ture inline, cioè tra due edifici in città”. Qual è il vostro scontrino medio? “Dieci euro, la redditività è funzione in buona parte dellecapacità dellʼimprenditore”. Il futuro? “Siamo qui per rimanere. Sappiamo creare posti dilavoro stabili e regolari, soprattutto per i giovani, full timee part time. Anche questo è un tema importante, per ilpresente e soprattutto per un bel futuro.

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FOCUS

Metti insieme una fashion designer italiana e cosmo -polita e un ex modello venezuelano con master in busi-ness administration e il successo fusion è servito. Metticianche lʼabitudine a muoversi, traslocare, vivere altrove,e il food mette le ruote, diventando truck food. MonicaCabras e Pedro Hernandez hanno avuto lʼidea un annofa, e sono subito partiti. La loro creatura si chiamaEl Caminante, un truck food che si muove per Milanodove propongono cucina gourmet a base di arepas,piccole focaccine di farina di mais bianco che possonoessere gustate da sole o farcite con ripieni. “Siamo trai pochi a lavorare nella bassa temperaturasottovuoto, per questo servono una cucina e un labora-torio”, racconta Monica Cabras. Il vostro modello di street food è più di tendenza opiù innovativo?“Direi entrambe le cose. Lo street food sta indubbiamentediventando una tendenza anche qui in Italia, ma learepas come le prepariamo noi non esistono al mondo”. Quali sono gli ingredienti che determinano il suc-cesso in un format di ristorazione?“La qualità innanzitutto. Oggi cʼè troppa improvvisazioneperché il food sta diventando una moda. E poi la deter-minazione, noi abbiamo avuto le idee molto chiare findallʼinizio, sappiamo che dobbiamo rimanere concentratisugli obiettivi. Infine, lʼinternazionalità. Noi possiamocontare sulla nostra visione globale del mondo, fruttodelle esperienze professionali di una vita, e Milano èsicuramente la città più ricettiva dʼItalia da questo puntodi vista”. Potete intercettare gli spostamenti quotidiani diEl Caminante al loro indirizzo facebook:www.facebook.com/caminantemilano/

Monica Cabras e Pedro Hernandez al lavoro sul loro truck El Caminante con le loro arepas uniche al mondo

El CaminanteMilano, gourmet sulle ruoteArepas glamour proposte su un truck con stile sonogli ingredienti del nostro successo.

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Photo Anna Prandoni by Christine Davis

Con il suo “più cibo, meno food”, Anna Prandoni si èritagliata uno spazio di controcanto nel panorama dellacultura enogastronomica in Italia. Ma che cosa intendi esattamente con questa distin-zione tra cibo e food?“Da troppo tempo parliamo di cibo come intrattenimentoe sempre meno come nutrimento, che poi è la sua verafunzione. Con il cibo non si gioca, il cibo è quello che noidiventiamo, merita rispetto. Per questo, anche quandomangio fuori, non mi dimentico che in un certo sensometto la mia vita nelle mani di chi mi prepara il pasto, equindi cerco di scegliere bene”.

Hai mai mangiato in locali che appartengono acatene?“Ovviamente sì. Non ho pregiudizi, esistono realtà,penso al Panino Giusto, per esempio, che sannoconiugare ricerca, formazione, controllo della filiera,qualità del rapporto umano che si instaura con i colla-boratori. È chiaro che questo valore aggiunto si ritrovaanche nei prezzi, leggermente più elevati della media,ma sono disposta a pagare il giusto prezzo per un cibodi qualità”. LʼItalia è davvero il paese dove si mangia meglio? “LʼItalia ha una proposta enogastronomica molto diver-sificata, ne sappiamo ancora molto poco. Dal punto divista della capacità di comunicazione dei suoi prodottila Francia non ha pari”. Quanto conta la comunicazione nel successo di unaproposta enogastronomica?“La capacità di raccontare e raccontarsi conta molto. Eoggi se non sei anche sul digitale non esisti, anche sele resistenze a utilizzare questo strumento da parte degliimprenditori sono ancora alte. Quando te ne impadro -nisci, e lo gestisci bene, puoi avere risultati sorprendenti,anche in termini economici”. Puoi farci un esempio?“Mi viene in mente una nota pasticceria di Milano, Pavè.Molto prima di inaugurare il locale, i soci fondatori hannoiniziato a raccontare e condividere sui social la loro storia,le vicissitudini burocratiche che stavano affrontando,la ristrutturazione del locale... Il giorno dellʼaperturaavevano già la fila davanti alla porta”. Tre tendenze in corso? “Cucina regionale, take away, monografico, cioè i localidove servono un solo cibo in tutte le sue varianti”.

www.annaprandoni.it

ANNA PRANDONI Più cibo, meno foodAnna Prandoni, giornalista e scrittrice, si occupa da oltre quindicianni di enogastronomia, con particolare attenzione alla storiadell’alimentazione e alla sua influenza sulla cultura e sulla societàitaliane. Dal 2015 dirige Accademia Gualtiero Marchesi. Dal2014 è Ambassador del progetto WE – women for Expo. Molto attiva nell’ambito digitale, è direttore creativo di unaricet-talgiorno, di milanosecrets.it e del progetto di community gathe-ring mypotluck.it e insegna come utilizzare i social media nelsettore food. Ha partecipato come relatore alla Social MediaWeek Milano 2015.

IL PIZZICO DI SALEFOOD

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FOCUS

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Tre domande a ...Lorenzo Tonetti

40 anni, socio fondatore di localicome Byblos, il Twiga di Forte deiMarmi, Shatush di Courmayeur. Epoi dei Fresco&Cimmino a Milano,Giannino, Camillo Benso… insomma,uno che di locali se ne intende.

Il ristoratore deve diventare un imprenditore

Quali sono gli ingredienti di un ristorante disuccesso?“Costanza e professionalità. E poi qualità, giusto prezzo, elevata quantità dei coperti”.

Come è cambiata la ristorazione in questi anni?“Il ristoratore deve diventare imprenditore e il risto-rante una azienda. È finito il tempo dei ristoranti conlo scontrino medio da 60/70 euro. Oggi anche chi hauna elevata disponibilità di spesa preferisce conte-nersi nel quotidiano e piuttosto spendere da unochef stellato. Il nostro target è la famiglia mediaitaliana, che è sempre più attenta al giusto prezzoe deve trovarsi in un locale dove può scegliere di tutto. Anche da Giannino, per dire, ho inserito in menu la pizza”.

Come vivi i social?“Personalmente farei molta attenzione ad applicazioni come TripAdvisor,spesso luoghi che raccolgono sfoghi e non notizie veri ficabili”

Photo Camillo Benso

Photo Fresco&Cimmino

Photo Giannino!

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FOOD

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I TOP TREND 2016 SECONDO MINTELSono dodici i top trend che, secondo Mintel, società internazionalespecializzata in ricerche di mercato, caratterizzeranno a livello globaleil 2016 nel mondo del food & beverage.

1 - Boom delle alternative. Dagli hamburger vegetariani al latte non caseario, isostitutivi di nuova generazione si affermeranno, ben oltre il target dei consumatoricon problemi alimentari.

2 - Stop agli ingredienti artificiali. La maggiore domanda di genuinità spingeràtante aziende a concentrarsi su prodotti con formulazioni naturali e ingredientitracciabili.

3 - Più attenzione per l’ecologia. Nel prossimo anno la sostenibilità ambientalediventerà ancora più necessaria per lo sviluppo del business.

4 - Obiettivo bellezza. Il mercato dei prodotti dedicati al benessere personale e allacura dell’aspetto fisico, come collagene e probiotici sarà sostenuto da una fortecrescita della domanda.

5 - Più sport. I prodotti generalmente dedicati alla nutrizione sportiva entrerannoanche nella dieta di altri target.

6- Storie vere. I consumatori continueranno a mostrare particolare interesse peri prodotti con una storia convincente alle spalle.

7 - E-revolution. Internet durante il 2016 spingerà di più i consumatori a pensareoltre i retailer fisici tradizionali.

8 - Ritorno alle origini. L’interesse per i cosiddetti ingredienti antichi, suggerisceuna possibile diffusione anche di diete personalizzate rispetto alle proprie origini,o addirittura al proprio specifico DNA.

9 - Tweet e performance culinarie. La moda di condividere le proprie esperienze incucina sui social è destinata a diffondersi ulteriormente.

10 - Tavolo per uno. La crescita del numero dei single spingerà le aziende ad adattarel’offerta, ricorrendo a formati monodose e promozioni tailor made per questafascia.

11 - Più chiarezza sui grassi. La maggiore consapevolezza dei consumatori sul -l’esistenza di grassi buoni, porterà a un graduale cambiamento di approccio versoalcuni prodotti penalizzati da stereotipi negativi.

12- Mangiare con gli occhi. I marchi sperimenteranno proposte caratterizzateda colori vivaci e forme innovative per i loro prodotti confezionati. Una sceltache coincide anche con l’intenzione di raccogliere consensi, post e like sui socialnetwork.

See more at: http://www.foodweb.it/2015/10/food-beverage-12-top-trend-del-anno/#sthash.qCpg1p1Q.dpuf

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L’effetto catalizzante del marketing multicanale“L'occhio deve viaggiare”. Così la mitica direttrice diVogue America Diana Vreeland dichiarava ai suoi lettoria metá degli anni ʼ60, sicura del fatto che lo styling eil visual merchandising fossero le leve principali pervendere sia il patinato giornale che le creazioni deglistilisti che investivano in pagine di pubblicità. Lʼecletticaeditor in chief, famosa per i set fotografici stravaganticon tanto di animali da circo, elicotteri e jet privati, dalì a breve grazie al suo incontenibile estro, sarebbediventata una vera icona di stile a livello planetario.Nonostante non fossero ancora gli anni della globa -lizzazione, la Vreeland aveva captato un messaggio

ben chiaro che andava oltre i confini americani: per farsognare alle lettrici una vita più glamour, bisognavaaccompagnarle ad immaginare di vivere in un contestospeciale, lontano dagli schemi e fuori dallʼordinario.Le immagini che proponeva nei redazionali erano infattiricche di elementi disruptivi tanto iraggiungibili dalle jet-setter milionarie quanto impossibili per le casalingheamericane, ma proprio per il fatto che risultavano cosìinarrivabili ed accattivanti potevano finalmente rispec-chiare un tipo di femminilitá audace e finalmente degnadi una vera donna competitiva ed emancipata. Viag-giando attraverso quegli accostamenti fuori dal comune,

Patrizia Saolini - The Vogue Years Diana Vreeland di Alexander Vreeland (Rizzoli 2013)

MARKETINGdi Patrizia Saolini

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MARKETING

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le donne riuscivano a concepire un modo alternativo persopravvivere alla routine quotidiana. Correvano subitoa comprarsi i tessuti per confezionare gli abiti a casa oprenotavano gli appuntamenti negli atelier per riprodurrei modelli più preziosi. Le più fortunate facevano shoppingnei grandi magazzini dove venivano venduti gli esem-plari originali del prêt-à-porter, comprensivi di servizio dipersonal shopper per adattare alla propria figura quel-lʼinnovativo stile estemporaneo.Lo scopo del marketing era altrettanto chiaro, ovveroquello di incentivare il desiderio di acquistare capi eaccessori che potevano sviluppare la prospettiva di unavita esclusiva e piena di eccitazione che, guarda caso,rispecchiava proprio il claim del giornale. Per la prima volta nella storia dellʼeditoria femminile ledonne iniziavano ad avere consapevolezza del lorofuturo in quanto autonome e degne di valore. Partendoda quelle pagine più rilevanti del settore fashion, pote-vano infatti aspirare a migliorare il loro modo di essere edi apparire nella vita reale, riscattandosi a livello sociale.Si sarebbero infatti ribellate al sistema che le voleva rele -gate al ruolo di casalinghe e si sarebbero distinte da chinon aveva buon gusto o da chi sottovalutava l'avanguar-dia dei nuovi canoni estetici che, da lì a breve, avrebberotrasformato inesorabilente unʼintera epoca.Che poi la Vreeland sia perita sotto le sue stesse gestaper il troppo zelo nello spendere i capitali della casaeditrice é un dettaglio che ha fatto senzʼaltro discutere,ma almeno una lezione di marketing da lei lʼabbiamoimparata ed é ancora valida quarantʼanni dopo la suadipartita dal giornale: la visione di ció che rompe glischemi scatena il senso dell'attrazione e stimola ilprocesso creativo per incentivare lʼacquisto ideale. La disruptività, la legge dellʼattrazione e la creativitàsono tuttʼora argomenti rilevanti sia a livello di visualmerchandising che di marketing digitale.

Cosʼè cambiato dunque nel panorama commerciale?A cambiare non è stato solo il mercato che si è defini -tivamente allargato e appunto, digitalizzato, il vero pro-tagonista di questa trasformazione culturale è il ruoloricoperto dalla clientela che si è evoluta più dei mecca-nismi stessi di induzione allʼacquisto e di spudorata per-suasione. I consumatori di oggi sono dunque più espertie più informati di prima, addirittura più competenti di al-cuni venditori, sia nellʼacquisizione di informazioni sullaprovenienza del prodotto e del prezzo che sulla cono-scenza dei canali in cui conviene investire il capitale.Grazie alle community online, oggi il cliente può addirit-tura sostituirsi allʼazienda e fungere da customer servicein caso servisse una sua opinione in merito alla qualitàdellʼesperienza, senza esitare ad essere infedele allamarca qualora trovasse unʼofferta migliore sulla piazza. Lʼacquirente moderna non si lascia più colpire dal mes-saggio pubblicitario come se fosse un target specificoanzi, soprattutto nei beni di lusso, pretende di esserecoinvolta in prima persona sul processo di presen -tazione delle collezioni, in alcuni casi proponendosipersino come influencer sin dalle prime fasi della produ-zione.

Risulta quindi chiaro che, oltre ai clienti e ai lorocomportamenti, al centro di questo nuovo approcciocommerciale ci sono anche le aziende e la forza vendita,tutti destinati a transita-re nella complessità della multi-canalità.

Quali sono dunque le mosse principali cheunʼorganizzazione deve valutare per facilitare

lʼesperienza multicanale?La prima è senzʼaltro quella di essere in contattocon i consumatori in real time. Se approcciati nelmodo corretto è unʼattività che può portare importanti

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risultati di vendita. Il rischio insito nellʼapproccio multi -canale è infatti quello di puntare a un mero presidio deicanali, adeguandosi tecnologicamente, ma utilizzandoancora le vecchie logiche di mercato. La questionefondamentale diventa invece capire come cambia il pro-cesso di acquisto grazie per esempio ai personal devicee come inserirsi con un approccio omnicanale nella veraarena competitiva: la mente dei consumatori che cambiaopinione in continuazione. Allargando la prospettiva che lʼutilizzo del mobile com-porta, un buon modo per rispondere alle esigenze deiclienti è fornire unʼesperienza totale, che sottolinei larelazione multicanale. Ciò significa allineare le offertesia online che offline ed informare la forza vendita delcanale tradizionale sulle iniziative digitali e viceversa,affinché la comunicazione con il cliente risulti traspa-rente e sia sempre in tempo reale.

La seconda è quella di conoscere i propriclienti e premiare le interazioni con il brand.

Ultimamente uno degli ambiti più sviluppati è quellodei programmi di fedeltà e loyalty. Non solo si stanno“digitalizzando” (come ad esempio il telefonino chesostituisce la carta fedeltà), ma premiano ogni tipo dicomportamento virtuoso dellʼutente, soprattutto conofferte personalizzate, nel luogo e nel momento esattoin cui si verifica.

La terza è quella di snellire le procedure dipagamento sia online che offline. Sfruttando

le nuove tecnologie come per esempio quella deibeacon, ossia piccoli apparecchi delle dimensioni diuna nocciola che, una volta installati in un qualsiasiambiente, possono scambiare dati a distanza con tuttigli smart phone. Paypal, lʼazienda leader dei pagamentionline con oltre 250 milioni di conti aperti in 190 paesinel mondo, ha messo a punto i suoi beacon in grado diabilitare pagamenti addirittura senza neanche prenderein mano il cellulare.

La quarta é quella di integrare i valori dellamarca nelle attività di marketing multicanale.

Per trarre i benefici dalle sinergie tecnologiche occorreinfatti avere una strategia valoriale ben precisa, congrande consa pevolezza dello scopo aziendale da partedegli staff di vendita, oltre che il continuo monitoraggiodelle azioni intra prese e delle performance conseguite.Occorre aver ben presenti anche i valori dei clienti, tantoda rispecchiarli nella comunicazione e negli eventi a lorodedicati. Le vetrine virtuali o fisiche che siano, devonoevidenziare che oltre ai punti di forza dei vestiti e degliaccessori esiste un brand di riferimento di cui gli acqui-renti si possono fidare.

La quinta è quella di imparare a fare solo ciòche si dichiara, ovvero il “walk the talk” per dirla

allʼamericana. Una delle priorità che lʼazienda multica-nale deve coltivare è quella di costruirsi una buona re-putazione, non solo per rimanere leader indiscusso maanche per e guadagnarsi nuovi clienti in altri mercati.

Me ne viene in mente una sesta, ovvero quella dicontinuare a stupire il consumatore anticipando

i suoi desideri. E qui mi ricollego alla mitica Diana Vree-land che, se avesse vissuto la rivoluzione digitale, avrebbesicuramente esclamato la sua frase prediletta “Semplice-mente divini!” di fronte alla mirabilia dei potenti algoritmiattualmente sul mercato. La lungimiranza nellʼanticiparele scelte dei clienti è unʼattitudine che va continuamenteallenata, soprattutto nei negozi su strada, altrimenti la tec-nologia soppianterà presto la professionalità dei venditoriin carne ed ossa e il rapporto con il cliente nei vari canalirisulterà freddo e antiquato. Dʼaltra parte, la massima chenegli anni 70 ha provocato la rivoluzione scatenando nelledonne una sana competizione a livello di immagine e dipotere personale è nata proprio da una frase tanto caraalla Vreeland: “Dai ai clienti quello che non avrebbero maipensato di volere.” Da tenere presente tuttʼoggi prima didistribuire il budget della comunicazione multicanale.

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RETAIL TOUR

COIN EXCELSIOR. Ristrutturato circa 2 anni fa, 4.100 mqsu 3 piani, con un posizionamento di lusso accessibileattento alle tendenze. Novità. La collaborazione diCargo Milano per il reparto cucina e il recente lanciodelle vendite on line, con un servizio di clicca e ritira e inprevisione lʼimplementazione nel negozio di tablet eschermi per offrire il 100% delle referenze, anche quellenon fisicamente presenti nei punti vendita. Risultati.Tutti i KPI sono cresciuti, lo scontrino medio adessosupera 70 euro (contro i 42 euro del pre-rinnovamento)e il negozio dovrebbe chiudere il 2015 con 43 milioni dieuro di fatturato (compreso Tiffany).

Negozi di successo in Italia (e nel mondo a breve)Il World Retail Congress del 2015 si è svolto per la prima volta in Italia, richiamandooltre 1.200 manager del retail mondiale. Kiki Lab - Ebeltoft Italy, oltre che come unico Official Italian Partner della manifestazione, ha anche collaborato al Retail Tourdi Roma conclusivo della tre giorni. Ecco una sintesi degli stimoli raccolti nei principali negozi visitati con l’osservazione e l’ascolto dei manager incontrati.

Photo Retail Tour Roma by Fabrizio ValentePhoto: Coin Excelsior

Photo: Coin Excelsior

di Fabrizio Valente, Kiki Lab – Ebeltoft Italy

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RETAIL TOUR

Photo: AW LAB

Photo: Kiko

Photo: Zara

Photo: Forneria Campo De’ Fiori

FORNERIA CAMPO DE’ FIORI. Forno storico, esiste da200 anni, la gestione attuale è entrata nel 1970. Grandecapacità dei titolari di adattarsi alla veloce evoluzionedella zona, che nel giro di pochi anni da quartiere popo-lare si è trasformato in area per turisti e stranieri, conconseguente crollo del consumo di pane. Il riposizio -namento si focalizza sul food to go, pronto al consumoimmediato. In primis le pizze bianche con farciture varie.Risultati 1. 1.200 scontrini al giorno. Diversificazione.Hanno aperto un altro piccolo spazio adiacente perampliare lʼofferta (dʼestate anche macedonie pronte), mainvece di sviluppare una catena i proprietari hanno de-ciso di mettere al servizio la propria esperienza offrendoconsulenza a imprenditori che vogliono aprire attivitàsimili allʼestero, guidandoli, formando i team di lavoro eaffiancandoli nelle aperture. Risultati 2. Collaborazionia Boston, New York, Marbella, Londra, Pechino.AW LAB. Il flagship romano della catena del gruppoBata, aperto in via del Corso a maggio, si sviluppa in 500mq coerentemente con il posizionamento di AW LAB:focus sulle scarpe per il tempo libero, mood legato alconcept “giocare con lo stile”, ambiente attrattivo per ledonne e le ragazze, a differenza dei principali competi-tor. Il 90% delle referenze sono dei main brand a partireda Nike e Adidas, ma AW Lab riesce ad assicurarsi deiprodotti con dettagli in esclusiva come un colore o untessuto, e anche lanci in anteprima rispetto al mercato.Novità. Il museo delle sneaker e un cortile alberato pergli eventi. Risultati. Previsto un fatturato di 4 milioni dieuro nel primo anno. Prospettive. Dopo il successo inSpagna, sviluppo previsto in Francia e Turchia.KIKO. Il category killer del gruppo Percassi nei suoi150 mq di via del Corso, aperti da un anno, esprime almeglio il posizionamento cheap and chic. Ogni 2 volteal mese il negozio cambia pelle: vetrine, musica, video,animazioni digitali. Delle 1.400 referenze 450 cambianoogni anno. Novità. Rispetto agli inizi è evoluto il modellodi servizio e ora lʼapproccio alle clienti è pro-attivo, cer-cando di coinvolgerle per elevare la loro soddisfazionecon consigli mirati, oltre che per aumentare il conversionrate e lo scontrino medio.ZARA VIA DEL CORSO. Aperto nel 2010, è stato ilsecondo negozio del gruppo Inditex nel mondo a otte-nere la certificazione ecologica, che riduce notevol-mente lʼimpatto sullʼambiente dei suoi 3.500 mq (dispostisu 5 piani). Una superficie importante che è apprezzatain particolare dagli stranieri, che rappresentano dal 60al 70% dei visitatori. Novità1. Le figure dei personalshopper sono state introdotte da 1 anno e mezzo, conformazione ad hoc e divise specifiche. Il servizio è attivoper ora solo nei flagship e per 3 giorni alla settimana(weekend esclusi) e non è neanche comunicato inmodo aggressivo nel negozio, dando lʼimpressione chelʼazienda sia ancora in una fase di speri men tazione evalutazione del ROI del servizio. Novità 2. Ogni vendi-tore possiede un iPod su cui ha visibilità di tutto lʼassor-timento disponibile in negozio. Questo sistema velocizzail processo di acquisto dei clienti, razionalizzando iltempo degli addetti ed evitando viaggi a vuoto nelmagazzino per verificare taglie e modelli.

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Il meglio del retail mondiale a Milano il 10 marzo 2016

Convegno con la presentazione della 11ma edizione della ricerca annuale con Kiki Lab ed EbeltoftGroup. Testimonianze aziendali: Zodio, Gourmeet – Conad, Bricocenter, Makerland – Auchan e Undiz(catena francese che ha lanciato 6 mesi fa un nuovo format di intimo innovativo e di successo, basatosulla cross-canalità). In attesa di conferma: Eataly, Nespresso, Decathlon, Piquadro.

Beesness è media partner e ha a disposizione alcuni ingressi ospite per manager Retail e IdM.

Info: [email protected]

EATALY ROMA. Il più grande dei negozi del ʻcampionemondiale del retail ʻ (unico ad avere vinto per due volteal World Retail Congress il premio come negozio inno-vativo, per i punti vendita di Milano e New York) habilanciato la sua poeticità con una buona dose promo-zionale per rafforzare lʼattrazione commerciale. Ma nelmarketing Eataly si distingue sempre: al momento dellavisita (settembre) per ottenere uno sconto sulle birre iclienti erano invitati a portare una mappa di un proprioviaggio, mappe che poi sono state usate per eventi ecomunicazione.

Il gruppo internazionale dei partecipanti ha seguito coninteresse le visite, dimostrando che ormai anche lʼItaliaha generato eccellenze nel retail che possono stimolaregli operatori internazionali.

Prossimo appuntamento con il World Retail Congress,di cui Kiki Lab e Beesness continuano a essere partner,è a Dubai dal 12 al 14 aprile 2016.

RETAIL TOUR

Photo: Eataly Roma

Photo: Eataly Roma

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PER ESPORRE: Tel. 0239206.217 [email protected]

PER VISITARE: Tel. 0239206.218 [email protected]

PER VISIT

PER ESPORRE: . 0239206.218 visitaelTTeARE:R VISITTA

TPER ESPORRE: ori@shopet. 0239206.218 visita

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xpomilanoori@shope

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Econsultancy ha recentemente pubblicato un report che “mette i piedi nelpiatto” delle tendenze, sfide e opportunità in capo a chi si occupa di retailmarketing nell’era digitale. Ne presentiamo i principali risultati a partiredalle valutazioni dei retailer.

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Nellʼinsieme, i retail marketer vedono la customerexperience che attraversa tutti i punti di contattocome la opportunità più eccitante del 2015, mentrela grande maggioranza la sta ancora usando comeelemento di differenziazione.I retailer stanno anche usando la tecnologia perinnalzare il livello di servizio e proporre unʼoffertapiù personalizzata e una maggiore convenienza.A partire da relativamente consolidati meccanismidi gestione degli ordini online, i retailer stannoesplorando quali modalità sono più adeguate perrispondere ai bisogni di clienti sempre più esigentie nel contempo migliorare la loro esperienza delbrand.

DIGITALdi Massimo Boraso *

Strategie, azioni e previsioniLO SCENARIO:

i consumatori richiedono maggioreflessibilità, un’esperienza migliore, unservizio migliore e più canali con i qualiinteragire più spesso. Questo mentre altempo stesso chiedono che ogni cosasia più veloce e più economica;

l’ambiente economico è altamentecompetitivo e imprevedibile.

I retail marketer hanno un compito a dirpoco sfidante cui far fronte. Vediamocome si muovono in questo ambiente.

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RETAIL

Una ulteriore prova dell’attenzione diffusa alla custo-mer experience può essere trovata nella Figura 2.,che mostra come la stragrande maggioranza (l’85%)dei retailer concordi sul tentare di differenziarsimediante la customer experience, con un 34% che sidice fortemente d’accordo con questa affermazione.In confronto, solo il 2% delle società non stacercando di usare la customer experience come unelemento di differenziazione.

Più della metà dei retailer identifica customer expe-rience e servizio clienti come il modo principale pertentare di differenziarsi dai concorrenti nei prossimi5 anni (Figura 3.).Sorprendentemente, solo il 14% dice che la qualità delprodotto sarà il principale elemento di differenzia-zione, mentre solo il 6% farà affidamento sul prezzo.

Ci si attende che la personalizzazione mediantelʼuso di beacon sia lʼarea di maggior attenzione nel2015. Offrono significative opportunità le offerte“targhettizzate” e personalizzate che hanno il poten-ziale di far salire il valore delle vendite, così come laretention e la fedeltà.Un uso povero della tecnologia, e lʼincapacità di for-nire unʼadeguata customer experience ovunque uncliente si imbatta in un brand, significa che vi sonoampi margini perché le cose vadano davvero male.Non importa quanto si spenda in marketing e nelcomunicare il proprio scopo e il proprio servizio: sela customer experience non combacia, o è inade-guata in qualunque punto di contatto, la reputazionene soffrirà. Molti retailer se ne sono resi conto estanno agendo di conseguenza:- vi è stata una crescita di ruoli quali quello di “headof customer” o “chief customer office”, che hanno laresponsabilità definitiva sul cliente e sul marketing.Vi sono anche linee dirette tra marketing e tecnolo-gia per assicurare consistenza allʼesperienza;- inoltre, sempre più enfasi è data alla personalizza-zione. I retailer stanno cercando di ricreare nel di-verso contesto lʼesperienza personale di recarsi dalfruttivendolo o dalla banca locale dove sei cono-sciuto per nome e dove viene anticipato ciò che staiper ordinare. Questo non è per nulla semplice daconseguire e molte organizzazioni stanno cercandodi comprendere come personalizzare in un modoche sia appropriato e utile, anziché invasivo e fasti-dioso. Le iniziative connesse ad aree quali la perso-nalizzazione e il mobile sono tutte parte di una piùvasta esigenza dei brand di migliorare la customerexperience in unʼepoca in cui la centralità del clienteè più importante che mai.In questa prima parte ci concentriamo su ciò chesecondo i retailer è stata lʼopportunità più inte-ressante per il 2015 e lo sarà per i prossimi anni.I grafici che seguono sono tratti da una ricerca diEconsultancy in collaborazione con Adobe (“QuarterlyDigital Intelligence Briefing: 2015 Digital Trends).

Rispetto allo scorso anno, il mobile è visto comeunʼopportunità interessante per il 23% dei retailer evi è una forte enfasi sulla customer experience, checoincide con le crescenti attese dei consumatori.Questo ha portato i brand a focalizzarsi sulla sod -disfazione del cliente e a darsi lʼobiettivo di esseregraditi in ogni punto di contatto, nel tentativo dirafforzare la fedeltà. Le imprese stanno integrando insiemi di dati, infra-strutture tecnologiche e operazioni, spesso per laprima volta, allo scopo di fornire lʼesperienza perfettaper i consumatori.

Cosa è importante per i retailer

Figura 1. Quale area rappresenta in assoluto l’oppor-tunità più eccitante per la tua organizzazione?

Figura 2. “Cerchiamo di differenziarci mediante lacustomer experience”

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DIGITAL

Customer experience e personalizzazione rimarrannole aree chiave su cui focalizzarsi nei prossimi 5 anni,ma vedremo anche retailer accrescere il loro focussu big data e marketing automation (Figura 4.).

Figura 3. Nei prossimi 5 anni, qual è il modo principalecon cui la tua organizzazione cercherà di differenziarsidai concorrenti?

Rendere l’esperienza la più personalizzata erilevante possibile è dove i retailer stannoponendo la maggiore enfasi allo scopo di miglio-rare la customer experience, come si vede dalgrafico che segue.

Figura 4. L’opportunità più eccitante: 2015 vs.“tra 5 anni”

Figura 5. Dove la tua organizzazione pone la mag-giore enfasi nei termini di un miglioramento dellacustomer experience?

La customer experience è ritenuta pervasiva eimpegnarsi su qualcosa di così onnicompren-sivo richiede di partire con una strategia e unacultura.

Mentre la Figura 6. mostra le priorità organizza-tive riguardanti la customer experience, nonviene tracciata una linea di demarcazione tracosa è importante e cosa non lo è. Tutto è con-siderato importante, ma alcuni sono elementidi differenziazione, mentre altri sono semplice-mente parte del nuovo costo del fare impresa.

Il servizio clienti è uno strumento sempre piùimportante per i brand che cercano di guada-gnare un margine sui loro concorrenti. Global-mente, nel 2013, il 66% dei consumatori hacambiato brand o business a causa di unoscarso servizio clienti, una crescita del 4% ri-spetto allʼanno precedente. Circa lʼ82% di quelliche hanno cambiato dice che il brand avrebbepotuto fare qualcosa per fermarli (sic).

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RETAIL

In un prossimo numero di Beesness vedremole strategie di ottimizzazione dell’esperienzadigitale, anche con qualche case study digrandi aziende.

*Masimo Boraso è Founder e CEO di

Figura 6. Ordina per importanza i blocchi di attivitànecessari a costruire una valida customer expe-rience

Nota: Questo articolo è stato originariamente scritto per la Playlist di Boraso del 27/08/2015

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Dopo diversi anni di stagnazione e recessione, il 2015 si è configurato come il primo momento di ripresa dell’economia italiana.

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RETAILdi Ilaria Ricotti

Lusso e ristorazionesono i “Retail Trends” del 2015

Ifranchising può rappresentare un ottimo barometroper documentare il primo momento di ripresa dellʼeco-nomia italiana, come viene sottolineato nel rapporto

“Retail trends 2015”, realizzato dallo Studio Legale“Cocuzza & Associati”. A guidare un andamento tutto sommato positivo cʼèMilano: la città di Expo, ma anche del Quadrilaterodella Moda, dove via Montenapoleone è diventata unagaranzia per le firme del lusso, attirate anche dal flussodi “turisti dello shopping”, i quali soggiornano nel capo-luogo lombardo con il preciso intento di recarsi nelleboutique dellʼalta moda. Una “High Street”, che ha perònecessità di espandersi, permettendo di sviluppareanche lʼofferta rivolta al “mass market”, settore forte disviluppo del franchising. Una volta individuate zone increscita come via Dante, via Torino, Brera e la nuovis-sima area di Porta Nuova, lʼaiuto delle istituzioni di-venta fondamentale, soprattutto se si considera che glispazi commerciali in zone di pregio come la GalleriaVittorio Emanuele, vengono assegnati con un mecca-nismo di asta, che in molti casi penalizza e scoraggia iretailers.

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Contatti: http://www.cocuzzaeassociati.it/

Una soluzione proposta potrebbe essere quella di affi-darsi a un fondo, proprietario di immobili, che gestiscagli spazi, rendendo il tutto più flessibile, anche in vistadi importanti investimenti in Italia che noti marchi inter-nazionali come Superdry, American Eagle e Urban Out-fitters si sono detti disposti ad effettuare.Subito dopo Milano, Roma è lʼovvia destinazione dei re-tailers. Nonostante si registrino trend simili, comelʼafflusso dei marchi del lusso nella zona di via Condotti,il mercato romano ha caratteristiche strutturali differenti,che si concentrano su una tipologia di turismo orientatain primis al soggiorno culturale. Da qui il fiorire di bistrote format che puntano sullʼofferta di unʼesperienza parti-colare a completamento dellʼesperienza di acquisto. Ilturismo fa sì che in Italia sia ancora di fondamentaleimportanza lo sviluppo del centro storico (esempi eccel-lenti sono Firenze e Verona, ma anche Como e Napoli),dove hanno trovato casa sia brand riconducibili allʼHighStreet, sia marche che puntano più sul mass market.Londra e Parigi rimangono invece le mete predilettedelle firme italiane, che conquistano lʼestero con unrichiamo al Made in Italy e campagne pubblicitarieazzeccate. Ma quali sono i settori di punta del franchising chehanno caratterizzato il 2015? Secondo “Retail Trends 2015” conviene puntare sullaristorazione. Il successo di Eataly e Princi dimostra come lʼesperienzaculinaria italiana sia ricercata e apprezzata anche oltreoceano. Allʼinterno dei confini nazionali, può invece rap-presentare una carta vincente per rivitalizzare e arric-chire i centri commerciali, avvicinandoli sempre di piùal modello statunitense. Una scommessa che potrebberisultare vincente soprattutto per i centri di fascia medio-bassa, che in Italia ancora faticano a trovare il propriospazio.

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DESIGNla Redazione

Lʼarchitetto Simone Micheli, indiscusso riferimentointernazionale nella progettazione di spazi dedicatiallʼospitalità ed al benessere, ha curato il progetto

di interior e lighting design per le nuove camere e la salariunioni Sironi del WorldHotel Ripa Roma, straordinarioe non convenzionale luogo ospitale situato nel centrostorico della Capitale in zona Trastevere. Forme essenziali e raffinate colpiscono lʼocchio delvisitatore non appena egli varca la soglia della cameraed unʼaurea di assoluta purezza ed estrema eleganzatrasmette lʼimmediata sensazione che è lʼuomo adessere lʼinoppugnabile protagonista di una scena creataaffichè il suo interiore benessere psicofisico trovicompleto compimento. Arredi nudi, francescani si relazionano con lʼambientecircostante permettendo alle emozioni di libe rarsi nel-lʼaria e lasciando libertà di azione allʼinnata ed originariaabilità percettiva umana. Il grigio ed il bianco degli arredi,delle pareti e della pavimentazione contribuiscono adare vita ad un atmosfera depurata, delicata, in cui poter

far riaffiorare, al centro del fitto reticolo energetico checompone la realtà, lʼuomo con la sua sensorialità, unioneritrovata ed armonica di corpo e mente. Il letto ampio e soffice contraddistingue il fulcro spazialedella camera, la testata estesa e dagli angoli stondatifunge inoltre da armadio, e dello spazio costituisce ilcentro vitale. La fluidità pervade ogni forma, stemperando il rigorepuro in favore di morbidi frammenti di contemporaneitàche definiscono una dimensione onirica posta ai marginidel tempo. Sono voluti gli sbalzi umorali che contrappon-gono le fattezze attuali della camera alla romanità antica,grandiosa, di Trastevere, cuore storico della città in cuilʼhotel è situato. Tuttʼintorno schegge di lontana memoria distinguonolo spazio, mostrando come il dissonante connubio diavvenire e passato modelli nuove possibilità espressive.Il visitatore così, con un repentino balzo, acquista lacapacità di volgere lo sguardo verso il futuro, di intrave-dere le nuove possibili vie del pensiero e di rovesciare

Simone Micheli ha fondato l’omonimo Studio d’Architettura nel 1990 e nel 2003la società di progettazione “Simone Micheli Architectural Hero” con sede a Firenze, Milano, Dubai e Rabat.

Bellezza non convenzionale e design straordinarioWORLDHOTEL RIPA ROMA: il progetto architettonico e di interior designdell’Architetto Simone Micheli

SM© SIMONE MICHELI ARCHITETTO

Suite WorldHotel Ripa RomaFoto Simone Micheli di Rossano B, Maniscalchi

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la vigenti prospettive, contrapponendo al caos metropo-litano quotidiano pillole di benessere. Un luogo fatto per emozionare quindi, in cui continuinuovi scenari sono resi possibili dai giochi di luceche avvolgono gli arredi, definisconole forme, riempionolo spazio. Fluidità, giochi di luce e di riflessiche si sovrappongonoe lʼincontro-scontro tra passato, presente e futuro sonoi tratti che contraddistinguono anche la Sala Sironi, areameeting dellʼhotel. Sfuggendo agli ordinari canoni estetici, lo spazio sidetermina con lʼobiettivo di essere risposta alle mol -teplici esigenze funzionali dellʼuomo contemporaneo,coordinando la soddifazione dei suoi bisogni effettivi conlʼinnato ed eterno tendere verso la bellezza; la curataregia illuminotecnica e lʼalto gradiente tecnologicoguidano la riuscita riunione degli intenti. Un immaginedel Foro di Traiano, ultimo monumentale foro imperialeromano, copre due delle pareti della sala, sublimando ilcontrasto temporale fino allʼestemo compimento.

DESIGN

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Per maggiori informazioni consulta il sito www.simonemicheli.com

Foto di Juergen EheimPartners:

Arca, Cipriani Serramenti, Disegno Ceramica,Elite, Frascio, Gedy, Glip – The lighting partner,Gruppo Confalonieri, Grohe, Liuni, OIKOS - coloree materia per l’architettura, Porcelanosa Grupo,Sacea, Sign System, SnoWhite, Spazio 08 -Glass & Design, WMP World Market Place.

Sala Sironi WorldHotel Ripa Roma - particolare

Suite WorldHotel Ripa RomaBagno Suite WorldHotel Ripa Roma - particolare

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Conciliare, Innovare e competere, lo “smart working” diventa leggeNell’era del lavoro 2.0 la parola d’ordine è “flessibilità”

SMARTdi Stefania Priolo

Incrementare la produttività favorendo laconciliazione dei tempi vita - lavoro, è questala sfida dello “smart working” diretta al -l’imprenditoria del futuro.

Parola dʼordine “flessibilità”, la nuova normativa colle-gata alla legge di Stabilità 2016 è un DDL di nove arti-coli redatti dal professor Maurizio Del Conte (docente didiritto del lavoro alla Bocconi) consigliere giuridico dipalazzo Chigi. Un testo snello che fissa i principi basee lascia poi spazio alla contrattazione decentrata perulteriori accordi. E se il pensiero richiama inevita -bilmente il “vecchio tele lavoro” la normativa sembraarrivare a colmare proprio quel vuoto di regole con lʼin-troduzione di precise indicazioni a riguardo, per crearele premesse di una dimensione lavorativa più dinamicae moderna che offre inoltre maggiore libertà nellagestione dei tempi di vita e di lavoro. Lo smart working è una prestazione effettuata da lavo-ratori dipendenti (non da partite Iva). Requisito essen-ziale è lʼesecuzione della prestazione lavorativa fuori dailuoghi aziendali, anche per un solo giorno a settimana.

È prevista la definizione di un accordo scritto tra le parti incui vengano stabilite le modalità con le quali il lavoro vaeseguito, con lʼutilizzo ad esempio di devices esterni edapparecchi tecnologici, gli orari di lavoro e quelli di pausa. Per quanto riguarda la retribuzione, il trattamento eco-nomico e normativo non deve essere inferiore a quellodei colleghi che operano in azienda. Sono riconosciutiinoltre incentivi fiscali e le contribuzioni che la legge diStabilità prevede per la contrattazione di secondo livello.Per quanto riguarda la sicurezza il ddl prevede chegli infortuni siano coperti sia che avvengano fuoridallʼazienda, sia durante il normale tragitto di andata eritorno dal luogo dellʼabitazione o da un coworking.Lo smart working può essere a tempo determinato oindeterminato, si può recedere dal contratto solo per giustacausa o con un preavviso non inferiore ai 30 giorni.Conciliare, innovare e competere, lo smart working saràil nuovo approccio allʼorganizzazione aziendale dellʼera2.0. Una sfida che secondo le esperienze internazionaliaumenterebbero la produttività del 35-40%. LʼOsservatorio Smart Working del Politecnico di Milano,ha calcolato che, con lʼincentivazione di forme di lavoroflessibile, lʼItalia potrebbe guadagnare 27 miliardi in più

Spazi di lavoro attrezzati per il coworking

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in termini di produttività e risparmiare 10 miliardi di costifissi. Sempre dalla medesima ricerca emerge come cisiano delle grosse differenze tra le aperture a questonuovo approccio da parte delle piccole e medie impreserispetto alle grandi imprese. Nel 2015 il 17% delle grandi imprese italiane ha giàavviato dei progetti organici di Smart Working, introdu-cendo in modo strutturato nuovi strumenti digitali, policyorganizzative, comportamenti manageriali e nuovi layoutfisici degli spazi (lo scorso anno erano l'8%). A questesi aggiunge il 14% di grandi imprese che sono in fase“esplorativa”, che si apprestano cioè ad avviare progettiin futuro, e un altro 17% che ha avviato iniziative puntualidi flessibilità ma rivolte solo a particolari profili, ruoli oesigenze delle persone. Quasi una grande impresa sudue, quindi, sta andando in modo strutturato o informalequesto nuovo approccio allʼorganizzazione del lavoro. Tra le Pmi invece la diffusione risulta ancora molto limi-tata: solo il 5% ha già avviato un progetto strutturato dismart working, il 9% ha introdotto informalmente logichedi flessibilità e autonomia, oltre una su due non conosceancora questo approccio o non si dichiara interessata.Parallelamente, si diffondono fenomeni che riprendonoed estendono i principi dello Smart Working anche fuoridall'impresa. Su tutti, il Coworking, di cui si contano 349spazi in Italia, 88 nella sola Milano: strutture che offronoluoghi flessibili on demand e unʼesperienza di lavoro“Smart”, rivolgendosi ormai non solo a liberi professio-nisti, startup e microimprese, ma anche alle aziende piùgrandi, con il 71% dei manager che li ritiene unʼoppor-tunità anche per organizzazioni strutturate.“La ricerca dimostra come lo Smart Working si stia dif-fondendo in Italia con un effetto positivo su persone,aziende e società, soprattutto grazie all'opportunità di ri-pensare stili manageriali e modalità di gestione ormaisuperati – dice Mariano Corso, Responsabile scientificodell'Osservatorio Smart Working -. Le organizzazioni de-vono pero evitare lʼerrore di farsi trascinare dallʼeffettomoda, introducendo un cambiamento solo superficiale,senza cogliere l'opportunità di ripensare profondamentecultura e modelli organizzativi per liberare nuove energiedalle persone”.

Smart working: cos’è?È una prestazione effettuata da lavoratori dipendenti (non da partite iva). Requisito essenziale è l’esecuzione della prestazione lavorativa fuori dai luoghi aziendali, anche per un solo giorno a settimana. È prevista la definizione di un accordo scritto tra le parti in cui vengano stabilite le modalitàcon le quali il lavoro va eseguito, con l’utilizzo ad esempio di devices esterni ed apparecchi tecnologici, gli orari di lavoro e quelli di pausa.

Smart working: quanto dura?Può essere a tempo determinato o indeterminato, si può recedere dal contrattosolo per giusta causa o con un preavviso non inferiore ai 30 giorni.

Smart working: quanto vale?L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, ha calcolato che, con l’incentivazionedi forme di lavoro flessibile, l’Italia potrebbe guadagnare 27 miliardi in più in termini di produttività e risparmiare 10 miliardi di costi fissi.

Smart working: con chi?Nel 2015 il 17% delle grandi imprese italiane ha già avviato dei progetti organici di SmartWorking, introducendo in modo strutturato nuovi strumenti digitali, policy organizzative,comportamenti manageriali e nuovi layout fisici degli spazi (lo scorso anno erano l'8%).

Smart working: dove?Anche presso strutture che offrono luoghi flessibili on demand in Coworking, rivolte a liberi professionisti, startup, microimprese e oggi anche a Pmi.

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WORKING

Photos: tipiche prestazioni in smart working

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Qual è stata lʼintuizione che ha portato alla costitu-zione del gruppo?La mia passione politica mi ha portato, negli Anni ʼ80,a gestire per tredici anni lʼamministrativa di Ivrea e astudiare a fondo i meccanismi di erogazione dei servizipubblici. In questo arco di tempo ho compreso che lasituazione avrebbe potuto essere enormemente miglio-rata grazie allʼintroduzione di sistemi più evoluti, controllipiù efficaci e da una pianificazione più attenta. Lʼacqui-sizione di un software apposito dedicato alla gestionedelle manutenzioni, Manital per lʼappunto, è stata ilpunto di svolta. Siamo arrivati nel momento giusto,proprio quando prima i privati e poi la Pubblica Ammini-strazione iniziavano a comprendere i vantaggi dellʼester-nalizzazione delle attività accessorie.

Siete quindi stati pionieri nel settore del facilitymanagement?In effetti siamo stati i primi a proporci come interlocutoreunico per unʼampia gamma di servizi ausiliari rispettoalle attività strategiche dei nostri clienti, una capillareorganizzazione sul territorio, dei software innovativi epersonale qualificato. Abbiamo addirittura introdotto unlessico adeguato per definire un business allʼepocasconosciuto e che, tuttʼoggi, in molti ritengono sia limi-tato ai servizi di pulizia e ai piccoli interventi di manu -tenzione. In realtà, invece, la gamma di attività ecompetenze offerte è molto più ampia, come dimostratodalla recente costituzione allʼinterno del gruppo di unramo specializzato nellʼingegneria e nel settore energe-tico: la Manital Engineering.

Dove sta andando il facility manangement? Lʼorizzonte è ampio e le opportunità di crescita sononumerose. Manital ha recentemente lanciato il progetto

MANAGEMENTdi Cinzia Meoni

Intervista aGraziano Cimadom, presidente di Manital

I pionieri del facility management

guardano a un futuro declinato sul

project financing

Manital nasce nel 1993 a Ivreada una intuizione dell’imprenditoreGraziano Cimadom di voler dareun nome e un’organizzazione cen-tralizzata a un business all’epocaemergente, il facility management(manutenzione e gestione di serviziintegrati), e ne diventa ben prestoleader con quasi 5mila dipendenti,1354 clienti, 1700 commesse, ungiro d’affari di 269 milioni di euroe un utile di 2 milioni. Innovazionee qualità caratterizzano da sempreil Dna del gruppo che, da oltre 22anni, non ha mai smesso di guar-dare al futuro, acquisendo le nuovecompetenze specialistiche richie-ste dall’evoluzione delle esigenzedei clienti e sempre più vicineal mondo del project financingrispetto al ruolo di mero fornitoredi servizi.

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“Vistaterra” che rappresenta lʼevoluzione del facilitymanagement applicato a beni storici e ambientali.Lʼiniziativa, in cui stiamo investendo 40 mln di euro, siconcentra sulla creazione di un nuovo polo economicobasato sulla rivalutazione delle tradizioni enogastrono-miche ed artigianali locali, a partire dal restauro delCastello di San Martino di Parella e dalla riqualificazionedellʼarea circostante, compresi i vivai fondati da AdrianoOlivetti, con lʼobiettivo di dare vita a una rete di attivitàsostenibili e redditizie. Vistaterra avvierà le sue primeattività già nel corso del 2016 e andrà a regime in treanni con un fatturato previsto nel 2019 di 17 milioni dieuro.

Solo cinque anni fa Manital registrava un girodʼaffari di 114 milioni e un utile netto di 373mila euro.Riuscirete a mantenere anche in futuro un similetrend di crescita?Sono fiducioso che il percorso di crescita intrapresodalla società sin dalla sua costituzione possa proseguiresui binari previsti, grazie al costante incremento del -lʼattività, alle sinergie ed efficienze generate dallʼac -cresciuto portafoglio ordini e, infine, al migliore mix diportafoglio di commesse.

MANAGEMENT

Oggi come ieri, Manital è prontaa cogliere tutte le opportunità diimpresa offerte da un universo,quello del facility management,in profonda trasformazione“

Graziano Cimadom, Photo Manital

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MERITOCRAZIAdi Tiziana Sinibaldi

In Italia si parla molto di meritocrazia e tante sonole interpretazioni. Può darci una sua definizione di“merito”?Sarei contento se in Italia si parlasse molto di più dimeritocrazia. Sono ancora molte le persone che igno-rano il significato di questa parola e altri, non capendonei benefici, le attribuiscono una connotazione negativa.Il Forum della Meritocrazia nasce anche per questo: sti-molare una visione corretta di “meritocrazia” nel cittadinoe nelle Istituzioni. Lʼidea di meritocrazia che vogliamodiffondere con la nostra Associazione si basa principal-mente su tre pilastri: libertà, equità e merito individuale.Mi piace definire il “merito” come lʼottenimento di ricom-pense sia morali che materiali, in funzione del proprioimpegno e dei propri valori.

Ad oggi, la meritocrazia nel nostro Paese è ancoraappannaggio di pochi. A cosa si deve? Quali sonole maggiori resistenze che incontra?Ciò che crea resistenza, in Italia, è soprattutto una diffusacultura antimeritocratica. Sembra una tautologia ma,purtroppo, è la realtà del nostro Paese. Questo proble masi riscontra in svariati aspetti della nostra Società: nellavoro sono ancora molto diffuse le raccomandazioni,il sistema scuola rifiuta qualsiasi tipo di valutazione og-gettiva, chiara e trasparente. Corruzione e mancanza difiducia fanno tutto il resto. La meritocrazia è unʼesigenza oggettiva delle aziendeper un confronto competitivo con il mercato. A suoavviso, quali sono i metodi e gli strumenti che ren-dono una valutazione oggettivamente meritocratica?

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Parliamo di meritocrazia con Claudio Ceper,presidente del Forum della Meritocrazia

Claudio Ceper

I risultati meritometro

Claudio Ceper Nato nel 1946 a Trieste, Claudio Ceper trascorre i suoi primi anni in Svizzera, per poi tornare in Italia,dove nel 1971 si laurea n Economia e Commercio all’Università Bocconi di Milano.Sviluppa la propria carriera professionale in aziendenazionali e multinazionali (IFI, ANVEC e Europ Assistance), con ruoli di responsabilità gestionale e commerciale, sino a diventare DG ed AD prima della Edge Consulting e poi della Mineraria Italiana.Dal 1986 opera nel campo dell’Executive Search conEgon Zehnder International, società leader in Europae nel mondo, di cui è Partner dal 1991 al 2009.Oggi è responsabile Career Advise per l'UniversitàBocconi, membro del board italiano di Dekra e del comitato scientifico di Cfmt, ente di formazione di Manager Italia. Dal 2013 è Presidente del Forumdella Meritocrazia.

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MERITOCRAZIA

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Esatto! La valutazione delle performance migliora i risul-tati delle imprese stesse, grazie alla responsabilizzazionedegli individui ed al riconoscimento e promozione deitalenti. Se si vuole percorrere la strada della meritocraziaè fondamentale sottoporre a valutazione oggettiva edonesta tutte le persone dellʼazienda, dallʼAD in giù. Aquesto proposito, dalla fine del 2014, abbiamo avviatola campagna “Meritocrazia nei CdA”, che ha lo scopo didiffondere una cultura meritocratica nelle Aziende, proprioa partire dal Consiglio di Amministrazione.Nel nostro Paese ci sono alcune aziende che costi-tuiscono delle eccellenze. Parliamo di Luxottica,Prada, Ferrari, alle quali possiamo affiancare FedExe Bricoman, nelle quali la meritocrazia è presente.Quali sono gli elementi comuni a tutte che le rendonoaziende meritocratiche? Attenzione allʼindividuo come persona, trasparenza,meccanismi di premialità basati sui risultati realmenteottenuti, fiducia nei colleghi e nei propri superiori, altolivello di responsabilizzazione degli individui e culturadellʼascolto. Sono questi gli elementi che permettono adunʼazienda di essere meritocratica e, di conseguenza,essere competitiva sul mercato.Tra leadership e meritocrazia cʼè una forte corre -lazione. Può spiegarne i motivi ed indicare quale siail ruolo degli HR Manager nella creazione di ambientiorganizzativi che promuovano il merito?LʼHR Manager è il primo custode e tutore della merito-crazia; deve essere lui per primo una persona merito-cratica e non un burocrate o un uomo di potere.I risultati pubblicati nellʼHR Barometer 2015 della Mi-chael Page indicano che in Italia, tra i fattori di misu-razione di successo del business aziendale, al primoposto si colloca la performance del dipendente (65%),seguita dalle sue competenze e dalla performancemanageriale. Ben al di sotto del 50% troviamo il coin-volgimento del dipendente (31%) e lʼefficienza delrecruitment (13%). Come valuta questo scostamento?Questi risultati non mi sorprendono. In Italia il Mercatodel Lavoro è molto rigido, le assunzioni sono bloccate esi fa fatica a dedicare tempo e risorse nella gestionedelle persone. Questo porta ad avere percentuali così

basse sullʼefficienza del recruitment e sul coinvolgimentodel dipendente. Spero che le organizzazioni in futurosiano più attente a questi aspetti.Recentemente il Forum della meritocrazia, di cuiè presidente, insieme con lʼUniversità Cattolica diMilano, ha pubblicato il “meritometro”, il primo in-dicatore quantitativo di sintesi e misurazione delmerito. Comʼè nata questa indagine?Galileo Galilei diceva “misura ciò che è misurabile, e rendimisurabile ciò che non lo è”. Questo è ciò che abbiamovoluto fare con il meritometro: rendere misurabile ciò chefino a quel momento non lo era mai stato, il merito.Lʼidea del meritometro nasce da questa esigenza e cipermette, inoltre, di avere dati empirici per aumentare lascientificità dei nostri contenuti.Grazie ad unʼintuizione di Giorgio Neglia, Consigliere delForum della Meritocrazia, e ad un team di ricerca del-lʼUniversità Cattolica abbiamo creato questo strumento,che ci ha permesso di valutare lo stato del merito in variPaesi europei. Per il futuro vorremmo estendere questaricerca anche a Paesi extraeuropei.Il meritometro identifica 7 pilastri: libertà, pari oppor-tunità, qualità del sistema educativo, attrattività per italenti, regole, trasparenza e mobilità. Da quali inizie-rebbe ad agire per diffondere una cultura meritocra-tica nel nostro Paese?Sicuramente dal sistema educativo. In questo sensosiamo già operativi. Dalla fine del 2014 infatti, abbiamoavviato un programma di mentoring che ha coinvolto,nella sua prima edizione, 60 studenti di materie umanisti-che di tre Atenei ( Bicocca, Insubria e Parma) e 60 Mentortra Head hunter, HR Director e manager. Ci siamo resiconto che il sistema educativo italiano è ancora tropponozionistico e non insegna soft skills, che invece vengonofortemente richieste dalle aziende. Attraverso questo per-corso abbiamo, quindi, voluto aiutare i ragazzi ad entrarecon successo nel mondo del lavoro, fornendo loro ele-menti pratici. Nel mese di dicembre è iniziata la secondaedizione del progetto. Siamo molto fiduciosi e speriamodi replicare il successo avuto nella prima!

Per saperne di più: www.forumdellameritocrazia.it

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SPECIALE

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QUESTION TIMEAvv. Giulia Comparini, Cocuzza & Associati Studio Legale

Si tratta di negozi operanti in aree ad altao altissima densità commerciale perun periodo di tempo di breve durata

(in media dalle 3 settimane ai 18 mesi) che sibasano su una formula di vendita focalizzatasulle “risposte emotive” dei consumatori,che, attratti dai display posti sulle vetrineoppure da cartelloni pubblicitari molto evi-denti, sono portati all’acquisto di impulso deiprodotti messi in vendita sulla base del brevetempo a disposizione (derivante dalla limitatadurata dell’iniziativa) oppure dalla peculiaritàdel prodotto.

Queste tipologie di retail stores che si manifestano al-lʼapparenza in maniera sostanzialmente uniforme neivari paesi, in Italia presentano alcuni interessanti profililegati soprattutto alla loro compatibilità con la durataminima dei contratti di locazione ad uso commerciale -fissata in 6 anni dalla legge sullʼequo canone (L.392/78).Tale “criticità” è stata risolta dalle parti private facendouso della c.d. “locazione transitoria” la quale, secondola stessa legge sullʼequo canone, può avere una duratainferiore ai 6 anni qualora lʼattività esercitata abbia persua natura carattere obiettivamente transitorio.

Infatti la “transitorietà” va individuata non tanto in rela-zione al tipo di attività in sé, quanto piuttosto tenendoconto del particolare modo in cui lʼattività stessa si attuain concreto, come desumibile dalla volontà delle partiespressa nel contratto. In altre parole, la natura transi-

toria dellʼattività esercitata nellʼimmobile va intesa insenso “oggettivo” e va quindi valutata in relazione al tipodi merce o a circostanze esterne che ne determinanotale carattere. Il contratto dovrà inoltre contenere unachiara menzione dei motivi che, in concreto, giustificanola transitorietà. Un esempio può chiarire meglio quantoespresso sopra: è stata giudicata legittima una locazionetemporanea avente ad oggetto un immobile da adibirea deposito e vendita di stock occasionali di mobili edarredamenti derivanti da fallimenti o compendi ereditari,trattandosi di attività destinata per sua natura a comple-tarsi in un breve lasso di tempo. Allo stesso modo, sonocertamente legittime locazioni temporanee stipulate inoccasione di fiere o altri eventi, per la durata dei mede-simi: un esempio calzante al riguardo può certamenteessere la stipula di un contratto di locazione temporaneaper la durata di Expo.

Al di fuori delle ipotesi sopra esposte, lʼutilizzo delcontratto di locazione temporanea per regolamentare ilrapporto relativo ad un temporary store non è allo statopossibile ricadendo il contratto nellʼambito della norma-tiva vincolistica della legge equo canone, con le relativeconseguenze in termini di durata minima del contratto.Ciò nonostante, come già detto sopra, nella realtà èassai frequente che le parti ricorrano al contratto dilocazione temporanea, per disciplinare rapporti in cui latemporaneità non è determinata dalla natura dellʼattivitàdel conduttore o da circostanze oggettive esterne(fiere/eventi etc..), bensì risponde unicamente ad uninteresse soggettivo delle medesime.

Il fenomeno dei temporary shop

si sta espandendo a macchia d’olio:

i negozi temporanei sono sempre

più frequenti nelle maggiori

piazze commerciali,

sia nelle principali città

che in periferia e all’interno

dei Centri Commerciali.

I Temporary Shop:quale contratto?

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TEMPORARY SHOP

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Alcuni esempi di Temporary Shop

Le tipologie contrattuali oggi a disposizione per la regolamentazione dei temporary shop

sono ancora ben lontane dal soddisfare le esigenze attuali del mercato e dei retailers.

Gli altri modelli contrattuali che possono essere utilizzatiper le attività di temporary shop sono lʼaffitto di ramodi azienda ovvero il contratto di appalto. In entrambi icasi è necessario tuttavia che chi concede la location aduso temporaneo sia anche dotato di una determinataorganizzazione di mezzi, che assai spesso è difficilerinvenire in concreto. Ed infatti lʼaffitto di ramo diazienda presuppone che il contratto abbia ad oggettonon tanto e non soltanto la locazione di uno spazio fisicoal retailer ove questʼultimo eserciterà la propria attività,quanto e soprattutto la locazione di una serie di beniorga nizzati, di mezzi, per lʼesercizio dellʼattività costituentinel loro insieme, per lʼappunto, lʼazienda e/o un suo ramo.

Non è un caso che lʼaffitto di ramo di azienda sia ilcontratto generalmente utilizzato dai Centri Commercialianche con riferimento alle location offerte come tempo-rary shop allʼinterno delle loro strutture. Nei Centri Com-merciali, infatti, a ciascuno spazio è legata una licenzadi cui solitamente è titolare la società proprietaria dellastruttura ovvero altra società di servizi ad essa legata,cui viene delegata la gestione degli esercizi commercialidel Centro. Ma non è questa la sola ragione. Nei CentriCommerciali, alla concessione in affitto di uno spazio siassociano sempre tutta una serie di servizi per il retailer,derivanti, appunto, dallʼentrare a far parte della strutturadel Centro Commerciale, che meglio possono giusti -ficare lʼinquadramento del rapporto relativo come affittodi ramo di azienda.

Quanto allʼappalto di servizi, tale contratto si carat -terizza per il fatto che una parte - detta appaltatore -assume, con organizzazione dei mezzi necessari e congestione a proprio rischio, la realizzazione di un operao di un servizio verso un corrispettivo in denaro fornito

dal committente o appaltante. Nel caso che ci occupa,lʼappaltante è il soggetto che offre al retailer (lʼappal -tatore) la location ove gestire a titolo temporaneo lapropria attività. Tuttavia la concessione in godimento atitolo temporaneo della location non basta a integrare lafattispecie dellʼappalto di servizi, la quale presupponeche lʼappaltante offra al retailer, in aggiunta, anche tuttauna serie di servizi che giustificano lʼappalto. Tale for-mula viene generalmente utilizzata mediante lʼinterme-diazione di società che ottengono il godimento dei localidal proprietario e offrono gli spazi ai temporary retailercongiuntamente ad altri servizi, quali la promozionedellʼattività, il personale da utilizzare nel negozio nonchéla progettazione e gli allestimenti degli spazi. In altreparole, nel contratto di appalto lʼofferta della locationtemporanea rappresenta uno dei servizi offerti dallʼap-paltante. La soluzione dellʼappalto di servizi è già nellapratica molto utilizzata con riferimento agli uffici, inquanto richiede una minore specializzazione da partedellʼappaltante, mentre è ancora molto meno praticatacon riferimento ai negozi, sebbene si stia sviluppandonelle più grandi città del Nord Italia.

In conclusione, le tipologie contrattuali attualmente adisposizione per la regolamentazione dei temporaryshop sono ancora ben lontane dal soddisfare le esi-genze attuali del mercato e dei retailers. Ed il nostrolegislatore ha certamente perso una buona occasionedi riformare adeguatamente la materia delle locazionicommerciali quando ha introdotto le recenti modifichedel Decreto Sblocca Italia, convertito in legge (n. 262dellʼ11 novembre 2014), in quanto si è limitato a “libera-lizzare” le sole locazioni commerciali il cui canone superii 250.000,00 euro annui, mentre ha lasciato del tuttoirrisolto il fenomeno dei temporary shop.

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BRANDINGdi Tiziana Sinibaldi

Crea la tua occasione!Negli ultimi anni si sente spesso parlare di “personal

branding”, il termine di per sè non è quindi unanovità. Già nel 1997 il noto economista Tom Peters

scriveva, nel suo articolo “The brand called you”, cheindipendentemente dallʼetà, dal ruolo e dal settore in cuisi opera, tutti hanno necessità di comprendere lʼimpor-tanza del branding. Ognuno è il Presidente della propriasocietà, la “IO S.p.A.”, e ha un ruolo strategico: essereil direttore del marketing di se stesso!Cosa significa? Con la consapevolezza che la costru-zione del proprio futuro professionale dipende da sestessi, occorre imparare ad utilizzare le occasioni offertenella vita reale e in quella digitale, per promuoversi e farsì che gli altri (i “Clienti”) pensino che nessuno sia ingrado di offrire loro un servizio altrettanto speciale!Come fare? Bisogna prima di tutto capire che tipo diimmagine di se stessi si vuole trasmettere. È forse la fasepiù difficile, perché richiede unʼautoanalisi per scoprirele proprie abilità e competenze ed individuare la propriacaratteristica speciale! Presentarsi raccontando i proprivalori professionali, mission e vision è il primo passo. Èfondamentale essere autentici perché lʼimmagine risultIcredibile!Definita la propria immagine ideale, si passa alla suaconcretizzazione. Come? Comunicando! Qui, grazieal Web, ci si può sbizzarrire tra i diversi social network(LinkedIn, Facebook, Twitter, Google, Pinterest, In -stagram) che devono essere usati con intelligenza:costruire un profilo su LinkedIn estremamente profes-

sionale ed averne uno su Facebook che rivela unʼimma-gine di sé completamente diversa è controproducente.In fase di selezione, infatti, è unʼabitudine molto diffusadei recruiters ricercare informazioni sul candidato in reteed eventuali incongruità rilevate possono impattaresullʼesito della valutazione. Se si vogliono utilizzare isocial con finalità diverse, bisogna saper gestire corret-tamente le impostazioni sulla privacy!Attenzione alla scelta dei contenuti: occorre chesiano originali e abbiano uno stile personale, semplicema stimolante. Un elemento fondamentale è lʼidentifi -cazione del target di mercato: comprendere la domandain modo da rispondere con unʼofferta coerente o, ancormeglio, riuscire ad anticipare la richiesta con unʼideainnovativa!Lʼobiettivo è di creare dei network affinché lʼimmagine ei contenuti si diffondano quanto più possibile, sia nellavita digitale sia in quella reale, poiché queste non sonoseparate ma strettamente correlate. Occorre perciòavere il coraggio di conoscere realmente il contatto percomunicare i propri progetti e creare partnership.Infine espandere la propria rete, selezionando le cerchiedei contatti, e perseverare nella cura dellʼimmagineattraverso la condivisione dei contenuti!Fare personal branding vuol dire imparare a raccon-tarsi in modo chiaro e trasparente, in altre parole:essere se stessi!Costruirsi una buona reputazione richiede impegno, perdemolirla bastano pochi clic!

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15-16 June 2016JW Marriott HotelShanghai, China retail-real-estate-shanghai.com

RETAIL REAL ESTATE MARKET IN CHINA

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Meet your future partners to enter and develop your activity in Greater China

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RICERCHEdi Tiziana Sinibaldi

AL VIA LA NUOVA GUERRA PER I TALENTI!Così afferma l’HR Barometer 2015, l’indagine svolta dalla Michael Page, una trale maggiori società mondiali in ricerca e selezione del personale specializzato.

Basata su interviste ad oltre 2.500 HR Leader,rappresentativi di aziende di dimensionie settori diversi in 65 paesi, lʼanalisi

evidenzia forti aspettative di assunzioni. Il 35%dei 133 HR manager italiani intervistati prevede unaumento della forza lavoro nei prossimi 12 mesi,contro il 48% degli esteri.In crescita anche gli investimenti sulle risorseumane. Il 24% delle organizzazioni italiane ha incre-mentato il budget assegnato a questa funzione(in linea con il 27% degli altri paesi), il 61% lo hamantenuto stabile (contro il 52% delle aziendeestere) e solo il 15% lo ha diminuito (in misurainferiore al 21% del quadro globale).Quali sono le priorità degli HR Leader italiani ecome si confrontano con quelle dei colleghiesteri? I nostri manager privilegiano la gestionedel cambiamento ed i progetti di trasformazione,insieme alla formazione e sviluppo, entrambeal 38% (posizionate allʼestero, rispettivamente,al 27% ed al 33%), seguite dalla gestione delleperformance (37%), le relazioni con il dipendentee la gestione del talento, ambedue al 32%.A livello globale, le priorità degli HR Leader sonola gestione dei talenti e la formazione e sviluppo(entrambe al 33%), seguite dallʼacquisizione ereclutamento dei talenti al 32%.Una differenza sostanziale tra lʼItalia e lʼesteroriguarda lʼemployer branding, prioritario solo per il4% dei nostri manager contro il 13% dei colleghistranieri. Globalmente, solo il 4% delle aziende intervistateha tra le priorità diversità e integrazione. Considerevoli le differenze sulle modalità permisurare il successo.A livello globale, i principali di indicatori chiave di

prestazione (KPI) sono le performance dei dipen-denti (72%) ed il turnover del personale (67%).Nel nostro Paese, al primo posto si collocano leperformance dei dipendenti ( 65%), seguite dallecompetenze (58%) e dalle performance manage-riali (39%). Rispetto al turnover, solo il 16,5% degliHR manager italiani lo ritiene decisivo.Ulteriori scostamenti riguardano il coinvolgimentodel dipendente, al terzo posto per il 46% dei colleghiesteri e prioritario solo per il 31% degli HR Leaderitaliani, e lʼefficienza del recruitment, con un peso del43% a livello globale contro il 13% nel nostro Paese.In tutti i Paesi lʼinfluenza degli HR Leader è increscita e risulta strategica la capacità di attrarre,assumere e trattenere i talenti, rilevante per il 62%dei manager italiani (contro lʼ86% a livello globale).In ambito nazionale, il 73% degli HR Leader nelsenior management riporta direttamente ai verticiaziendali. La funzione Risorse Umane ha unʼim-portante influenza sulle relazioni con i dipendenti(87%), la formazione e lo sviluppo (85%) la HRPolicy (83%), la gestione delle performance (77%),la retribuzione ed i benefits (75%) e lʼacquisizionedel talento ed il recruitment (62%).

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PRESENTA “LE QUOTABILI 2015”10° edizione della ricerca di Pambianco sulle Aziende quotabili dei settori Moda & Lusso e Arredo & Design

Pambianco Strategie di Impresa – società diconsulenza strategica che opera nei settori Moda,Lusso, Arredamento e Design – ha presentato loscorso dicembre, nella cornice di Palazzo Mezza-notte a Milano, la decima edizione della “Ricercasulle Top Aziende Quotabili”. La ricerca, condottain partnership con EY (Earnst & Young), si ponelʼobiettivo di individuare le società italiane chehanno i requisiti tecnici e oggettivi per esserequotate in Borsa in un orizzonte temporale di 3/5anni, indipendentemente dallʼeffettiva quotazione. La ricerca ha selezionato le top 50 aziende dellaModa e del Lusso e le top 15 dellʼArredo e delDesign. Il podio 2015 vede ancora una volta sul“gradino più alto” Giorgio Armani, seguito dalGruppo Ermenegildo Zegna. In terza posizioneStefano Ricci che subentra a Dolce&Gabbana.Tra le aziende dellʼArredo e del Design i primi 3posti sono stati conquistati anche questʼanno daFlos, Kartell e B&B Italia.

Per quanto concerne la crescita dei fatturati,va rilevato che il settore Moda & Lusso, con unacrescita del fatturato 2014 dellʼ 8.8% ha un tassoquasi doppio rispetto al settore Arredo & Designche cresce del 4.6%. Per quanto riguarda invece la performance econo-mica delle top 50 aziende della Moda e del Lussoe delle top 15 della Casa e del Design, emerge chela redditività dei due settori è oggi molto simile. Un'altra informazione che scaturisce dalla ricercaè che il numero delle new entry nel 2015 è statodi 8 per il settore Moda & Lusso e di 3 per ilsettore Arredo & Design. Al numero delle newentry ha ovviamente corrisposto un numero equi-valente di aziende uscite dalla classifica. Va fattonotare però che lʼuscita dal ranking non significanecessariamente che la loro performance sia statanegativa (anche se questo può essere il caso), mache nella graduatoria sono entrate aziende conuna performance migliore.

Per quanto riguarda la metodologia utilizzata daPambianco per definire il ranking delle aziendequotabili nei due settori considerati, va segnalatoche la ricerca è partita dallʼanalisi dei dati relativiad un campione composto da 850 aziende dellaModa e del Lusso e 180 aziende dellʼArredo e delDesign. Tali realtà sono state poi ordinate con ilmodello di valutazione della quotabilità sviluppatoda Pambianco, al fine di individuare le prime 50aziende del settore Moda e Lusso e le prime 15 delsettore Arredo e Design. Per le valutazioni sonostati presi in considerazione i seguenti 8 fattori: 1. Crescita (2013 su 2010) 2. Ebitda % medio degliultimi 3 anni 3. Notorietà del marchio 4. Dimensione5. Export 6. Forza distributiva (negozi diretti)7. Indebitamento 8. Fascia di mercato.

RICERCHEla Redazione

Fonte: PAMBIANCO Communication - [email protected]

9 Brandy Melville 66,1 19 Herno 60,831 DMT (Diamant) 50,334 Alfaparf 49,138 Marcolin 46,939 La sportiva 45,645 Stroili Oro 43,848 Colmar 41,9

7 Sambonet 54,811 Flexform 47,012 Pedrali 46,7

Aziende New Entry 2015

Rank Azienda Score

Rank Azienda Score

MODA & LUSSO

ARREDO & DESIGN

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I canali digitali rappresentano, per chi si occupa dimarketing e di comunicazione, una sfida affascinante,fatta di velocità, di una moltitudine di strumenti, diopportunità che si susseguono. Affrontare questo terri-torio così vario e vasto richiede di dotarsi di una solidavisione strategica che guidi sempre l’ideazione delleproprie attività. Per chi non è esperto questo libro è unmanuale che spiega, attraverso una metodologia facileda comprendere e da seguire, come progettare e rea-lizzare un’efficace attività di comunicazione digitalepianificandola strategicamente. Il tutto arricchito ditanti casi pratici a cui ispirarsi. Per chi già conosce ilcampo è una guida che fornisce spunti su come appli-care una logica di pensiero strategico per rendere piùefficiente e produttivo il processo di sviluppo di un pro-getto digitale. Per tutti, un manuale pratico, ricco dispunti e case history, per capire meglio la Rete esviluppare progetti migliori.

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RECENSIONEla Redazione

STRATEGIA DIGITALEIl manuale per comunicare in modo efficace su internet e i social mediaAutori: Giuliana Laurita e Roberto Venturini

Giuliana Laurita lavora su Internet dal 1997, prima come ricercatrice semiotica e poi come strategist.Con Inferentia (oggi Fullsix) ha portato in rete alcune tra le più importanti aziendeitaliane, tra cui Barilla, Alfa Romeo e il Corriere della Sera. Ha creato nel 2007 il primo osservatorio italiano sui SocialMedia. Nel 2010 è tra i fondatori di The Talking Village, che mette in contattoaziende e utenti attivi della rete attraversoprogetti di ricerca e innovazione. Oggi collabora con Duepuntozero Research(Gruppo Doxa) e svolge attività di forma-zione con diversi enti di formazione.

Roberto Venturiniè laureato in Marketing alla SAA di Torino,lavora per anni come pubblicitario in Saatchi & Satchi e poi in BBDO, gestendoclienti internazionali come Apple, Microsoft,Pepsi Cola. Nel 1996, tra i primi in Italia, incontra Internet e ne fa la sua professione.Ha lavorato in grandi agenzie digitali(McCann Interactive, Leo Burnett) e come consulente in Italia e in Spagna, gestendo progetti per le Olimpiadi di Torinoe il Teatro alla Scala. Formatore e giornalista per Web Marketing Tools, Panorama, la Repubblica. Attualmente Digital Planner in Digital PR.

Editore: HOEPLI - Pubblicazione: 2014 - Pagine: 208 - Prezzo: e 19,90

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YOU’RE INVITED TO ATTEND WORLD RETAIL CONGRESS 2016

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Join us as the World Retail Congress celebrates its 10th edition at the Madinat Jumeirah in Dubai on 12-14 April, 2016. Annually, the Congress attracts 1,000+ senior retail leaders spanning 60+ countries, operating across all major retail sectors. It’s set to be ground-breaking, with representatives from Levi’s, Marks & Spencer, ALDO, Beckett Simonon, Google and the legendary Tommy Hilfiger and Jo Malone in attendance.

Taking as its theme; Attracting and engaging with the modern customer, secure your place with the industry elite for three days of insight and networking as you help shape the direction of retail.

Under the patronage of H.H. Sheikh Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, Vice President and Prime Minister of the UAE and Ruler of Dubai

For progressive retailers to keep updated on current trends and changes, there is no better forum.ANDREW JENNINGS | GLOBAL RETAIL ADVISOR

IN PARTNERSHIP WITH:

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Le sette regole per avere successoThe 7 Habits of Highly Effective peopledi Stephen Covey è sicuramente uno dei testipiù innovativi nel panorama della letteratura manageriale, un vero caso editoriale. Si tratta, infatti, non di un manuale, ma di un percorso, di un approccio integrato il cui proposito essenziale è imparare a gestire la propria vita in modo veramente efficace: ovvero come ottenere risultati in linea con i propri obiettivi.Il volume costituisce un "metodo" che, se correttamente applicato, permette di aumentarela capacità di raggiungere obiettivi personali e professionali, ma anche di sviluppare migliori relazioni private e di lavoro. Si tratta di un percorso che richiede grande apertura mentale e totale coinvolgimento, affinché ognuno possa trovare la propria modalità di applicazione. Per ottenere successo, occorre innanzitutto riflettere sulle proprie abitudini, sui propri comportamenti quotidiani, affinché il cambiamento avvenga dall'interno e diventi pratica di vita e di lavoro.

The 7 Habits of Highly Effective people, che riproponiamo nella traduzione curata direttamente da FranklinCovey Italia, si arricchisceoggi di una nuova Prefazione, firmata da Jim Collins, di un tributo della famiglia Covey e di una preziosa intervista all'autore. Sempre piùun testo di riferimento per affrontare con coerenzagli scenari di cambiamento che stiamo vivendo.

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RECENSIONEla Redazione

Stephen R. Covey (1932-2012) è stato uno dei più importanti autori a livello internazionale sulle tematichemanageriali e di crescita personale. Indicato da Time come uno dei 25 americani più influential mondo, con i suoi testi e le sue conferenze ha coinvolto milioni di persone. The 7 Habits of Highly Effective People ha venduto oltre 25 milioni di copie ed è statotradotto in 28 differenti lingue. Co-fondatore, insieme ad Hyrum Smith, della FranklinCovey,una delle maggiore società di consulenza per lo sviluppo della leadership al mondo, è statoautore anche di altri testi di successo, usciti in Italia per la Franco Angeli Edizioni, qualiThe 8th Habit (L'ottava regola) e Principle-Centered Leadership (La leadership centrata suiprincipi).

Autori e curatori: Stephen R. Covey Contributi: Cegos Italia, Jim Collins

pp. 336, figg. 34, 1a ristampa 2015, 3a edizione, nuova edizione 2014 Prezzo: e 21,00 - Disponibile anche in: E-book (PDF) per PC, Mac, Tablet

Franco Angeli Edizioni

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Dopo il successo ottenuto nel 2006 con il libro “Generazione mille euro”, in cui rac-conta l’Italia dei precari, oggi, quasi come a contrappeso, Alessandro Rimassa,direttore della scuola di management dello IED e co-fondatore di Tag InnovationSchool, dà alle stampe “La Repubblica degli innovatori”. Il volume, uscito ad agosto 2015 per Antonio Vallardi Editore, presenta 85 storie distart-up innovative, distribuite in 16 settori differenti che spaziano tra l’agricoltura,la tecnologia, la moda, il design, la comunicazione, lo sport, il turismo, la scuola ealtro ancora, a cui si aggiungono ben 105 consigli per ogni ambito in cui si sonoaffermate queste esperienze vincenti. Secondo l’Autore, la realizzazione di un’impresa di successo nasce da un insiemedi “ingredienti” ben amalgamati tra loro: il poter contare su team affiatato e con cuipotersi confrontare; il portare avanti le proprie idee, ma essendo anche semprepronti a modificarle o a svilupparle; il partire da intuizioni che affrontino problemiconcreti e tentino di risolverli. L’analisi di queste micro e piccole aziende, fondate sui concetti di innovazione, dicondivisione e di sostenibilità, rivela un nuovo modello economico e professionale,volto a giovani dotati di talento e di volontà e pronti ad agire alle attuali condizioniavverse del mercato.

LA REPUBBLICA DEGLI INNOVATORI di Alessandro Rimassa

RECENSIONEdi Laura Bonani

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La Repubblica degli innovatoriAutore: Rimassa Alessandropp. 251, edizione 2015 Prezzo: e 13,50Antonio Vallardi Editore

Photo: Alessandro Rimassa

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Periodico di informazione trimestrale - Anno VI -

n.1 Gennaio/Marzo 2016 Registrazione

Tribunale di Milano n. 551 del 18.11.2011in attesa di variazione

Editore e Proprietà: BeTheBoss Italia S.r.l.

(Silvio Zannoni, Giovanni Bonani)www.betheboss.it

[email protected]

Prezzo copia € 5,00(presso lʼeditore)

Abbonamento € 25,00 (4 numeri trimestrali)*

Direttore Responsabile: Giuseppe Bonani

Stampa: GRAFICALAMPO S.R.L.

Via Vallassina 18/A2 22040 Monguzzo (CO)

Sede di RedazioneBeesness®

Via San Gregorio, 5320124 Milano (Italy)

Tel. 02 [email protected]

Direttore EditorialeSilvio Zannoni

Contributors:Elena Delfino, Ugo Perugini,

Laura Bonani, Francesca Mulas,Ilaria Ricotti, Giovanni Bonani,

Stefania Priolo, Nicola Mastrorilli,Patrizia Saolini, Fabrizio Valente,Massimo Boraso, Cinzia Meoni,

Tiziana Sinibaldi, Giulia Comparini.

Contributing Fashion Editor: Patrizia Saolini (Retail Coach)

Pubblicità: Alessia Portelli, Cristina Gini

Grafica e impaginazione:AG&P S.n.c

immagine e comunicazione

Lʼeditore non si assume alcuna responsa -bilità per le opinioni espresse dagli autoridegli articoli, dei testi redazionali e pubbli -citari pubblicati. Lʼeditore inoltre non è nellecondizioni di verificare pre ven tivamente allapubblicazione i dati forniti dalle imprese edai soggetti intervistati e non è quindiresponsabile dei dati pubblicati relativi aprospettive di guadagni ed in particolare aivolumi di ricavi, di costi e conseguente-mente di redditività delle iniziative impren-ditoriali presentate la cui responsabilitàresta a carico esclusivamente delle impresedichiaranti o degli intervistati. A garanzia diriser vatezza, lʼeditore BeTheBoss Italia, nelrispetto del Codice Privacy Dlgs 196/03,garantisce la massima cura dei dati forniti oin suo possesso, che non verranno comu-nicati a terzi, né verranno utilizzati percomunicazioni commerciali e fatto diritto,in ogni caso, per lʼinteressato, di richiedernegratuitamente la rettifica o la cancellazioneai sensi dellʼart. 7.

Beesness è un marchio registrato.

*Abbonamenti attivi solo per lʼItalia.

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BeTheBoss.it è il portale di riferimento nel settore del Franchising in Italia dal 2004, quando un gruppo di giovani imprenditori importa dagli USA un format di grande successo. Il network infatti, agli esordi di internet, nel 1996 in joint-venture con Monster.com, era già presente in diversi paesi. La casa madre newyorkese, MFV Expositions, da oltre 30 anni organizza eventi dedicati al franchising, i più famosi sono i saloni di New York, Messico e Londra.BeTheBoss Italia, titolare del marchio BeTheBoss.it, dal 2012 edita la rivista Beesness, dedicata a Franchising, Retail e Nuova Imprenditoria e dal 2014, ha lanciato l’evento Networking Cocktail, un nuovo format dedicato ai protagonisti dei settori Retail e Franchising.BeTheBoss.it rappresenta oggi in Italia la più autorevole piattaforma di incontro virtuale tra aziende Franchisor e potenziali Franchisee e in oltre 10 anni di attività ha aiutato tantissime persone a diventare imprenditori di successo.

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OPPORTUNITA’BeTheBoss

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Arturo PasquinucciFranchising arredamento, cucina, tavola

Il franchising ARTURO PASQUINUCCIsi rivolge ad imprenditori o potenzialiimprenditori per l'elevato valore aggiunto ed una formula commercialevincente da oltre 15 anni. 145 anni di attività ed esperienza nel settoredella tavola, del regalo e della cucinacon una passione per il lavoro che si tramanda da 5 generazioni. Nel 1999 apre il primo store pilota ARTURO PASQUINUCCI in franchisinge 9 mesi dopo apre il primo puntovendita in franchising...Per maggiori info: www.betheboss.it

BatelaFranchising abbigliamento e arredamento

MissionUna proposta innovativa in un nego-zio monomarca che veste chi ama l'avventura con un casual adattoal tempo libero e che potrà portarel'atmosfera del mare anche a casa.Batela è l'unico marchio che presentalinee di abbigliamento tempo liberoper donna, uomo, ragazzo e neonatoe che veste ed arreda la casa con un look che riporta in riva al mare, su di una vecchia nave, in un faro osu di una barca da pesca. Per maggiori info: www.betheboss.it

EquivalenzaFranchising Profumeria e Cosmetica

Equivalenza, il marchio spagnolo leader specializzato in profumi, cosmetica e aromi di alta qualità a prezzi intelligenti, rappresentaun'esperienza di successo in soliquattro anni. Con una rete di 900punti vendita presenti in 34 paesi, unampio riconoscimento internazionalee un'espansione inarrestabile, Equivalenza è leader nella profumeriamonomarca, con un innovativo modello di business volto alla democratizzazione del settore...Per maggiori info: www.betheboss.it

BRUMSFranchising abbigliamento bimbo

La formula franchising BrumsTra i marchi di abbigliamento perbambini Brums è stato un pionierenello sviluppo di negozi in franchisingcon la prima apertura nel 1989 in corso Buenos Aires a Milano. Conuna formula consolidata e vincente,oggi Brums dispone di un'ampia e capillare diffusione sul territorio nazionale composta da 23 mono-marca diretti e 180 gestiti in tandemcon franchisee... Per maggiori info: www.betheboss.it

Cache CacheFranchising abbigliamento donna

Nel 2007 apre il primo negozio CacheCache in Italia.Ad oggi il marchio Cache Cacheconta 1.534 negozi in tutto il mondo.Cache Cache, marchio di abbiglia-mento femminile francese, proponeuna moda accessibile, spontanea efrizzante, con collezioni dinamiche, di tendenza e ricche di novità.La nostra missioneUna collezione giovane, di tendenzae con prezzi accessibili per tutte ledonne curiose, che amano...Per maggiori info: www.betheboss.it

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OPPORTUNITA’BeTheBoss

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In Estasy Franchising profumerie alla spina

Franchising (in)estasyLa formula di vendita è quella dei profumi alla spina di alta qualità che,allo stesso tempo, possono esserevenduti alla clientela a prezzi assolu-tamente concorrenziali.Un marchio in espansione che perl'affiliazione non prevede né royaltyné fee d'ingresso.Media annuale di fatturazione prevista 100mila – 200mila euro a seconda della posizione...Per maggiori info: www.betheboss.it

Appia CellulariFranchising telefonia

Appia Cellulari è una società specializzata nellacommercializzazione di Smartphonee Tablet nuovi ed usati con la garan-zia del miglior prezzo all'utente finale.Il settore della telefonia registra negliultimi dieci anni un trend di crescitache non conosce precedenti. Mentreinfatti fino a 10 anni fa il cellulare veniva sostituito solo quando perusura diventava inutilizzabile, oggi le grandi case produttrici realizzano...Per maggiori info: www.betheboss.it

La Maison du Savon de MarseilleFranchising saponerie

"La bellezza è l'espressione esteriore diun equilibrio e di un'armonia interiore…" Benessere, salute, voglia di vivere in sintonia con la natura: direttamentedalla Provenza il Franchising " La Maison du Savon de Marseille"Nel cuore della Provenza, la Maisondu Savon de Marseille propone, da oltre 15 anni, un'infinita gamma di prodotti autentici ed artigianali pro-dotti essenzialmente con i profumi diGrasse e le ricchezze del territorio... Per maggiori info: www.betheboss.it

Progetto FamigliaFranchising assistenza domiciliare

La prima Rete nazionale di Servizi alla FamigliaUnisciti a noi, apri il tuo centro in un settorein forte crescita!Ci occupiamo della promozione del benessere della persona rispon-dendo ai bisogni di natura Sociale,Assistenziale, Sanitaria ed Educativache emergono con crescente intensità nella nostra società attuale.Aprire una nostra filiale significa acquisire professionalità ed esperienza in un settore utile e che non conosce crisi.Per maggiori info: www.betheboss.it

Crunch Toast to ToastFranchising toasteria

Crunch Toast to Toast nasce nel cuoredi Napoli, in una delle vie del centrostorico patrimonio dell'UNESCO,dalla fantasia e la passione di tre giovani imprenditori napoletani.

Tre ragazzi che, uniti dalla stessapassione della ristorazione veloce,hanno realizzato uno street food che fosse di ottima qualità, con prezzi accessibili a tutti...

Per maggiori info: www.betheboss.it

Safety ShopFranchising abbigliamento e articoli perla sicurezza

SAFETYSHOP WORKWEAR, FREETIMEAND SAFETY EQUIPMENTSafetyshop è l'unico negozio in franchising dedicato totalmente alcommercio di abbigliamento e articoliper la sicurezza sul lavoro.Safetyshop è il rivoluzionario businesscommerciale dedicato a chi vuoleuscire dalle dinamiche concorrenzialidel commercio al dettaglio più comune...

Per maggiori info: www.betheboss.it

ItalyBureau allianceUfficio Estero Condiviso Online

30 anni nel portare all'estero le piccoleimprese italiane.Nel 2016 il marchio ItalyBureau compie30 anni. Era nato quando ancora non esisteva internet, per contraddi-stinguere un prodotto legato alla ricerca di mercato degli Infobroker su banche dati. Da allora si è evolutofino a caratterizzare quello che è oggiil primo network di uffici estero lowcost per le piccole aziende italiane.

Per maggiori info: www.betheboss.it

DochFranchising Case dell'Acqua

Le Case dell'Acqua guadagnano terreno, tanto che al 31 dicembre2011 erano 411 in tutta Italia, oggi se ne contano più di 1.500."Ad un costo irrisorio che può esseredi circa 5 centesimi a litro questestrutture offrono un nuovo modo di approvvigionamento dell'acqua potabile con importanti vantaggi ambientali.Ogni Casa dell'Acquaeroga in media: 2500 litri al giornoche corrispondono a circa 1700... Per maggiori info: www.betheboss.it

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OPPORTUNITA’BeTheBoss

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MRS.SPORTYFranchising fitness e benessere

Il settore del fitness e del benessere è in costante crescita e lʼapertura di550 sport club femminili Mrs.Sporty in soli 10 anni dimostra come puntaresu questo settore sia vincente. Mrs.Sporty, valutata in Germania ilMigliore Sistema di Franchising nel2012, 2013, e 2014, è rappresentatain Italia dalla GOSPORTY S.R.L diMilano ed ha in progetto 400 aperturein franchising nei prossimi 10 anni.Sono già tre i centri inaugurati in Italianel 2° semestre del 2015Per maggiori info: www.betheboss.it

Dog BauerFranchising animali

Dogbauer azienda che vende crocchetteed alimenti per cani e gatti ricerca concessionari esclusivisti per iniziareuna dinamica attività imprenditoriale di vendita a domicilio.Dogbauer, da anni nel mercato con unprodotto di alta qualità in collaborazionecon i migliori allevatori italiani, non sitrova nei negozi ma solo tramite venditaonline, nei migliori allevamenti, o tramitela vendita a domicilio

Per maggiori info: www.betheboss.it

VroomFranchising intermediazione automobilistica

Vroom, agenzia di intermediazione auto -mobilistica, si sta imponendo sul mercatoattraverso la costruzione di una retefranchising solida e ramificata su tutto il territorio nazionale, intenta a dareunʼimportante servizio al privato per aiutarlo nella vendita della propria auto.La missione di Mr. Vroom è incentratanella cura e nellʼattenzione ai bisogni di chi vuole vendere la propria auto pre-sentandosi come un consulente affida-bile ed imparziale capace di individuarecaso per caso, la migliore soluzione...Per maggiori info: www.betheboss.it

4YouropeFranchising marketing e comunicazione

Lo facciamo con: le guide multimediali,la grafica 3D, i render e le animazionitridimensionali e fotorealistiche, il web mobile marketing, il social marketing, il marketing visivo, “hot spot wi-fi” sicurezza ed altro ancora.I Franchisee saranno nostri partnered insieme lavoreremo per diventare,a vantaggio di tutti, la prima e più completa banca dati italiana di settore.Per maggiori info: www.betheboss.it

BIGTOWN Chupiteria®

Franchising Chupiteria

BIGTOWN Chupiteria®

è la chupiteria italiana che nascedallʼintuizione di una coppia di ragazzi che ha ideato un concept originale, risultato del lʼattenta selezione e mix tra cultura italiana ed esotica.Lʼimmagine raffinata e accattivante del locale, il menù conoltre 200 chupitos, una vasta sceltatra cocktails, distillati e prodotti diqualità, prezzi alla portata di tutti...

Per maggiori info: www.betheboss.it

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