BECCARIA PAGINAII DITODARO PAGINAIV …I tuttoSCIENZE&salute ASTROFISICA L’avventura tralenuvole...

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I tutto SCIENZE & salute ASTROFISICA L’avventura tra le nuvole di materia oscura MEDICINA Metabolomica: il futuro passa per le molecole BENESSERE Gioca con la mente contro la noia da palestra BECCARIA PAGINA II DI TODARO PAGINA IV FERRERO PAGINA VII TUTTOSCIENZE MERCOLEDÌ 31 OTTOBRE 2012 NUMERO 1534 A CURA DI: GABRIELE BECCARIA REDAZIONE: CLAUDIA FERRERO GIORDANO STABILE [email protected] www.lastampa.it/tuttoscienze/ ... . P A ll’ora dei pasti la nostra co- scienza sussulta, facendo- ci perdere l’appetito. Si susseguono documenti e convegni che analizzano ogni nostro comportamento alimentare da tal- mente tanti punti di vista da lasciarci poca speranza di sederci a tavola sen- za sentirci dei vermi insensibili ai te- mi ecologici, sanitari o di sviluppo economico. Se ci mettiamo alla ricer- ca di un cibo sano, ambientalmente sostenibile, legato alle tradizioni e culture locali, sufficiente per tutti, so- lidale e adeguatamente remunerato, finiremo per paralizzarci di fronte a una qualunque pietanza, o decidere- mo di ignorare tutti i consigli. Da anni si parla di «chilometro ze- ro» come se questa fosse la quadratu- ra del cerchio. In realtà, fatte salve poche produzioni tipiche che vanno tutelate, il chilometro zero è una vi- sione autarchica, che mira a costrui- re dei mercati chiusi, in cui le aziende non fanno innovazione e i consuma- tori sono messi sotto tutela. Un esempio clamoroso di questa miscela di ipocrisia e paternalismo - spieghe- rò il 3 novembre al Festival della Scienza di Genova - è che quasi tutto il latte, formaggi, carni, salumi e pro- sciutti che mangiamo da 16 anni deri- va da vacche e maiali nutriti con quantitativi di soia Ogm che vanno ben oltre il 50% della razione giorna- liera di soia. Parliamo anche dei più prestigiosi marchi Doc ed Igp che, co- stretti nella camicia di forza dei loro disciplinari di produzione, non rie- scono più a migliorare il prodotto e a incrementare le esportazioni e guar- dano con terrore al restringersi del mercato interno, come un ippopota- mo guarda all’ultima pozza fangosa. Essendo inoltre coscienti di tacere al loro consumatore affezionato il fatto che le ultime sette generazioni di vac- che hanno visto quasi solo mangimi Ogm. L’etichetta che indichi se il pro- dotto è derivato da mangime Ogm non è dovuta e il settore agroalimen- tare gioca alla congiura del silenzio. Così i nostri prodotti più tipici usano soia e ora anche mais Ogm cresciuti in Sud America e noi, acquistandoli, sosteniamo la loro filiera produttiva a danno dei nostri agricoltori, che non possono coltivare le stesse piante che fanno la base dei nostri mangimi. Vi sembra una filiera ecosostenibi- le quella guidata da disciplinari che consentono l’uso di mangimi proteici distanti sette fusi orari per mescolarli a foraggi (ossia paglia) di una specifica area geografica italiana? Siamo sicuri che solo quei foraggi fanno grande quel formaggio, ovvero che non dipende dalla cultura e dalle tecnologie di tra- sformazione? Stiamo parlando di aree della Pianura Padana che, quest’anno come nel 2003, hanno visto una lunga estate torrida. Le coltivazioni che non sono state irrigate hanno dato rese pessime e qualità così scarsa che nei prossimi mesi sentiremo parlare delle conseguenze della cattiva qualità dei nostri mangimi. Ma anche irrigare non è sempre la panacea di tutti i mali. Un articolo su «Nature Geoscience» ipo- tizza che un terremoto in Spagna nel 2011 sia stato causato dall’eccessivo drenaggio di acqua dalla falda. Oggi, quindi, entra con prepotenza nello sce- nario della filiera ecosostenibile un pa- rametro a cui le aziende faticano a con- formarsi: il «water footprint». Parlia- mo dell’impronta idrica di ogni coltiva- zione e di ogni alimento. Questa im- pronta dipende dalla storia di quell’ali- mento: ha usato irrigazione o acqua piovana? E’ stato prodotto nel luogo adatto o le tradizioni dei padri ci co- stringono a fare lo stesso, come se in 50 anni nulla fosse cambiato nel nostro Paese, nelle nostre campagne, nei mer- cati e tra i consumatori? È stato calco- lato che un agnello allevato in Nuova Zelanda ed importato in Europa ha un «carbon footprint», ossia emissioni di anidride carbonica, quattro volte infe- riori a quello di un agnello allevato in Europa continentale con mangimi americani e stalle riscaldate. Il termine «ecologico» è ormai abu- sato, e la desinenza «logico» è troppo granitica. Un dibattito che miri ad at- teggiamenti eco-ragionevoli potrebbe consentirci di ritrovare la serenità di apprezzare i profumi della tavola. ROBERTO DEFEZ CNR - NAPOLI Gli equivoci della tavola a chilometri zero Gli eventi «Abitudini alimentari e sostenibilità»: è il tema della conferenza che si terrà il 3 novembre al Festival della Scienza di Genova. Sempre il cibo e in particolare la «doppia piramide alimentare e ambientale» sarà al centro del 4° «International Forum on Food and Nutrition» organizzato a Milano il 28 e 29 novembre presso l’Università Bocconi La scoperta A ccadde 1500 anni fa: uno tsunami, provocato da una frana caduta nel lago di Ginevra, inve- stì la zona della città omonima e di Losanna. Lo sostiene uno studio su «Nature Geoscience», se- condo cui il rischio che una catastrofe simile si ripeta anche oggi è sottostimato. I ricercatori dell’Univer- sità di Ginevra sono partiti dalla testimonianza del vescovo francese Gregorio di Tours: la catastrofe - dice il suo racconto - avvenne nel 563 d.C., quando un’onda gigantesca avrebbe distrutto molti villaggi e oltrepassato le mura della città, facendo 10 mila vit- time. Ora un radar ad alta precisione ha individuato le prove della tragedia in un ammasso di sedimenti lungo 10 km proprio nell’area sospetta, vicino al lago. U na nuova tecnica per la realizza- zione di strutture nanometriche sta aprendo le porte agli schermi del futuro. Pubblicata su «Science», è sta- ta realizzata dal team coordinato da Wang Tie dell’Università della Florida. Partendo da una rete di nanotubi fluore- scenti, che sono usati anche come bio- marcatori nella ricerca biomedica, è sta- ta creata una superparticella, dalle carat- teristiche inedite. Grazie alla struttura sofisticata (e allo stesso tempo facilmente manipolabile) nascerà una nuova genera- zione di Led polarizzati, capaci di rivolu- zionare un gran numero di prodotti, dalle televisioni in 3D fino alla visualizzazione dei dati medici: la nuova «pellicola», circa un quarto delle dimensioni di un franco- bollo, aumenta infatti del 50% l’efficienza degli schermi tradizionali. L’antico tsunami che colpì Ginevra Gli schermi del futuro in nanotech Il prototipo

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tuttoSCIENZE&salute

ASTROFISICA

L’avventuratra le nuvoledi materiaoscura

MEDICINA

Metabolomica:il futuropassaper le molecole

BENESSERE

Giocacon la mentecontro la noiada palestra

BECCARIA PAGINA II DI TODARO PAGINA IV FERRERO PAGINA VII

TUTTOSCIENZEMERCOLEDÌ 31 OTTOBRE 2012

NUMERO 1534

A CURA DI:GABRIELE BECCARIAREDAZIONE:CLAUDIA FERREROGIORDANO [email protected]/tuttoscienze/

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ll’ora dei pasti la nostra co-scienza sussulta, facendo-ci perdere l’appetito. Sisusseguono documenti e

convegni che analizzano ogni nostrocomportamento alimentare da tal-mente tanti punti di vista da lasciarcipoca speranza di sederci a tavola sen-za sentirci dei vermi insensibili ai te-mi ecologici, sanitari o di sviluppoeconomico. Se ci mettiamo alla ricer-ca di un cibo sano, ambientalmentesostenibile, legato alle tradizioni eculture locali, sufficiente per tutti, so-lidale e adeguatamente remunerato,finiremo per paralizzarci di fronte auna qualunque pietanza, o decidere-mo di ignorare tutti i consigli.

Da anni si parla di «chilometro ze-ro» come se questa fosse la quadratu-ra del cerchio. In realtà, fatte salvepoche produzioni tipiche che vannotutelate, il chilometro zero è una vi-sione autarchica, che mira a costrui-re dei mercati chiusi, in cui le aziendenon fanno innovazione e i consuma-tori sono messi sotto tutela. Unesempio clamoroso di questa misceladi ipocrisia e paternalismo - spieghe-rò il 3 novembre al Festival dellaScienza di Genova - è che quasi tuttoil latte, formaggi, carni, salumi e pro-sciutti che mangiamo da 16 anni deri-va da vacche e maiali nutriti conquantitativi di soia Ogm che vannoben oltre il 50% della razione giorna-liera di soia. Parliamo anche dei piùprestigiosi marchi Doc ed Igp che, co-stretti nella camicia di forza dei lorodisciplinari di produzione, non rie-scono più a migliorare il prodotto e aincrementare le esportazioni e guar-dano con terrore al restringersi delmercato interno, come un ippopota-mo guarda all’ultima pozza fangosa.Essendo inoltre coscienti di tacere alloro consumatore affezionato il fattoche le ultime sette generazioni di vac-che hanno visto quasi solo mangimiOgm. L’etichetta che indichi se il pro-dotto è derivato da mangime Ogmnon è dovuta e il settore agroalimen-tare gioca alla congiura del silenzio.Così i nostri prodotti più tipici usanosoia e ora anche mais Ogm cresciutiin Sud America e noi, acquistandoli,sosteniamo la loro filiera produttiva adanno dei nostri agricoltori, che nonpossono coltivare le stesse piante chefanno la base dei nostri mangimi.

Vi sembra una filiera ecosostenibi-le quella guidata da disciplinari che

consentono l’uso di mangimi proteicidistanti sette fusi orari per mescolarlia foraggi (ossia paglia) di una specificaarea geografica italiana? Siamo sicuriche solo quei foraggi fanno grande quelformaggio, ovvero che non dipendedalla cultura e dalle tecnologie di tra-sformazione? Stiamo parlando di areedella Pianura Padana che, quest’annocome nel 2003, hanno visto una lungaestate torrida. Le coltivazioni che nonsono state irrigate hanno dato rese

pessime e qualità così scarsa che neiprossimi mesi sentiremo parlare delleconseguenze della cattiva qualità deinostri mangimi. Ma anche irrigare nonè sempre la panacea di tutti i mali. Un articolo su «Nature Geoscience» ipo-tizza che un terremoto in Spagna nel2011 sia stato causato dall’eccessivodrenaggio di acqua dalla falda. Oggi,quindi, entra con prepotenza nello sce-nario della filiera ecosostenibile un pa-rametro a cui le aziende faticano a con-

formarsi: il «water footprint». Parlia-mo dell’impronta idrica di ogni coltiva-zione e di ogni alimento. Questa im-pronta dipende dalla storia di quell’ali-mento: ha usato irrigazione o acquapiovana? E’ stato prodotto nel luogoadatto o le tradizioni dei padri ci co-stringono a fare lo stesso, come se in 50anni nulla fosse cambiato nel nostroPaese, nelle nostre campagne, nei mer-cati e tra i consumatori? È stato calco-lato che un agnello allevato in Nuova

Zelanda ed importato in Europa ha un«carbon footprint», ossia emissioni dianidride carbonica, quattro volte infe-riori a quello di un agnello allevato inEuropa continentale con mangimiamericani e stalle riscaldate.

Il termine «ecologico» è ormai abu-sato, e la desinenza «logico» è troppogranitica. Un dibattito che miri ad at-teggiamenti eco-ragionevoli potrebbeconsentirci di ritrovare la serenità diapprezzare i profumi della tavola.

ROBERTO DEFEZCNR ­ NAPOLI

Gli equivoci della tavolaa chilometri zero

Gli eventi«Abitudinialimentari esostenibilità»:è il tema dellaconferenzache si terràil 3 novembreal Festivaldella Scienzadi Genova.Sempre il ciboein particolarela «doppiapiramidealimentaree ambientale»sarà al centrodel 4°«InternationalForumon Food andNutrition»organizzatoa Milanoil 28 e 29novembrepressol’UniversitàBocconi

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Accadde 1500 anni fa: uno tsunami, provocatoda una frana caduta nel lago di Ginevra, inve-stì la zona della città omonima e di Losanna.

Lo sostiene uno studio su «Nature Geoscience», se-condo cui il rischio che una catastrofe simile si ripetaanche oggi è sottostimato. I ricercatori dell’Univer-sità di Ginevra sono partiti dalla testimonianza delvescovo francese Gregorio di Tours: la catastrofe -dice il suo racconto - avvenne nel 563 d.C., quandoun’onda gigantesca avrebbe distrutto molti villaggi eoltrepassato le mura della città, facendo 10 mila vit-time. Ora un radar ad alta precisione ha individuatole prove della tragedia in un ammasso di sedimentilungo 10 km proprio nell’area sospetta, vicino al lago.

Una nuova tecnica per la realizza-zione di strutture nanometrichesta aprendo le porte agli schermi

del futuro. Pubblicata su «Science», è sta-ta realizzata dal team coordinato daWang Tie dell’Università della Florida.Partendo da una rete di nanotubi fluore-scenti, che sono usati anche come bio-marcatori nella ricerca biomedica, è sta-ta creata una superparticella, dalle carat-

teristiche inedite. Grazie alla strutturasofisticata (e allo stesso tempo facilmentemanipolabile) nascerà una nuova genera-zione di Led polarizzati, capaci di rivolu-zionare un gran numero di prodotti, dalletelevisioni in 3D fino alla visualizzazionedei dati medici: la nuova «pellicola», circaun quarto delle dimensioni di un franco-bollo, aumenta infatti del 50% l’efficienzadegli schermi tradizionali.

L’antico tsunamiche colpì Ginevra

Gli schermidel futuroin nanotech

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